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su perfettamente
problemi generali. Nonostante la il bilancio dello
Stato, ma si
verso
Depretis (capo del governo dal 1876 al 1887). grande stima che nutriva
oppositore
a incarichi di
dell'esecutivo al potere
avrebbe
Giolitti sapeva che solo ponendosi come
governo. Come gli aveva scrittopotuto crearsi un proprio ruolo
il
passato». In silenzio, Giolitti raccolse un
collega, lui era ormai politico e ambire
e creò le
condizioni infatti attorno a sé le «l'avvenire e Depret
aftinché fosse lui a varie correnti dell' opposiz1On
guidare il governo.
BUON SENSO, IRONLA E
C'è un passo delle FURBIZIA
Memorie della mia vita
Depretis; attraverso la figura del suo nel quale
Giolitti traccia un ritratto
litico, fornendo una sorta di avversario tuttavia sembra dello sconi to
delineare il suo ideale di pu
sviluppata una delle principaliautoritratto:
doti
«Egli era scrive Giolitti
-
erd ssai
dell'uomo di un in uomo
-
altre cui
qualità eccezionali; conosceva bene governo: il buon senso. Non
questioni, ed era uomo fermo e deciso. Era possedeva
l'amministrazione, sapeva esaminare a
grande lavoratore e loc 1o
le metteva da parte. ene
a fasci di carte. Quando c'erano delle cose che non voleva risolvere.
aveva fatta una pila che saliva sempre più alta: e con quel suo fîne sorriso ironico vi accennava
scettico o
reparto delle cose che vanno studiate lungamente. Non era affatto uno
un
come al
dello Stato.
cinico: odiava le vane declamazioni. mas interessava profondamente delle cose
a cui dedicavatutta la sua attivitàed energia. Combatteva apertamente gli avversari. ma era
furbo.
bonario. senza ombra di astio verso nessuno. -Quanto all'accusa che egli fosse un
uomo di Stato essere un ingenuo?»
e proprio obbligatorio per un
che il politico avesse buon senso: fosse deciso e fermo
Per Giolitti. dunque. era importante
nelle scelte: affrontasse i problemi conefficienza ma anche conironia: nei conironti degli
sversari non serbasse rancore e. soprattutto. avesse una dote utile per tutti, ma indispen-
shile per un uomo politico: lafurbizia. Questo era ció che ammirava in un politico. questo
il suo stile.
N
ITALIANA
LE CARATTERISTICHE DELL'ECONOMIA come venne attuato sotto
economico e industriale
dell'Italia, cosi toi
Lo Sviluppo
Giolitti, fu tavorito da alcune condizioni particolari.aiutata nel suo
nascere dall.
governi d
nprimo luogo, 1'industria italiana fu
fortemente
commesse statali nel campo dei tracn
inte
Statale. Particolare rilievo ebbero le varie
Vlari che incentivarono la crescita, in particolare del settore meccanico e did porti ferro
i quello side
all'interno di un sistema protetto.
turgico. L'industria, inoltre, si sviluppò
La politica protezionistica, attuata con l'imposizione di alte tasse sui prodotti esteri fa
tevolmente lo sviluppo delle industrie del Nord Italia, mentre danneggiô il Mezzogiorno favor
Vide chiuse le porte dei mercati esteri peri propri prodotti tipiCi (olio, vino, agrumierno, che
contributo notevole allo sviluppo fu esercitato anche dalle grandi banche che finanUn ecc.).
abbondantemente le industrie nuove dei settori più dinamici, ancora incapaci di
nanziarsi. In questo periodo nacquero le grandi banche miste (Banca ommerciale
autofi
nerciale ee Cred
Credito
Ttaliano), fondate con l'aiuto di capitali esteri, soprattutto tedeschi, che raccoglievanoi
glievano i
sparmi inattivi dei privati e li rimettevano in attività proprio nella produzione industrial.
iale.
LUCI E OMBRE DELLO SVILUPPO
LO Sviluppo industriale portò notevoli miglioramenti nel livello medio di vita degli ltaliani
Segni più evidenti di questo straordinario sviluppo si videro nelle città: 1l'illuminazian
elettrica, i trasporti urbani e gli altri servizi pubblici mutarono il modo di vivere della gente
Larrivo dell'acqua corrente e del gas in molte
rappresentó
case un notevole
progresso. Le
condizioni igieniche generali migliorarono, anche grazie alle innovazioni in campo medico
e sanitario.
Le
conseguenze della repentina crescita non furono però solo positive: la popolazione
si
Sposto i grande misura dalle campagne alle città, sedi delle principali industrie.
Nel
«triangolo industriale» si concentrò in questo periodo più della metà (precisamente il
57%) di tutti i lavoratori dell'industria italiana. Di
nuovi disagi conseguenza la vita nelle città comportò
per gli abitanti e soprattutto per quelli delle classi
quartieri generalmente sovraffollati, malsani e operaie, costretti a vivere in
neva un lusso e i servizi
degradati. Nelle case il riscaldamento rima-
All'interno del Partito Socialista ltaliano, come in tutti i partiti socialisti europei, ben presto
si erano formate due correnti: quella riformista e quella massimalista.
I riformisti. guidati da Filippo Turati, Claudio Treves e Leonida Bissolati., ritenevano che si do- TUT
vesse cambiare la società gradualmente, attraverso le riforme. Per
raggiungere questo
tivo era necessario dialogare con le forze governative e partecipare alla vita politica e par-
obiet
lamentare. Turati pensava si dovesse dare un appoggio, benché condizionato, alle iniziative
democratiche di Giolitti, per garantire al Partito Socialista nuovi spazi di azione.
ISOCIALISTI MASSIMALISTI
I massimalisti, guidati da Costantino Lazzarie da Benito Mussolini, ritenevano che per cambiare
la società fosse necessario ricorrere alla rivoluzione, senza scendere a patti con i governí bor-
ghesi. Giolitti più volte cercòl'appoggio dei socialisti riformisti, per rafforzare la democrazia
italiana, e invitò a questo scopo lo stesso Turati a far parte del suo
governo. L'esponente
socialista, che fu a lungo segretario del partito, non accettò: troppo forte era all'interno
del partito l'opposizione dei massimalisti e un suo ingresso nel governo avrebbe creato una
frattura insanabile e pericolosa. Turati infatti venne messo in minoranza dai massimalisti in
due occasioni. Una prima volta nel
Congresso Bologna
di del 1904.
Massimalismo. I massimalistierano una componente del movimento operaio;il loro nome derivava dal fatto che
pretendevano la realizzazione completa del programma socialista (la rivoluzione), in contrapposizione ai riformisti,
Che si accontentavano di obiettivi più limitati (le riforme). termine ebbe origine in Germania, nel dibattito che
il Partito Socialdemocratico Tedesco svolse in occasione del congresso di Erfurt (1891). La contrapposizione tra
revisionisti e rivoluzionari non era ancora esplosa eK. Kautsky riusci a conciliare le diverse aspirazioni proponendo un
documento in cui distingueva tra:
-
unun programma massimo (l'abolizione della proprietà privata) che costituiva l'obiettivo finale del movimento
programrna rminino (come il suffragio universale, la limitazione della giornata lavorativa a otto ore, altre legg
sociali ecc.) che indicava gli obiettivi immediati da perseguire.
La distinzione massimalismo/riformismo caratterizzò fin dal 1895ancheil Partito Socialista Italiano. Le polemiche
tra i due schieramenti ovviamente esplosero quando si tratto di delinire l'atteggiamernto da tenersi di fronte lle
UN POLITIcO DEMOCRATICO
Per quanto riguarda il Nord, Giolitti assunse un atteggiamento lungimirante verso le
nuove forze sociali; egli infatti consenti gli scioperi e fece assumere al governo una posi-
zione di neutralità di fronte ai conflitti sindacali. Contrario alla lotta di classe, Giolitti
era però altrettanto convinto che «la peggior forma di lotta di classe sarebbe quella che
venisse iniziata da un governo il quale si dichiarasse rappresentante di una classe contro
l'altra».
Per Giolitti non esisteva in Italia un reale pericolo rivoluzionario, a meno che il governo non
avesse spinto i lavoratori alla ribellione armata; questo sarebbe successo se i lavoratori non
avessero trovato forme legali di protesta, come lo sciopero. Con tutte queste argomentazioni
il politico piemontese rispondeva alle critiche dei conservatori che ritenevano la sua azione
di governo troppo tollerante nei confronti dei movimenti operai.
Ma Giolitti non si limitò a consentire gli scioperi, varò nel contempo alcune riforme che mi-
gliorarono le condizioni di lavoro degli operai:
l'orario di lavoro venne diminuito; fu stabilito un massimo di 10 ore;
venne riorganizzata la Cassa nazionale per 1'invalidità ela vecchiaia dei lavoratori;
vennero presi dei provvedimenti allo seopo ditutelare la maternità delle lavoratrici e il
lavoro dei fanciulli (l'età minima per accedere al lavoro venne elevata a 12 anni).
La lotta sindacale portò all'aumento dei salari dei lavoratori che poierono cosi cominciare ad
acquistare non solo prodotti alimentari, ma anche prodotti industriai. {rmecchine da cucire,
NORD SUD
RIFORME, CLIENTELE,
AUMENTO DEI SALARI CORRUZIONE
andò
diffondendo o quel benesser
nel Nord si
biciclette ecc.). Di nseguenza,
questo scopo
in quello
venne creato apposito ente, IINA
un
(Istituto NazionalOni,
Je Assieura razioni sul a
del settore. Questo provvedimento
Z1oni), che avrebbe dovuto a v e r e il monopolio
non trovò mai concreta attuazione. pero veme
e
cBgiato dalle assicurazioni private
mancó di argo respiro:
comunque, l'azione di governo di Giolitti non
generale,
che consentisse
di garantire una maggio venne
ad esempio attuata una riforma tributaria meridionale, ovvero il drati
fiscale e prattutto n o n v e n n e affrontata la questione ammati
il divario tra Nord e Sud d
Titardo del Sud rispetto al Nord. Anzi, nell'età giolittiana
crebbe.
paese
ebbe carattere sporadien
Lazione di governo di Giolitti nei confronti del Mezzogiorno
cccettua la costruzione dell'acquedottopugliese. perlopiü gli interventi si limitaronoa
merose vittime.
I Sud, per Giolitti, era politicamente un semplice serbatoio di voti da controllare in mod
che s
Giolittismo. La figura di Giolitti ha lasciato un segno indelebile nella storia d'ltalia, al pul
e diffuso l termine «gjiolittismo>», per indicare espressamente il suo tipico modo d gonett
Il
termine, inreala, è usato soprattutto in senso perché fa riferimento
spregiativo,
pIU deteriori della politica di Giolitti, come il clientelismo e il trasformismo.
ag
LA SATIRA ANTIGIOLITTIANA
talvolta democratico, senza
di mostrarsi talvolta conservatore,
giornale satirico dell'epoca, vuole
La vignetta, tratta un
fondare la sua azione su solidi principi. Qui
nel
lo vediamo
Giolitti. Come uom0
rappresentare «doppio volto» di Giovanni
il
tentativo di rassicurare sia il mondo del industria e della finanza,
di governo, infatti, Giolitti era accusato di cambiare la propria
allo sia le clasi lavoratrici
politica a seconda delle situazioni e delle convenienze, scopo
di accontentare tutti e di mantenere il potere; gli si rimproverava
3. Un Giolitti
1. Per rappresentare il volto Completamente
conservatore di Giolitti, l'autore diverso è quello che
lo ha raffigurato con il tipico si rivolge alla massa
abbigliamento dell'uomo di operai e contadini.
d'affari dell'epoca: cappello ll suo abbigliamento
a cilindro, abito scuro, guanti e piu povero, del
bianchiescarpe di vernice. tutto simile a
Da notare anche le insegne coloro che
appuntate sul petto, che
quello di
lo ascoltano: un
rappresentano le tipiche
cappello stropicciato,
onorificenze (cavaliere, un vestito di tessuto
commendatore ecc.) che lo grezzo, un tazzoletto
Stato concede a chi si distingue rosso attorno al collo
nel campo del lavoro: un
Come quello portato
tratto distintivo, soprattutto in
dai socialisti.
passato, degli imprenditori e dei
professionist1.
4. II mododi
gesticolare è diverso
2. Nella sua veste di borghese rispetto al Giolitti
e conservatore, Giolitti assume borghese. Le mani
un atteggiamento signorile
Sono senza guanti,
e composto, nonostante le
embrano muoversi
evidenti proteste del pubbiico
che lo ascolta. ll pubblico è più velocemente,
mostranoi palmi
formato dai rappresentanti
delle classi più abbienti, che aperti per esprimere
buona volontà e
pretendono da lui una politica
Sincerità
che ditenda i loro interess.
* * *
non si era ancora ripreso dalia grave crisi di fine Ottocento. Anche in questo caso la risposta
L'arrivo di una nave
ful'emigrazione. con oltre 4000
Per meglio comprendere quanto accadde si è soliti suddividere in due fasi il fenomeno dell'e-
emigranti italiani nel
Novecento. porto di New York,
migrazione italiana tra Ottocento e durante la «grande
Nella prima fase, compresa tra il 1876 e il 1900, durante la quale partirono dall'Italia cir-
emigrazione» di età
ca 5300000 persone: un numero enorme, soprattutto se si considera che nel 1871 l'Italia giolittiana (1913).
possedeva complessivamente 27 milioni di abitanti. Fu
un'emigrazione di carattere individuale, cioè di per-
Sone che partivano da sole lasciando in patria la pro-
in prevalenza maschi e di età molto
pria famiglia; erano
giovane. Coloro che partivano dal Nord d'Italia tende- TL
vano a trasferirsi in altri paesi europei, come Francia e
Germania, mentre chi proveniva dal Sud si spostava in
prevalenza verso i paesi extraeuropei, come Argentina,
Brasile, Stati Uniti.
La seconda fase va dal 1900 alla prima guerra mondia-
lee coincide con l'età gioittiana. chiamata «gran-
de emigrazione, perché presenta delle cifre davvero
LE CONSEGUENZE DELL'EMIGRAZIONE
Quale eredità ci ha lasciato la partenza di milioni di nostri
ri?
Siè trattato di connazionali verso i
paesi stranie-
che tuttavia
conseguenze positive e negative.
L'emigrazione fu
fenomeno doloroso0.
un
portò un po' di ricchezza nelle terre più povere. Chi lavorava
mandava in Italia parte della all'estero infatti
propria paga le cosiddette rimesse aiutando cosi
-
dei paesi
d'origine e, più in generale, dell'Italia. Inoltre i lavoratori l'economia
vrannumero, videro il proprio potere contrattuale rimasti, non più
in so-
rafforzarsi e i
Tra le
conseguenze negative ricordiamo lo spopolamento di alcune salarigradualmente
aree del
salire.
tutto nel Meridione e nelle
vallate alpine, e il paese, soprat-
partenza degli emigranti, infatti, portò al
degrado umano e ambientale che ne
segui. La
la depauperamento del
capitale umano: in molte
zone
popolazione si ridusse ai soli individui più anziani, con
iniziativa; l'abbandono dei villaggi e delle poca energia e spirito di
campagne portò anche a veri e propri dissesti
idrogeologici, dovuti alla mancanza di cura e di manutenzione del territorio.
Perché la politica
di Giolitti fu accusata di
Quali furono le principali riforne ««doppiezza>»?
attuate da
Quale fu la politica di Giolitti nei confronti delGiolitti?
Come accrebbe il
Si Mezzogiorno?
fenomeno dell'emigrazione?
Quali conseguenze ebbe
l'emigrazione?
3. Tra successi e sconfitte
LA CONQUISTA DELLA LIBIA
Giolitti ritenne opportuno riprendere la politica coloniale per due principali motivi:
LA GUERRA DI LIBIA
. voleva dimostrare ai nazionalisti che il suo era un governo in grado di aumentare il prestigio
internazionale dell'Italia;
voleva assecondare i maggiori gruppi industriali e finanziari (in particolare il cattolico Banco
LTEM
di Roma che aveva cospicui interessi economici in Libia);
voleva accontentare l'opinione pubblica che riteneva necessario conquistare nuove terre per
FLA
dar lavoro ai braccianti del Sud e, più in generale, a tutti gli emigranti
Rispetto ai governi precedenti, Giolitti cambiò però obiettivo: non più l'Etiopia, ma la Libia, GO77
situata di fronte alle coste
della Sicilia ( STO1 Libia)
Obiettivo: la
Sul piano internazionale, il momento era favorevole in quanto il governo italiano, accet
tando il dominio francese in Tunisia e Marocco, aveva ottenuto in cambio il «diritto di
conquista» della Libia. Nel 1911, dunque, l'italia dichiarò guerra alla Turchia che dominava
la Libia. L'esercito occupò subito le principali città, ma dopo i primi successi iniziarono
ledifficolta: la popolazione araba della Libia organizzò una forte resistenza. L'Italia reagi
con durezza: furono inviati in Libia altri militari fino a formare un contingente di 100 000
ONLINE DoC
uomini. Uno scontro tra
Non riuscendo a piegare la resistenza libica, l'Italia cambiò tattica e spostò il campo di batta- truppe italiane
glia: attaccò direttamente la Turchia, inviando la marinanell 'Egeo e occupando alcune isole e turche
delle Sporadi che andarono a formare il dominio italiano del Dodecaneso (dodici isole), con
capoluogo Rodi. I Turchi, spaventati anche da un'incursione nello Stretto dei Dardanelli,
firmarono nel 1912 il Trattato di Losanna coa ii quale di fatto sedevano all'Ttalia il dominio
sulla Libia.
Soldati italiani
nei pressi di Tripoli
nel 1911.
*
Smirne
Chio
CONQUISTA IL
DODECANESO
Eubea
IMPERO OTTOMANO
L'ITALIA Samo Aydin
Mar Lgeo
Atene
Cefalonia Patrasso Corinto Andro
Pireo
Olimpia Nauplia
Zante CICLADI
GRECIA
Nasso
Coo
Rodi
Milo DODECANESo-
Rod
Cerigo
Scarpanto
Canea Candia
Creta
LO «SCATOLONE DI SABBIA
cui n o n corrispose affatto la creazione
a
L'avventura coloniale comportò notevoli spese
emigranti italiani, che continuarono privilegiare le mete
di grandi opportunità per gli descritta
Libia infatti non era quella terra
fertile e rigogliosa qrnale veniva
tradizionali. La
ricchezze minerarie
all'impresa coloniale, non
favorevole grandi aveva
dalla propaganda
nel 1959, quando la Libia no:i era più una colonia
(il petrolio venne scoperto solo più tardi, «scatolone
si trattava, per usare un'altra celebre definizione di Salvemini, di uno
NE DOC italiana):
sione di sabbia
libica furono soltanto le banche (che
economici dall'avventura coloniale
olina A trarre vantaggi
e l'industria militare.
finanziarono i nuovi insediamenti italiani), gli armatori
limitata per anni esclus!
Sul territorio, infine, la sovranità dell'Italia sulla Libia rimase
vamente alla fascia costiera. Solo nel 1927, infatti, il regime fascista l'avrebbe estesa al
NE STO tecnicheu
territori desertici dell'interno, impiegando contro la resistenza araba feroci
ani brava
te? repressione.
Autore Giuseppe Piazza, corrispondente del quotidiano Leone Caetani, eminente studioso di storia e cultura isla-
«la Tribuna» mica.
Descrizione «Sotto l'ombra benefica dei palmizi delle oasi«Si parla spesso di popolazioni cheguardanoassetate ver-
e coltivato il grano e l'orzo; vi può rendere ven- So il nostro paese per essere liberate dal giogo dell' Impero
ti volte, e in certi posti come a Katis, Misurata, turco. lllusione anche questa!.] Questo partito italiano
Gharian, pertino quaranta volte la quantità se- èuna fiaba. Noi colla nostra politica inopportuna, sciocca,
minata. Le palme che proteggono queste colti- senza direttive né in un senso, né in un altro, abbiamo cre-
vazioni si fanno ascendere nel vilayet (circoscri- ato nel paese un profondo malcontento, una irrequietezza,
zione) al numero di tre milioni. L'ulivo vi cresce di cui naturalmente si sono valsi tutti gli elementi (e sono,
turco che
spontaneo, selvaggio, non curato, non potato, per cosi dire, la totalità) contrarissimi al dominio
eppure vi produce annualmente sessantami- però non significa che siano favorevoli a noi. . | La popo0-
la quintali, con tredicimila di olio estratto. Gli azione della Tripolitania per moltissima parte è nomade
aranci, coltivati soprattutto nell'oasi di Tripoli, ..Ora se noi occupassimo Tripoli dovremmo cominciare
a Socna e
Talbiga, vi crescono rigogliosi e pa- dallo stabilire l'ordine pubblico tra queste popolazioni che
re spontanei, e vi producono per un valore di vivono in un deserto SConfinato bianco, giallastro, dove
sessantasettemila lire annue. ... E mandorle, si muore di caldo, ove si soffoca dalla polvere, ove, per
fa-
peschi, fichi, albicocchi, meli, peri, cocomeri, seguire molti tantasmi che mai potremo raggiungere,
remmo morire i nostri soldati a centinaia e a centinaia per
meloni, legumi... Crescono spontanei dap-
pertutto i vegetali destinati all'industria.» malattie, vedere un solo nemico.»
senza (L. Caetani, La
Libia negli atti del Parlamento)
universale, comprendente anche le donne, che sarebbe stato conquistato solo nel 1946, ma
fu senza dubbio un grande passo avanti sulla strada della democrazia.
Scopo di Giolitti era l'allargamento della base politica dello Stato italiano: gli elettori passaro-
no da 3,3 a 8,6 milioni, dal 9,5% al 24% della popolazione. In questo modo, Giolitti intendeva
avvicinare alle istituzioni i due grandi movimenti di massa che sino ad allora erano rimasti
esclusi dalla partecipazione politica diretta, cioè i socialisii e i ceitici. Ma per avere la me-
ailtarsi i cattolici (che
glio sui socialisti (che dominavano il mondo operaio} oc:ore
Ve con
GIOLITTI EI CATTOLICI
tutti i cattolici di votare ed essere votati
Ilen-expedit(ildivieto sancito nel 1874 da Pio IX per
in parte ammorbi-
nelle elezioni dello Stato italiano, che aveva usurpato potere papale)
il venne
Propaganda
elettorale
dei primi decenni
del Novecento: i
manifesti ricoprono
le colonne
F della Galleria Vittorio
Emanuele a Milano.
AAAAARN
dito da Pio X: i cattolici si recarono alle urne,
per la prima volta, nel 1904, e
votarono
liberali nell'intento di
Non era ancora
sconfiggerei socialisti, che erano considerati il
permesso costituire un partito cattolic0, ma in
nemico pil t
tutto il mond
candidai
pericok
un grande
fermento: dopo l'enciclica Rerum Novarum del 1891, i cattolici si
cattols
cattolico vieta
mente erano e r
impegnati nella società attraverso l'Opera dei Congressi, una federazione di8o mag
cui attività
spaziava dall'assistenza caritativa all'animazione culturale. Erano sortii si
cattolici e le cosiddette
cooperative bianche (il bianco era il colore dei cattolici, come il
quello dei socialisti), ma
soprattutto era stata fondata l' Azione Cattolica, l'organizzazio
inquadrava il laicato cattolico sotto la guida del papa e dei vescovi.
Nel 1913 Giolitti
stipulò con I'Unione Elettorale Cattolica, presieduta dal conte
tiloni, un accordo: ilPatto VincenzoGen-
Gentiloni. I cattolici promettevano di votare quei candidati Gen.
che avessero liberalt
in materia di sottoscrittol'impegno
di difendere la
Chiesa (oPponendosi a norme anticlericalk
insegnamento e di morale, come la concessiorne del divorzio). Grazie a
patto, nelle elezioni del 1913 Giolitti riuscì a
ottenere nuovamente la
questo
eleggere al Parlamento 304 deputati liberali: di maggioranza, facendo
La sinistra
ottenne un buon risultato,
questi 228 grazie all'accordo con i
cattolici.
accrescendo la propria rappresentanza in
(169 deputati di cui 52 socialisti), ma rimase
lontana dalla maggioranza dei
Parlamento
seggi.
1914: FINISCE L'ETÀ
GIOLITTIANA
La guerra in Libia aveva
indebolito il governo guidato da Giolitti. Molti erano
criticavano il capo dell'esecutivo, mentre coloro che
l'economia tornava ad attraversare un momento
di crisi. In questo contesto, Giolitti
sarebbe stato presto richiamato al
preferi dare le dimissioni. Pensava probabilmente che
Al re indicò come suo successore
potere, come era sempre successo negli anni precedenti.
Antonio Salandra, un uomo
Salandra però non seguì l'esempio di Giolitti nei politico conservatore.
confronti delle manifestazioni
1914 in Romagna e nelle Marche popolari. Nel
scoppiarono dei disordini, che per la presenza dei socialisti
presero il nome di settimana rossa. Salandra inviò l'esercito a
L'Italia tornava cosi a quel clima di tensione che aveva reprimerli.
caratterizzato la crisi di fine secolo.
Ma soprattutto la situazione internazionale stava
precipitando verso la prima guerra mondiale.
All'intervento dell' Italia nel conflitto Giolitti si opporrà, ma inutilmente.
L'età giolittiana era veramente finita.
Cooperativa. Per le leggj italiane, la COoperativa é una sOcietà formata da lavoratori che mettono in comune i
propri capitali e il proprio lavoro per olrire Deni e serviZi di vario genere. In altre
parole, formando una cooperativa
lavoratori uniscono le proprie torZe, COSi p0SSono l3Vorare in settori nei
quali sarebbe più difficile operare
Singolarrnente; se, per esernpio, alcuni agriColtori vogliono dedicarsi a un tipo di coltivazione che richiede oo
rmacchinari costosi e il lavoro di molte bracCla, possono costituire una cooperativa agricola; in questo modo'acqu no
le soese per l'acquisto dei macchinari e contribuisCono tulti insieme al lavoro dv
manuale. Naturalmente devono
anche dividersii guadagni derivanti dal loro lavoro. Lattiyita delle cooperative è della
prevista anche dall'articolo 45
Costituz1one italiana, secondo quale
il <la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a re
di mutualità e sernza fini di speculaz1one privata», Le leEEI laliane, percio, facilitano in vari modi l'attivitàcarate
delie
COoperative.
Unità 3 LETA GIOLITTIANA 87
4. La cultura italiana
FRA ORIGINALITA E PROVINCIALISMO
Durante l'età giolittiana si impose definitivamente in Italia la cultura
di massa, con la pubblicazione di molti giornali, la diffusione della
pubblicità, un'attiva industria editoriale. Furono anni di grande fer-
mento, in cui videro la luce riviste letterarie come «La Voce» 0 «La-
eerba, o didivuigazione culturale o filosofica, come il «Leonardo»,
nonché pubblicazioni di carattere prevalentemente politico, di indi-
rizzo socialista o nazionalista. L'Italia non rimase esclusa dalle grandi
correnti culturali europee dell'epoca, con particolare riferimento al
clima antipositivistico e irrazionalista diffusosi alla fine dell'Otto-
cento: ricordiamo da un punto di vista filosofico Croce e Gentile con
la nascita nel 1903 della rivista «La Critica», mentre sotto l'aspetto
letterario l'esempio più emblematico lo ritroviamo nell'opera e nella
stessa vicenda personale di Gabriele D'Annunzio.
D'altra parte, il positivismo italiano, per quanto ben rappresentato
in numerose facoltà scientifiche, solo raramente aveva dimostrato
D'Annunzio in posa in
vigore e fecondità, e una sorte poco lusinghiera toccò alle teorie del medico e antropologo
una foto «ufficiale>»
Cesare Lombroso, che nell'età giolittiana gli diedero grande fama senza però essere accettate dei primi del
dalla comunità accademica internazionale. Novecento.
L'ltalia fu inoltre il luogo d'origine del movimento futurista: una delle prime forme di avan
guardia che ebbe una rilevanza non solo culturale ma anche sociale e politica. Tuttavia furono
pochi gli serittori e gli intellettuali italiani in grado di imporsi a ivelio internazionale, mentre
per molti la fama non varcò i confini del paese.
IL«SUPERUOMO> DI D'ANNUNZIO
Nato a Pescara nel 1863, Gabriele D'Annunzio divenne presio u ei protagonisti della vita
culturale italiana ed europea, grazie alle sue opere lettersie ma anche a una sapiente regia
delle proprie azioni per poter essere sempre al centro dell'attenzione, atteggiamento passa-
to alla storia come dannunzianesimo: scelte politiche, polemiche, Scandali per le sue relazioni
sentimentali, folli spese e conseguenti indebitamenti, azioni belliche clamorose - tutto doveva
concorrere alla sua fama di uomo eccezionale al di sopra della massa e dei mediocri. La sua
consacrazione a uomo-mito avvenne durante l'età giolittiana e negli anni della prima guerra
mondiale, ma già dal 1897, quando fu eletto in Parlamento come deputato della Destra, lo
Dannunzianesimo. Il termine non si riferisce semplicemente alle caratteristiche delle opere di D'Annunzio, ma si
estende a tutta l'esistenza del poeta che venne definito vate», <limmaginifico», il ««poeta-soldato>». In lui il
pubblico trovava una sapiente miscela di atteggiamenti letterari e comportamentali, un'ossessiva commistione
fra letteratura e vita, nonché le chiacchierate avventure tra il poeta e le sue amanti. Secondo le descrizioni che ne
forniva D'Annunzio nei suoi libri, esse apparivano donne eccezionali che rispondevano ora al modello della femmina-
pantera, ora a quello del tenero giglio: ma in realtà non erano altro che oggetti senz'anima, fantasmi creati dalle
passioni momentanee e narcisiste del poeta. Fra le innumerevoli relazioni avute dal poeta, la più famosa fu quella con
la celebre attrice Eleonora Duse. D'Annunzio narrò del loro amore nel romanzo ll fuoco (1900), consegnando ai lettori
un ritratto impietoso della protagonista (chiamata «ela Foscarina»), donna ««avvelenata e corrotta, carica di amori,
esperta di tutto il piacere, tentatrice errante e implacabile>», Lattrice rimase molto turbata dal libro, che rivelava
particolari intimi della sua vita privata. D'Annunzio, d'altra parte, non nascose mai di sfruttare le sue amanti sia dal
punto di vista economico sia da quello letterario: chiedeva loro il denaro necessario per pagare i debiti della sua
ussuosa vita e allo stesso tempo traeva ispirazione letteraria dalle sue sofferenze d'amore.
Unità 3 LETA GIOLITTIANA 89
stante il poeta si fosse limitato a dare il nome a qualche personaggio e piccoli suggerimenti
al regista Giovanni Pastrone. In questo caso il nome di D'Annunzio fu utilizzato come una
sorta di marchio di garanzia per nobilitare il cinema, arte allora disprezzata dal pubblico colto.
Nonostante la società dei mass media fosse agli esordi, D'Annunzio seppe dunque reclamiz-
zare e ben amministrare il mito creato attorno a sé, influenzando larghi strati della società
italiana che vagheggiavano quel suo modello di vita ardimentosa e «inimitabile», fatta di
amanti fatali, trasgressioni scandalose e velleità guerresche.
Il personaggio di Andrea Sperelli, protagonista del romanzo l piacere (1889), è utile per
comprendere quanto D'Annunzio fosse tra i primi intellettuali italiani a intuire il nuovo
carattere di spettacolarità e mercificazione della società contemporanea per sfruttarne le
opportunità. D'Annunzio propose un modello di vita che affascinò tutta una generazione e
che si diffuse presso i lettori comuni, anche grazie all'alone di scandalo che circondava la
sua esistenza.
Lo scopo della vita? Il piacere, ricercato sempre e comunque, quel piacere che la gente co-
mune assapora assai di rado, ma che è il nettare dei nuovi dei: i divi della società di massa.
notevole mobilità della faccia e delle mani, occhio larghi gli zigomi, crespi, abbondanti i capelli e oscuri;
piccolo, errabondo, mobilissimo, obliquo di assai di frequente scarsa la barba, denti canini molto
spesso; folto e ravvicinato il sopracciglio; il naso sviluppati, labbra sottili; frequenti le contrazioni
unilaterali del volto, con cui sCopronsii denti canini
Torto o camuso, scarsa la barba, non sempre folta
la capigliatura, fronte quasi sempre piccola e quasi a s0gghigno o minaccia.>»
Un'immagine
di Cesare
Lombroso
e alcune sue
tavole con
fisionomie
di un ladro
(al centro) e di
un incendiario
(a destra).
pericolosi criminali per convincerli a lasciarsi visitare dal
padrone, entre TLombro
gratuitamente i malati, per avere a disposizione il maggior numer mentre
Nel 1905 Cesare mero possibile
Lombroso ottenne, all'Università di Torino, la
plina da lui inventata: prima catted cas CUFay
italiani più famosi nel
l'«antropologia criminale». Era l'apice del successo D na Una ddiss.
mondo, come D'Annunzio, il tenore Caruso e enne uno de
l'invento e Marconi.
LA PERICOLOSA TEORIA LOMBROSIANA
Lombroso considerò il
delinquente «un
pazzo atavico»: 1n altri termini, un
riproduce gli istinti dei nostri avi. Fu un sostenitore Drim
Siognomica, la scienza che cerca di dell'applicazione della
della statistica
statisti ia
vo che
interpretare i caratteri
dell'individuo
proprie tesi, Lombroso passò la vita a misurare crani, dall'asnets
Per avvalorare le
linquenti. Considerò le tare e le anomalie fisiche come indiCi facce e piedidi di de
e che consentono
spiegare la propensione dei singoli individui al delitto. di individ
Per Lombroso luare
esistono due tipi di
le anomalie
involutive e nel
delinquenti: «delinquente nato», nel quale si
il
quale il trovanotte
comportamento criminale è insito per natura, e il «deln.
quente d'occasione»,
recuperabile perché al delitto da fattori esterni e
T
delinquenti nati, dunque, «non già portato non
congeniti
vagia, perché hanno tendenze malvagie, tendenze
ma delinquono
atto
per cosciente e libero di volontà
mal.
che ripeiono la loro
ganizzazione fisica e psichica diversa dall' origine da un'or
Il successo di uomo normale»
questa teoria durò finché Lombroso visse. Ma
libri e le sue teorie furono
presto dimenticati. La
uando nel 1909 mori, isuoi
decisione l'approccio lombrosiano al psichiatria, infatri, scartò ben presto
econ
fenomeno della delinquenza: venne
infondato scientificamente ma anche giudicato non sol
pericoloso,
Lombroso fu anche un fautore della moderna
in quanto fonte di
gravi pregiudizi. Eppure
teoria della pena rieducativa
casi meno gravi, le pene alternative al carcere. Ma solo
e incentivò, per
Per per i delinquenti occasionali.
quelli considerati non recuperabili propose i manicomi giudiziari:
ricoverati un ambiente allegro, fornito di tutte le attrattive«Bisogna crearea
che
possono consolare e
dolce la vita, concedendo loro teatri,
libri, musica e pittura; eccitandone l'attività,rendere
libero sfogo alle loro tendenze artistiche e dan
con un giornale manicomiale,
poetiche, con recite, con esposizioni e sopratu
Filippo Tommaso per dare ai malati una tribuna ove far loro
Marinetti. Squarci letterari». conoscere i migiori
UTURJS
nascita
ricordate con vestiti rossi. compianle, ina ricorilnto con Vestiti roksi
occasione si era
politica,
distinto
con
per un repentino
ggiamenti ag
atteggian
Claudio Cantelmo, protagonista del romanzo, motiva cosi il diritto dell' aristocrazia di do-
minare sulla plebe: «Lo Stato non deve essere se non un istituto perfettamente adatto a
favorire la graduale elevazione di una classe privilegiata versO un ideal forma di esistenza.
Su l'uguaglianza economica e politica, a cui aspira la democrazia, voi andrete dunque for-
mando una oligarchia nuova, un nuovo reame della forza . Non vi sarà troppodiicile, in
vero, ricondurre il gregge all'obbedienza. Le plebi restano sempre schiave avendo un nativo
bisogno di tendere i polsi ai vincoli».
LO SCOPO DELLA VITA? IL PIACERE
D'Annunzio si dimostrò abile interprete della nascente società di massa anche quando fu
coinvolto nella strategia di lancio pubblicitario del film Cabiria (1914). La pellicola fu proiet
tata a Torino il 18 aprile 1914 e venne presentata come opera di Gabriele D'Annunzio, nono-