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caratterigenerali dell'età giolittiana


GIOLITTI E L'ETÀ GIOLITTIANA:
Nel 1901 il re 1901-1914
Vittorio
Emanuele Ill nominò presidente del Consiglio
affiancava come
ministro degli Interni, Giovanni Giolitti,
Giuseppe Zgmns
Giuseppe
nato nel 1842 a
Zanar
uneo. Zanardelli,
ormai vecchio, lasciò che fosse
Mondou
portanti e, quando nel Giolitti a prendere le decisioni
1903 rassegnò le dimissioni, fece si che Giol+tti
Come primo stesso gli su
ministro. Dal 1901 al
pontica
Giolitti esercitò un influenza cosi
1914
dell'Italia che questo periodo viene autorevo vole sulla bentra
In realtà
Giolitti non resse comunemente definito eta
giolittiana.
ettamente il governo per tutti questi
odi modo far politica l'abbandonare nei momenti di crisi il
di anni faceva parte
fiducia (come potere nelle mani di
Alessandro Fortis nel 1905-06 e Luigi Luzzatti nel
politici (come
Sidney Sonnino nel 1906 e nel 1909-10). In 1910-11), o di avve
la
propria opera. Una volta dimostrata questo modo, tuttavia, continus ersar
potere, tornava infatti al l'incapacità di amici e avversari nella ua
governo. gestione d
UN PROFONDO
Sula figura di
CONOSCITORE DELLA MACCHINA STATALE
Giovanni Giolitti sono stati
stesso statista ha
cercato di lasciare di séé
espressi giudizi assai discordanti, nél
le: i suoi
discorsi un'immagine particolarmente
ma badavano parlamentari
al contenuto e ai
non erano infarciti di memorabi
citazioni erudite o belle
Nella Memorie della mia risultati. forme
vita, scritte nel 1922, Giolitti
una famiglia di racconta di
discendere da
tari amministratori eburocrati della «cosa
comunali, procuratori generali, pubblica»: sindaci, segre
borghesee democratica. Da qui il suocancellieri di tribunale una
attribuire maggior
salda tradizione
amministrativi o giuridici,
e Stato, rispetto alle grandi questioni delimportanza ai problemi
monarchiao repubblica, Risorgimento: Chiesa
Giolitti entrò in Parlamento nel compimento dell' unità nazionale.
1882,dopo aver lavorato per vent'anni
nistrazione statalee avere nell' ammi
pubblica, nonché una conoscenzaacquisito una grande familiarità con i
conti e la finanza
siovanni Giolitti. gislativi della macchina statale. approfondita dei meccanismi burocratici e le
Un fatto in
particolare ci aiuta a capire che tipo di uomo
in Giolitti, lo stile del
potere: fosse Giolitti, scrive
per i primi due anni Sergio Romano
Jnns molte riunioni e dimostrò ai Giolitti non
prese mai
guardo dal prendere posizionecolleghi
di la parola. Partecipo
conoscere a

su perfettamente
problemi generali. Nonostante la il bilancio dello
Stato, ma si
verso
Depretis (capo del governo dal 1876 al 1887). grande stima che nutriva
oppositore
a incarichi di
dell'esecutivo al potere
avrebbe
Giolitti sapeva che solo ponendosi come
governo. Come gli aveva scrittopotuto crearsi un proprio ruolo
il
passato». In silenzio, Giolitti raccolse un
collega, lui era ormai politico e ambire
e creò le
condizioni infatti attorno a sé le «l'avvenire e Depret
aftinché fosse lui a varie correnti dell' opposiz1On
guidare il governo.
BUON SENSO, IRONLA E
C'è un passo delle FURBIZIA
Memorie della mia vita
Depretis; attraverso la figura del suo nel quale
Giolitti traccia un ritratto
litico, fornendo una sorta di avversario tuttavia sembra dello sconi to
delineare il suo ideale di pu
sviluppata una delle principaliautoritratto:
doti
«Egli era scrive Giolitti
-

erd ssai
dell'uomo di un in uomo
-

altre cui
qualità eccezionali; conosceva bene governo: il buon senso. Non
questioni, ed era uomo fermo e deciso. Era possedeva
l'amministrazione, sapeva esaminare a
grande lavoratore e loc 1o
le metteva da parte. ene
a fasci di carte. Quando c'erano delle cose che non voleva risolvere.
aveva fatta una pila che saliva sempre più alta: e con quel suo fîne sorriso ironico vi accennava
scettico o
reparto delle cose che vanno studiate lungamente. Non era affatto uno
un
come al
dello Stato.
cinico: odiava le vane declamazioni. mas interessava profondamente delle cose
a cui dedicavatutta la sua attivitàed energia. Combatteva apertamente gli avversari. ma era
furbo.
bonario. senza ombra di astio verso nessuno. -Quanto all'accusa che egli fosse un
uomo di Stato essere un ingenuo?»
e proprio obbligatorio per un
che il politico avesse buon senso: fosse deciso e fermo
Per Giolitti. dunque. era importante
nelle scelte: affrontasse i problemi conefficienza ma anche conironia: nei conironti degli
sversari non serbasse rancore e. soprattutto. avesse una dote utile per tutti, ma indispen-
shile per un uomo politico: lafurbizia. Questo era ció che ammirava in un politico. questo
il suo stile.

L DECOLLO INDUSTRIALE DELL'ITALIA


L'età giolittiana coincise. in larga misura. con il decollo della rivoluzione industriale in Italia.
Nel periodo che va dalla fine della «grande depressione» del 1896 al 1908 il tasso di crescita
medio annuo fu in Italia intorno al 6.5. il piu alto d'Europa. e si assestò sul2.4% tra il 1908
eil 1913.
I progressi più evidenti si registrarono nell'industria siderurgica (nascita dei grandi stabili-
Due immagini di
menti di Terni e dell'Iva di Piombino). nell'industria elettrica (dai 100 milioni di kilowattora settori industriali
prodotti nel 1898 si passo ai 2325 milioni di kilowattora del 1914) e nell'industria meccanica in forte sviluppo
nell'età giolittiana: a
sorsero nuove aziende come la FlAT.I'Alfa Romeo e la Lancia). Nel settore tessile. un note-
sinistra, produzione
vole sviluppo si verifico nell'industria del cotone. di automobili Alfa
Romeo agli inizi del
Queste industrie avevano sede soprattutto nel cosiddetto triangolo industriale. formato da
Novecento;
Torino. Milano e Genova. in basso, il reparto
filatura del Setificio
L'agricoltura crebbe in particolare nella Pianura padana. dove vennero migliorate le tecniche
Gütermann, in
produttive. provincia di Torino.

N
ITALIANA
LE CARATTERISTICHE DELL'ECONOMIA come venne attuato sotto
economico e industriale
dell'Italia, cosi toi
Lo Sviluppo
Giolitti, fu tavorito da alcune condizioni particolari.aiutata nel suo
nascere dall.
governi d
nprimo luogo, 1'industria italiana fu
fortemente
commesse statali nel campo dei tracn
inte
Statale. Particolare rilievo ebbero le varie
Vlari che incentivarono la crescita, in particolare del settore meccanico e did porti ferro
i quello side
all'interno di un sistema protetto.
turgico. L'industria, inoltre, si sviluppò
La politica protezionistica, attuata con l'imposizione di alte tasse sui prodotti esteri fa
tevolmente lo sviluppo delle industrie del Nord Italia, mentre danneggiô il Mezzogiorno favor
Vide chiuse le porte dei mercati esteri peri propri prodotti tipiCi (olio, vino, agrumierno, che
contributo notevole allo sviluppo fu esercitato anche dalle grandi banche che finanUn ecc.).
abbondantemente le industrie nuove dei settori più dinamici, ancora incapaci di
nanziarsi. In questo periodo nacquero le grandi banche miste (Banca ommerciale
autofi
nerciale ee Cred
Credito
Ttaliano), fondate con l'aiuto di capitali esteri, soprattutto tedeschi, che raccoglievanoi
glievano i
sparmi inattivi dei privati e li rimettevano in attività proprio nella produzione industrial.
iale.
LUCI E OMBRE DELLO SVILUPPO
LO Sviluppo industriale portò notevoli miglioramenti nel livello medio di vita degli ltaliani
Segni più evidenti di questo straordinario sviluppo si videro nelle città: 1l'illuminazian
elettrica, i trasporti urbani e gli altri servizi pubblici mutarono il modo di vivere della gente
Larrivo dell'acqua corrente e del gas in molte
rappresentó
case un notevole
progresso. Le
condizioni igieniche generali migliorarono, anche grazie alle innovazioni in campo medico
e sanitario.
Le
conseguenze della repentina crescita non furono però solo positive: la popolazione
si
Sposto i grande misura dalle campagne alle città, sedi delle principali industrie.
Nel
«triangolo industriale» si concentrò in questo periodo più della metà (precisamente il
57%) di tutti i lavoratori dell'industria italiana. Di
nuovi disagi conseguenza la vita nelle città comportò
per gli abitanti e soprattutto per quelli delle classi
quartieri generalmente sovraffollati, malsani e operaie, costretti a vivere in
neva un lusso e i servizi
degradati. Nelle case il riscaldamento rima-

La sede della Banca igienici erano solitamente in comune.


Commerciale in I SOCIALISTI RIFORMISTI
piazza della Scala a
Milano. In questo contesto economico e sociale si
svolse l'azione politica di Gioltti.
La banca fu fondata
suo piano di riforme, allo scopo di allargare la base della Egli elaborò un
per iniziativa di un
consorzio di banche partecipazione
italiano, coinvolgendo in particolare il Partito Socialista Italiano che
alla vita dello Stato
tedesche nel 1894. della sempre più numerosa classe interpretava la protesta
operaia.

Banca mista. Era cosi chiamata perché


superava la tradizionale distinzione tra
banca commerciale (dedita alla raccolta e
all'amministrazione del capitale depositato dai
risparmiatori, con finanziamenti solo a breve
periodo) e la banca d'affari (specializzata negli
investimenti industriali, con il prestito di capitali
anche a medio e a lungo termine). Diventando
mista, la banca poteva svolgere entrambe le
funzioni; contraltare di questa trasformazione
per la banca era il rischio di fallire insieme
alle industrie che finanziava, trascinando nel
fallinento anche i risparmiatori.
Unità 3 LETA GIOLITIANA

All'interno del Partito Socialista ltaliano, come in tutti i partiti socialisti europei, ben presto
si erano formate due correnti: quella riformista e quella massimalista.
I riformisti. guidati da Filippo Turati, Claudio Treves e Leonida Bissolati., ritenevano che si do- TUT
vesse cambiare la società gradualmente, attraverso le riforme. Per
raggiungere questo
tivo era necessario dialogare con le forze governative e partecipare alla vita politica e par-
obiet
lamentare. Turati pensava si dovesse dare un appoggio, benché condizionato, alle iniziative
democratiche di Giolitti, per garantire al Partito Socialista nuovi spazi di azione.

ISOCIALISTI MASSIMALISTI
I massimalisti, guidati da Costantino Lazzarie da Benito Mussolini, ritenevano che per cambiare
la società fosse necessario ricorrere alla rivoluzione, senza scendere a patti con i governí bor-
ghesi. Giolitti più volte cercòl'appoggio dei socialisti riformisti, per rafforzare la democrazia
italiana, e invitò a questo scopo lo stesso Turati a far parte del suo
governo. L'esponente
socialista, che fu a lungo segretario del partito, non accettò: troppo forte era all'interno
del partito l'opposizione dei massimalisti e un suo ingresso nel governo avrebbe creato una
frattura insanabile e pericolosa. Turati infatti venne messo in minoranza dai massimalisti in
due occasioni. Una prima volta nel
Congresso Bologna
di del 1904.

UNA PIAGA SOCIALE: L'ALCOLISMO


L'alcolismo, cioè l'abuso di bevande
alcoliche, è una piaga che l'umanità conosce
fin dalla preistoria. Da sempre l'uomo ha
imparato a bere l'uva fermentata. Ma è con
la rivoluzione industriale che questa piaga
Sie aggravata e ha conosciuto un notevole
incremernto.
Molti furono infatti coloro che di fronte alle
disumane condizioni di lavoro a cui erano
sottoposti si ritugiarono nell'alcol: lo fecero
molti operai, ma anche molti contadini
ridotti in miseria o chiamati a un lavoro
eccessiv0.
Nel 1887 vi erano 15 morti per alcolismo
ogni milione di abitanti. Ma nel 1909, nel
pieno dell'età giolittiana, che coincide per
Italia con la rivoluzione industriale, questa
percentuale era salita fino a 41. Poi il disagio
legato all'industrializzazione, almeno
cosi risulta dalle statistiche, incominció a
diminuire e con esso il numero dei morti per
Bevitori di vino nel giardino di un'osteria romana agli inizi
alcolismo. del Novecento.

Massimalismo. I massimalistierano una componente del movimento operaio;il loro nome derivava dal fatto che
pretendevano la realizzazione completa del programma socialista (la rivoluzione), in contrapposizione ai riformisti,
Che si accontentavano di obiettivi più limitati (le riforme). termine ebbe origine in Germania, nel dibattito che
il Partito Socialdemocratico Tedesco svolse in occasione del congresso di Erfurt (1891). La contrapposizione tra
revisionisti e rivoluzionari non era ancora esplosa eK. Kautsky riusci a conciliare le diverse aspirazioni proponendo un
documento in cui distingueva tra:
-

unun programma massimo (l'abolizione della proprietà privata) che costituiva l'obiettivo finale del movimento
programrna rminino (come il suffragio universale, la limitazione della giornata lavorativa a otto ore, altre legg
sociali ecc.) che indicava gli obiettivi immediati da perseguire.
La distinzione massimalismo/riformismo caratterizzò fin dal 1895ancheil Partito Socialista Italiano. Le polemiche
tra i due schieramenti ovviamente esplosero quando si tratto di delinire l'atteggiamernto da tenersi di fronte lle

proposte riformiste di Giolitti.


Nel settembre di quello stesso anno venne proclamato il primo Sciopero generale na
Vittoria dei massimalisti che si richiamavano al sindacalismo rivoluzionario disonale
Perreazione, Giolitti indisse nuove elezioni nelle quali gli elettori, spaventatii dalla
dalla -
Sorel
rossa, premiarono i liberali. Turati e i riformisti tornarono alla guida
no nuovamente
da del partito,
superati dai massimalisti nel Congresso di Reggio Emnilia del 1919
<minace?
partitmina
fur
quell'anno Mussolini assunse la carica di direttore dell' «Avantil», il giornale del Partita
Prioi
LE DUE
COMPONENTI DEL SOCIALISMO Socialista
sOCIALISTI RIFORMISTI
ITALIANO
soCIALISTI MASSIMALISTI (O
Obiettivo
Riforme RIVOLUZIONARI
Rivoluzione
Metodo
Iniziative politiche e parlamentari nel rispetto della leg-
ge; necessità di Insufficienza dei mezzi legali della lotta
un
dialogo con il governo. ca, necessità della violenza; rifiuto di politi
qualsie
rapporto con il governo e le torze borghec lasi
Leader
Filippo Turati (1857-1932) Arturo Labriola (1873-1959)
Claudio Treves (1869-1933)
Leonida Bissolati (1857-1920) Costantino Lazzari (1857-1927)
Pensiero Benito Mussolini (1883-1945)
Turati:
«Qual è in Labriola:
fondo la differenza fra i socialisti riformisti
ei socialisti «Né bisogna dare un
peso eccessivo alle sim-
rivoluzionari, o la loro
dacalista? I primi, dei quali sono io,sottospecie sin- patie chei socialisti
riformisti mostrano
per i
gli altri, che il capitalismo sia una pensano, come governi'democratiCi. Lo scopo dell'azione loro
forma sociale ca-
duca, sebbene necessaria, e che convenga
non è già sostituire il governo del
proletariato
i preparare al governo della
trapassi a forme sociali più alte ed evolute borghesia, ma di interessare
pensan0, a ditferenza degli altri, che coteste|..;
ma le classi operaie al mantenimento
dello Stato
tra- attuale. I socialisti rivoluzionari attaccano
sformazioni, per quanto radicalissime, non in-
utilmente avvenire possono
se non
vece la costituzione
politica dello Stato e ten-
per via di evoluzione, di dono a instaurarvi il
penetrazione, disostituzione graduale, che
governo integrale e com-
la violenza -

sebbene anche essa non pensano assolu-


pleto della classe operaia: pensano che sia
ben difficile che la demolizione della
tamente possa
separarsi
dalla storia, e sembri ad essa riser- macchi-
vato
principalmente l'ufficio di demolire certi ultimi
na
politica esistente possa Compiersi adope-
rando solo questa stessa macchina
ripari del passato tuttavia nei cangiamenti (elezioni,
abbia una funzione clamorosa e sociali uso del
potere locale e centrale, maneggio
dei
decorativa, assai più mezzi di
che sostanziale>>. (F. Turati, Da Pelloux a persuasione)>. (A. Labriola, Riforme
Mussolini) e rivoluzione sociale)

Sciopero generale. E un tipo


sciopero di che
di nazione: una forma di protesta molto coinvolge
una contemporaneamente tutti i lavoratori
forte, perchéè in grado di
economica e sociale di un intero paese. Per questo motivo lo paralizzare la vita
raramente, soltanto nei casi giudicati sciopero generale è attuato
In Italia il primo sciopero
particolarmente gravi dalle organizzazioni dei lavoratori.
generale avvenne proprio durante l'età giolittiana, nel settembre
1904. Fu proclamato per motivi di solidarietà nei contronti
di quattro operai uccisi dalle forze
dell'ordine durante una protesta. Nonostante la
gravità della paralisi, che durò quattro giorni, i
primo ministro Giolitti non intervenne per reprimere gli
in questa occasione, Giolitti dimostró la sua
scioperanti e riportarli al lavoro; anche
che fossero i lavoratori e le
intelligenza politica e la sua
lungimiranza, lasciando
imprese a risolvere i loro contrasti, come avviene oggi.
Che intende con l'espressione «età
cosa si
giolittiana»?
Quale concezione del potere aveva Giolitti?
Come avvenne il decollo industriale dell"'Italia?
Come si modificò la vita nelle città italiane?
Quali erano le idee ei programmi dei socialisti? Che differenze c'erano tra riformisti e
massimalisti?
Unità 3 LETA GIOLITmANA 79

2. I doppio volto di Giolittigl'emigrazione italiana


UN POLITIcO AMBIGUOo
L'azione di governo di Giolitti fu caratterizzata da una profonda contraddizione. I suo modo
di far politica venne definito del «doppio volto»:
un volto aperto e democratico nell'affrontare i problemi del Nord;
un volto conservatore e corrotto nello sfruttare i problemi del Sud.

UN POLITIcO DEMOCRATICO
Per quanto riguarda il Nord, Giolitti assunse un atteggiamento lungimirante verso le
nuove forze sociali; egli infatti consenti gli scioperi e fece assumere al governo una posi-
zione di neutralità di fronte ai conflitti sindacali. Contrario alla lotta di classe, Giolitti
era però altrettanto convinto che «la peggior forma di lotta di classe sarebbe quella che
venisse iniziata da un governo il quale si dichiarasse rappresentante di una classe contro
l'altra».
Per Giolitti non esisteva in Italia un reale pericolo rivoluzionario, a meno che il governo non
avesse spinto i lavoratori alla ribellione armata; questo sarebbe successo se i lavoratori non
avessero trovato forme legali di protesta, come lo sciopero. Con tutte queste argomentazioni
il politico piemontese rispondeva alle critiche dei conservatori che ritenevano la sua azione
di governo troppo tollerante nei confronti dei movimenti operai.
Ma Giolitti non si limitò a consentire gli scioperi, varò nel contempo alcune riforme che mi-
gliorarono le condizioni di lavoro degli operai:
l'orario di lavoro venne diminuito; fu stabilito un massimo di 10 ore;
venne riorganizzata la Cassa nazionale per 1'invalidità ela vecchiaia dei lavoratori;
vennero presi dei provvedimenti allo seopo ditutelare la maternità delle lavoratrici e il
lavoro dei fanciulli (l'età minima per accedere al lavoro venne elevata a 12 anni).
La lotta sindacale portò all'aumento dei salari dei lavoratori che poierono cosi cominciare ad
acquistare non solo prodotti alimentari, ma anche prodotti industriai. {rmecchine da cucire,

LA POLITICA DI GIOLITTI NEL NORD E NEL SUD D'TAL


GIOVANNI GIOLITTI

NORD SUD

METODO DEMOCRATICO METODO CONSERVATORE

TOLLERANZA VERSO LE PROTESTE REPRESSIONE DELLE PROTESTE


EGLI SCIOPERI E DEGLI SCIOPERI

RIFORME, CLIENTELE,
AUMENTO DEI SALARI CORRUZIONE
andò
diffondendo o quel benesser
nel Nord si
biciclette ecc.). Di nseguenza,

tipico della società di massa. econonie


UN POLITICO SPREGIUDICATO Terroviario, con la stat
nel campo
Giolitti si ebbero
Altri interventi riformatori di assicurativo con la nazionalizzazione delle assic
delle ferrovie (1905)
vita (1912):
e

questo scopo
in quello
venne creato apposito ente, IINA
un
(Istituto NazionalOni,
Je Assieura razioni sul a
del settore. Questo provvedimento
Z1oni), che avrebbe dovuto a v e r e il monopolio
non trovò mai concreta attuazione. pero veme
e
cBgiato dalle assicurazioni private
mancó di argo respiro:
comunque, l'azione di governo di Giolitti non
generale,
che consentisse
di garantire una maggio venne
ad esempio attuata una riforma tributaria meridionale, ovvero il drati
fiscale e prattutto n o n v e n n e affrontata la questione ammati
il divario tra Nord e Sud d
Titardo del Sud rispetto al Nord. Anzi, nell'età giolittiana
crebbe.
paese
ebbe carattere sporadien
Lazione di governo di Giolitti nei confronti del Mezzogiorno
cccettua la costruzione dell'acquedottopugliese. perlopiü gli interventi si limitaronoa

Speciali> per porre rimedio a situazioni particolari,


come nel casO dei vari terremoti «legg
che si
succedettero in questo periodo (1905, 1907 e 1908).
Gran parte del flusso di denaro che in questo modo arrivò al Sud alimentò clientele eco
Corru-
ZIone. Inoltre, di fronte agli scioperi del Sud, Giolitti non fu affatto neutrale: fece interve
venire
duramente le forze dell'ordine, attuando una pesante repressione e causando sovente nu

merose vittime.
I Sud, per Giolitti, era politicamente un semplice serbatoio di voti da controllare in mod

spregiudicato con vari mezi:


-attraverso i prefetti (i rappresentanti dello Stato nelle province), che per suo ordineimDe
divano i comizi degli oppositori del governo;
dell'ordine che arrestavano i sindacalisti;
-per mezzo delle forze
ricorrendo alla corruzione, alle minacce e ai brogli per far eleggere perlamentari a lui fedeli.
criticato dall'opposizione, iànto da essere definito
Per tutto questo Giolitti venne aspramente
ONLINE STO
«ministro della malavita» dallo storico e politico pugliese Gaetano aivemini (1873-1957).
11 cdecennio a un acceso dibattito storiografico e a!l'uso ancora oggi in
Questo giudizio ha dato luogo
felice ambito politico del termine giolittismo.

LAGRANDE EMIGRAZIONE DELL'ETA GIOLITTIANAA


I salari dei lavoratori del Sud, a causa
della scarsa offerta di lavoro e della sovrabbondanza di
manodopera, scesero enormemente portando in tutto il Meridione povertà e disoccupazione
Molti contadini meridionali, rimasti disoccupati, si videro perciò costretti a partire in cerc
di lavoro verso l'estero incrementando l'emigrazione, un fenomeno iniziato in Italia neg
anni Settanta dell'Ottocento.
la
Nel Nord invece, il decollo economico dell'Italia migliorò il livello di vita di una parte
società, ma non fu in grado di assorbire la grande offerta di manodopera proveniente a
campagne; in queste aree la popolazione era notevolmente aumentata e il settore agne

che s
Giolittismo. La figura di Giolitti ha lasciato un segno indelebile nella storia d'ltalia, al pul
e diffuso l termine «gjiolittismo>», per indicare espressamente il suo tipico modo d gonett
Il
termine, inreala, è usato soprattutto in senso perché fa riferimento
spregiativo,
pIU deteriori della politica di Giolitti, come il clientelismo e il trasformismo.
ag
LA SATIRA ANTIGIOLITTIANA
talvolta democratico, senza
di mostrarsi talvolta conservatore,
giornale satirico dell'epoca, vuole
La vignetta, tratta un
fondare la sua azione su solidi principi. Qui
nel
lo vediamo
Giolitti. Come uom0
rappresentare «doppio volto» di Giovanni
il
tentativo di rassicurare sia il mondo del industria e della finanza,
di governo, infatti, Giolitti era accusato di cambiare la propria
allo sia le clasi lavoratrici
politica a seconda delle situazioni e delle convenienze, scopo
di accontentare tutti e di mantenere il potere; gli si rimproverava

3. Un Giolitti
1. Per rappresentare il volto Completamente
conservatore di Giolitti, l'autore diverso è quello che
lo ha raffigurato con il tipico si rivolge alla massa
abbigliamento dell'uomo di operai e contadini.
d'affari dell'epoca: cappello ll suo abbigliamento
a cilindro, abito scuro, guanti e piu povero, del
bianchiescarpe di vernice. tutto simile a
Da notare anche le insegne coloro che
appuntate sul petto, che
quello di
lo ascoltano: un
rappresentano le tipiche
cappello stropicciato,
onorificenze (cavaliere, un vestito di tessuto
commendatore ecc.) che lo grezzo, un tazzoletto
Stato concede a chi si distingue rosso attorno al collo
nel campo del lavoro: un
Come quello portato
tratto distintivo, soprattutto in
dai socialisti.
passato, degli imprenditori e dei
professionist1.

4. II mododi
gesticolare è diverso
2. Nella sua veste di borghese rispetto al Giolitti
e conservatore, Giolitti assume borghese. Le mani
un atteggiamento signorile
Sono senza guanti,
e composto, nonostante le
embrano muoversi
evidenti proteste del pubbiico
che lo ascolta. ll pubblico è più velocemente,
mostranoi palmi
formato dai rappresentanti
delle classi più abbienti, che aperti per esprimere
buona volontà e
pretendono da lui una politica
Sincerità
che ditenda i loro interess.

* * *

non si era ancora ripreso dalia grave crisi di fine Ottocento. Anche in questo caso la risposta
L'arrivo di una nave
ful'emigrazione. con oltre 4000
Per meglio comprendere quanto accadde si è soliti suddividere in due fasi il fenomeno dell'e-
emigranti italiani nel
Novecento. porto di New York,
migrazione italiana tra Ottocento e durante la «grande
Nella prima fase, compresa tra il 1876 e il 1900, durante la quale partirono dall'Italia cir-
emigrazione» di età
ca 5300000 persone: un numero enorme, soprattutto se si considera che nel 1871 l'Italia giolittiana (1913).
possedeva complessivamente 27 milioni di abitanti. Fu
un'emigrazione di carattere individuale, cioè di per-
Sone che partivano da sole lasciando in patria la pro-
in prevalenza maschi e di età molto
pria famiglia; erano
giovane. Coloro che partivano dal Nord d'Italia tende- TL
vano a trasferirsi in altri paesi europei, come Francia e
Germania, mentre chi proveniva dal Sud si spostava in
prevalenza verso i paesi extraeuropei, come Argentina,
Brasile, Stati Uniti.
La seconda fase va dal 1900 alla prima guerra mondia-
lee coincide con l'età gioittiana. chiamata «gran-
de emigrazione, perché presenta delle cifre davvero

SDalorditive: in soli quattordici anni lasciarono l'ltalia


quasi 9 milioni di persone! In questo periodo l'enmigrazione si diresse preyal.

dall'Europa, anche a causa di episodi di


intolleranza verificatisi
confronti dei nostri emigranti: i soli Stati Uniti assorbirono il 45%
in
particola
del totale h entdegliementFrandae tune
emen.

CINTOLLERANZA NEI cONFRONTI DEGLI ITALIANI


Facilmente raggiungibile, la Francia fu una meta privilegiata soprattutto per colore
emigrant
Vano nel Nord Italia, tanto che tra Ottocento e Novecento gli Italiani divennerohe
straniera più numerosa: passarono infatti dai 60 000 di metà Ottocento
che atita
a comunita
to ai
anni del Novecento. 400000 dei
Ne derivarono non pochi problemi di convivenza con la popolazione
ne locale, emble
primi
delle difficoltà che incontrarono i nostri emigranti nell'integrarsi nei paesid'adoi
lavoratori francesi accusavano gli italiani di «rubare il lavoro», di
ei paesi d'ado ematic
inferiori e quindi di abbassare il livello dei salari.
accontentars ne
L'episodio più grave di intolleranPhe
gli Italiani si verificò il 17 agosto 1893 nella cittadina di
Cla: in
Aigues-Mortes, nel Sud della
quell' occasione alcune decine di operai italiani (9 secondo le autorità francaFran
secondo il «Times») furono massacrati dalla folla. Il
al punto di
fatto suscitò grande
scalpore in is
francesi, 50
creare tensioni
Teta
diplomatiche tra Italia e Francia. Da quel
momento, e per t
giolittiana, l'emigrazione italiana in Francia diminuì notevolmente. ta

LE CONSEGUENZE DELL'EMIGRAZIONE
Quale eredità ci ha lasciato la partenza di milioni di nostri
ri?
Siè trattato di connazionali verso i
paesi stranie-
che tuttavia
conseguenze positive e negative.
L'emigrazione fu
fenomeno doloroso0.
un
portò un po' di ricchezza nelle terre più povere. Chi lavorava
mandava in Italia parte della all'estero infatti
propria paga le cosiddette rimesse aiutando cosi
-

dei paesi
d'origine e, più in generale, dell'Italia. Inoltre i lavoratori l'economia
vrannumero, videro il proprio potere contrattuale rimasti, non più
in so-
rafforzarsi e i
Tra le
conseguenze negative ricordiamo lo spopolamento di alcune salarigradualmente
aree del
salire.
tutto nel Meridione e nelle
vallate alpine, e il paese, soprat-
partenza degli emigranti, infatti, portò al
degrado umano e ambientale che ne
segui. La
la depauperamento del
capitale umano: in molte
zone
popolazione si ridusse ai soli individui più anziani, con
iniziativa; l'abbandono dei villaggi e delle poca energia e spirito di
campagne portò anche a veri e propri dissesti
idrogeologici, dovuti alla mancanza di cura e di manutenzione del territorio.

Rimessa. Questo termine deriva dal verbo«


inviare di nuovo. ll termine rimessa, rimettere», che significa anche rimandare o
viene mandato indietro o che viene perció, puô essere usato
per indicare qualcosa ciE
rinviato al luogo o alla
degli emigranti, in particolare, erano i beni e le persona d'origine. Le rimesse
somme di denaro che
nel loro paese
d'origine, a beneficio dei tamiliari rimasti in gli emigranti speaivaano
di spedizioni il tenore di vita delle patria. Grazie a questo genE
l'economia della nazione nel suo famiglie aumentava, ma ne traeva vantaggio ancne
complesso.

Perché la politica
di Giolitti fu accusata di
Quali furono le principali riforne ««doppiezza>»?
attuate da
Quale fu la politica di Giolitti nei confronti delGiolitti?
Come accrebbe il
Si Mezzogiorno?
fenomeno dell'emigrazione?
Quali conseguenze ebbe
l'emigrazione?
3. Tra successi e sconfitte
LA CONQUISTA DELLA LIBIA
Giolitti ritenne opportuno riprendere la politica coloniale per due principali motivi:
LA GUERRA DI LIBIA
. voleva dimostrare ai nazionalisti che il suo era un governo in grado di aumentare il prestigio
internazionale dell'Italia;
voleva assecondare i maggiori gruppi industriali e finanziari (in particolare il cattolico Banco
LTEM
di Roma che aveva cospicui interessi economici in Libia);
voleva accontentare l'opinione pubblica che riteneva necessario conquistare nuove terre per
FLA
dar lavoro ai braccianti del Sud e, più in generale, a tutti gli emigranti
Rispetto ai governi precedenti, Giolitti cambiò però obiettivo: non più l'Etiopia, ma la Libia, GO77
situata di fronte alle coste
della Sicilia ( STO1 Libia)
Obiettivo: la
Sul piano internazionale, il momento era favorevole in quanto il governo italiano, accet
tando il dominio francese in Tunisia e Marocco, aveva ottenuto in cambio il «diritto di
conquista» della Libia. Nel 1911, dunque, l'italia dichiarò guerra alla Turchia che dominava
la Libia. L'esercito occupò subito le principali città, ma dopo i primi successi iniziarono
ledifficolta: la popolazione araba della Libia organizzò una forte resistenza. L'Italia reagi
con durezza: furono inviati in Libia altri militari fino a formare un contingente di 100 000
ONLINE DoC
uomini. Uno scontro tra
Non riuscendo a piegare la resistenza libica, l'Italia cambiò tattica e spostò il campo di batta- truppe italiane
glia: attaccò direttamente la Turchia, inviando la marinanell 'Egeo e occupando alcune isole e turche

delle Sporadi che andarono a formare il dominio italiano del Dodecaneso (dodici isole), con
capoluogo Rodi. I Turchi, spaventati anche da un'incursione nello Stretto dei Dardanelli,
firmarono nel 1912 il Trattato di Losanna coa ii quale di fatto sedevano all'Ttalia il dominio
sulla Libia.

Soldati italiani
nei pressi di Tripoli
nel 1911.

*
Smirne

Chio
CONQUISTA IL
DODECANESO
Eubea

IMPERO OTTOMANO
L'ITALIA Samo Aydin
Mar Lgeo
Atene
Cefalonia Patrasso Corinto Andro
Pireo

Olimpia Nauplia
Zante CICLADI

GRECIA
Nasso
Coo
Rodi
Milo DODECANESo-
Rod

Cerigo
Scarpanto

Canea Candia
Creta

Intervento italiano (1912)


-Conhne ottomano (1912)
-Conhne greco (1913)
corso del contlitto,
I'ltalia prese noccor.
1911 occupò
la Libia. Nel
appartenenti fino a quel momentento
un torte isole Sporadi,
ottomano subl di alcune delle
All inizio del XX secolo l'Impero vaste regioni nella penisola ottomano.
isole,
Queste
c o n o s c I u t e anche con il
nome di
ridimensiIonamento. Oltre a perdere all Impero
isole che posedeva abitate da popolazioni greche
fin dall'antichits
tutte le
balcanica, fu costretto a cedere quasi Dodecaneso, erano
Cttoman1 nel XVI secolo.
nel Mar Egeo. state conquiIstate dagli
ma erano

la Grecia strappo riconobbe all'ltalia il dominia


2 Con le guerre balcaniche (1912-13) Trattato di Losanna
cultura e di tradizione grecCa.
Nel 1912 il Dodecaneso. Esse costituiranno un
territori di
all impero ottomano altri la parte insulare, era quasi sulla Libia e sulle
isole del
indipendenza della Grecia, compresa fino alla seconda guerra mondiale. Nel
possedimento italiano definitivamente del territorio greco
completata 1947 entreranno a
far parte
sfruttata dall'Italia, che nel
L a debolezza dell'Impero ottomano fu

LO «SCATOLONE DI SABBIA
cui n o n corrispose affatto la creazione
a
L'avventura coloniale comportò notevoli spese
emigranti italiani, che continuarono privilegiare le mete
di grandi opportunità per gli descritta
Libia infatti non era quella terra
fertile e rigogliosa qrnale veniva
tradizionali. La
ricchezze minerarie
all'impresa coloniale, non
favorevole grandi aveva
dalla propaganda
nel 1959, quando la Libia no:i era più una colonia
(il petrolio venne scoperto solo più tardi, «scatolone
si trattava, per usare un'altra celebre definizione di Salvemini, di uno
NE DOC italiana):
sione di sabbia
libica furono soltanto le banche (che
economici dall'avventura coloniale
olina A trarre vantaggi
e l'industria militare.
finanziarono i nuovi insediamenti italiani), gli armatori
limitata per anni esclus!
Sul territorio, infine, la sovranità dell'Italia sulla Libia rimase
vamente alla fascia costiera. Solo nel 1927, infatti, il regime fascista l'avrebbe estesa al
NE STO tecnicheu
territori desertici dell'interno, impiegando contro la resistenza araba feroci
ani brava
te? repressione.

IL SUFFRAGIO UNIVERSALE MASCHILE


d
la principale riforma democratica dell'età giolittiana fu l'approvazione, nel maggo
ione
a nuova legge elettorale, che introduceva il suffragio universale maschile, cioè la conces
senza
del diritto di voto a tutti i cittadini maschi. Con questa legge furono ammessi al voto,
alcuna limitazione, i cittadini maschi che avessero compiuto il trentesimo anno a
Per accedere al all'età di ventun anni, era invece necessario aver
vot0
adempiuto 8 i
ghi del servizio militare osaper leggere e scrivere. Non era ancora il vero e propo ittragio
DUE DESCRIZIONI DELLA LIBIA

LA LIBIA: UN'OASI FIORITA LA LIBIA: UN DESERTO POLVEROSO

Autore Giuseppe Piazza, corrispondente del quotidiano Leone Caetani, eminente studioso di storia e cultura isla-
«la Tribuna» mica.

Descrizione «Sotto l'ombra benefica dei palmizi delle oasi«Si parla spesso di popolazioni cheguardanoassetate ver-
e coltivato il grano e l'orzo; vi può rendere ven- So il nostro paese per essere liberate dal giogo dell' Impero
ti volte, e in certi posti come a Katis, Misurata, turco. lllusione anche questa!.] Questo partito italiano
Gharian, pertino quaranta volte la quantità se- èuna fiaba. Noi colla nostra politica inopportuna, sciocca,
minata. Le palme che proteggono queste colti- senza direttive né in un senso, né in un altro, abbiamo cre-
vazioni si fanno ascendere nel vilayet (circoscri- ato nel paese un profondo malcontento, una irrequietezza,
zione) al numero di tre milioni. L'ulivo vi cresce di cui naturalmente si sono valsi tutti gli elementi (e sono,
turco che
spontaneo, selvaggio, non curato, non potato, per cosi dire, la totalità) contrarissimi al dominio
eppure vi produce annualmente sessantami- però non significa che siano favorevoli a noi. . | La popo0-
la quintali, con tredicimila di olio estratto. Gli azione della Tripolitania per moltissima parte è nomade
aranci, coltivati soprattutto nell'oasi di Tripoli, ..Ora se noi occupassimo Tripoli dovremmo cominciare
a Socna e
Talbiga, vi crescono rigogliosi e pa- dallo stabilire l'ordine pubblico tra queste popolazioni che
re spontanei, e vi producono per un valore di vivono in un deserto SConfinato bianco, giallastro, dove
sessantasettemila lire annue. ... E mandorle, si muore di caldo, ove si soffoca dalla polvere, ove, per
fa-
peschi, fichi, albicocchi, meli, peri, cocomeri, seguire molti tantasmi che mai potremo raggiungere,
remmo morire i nostri soldati a centinaia e a centinaia per
meloni, legumi... Crescono spontanei dap-
pertutto i vegetali destinati all'industria.» malattie, vedere un solo nemico.»
senza (L. Caetani, La
Libia negli atti del Parlamento)

universale, comprendente anche le donne, che sarebbe stato conquistato solo nel 1946, ma
fu senza dubbio un grande passo avanti sulla strada della democrazia.
Scopo di Giolitti era l'allargamento della base politica dello Stato italiano: gli elettori passaro-
no da 3,3 a 8,6 milioni, dal 9,5% al 24% della popolazione. In questo modo, Giolitti intendeva
avvicinare alle istituzioni i due grandi movimenti di massa che sino ad allora erano rimasti
esclusi dalla partecipazione politica diretta, cioè i socialisii e i ceitici. Ma per avere la me-
ailtarsi i cattolici (che
glio sui socialisti (che dominavano il mondo operaio} oc:ore
Ve con

dominavano il mondo contadino).

GIOLITTI EI CATTOLICI
tutti i cattolici di votare ed essere votati
Ilen-expedit(ildivieto sancito nel 1874 da Pio IX per
in parte ammorbi-
nelle elezioni dello Stato italiano, che aveva usurpato potere papale)
il venne

Propaganda
elettorale
dei primi decenni
del Novecento: i
manifesti ricoprono
le colonne
F della Galleria Vittorio
Emanuele a Milano.

AAAAARN
dito da Pio X: i cattolici si recarono alle urne,
per la prima volta, nel 1904, e
votarono
liberali nell'intento di
Non era ancora
sconfiggerei socialisti, che erano considerati il
permesso costituire un partito cattolic0, ma in
nemico pil t
tutto il mond
candidai
pericok
un grande
fermento: dopo l'enciclica Rerum Novarum del 1891, i cattolici si
cattols
cattolico vieta
mente erano e r
impegnati nella società attraverso l'Opera dei Congressi, una federazione di8o mag
cui attività
spaziava dall'assistenza caritativa all'animazione culturale. Erano sortii si
cattolici e le cosiddette
cooperative bianche (il bianco era il colore dei cattolici, come il
quello dei socialisti), ma
soprattutto era stata fondata l' Azione Cattolica, l'organizzazio
inquadrava il laicato cattolico sotto la guida del papa e dei vescovi.
Nel 1913 Giolitti
stipulò con I'Unione Elettorale Cattolica, presieduta dal conte
tiloni, un accordo: ilPatto VincenzoGen-
Gentiloni. I cattolici promettevano di votare quei candidati Gen.
che avessero liberalt
in materia di sottoscrittol'impegno
di difendere la
Chiesa (oPponendosi a norme anticlericalk
insegnamento e di morale, come la concessiorne del divorzio). Grazie a
patto, nelle elezioni del 1913 Giolitti riuscì a
ottenere nuovamente la
questo
eleggere al Parlamento 304 deputati liberali: di maggioranza, facendo
La sinistra
ottenne un buon risultato,
questi 228 grazie all'accordo con i
cattolici.
accrescendo la propria rappresentanza in
(169 deputati di cui 52 socialisti), ma rimase
lontana dalla maggioranza dei
Parlamento
seggi.
1914: FINISCE L'ETÀ
GIOLITTIANA
La guerra in Libia aveva
indebolito il governo guidato da Giolitti. Molti erano
criticavano il capo dell'esecutivo, mentre coloro che
l'economia tornava ad attraversare un momento
di crisi. In questo contesto, Giolitti
sarebbe stato presto richiamato al
preferi dare le dimissioni. Pensava probabilmente che
Al re indicò come suo successore
potere, come era sempre successo negli anni precedenti.
Antonio Salandra, un uomo
Salandra però non seguì l'esempio di Giolitti nei politico conservatore.
confronti delle manifestazioni
1914 in Romagna e nelle Marche popolari. Nel
scoppiarono dei disordini, che per la presenza dei socialisti
presero il nome di settimana rossa. Salandra inviò l'esercito a
L'Italia tornava cosi a quel clima di tensione che aveva reprimerli.
caratterizzato la crisi di fine secolo.
Ma soprattutto la situazione internazionale stava
precipitando verso la prima guerra mondiale.
All'intervento dell' Italia nel conflitto Giolitti si opporrà, ma inutilmente.
L'età giolittiana era veramente finita.

Perché Giolitti riprese la politica coloniale?


La conquista della Libia fu vantaggiosa
per I'talia?
Quando fu concesso il suffragio universale maschile?
-Che cos'è il Patto Gentiloni?

Cooperativa. Per le leggj italiane, la COoperativa é una sOcietà formata da lavoratori che mettono in comune i
propri capitali e il proprio lavoro per olrire Deni e serviZi di vario genere. In altre
parole, formando una cooperativa
lavoratori uniscono le proprie torZe, COSi p0SSono l3Vorare in settori nei
quali sarebbe più difficile operare
Singolarrnente; se, per esernpio, alcuni agriColtori vogliono dedicarsi a un tipo di coltivazione che richiede oo

rmacchinari costosi e il lavoro di molte bracCla, possono costituire una cooperativa agricola; in questo modo'acqu no
le soese per l'acquisto dei macchinari e contribuisCono tulti insieme al lavoro dv
manuale. Naturalmente devono
anche dividersii guadagni derivanti dal loro lavoro. Lattiyita delle cooperative è della
prevista anche dall'articolo 45
Costituz1one italiana, secondo quale
il <la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a re
di mutualità e sernza fini di speculaz1one privata», Le leEEI laliane, percio, facilitano in vari modi l'attivitàcarate
delie
COoperative.
Unità 3 LETA GIOLITTIANA 87

4. La cultura italiana
FRA ORIGINALITA E PROVINCIALISMO
Durante l'età giolittiana si impose definitivamente in Italia la cultura
di massa, con la pubblicazione di molti giornali, la diffusione della
pubblicità, un'attiva industria editoriale. Furono anni di grande fer-
mento, in cui videro la luce riviste letterarie come «La Voce» 0 «La-
eerba, o didivuigazione culturale o filosofica, come il «Leonardo»,
nonché pubblicazioni di carattere prevalentemente politico, di indi-
rizzo socialista o nazionalista. L'Italia non rimase esclusa dalle grandi
correnti culturali europee dell'epoca, con particolare riferimento al
clima antipositivistico e irrazionalista diffusosi alla fine dell'Otto-
cento: ricordiamo da un punto di vista filosofico Croce e Gentile con
la nascita nel 1903 della rivista «La Critica», mentre sotto l'aspetto
letterario l'esempio più emblematico lo ritroviamo nell'opera e nella
stessa vicenda personale di Gabriele D'Annunzio.
D'altra parte, il positivismo italiano, per quanto ben rappresentato
in numerose facoltà scientifiche, solo raramente aveva dimostrato
D'Annunzio in posa in
vigore e fecondità, e una sorte poco lusinghiera toccò alle teorie del medico e antropologo
una foto «ufficiale>»
Cesare Lombroso, che nell'età giolittiana gli diedero grande fama senza però essere accettate dei primi del
dalla comunità accademica internazionale. Novecento.

L'ltalia fu inoltre il luogo d'origine del movimento futurista: una delle prime forme di avan
guardia che ebbe una rilevanza non solo culturale ma anche sociale e politica. Tuttavia furono
pochi gli serittori e gli intellettuali italiani in grado di imporsi a ivelio internazionale, mentre
per molti la fama non varcò i confini del paese.

IL«SUPERUOMO> DI D'ANNUNZIO
Nato a Pescara nel 1863, Gabriele D'Annunzio divenne presio u ei protagonisti della vita
culturale italiana ed europea, grazie alle sue opere lettersie ma anche a una sapiente regia
delle proprie azioni per poter essere sempre al centro dell'attenzione, atteggiamento passa-
to alla storia come dannunzianesimo: scelte politiche, polemiche, Scandali per le sue relazioni
sentimentali, folli spese e conseguenti indebitamenti, azioni belliche clamorose - tutto doveva

concorrere alla sua fama di uomo eccezionale al di sopra della massa e dei mediocri. La sua
consacrazione a uomo-mito avvenne durante l'età giolittiana e negli anni della prima guerra
mondiale, ma già dal 1897, quando fu eletto in Parlamento come deputato della Destra, lo

Dannunzianesimo. Il termine non si riferisce semplicemente alle caratteristiche delle opere di D'Annunzio, ma si
estende a tutta l'esistenza del poeta che venne definito vate», <limmaginifico», il ««poeta-soldato>». In lui il
pubblico trovava una sapiente miscela di atteggiamenti letterari e comportamentali, un'ossessiva commistione
fra letteratura e vita, nonché le chiacchierate avventure tra il poeta e le sue amanti. Secondo le descrizioni che ne
forniva D'Annunzio nei suoi libri, esse apparivano donne eccezionali che rispondevano ora al modello della femmina-
pantera, ora a quello del tenero giglio: ma in realtà non erano altro che oggetti senz'anima, fantasmi creati dalle
passioni momentanee e narcisiste del poeta. Fra le innumerevoli relazioni avute dal poeta, la più famosa fu quella con
la celebre attrice Eleonora Duse. D'Annunzio narrò del loro amore nel romanzo ll fuoco (1900), consegnando ai lettori
un ritratto impietoso della protagonista (chiamata «ela Foscarina»), donna ««avvelenata e corrotta, carica di amori,
esperta di tutto il piacere, tentatrice errante e implacabile>», Lattrice rimase molto turbata dal libro, che rivelava
particolari intimi della sua vita privata. D'Annunzio, d'altra parte, non nascose mai di sfruttare le sue amanti sia dal
punto di vista economico sia da quello letterario: chiedeva loro il denaro necessario per pagare i debiti della sua
ussuosa vita e allo stesso tempo traeva ispirazione letteraria dalle sue sofferenze d'amore.
Unità 3 LETA GIOLITTIANA 89

stante il poeta si fosse limitato a dare il nome a qualche personaggio e piccoli suggerimenti
al regista Giovanni Pastrone. In questo caso il nome di D'Annunzio fu utilizzato come una
sorta di marchio di garanzia per nobilitare il cinema, arte allora disprezzata dal pubblico colto.
Nonostante la società dei mass media fosse agli esordi, D'Annunzio seppe dunque reclamiz-
zare e ben amministrare il mito creato attorno a sé, influenzando larghi strati della società
italiana che vagheggiavano quel suo modello di vita ardimentosa e «inimitabile», fatta di
amanti fatali, trasgressioni scandalose e velleità guerresche.
Il personaggio di Andrea Sperelli, protagonista del romanzo l piacere (1889), è utile per
comprendere quanto D'Annunzio fosse tra i primi intellettuali italiani a intuire il nuovo
carattere di spettacolarità e mercificazione della società contemporanea per sfruttarne le
opportunità. D'Annunzio propose un modello di vita che affascinò tutta una generazione e
che si diffuse presso i lettori comuni, anche grazie all'alone di scandalo che circondava la
sua esistenza.
Lo scopo della vita? Il piacere, ricercato sempre e comunque, quel piacere che la gente co-
mune assapora assai di rado, ma che è il nettare dei nuovi dei: i divi della società di massa.

IL CLAMOROSO SUCCESSO DI LOMBROSO


Cesare Lombroso nacque a Verona nel 1835. Dopo gli studi di medicina, iniziò a operare come
medico militare, dedicandosi nel contempo alla carriera accademica. Nel 1876 usci il Trattato
antropologico sperimentale dell'uomo delinquente, nel quale Lombroso tentava di applicare
il metodo scientifico positivista allo studio dei comportamenti umani, in particolare a quelli
deviati e criminali.
lI successo fu clamoroso. La prima edizione venne esat dopo tre mesi. Seguirono altre
edizioni e traduzioni in molte lingue. Lombreso acquis: una grande fama, senza cessare le sue
ricerche. Il fedele maggiordomo Cabria si aggirava per taverne e luoghi malfamati in caccia di

IL CRIMINALE SI RICONOSCE DALEA FACCA


n genere scrive Lombroso i ladri hanno voluminos0; robuste le mandibole, lunghi gli orecchi,
-

notevole mobilità della faccia e delle mani, occhio larghi gli zigomi, crespi, abbondanti i capelli e oscuri;
piccolo, errabondo, mobilissimo, obliquo di assai di frequente scarsa la barba, denti canini molto
spesso; folto e ravvicinato il sopracciglio; il naso sviluppati, labbra sottili; frequenti le contrazioni
unilaterali del volto, con cui sCopronsii denti canini
Torto o camuso, scarsa la barba, non sempre folta
la capigliatura, fronte quasi sempre piccola e quasi a s0gghigno o minaccia.>»

sfuggente. Queste descrizioni trovano riscontro in alcuni disegni


caricaturali - forse eseguiti dal suo aiutante, il dottor
Gli omicidi abituali, invece, hanno lo sguardo
Frigerio - e in alcune fotografie raccolte nell'Atlante
vitreo, freddo, immobile, qualche volta sanguigno
e iniettato; il naso spesso aquilino, sempre dell'uomo delinquente.

Un'immagine
di Cesare
Lombroso
e alcune sue
tavole con
fisionomie
di un ladro
(al centro) e di
un incendiario
(a destra).
pericolosi criminali per convincerli a lasciarsi visitare dal
padrone, entre TLombro
gratuitamente i malati, per avere a disposizione il maggior numer mentre
Nel 1905 Cesare mero possibile
Lombroso ottenne, all'Università di Torino, la
plina da lui inventata: prima catted cas CUFay
italiani più famosi nel
l'«antropologia criminale». Era l'apice del successo D na Una ddiss.
mondo, come D'Annunzio, il tenore Caruso e enne uno de
l'invento e Marconi.
LA PERICOLOSA TEORIA LOMBROSIANA
Lombroso considerò il
delinquente «un
pazzo atavico»: 1n altri termini, un
riproduce gli istinti dei nostri avi. Fu un sostenitore Drim
Siognomica, la scienza che cerca di dell'applicazione della
della statistica
statisti ia
vo che
interpretare i caratteri
dell'individuo
proprie tesi, Lombroso passò la vita a misurare crani, dall'asnets
Per avvalorare le
linquenti. Considerò le tare e le anomalie fisiche come indiCi facce e piedidi di de
e che consentono
spiegare la propensione dei singoli individui al delitto. di individ
Per Lombroso luare
esistono due tipi di
le anomalie
involutive e nel
delinquenti: «delinquente nato», nel quale si
il
quale il trovanotte
comportamento criminale è insito per natura, e il «deln.
quente d'occasione»,
recuperabile perché al delitto da fattori esterni e
T
delinquenti nati, dunque, «non già portato non
congeniti
vagia, perché hanno tendenze malvagie, tendenze
ma delinquono
atto
per cosciente e libero di volontà
mal.
che ripeiono la loro
ganizzazione fisica e psichica diversa dall' origine da un'or
Il successo di uomo normale»
questa teoria durò finché Lombroso visse. Ma
libri e le sue teorie furono
presto dimenticati. La
uando nel 1909 mori, isuoi
decisione l'approccio lombrosiano al psichiatria, infatri, scartò ben presto
econ
fenomeno della delinquenza: venne
infondato scientificamente ma anche giudicato non sol
pericoloso,
Lombroso fu anche un fautore della moderna
in quanto fonte di
gravi pregiudizi. Eppure
teoria della pena rieducativa
casi meno gravi, le pene alternative al carcere. Ma solo
e incentivò, per
Per per i delinquenti occasionali.
quelli considerati non recuperabili propose i manicomi giudiziari:
ricoverati un ambiente allegro, fornito di tutte le attrattive«Bisogna crearea
che
possono consolare e
dolce la vita, concedendo loro teatri,
libri, musica e pittura; eccitandone l'attività,rendere
libero sfogo alle loro tendenze artistiche e dan
con un giornale manicomiale,
poetiche, con recite, con esposizioni e sopratu
Filippo Tommaso per dare ai malati una tribuna ove far loro
Marinetti. Squarci letterari». conoscere i migiori

LA PRIMA AVANGUARDIA: IL FUTURISM


rtisti-
l futurismo fu l'unico
movimentoar
ma con un respiro inte
Co nato in Italia

zionale. L'atto di nascita è il Manifesto


futurismo pubblicato dalFilippo Tommaso
Marinetti (1876-1944) il 20 febbraio
sulgiornale «Le di Parigi. Mar
Figaro» Co
olita, con

netti intellettuale cosmopo


era un a g g i òp e r

stretti legami con la Francia, e tiutu


l'idea
tuttal'Europapropagandando dove
l as u a

rista: nel 1914 si recò in.Russia, ell'im-

UTURJS
nascita

presenza fu decisiva per la: inse


che si
portante futurismno r u s s o , diavan

comunque su una vivace fioritura


guardie. voleva espri
Lideologia che il Manifesto vole
tutto il passato e di ciò che
lo
la violenza distruttiva nei confronti di
e
mere era l'aggressività i musei, le biblioteche, le
«l professori di storia, gli archeologi, gli antiquari,
raDpresentava:
accademie, le cittàpassatiste
Romae Venezia»
la guerra «sola igiene del mondo»,
celebrava l'amore per il pericolo, la ribellione,
Al contrario d'ordine: «Uccidiamo il chiaro di
lunal».
il suo messaggio in una specie di parola
eriassumeva sensazioni nuove
esaltava la nuova civiltà della macchina, cercava di attingere
11 futurismo rifiutava il mondo
scienza e della tecnica, come l'ebbrezza per la velocità,
dal mondo della
dell'interiorità. rifiutan-
a destra: pur
di vista politico, i futuristi italiani si ponevano generalmente
Dal punto accettavano incondizionatamente
la società
stile di vita e la morale borghesi, essi infatti
do lo dellaprima guerra
le contraddizioni e le tensioni sociali. Allo scoppio
capitalista ignorandone nazionaliste.
decisamente interventiste e
mondiale assunsero posizioni

UNA MODA FUTURISTICA

Il futurismo è una chiara espressione della


tendenza all'irrazionalismo culturale di inizio
secolo. In oghi settore si doveva rompere L VESTITO ANTINEUTRALE
con la tradizione, negare ogni razionalità,
rivoluzionare il pensiero e i costumi. Nel Manifesto futurista
manitest0 a fianco (Vestito Antineutrale,
dell'1 settembre 1914) Giacomo Balla, pittore
Glorifichiamo
sola ige
la guerra,
MARINCTT

dagli interessi poliedrici, prende di mira


Viva Asinari di Bernezrc|
abbigliamento e la moda. Anche in questo MARINET
campo è necessario abbandonare il passato,
I autuita ki Vasti senpni dl qulsts, il pau
laconsuetudine sociale che voleva gli uomini
ele donne vestiti con sobrietà, giudicata 2atur
schiavitù».
«espressione di malinconia e
manitesto.
Riportiamo parte del testo del
OGGl vogliamo abolire: aliuearis. ar**
1. Tutte le tinte neutre, «carine», sbiadite,
semioscure e umilianti. 2. Tutte
fantasia, a20, luieraria e deprin:nl
le tinte e le fogge pedanti, professorali e
teutoniche. I disegni a righe, a quadretti, dite, jiarniusik, somiGacure a uillvai.
a puntini diplomatici. 3. I vestiti da lutto, 2.Tute lo tinto e lo oggiu ectnsti, 0 -
etóralio teutoníoho, disogni a rigie, a

nemmeno adatti peribecchini. Le morti qandroti,a puntlní diplomatiol,


S. VOB(ILI da Tto, nonniono adnttu por
ma
eroiche non devono essere compiante, becenin, 1 nort oroiche o u dovon0 e s o r c

ricordate con vestiti rossi. compianle, ina ricorilnto con Vestiti roksi

4. L'equilibrio mediocrista, il cosiddetto quibrio modloorleta, ll cosiletlo


buon guslo u lu oONidol{a nrnionin di tlito e
tornie, che fronau i entislusni o allen
tinte
buon gusto e la cosiddetta armonia di
edi forme, che frenano gli entusiasmi e talo pa53 le lnvo sta-
. A Bmmetra nel lugllo,
tloho, che stancano, dopriion, contristao, lo-
rollentano il passo. 5. La simmetria nel gom
l'unlformitd di risvolti u
gano i muscol;
Juuul. I col-

taglio, le linee statiche, che stancano, tuttw


loi
le cincischiature.bott0ni
polgini lunmidai, Vestlto blanco ross0 veroe

deprimono, contristano, leganoimuscol; Noi uiriRtU voglian0 liberare la nosLra ruzA


lall'fndeclsione paurs4
portato dal parolibere futurisia Cangluto, nelle dimostra.
slonl del Futuristl contro I prolessorl ledescolll e neu
da ogni noutralltà,
l'uniformità di goffi risvolti e tutte le e i guietisto, dal pessimlAmo negatoro o dall'ineziu trallll del' unvereita di Roma (1-i2 Dkembre i14k

Cincischiature. I bottoni inutill. I colletti


polsini ingmidati.

Quali erano i caratteri della cultura italiana durante l'età giolittiana?


Perché D'Annunzio può essere considerato il primo mito della società di massa in Italia?

Qual era l'idealedi vita di D'Annunzio?


Quali erano leteorie antropologiche sostenute da Lormbros0?
Checos'è il futurismo?
Quali sono le principali tesi dei futuristi?
SCrittore aveva affiancato a quella letteraria
un'intensa attivita

occasione si era
politica,
distinto
con

per un repentino
ggiamenti ag
atteggian

gressivi provocatori. Proprio in questa


e «Passo verso la vita»
passa
a», per otestare
Sinistra al grido di:
dai banchi della Destra a quelli della
Contro le proposte repressive di Pelloux.
aristocratica e antidemocratica , nel
chiaritola propria ideologia,
Nel 1895
DAnnunzio aveva
diverse opere di Nietzsche. Del'a
romanzo Le verqini delle rocce., scritto dopo aver letto
la parte piu filosofica, reint
tedesco D'Annunzio comprese in modo assai superficiale
e colui
nter
che va nlt.
infatti il «superuomo»
pretando l'idea di «superuomo>», Per Nietzsche,
Tuomo (il prefisso tedesco über viene tradotto in italiano con super, ma significa oltre.

«al di là del bene e del male», ritrovand


superuomo è colui che va oltre, nel senso che va
cOSi la natura originaria e autentica dell'uomo). Per D'Annunzio, invece, il «superuomo»a
un uomo superiore, che vive una vita «impossibile» e «incredibile» agli OCchi delle masse
Per questo la gente si appassiona alle sue vicende: in una parola è un mito, una star.

Claudio Cantelmo, protagonista del romanzo, motiva cosi il diritto dell' aristocrazia di do-
minare sulla plebe: «Lo Stato non deve essere se non un istituto perfettamente adatto a
favorire la graduale elevazione di una classe privilegiata versO un ideal forma di esistenza.
Su l'uguaglianza economica e politica, a cui aspira la democrazia, voi andrete dunque for-
mando una oligarchia nuova, un nuovo reame della forza . Non vi sarà troppodiicile, in
vero, ricondurre il gregge all'obbedienza. Le plebi restano sempre schiave avendo un nativo
bisogno di tendere i polsi ai vincoli».
LO SCOPO DELLA VITA? IL PIACERE
D'Annunzio si dimostrò abile interprete della nascente società di massa anche quando fu
coinvolto nella strategia di lancio pubblicitario del film Cabiria (1914). La pellicola fu proiet
tata a Torino il 18 aprile 1914 e venne presentata come opera di Gabriele D'Annunzio, nono-

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