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GREGORY BATESON: CIBERNETICA E MENTE di Giovanni Tricarico [182919]

Introduzione

In questo breve testo espositivo ho cercato di delineare i tratti peculiari della cibernetica
come essa è indagata nel pensiero di Gregory Bateson, e di specificare la sua
concezione di 'mente' e 'mentale' alla luce proprio dei principi della cibernetica. Il
materiale che ho selezionato per l'esposizione è esclusivamente tratto dall'opera di
Bateson Verso un'ecologia della mente.
L'intento espositivo è quello di mostrare i tratti cruciali della cibernetica che la
rendono una disciplina essenziale per la filosofia batesoniana. Ho cercato di mostrare
come essa più che essere una disciplina scientifica indipendente, diviene una 'forma
mentis', un modo di pensare, una nuova maniera di intendere la realtà. Nella lettura del
testo di Bateson spesso ho riscontrato una affinità di metodo e scopo con l'indagine
epistemologica di Kant nella sua Critica della ragion pura: un intento di chiarificazione
gnoseologica. Lo scopo è quello di spianare la strada ad una nuova e più corretta visione
del mondo: un fine 'critico' in senso kantiano del termine. Scoprire quali sono le
possibilità d'indagine scientifica, e verificare entro quali orizzonti epistemologici essa
debba esprimersi. A tutto questo serve la cibernetica: non come disciplina, ma come
metodo epistemologico, come sguardo sulla realtà.
E parte di questa realtà indagata è anche la mente. Sulla via aperta dalla cibernetica si
inserisce e si innesta una nuova concezione del mentale, che poi va di pari passo con
una nuova concezione dell'individuo, e di nuovo, ancora criticamente, delle sue
possibilità gnoseologiche. L'esposizione pertanto vorrebbe indicare quale sia questo
nuovo modo batesoniano di intendere il 'mentale' e di come esso sia guadagnato a
partire dalla riflessione sulla cibernetica.
Procederò dunque elencando prima le caratteristiche della cibernetica, il suo procedere
in negativo, l'importanza del contesto, la sua struttura a circuito, che cosa si intenda per
differenza e di come essa sia sinonimo di informazione. Poi delineerò cosa si intende
per 'mente', quali sono i suoi aspetti, come essa presenti una struttura sistemica, ovvero
cibernetica, quale è il ruolo della coscienza, e infine un breve scorcio su come l'arte sia
espressione del mentale.
Il pensiero complessivo di Bateson ha una portata vastissima; capace di passare da una
disciplina ad un'altra, indagando lo scibile umano e creando sintesi olistiche originali,

1
egli per questo può essere considerato un autentico filosofo. Qui ho delineato solo una
piccola porzione della suo pensiero, ma che, in accordo con il suo metodo e modo di
ragionare e vedere le cose, è un riflesso della totalità della sua filosofia.

1. La cibernetica

La cibernetica, dal greco kybernetes (“colui che pilota la nave”), viene comunemente
intesa come la scienza che studia le dinamiche di controllo e autoregolazione di sistemi
complessi. Questa scienza ha un campo d'azione enorme. Essa è applicabile allo studio
di organismi viventi, dunque alla biologia e all'evoluzione, oppure alla matematica, alla
fisica, all'ingegneria, alla robotica. In Bateson essa si lega in particolar modo alla teoria
dell'informazione e della comunicazione, ma più in generale egli ne fa il perno del suo
pensiero in senso lato, utilizzandola come strumento metodologico per ricodificare vari
concetti chiave delle discipline alle quali si dedica e così progredire nello studio di esse.
La cibernetica diviene il metodo epistemologico di Bateson, quasi il suo stile di
pensiero. Seguendo parametri cibernetici vengono inquadrati problemi legati allo studio
della schizofrenia, o dell'etnologia. Ma in particolar modo attraverso di essa si
riconfigura una nuova concezione di “mente”.
Prima di procedere all'inquadramento di questa nuova prospettiva batesoniana
riguardante la mente, è bene effettuare una delucidazione in merito alla cibernetica,
evidenziandone i tratti caratteristici.
Innanzitutto tale scienza procede attraverso spiegazioni in negativo. In merito ad un
evento si considerano le varie possibilità che avrebbero potuto manifestarsi, o le cause
alternative che avrebbero potuto determinarlo ma che non si sono espresse. Invece di
studiare la specifica causa, o cause che hanno prodotto l'evento, ci si domanda perché le
possibilità alternative non si sono date; quale era il più vasto orizzonte di possibilità che
si potevano manifestare. Questa modalità di indagine permette di focalizzare l'evento
entro il suo sistema contestuale che l'ha prodotto. Lo sguardo scientifico diviene così
più vasto e nello stesso tempo più acuto. Ogni evento viene considerato nel suo aspetto
sistematico. La realtà non viene mai presa in esame nella sua particolare specificità, ma
l'attenzione cade sul sistema contestuale, sulle relazioni, sulle dipendenze e reciprocità
che concorrono a determinare un evento. L'oggetto di studio viene analizzato come
facente parte di un insieme più vasto, di un sistema appunto, che lo produce e lo
influenza. Un sistema ampio ingloba le sue parti in maniera strutturale, seguendo cioè

2
una struttura, una logica e precise regole.
Scrive Bateson che «la forma negativa di queste spiegazioni è del tutto analoga alla
forma negativa della reductio ad absurdum. In questo tipo di dimostrazione vengono
enumerate un insieme di proposizioni alternative tra loro incompatibili, ad esempio 'P' e
'non P', e la dimostrazione consiste nel far vedere che tutte le proposizioni di questo
insieme tranne una sono insostenibili o 'assurde'. Ne segue che l'unica proposizione
superstite deve essere sostenibile nell'ambito del sistema logico»1.
Cruciale diviene il ruolo del contesto nella determinazione del suo contenuto. Un
fonema esiste solo se in combinazione con altri fonemi che costituiscono una parola. E
la parola acquista significato solo se relazionata al più vasto contesto della frase, la
quale a sua volta ha senso all'interno di relazioni comunicative di vario tipo. La realtà e
ogni suo oggetto di studio vengono analizzati attraverso questo modo di procedere.
Bateson concepisce i sistemi di relazioni come circuiti, entro i quali ogni dato o evento
agisce su di un altro, il quale a sua volta retroagisce sul primo. Ogni circuito cibernetico
infatti può ricevere energia dall'esterno, e gli eventi interni al circuito possono
influenzare eventi esterni. Perciò se in un qualsiasi sistema della realtà si produce una
variazione casuale dall'esterno, essa rifletterà una alterazione all'interno del circuito che
però si svilupperà in maniera non casuale, ma secondo le regole e la logica del sistema.
Come esempio di tale modo di concepire la realtà si può applicare l'analisi
dell'organismo umano, dove ogni evento esterno produce un effetto che si applica su un
punto specifico, ma poi si riflette sul più vasto circuito organico che è l'uomo, secondo
la specifica struttura di tale circuito. E solo a partire da tale modalità di osservazione
l'evento è inquadrabile con efficacia. Se prendiamo in considerazione un dato
comunicativo, il suo studio ha poco senso e rilevanza se riguarda il mero messaggio, o
se concerne il semplice referente, ma guadagna valore se lo si inquadra nel più ampio
universo messaggio-più-referente. Perciò la comprensione di un significato di un evento
è inerente al rapporto dettaglio-intero, parte-tutto, e alle relazioni strutturali di tale
rapporto. «L'universo 'messaggio-più-referente' riceve struttura o forma: l'universo è
informato dal messaggio; e la 'forma' di cui stiamo parlando non è né nel messaggio né
nel referente. E' una corrispondenza tra messaggio e referente»2.
Secondo tale prospettiva possiamo comprendere meglio il procedimento in negativo, e
quale sia la sua importanza per l'informazione. Perchè proprio in accordo col carattere

1 G. Bateson, Verso un'ecologia della mente, Adelphi edizioni, Milano, 1976, p. 436-537.
2 Ivi, p. 444

3
negativo del procedimento cibernetico, l'informazione che ricaviamo dall'analisi e
comprensione di un evento si quantifica in termini negativi. Ad esempio, «un evento o
oggetto come la lettera k in una certa posizione del testo di un messaggio avrebbe
potuto essere una qualunque altra delle ventisei lettere dello scarno alfabeto inglese. La
lettera osservata esclude […] venticinque alternative. Un ideogramma cinese ne avrebbe
escluse parecchie migliaia, e quindi diciamo che l'ideogramma cinese contiene 'più
informazione' della lettera»3. Riguardo alle alternative che vengono escluse, esse
costituiscono una struttura informativa. Ovvero l'orizzonte probabilistico di un evento
non significa che esso si produce in maniera casuale. L'analisi batesoniana rimane
sistematica, non stocastica. Anzi, proprio tale orizzonte ha una struttura, o una logica
proprie. Il manifestarsi di una lettera comporta un'esclusione di altre. Ma tale esclusione
è regolata. Ad esempio la scelta di una lettera o di una parola segue regole grammaticali
di una lingua. «Vi è quindi una sorta di strutturazione che determina in parte quali
lettere si presenteranno nelle diverse posizioni»4. Perciò l'analisi della prevedibilità di
un evento si misura secondo regole inerenti alla logica del sistema entro il quale l'evento
si produce.
La struttura cibernetica informativa è un insieme di differenze. L'informazione che la
lettera k mi porta, si basa sulla differenza dalle altre lettere. La realtà viene delineandosi
e si presenta alla mia mente come un insieme di differenze. Differenze tra le cose e
differenze tra le cose e come esse si presentano nella ricezione mentale. Il procedimento
in negativo focalizza l'attenzione epistemologica sulle differenze che sussistono tra gli
oggetti d'esame. Ma che cos'è propriamente una differenza? Bateson nei suoi testi
spesso si rifà alla metafora dell'ingegnere e matematico Korzybski che sosteneva come
'la mappa non fosse il territorio'. Attraverso questa immagine si vuole sottolineare come
nel passaggio da un territorio alla sua descrizione mappale avviene una trasformazione
del territorio stesso. La trasposizione del territorio su una mappa presenta differenze tra
le due. Ovvero il territorio non è più propriamente l'entità reale, ma viene elaborato.
L'elaborazione del mondo e la sua trasformazione sono gli aspetti essenziali della
gnoseologia umana. Infatti l'interazione tra sistemi reali e sistemi mentali umani avviene
mediante un'elaborazione di differenze. Queste, prese in se stesse, sono entità astratte.
Cioè l'elaborazione mentale e neuronale di dati e oggetti che avviene nella mente umana
produce trasformazioni della realtà che non sono eventi concreti. Ma come il territorio si

3 Ivi, p. 439.
4 Ivi, p. 442

4
trasferisce sulla mappa in base a differenze, anche la realtà si trasforma nella mia mente.
E queste trasformazioni, che Bateson chiama 'trasformate di differenze', sono entità
astratte, modi di elaborazione del materiale reale che diventa concettuale. La differenza
di una lettera rispetto alle altre diviene informazione nel momento della mia
elaborazione mentale; e tale differenza produce un'ulteriore differenza perché attraverso
i canali neuronali del cervello perviene in un sistema cibernetico che la trasforma, cioè
la differenzia. Attraverso queste nozioni comprendiamo l'unità sistematica del reale, del
fisico insieme al mentale. Le differenze del mondo fisico viaggiano attraverso i canali
cibernetici del mio organismo, il quale provvede a trasformare proprio tali differenze e a
costruire un'immagine del mondo. Come la mappa rappresenta il territorio, la mappa
stessa è una rappresentazione retinica e anche concettuale dell'uomo che ha elaborato la
visione del territorio e ha tracciato appunto la mappa. «Ciò che si trova sulla carta
topografica è una rappresentazione di ciò che si trovava nella rappresentazione retinica
dell'uomo che ha tracciato la mappa; e se a questo punto si ripete la domanda, ciò che si
trova è un regresso all'infinito, una serie infinita di mappe: il territorio non entra mai in
scena. […] Il mondo mentale è costituito solo da mappe di mappe, ad infinitum. Tutti i
'fenomeni' sono letteralmente 'apparenze'»5.
Il procedimento cibernetico, le differenze, l'informazione, l'elaborazione mentale della
realtà, inducono ad una nuova e diversa concezione di cosa sia una mente e di cosa
voglia dire propriamente 'mentale'.

2. La mente

«si può affermare che qualunque insieme dinamico di eventi e oggetti che possegga
circuiti casuali opportunamente complessi e in cui vigano relazioni energetiche
opportune, mostrerà caratteristiche proprie della mente. Tale insieme eseguirà
confronti, sarà cioè sensibile alla differenza; […] 'elaborerà l'informazione', e sarà
inevitabilmente autocorrettivo. […] Un 'bit' d'informazione può essere definito
come una differenza che fa differenza; tale differenza, nel suo procedere e subire
ulteriori trasformazioni in un circuito, è un'idea elementare.»6

Bateson applica la cibernetica, con le sue caratteristiche che abbiamo cercato di


delineare, al significato e alla struttura della mente. Perciò la mente si configura
anch'essa come un circuito cibernetico autocorrettivo che produce ed elabora differenze
di differenze. Cercherò ora di esplicare i termini di tale definizione.

5 Ivi, p. 495.
6 Ivi, p. 364.

5
La nozione di differenza, in base a quanto detto precedentemente, diviene sinonimo di
'idea'. La natura astratta della differenza, il suo produrre informazione, sono i tratti che
fanno sì che essa possa essere definita 'idea'. Abbandonando ogni definizione
tradizionale di tale termine, essa si definisce in base all'essere una trasformata di
differenza. Quando due oggetti, o eventi, differiscono l'uno dall'altro, ciò che si
trasferisce e viene elaborato dalla mente è proprio la loro differenza, cioè un'idea
elementare della natura degli oggetti stessi. Quindi la mente diviene il luogo di
rappresentazione di quelle 'mappe di mappe', delle 'rappresentazioni' della realtà. E
queste ultime trovano la loro ragion d'essere nel fatto che si danno alla mente legate le
une alle altre. Il contenuto di tale legame è proprio ciò che le differisce. Perciò ciò che
la mente acquisisce nel mentre in cui si rappresenta qualcosa è la differenza tra gli
oggetti delle rappresentazioni. Differenza che è informazione. Informazione che è una
idea: la differenza tra rappresentazioni. Un'idea è una specie di sistema di comparazioni
tra le rappresentazioni. E la mente è un sistema di comparazioni, di elaborazioni
informative di differenze.
Quando diciamo che le idee sono trasformate di differenze che viaggiano all'interno di
quel circuito cibernetico che è la mente, cosa intendiamo dire con il termine 'mente'?
Che cos'è propriamente una 'mente'? E che cosa intendo dire con 'mia mente'? Che cos'è
insomma in concreto questo sistema cibernetico? Bateson è molto critico riguardo a
termini quali 'io', o 'ego'. Li ritiene estremamente vaghi, poco chiari, non definiti, e
perciò confusionari: non suscettibili di avere uno statuto scientifico ed epistemologico.
Inoltre la sua concezione di mente si discosta dalla tradizionale dicotomia immanenza-
trascendenza presente nei dibattiti filosofici e scientifici. La mente non è né immanente,
nel senso che si risolve nei processi cerebrali del nostro cervello, né si può dire
trascendente nel senso che si discosta dal piano fisico-materiale come entità a sé stante
(chiamata per esempio 'anima' o 'psiche'). La visione batesoniana della mente è diversa e
innovativa. Prendiamo come esempio un uomo che taglia un albero con un'ascia. Tale
evento è sistematico. All'interno di questa sistema viaggiano trasformate di differenze a
partire da differenze nella retina dell'uomo, nel suo sistema nervoso, nei suoi messaggi
neuronali, nel comportamento dei suoi muscoli, nel modo di utilizzo dell'ascia, fino alle
differenze che si producono sulla superficie del tronco. Tutto questo è un circuito
cibernetico di propagazione di differenze. Ciò che chiamiamo 'mentale' va dal sistema
cerebrale dell'uomo al punto d'impatto dell'ascia sul tronco. Un insieme di influenze e
relazioni. Un processo i cui elementi non possono essere intesi se non in relazione tra

6
loro. Tutte le singole trasformate di differenze interagiscono tra loro all'interno di questo
circuito cibernetico che va dall'occhio umano al legno, e che propriamente si definisce
'mentale'. Bateson fa un altro esempio. Consideriamo un uomo cieco. Dove possiamo
dire che termina il suo 'io'? Un uomo cieco col bastone che cammina per strada
costituisce un sistema. E la mente del cieco è un insieme di relazioni, interazioni,
differenze, informazioni ed elaborazioni di queste, che va dal suo cervello fino alla
punta del bastone. Questo sistema è un insieme di canali attraverso i quali vengono
trasmesse differenze e informazioni. Tale sistema va delimitato senza dover escludere i
vari canali che lo costituiscono. Se si vuole spiegare il comportamento del cieco, la sua
mente, si dovrà tener conto del suo cervello, del suo corpo, delle sue braccia, del
bastone e della strada. Questi elementi costituiscono un circuito autoregolativo che
avanza per tentativi ed errori e che si definisce mentale. «La nostra spiegazione (per
certi fini) verterà sempre intorno a questo circuito. In linea di principio, se si vuole
spiegare o capire qualcosa del comportamento umano, si ha sempre a che fare con
circuiti totali, completi. Questo è il pensiero cibernetico elementare. Il sistema
cibernetico elementare coi suoi messaggi in circuito è di fatto l'unità mentale più
semplice»7. La mente è perciò sì immanente, ma non esclusivamente nel corpo o nel
cervello umano, ma anche nei canali esterni (organi di senso e elementi esterni al corpo)
e nei messaggi che li percorrono. «Si può dire che la 'mente' è immanente in quei
circuiti cerebrali che sono interamente contenuti nel cervello; oppure che la 'mente' è
immanente nei circuiti che sono interamente contenuti nel sistema: cervello più corpo;
oppure, infine, che la 'mente' è contenuta nel più vasto sistema: uomo più ambiente»8.
Funzionando la mente come un regolatore cibernetico, il suo comportamento viene
determinato nel suo sviluppo dai comportamenti precedenti. I messaggi che vengono
trasmessi attraverso i canali sono sempre e costantemente in relazione con i messaggi
precedenti. Il passato immediato di tale calcolatore che è la mente, influenza il suo
futuro processo e comportamento. 'Mente' è infatti un sistema che si attiva e procede
mediante tentativi ed errori (autoregolazione) e con carattere creativo. Questo insieme di
rapporti e reciprocità tra gli elementi del sistema nel suo comportamento nel tempo è ciò
che comunemente chiamiamo 'memoria'.
L'indagine di Bateson sulla cibernetica, nel momento in cui riguarda la mente, si
intreccia con la biologia e le teorie evoluzionistiche. Infatti l'evoluzione stessa è intesa

7 Ivi, p. 499.
8 Ivi, p. 366.

7
come una processualità di ordine cibernetico. L'evoluzione è un processo
autoregolativo, che cerca di eliminare gli errori. E la sopravvivenza non è altro se non lo
stato raggiunto da un sistema in interazione con altri sistemi, dopo aver rimosso gli
elementi nocivi, le varianti biologiche negative. I sistemi biologici sono sistemi
conservativi, dove le variazioni avvengono per salvaguardare la sopravvivenza della
specie. E in questo senso l'essere umano è pienamente inseribile in tale dinamica
descrittiva. Anch'esso agisce come un calcolatore che regola le sue funzioni in maniera
cibernetica, selezionando gli elementi più idonei alla propria conservazione, ed
eliminando quelli nocivi. Tale sistema umano autocorrettivo interessa la sua totalità,
ovvero questa regolazione è inerente sia al suo sistema biologico e fisico, sia al suo
sistema mentale: concerne il sistema 'uomo' in senso lato. Gli individui agiscono in
maniera autocorrettiva nei confronti di ciò che disturba, i loro meccanismi si attiveranno
per eliminare o nascondere l'elemento dannoso e così conservarsi: «la sua fisiologia e la
sua neurologia conservano la temperatura del corpo, la composizione chimica del
sangue, la lunghezza, la dimensione e la forma degli organi durante la crescita e lo
sviluppo embrionale, e tutte le restanti caratteristiche del corpo. Si tratta di un sistema
che conserva proposizioni descrittive sull'essere umano, corpo o anima; infatti lo stesso
vale a proposito della psicologia dell'individuo, ove si abbia apprendimento per
conservare le opinioni e le componenti dello status quo»9.
L'essere umano è dunque un organismo complesso in perpetuo mutamento, che
contemporaneamente cerca di salvaguardare e mantenere il suo stato abituale e idoneo
alla propria conservazione; come un equilibrista che sulla corda procede mantenendo
l'equilibrio non mediante l'immobilità, ma grazie a continui cambiamenti di posizione,
bilanciamenti, correzioni e aggiustamenti di stato. La stabilità di un sistema cibernetico
si mantiene grazie alla sua natura processuale, olistica, sempre e comunque in azione.
Potremmo paragonare la mente di un individuo all'asta dell'equilibrista. Un elemento
connesso con l'intero sistema e con esso interagente, avente una funzione correttiva e di
controllo. La mente viene intesa come l'elemento stabilizzatore del sistema.
Ma se come abbiamo visto, la mente si configura come un tutto unitario, immanente al
sistema, ma trascendente il mero individuo e il suo cervello, allora per essere più corretti
bisogna dire che questa funzione di controllo del sistema è esplicata dalla coscienza, e
non dalla mente totale. Infatti il circuito cibernetico mentale come abbiamo evidenziato
è formato da varie componenti, e una di queste è proprio la coscienza. «Vi è un certo

9 Ivi, p. 469.

8
grado di divisione in compartimenti, il che è senza dubbio un'economia necessaria. Una
di queste divisioni in compartimenti è sotto molti aspetti misteriosa, ma certo
d'importanza cruciale nella vita dell'uomo: mi riferisco al legame 'semipermeabile' tra la
coscienza e il resto della mente totale»10. La coscienza è una parte del tutto che è la
mente. Soltanto una parte del materiale informativo che circola nei canali cibernetici
perviene alla coscienza e diviene conscio. Ciò che accade nella restante porzione della
mente, ad esempio i meccanismi neurocerebrali (ma non solo questi), non viene
trasmesso alla coscienza; anzi, proprio questa sezione inconscia della mente ha la
funzione di selezionare e filtrare l'informazione che perverrà alla coscienza. Perciò
questa non riproduce la totalità della mente, e questo deriva dal naturale e ovvio
rapporto sistematico tra il tutto e le sue parti, le quali non possono esprimere l'interezza
del tutto che le contiene. Come un televisore, la mente riproduce sul proprio schermo, la
coscienza, determinati elementi informativi, ma i meccanismi di tale riproduzione
rimangono nascosti, dietro lo schermo. A partire da ciò, Bateson si domanda «come
viene compiuta la selezione? Sulla base di quali principi la mia mente sceglie ciò di cui
'io' sarò cosciente?»11. Abbiamo detto che la coscienza funge da guida nella
stabilizzazione del circuito mentale cervello-corpo-ambiente. E' dunque proprio per
rispondere a quest'esigenza di stabilità ed equilibrio psicofisico che la coscienza
esamina e seleziona ciò che gli viene trasmesso, dopo essere stato elaborato, dalla
porzione inconscia della mente. La selezione avviene con lo scopo della conservazione.
E' un principio di finalità che muove la coscienza. Essa ragiona secondo fini e scopi (e
desideri). Si può trarre un esempio di questo dalla psicologia freudiana: il processo di
'rimozione' è infatti un meccanismo psichico che, col fine della stabilità e sicurezza
mentale, elimina e allontana dalla coscienza elementi psichici considerati inaccettabili o
intollerabili. In questo caso avviene una selezione in negativo: la rimozione appunto.
Ciò che è qui importante rilevare è che la mente sceglie in base ad un principio di
finalità. Questo è però in contrasto con la natura sistematica della mente. Il
procedimento secondo fini si scontra con il circuito processuale cibernetico dove non
vige un principio di finalità, ma di interconnessione. «Da un parte abbiamo la natura
sistemica dell'essere individuale, la natura sistemica della cultura in cui egli vive, e la
natura sistemica del sistema biologico, ecologico, che lo circonda; e, dall'altra parte, la
curiosa distorsione nella natura sistemica dell'uomo individuale, per effetto della quale

10 Ivi, p. 471.
11 Ivi, p. 472.

9
la coscienza è, quasi di necessità, cieca di fronte alla natura sistemica dell'uomo stesso.
La coscienza finalizzata estrae, dalla mente totale, sequenze che non hanno la struttura
ad anello caratteristica della struttura sistemica globale»12. Questa modalità di
organizzazione in termini di finalità della coscienza a volte può essere deleteria e
controproducente per l'intero insieme cibernetico che è l'individuo. Abbiamo accennato
infatti al meccanismo psicologico di 'rimozione', che spesso può danneggiare l'equilibrio
mentale di un individuo, ma è bene ricordare anche l'indagine batesoniana sulla
schizofrenia, e sulla logica schizofrenica basata proprio su tale contrasto. Bateson però,
oltre ad individuare questo disaccordo operativo tra coscienza e inconscio per ciò che
riguarda malattie o disturbi mentali, critica il ragionamento per fini quando esso viene
adoperato come modus operandi nell'epistemologia delle discipline scientifiche o più in
generale quando lo si utilizza come parametro di valutazione della realtà. Secondo lui
tenere in considerazione la natura sistemica del reale, sia che si tratti di realtà sociali,
oppure antropologiche, o riguardanti l'ecologia oppure l'essere umano, diviene
essenziale per comprendere secondo verità e non commettere errori nell'indagine
scientifica. Quello che Bateson propone, a partire dal metodo cibernetico, è un corretto
procedimento epistemologico riguardante tutte le scienze e non solo. «L'uomo
commette l'errore di pensare in modo finalizzato e trascura la natura sistemica del
mondo con cui deve vedersela. […] L'uomo, in fin dei conti, ha agito secondo quanto
pensava fosse sensato, e ora si trova nei guai: non si rende sufficientemente conto di ciò
che lo ha cacciato nei guai, e sente che ciò che gli è accaduto è in qualche modo
ingiusto. Non riesce ancora a vedersi come parte del sistema in cui accadono i guai, e
allora dà la colpa al resto del sistema oppure a se stesso»13.
Per quanto concerne la mente e l'individuo, al di là di risoluzioni e inquadramenti
epistemologici, Bateson rimane sempre critico verso una maniera di pensare e di
intendere l'uomo come un essere padrone di sé, che ha il potere totale sul sistema di cui
fa parte. Egli trova che finora il modo migliore di esperire la sistematicità dell'essere
umano avvenga mediante l'arte e la creatività artistica. Se spesso i confini dell'individuo
e della sua mente sono stati tracciati male, limitando la persona al suo 'io', o alla sua
razionalità, e da questi estromettendo le emozioni, l'arte invece ricuce questo strappo.
Emozioni e razionalità nell'artista si connettono, interagiscono e si esprimono insieme,
intrecciate. Nella creatività è in gioco proprio l'individuo nella sua totalità, la sua mente

12 Ivi, p. 474.
13 Ivi, p. 476.

10
totale: coscio e inconscio insieme. L'arte di per sé non è espressione dell'inconscio, o
delle emozioni; è espressione invece della totalità della mente, dei suoi diversi livelli.
«L'abilità artistica è un combinare molti livelli mentali – inconsci, consci, ed esterni –
per asserire la loro combinazione»14 e perciò «si potrebbe dire che nella creazione
artistica l'uomo deve sentire se stesso – tutto il suo io – come un modello cibernetico»15.
Parte della rivoluzione di pensiero di Bateson sta anche in questo. Oltre a proporre un
nuovo modello epistemologico, una nuova concezione di cosa sia una 'mente' (con tutte
le implicazioni che questa sua filosofia pongono poi nello studio specifico delle diverse
discipline, dalla sociologia all'antropologia, dalla zoologia alla schizofrenia ecc., che qui
non abbiamo potuto analizzare e discutere), vi è questa diversa maniera di intendere
l'arte e le emozioni: sono queste espressioni della totalità dell'essere umano, e non in
opposizione al pensiero razionale, bensì esse stesse forme di pensiero e modi di pensare.
Bateson cercò di comprendere il reale nella sua globalità, nel suo insieme di parti tra
loro interconnesse, esprimendo così una nuova maniera di intenderlo e studiarlo.
Capendo, come William Blake, che anche «una lacrima è una cosa intellettuale».

14 Ivi, p. 505.
15 Ivi, p. 478.

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