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Leonardo Sciascia OPERE 1956-1971 acura di Claude Ambroise CLASSICI BOMPIANI SICILIA E SICILITUDINE Sotto il titolo di Avvertimenti a Marco Antonio Colonna quando ando vice? in Sicilia vanno certe acutissime consi éerazioni sulla storia di Sicilia e sul carattere dei siiliani Scipio Di Castro, messinese, poeta e scrittore di cose politiche che tra la Sicilia ¢ il continente trascind vita av Yenturata, tribolata ¢ torbida nella seconda meth del sc- «colo xvi, Considerazioni sulle quali, dice Armando Szita, si fond® tutta quella fioritura di relazioni ufficiali ¢ se miufficili intorno alla Sicilia nel Cinquecento € nel Sei- fento ¢ che furono tenute come una specie di nademecum da tutti gli amministratori della Sicilia (beninteso fino ad fen certo punto, poiché gli attuali amministratori igno- ano non soltanto gli avvertimenti del Di Castro, ma anche quelli ben pitt immediati e pressanti della real) I siciliani - dice il Di Castro - generalmente sono pid Festi che prudenti, pid acuti che sinceri, amano le novit3, Jsono litigiosi, adulatori e per natura invidiosi; sotili cri= delle azioni dei governanti, ritengono sia facile realiz- tutto quello che loro dicono farebbero se fossero al t0 dei governanti. D’altra parte, sono obedient alla tustzia,fedeli al Re ¢ sempre pronti ad aiutarlo, affezio- ai forestier e pieni di riguardi nello stablirsi delle cizie. La loro natura é fatta di due estremi: sono som- nec timidi ¢ sommamente temerari. Timidi quando ano i loro affari, poiché sono molto attaccati ai propri 962 La corda pazza interessi ¢ per portarli a buon fine si trasformano « ‘anti Prorei, si sottomettono a chiunque pud agevolarli diventano @ tal punto servili che sembrano appunto nag per scevire. Ma sono diincredibile cemeriti. quando ‘eggiano Ia cosa pubblica, ¢ allora agiscono in tutt’al ‘mod... E prima aveva avvertito: la Sicilia é stata fatale a tutti i suoi governanti; ¢ la maggior parte di essi ha la} scan sepola in quel Regn la reputazione in modo tle che nemmeno nella posterit3 ha poruto mai pia risor Una terra, dungue, difficile da governare perche cile da capire. Difficile da capire non soleanto nella narura dei suoi abitanti, contraddittoria ed estrema, ma anche nei suoi istcuti giuridici, nel giuoco complesso delle giurisd zioni, di quell'insieme di privilegi ¢ di immuniti la cal scomparsa, nel secolo scorso, ha lasciato effetti ancora bam visibii, confermati in questi ultimi vene’anni da quell autonomia regionale che avrebbe dovuto invece canceh| larli del tutto. $i pud anzi dite che Vistituzione della gione autonoma ha fatto insorgere, sul piano del cos € nel modo di maneggiare la cosa publica, quella conf sione ¢ quelle remore un tempo coagulate negli isticu iuridii ¢, insicme, tutti gli asperti ¢ Je manifestaziol leteriori della natura dei sicliani (e si intende che usiame il termine natura non per dire natura, ma per indicate in-| vece il carattere che risulta da particolari vicssicudini soo riche e dalla particolarieA degli iscicut). Alla base di tutto €@, ovviamente, il fatto fic sich as ee eo 5 googralico: a importanza in ortany istema, per cosi dire, come chiave di volta cheba tsicurao potea comin opoli conquistatori, paradossalmente ha corrisposto una vulnerabilita di difesa, una insicurezza che, accompagnas- dosi alla téndenéa a Separarsi dal sistema di potenza cui é stata di volta in volta conquistata, ha resa aperta ¢ dispo- nile ad ogni aione milare© politica. Lo sbarco eserciti anglo-americani nelVsola, il 10 luglio del 1943, ae veniva in condizioni quasi identiche 2 quelle dello sbarcm degli arabi, il 16 giugno dell’827: la divisione tedesca Goe- La conda pazza 963 ring al posto delle guarnigioni bizantine; fa tendenza dei fotabilisiciliani a separarsi dallo Stato italiano non diss mie da quella per cut Eufemio di Messina prolamava a separazione dallimpero bizantino; isola come sempre ‘duumica di dfs! Lo spit pubblico faccato dalle pent ric, prostrato da un'amministrazione rapace € cortotta, spa ventato del presente ¢ incerto dell'avvenire Si pud dunque dire che Vinsicurezza é Ia componente primaria della storia siiliana; € condiziona il comport ‘mento, il modo di essere, a visione della vita - paura, ap- rensione, dffidenza, chiuse passioni, incapacita di stabi- Fre rappors ali fui deg afferc, volenza, pessimism, faralismo ~ della collettivita ¢ dei singoli. Parlando di Varga, Pirandello disk: “I siciliani, quasi evtti, hanno urvistintiva paura della vita, per cui si chiudono in sé, ap- partati,contenti del poco, purché dia loro sicurezza.’Av- vertond con diffidenza il contrasto tra il loro animo chiuso ¢ Ta natura intomo aperta, chiara di sole, ¢ pit si chiudono in sé, perché di questo aperto, che da ogni parte il mare che li isola, ci che Ii taglia fuori ¢ li fa soli, diffidano, ¢ ognuno @ ¢ si fa isola da sé, e da sé si gode ~ ma appena, se ha ~ la sua poca gioia; da sé, tacitumno, senza cercare conforti, si soffre il suo dolore, spesso dispe- rato. Ma ci sono quelli che evadono...” E perd bisogna os- servare che questa dualiti contrastante effettualmente si pone con pid complesse morivazioni: non del mare che li fsola, che li taglia fuori eli fa soli i siciliani diffidano, ma piuetosto di quel mare che ha portato alle loro spiagge i Cavalieri berberi € normanni, i militi lombardi, gli esosi baroni di Carlo d'Angid, gli avventurieri che’ venivano calla “avara poverta di Catalogna”, V'armata di Carlo Ve quella di Luigi XIV, gli austriac, i garibaldini, i piemon- tesi, le truppe di Patton ¢ di Montgomery; ¢ per secoli, continuo flagello, i pirati algerini che piombavano a pre- dure i beni ¢ le persone. La paura “storica” & diventata dunque paura “esistenziale”; € si manifesta con una ten- denza alfisolamento, alla separazione, degli individui, dei ‘gruppi, delle comunita € delfintera regione. E a un sot La corda pazza certo punto Vinsicurezza, la paura, si rovesciano nell’ sione che una siffatta insularil, con tutti i condizionae ‘menti, le remore ¢ le regole che ne discendono, costtuisea ptivilegio ¢ forza la dove negli effetti, nella esperienza. 2 Condizione di vulnerabilits € debolezza: ¢ ne_sorge una specie di alienazione, di follia, che sul piano della psicolo ia ¢ del costume produce atteggiamenti di presunzione, di fierezza, di arroganza (si pensi al discorso che don Fx brizio, ne! Gattopardo, fa al piemontese Chevalley: “i sic Nani fon vorranno mai mighorare perl emplice rine che credono di essere perferti; 1a loro vanitd & pid) fore della loro miseria; ogni intromission di estranci sia par origine sia anche, se siciliani, per indipendenca di spina, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, + schia di turbare la loro ‘compiaciuta attesa del nulla. Nat fummo i Gattopardi, i Leoni: chi ci sostituira saranno gt sciacalletti, le iene; ¢ tutti quanti, gattopardi, sciacalli € pecore, continueremo a crederc il'saic della tetra”); e sal piano della storia la capacita di rendere le cose nuowe strumenti di regole antiche. Queste operazioni di str mentalizzazione, di assimilazione, richiedono pit ener di quanta ne richiederebbe a concreta realizzazione ‘nuovo: ma appunto abbiamo parlato, con Lampedusa, dt una specie di folla ‘Dialtra parte Tinsicurezza deltisola, 1a sua vulnerabi- lita, la sua tendenza al separatismo, la sua secolare dispo- nibilita alPillusione della indipendenza, hanno portato le potenze dominanti alla concessione di privilegi che ap- punto servissero a daie illusione di indipendenza a tata i siciliani e concrete garanzie e sicuri benctici alla classe ari stocratica, prima; a quella che approssimativamente pos siamo chiamare borghese, oggi (iI fallimento dell’autono- mia regionale si pud senz’altro attribuire al fatto che & stata intesa ¢ maneggiata come un privilegio, una franchi- gia, che lo Stato italiano, sotto ta pressione del movi- mento separatista, concedeva alla classe borghese-ma fiosa). Questi privilegi, di cui il popolo di fatto. non ba mai goduto ma sempre & stato pronto a sollevarsi per di La corda pazza 9% fenderli si sono come cristalizzati in una coscicnza giuri- dica astratta ¢ involuta, alimentando quel gusto per le contoversi, quelfacateza, quella sospetenith i somma quelle facoled causidiche e sofistiche che (sembra impossibile) gi Cicerone riconosceva ai siciliani. Ma Va pure deo ce intorn a ques privileg qua sempre 4 difenderli, qualche volta ad avversali, st mossa per se coli, ¢ fino ad oggi, la cultura siciliana: a volte scadendo in un giuoco puramente formale, a volte sollevandosi, in pre: cist sincronia 2i movimenti culrurali curopei, a una con- ‘reta visione delle cose siciliane. In questo senso, forse il momento pid cae della cultura stliana 2 sat quello che si @ svolto nei primi del Seetecento in difesa dels tuto dell’Apostolica Legazia, che era un privilegio concesso dalla Chiesa di Roma a Ruggeto il Normanno, che aveva tolto Fisola ai musulmani, ¢ consisteva nel ditito, per lui ¢ per i suoi successori nel regno, di impedire che ogni prov- vedimento della Curia romana avesse esecuzione in Sicilia senza V'approvazione del re. Questo potere rcale fu conte: stato dal pontefice nel 1711: € ne nacque un conflitto che suscid If migion energie imelletali dell, frm tuna coscienza Iaica e portd su un gruppo dirigente, in parte facto da pre dreamo ogg, def disens, che abban donando poi a Sicilia efficacemente operd in Piemonte nel campo delle riforme giuridiche e scolastiche. Sulla cultura siciliana hanno corso duc opposte resi una di Giovanni Gentile, largamente accreditata, che par tendo dal pregiudizio di una Sicilia “sequestrata”, cioé ta- gliata fuori dal movimento della cultura europea, ovvia- mente deduceva una “forma di cultura ingens © cua schiettamente siciliana, che pur dopo Tunificazione era fiorita in Sicilia, ma che sera venuta spogliando del suo carattere regionale sulla fine del secoto”; Paltra opposta, ¢ insorta in opposizione al Gentile da parte di cruditi' ¢ jornalistilocali (ed ebbe percid minore diffusione ¢ cre- ito), di una Sicilia aperta e comunicante, di una cultura vivacemente italiana ed europea. 966 La corda pazza Di quclla cultura a carattere siciliano, regionale, indi- geno Gentile segnava la morte ufficiale a! 1916: anno in Cui morivano Salvatore Salomone-Marino, Gioacchino Di ‘Marzo © Giuseppe Pitt, “la triade degli scrittori pit be- rncmeriti ¢ rappresentativi della culeura siciliana del secolo xix”, Di quella cultura invece siciliana nella materia nll oggetto ma “sempre aliena da ogni. regionalismo”. italiana ed europea gli oppositori cel Gentle asicur vvano la secolare ¢ inalteratavitalica In effetti la tesi del Gentile ha un arritre-boutigue ine- ressantissimo, ¢ che finisce col risolvere in positivo il ne- gativo: Varritre della boutique idealistca, il retcoboctega dettideatismo. Circa vent'anni dopo, Giuseppe Sala n0- tava come nel Gentile avesse agito una specie di risen ‘mento per quel che gli impediva “di dare una pateri nella storia della cultura ¢ dello spirito della sua terra al sistema cui adcriva”. Il carattere materialista della culeura siciliana, la sua refratcarictd al romanticismo, allidealismo in definitiva, al nazionalismo italiano (coi crismi filoso- fici del Gentile divenuto poi fascismo), portavano il filo sofo siciliano considerarla limitata, angusta, in sc stessa riflessa ed esaurica, La veritd, come al solito, sta tra le due tes: che bisogna serenamente confrontare ¢ contemperare, invece che met- terle in sterile opposizionc ¢ polemica. Peraltro, la storia della cultura sicana&tuta da fare (oda fare) in un di segno organico: ¢ magari partendo dai dati pit umili, E per esempio: da quali “officine” uscivano eutti quel quae di che nei secoli xv ¢ xv1 le dogane siciliane registrano in esportazione? ¢ come mai nel Seicento poeti in dialetto siciliano vengono stampati a Venezia ¢ a Firenze? chi fur ono € quali idee professarono certe vittime dell’Inquisi- zione, finora ignote, di cui & rimasta testimonianza nelle scritec ¢ nei disegni graffiti sulle pareti del carcere? perché vescovi ¢ viceré si preoccuparono tanto della diffusione del giansenismo? perché ¢ come gli architetti siiliani del barocco ebbero pit contatti con Parigi che con Roma? La worda pazza 96 Certo & comungue, che la cultura siciliana ha avuto sempre come materia ¢ come oggetto la Sicilia: non senza particolarismo ¢ grettezza, qualche volta; ma pit, spesso studiando e rappresentando fa realt3siciliana ¢ la “siciia- iti” (la “siciitudine” dice uno scrittore siiliano d’avané guardia) con una forza, un vigore, una compiutezza che arrivano allintelligenza e al destino dell'umanit’ tutta. E basin i nomi di Michele Amati edi Giovani Vrgs; di Isidoro La Lamia, Luigi Capuana, Federico De Roberto, Alessio Di Giovanni; di Luigi Pirandello; di Francesco Lanza, Nino Savarese, Elio Vittorini, Giuseppe Tomasi; di Salvatore Quasimodo, nella cui poesia il tema dell’esi lio (Fesilio che generazioni di sicliani, per sfuggire alla poverti delfisola, hanno sofferto © soffrono) si lega amaro € dolente, ma splendido nella memoria dei luoghi rduti, a quello del poeta arabo Tbn Hamdis,siciliano di Rico. esa pub fache eacre una chiave per care la Sicilia: che alla distanza di pid che otto secoli un poeta di lingua araba ¢ un pocta di lingua italiana hanno cancato 1a loro pena d'esilio con gli stessi accenti: “wuote le mani, ~ dice Ibn Hamdis, ~ ma pieni gli occhi del ricordo di lei’ 1969

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