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Lezione 2 di moodle - SCALA DELLE VARIABILI (parliamo di scala perché più mi sposto al livello successivo,

arricchisco il tipo di operazioni da compiere)

Le variabili vengono divise in quantitative e qualitative. Nell’ambito delle variabili qualitative distinguiamo
tra variabili nominali o sconnesse (sconnessa perché le modalità che la variabile può assumere non sono
ordinabili in termini oggettivi). Un esempio di variabile qualitativa nominale può essere la provincia di
residenza di un lavoratore; il sesso. In questi esempi le singole modalità, ossia i valori che la variabile può
assumere, non sono ordinabili oggettivamente. La caratteristica delle variabili nominali è che si hanno a
disposizione solo due operazioni, vale a dire che possiamo chiederci se date due unità, esse sono uguali o
diverse; l’unica operazione disponibile per le variabili nominali è quella del confronto (es: date due unità,
come due lavoratori, possiamo chiederci se rispetto a quella variabile di studio ad esempio il sesso, sono
uguali o diverse). Nel caso delle variabili ordinali, oltre al confronto abbiamo a disposizione l’ordinamento:
date due unità diverse possiamo chiederci se esse sono uguali, diverse, e se una è maggiore o minore
dell’altra, sempre rispetto alla variabile di riferimento (es: il giudizio di gradimento che il lavoratore ha dato
rispetto alla mansione svolta è più basso, più alto o uguale al giudizio di gradimento dato dal lavoratore B?).
Sulle variabili quantitative possiamo compiere un’operazione in più: oltre al confronto e l’ordinamento
anche le operazioni algebriche (es: il numero delle ore extra del lavoratore A è pari a 10). A loro volta le
variabili quantitative vengono divise in discrete e continue: la differenza sta nell’insieme di numeri possibili
che possiamo osservare come valori della variabile. Se l’insieme dei numeri è un campo discreto, la
variabile è detta discreta: il campo/insieme discreto è un insieme finito di numeri o un’infinità numerabile
di valori (es. di variabili che vengono fuori da processi di conteggio: numero di familiari, numero di clienti
che si rivolgono allo sportello di assistenza di un centro). Queste sono tutte variabili discrete perché
possiamo osservare: 0 – 1 – 2 e così via. Tra 0 e 1 oppure tra 1 e 2 non ci sono numeri possibili quindi è un
insieme discreto; molte volte discreto significa finito ma potrei anche avere un’infinità numerabile (ossia un
insieme che cresce verso +∞). Le variabili quantitative continue sono tutte quelle che hanno a che fare con
processi di misurazione: l’età, il peso, l’altezza, la velocità di risposta ad un determinato stimolo, reddito.
Sono variabili continue perché: se prendiamo il peso di due persone (80 e 81), teoricamente tra questi due
peso potremmo osservarne 80.3 – 80.8 (mentre tra il numero di familiari non abbiamo la possibilità di
osservare 1.1), pertanto posso osservare qualunque numero.

ESEMPIO: variabile sede di lavoro su 200 dipendenti. Il primo dipendente dice di lavorare a Roma, il
secondo a Napoli, il terzo a Roma, il quarto a Milano e così via. Allora, succede che per una variabile
qualitativa si possiede un insieme di valori sintetizzabile attraverso una tabella. Creiamo una serie grezza
(grezza perché non ha un ordine) o serie azione è l’elenco dei valori osservati sulle singole unità di
riferimento: Roma è il valore della variabile sede di lavoro sulla prima unità osservata/lavoratore
intervistato. Prima si inserisce l’identificativo dei vari lavoratori come la matricola o il cognome.
Successivamente potrei loro chiedere il numero di familiari: essa è una variabile discreta perché non posso
osservare 3.5 familiari. Questo secondo insieme ha al suo interno diverse ripetizioni e non 200 valori
diversi. Se vado a chiedere l’altezza o il peso non avrò tantissime ripetizioni: in particolare se utilizzo una
scala di precisione riuscirò a distinguerli. Quindi le ripetizioni nelle variabili discrete ci consentono di creare
delle tabelle di sintesi, nelle variabili continue se utilizzo uno strumento molto preciso avrò tutte
misurazioni diverse.

Un’altra classificazione delle variabili differenzia tra: nominali – ordinali – ad intervalli – di rapporti. Tale
distinzione (queste ultime sono solo variabili numeriche) avviene in funzione del fatto che ci sia o meno uno
zero assoluto. Le variabili a scale ad intervalli non c’è lo zero assoluto, mentre le variabili di rapporto sono
variabili in cui esiste uno zero assoluto.

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