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La funzione dei beni

culturali
RUBEN GIORDANO, MARIACARLA IANNOLO, MATILDE IEROPOLI, DEMETRIO LATELLA
COSA SONO I BENI
CULTURALI?
I beni culturali sono l’insieme delle opere
d’arte grandi e piccole, famose e
sconosciute, conservate nei musei o
situate all’aperto , che costituiscono la
memoria collettiva del nostro paese e
sono parte della nostra identità.I beni
culturali sono tutte le testimonianze,
materiali e immateriali, aventi valore di
civiltà.
LE TIPOLOGIE DEI BENI CULTURALI

Beni librari e biblioteche


Questi beni sono solitamente custoditi tra le
mura di biblioteche. Le biblioteche possono
essere statali o dipendenti da enti locali, da
enti morali, da monasteri o appartenenti a
privati.

Beni archivistici Musei


Questi beni includono sia documenti, che I musei sono delle importanti istituzioni,
archivi, ossia quelle istruzioni pubbliche atti ad ospitare ed esporre una serie di
destinate alla conservazione di atti e beni mobili, che sono custoditi ,
documenti pubblici e privati che sono di catalogati ed esibiti al pubblico (i musei
competenza statale. possono essere pubblici o privati).
LE TIPOLOGIE DEI BENI CULTURALI

Beni artistici e Beni architettonici Beni archeologici Centri storici


storici
Tutti gli edifici, gli I beni e le testimonianze Un insieme urbanistico ed
Tutte le opere e i edilizio che non ha mai
insiemi architettonici mobili o immobili del
monumenti di visto interrotta la sua
e i monumenti: beni passato antico, portati viabilità abitativa e la sua
riconosciuto valore
immobili, dunque, cui alla luce attraverso lo funzione urbana, né ha
artistico o di
sia riconosciuta scavo tecnico o non mai subito quel processo
specifico significato ancora rinvenuti, ma la di ampliamento esterno
l'artisticità o la
storico, mobili o cui presenza è accertata alle mura antiche che ne
pregnanza storica avrebbe alterato la
immobili in un dato luogo
veduta.
LA FUNZIONE DEI BENI CULTURALI
I prodotti artistici, che oggi facciamo rientrare nel più vasto ambito dei Beni culturali, costituiscono le testimonianze
tangibili del nostro passato remoto e prossimo e devono essere studiati e conosciuti da tutti, per la loro tutela e perché
educano al progetto del mondo futuro, si spera migliore di questo.

Le discipline inerenti quel settore della creatività umana che costituiscono le arti visive, hanno un potenziale
straordinario nell'ambito formativo sia per l'immediatezza comunicativa, appunto visiva, che per la prerogativa
interdisciplinare che ne caratterizza l'iter interpretativo nella lettura e nell'analisi
A cosa servono, quindi? A diventare
più umani, a essere cittadini, a
capire più il nostro tempo e le nostre
responsabilità. Le opere d’arte del
passato possono parlarci se
riusciremo a ricomporle in un’unica
e complessa storia culturale.
Una parte sempre crescente degli interessi riguardanti i beni culturali si è
concentrata sulle cosiddette attività di ‛valorizzazione': con tale espressione si
intende non solo la ricerca storica e filologica, ma in special modo ogni azione che
porti alla percezione e a una più sviluppata presa di coscienza collettiva dei valori
intrinseci e dei significati di identità socio-culturale delle opere archeologiche,
artistiche e monumentali.
Di esposizioni di valorizzazione oggi se ne tengono a migliaia ogni anno, non più solo
nelle grandi città, ma anche in centri minori; un ‛calendario' degli eventi, pubblicato
nel Supplemento di gennaio 1996 de ‟Il giornale dell'arte", ne elenca quasi seimila:
per la maggior parte sono dedicate all'arte contemporanea, alla fotografia, al design,
e vengono allestite in gallerie private che hanno funzione mercantile, mentre quelle
dedicate all'archeologia, all'etnografia e all'arte fino al XIX secolo, organizzate
appunto da musei o altri organi istituzionali, non sono più del 10% del totale.
A ulteriore e significativa riprova dell'aderenza di molte di
queste manifestazioni alle problematiche della ricerca storico-
artistica e ai loro sviluppi sta la constatazione che su taluni
temi si è avuta una successione di mostre anche a breve
distanza di tempo. Un paio di esempi tra tanti: dopo la grande e
pionieristica mostra su Caravaggio e i caravaggeschi che
Roberto Longhi aveva organizzato a Milano nel 1951, ne sono
seguite altre, sia di carattere generale sia su distinti aspetti di
quella cruciale congiuntura artistica, a Roma , a Napoli e ad
Atene , a Parigi , a Firenze , di nuovo a Roma , a Napoli e a New
York , a Palermo , a Dublino , a Firenze e a Roma .
Esempi di Beni culturali a Reggio Calabria

LUNGOMARE FALCOMATA’
Il lungomare Falcomatà è una delle vie più note di Reggio Calabria. È
intitolato al sindaco Italo Falcomatà, protagonista e ispiratore della
«Primavera di Reggio».

Esteso più di un chilometro, il lungomare del centro storico di Reggio


Calabria occupa l'area costiera compresa tra il porto ed il fortino a mare.
Il lungomare di Reggio viene chiamato «il più bel chilometro d'Italia», per
via del fenomeno ottico della fata morgana, visibile solo dalla costa
calabra, da cui ha origine il mito per effetto del quale è possibile vedere
le immagini ravvicinate della Sicilia riflesse e dal mare.
Castello Aragonese
Il castello aragonese di Reggio Calabria è la principale
fortificazione della città, sorge nell'omonima piazza Castello.
Esso è considerato, insieme ai Bronzi di Riace, uno dei
principali simboli storici della città di Reggio. Dal 1956 ospita
l'osservatorio dell'Istituto nazionale di geofisica. Pur se
universalmente noto come "aragonese", il castello di Reggio
ha in realtà origini molto più antiche, tracce di una
fortificazione di questa zona della città infatti risalgono ad
epoche di molto precedenti alla costruzione del castello
vero e proprio. I restauri del castello di Reggio erano in
relazione con la guerra allora scoppiata tra Carlo di Durazzo
e l'altro pretendente al trono napoletano Luigi d'Angiò. Pare
inoltre che tra i partecipanti al restauro del castello ci fosse
anche Agatro Malarbi da Gerace, il quale contribuì non poco
a mantenere tranquilla la Calabria.
GRAZIE PER
L’ATTENZIONE :)

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