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SIGMUND FREUD

Sigmund Freud nasce nel 1856 a Freiberg nella Repubblica Ceca. Freud collabora con Joseph
Breuer alla stesura di Studi sull'isteria (1895), ma la sua prima importante opera è
L'interpretazione dei sogni (1900). Seguono Psicopatologia della vita quotidiana (1901); Tre saggi
sulla sessualità (1905); Totem e tabù (1912-1913); Introduzione alla psicoanalisi (1915-1917); Al di
là del principio del piacere (1920); Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921); Il disagio della
civiltà (1929); Costruzioni in analisi (1937); Psicoanalisi (1938).
Sigmund Freud è il padre della psicanalisi, la quale rappresenta la terza grande rivoluzione della
storia occidentale, dopo la rivoluzione copernicana e quella Darwiniana. Freud trasforma
radicalmente l’immagine dell’io, della coscienza e della personalità in cui l’uomo si era
rispecchiato per secoli e rivela l’esistenza di una zona buia e impenetrabile alla ragione:
l’inconscio.
Psicanalisi: studio dell’’ inconscio.
Psichiatria: studia il comportamento delle persone.
La psicoanalisi nasce in un rapporto di continuità e discontinuità rispetto alla psichiatria
dell’epoca.se esiste un disturbo, deve esserci una corrispondente patologia organica che ne
costituisce la causa. Come vedremo è proprio questa credenza che la psicanalisi porta ad
abbandonare definitivamente. Freud frequenta a Vienna il liceo e poi la facoltà di medicina. Per
laurearsi in medicina ha bisogno di tre anni in più del normale, perché decide di approfondire
argomenti che il programma sfiorava appena. Dopo la laurea in medicina, conseguita nel 1881, il
giovane Freud inizia a lavorare in vari laboratori di ricerca, approdando quindi al reparto di
malattie nervose dell'ospedali di Vienna. Qui la curiosità scientifica lo porta, tra l'altro, a
sperimentare un alcaloide allora poco noto, la cocaina, di cui studia gli effetti psicologici. Scopre
con meraviglia le qualità stimolanti e analgesiche del prodotto e ne rimane entusiasta. Lo
sperimento innanzitutto su sé stesso, ma anche sull'amico Ernst Fleischl, che soffre di una nevrite
acuta e che, pertanto, è diventato morfinomane. Freud è convinto della perfetta innocuità della
cocaina e spera di farne un sostituto della morfina contro il dolore. Ma si sbaglia. Dopo la morte
dell'amico -che sviluppa una dipendenza dalla cocaina -, contro Freud si leva un coro di critiche per
non aver tenuto conto degli effetti collaterali della sostanza. Freud inizia ad interessarsi ben presto
i casi di isteria. Il termine, derivato dal vocabolo greco hystèra, “utero”, designa uno stato
patologico della psiche. Ai tempi di Freud si pensava che fosse una malattia di tipo organico e che,
come indicato dalla stessa etimologia del nome, riguardasse solo le donne. Il massimo esperto in
materia era il dottor Jean-Martin Charcot che lavorava all’ospedale la Salpetrière di Parigi. Grazie a
Charcot Freud può approfondire il metodo dell’ipnosi, che aveva già avuto modo di apprendere
frequentando il medico Joseph Breuer (con il quale Freud stringe un rapporto di profonda amicizia,
diventando per lui un punto di riferimento molto importante), il quale curava l’isteria mediante
tale tecnica. Il metodo elaborato da Breur si basava sul presupposto che il sintomo isterico fosse
espressione di una profonda conflittualità repressa, che non trovando alcuna valvola di sfogo, si
manifesta va in forma nevrotica. Per eliminare il sintomo, quindi, bisognava risalire alle sue radici,
facendo emergere i conflitti interiori che lo avevano provocato. L’ipnosi si rivelò efficace perché,
allentando le resistenze del pensiero cosciente, consentiva alle tensioni più profonde di
manifestarsi. E attraverso Breuer che Freud i luoghi in lunghi colloqui avvenuti nel 1882 e nel 1883
apprende i dettagli più stimolanti del caso di Anna O.
Anna O. è una giovane donna affascinante intelligente, affetta da una strana forma di isteria con i
seguenti gravi sintomi:
o Paralisi motorie,
o Tosse nervosa,
o Turbe dell’udito,
o Paura del bere (idrofobia).
Breuer aveva scoperto sottoponendo la paziente a ipnosi-una pratica che induce nel soggetto uno
stato psicofisico simile al sonno, diminuendo la capacità critica e aumentando la suggestionabilità-,
che quando era bambina aveva visto bere in un bicchiere il cane della sua governante (verso la
quale nutriva sentimenti di odio), provocando grande ripugnanza. L'episodio era stato dimenticato,
ma Anna O. aveva sviluppato sintomi di idrofobia grave che soltanto attraverso l'ipnosi, e quindi
attraverso la rievocazione del fatto, era riuscita a superare. L'ipnosi, dunque, faceva affiorare
circostanze recondite della vita individuale, che si erano accumulate per la mancanza di uno sfogo
adeguato. Quest'ultimo consentiva l'espressione degli impulsi inibiti nel passato, permettendo
parallelamente un miglioramento della situazione clinica del paziente. Si trattava di un metodo
che, proprio perché consentiva una liberazione (una “catarsi”) delle energie psichiche rimaste
bloccate, fu definito "catartico". L'utilizzo di tale metodo rappresenta una tappa fondamentale
nella formazione di Freud. Freud può constatare la connessione tra i sintomi del paziente e
determinati fatti, dimenticati, della sua vita passata: questa scoperta lo condurrà all’intuizione del
concetto dell’inconscio.
Il metodo catartico elaborato da Freud apre la strada alla psicoanalisi: esso, infatti, viene utilizzato
da Freud non soltanto per curare i sintomi dell'isteria ma anche per scoprirne la motivazione e il
significato, nella convinzione che la malattia si possa curare veramente soltanto quando le cause
più profonde che l'hanno determinata siano affiorate e risultino acquisite dal paziente in modo
consapevole. L'ipotesi iniziale di Freud e Breuer è che le reazioni emotive determinatesi in
occasione di eventi traumatici hanno trovato un impedimento a manifestarsi, cioè rimaste prive di
sfogo. Tali impulsi producono i sintomi patologici. Per "neutralizzare” questi ultimi e far sì che
scompaiano, si constata che occorre riattivare il ricordo del fatto originario e rendere in tal modo
possibile la libera manifestazione degli impulsi a esso legati.
A questo punto si tratta di comprendere il motivo dell'oblio. Vengono formulate a tal proposito
due ipotesi: la prima, preferita da Breuer, è che gli eventi dimenticati dal paziente siano fatti vissuti
in un particolare stato "ipnoide", cioè uno stato al limite della coscienza, dovuto a una "scosse"
emotiva o ad esaurimento nervoso; la seconda ipotesi, verso cui Freud comincia da subito a
propendere, è invece che l'oblio subentri per la particolarità natura spiacevole dell'avvenimento
stesso, che susciterebbe una reazione di difesa da parte della persona interessata, portandola a
eliminazione dalla coscienza, in modo inconsapevole, un ricordo per lei inaccettabile. Freud amplia
l'ipotesi dell'«oblio da difesa» ad altre patologie nervose ed evidenzia l'applicabilità del metodo
catartico, ad esempio alle nevrosi ossessive, che cioè implicano la presenza ossessiva di
un'immagine mentale o la ripetizione, di un comportamento o di determinati rituali. Il quadro che
viene a profilarsi consente la seguente spiegazione delle patologie osservate:
1. il soggetto vive un evento traumatico;
2. in lui si determina una reazione di difesa per la spiacevolezza della situazione;
3. a causa di particolari circostanze, è impedito il deflusso della carica emotiva legata al fatto
originario;
4. L'energia rimasta inespressa determina la formazione dei sintomi: organici, nei casi di isteria,
psichici, nei casi di nevrosi ossessiva.
Freud trae dallo studio dell’isteria che esistono processi psichici non consapevoli: basti pensare ad
esempio, alla tesi secondo cui i fatti traumatici vengono dimenticati, ma continuano ad agire nella
psiche dell’individuo, e soprattutto alla teoria della rimozione (maccanismo di difesa dell’inconscio
irrazionale), in base alla quale vi sono eventi, pulsioni o tendenze che la persona, attivando una
sorta di reazione di difesa inconsapevolmente, desidera cancellare. Dopo la pubblicazione degli
studi sull’isteria, per quattro anni esamina sé stesso, getta il suo sguardo indagatore sulla propria
interiorità. INCONSCIO CALDERONE BOLLENTE. Poco per volta mette in luce il ruolo essenziale
della sessualità nell’insorgenza della patologia, fatto che suscita il disappunto di Breuer che non
può condividere idee tanto innovative e sconvolgenti per la mentalità dell’epoca. L’ipotesi
Freudiana è dettata dalla constatazione che, in tutti i casi da lui trattati con il metodo catartico,
infatti dimenticati e rievocati grazie all’ipnosi risultano essere legati alla sfera erotica. Anzi, in un
primo tempo Freud e addirittura propenso a credere che l’evento traumatico originario sia sempre
un’aggressione sessuale subita o esercitata nell’infanzia. L’autoanalisi e l’osservazione dei pazienti
confluiscono in L’interpretazione dei sogni. Nella sua autoanalisi Freud individua una via
privilegiata per accedere al territorio dei contenuti inconsapevoli, che egli comincia a indicare
come la dimensione dell'inconscio. Tale via è rappresentata dall'analisi dei sogni. La nostra vita
notturna è costellata di sogni: ricerche attuali hanno dimostrato che noi sogniamo in media due o
tre ore per notte, quando il nostro sonno è più profondo. Per gli antichi i sogni erano spesso
presagi di eventi futuri. Anche per Freud i sogni sono sintomi di qualcosa, ma non riguardano il
futuro, bensì il passato. Secondo il padre della psicoanalisi, il sogno è l'espressione di un desiderio;
potremmo dire che, se un bambino sogna Babbo Natale, desidera avere dei giocattoli. Il problema
è che non sempre i sogni si prestano un'interpretazione così semplice; anzi Durante il sogno molto
spesso i desideri vengono camuffati. Quando sogniamo ci comportiamo come l’artista: creiamo
una serie di immagini, a volte seducenti, a volte terribili e paurose. Proprio come le opere d’arte,
inoltre i sogni hanno bisogno di essere interpretati, perché hanno un significato nascosto che
occorre ricostruire con tecniche adeguate. Freud scopre l’esistenza di due significato nel sogno: il
primo, è costituito dalla scena onirica cosi come è esposta e vissuta, ed è definito “contenuto
manifesto”; il secondo, il lato nascosto, si identifica con l’insieme di tendenze, idee e desideri
inconsci che, in forma "travestita” si esprimono attraverso la scena onirica, ed è definito
“contenuto latente”. Mentre il contenuto manifesto trae le sue immagini in genere da avvenimenti
della nostra vita recente, il contenuto nascosto può riferirsi a un tempo molto lontano, per
esempio al periodo della prima infanzia. Nel sogno esistono, quindi, da un lato elementi che
tendono a tradursi e rivelarsi, dall’altro, un’attività chiamata da Freud di “censura” che limita la
loro possibilità di espressione: il sogno è il risultato di un compromesso tra queste due forze. La
difficoltà nell'interpretazione dei sogni risiede proprio nel fatto che per accedere al contenuto
latente bisogna superare le barriere e le difese che la psiche mette in atto; motivo per cui è
necessaria la figura dell'analista, che coopera con il paziente al raggiungimento di tale obiettivo.
Per comprendere meglio la complessità e la problematicità del sogno, dobbiamo ricordare che
esso è, per Freud, il sintomo di desideri non realizzati. Lo studioso ritiene che si tratti di desideri
"rimossi, cioè ricordi, respinti dalla coscienza, perché percepiti dal soggetto come inaccettabili in
quanto immorali, attinenti alla sfera della sessualità. Nei sogni i desideri non vengono espressi
direttamente, ma in una forma allusiva e simbolica, per vincere il controllo della coscienza il
materiale onirico deve essere sottoposto a un trattamento deformante che Freud definisce “lavoro
onirico”. In “Psicopatologia della vita quotidiana”, Freud chiarisce il meccanismo dei lapsus (errori
involontari nel parlare o nello scrivere) e atti mancanti (amnesie, dimenticanze, falsi ricordi). Si
tratta di fenomeni che la maggior parte delle persone reputa insignificanti, ma che sono, invece,
segnali importanti di un conflitto interiore, dovuto alla rimozione di eventi spiacevoli o
inaccettabili. Quindi insieme ai sogni vi sono, secondo Freud, anche altri segnali del
comportamento umano che rivelano la presenza di un conflitto interiore: si tratta dei lapsus e degli
atti mancati. Se nel sogno alcuni elementi rimossi tendono a venire alla luce incontrando
l'opposizione della censura, che ne trasfigura le sembianze rendendoli tollerabili per la coscienza,
negli atti mancati si tratta di errori nell'uso del linguaggio o nelle azioni, che si compiono per
l’intervento di una tendenza inconsapevole la quale, vincendo le barriere della censura, turba il
comportamento normale.
Ne esistono di tre tipi:
- lapsus lettura;
- lapsus scrittura;
- lapsus verbale (lingue).
Abbiamo parlato di "coscienza" e "inconscio", intuire la complessità della psiche umana. Per Freud
la psiche è. Un’unità che, però, comprende in sé un certo nu- mero di sottosistemi e si struttura in
modo topologico (da tópos, "luogo"): essa, cioè, presenta dei "luoghi" o delle "zone "distinte al
proprio interno. Anzi, secondo Freud la coscienza è solo una piccola parte della sfera psichica
dell'uomo, paragonabile alla punta di un iceberg che affiora sulla superficie dell'acqua. È la parte
consapevole della nostra personalità, la cui funzione essenziale è quella di porci in contatto con il
mondo esterno e di elaborare le nostre reazioni in relazione alle percezioni che ne derivano. Sotto
la soglia della nostra sfera di consapevolezza c'è l'inconscio, un grande "serbatoio" sotterraneo in
cui abbiamo confinato ricordi, desideri e impulsi. Dall'inconscio si deve distinguere il preconscio,
che si riferisce ai contenuti psichici latenti, cioè non presenti alla coscienza, ma suscettibili di
diventare consapevoli in qualsiasi momento. La differenza tra l'inconscio e il preconscio consiste
nel fatto che nel primo ci sono elementi psichici che sono stati rimossi, nel secondo vi sono invece
elementi dimenticati solo momentaneamente.
La teoria appena presentata individua nella psiche umana tre luoghi o sistemi differenti - la
coscienza, l'inconscio e il preconscio ( il conscioparte della psiche legata tramite la percezione
alla realtà esterna al soggetto, il preconscio parte della psiche che costituisce l’anticamera della
coscienza), l'inconscio parte della psiche in cui vengono respinte esperienze traumatiche che
potrebbero essere dolorose e quindi pericolose per l’individuo. Da qui tali esperienze non possono
più riaffiorare al preconscio e al conscio se non sotto forma onirica (sogni) o sintomatica (patologie
psichiche come la nevrosi)),- ed è nota agli studiosi come "prima topica“. A partire dal 1923, con il
testo L'lo e l'Es, Freud introduce una seconda topica, cioè un diverso modello di descrizione della
psiche che, a suo avviso, riesce a spiegare in modo più adeguato le interazioni dinamiche Se la
prima topica partiva da considerazioni "descrittive" e distingueva zone, luoghi o sistemi, la seconda
individua piuttosto istanze e funzioni e tiene conto delle relazioni intercorrenti tra il livello psichico
e quello somatico. La seconda topica individua tre funzioni o istanze fondamentali: l'ES, Il Super-lo
e l'lo. L’ES è la parte più oscura e istintiva dell’uomo, dove i desideri, gli impulsi e le pulsioni si
manifestano nella loro assoluta e sfrenata libertà; ad arginare la prepotenza di queste forze
inconsce che cercano di imporsi anche sulla vita cosciente interviene Il Super-lo una sorta di
controllore o coscienza morale, che vale a dire l'insieme dei divieti e delle prescrizioni che fin da
bambini ci sono stati imposti dai genitori e dal mondo circostante e che noi abbiamo introiettato
(impedisce all’ES di prendere il sopravvento).  Al centro di questa lotta si trova l’Io, che
rappresenta l’individuo nel suo quotidiano tentativo di mediare fra le esigenze dell’Es e gli
imperativi del Super-io. Freud dice che l'lo deve fare i conti con tre severi padroni, poiché all'Es e al
Super-lo si deve aggiungere un terzo tiranno, costituito dal mondo esterno. La struttura
conflittuale della psiche appena descritta è secondo Freud all'origine della formazione delle
nevrosi: l'lo, pressato dai suoi tre esigenti padroni, non sempre riesce a mantenere un equilibrio.
La nevrosi è appunto uno dei principali squilibri o disturbi della psiche. Un esempio raccontato da
Freud stesso potrà chiarire meglio il senso della patologia. Una sua paziente era segretamente
innamorata del cognato. Quando la propria sorella morì a causa di una grave malattia, la donna,
insieme al dolore per la perdita, provò un sentimento di felicità al pensiero di poter sposare l'uomo
amato. Questo pensiero si scontrò tuttavia con il suo Super-Io: era talmente mostruoso gioire per
la morte di una persona, che tale sentimento venne respinto nell'inconscio. La ragazza allora si
ammalò, manifestando sintomi isterici gravi. Emerse il desiderio provato nei confronti del cognato
e la fantasia di sposarlo che era affiorata dopo la morte della sorella (fantasia che il paziente aveva
totalmente dimenticato): la ragazza guarì nel momento in cui riuscì a riportare alla coscienza tali
contenuti rimossi. Bisogna sottolineare che per Freud non esiste una vera e propria barriera
invalicabile tra la psiche "sana" e quella nevrotica. Anche nell'individuo normale l'Io subisce
l'attacco delle contrastanti forze dell'Es, del Super-lo e della realtà. Non vi è "normalità" che non
sia vulnerabile; il confine tra normalità e patologia è sottile. In breve, possiamo dire che l'individuo
si dice normale quando riesce a comporre le spinte contraddittorie presenti in lui, conquistando un
difficile compromesso tra esse; quando, cioè, riesce a dare piccole soddisfazioni alle pulsioni
dell'Es, senza però contravvenire alle norme del Super-lo. Quando però le pulsioni dell'Es sono
troppo forti e il Super-lo troppo debole, può accadere che l'equilibrio non si raggiunga.
-Nevrosi conflitto fra l’est e l’io, il super io.
Il conflitto nasce quando l’io è schiacciato da l’est e il super io.
Pascal se io ogni giorno voglio mettere in pratica tutto quello che mi esce per la testa.
A questo proposito, uno dei procedimenti fondamentali utilizzato da Freud per interpretare il
linguaggio dell’inconscio e quello delle “libere associazioni”, grazie a cui il paziente,
abbandonandosi al flusso dei pensieri in una situazione particolarmente idonea al rilassamento,
lascia emergere elementi legati ai materiali rimossi che sono all’origine della sua patologia; si tratta
di una tecnica ancora oggi alla base del trattamento psicoanalitico della nevrosi. Il paziente è
esortato a raccontare tutto quello che gli viene in mente in relazione a ciascuno dei singoli
elementi del sogno, dei lapsus, degli atti mancati e dei sintomi; tali elementi vengono isolati e
scorporati dal complesso coerente del racconto. Il soggetto deve lasciar scorrere le immagini. Il
terapeuta ha semplicemente il compito di innescare il processo ideativo, offrendo alcuni spunti da
cui il paziente deve partire riferendo le connessioni immaginative suscitate, in modo da avere
accesso alle regioni nascoste dell'inconscio. La difficoltà principale che emerge nella terapia
analitica consiste secondo Freud nel fatto che quelle stesse forze che hanno determinato la
rimozione sono anche causa di una profonda "resistenza" esercitata dal paziente nei confronti
della cura. Si tratta non tanto di un'opposizione consapevole, quanto piuttosto di un inconsapevole
desiderio di conservare nell'oblio, e quindi in un luogo "sicuro", quelle rappresentazioni
potenzialmente pericolose. Obiettivo del terapeuta deve essere allora quello di forzare tale
resistenza, riuscendo a far emergere i materiali rimossi e a liberare le energie represse, causa della
nevrosi. L'attività di interpretazione esercitata dall'analista si avvale, oltre che del materiale
associativo offerto dal paziente, anche dei racconti relativi alle sue esperienze affettive, queste non
valgono soltanto per ciò che affermano, ma soprattutto per ciò che "non dicono", per i vuoti. La
materia su cui si sviluppa l'analisi è prevalentemente linguistica; l'analista, tuttavia, è tenuto a
considerare anche il comportamento del paziente, cioè tutto l'insieme delle espressioni della
persona che costituisce un messaggio criptato di cui è indispensabile operare un'interpretazione.
La prassi psicoanalitica consiste proprio nel lavoro di decostruzione di ogni verità e convinzione
apparenti, al fine, però, di allargare i confini della coscienza, di ampliare il suo dominio
riconquistando territori perduti dell'inconscio. «Situazione analitica», con questa espressione si
intende il particolare contesto in cui si svolgono le sedute di psicoanalisi, durante le quali il
paziente viene invitato a sdraiarsi, a rilassarsi e a raccontare, senza censura, sogni, fantasie e
ricordi, anche quelli più lontani e apparentemente meno significativi. Si stabilisce un patto tra il
medico e il paziente: quest'ultimo parlerà con la massima sincerità, il primo ascolterà e manterrà il
massimo riserbo. A questo scopo concorre la positiva interazione che si instaura tra i due soggetti,
che Freud definisce il transfert o «traslazione affettiva»: essa è dovuta al fatto che il nevrotico,
dopo le prime sedute acquista fiducia nel proprio medico sviluppando sentimenti di amore nei suoi
confronti; un trasporto emotivo che in qualche modo riproduce e ripropone quello provato,
nell'infanzia, per le figure genitoriali. Tale circostanza risulta favorevole al buon esito dell'analisi,
perché il soggetto "innamorato" cerca in ogni modo di compiacere il terapeuta, o almeno di non
deluderlo, collaborando con lui e assumendo inconsapevolmente il compito della guarigione.
Rientra nella deontologia professionale dello psicoanalista non farsi coinvolgere personalmente
dai sentimenti del malato, ma utilizzarli al fine di risolvere il suo conflitto interiore.
Attacco di panico (risposta ad un momento di pericolo) = qualcosa sta uscendo un ricordo
dall’inconscio. Dal basso qualcosa sta salendo verso l’alto, ossia la parte razionale che non riesce a
vedere quel dolore.
1. Parte razionale;
2. Parte irrazionale;
3. Parte morale super io (educazione ricevuta dai genitori, dalle esperienze interpersonali, la
morale cristiana). Alla base della teoria freudiana della nevrosi vi sono pulsioni che hanno un
carattere prevalentemente erotico. La principale novità consiste nella convinzione che la sessualità
non vada ristretta ai soli rapporti tra adulti, ma che rivesta un significato molto più ampio,
coinvolgendo anche la sfera, finora considerata " innocente dell'infanzia. Ciò implica un
allargamento del concetto di sessualità, che arriva a comprendere impulsi e istinti che rientrano
nella più generale tendenza dell'organismo all'autoconservazione e alla soddisfazione immediata
del bisogno. Freud non condivide la tesi della psicologia tradizionale, che identificava l’oggetto
della sessualità sessualità con l'individuo di sesso opposto e il suo fine con la riproduzione. In
questo modo l'istinto sessuale veniva definito in riferimento a tale oggetto e a tale finalità,
considerati "normali" -i soli idonei a generare "soddisfazione" e "piacere" -, lasciando irrisolto il
problema delle cosiddette "perversioni, cioè le deviazioni rispetto alla norma che si indicavano
genericamente come “anomalie”. Proprio per spiegare tali comportamenti Freud afferma che
l’istinto sessuale è un insieme di pulsioni che presenta caratteri specifici e che tende al piacere e
alla soddisfazione indipendentemente dall’oggetto e dalla finalità verso cui è normalmente rivolto.
La concezione dell'istinto sessuale come forza indipendente da un oggetto e da una finalità
specifici permette a Freud di collegare tre ambiti: quello della sessualità "normale, quello della"
perversione "e quello della "nevrosi". Le persone, risultano normali, pervertite o nevrotiche a
seconda dell'evoluzione dell'istinto sessuale. A questo proposito le relazioni alla pulsione sessuale
Freud parla di libido, intendendo con questo termine un'energia specifica che può subire variazioni
nei diversi momenti dello sviluppo, che può indirizzarsi a oggetti o a molteplici e differenti, diverse
da quella che è considerata “destinazione normale” (procreazione). Freud ritiene che anche
nell'infanzia siano attive le pulsioni erotiche: il bambino è un essere che vive una complessa vita
sessuale, la quale si esprime in gesti semplici e istintivi come la suzione del latte materno. Freud
definisce provocatoriamente il bambino come un essere “perverso polimorfo”. È perverso, poiché
la sua pulsione sessuale non tende alla procreazione e neppure al soddisfacimento della genitalità,
come negli adulti. Il neonato, infatti, prova il piacere erotico nella suzione della mammella e nel
contatto con il calore del corpo materno: di qui la sua "perversione", cioè deviazione rispetto al
fine che la psicologia tradizionale considerava connaturato all'istinto sessuale. Il "polimorfismo",
invece, si riferisce al fatto che il bambino, nei primi anni di vita, prova piacere attraverso varie parti
del corpo, che caratterizzano le diverse tappe del suo sviluppo psicosessuale:
 la fase orale il piacere è rappresentato dalla suzione e la zona erogena si identifica con la
bocca;
 la fase anale che va da uno a tre anni circa, la zona erogena è costituita dall'ano, con le
connesse funzioni corporali;
la fase genitale che inizia all'incirca alla fine del terzo anno, la zona erogena è rappresentata
dagli organi sessuali; essa si distingue ulteriormente in una fase fallica e in una genitale in senso
stretto. Nella fase fallica il bambino diviene consapevole del possesso del pene (e la bambina della
sua esistenza) tale organo diventa oggetto di attrazione, ma al tempo stesso provoca la paura per
sua perdita (complesso di castrazione). Secondo Freud, anche la bambina subisce una forma di
complesso di castrazione, perché è attratta dal pene e ne vive la mancanza come una colpa (È in
questo fase che nasce il famoso complesso di Edipo per i maschi e di Elettra per le femmine). Dopo
la fase fallica segue un periodo di latenza -che va dai cinque-sei anni fino alla pubertà -, in cui si
assiste un'interruzione o inibizione della sessualità. Con la pubertà la sessualità ritorna a esplodere
e si consolida definitivamente il primato erogeno della sfera genitale. All’analisi delle tre zone
erogene che caratterizzano lo sviluppo della sessualità infantile è connessa una delle più note
teorie della psicoanalisi: quella relativa al complesso di Edipo. Con tale espressione Freud indica il
particolare sentimento che unisce il bambino ai suoi genitori e che è universalmente presente in
tutte le civiltà. Esso si manifesta durante la fase fallica e si presenta come un attaccamento erotico
del bambino verso il genitore di sesso opposto. Il maschio sviluppa sentimenti ostili verso il padre,
in quanto non gli permette di soddisfare le sue pulsioni, e desidera avere la madre tutta per sé; la
femmina si sente attratta verso il padre che tende a oscurare la madre. Nei confronti del genitore
dello stesso sesso non c’è però soltanto un sentimento di ostilità e di gelosia, ma vi è anche una
tendenza all’identificazione. Freud nell’indicare il “complesso”, cioè la costellazione di emozioni a
carattere sessuale, si spira alla celebre tragedia Edipo Re di Sofocle, il quale aveva narrato le
sventure dell’eroe greco a cui il destino aveva riservato la triste sorte di sposare la madre uccidere
il padre. Secondo Freud, l’orrore che l’uomo di tutti tempi trova di fronte a tale tragedia deriva dal
fatto che noi c’è un analogo desiderio nella fase infantile. In altre parole, l’impulso inconfessabile
di uccidere il padre è possedere la madre è presenza costante nella fantasia di ciascuno. Il
complesso di Edipo riveste una funzione essenziale in quanto ogni uomo deve superarlo per poter
maturare, cioè per raggiungere uno stato adulto e una sessualità serena e consapevole
(castrazione metaforica). È la stessa comunità all’interno della quale il bambino vive a spingere
verso il superamento del complesso di Edipo: il bambino deve prendere il posto del padre
attraverso l’introiezione di tutti quei divieti che prima era il padre ad imporgli (qui si crea il SUPER-
IO).
Divenuto “civile”, il bambino tende a soddisfare la sua libido in altri modi, anche al di fuori della
sfera sessuale.
TOTEM E TABÙLe ultime opere di Freud, in particolare L'avvenire di un'illusione (1927) e Il
disagio della civiltà (1929), sono dedicate allo studio della società, dell’antropologia e della morale.
Freud focalizza in particolare la sua attenzione sull'istituto del totemismo, che, si ritrova in
primitive talora geograficamente molto distanti tra loro. In tale forma di organizzazione sociale i
componenti di una comunità sono divisi in tante unità caratterizzate da un totem, cioè nella
maggior parte dei casi un animale sacro. La cosa interessante è che coloro che appartengono aa
un’unità totemica si comportano nei confronti del totem, cioè l'animale simbolico assunto come
autorità, in modo caratteristico. Il legame totemico sembra finalizzato, soprattutto, a evitare
rapporti tra consanguinei, perché implica la proibizione di sposare donne appartenenti allo stesso
gruppo totemico e, dunque, impedisce legami di tipo incestuoso. Al totem è legato il concetto di
tabù, cioè di tutti quegli aspetti che, in riferimento al totem, sono ritenuti sacri e quindi proibiti.
Freud arriva alla conclusione che, se esistono proibizioni cosi rigide, è perché in esse si esprime la
repressione di pulsioni molto forti, che sono connaturate agli esseri umani. Il totem e i tabù
sarebbero dunque il nucleo originario di quelle norme sociali, morali e religiose create dagli uomini
per proteggersi da impulsi considerati inaccettabili. Per Freud gli uomini ricercano soprattutto la
felicità. L'agire individuale è mosso essenzialmente dal principio di piacere, cioè dalla tendenza a
realizzare immediatamente i propri desideri. È il principio che domina la vita infantile, e
trasformare i dati percettivi attraverso la fantasia e a renderli conformi alle proprie esigenze. Tale
principio, però, si scontra con il principio di realtà, che esige spesso un differimento
dell'appagamento del piacere, la rinuncia alla soddisfazione di alcune tendenze per soddisfarne
altre: esso, cioè, implica un esame della realtà, che spesso può essere causa di sforzo, di sacrificio e
quindi anche di infelicità. L'uomo non può fare a meno di vivere insieme agli altri e di conseguenza
deve necessariamente porre un freno alle pulsioni. La civiltà è dunque indispensabile. Per arginare
le pulsioni socialmente negative, la società si affianca alla figura paterna nell'opera educativa:
contribuisce, cioè, a rendere più efficace il Super- Io privato attraverso un Super-lo sociale, che
deve rafforzare la severità del primo.
In definitiva, la morale appare a Freud, non diversamente da Nietzsche, come l'effetto
dell'imposizione sociale. A differenza di Nietzsche, però, Freud ritiene che essa, pur gravando
sull'individuo e limitandone la piena realizzazione, vada accettata, infatti, chi fosse disposto a
sottostare alle norme etiche socialmente determinato perderebbe l'amore e il rispetto da parte del
prossimo, e pertanto anche la serenità. Riproponendo un tema caro a Rousseau, cioè quello
dell'antagonismo tra felicità individuale ed esigenze dell'ordine sociale, Freud segnala quindi
all'uomo moderno i problemi connessi con lo sviluppo della civiltà, pur riconoscendone la
necessità.
Tra il 1911 e il 1913 si costituiscono due correnti psicoanalitiche dissidenti, formate da persone che
fino ad allora avevano svolto un ruolo importante nella Società psicoanalitica: Adler e Jung. Per
Adler la libido sessuale rappresenta soltanto una parte di una più generale tendenza
all'autoaffermazione, pulsione che egli, mutuando una terminologia nietzscheana, definisce
«volontà di potenza». Tale istinto è presente già nei bambini, i quali - di fronte a un mondo ancora
sconosciuto, in cui vivono personaggi più grandi, più forti e più esperti di loro - avertono un
«sentimento di inferiorità». Se gli apporti ambientali gli saranno favorevoli, il bambino sarà in
grado di superare in modo graduale e positivo il suo disagio; se, al contrario, gli stimoli saranno
negativi, è probabile che egli scivoli nel «complesso di inferiorità», ossia in una condizione
patologica. Anche Jung si rifiuta di considerare i contenuti della rimozione in chiave
esclusivamente sessuale: a suo avviso la sessualità non può costituire la struttura centrale della
vita psichica. A partire da questa convinzione, identifica la libido con un'energia vitale presente in
tutti gli organismi naturali, una pulsione dinamica che garantisce la conservazione degli organismi
naturali. Essa è una forza spirituale, oltre che biologica, creatrice di progresso culturale. Accanto
all'inconscio personale Jung ammette un inconscio collettivo, trasmesso geneticamente e costituito
da una molteplicità di immagini che l'umanità ha elaborato durante la sua storia. Esso non si
sostanzia di elementi rimossi, ma di archetipi, modi di rappresentazione della realtà comune
all'intero genere umano, vere e proprie forme a priori dell'immaginazione. Per Jung obiettivo della
terapia analitica è la realizzazione del Sé grazie al processo di individuazione. Questo consiste nella
progressiva integrazione e unificazione degli elementi che compongono la personalità.

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