nazionale
Il cross cultural-management1
La multiculturalità della forza lavoro è una caratteristica intrinseca delle imprese che producono e/o
vendono fuori dai confini nazionali avvalendosi di partner, dipendenti e collaboratori di diverse
nazionalità. Tuttavia, come già più volte menzionato, il tratto della diversità culturale è sempre di più
presente anche nelle imprese che hanno un raggio d’azione solo nazionale ma che, per effetto della
globalizzazione del mercato del lavoro e in particolare dei flussi migratori, hanno personale straniero
al loro interno.
Gli studi di cross-cultural management hanno elaborato modelli diversi per misurare le differenze
tra le culture nazionali. Il modello più famoso è senz’altro quello di Hofstede (1980). Hofstede è stato,
infatti, in qualche modo il primo studioso a identificare le dimensioni culturali che risultano rilevanti
nei contesti lavorativi e che segnalano differenze sostanziali tra un paese e un altro. Ancora oggi il
suo modello è considerato il riferimento principale per analizzare la relazione tra management e
cultura locale. Le dimensioni identificate sono indicate sinteticamente alla tabella 2.
1
Fonte: adattamento da “Scapolan A.C., Leone L. (2020, in corso di stampa). L’organizzazione e la gestione delle
risorse umane nelle imprese internazionali. In Solari L., Buonocore F., Montanari F. OrganizzAzione, De Agostini,
Milano (cap. 10).
Individualismo- Indica quanto è forte il Impatto sul modo in Alto Alto
collettivismo legame tra singoli individui cui ad esempio individualismo collettivismo
e gruppi sociali cui vengono prese le ad esempio in culture
appartengono e quanto si decisioni in azienda; Italia e paesi asiatiche come
ricorre al singolo o al impatto anglosassoni Giappone e
gruppo nelle decisioni. sull'orientamento ai India
Culture individualistiche fattori di successo
attribuiscono importanza personale vs di
alle scelte e alle libertà gruppo
individuali, in quelle
collettiviste viene conferito
maggior valore agli
obiettivi condivisi dal
gruppo di appartenenza
Mascolinità- Indicano quanto le persone Influenza in cui le L’Italia è tra i Le nazioni
femminilità enfatizzano valori associati organizzazioni sono paesi a ad alta
a stereotipi maschili strutturate e gli maggiore femminilit
(successo, assertività, aspetti che vengono mascolinità à sono
orientamento al risultato) o più valorizzati anche insieme al tipicament
femminili (qualità della nel sistema di HR Giappone, e quelle
vita, solidarietà, management oltre Austria e scandinav
compassione, orientamento che nelle relazioni tra Venezuela e
alle relazioni) persone e colleghi
Orientamento a Indica quanto le persone Influenza il modo di Le culture Le culture
lungo/breve appartenenti a una certa concepire la strategia, occidentali orientali
termine (inserito cultura siano orientate le negoziazioni e i guardano hanno una
nel 1987 con verso il futuro o al presente processi decisionali più ai visione con
Bond) e a volte al passato risultati maggiore
immediati e attenzione
a breve al futuro
Figura 1. Quattro diversi tipi di culture nazionali o strutture implicite (adattato da Hofstede in
Decastri, 1993)
ELEVATA
DISTANZA DI
POTERE
PIRAMIDE DI PERSONE
FAMIGLIA ESTESA (FRANCIA, BELGIO)
(SINGAPORE) ORGANIZZAZIONI
ORGANIZZAZIONI ACCENTRATE E
ACCENTRATE E INFORMALI FORMALIZZATE
(BUROCRAZIA)
BASSA ALTA
AVVERSIONE AVVERSIONE
ALL’INCERTEZZA ALL’INCERTEZZA
VILLAGGIO-MERCATO MACCHINA BEN OLIATA
(USA, DANIMARCA) (AUSTRIA)
ORGANIZZAZIONI ORGANIZZAZIONI FORMALI E
DECENTRATE E INFORMALI MA DECENTRATE
GIAPPONE
BASSA
DISTANZA DI POTERE
I tratti della cultura nazionale influenzano, non soltanto la struttura, ma anche i comportamenti
organizzativi. Già Hofstede (1980) aveva classificato i possibili stili di comando in base alla
dimensione, già menzionata, della “distanza di potere” e a quella denominata “individualismo vs.
collettivismo”. Sono culture individualistiche quelle nelle quali le decisioni vengono prese tenendo
conto solo dei propri esclusivi interessi e di quelli degli stretti familiari, mentre sono culture
collettivistiche quelle nelle quali le decisioni sono prese nell’interesse dell’intera comunità (Decastri,
1993). Nelle organizzazioni di paesi individualisti (ad esempio, gli USA), il rapporto di lavoro è visto
come un contratto di scambio alla cui base ci sono professionalità e libertà, le decisioni sono prese in
modo indipendente dai rapporti personali dei capi e il conflitto non è temuto, ma anzi ricercato in
quanto considerato necessario. Nelle culture collettiviste (come il Giappone), invece, non c’è distacco
tra lavoratore e azienda ed è molto importante mantenere l’armonia nei rapporti interpersonali. Di
conseguenza, lo stile di comando – a parità di accettazione dell’autorità (ossia di distanza di potere)
– varia a seconda che nella cultura di riferimento prevalga una mentalità comunitaria oppure
individualista. Coerentemente con questi ragionamenti, studi recenti (e.g. Meyer, 2017) dimostrano
che la cultura nazionale influenza non solo lo stile di leadership dei manager, ma anche le modalità
con cui essi forniscono feedback ai loro collaboratori. Ad esempio, mentre un manager giapponese è
formato per non criticare mai un dipendente in pubblico per evitargli una brutta figura, i manager
olandesi cercano sempre di essere aperti e onesti e di evitare di inviare messaggi che confondano
aspetti positivi e negativi. Gli statunitensi d’altra parte tendono a fornire feedback positivi per
addolcire i messaggi negativi, mentre i francesi appaiono più critici e più parchi nell’elargire feedback
positivi.
Partendo dallo schema di Hofstede, Erin Meyer (2017), docente di comportamento organizzativo
a INSEAD, propone un modello in cui sono due le dimensioni della leadership cui porre attenzione
poiché variano sensibilmente a seconda della cultura di riferimento nell’interazione tra i singoli,
modificando il modo in cui il leader si relaziona con i membri del team e viceversa: il rispetto per
l’autorità e lo stile decisionale. Il concetto di autorità e di rispetto per l’autorità, intesa anche come
status e posizione lavorativa, cambia da cultura a cultura. Quanta attenzione poniamo allo status o
alla posizione di una persona in azienda? Le differenze sugli stili decisionali determinano invece chi
prende le decisioni e come: è il capo che decide da solo o i membri del team di lavoro decidono in
modo congiunto? Non sempre lo stesso stile decisionale è collegato alla stessa visione sull’autorità.
Per esempio, la cultura giapponese ha una visione dell’autorità più gerarchica di quella americana,
ma se pensiamo alla dimensione del decision making nella cultura giapponese le decisioni vengono
prese in modo più collegiale, cioè a livello di team, mentre negli Stati Uniti le scelte arrivano dall’alto.
I manager che lavorano in contesti multiculturali possono confondere le due dimensioni, adattando
quindi il proprio stile di leadership alla cultura e al contesto del momento, ma in modo sbagliato,
mettendo a rischio l’efficacia della propria leadership e i risultati del loro gruppo di lavoro. Sebbene
negli anni l’idea di una leadership definita dalla gerarchia sia stata in qualche modo sostituita da
modelli di leadership più egualitari e condivisi, è pur sempre un dato di fatto che in molti paesi,
soprattutto nelle economie emergenti quali India, Cina, Turchia, Russia, Bangladesh, la cultura
nazionale influenza fortemente una leadership basata sulla gerarchia e sul rispetto dell’autorità. Ecco
che spesso aziende occidentali fanno fatica a trovare il giusto fit quando lavorano in questi contesti.
Che relazione c’è dunque fra queste due dimensioni (rispetto dell’autorità e stile decisionale)?
Potremmo assumere che in culture più gerarchiche la decisione spetti sempre al capo, mentre in quelle
più egualitarie si basi di più sul consenso di gruppo. In realtà gerarchie e metodi decisionali non sono
sempre direttamente correlati. Come spiega Meyer (2017), gli Stati Uniti sono un caso esemplare
dove visione dell’autorità e stile decisionale non sono collegate: se la cultura nelle imprese è diventata
sempre più egualitaria, le decisioni condivise non sono sempre la norma, anzi, il processo decisionale
è top-down. Questo perché le aziende americane preferiscono decisioni veloci e flessibili che
richiedono l’accentramento decisionale nelle mani di un singolo individuo. Non vuol dire che non si
richiedano input da altri membri del team, ma alla fine è il leader a prendere la decisione finale, una
decisione che può subire modifiche successive se necessario. Al contrario, in altre culture molto
gerarchiche, ad esempio la Germania o il Giappone, le decisioni sono il frutto di un lungo processo
di negoziazione di gruppo e richiedono il consenso di tutte le parti in causa, ma una volta raggiunte
sono subito implementate perché l’allineamento nella fase decisionale permette una veloce
attuazione. Se distinguiamo quindi il concetto di atteggiamento nei confronti dell’autorità (gerarchico
o egualitario) dallo stile del processo decisionale (top down o consensuale) possiamo definire una
mappa (Figura 2) di quattro culture di leadership che aiutano i manager a essere più efficaci in un
contesto globale: consensuale ed egualitaria (esempio Scandinavia, Olanda); consensuale e
gerarchica (Germania, Giappone); top-down e gerarchica (Brasile, Cina, Francia, India, Russia,
Arabia Saudita); top-down ed egualitaria (Australia, Canada, United Kingdom, Stati Uniti).
Top-down e gerarchico (Brasile, Cina, Francia, India, Indonesia, Messico, Russia, Arabia
Saudita)
Se si opera in aree geografiche presenti in questo quadrante della mappa, bisogna ricordarsi che il
leader è il capo e non un facilitatore. Il leader viene estremamente rispettato sia in contesti pubblici,
sia privati e quando si assume una posizione di leadership conviene indicare in modo chiaro ai
membri del proprio gruppo le proprie aspettative sui task da realizzare e le forme in cui possono
mostrare il loro rispetto. Il capo ha un ruolo direttivo molto chiaro e deve specificare il tipo di
comportamento e il tipo di risultato che si attende. In questi casi non è detto che i membri del team
non possano presentare le proprie idee, ma queste devono essere limitate. Se si è il leader in questi
contesti bisogna porre attenzione a quello che si dice e che si richiede, poiché tutto quello che viene
detto può essere interpretato come una disposizione. Conviene quindi specificare se si sta solo
proponendo un’idea nuova da esplorare o si sta richiedendo di attuare una decisione.
TOP-DOWN
ARABIA SAUDITA
MESSICO
UNITED STATES INDIA
CANADA FRANCIA
AUSTRALIA
EGUALITARIA GERARCHICA
Cultura di leadership
egualitaria e
consensuale
BELGIO
GERMANIA
OLANDA
Cultura di leadership
DANIMARCA gerarchica e
consensuale
NORVERGIA
GIAPPONE
SVEZIA
CONSENSUALE