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Sintesi a cura di Vittorio Molinari

L’ECONOMIA DELLA CIAMBELLA


Sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo
di Kate RAWORTH https://www.kateraworth.com/

CHI VUOL ESSERE UN ECONOMISTA?


La teoria economica mainstream è chiusa nelle sue assunzioni base, tanto da
determinare un divario crescente fra questa teoria e la realtà concreta della crisi,
proprio in virtù di questo approccio dogmatico.1

“Non si cambiano le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa,


bisogna costruire un nuovo modello che renda obsoleto quello attuale.”
Buckmister Fuller (pag.29)

LA SFIDA DEL XXI SECOLO


Economia, termine coniato da Senofonte significa letteralmente “arte della gestione
domestica”.
La nostra casa, è sotto gli occhi di tutti, attraversa una gravissima crisi ambientale, la
cui evoluzione potrebbe aver superato il limite della irreversibilità. Insieme, negli
ultimissimi decenni, abbiamo un consistente incremento demografico nelle aree del
globo in via di sviluppo o più povere, contestualmente, soprattutto in Asia, i consumi
stanno espandendosi rapidamente (materiali da costruzione e prodotti di consumo).

L’AUTORITA’ DELL’ECONOMIA
L’economia è la “lingua ufficiale”, da tempo si è realizzato il dominio culturale
dell’economia, delle sue parole, della sua filosofia, sul pensiero, sulle attività, sulla
lettura e interpretazione di ogni aspetto della vita, della natura, ecc.

1
Si veda: Delreal J., “Student walk out of Ec 10 in solidarity with “Occupy”, The Arward Crimson, 2 novembre 2011
(www.thecrimson.com/article2011/11/2/mankwalkout-economics-10/ ); International Student Initiative for Pluralism
in Economics, “An international student call for pluralism in economics”, 2014, (www.isipe.net/open-letter/ );
Harringtton K., “Jamming the economic high priests at the AEA” 7 gennaio 2015,
(http://kickitower.org/jamming-the-economic-high-priests-at-the-aea/ ); Kick it over, “Kick it Over Manifesto” 2015,
(http://kichitover.org/kick-it-over-manifesto/ )

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L’esperienza quotidiana del secolo scorso e di questo ci ha mostrato nella sua più
cristallina evidenza che gli studiosi dell’economia hanno sviluppato o ereditato
assunzioni fallaci, riduttive e punti ciechi che continuano ad essere utilizzati in modo
acritico o praticamente inesaminati.
Il contesto del XXI secolo richiede che rendiamo esplicite quelle assunzioni e visibili
quei punti ciechi in modo che possiamo, ancora una volta, ripensare l’econmia.

ABBANDONARE L’ECONOMIA, E TORNARCI


Occorre far partire l’economia non dalle sue astrazioni, ma dagli obiettivi a lungo
termine dell’umanità e, sulla base di questo, ricercare e formulare un tipo di
pensiero economico che può darci le migliori possibilità per raggiungerli (pag.34)

Al di sotto del cerchio interno – la base sociale – si trovano privazioni critiche per
l’umanità come la fame e l’analfabetismo. Oltre il cerchio esterno – il tetto ecologico

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– si trova il degrado ambientale, come i cambiamenti climatici e la perdità di


biodiversità. Tra i due cerchi si trova la Ciambella, lo spazio entro il quale possiamo
soddisfare i bisogni di tutti rispettando i limiti del pianeta.
Per far entrare l’economia all’interno della ciambella qual è l’approccio mentale che
può darci le maggiori possibilità di successo?
L’economia della ciambella attinge e si combina con il pensiero
- Ecologico
- Femminista
- Istituzionale
- Economia comportamentale
- Economia della complessità
L’integrazione ed interazione di questi diverse culture potrà determinare una
combinazione utile alla interpretazione ed alla azione economica e sociale.

IL POTERE DELLE IMMAGINI


Le scene di vita e di ambiente delle pitture rupestri, gli affreschi e arazzi che
raccontavano la vita, la storia, la religione, passando dalla raffigurazione del sole e
non della terra al centro del sistema solare (Copernico, 1543), dimostrano l’enorme
potere delle immagini: queste comunicano a tutti, intellettuali e analfabeti.
Le forme ed i disegni che fino ad oggi raffigurano l’economia sono le fondamenta
culturali e pregiudiziali su cui sono formate le assunzioni teoriche dell’economia.
Occorre porre la massima attenzione all’utilizzo delle immagini nella comunicazione
economica, non banali ma semplici e di immediata comprensione. (NdC)

LE IMMAGINI DELL’ECONOMIA: UNA STORIA NASCOSTA


Tutti gli economisti usano grafici, disegni, sono rappresentazioni di dati e teorie
esemplificative, quindi affermative, di facile lettura e interpretazione. Occorre però
fare attenzione a come li si configura e descrive, soprattutto all’uso dei simboli per
evitare il rischio della incomprensione.
La svolta decisiva avviene alla metà del secolo scorso grazie a Paul Samuelson,
docente al MIT; egli è considerato “padre dell’economia moderna”. Egli scrisse il
manuale di economia Economics, inizialmente destinato ai neo studenti di
ingegneria appena tornati dalla 2° Guerra mondiale, mettendo da parte
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completamente formule ed equazioni e affidandosi completamente a diagrammi,


grafici e tracciati: un corso di economia per le masse. Ebbe un successo plantario.
Egli dichiarò: “il primo messaggio è quello privilegiato, perché si imprime nella
tabula rasa del neofita nel momento in cui è più impressionabile.”.

UNA LUNGA LOTTA PER FUGGIRE


L’insegnate e mentore di Samuelson, Joseph Schumpeter, comprese che le idee
tramandateci possono essere difficili da abbandonare, ma era determinato a farlo,
per lasciar spazio alle sue intuizioni e scrisse:
In pratica tutti cominciamo la nostra ricerca dal lavoro dei nostri predecessori,
difficilmente cioè partiamo da zero. Ma supponete che fossimo partiti da zero, quali
passi avremmo dovuto intraprendere? Ovviamente, al fine di essere in grado di
sottoporci qualsiasi problema, dovremmo prima visualizzare uno specifico gruppo di
fenomeni coerenti come meritevole del nostro sforzo analitico. In altre parole, lo
sforzo analitico è necessariamente preceduto da un atto cognitivo preanalitico che
fornisce la materia prima per lo sforzo analitico. In questo libro, questo atto
cognitivo preanalitico sarà chiamato “visione”.
Gli era chiaro, comunque, che creare una nuova visione preanalitica non avrebbe
mai potuto essere un processo imparziale, e aggiunse:
Il primo compito consiste nel verbalizzare la visione o concettualizzarla... in uno
schema o in un’immagine più o meno ordinata... Dovrebbe essere perfettamente
chiaro che c’è un grande varco che permette all’ideologia di entrare in questo
processo. Di fatto, essa entra al livello più basso, nell’atto cognitivo preanalitico del
quale abbiamo parlato. Il lavoro analitico parte dal materiale fornito dalla nostra
visione delle cose, e questa visione è ideologica quasi per definizione?2
Successivamente altri economisti e scienziati si sono posti nel medesimo
atteggiamento critico e possiamo così sintetizzare l’approccio mentale:
Visione preanalitica. Visione del mondo. Paradigma. Frame.3 Sono concetti
imparentati ed in base a quello che mettiamo al primo posto avremo la possibilità di
metterlo in dubbio e di cambiarlo.

2
Schumpeter J., Storia dell’analisi economica, Bollati Boringhieri, Torino 1990.
3
Identifica le unità lessicali che denotano un oggetto, un evento o una situazione, e i ruoli semantici che vi partecipano

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Occorre utilizzare il potere delle immagini: un’immagine vale 1000 parole, infatti i
disegni nell’illustrare l’economia influenzano la mente.
La mappa non è il territorio. Alfred Korzibzki (pag. 44)
Un modello non è altro che un modello, cioè una semplificazione: “tutti i modelli
sono sbagliati, ma alcuni sono utili” George Box
Occorre trovare le parole giuste, cioè semplici.
“Il semplice rifiuto del frame dominante servirà solo, ironicamente, a rafforzarlo. E
senza un’alternativa da offrire, ci sono poche possibilità di ingaggiare e ancor meno
vincere la battaglia delle idee” ispirato a George Lakoff.
Occorre accompagnare al visivo, come detto: le immagini sono fondamentali, le
parole giuste, che bel illustrino il concetto e la proposta, la rendano
immediatamente comprensibile. (NdC)

LE SETTE MOSSE PER PENSARE COME UN ECONOMISTA DEL XXI SECOLO


1° CAMBIARE OBIETTIVO Non più il PIL ma prosperare in equilibrio nello spazio
sicuro della ciambella
2° VEDERE L’IMMAGINE COMPLESSIVA Non più l’economia mainstream (il flusso
circolare del reddito).
L’economia va integrata nella società e nella natura.
3° COLTIVARE LA NATURA UMANA Non più l’uomo economico razionale: egoista,
isolato, calcolatore, ecc.
La natura umana è molto più ricca, sociale,
intraprendente, ecc.
4° ACQUISIRE COMPRENSIONE DEI SISTEMI Non più equilibrio meccanico
dell’economia.
Occorre un pensiero sistemico con 2 feedback:
RIGENERARE e RIPRISTINARE.
5° PROGETTARE PER DISTRIBUIRE Non più diseguaglianze: è un errore di
progettazione.

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Non più solo ridistribuire il reddito, ma ridistribuire la


ricchezza.4
6° CREARE PER RIGENERARE Non più il degrado ambientale perché la crescita, alla
fine, avrebbe risolto questo problema.
Occorre una progettazione rigenerativa per creare
l’economia circolare.
7° ESSERE AGNOSTICI RISPETTO LA CRESCITA Nessuno ha mai voluto tracciare
l’andamento a lungo termine del PIL: troppo
pericoloso.
Oggi ci sono economie che hanno bisogno di crescere
anche se ci fanno prosperare.
Abbiamo bisogno di economie che ci fanno
prosperare anche se non crescono.

4
Tax Justice Network, www.taxjustice.net , Global Alliance for Tax Justice (www.globaltaxjustice.org )

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1° - CAMBIARE OBIETTIVO
E’ incredibile che il PIL susciti ancora un’attenzione internazionale compatta:
la crescita è il cuculo nel nido dell’economia.
Sfrattiamo il cuculo e riprendiamoci l’obiettivo che assicuri a tutti dignità e
opportunità entro i limiti del pianeta che ci sostenta.
COME HA FATTO LA SCIENZA A PERDERE DI VISTA IL SUO OBIETTIVO
Nel tempo la scienza economica ha perso l’attenzione allo scopo e agli obiettivi
dell’economia, si è sganciata dai valori.
James Steuart, avvocato scozzese, nel 1767 creò il concetto di “economia politica”
quale “scienza delle politiche domestiche nelle nazioni libere”. Pur chiamandola
scienza, chiarì il suo scopo:
L’oggetto principale di questa scienza è assicurare un certo fondo per la sussistenza
di tutti gli abitanti, per ovviare a qualsiasi circostanza che possa renderla precaria;
fornire tutto il necessario per soddisfare i desideri della società, e dare impiego agli
abitanti (supponendo che siano uomini liberi) in modo tale da creare naturalmente
relazioni reciproche e dipendenze tra di essi, così che i loro molteplici interessi li
portino a scambiarsi i reciproci desideri)5
Dieci anni dopo, Adam Smith provò a dare una sua definizione, egli scrisse: “due di-
stinti oggetti: fornire copiosi introiti o sussistenza per la gente, o più appropria-
tamente, metterli in grado di procurarsi tali introiti o mezzi di sussistenza da sé; e
secondariamente fornire allo stato o al Commonwealth introiti sufficienti per i servizi
pubblici”6. Questa definizione demolisce l’immeritata reputazione di Smith come
promotore del libero mercato, ma era approccio che purtroppo venne superato da
John Stuart Mill, settant’anni dopo, definì l’economia come “una scienza che delinea
le leggi di quei fenomeni della società che sorgono dalle operazioni combinate
dell’umanità per la produzione di ricchezza”7; questa definizione aiutò a distogliere
l’attenzione agli obiettivi dell’economia per indirizzarla alla scoperta di presunte
“leggi”. Per arrivare agli anni Trenta, quando Jacob Viner (Scuola di Chicago)
sintetizzò con questa semplice battuta: “L’economia è quello che gli economisti
fanno”. Ovvio che questa battuta non poteva essere ritenuta soddisfacente. Lionel
Robbins, della London School of Economics, nel 1932 ritenne di poter affermare
questa che segue come risposta definitiva: “L’economia è la scienza che studia il
comportamento umano come relazione tra scopi e mezzi scarsi che hanno usi
5
Steuart J., An Inquiry into the Principles of Political Economy, 1767
6
Smith A.,
7
Mill S. J.,

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alternativi”8; una definizione che divenne ed è ancora fondamentalmente


mainstream anche quando viene formulata in versioni similari, tipo quella molto
concisa di Gregory Mankiw: “L’economia è lo studio di come la società gestisce le sue
risorse scarse”9.
In tutti i casi, da secoli, la discussione sugli obiettivi è praticamente scomparsa!
IL CUCULO NEL NIDO
La teoria economica mainstream non si pone domande elementari:
- come si misura l'utilità?
- quale il miglior modo per valutare il successo nello sviluppo?
- quale lo scopo dell'economia?
- è possibile una crescita infinita?
L’attenzione esasperata alla crescita trovò la propria misurazione di valore dell mole
degli introiti nazionali; fu il Congresso degli Stati Uniti, a metà degli anni 30, a
commissionare all’economista Simon Kuznets i criteri per valutare in unità
monetaria (il dollaro) il Prodotto nazionale lordo, poi diventato Prodotto interno
lordo (PIL). Però fu lo stesso Kuznets, a trent’anni di distanza, visto l’uso
unidirezionale che veniva fatto del PIL, a dichiarare: “il benessere di una nazione
difficilmente può essere dedotto dalla misura del reddito nazionale”, ed ancora “.

8
Robbins L.,
9
Mankiw G.,

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Ma l'idea di un'economia sempre in crescita calza a pennello sulla metafora del


progresso come movimento in avanti e verso l'alto.

Donella Meadows è una delle principali autrici del rapporto del Club di Roma, I
LIMITI DELLO SVILUPPO, 1972; dopo aver dichiarato a fine anni novanta: “la crescita
è uno degli scopi più stupidi mai inventati da qualsiasi cultura”, chiese: “Crescita di
cosa, perché, per chi, chi paga i costi, quanto può durare, qual è il costo per il
pianeta, e quanta ne serve?"
Domande che lo stesso Simon Meadows (ideatore del PNL, poi PIL) fece: "gli obiettivi
di maggiore crescita dovrebbero precisare maggiore crescita di cosa e per cosa".
SFRATTARE IL CUCULO
Nel corso dei decenni, fino ad oggi, si è instaurato un vuoto morale negli studi
economici, è avvenuto con la separazione della filosofia economica dalla scienza
economica.
Da alcuni anni però i governanti si sentono obbligati, sempre più, a perorare la
crescita del PIL usando così tanti termini qualificanti? Per dare loro legittimità
sociale!
Diversi economisti, già dal XIX secolo, hanno comunque cercato di riportare
l’umanità al cuore del pensiero economico: Jean Sismondi, economista svizzero,
John Ruskin, pensatore sociale inglese, il tedesco di nascita e inglese di adozione E.F.
Schumaker, il cileno Manfred Max-Neef, l’indiano Amartya Sen, per citarne alcuni
che, insieme ad altri andrebbero ripresi.

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Citiamo Schumaker che affermo: “non c’è altra ricchezza che la vita… Il paese più
ricco è quello che cresce il maggior numero di esseri umani nobili e felici.” e
aggiungiamo Amartya Sen, il quale affermò che obiettivo dello sviluppo dovrebbe
esserie il "miglioramento della ricchezza della vita umana, invece della ricchezza
dell'economia in cui gli esseri mani vivono" Prosegue poi affermando “lo scopo
darebbe essere quello di aumentare le possibilità delle persone, per esempio, di
essere sane, responsabili e creative in modo che possano scegliere di essere e fare
cosa secondo i loro valori (NOTA 21); e realizzare queste possibilità dipende dal
fatto che le per sono possano soddisfare bisogni elementari della vita -
adeguatamente al contesto di ogni società - che vanno da cibo nutriente, sanità e
istruzione, alla sicurezza personale e a una voce politica.
Infine, dal “Report by the Commission on the Measurement of Economic
Performance and Social Progress (2009) commissionato dal presidente francese
Sarkozy nel 2008, perché valutassero le misurazioni del progresso economico e
sociale usate per orientare le decisioni politiche, è scaturito che “questi indicatori
economici sono tentativi di dare una direzione all'economia a alle nostre società che
fano pensare a piloti che cercano di tracciare una rotta senza una bussola affidabile"
UNA BUSSOLA AFFIDABILE PER IL XXI SECOLO

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Accantoniamo per un momento il PIL e domandiamoci:


in che mondo prospererà l'umanità?
Vediamo se la ciambella può rivelarsi utile.
Al suo interno può svilupparsi un futuro che può soddisfare i bisogni di ogni persona
salvaguardando simultaneamente il mondo vivente da cui dipendiamo.
Al di sotto della ciambella (all'interno del buco) si trova la situazione delle
deprivazioni.
Al di sopra (il tetto ecologico) si trova un eccesso di pressione sulla terra, sull'acqua,
sull'aria, su flora e fauna; in sintesi: sui cicli della vita.

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Dal 1948, le norme internazionali sui diritti umani hanno cercato di stabilire il diritto
di ogni persona di soddisfare queste necessità vitali indipendentemente da quanto
denaro o potere possiede. Stabilire un termine temporale entro il quale raggiungere
questo obiettivo per tutti può sembrare un'ambizione straordinaria, ma adesso è
anche un'ambizione ufficiale. Queste dodici priorità sociali sono elencate tra i
Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite - sottoscritti da 193 paesi
membri nel 2015 - e la grande maggioranza di questi obiettivi va raggiunta entro il
203010.
Tra il 1950 e il 2010, la popolazione globale è triplicata e il Pil mondiale è cresciuto di
sette volte. In tutto il mondo il consumo di acqua dolce si è più che triplicato, l'uso di
energia si è quadruplicato e l'impiego di fertilizzanti più che decuplicato.
Will Steffen, lo scienziato che ha condotto lo studio che documenta queste tendenze
ha scritto "Nel tempo di una sola vita l'umanità è diventata una forza geologica su
scala planetaria...”
L’Olocene, la nostra casa-dolce-casa.
Il grafico mostra le variazioni della temperatura della Terra degli ultimi 100.000 anni,
sulla base dei carotaggi effettuati in Groenlandia. Gli ultimi 12.000 anni sono stati un
periodo eccezionalmente stabile.

Cosa determina il tetto ecologico della Ciambella?


Eccoci qui, sul solo pianeta vivente conosciuto, nati nell'era più ospitale che, grazie
all’orbita insolitamente circolare che la Terra sta compiendo intorno al Sole,
potrebbe protrarsi per altri 50.000 anni (un fatto così raro che l’ultima volta che

10
http://asvis.it/goal-e-target-obiettivi-e-traguardi-per-il-2030/

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capitò fu 400.000 anni). Dovremmo essere pazzi per buttarci fuori dal rifugio
ospitale dell'Olocene, ma questo è, naturalmente, proprio quello che stiamo
facendo. La nostra crescente pressione sul pianeta ci ha trasformati in quanto
umanità, nella principale causa singola dei cambiamenti planetario. A causa della
scala del nostro impatto, abbiamo abbandonato l’Olocene e siamo entrati in un
territorio nuovo, conosciuto come l’Antropocene: la prima era geologica che sarà
modellata dall’attività umana.
Nel 2009 un gruppo internazionale di scienziati guidato da Joahan Rockström e Will
Steffen identificò 9 processi naturali critici: si veda la tabella seguente.

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Questi nove confini planetari definiscono il tetto ecologico della Ciambella: i limiti
oltre i quali non dovremmo aggiungere ulteriori pressioni sul pianeta se vogliamo
salvaguardare la stabilità della nostra casa.

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Presi insieme, le basi sociali dei diritti umani e il tetto ecologico dei confini planetari,
creano i confini interni ed esterni della Ciambella. E sono, naturalmente,
profondamente interconnessi. Facciamo un esempio: vediamo cosa succede
quando i pendii delle montagne vengono deforestati 
 una simile conversione del suolo accelera la perdita di bio-diversità
 che indebolisce il ciclo dell'acqua dolce e aggrava i cambiamenti climatici
 questi impatti si ripercuotono intensificando la pressione sulle foreste restanti,
 la perdita di foreste e scorte d'acqua sicure può rendere le comunità locali più
vulnerabili all'esplosione di epidemie e portare a una minore produzione di cibo,
 causando un abbandono della scuola da parte dei bambini
 quando i bambini lasciano la scuola, la povertà in tutte le sue forme si può
radicare per generazioni.
Sono effetti domino che, ovviamente, possono verificarsi anche in direzione inversa
quando si sviluppasse un processo di forestazione; ciò significa che dalle molteplici
interconnessioni all’interno dell’ambiente e della ciambella dipende la prosperità
umana. Naturalmente esempi sono possibili anche per quanto concerne le relazioni
umane, economiche, sociali, pensiamo alle diseguaglianze crescenti11.

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Thomas Piketty, Facundo Alvaredo, Lucas Chancel, Emmanuel Saez e Gabriel Zucman - Report Inequality world 2018,
http://wir2018.wid.world/

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Dobbiamo constatare che nell’era dell’Antropocene la nostra Terra è stata


sottoposta a forti stress: ben quattro confini dei limiti del suo sfruttamento sono
stati ampiamente superati.

Gli spicchi scuri all’interno della ciambella (le basi sociali) mostrano la proporzione
della popolazione globale che sta vivendo in uno stato di privazione. Gli spicchi scuri
esterni, che si irradiano oltre il tetto ecologico, mostrano l'entità della pressione su
quei limiti planetari che sono stati oltrepassati (per Ì dati completi si veda la tabella
che segue.

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DALLA CRESCITA INFINITA ALLA PROSPERITA’ IN EQUILIBRIO


“Avanti e verso l’alto” è la metafora con la quale si afferma il progresso, infatti nella
nostra mente, forgiata nel tempo, è affermazione positiva, rassicurante, anzi,
l’obiettivo unico; si veda il continuo riferimento al PIL. La metafora è da modificare
in “avanti in equilibrio”.
Arrivare a questa convinzione è stato un lungo processo culturale e scientifico per le
società delle cosiddette economie avanzate, si veda Kenneth Ewert Boulding con il
suo saggio del 1966 “The economics of the coming Spaceship Earth” nel quale
indicava la necessità di passare dall’economia del cow boy, un’economia aperta,
dove il cow boy è instancabile, romantico, violento e rapinatore, ad un’economia
chiusa, quella dell’astronauta che ha ben chiaro la limitatezza delle proprie risorse e
del loro uso, l’attenzione ai rifiuti, in un’economia dove l’unico apporto esterno di
energia è quello solare.
In realtà molte culture antiche avevano ed hanno la massima attenzione per
l’equilibrio ecologico e umano.

Ora occorre trovare le giuste parole per comunicare in modo chiaro e convincente
questa nuova visione dello sviluppo economico:
“prosperità umana in un fiorente intreccio di vita”
Forse non è il massimo della comunicatività, ma resta la grande responsabilità di
essere la prima generazione umana a riconoscere che stiamo mettendo a
repentaglio la capacità del sistema Terra di sostenere la vita umana, come siamo
anche la prima generazione umana a sapere che dobbiamo attuare ora una
trasformazione che consenta un futuro globale sostenibile12.

12
Rockstrom J. The Great Acceleration, lezione 3, si veda Documenti di riferimento\Ecology and Society_ Planetary
Boundaries_ Exploring the Safe Operating Space for Humanity.pdf

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La rappresentazione di questo equilibrio dato dalla ciambella, al cui interno si


sviluppa la prosperità umana e la vita, può aiutare ognuno di noi a comprendere la
necessità di questa trasformazione.
Ognuno di noi, ogni azienda, ogni Stato, deve verificare se la propria vita, nelle sue
diverse espressioni, avviene all’interno della ciambella. Se questa analisi viene
svolta, meglio riusciremo ad individuare e a far entrare o rientrare quelle parti al suo
esterno, o per loro provazione o per sfruttamento eccessivo. Si aggiunga che questa
nostra è l’era del nucleo domestico (così come intesa l’economia della famiglia dagli
antichi greci) a dimensione globale, planetaria, oltre la dimensione dell’economia-
stato di Adam Smith, dove l’arte della gestione domestica non potrebbe essere più
necessaria che mai per la nostra casa comune.
POSSIAMO VIVERE ALL’INTERNO DELLA CIAMBELLA?
I fattori chiave per vivere nella ciambella sono 5:
- Popolazione, il suo equilibrio è dato dal diritto di ognuno ad avere
assicurata una vita senza privazioni al di sopra del minimo sociale.
- Distribuzione, la disuguaglianza esclude dalla ciambella, occorre
equità.
- Aspirazione, è tutto quello che le persone considerano necessario
per una buona vita13, l’esatto contrario del consumismo.
- Governance, su scala globale sono necessarie strutture di
governance che possano ridurre la pressione dell’umanità sui limiti
del pianeta, interconnesse su scala locale e intermedia con strutture
di governance coordinate up-down e down-up. Efficacia, gestione
della complessità, velocità di reazione, dovranno essere la loro
caratteristica basilare.
Naturalmente, alla base dovrà esserci una trasformazione nel nostro attuale
approccio mentale all’economia.

2. VEDERE L’IMMAGINE COMPLESSIVA


13
Tim Jackson “veniamo persuasi a spendere soldi che non abbiamo per comprare cose di cui non abbiamo bisogno per
suscitare impressioni che non durano in persone che non ci interessano” in An economic reality check in TED Talk 2010
www.ted.com/talks/tim_jackson_s_economic_reality_check/transcript?language=en

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Dal mercato autosufficiente all’economia integrata


Il “Diagramma di flusso circolare” è stato disegnato da Paul Samuelson nel 1948 e si
presenta come un’efficacia rappresentazione del movimento del reddito all’interno
dell’economia, arrivando presto a rappresentare l’economia stessa, con attori
economici protagonisti, ma anche chi doveva stare in disparte, oppure, non essere
considerato affatto.
Come detto, è una rappresentazione efficace, che ha funzionato fino ad oggi,
quando i suoi limiti cominciano ad essere evidenti.
Di questa semplificazione hanno approfittato i neoliberisti che hanno scritto la trama
della commedia economica e che l’anno realizzata con caparbietà, ma abbiamo visto
dove la semplificazione ed il neoliberismo ci hanno portato: la crisi del 2007-2008 è
la tempesta perfetta di estrema diseguaglianza, cambiamenti climatici e crisi
finanziaria.
ALLESTIRE IL PALCOSCENICO

Come rilevato in precedenza, l’immagine è estremamente efficace nella


comunicazione, figuriamoci quando questa fosse la prima che il neofita studente di
economia incontra.

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Questo modello, come già detto, ci dice chi sono gli attori e quale ruolo svolgono ed
indica anche nell’interdipendenza produzione-consumo la creazione del flusso
circolare di reddito. Vengono anche indicati gli attori che sottraggono e immettono
risorse al ciclo: le banche che travasano i risparmi in investimenti, il governo che
preleva reddito con le tasse ma lo reimmette con le spese pubbliche, il commercio
internazionale con l’eventuale sbilancio import/export.
E’ immagine utile che chiarisce molte delle idee macroeconomiche fondamentali.
Il problema, tuttavia, sta in quello che non si vede perché assente. Infatti, non fa
menzione alcuna né dell’energia, né delle materie prime, né della società; non
esistono.
SCRIVERE IL COPIONE
Nel 1947 un gruppo di economisti (sceneggiatori), fra cui Friederich Hayek, Ludwig
von Mises, Frank Knight e Milton Friedman, si riunì a Mont Pelerin 14, in Svizzera e
definirono quella che chiamarono un’agenda neoliberista con lo scopo dichiarato di
respingere con forza la minaccia del totalitarismo statale sull’onda della crescita
dell’URSS, ma ben presto ri velò per quel che era: una spinta potente al
fondamentalismo del mercato.
Con l’arrivo contemporaneo al governo da parte di Margaret Thatcher e Ronald
Reagan il neoliberismo trovò il livello politico adeguato alla sua realizzazione
planetaria, la commedia ha trovato la propria trama e numerose repliche che si sono
succedute fino ad oggi ed ha monopolizzato il dibattito economico15.
Economia: la storia neoliberista del XX secolo
là dove si finisce sull’orlo del collasso
Allestimento scene: Paul Samuelson
Copione: Mont Pelerin Society
Cast, in ordine di apparizione:
Il mercato è efficiente – quindi lasciamolo a briglia sciolta. La mano invisibile dei
mercati va messo in condizione di liberare la sua efficienza nell’allocare le risorse, la
sua mia irreggimenta l’egoismo delle famiglie e del business fornendoci tutti i beni e
i posti di lavoro di cui abbiamo bisogno.

14
The Mont Pelerin Society: www.montpelerin.org
15
Klein N., Shock Economy, ed. Rizzoli, 2008

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Il business è per sua natura innovativo – quindi lasciamo che sia lui a guidare “Il
business del business è il business” questa l’efficace sintesi della filosofia di
Friedman, non c’è bisogno di aggiungere altro.
La finanza è infallibile – quindi fidiamoci di quel che fa Secondo la teoria di Eugene
Fama16, il prezzo dei beni finanziari riflette sempre pienamente tutte le informazioni
rilevanti (scandali a parte: Libor-Euribor del 2012, bilanci creativi di numerose
banche europee e italiane NdC), quindi i mercati finanziari si adeguano di continuo e
sono sempre “giusti” e la loro fluida operatività non dovrebbe mai essere disturbata
da sistemi regolatori.
Il commercio è vantaggioso per tutti – quindi aprite le frontiere Proposta nel XIX
secolo da David Ricardo, la teoria dei vantaggi comparati17; essa dimostra che i Paesi
dovrebbero concentrarsi su ciò che sanno fare bene e poi commerciarlo: entrambe
le parti ne guadagneranno, quindi le barriere vanno abolite.
Lo Stato è incompetente – quindi non si immischi Qualsiasi intervento dello Stato
sbaglierebbe tempi e modi, si occupi solo della tutela della proprietà privata e della
difesa dei confini.
Altri personaggi non necessari sulla scena.
Il nucleo domestico, è domestico – quindi lasciamolo alle donne Le famiglie
forniscono la forza lavoro, moglie e figlie si preoccupino della gestione domestica.
I beni comuni sono una tragedia – quindi svendiamolo
La società non esiste – quindi ignoriamola
La natura è inesauribile – quindi prendete tutto quel che volete
L’energia è irrilevante – quindi non parliamone

16
Fama e., Efficient Capital Markets: a review of theory and empirical work, Journal of Finance, 25, 1970
17
Ricaedi D., Principi di economia politica e dell’imposta, Utet, 2006

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