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L’AUTORITA’ DELL’ECONOMIA
L’economia è la “lingua ufficiale”, da tempo si è realizzato il dominio culturale
dell’economia, delle sue parole, della sua filosofia, sul pensiero, sulle attività, sulla
lettura e interpretazione di ogni aspetto della vita, della natura, ecc.
1
Si veda: Delreal J., “Student walk out of Ec 10 in solidarity with “Occupy”, The Arward Crimson, 2 novembre 2011
(www.thecrimson.com/article2011/11/2/mankwalkout-economics-10/ ); International Student Initiative for Pluralism
in Economics, “An international student call for pluralism in economics”, 2014, (www.isipe.net/open-letter/ );
Harringtton K., “Jamming the economic high priests at the AEA” 7 gennaio 2015,
(http://kickitower.org/jamming-the-economic-high-priests-at-the-aea/ ); Kick it over, “Kick it Over Manifesto” 2015,
(http://kichitover.org/kick-it-over-manifesto/ )
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Sintesi a cura di Vittorio Molinari
L’esperienza quotidiana del secolo scorso e di questo ci ha mostrato nella sua più
cristallina evidenza che gli studiosi dell’economia hanno sviluppato o ereditato
assunzioni fallaci, riduttive e punti ciechi che continuano ad essere utilizzati in modo
acritico o praticamente inesaminati.
Il contesto del XXI secolo richiede che rendiamo esplicite quelle assunzioni e visibili
quei punti ciechi in modo che possiamo, ancora una volta, ripensare l’econmia.
Al di sotto del cerchio interno – la base sociale – si trovano privazioni critiche per
l’umanità come la fame e l’analfabetismo. Oltre il cerchio esterno – il tetto ecologico
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Sintesi a cura di Vittorio Molinari
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Schumpeter J., Storia dell’analisi economica, Bollati Boringhieri, Torino 1990.
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Identifica le unità lessicali che denotano un oggetto, un evento o una situazione, e i ruoli semantici che vi partecipano
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Sintesi a cura di Vittorio Molinari
Occorre utilizzare il potere delle immagini: un’immagine vale 1000 parole, infatti i
disegni nell’illustrare l’economia influenzano la mente.
La mappa non è il territorio. Alfred Korzibzki (pag. 44)
Un modello non è altro che un modello, cioè una semplificazione: “tutti i modelli
sono sbagliati, ma alcuni sono utili” George Box
Occorre trovare le parole giuste, cioè semplici.
“Il semplice rifiuto del frame dominante servirà solo, ironicamente, a rafforzarlo. E
senza un’alternativa da offrire, ci sono poche possibilità di ingaggiare e ancor meno
vincere la battaglia delle idee” ispirato a George Lakoff.
Occorre accompagnare al visivo, come detto: le immagini sono fondamentali, le
parole giuste, che bel illustrino il concetto e la proposta, la rendano
immediatamente comprensibile. (NdC)
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Tax Justice Network, www.taxjustice.net , Global Alliance for Tax Justice (www.globaltaxjustice.org )
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1° - CAMBIARE OBIETTIVO
E’ incredibile che il PIL susciti ancora un’attenzione internazionale compatta:
la crescita è il cuculo nel nido dell’economia.
Sfrattiamo il cuculo e riprendiamoci l’obiettivo che assicuri a tutti dignità e
opportunità entro i limiti del pianeta che ci sostenta.
COME HA FATTO LA SCIENZA A PERDERE DI VISTA IL SUO OBIETTIVO
Nel tempo la scienza economica ha perso l’attenzione allo scopo e agli obiettivi
dell’economia, si è sganciata dai valori.
James Steuart, avvocato scozzese, nel 1767 creò il concetto di “economia politica”
quale “scienza delle politiche domestiche nelle nazioni libere”. Pur chiamandola
scienza, chiarì il suo scopo:
L’oggetto principale di questa scienza è assicurare un certo fondo per la sussistenza
di tutti gli abitanti, per ovviare a qualsiasi circostanza che possa renderla precaria;
fornire tutto il necessario per soddisfare i desideri della società, e dare impiego agli
abitanti (supponendo che siano uomini liberi) in modo tale da creare naturalmente
relazioni reciproche e dipendenze tra di essi, così che i loro molteplici interessi li
portino a scambiarsi i reciproci desideri)5
Dieci anni dopo, Adam Smith provò a dare una sua definizione, egli scrisse: “due di-
stinti oggetti: fornire copiosi introiti o sussistenza per la gente, o più appropria-
tamente, metterli in grado di procurarsi tali introiti o mezzi di sussistenza da sé; e
secondariamente fornire allo stato o al Commonwealth introiti sufficienti per i servizi
pubblici”6. Questa definizione demolisce l’immeritata reputazione di Smith come
promotore del libero mercato, ma era approccio che purtroppo venne superato da
John Stuart Mill, settant’anni dopo, definì l’economia come “una scienza che delinea
le leggi di quei fenomeni della società che sorgono dalle operazioni combinate
dell’umanità per la produzione di ricchezza”7; questa definizione aiutò a distogliere
l’attenzione agli obiettivi dell’economia per indirizzarla alla scoperta di presunte
“leggi”. Per arrivare agli anni Trenta, quando Jacob Viner (Scuola di Chicago)
sintetizzò con questa semplice battuta: “L’economia è quello che gli economisti
fanno”. Ovvio che questa battuta non poteva essere ritenuta soddisfacente. Lionel
Robbins, della London School of Economics, nel 1932 ritenne di poter affermare
questa che segue come risposta definitiva: “L’economia è la scienza che studia il
comportamento umano come relazione tra scopi e mezzi scarsi che hanno usi
5
Steuart J., An Inquiry into the Principles of Political Economy, 1767
6
Smith A.,
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Mill S. J.,
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8
Robbins L.,
9
Mankiw G.,
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Donella Meadows è una delle principali autrici del rapporto del Club di Roma, I
LIMITI DELLO SVILUPPO, 1972; dopo aver dichiarato a fine anni novanta: “la crescita
è uno degli scopi più stupidi mai inventati da qualsiasi cultura”, chiese: “Crescita di
cosa, perché, per chi, chi paga i costi, quanto può durare, qual è il costo per il
pianeta, e quanta ne serve?"
Domande che lo stesso Simon Meadows (ideatore del PNL, poi PIL) fece: "gli obiettivi
di maggiore crescita dovrebbero precisare maggiore crescita di cosa e per cosa".
SFRATTARE IL CUCULO
Nel corso dei decenni, fino ad oggi, si è instaurato un vuoto morale negli studi
economici, è avvenuto con la separazione della filosofia economica dalla scienza
economica.
Da alcuni anni però i governanti si sentono obbligati, sempre più, a perorare la
crescita del PIL usando così tanti termini qualificanti? Per dare loro legittimità
sociale!
Diversi economisti, già dal XIX secolo, hanno comunque cercato di riportare
l’umanità al cuore del pensiero economico: Jean Sismondi, economista svizzero,
John Ruskin, pensatore sociale inglese, il tedesco di nascita e inglese di adozione E.F.
Schumaker, il cileno Manfred Max-Neef, l’indiano Amartya Sen, per citarne alcuni
che, insieme ad altri andrebbero ripresi.
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Citiamo Schumaker che affermo: “non c’è altra ricchezza che la vita… Il paese più
ricco è quello che cresce il maggior numero di esseri umani nobili e felici.” e
aggiungiamo Amartya Sen, il quale affermò che obiettivo dello sviluppo dovrebbe
esserie il "miglioramento della ricchezza della vita umana, invece della ricchezza
dell'economia in cui gli esseri mani vivono" Prosegue poi affermando “lo scopo
darebbe essere quello di aumentare le possibilità delle persone, per esempio, di
essere sane, responsabili e creative in modo che possano scegliere di essere e fare
cosa secondo i loro valori (NOTA 21); e realizzare queste possibilità dipende dal
fatto che le per sono possano soddisfare bisogni elementari della vita -
adeguatamente al contesto di ogni società - che vanno da cibo nutriente, sanità e
istruzione, alla sicurezza personale e a una voce politica.
Infine, dal “Report by the Commission on the Measurement of Economic
Performance and Social Progress (2009) commissionato dal presidente francese
Sarkozy nel 2008, perché valutassero le misurazioni del progresso economico e
sociale usate per orientare le decisioni politiche, è scaturito che “questi indicatori
economici sono tentativi di dare una direzione all'economia a alle nostre società che
fano pensare a piloti che cercano di tracciare una rotta senza una bussola affidabile"
UNA BUSSOLA AFFIDABILE PER IL XXI SECOLO
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Dal 1948, le norme internazionali sui diritti umani hanno cercato di stabilire il diritto
di ogni persona di soddisfare queste necessità vitali indipendentemente da quanto
denaro o potere possiede. Stabilire un termine temporale entro il quale raggiungere
questo obiettivo per tutti può sembrare un'ambizione straordinaria, ma adesso è
anche un'ambizione ufficiale. Queste dodici priorità sociali sono elencate tra i
Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite - sottoscritti da 193 paesi
membri nel 2015 - e la grande maggioranza di questi obiettivi va raggiunta entro il
203010.
Tra il 1950 e il 2010, la popolazione globale è triplicata e il Pil mondiale è cresciuto di
sette volte. In tutto il mondo il consumo di acqua dolce si è più che triplicato, l'uso di
energia si è quadruplicato e l'impiego di fertilizzanti più che decuplicato.
Will Steffen, lo scienziato che ha condotto lo studio che documenta queste tendenze
ha scritto "Nel tempo di una sola vita l'umanità è diventata una forza geologica su
scala planetaria...”
L’Olocene, la nostra casa-dolce-casa.
Il grafico mostra le variazioni della temperatura della Terra degli ultimi 100.000 anni,
sulla base dei carotaggi effettuati in Groenlandia. Gli ultimi 12.000 anni sono stati un
periodo eccezionalmente stabile.
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http://asvis.it/goal-e-target-obiettivi-e-traguardi-per-il-2030/
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capitò fu 400.000 anni). Dovremmo essere pazzi per buttarci fuori dal rifugio
ospitale dell'Olocene, ma questo è, naturalmente, proprio quello che stiamo
facendo. La nostra crescente pressione sul pianeta ci ha trasformati in quanto
umanità, nella principale causa singola dei cambiamenti planetario. A causa della
scala del nostro impatto, abbiamo abbandonato l’Olocene e siamo entrati in un
territorio nuovo, conosciuto come l’Antropocene: la prima era geologica che sarà
modellata dall’attività umana.
Nel 2009 un gruppo internazionale di scienziati guidato da Joahan Rockström e Will
Steffen identificò 9 processi naturali critici: si veda la tabella seguente.
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Questi nove confini planetari definiscono il tetto ecologico della Ciambella: i limiti
oltre i quali non dovremmo aggiungere ulteriori pressioni sul pianeta se vogliamo
salvaguardare la stabilità della nostra casa.
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Presi insieme, le basi sociali dei diritti umani e il tetto ecologico dei confini planetari,
creano i confini interni ed esterni della Ciambella. E sono, naturalmente,
profondamente interconnessi. Facciamo un esempio: vediamo cosa succede
quando i pendii delle montagne vengono deforestati
una simile conversione del suolo accelera la perdita di bio-diversità
che indebolisce il ciclo dell'acqua dolce e aggrava i cambiamenti climatici
questi impatti si ripercuotono intensificando la pressione sulle foreste restanti,
la perdita di foreste e scorte d'acqua sicure può rendere le comunità locali più
vulnerabili all'esplosione di epidemie e portare a una minore produzione di cibo,
causando un abbandono della scuola da parte dei bambini
quando i bambini lasciano la scuola, la povertà in tutte le sue forme si può
radicare per generazioni.
Sono effetti domino che, ovviamente, possono verificarsi anche in direzione inversa
quando si sviluppasse un processo di forestazione; ciò significa che dalle molteplici
interconnessioni all’interno dell’ambiente e della ciambella dipende la prosperità
umana. Naturalmente esempi sono possibili anche per quanto concerne le relazioni
umane, economiche, sociali, pensiamo alle diseguaglianze crescenti11.
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Thomas Piketty, Facundo Alvaredo, Lucas Chancel, Emmanuel Saez e Gabriel Zucman - Report Inequality world 2018,
http://wir2018.wid.world/
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Gli spicchi scuri all’interno della ciambella (le basi sociali) mostrano la proporzione
della popolazione globale che sta vivendo in uno stato di privazione. Gli spicchi scuri
esterni, che si irradiano oltre il tetto ecologico, mostrano l'entità della pressione su
quei limiti planetari che sono stati oltrepassati (per Ì dati completi si veda la tabella
che segue.
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Ora occorre trovare le giuste parole per comunicare in modo chiaro e convincente
questa nuova visione dello sviluppo economico:
“prosperità umana in un fiorente intreccio di vita”
Forse non è il massimo della comunicatività, ma resta la grande responsabilità di
essere la prima generazione umana a riconoscere che stiamo mettendo a
repentaglio la capacità del sistema Terra di sostenere la vita umana, come siamo
anche la prima generazione umana a sapere che dobbiamo attuare ora una
trasformazione che consenta un futuro globale sostenibile12.
12
Rockstrom J. The Great Acceleration, lezione 3, si veda Documenti di riferimento\Ecology and Society_ Planetary
Boundaries_ Exploring the Safe Operating Space for Humanity.pdf
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Questo modello, come già detto, ci dice chi sono gli attori e quale ruolo svolgono ed
indica anche nell’interdipendenza produzione-consumo la creazione del flusso
circolare di reddito. Vengono anche indicati gli attori che sottraggono e immettono
risorse al ciclo: le banche che travasano i risparmi in investimenti, il governo che
preleva reddito con le tasse ma lo reimmette con le spese pubbliche, il commercio
internazionale con l’eventuale sbilancio import/export.
E’ immagine utile che chiarisce molte delle idee macroeconomiche fondamentali.
Il problema, tuttavia, sta in quello che non si vede perché assente. Infatti, non fa
menzione alcuna né dell’energia, né delle materie prime, né della società; non
esistono.
SCRIVERE IL COPIONE
Nel 1947 un gruppo di economisti (sceneggiatori), fra cui Friederich Hayek, Ludwig
von Mises, Frank Knight e Milton Friedman, si riunì a Mont Pelerin 14, in Svizzera e
definirono quella che chiamarono un’agenda neoliberista con lo scopo dichiarato di
respingere con forza la minaccia del totalitarismo statale sull’onda della crescita
dell’URSS, ma ben presto ri velò per quel che era: una spinta potente al
fondamentalismo del mercato.
Con l’arrivo contemporaneo al governo da parte di Margaret Thatcher e Ronald
Reagan il neoliberismo trovò il livello politico adeguato alla sua realizzazione
planetaria, la commedia ha trovato la propria trama e numerose repliche che si sono
succedute fino ad oggi ed ha monopolizzato il dibattito economico15.
Economia: la storia neoliberista del XX secolo
là dove si finisce sull’orlo del collasso
Allestimento scene: Paul Samuelson
Copione: Mont Pelerin Society
Cast, in ordine di apparizione:
Il mercato è efficiente – quindi lasciamolo a briglia sciolta. La mano invisibile dei
mercati va messo in condizione di liberare la sua efficienza nell’allocare le risorse, la
sua mia irreggimenta l’egoismo delle famiglie e del business fornendoci tutti i beni e
i posti di lavoro di cui abbiamo bisogno.
14
The Mont Pelerin Society: www.montpelerin.org
15
Klein N., Shock Economy, ed. Rizzoli, 2008
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Il business è per sua natura innovativo – quindi lasciamo che sia lui a guidare “Il
business del business è il business” questa l’efficace sintesi della filosofia di
Friedman, non c’è bisogno di aggiungere altro.
La finanza è infallibile – quindi fidiamoci di quel che fa Secondo la teoria di Eugene
Fama16, il prezzo dei beni finanziari riflette sempre pienamente tutte le informazioni
rilevanti (scandali a parte: Libor-Euribor del 2012, bilanci creativi di numerose
banche europee e italiane NdC), quindi i mercati finanziari si adeguano di continuo e
sono sempre “giusti” e la loro fluida operatività non dovrebbe mai essere disturbata
da sistemi regolatori.
Il commercio è vantaggioso per tutti – quindi aprite le frontiere Proposta nel XIX
secolo da David Ricardo, la teoria dei vantaggi comparati17; essa dimostra che i Paesi
dovrebbero concentrarsi su ciò che sanno fare bene e poi commerciarlo: entrambe
le parti ne guadagneranno, quindi le barriere vanno abolite.
Lo Stato è incompetente – quindi non si immischi Qualsiasi intervento dello Stato
sbaglierebbe tempi e modi, si occupi solo della tutela della proprietà privata e della
difesa dei confini.
Altri personaggi non necessari sulla scena.
Il nucleo domestico, è domestico – quindi lasciamolo alle donne Le famiglie
forniscono la forza lavoro, moglie e figlie si preoccupino della gestione domestica.
I beni comuni sono una tragedia – quindi svendiamolo
La società non esiste – quindi ignoriamola
La natura è inesauribile – quindi prendete tutto quel che volete
L’energia è irrilevante – quindi non parliamone
16
Fama e., Efficient Capital Markets: a review of theory and empirical work, Journal of Finance, 25, 1970
17
Ricaedi D., Principi di economia politica e dell’imposta, Utet, 2006