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lingua e stile: L’INCIPIT dell’ode di Saffo segnala il rapporto con il modello greco, ma già al v.2
catullo se ne distacca introducendo un CLIMAX (progressione ascendente) dall’assimilazione al
superamento del dio, dal singolare al plurale. Ai vv.9-12 elenca i sintomi della propria malattia
d’amore: lingua paralizzata, la fiamma rappresenta la febbre che si insinua in profondità.
Rendere l’OTIUM la causa della malattia rappresenta un ritorno alla morale tradizionale: in origine
era un concetto positivo, che indicava la pace dello stato, ma trasferito in ambito individuale
rappresentava la mancanza di occupazioni. Esso assume valore positivo se finalizzato a pausa da
vita politica e negativo se sottraeva servizio allo stato. CATULLO USA IN MODO NEGATIVO.
CARME 5
riassunto: Nel carme 5 del Liber catulliano assistiamo al trionfo dell’amore tra Catullo e Lesbia.
La poesia si costruisce così su due perni fondamentali: la celebrazione dell’equazione vita-
passione e la consapevolezza della fugacità dell’esistenza: se quest’ultima è breve come un
giorno, allora conviene non perdere nemmeno un istante di possibile felicità.
Il corpo centrale del testo è allora occupato dall’accumulo dei baci scambiati con Lesbia, che il
poeta si diverte a contare ed enumerare sotto forma di elenco.
Il tutto si risolve, negli ultimi versi, nella “beffa” nei confronti di chi augura il peggio ai due
amanti: Catullo e Lesbia gettano all’aria le somme dei baci, per non far sapere a nessuno quanti
essi davvero siano.
figure retoriche: v. 2 senum severiorum: ALLITTERAZIONE e OMEOTELEUTO in –um (forse
vuole rendere
onomatopeicamente il sordo bisbigliare dei vecchi)
v. 3 omnes assis: IPERBATO (distanziamento due parole che dovrebbero stare insieme)
v. 4 soles: METONIMIA (sostituzione di un termine con un altro) per dies
v. 5 lux: METONIMIA per dies
vv. 5-6 occidit brevis lux, / nox … perpetua: CHIASMO (incrocio tra coppie di parole), ANTITESI
lux-nox
v. 6 nox est perpetua una dormienda: IPERBATO (est dormienda)
v. 6 perpetua una: ASINDETO
vv. 7-9 centum: presenza della stessa parola in CLAUSOLA (sillaba finale)
vv. 8-9 dein – deinde – dein: ANAFORA
v. 10 cum milia multa: ALLITTERAZIONE
lingua e stile: Dal punto di vista stilistico, il carme 5 si caratterizza per uno stile semplice e
colloquiale, come se si trattasse di un invito, un po’ scanzonato, rivolto a Lesbia stessa: si noti
l’uso dei congiuntivi esortativi (v. 1: “Vivamus [...] atque amemus”) e dell’imperativo (V. 7: “Da mi
basia mille”), la scelta di termini tipici del parlato (v. 7: “basia”, l’esclamazione al v. 3) alternati a
termini tecnici o specialistici (v. 11: “conturbabimus”; v. 12: “invidere”), il ricorso ad una sintassi
piana e costruita prevalentemente per paratassi, in cui è rilevante il ricorso alla figura retorica
dell’anafora.
CARME 85
riassunto: Qui il poeta condensa in due soli versi l’intera esperienza amorosa con Lesbia.
Riassume infatti i temi centrali che attraversano l’opera di Catullo: l’importanza assoluta assegnata
al mondo privato dell’amore e della passione in contrapposizione con il mos maiorum della società
romana, il disinteresse per l’impegno politico e pubblico, la scelta per la letteratura colta ed
estetizzante dell’alessandrinismo.
Il carme 85 si impone nella storia letteraria perché nel suo ossimoro prende corpo uno dei topoi di
maggior successo di tutta la cultura occidentale, ovvero quello del confronto irresolubile tra amore
e odio, tra slanci della passione e tormenti del rifiuto da parte dell’amata, o di sofferenza per i suoi
continui tradimenti
Si tratta del passo estremo dell’amante disperato, che da un lato riconosce la differenza tra amare
e bene velle e dall’altro cercherà una cura alla sua sofferenza.
L’esperienza totalizzante dell’amore sconvolge il mondo interiore del poeta, che “sente” qualcosa
che non sa né può identificare, e si tormenta in una passione che insegue e da cui fugge al tempo
stesso.
figure retoriche: accostamento odi et amo OSSIMORO
lingua e stile: “sentio” e “nescio” (v. 2) sono verbi tipici per la percezione sensoriale o per
l’attività della ragione, mentre “excrucior” ha valore drammatizzante, in quanto deriva da crux,
crucis.
CARME 8
riassunto: Il carme VIII descrive il variegato sentimento che il poeta prova nei confronti di Lesbia
e della loro relazione: da un lato c’è l’amore, che ormai è finito, dall’altro ci sono
l’autocommiserazione e il rimpianto per la felicità passata, che lasciano però posto all’esortazione
a resistere e alla rabbia, infine si trova l’autoconvincimento che la ragazza non troverà più nessuno
che l’amerà come ha fatto lui. In tale senso, il tono è ben diverso da quello trionfante del carme V e
si avvicina piuttosto agli accenti drammatici e allo scavo psicologico del celeberrimo Odi et amo.
Il carme può essere bipartito: dal v. 1 al v.11 il poeta si rivolge a sé stesso e alterna sapientemente
l’uso della seconda persona a quella della prima; dal v. 12 al v. 18, invece, l’autore si rivolge alla
ragazza che lo fa soffrire per augurarle un futuro in solitudine.
figure retoriche: ventitabas…ducebat ( v.4) e volebas nec…nolebat (v.7): PARALLELISMO
amata/amabitur (v.5): POLIPTOTO
nec nolebat (v.7): LITOTE formata da una doppia negazione: verbo con negazione inclusa +
negazione
Nolebat/non volt/noli (vv.7-.9): POLIPTOTO
obdura/obdurat (vv.11-12): POLIPTOTO
rogabit/rogaberis (vv. 13-14): POLIPTOTO
Quae/vita? (v.15): IPERBATO (aggettivo interrogativo + sogg)
scelesta (v.15): EPITETO
lingua e stile: Anche sul piano formale il carme mira a rappresentare lo stato d’animo tormentato
del poeta: il ritmo metrico è quello “zoppicante” del coliambo. Abbondano ripetizioni e poliptoti,
indice di un’insistenza “maniacale” su alcuni concetti. Tutto il componimento è giocato
sull’alternanza di esortazioni (all’imperativo o al congiuntivo esortativo) e interrogative (al futuro),
che rendono l’andamento del carme tutt’altro che piano ed equilibrato.
CARME 72
riassunto: Nella prima parte della poesia Catullo riconosce di aver amato Lesbia profondamente,
quando anche lei dimostrava il suo amore, sottolineando il suo sincero sentimento verso di lei,
nobile come quello di un padre che ama i suoi figli e i suoi generi.
Nella seconda parte della poesia finalmente Catullo ci rivela di aver aperto gli occhi e di riuscire a
vedere più chiaramente ciò che è Lesbia, ora la riconosce come “vilior” et “levior”.
Però Catullo la ama ancora, brucia ancora dalla passione, e ce ne rivela presto il motivo: è questa
offesa a lasciargli questo sentimento, a farlo ardere maggiormente d’amore ma a fargli volere
meno bene.
figure retoriche: v. 3 tum te non tantum: ALLITTERAZIONE
v. 4 impensius uror: METAFORA L’amore è visto come la fiamma che brucia l’innamorato
v. 4 sed pater ut = sed ut pater ANASTROFE
v. 6 multo mi (=mihi) tamen: ALLITTERAZIONE
vilior et levior: OMOTELEUTO
vv. 7-8 talis / cogit: ENJEMBEMENT