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La nascita del cinema, le origini del racconto e del linguaggio cinematografico. Grado 0 del linguaggio
cinematografico.
(LC linguaggio cinematografico)
28.12.1895 data ufficiale della nascita del cinema, in un caffè parigino i fratelli Lumiere presentano per la
prima volta ad un pubblico pagante la loro invenzione: il cinematografo.
Edison aveva ideato alcuni anni prima il chinetoscopio, ma perché attribuiamo ai Lumiere l'invenzione del
cinema? Perché il cinematografo consentiva di proiettare su un grande schermo, sul quale il pubblico poteva
guardare il film contemporaneamente (con quello di edison solo una persona alla volta).
In questa data vengono presentati alcuni film che diventeranno miti del cinema.
Il pasto di un bebè
Una partita a carte
L'uscita dalla fabbrica Lumiere
L'arrivo del treno
Presentano tutti e 4 delle similitudini, scene di vita quotidiana ordinarie e quasi banali. Mai fino a quel
momento era esistita una macchina in grado di riprodurre la realtà in movimento così fedelmente. Le
immagini erano di mediocre qualità, bidimensionali, a cornice chiusa, assenza di suono, assenza di colore,
ma nonostante ciò mai si era assistito a una riproduzione così fedele della realtà. Con questi primi film nasce
un'idea di cinema, i primi documentari, cinema realista.
In questi film non assistiamo più a uno spettacolo della realtà ma a uno spettacolo del fantastico,
costruzione di mondi impossibili, un altro grande filone della storia del cinema è già avviato.
Nell'innaffiatore innaffiato troviamo la classica dialettica tra soggetto eroe e oggetto valore, ogni racconto
presenta un eroe che cerca di ottenere l'oggetto valore, in questo caso il valore è semplicemente compiere il
proprio lavoro. Il monello che pesta la pompa rappresenta l'ostacolo da rimuovere per ottenere il valore.
Questa micro storia presenta già le quattro fasi: esordio, avviarsi dell'intrigo, scioglimento ed epilogo,
ovvero il ritorno all'equilibrio.
Questo film si differenzia dagli altri loro film perché presenta la componente della finzione, negli altri le
persone presenti facevano cose normali, senza fingere, non erano attori, qui invece i personaggi
interpretano un ruolo, c'è un elemento di finzione, compiono azioni pre organizzate, primo elementare
esempio di racconto cinematografico.
Il grado zero del linguaggio cinematografico.
Tutti i film visti finora sono simili da un certo punto di vista, gli elementi che accomunano questi film sono:
-l'assenza di montaggio, unica inquadratura e ripresa;
-assenza di movimento di macchina, posizionata su un cavalletto sul quale rimane immobile senza avere
punti di vista dinamici;
-la frontalità, non ci sono angolazioni di sbieco, tendenzialmente gli elementi principali sono posizionati al
centro dell'inquadratura;
-uso di campi medi, le immagini non sono mai né troppo ravvicinate né troppo distanziate;
-la macchina da presa è posta all'altezza di sguardo, non è mai né più in alto né più in basso dello sguardo
dei personaggi.
Questi elementi costituiscono il grado zero del linguaggio cinematografico. Questo punto di vista è spesso
stato definito come il punto di vista teatrale, il cinema usa questa visuale per cercare di affermarsi
costruendo legami con qualcosa che lo spettatore già conosce, offrendo un punto di vista simile al modo in
cui il teatro metteva in scena i suoi spettacoli. L'enciclopedia spettatoriale è l'insieme di elementi a cui gli
spettatori sono abituati, convenzioni cui gli spettatori sono familiari.
L'arrivo di un treno alla stazione costituisce un'eccezione in quanto la macchina da presa è posta di sbieco
rispetto ai binari del treno, questa angolazione stupisce lo spettatore quasi minacciandolo in quanto il treno
diventa man mano più grande avvicinandosi, dando il timore che esso esca dallo schermo verso il pubblico.
Formati-inquadratura
“Piano” è sostanzialmente un sinonimo di inquadratura, ma questi due termini pur riferendosi alla stessa
cosa ne sottolineano due aspetti diversi, l'inquadratura si riferisce all'atto del mettere in quadro, il piano al
contenuto dell'immagine, allo spazio interno alla cornice; fatta questa precisazione, comunemente vengono
usati come sinonimi.
Ogni inquadratura è sempre determinata da due elementi, ci mostra sempre qualcosa e lo fa in un
determinato modo. Questo qualcosa e questo modo hanno due nomi tecnici:
il profilmico, ciò che è rappresentato (il treno che entra alla stazione);
il filmico, il modo in cui questa cosa è mostrata a noi spettatori (di sbieco, senza movimento di macchina
ecc). Mai un'inquadratura può presentarsi senza il correlarsi di questi due aspetti, non esistono l'uno senza
l'altro.
Per definire l'inquadratura è importante distinguere le inquadrature a un quadro da quelle a più quadri;
un'inquadratura a più quadri è suddivisibile in più quadri, per esempio per la presenza di un movimento di
macchina.
Il profilmico. (si divide in ambienti e figure e luci e colori> la fotografia del cinema)
Quarto potere (1941-welles) è stato per cinque volte in cinquanta anni al primo posto tra i dieci più
importanti film della storia del cinema secondo un referendum fatto da una rivista cinematografica inglese.
È un film che pone al suo centro un personaggio molto complesso che presentava più legami con i
personaggi dei romanzi che con quelli del cinema, molto più caratterizzato di quanto non fossero i
personaggi del cinema del suo periodo; solitamente erano presentati personaggi molto semplici da
individuare, lui è segnato da una grande contraddizione riassumibile in due immagini del personaggi, il
grande kane (uomo che riesce quasi a farsi candidare presidente, che influenza molto il paese
politicamente) e il piccolo kane (sua immagine privata, segnata da sconfitte e difficoltà a partire dall'infanzia
che gli è stata negata, affidato a un tutore che lo educhi a diventare grande uomo di affari; rapporti di
amicizia che si dimostrano nulli e i suoi matrimoni entrambi falliti.). Un grande regista si vede nella capacità
di dare immagine al conflitto. Vediamo una scena delle elezioni in cui emerge l'opposizione fra il grand e il
piccolo. In questa scena del comizio c'è la contrapposizione dell'immagine reale del piccolo kane e la sua
gigantografia alle sue spalle che rappresenta il grande kane, per aiutarci a capire un tratto del personaggio,
costrutto semiotica, un insieme di tratti che lo definiscono, in questo caso un tratto fondamentale è la sua
contradditorieta che viene messa in evidenza dalla scenografia.
Marnie (hitchcook)
Una donna che subisce traumi nell'infanzia, la mamma costretta a prostituirsi con i marinai che arrivano
nella città, durante uno dei rapporti c'è uno scontro tra un marinaio e la donna nel quale interviene anche la
figlia, l'uomo muore. La bambina diventa donna ma le rimane il trauma, un uomo si innamora di lei ma vede
in lei questo trauma e indaga per scoprire da cosa deriva. Decide di portarla dalla madre per vedere se
riesce a scoprire qualcosa. Vediamo la scena dell'arrivo della coppia della madre e il finale del film in cui i
due escono dalla casa della madre. Confrontando un'inquadratura che precede l'incontro con la madre e
una che viene dopo; vediamo che prima c'è un temporale, l'inquadratura è costruita con una profondità
costruita dalle linee che convergono tutte a un quadrato immaginario che da l'effetto di quadro nel quadro
che evidenzia la grande nave. È un campo medio, c'è una certa distanza dalla nave e la macchina da presa è
al di sotto della nave, la vediamo dal basso e abbastanza vicino, appare come un elemento minaccioso,
ancorato alla storia che viene raccontata, rimanda al passato traumatico della donna, rappresenta
quell'ostacolo che la donna deve superare per vivere l'amore con l'uomo. Il tutto fa di questo elemento
scenografico qualcosa di minaccioso, l'elemento di macchina in questa inquadratura unisce il quadro di
apertura con quello di chiusura, si passa da qualcosa che sta in alto, la nave, a qualcosa che sta in basso, la
macchina con la coppia appena arrivata davanti la casa della madre.
Nell'inquadratura che chiude il film, dopo l'incontro e dopo che la donna ha affrontato il proprio passato,
vediamo lo svolgersi di un lieto fine nascosto e non esplicito come è solito nei film americani, dal punto di
vista filmico sono cambiate diverse cose: il temporale è finito, ci sono solo alcune nuvole su un cielo sereno,
la nave è mostrata da un campo lungo, distante e meno predominante nell'immagine, la vediamo dall'alto.
La nave è sempre presente, ha sempre lo stesso significato, ma possiamo guardarla con più serenità, con più
distanza e con superiorità. Tutte queste immagini indicano la possibilità di una guarigione della donna che
potrebbe superare il suo trauma. Dopo l'incontro con la madre marnie è diretta verso la guarigione e
l'ambiente ce lo fa intuire. Appena usciti di casa la donna lancia uno sguardo verso il fuori campo, stacco,
l'inquadratura si sposta su dei bambini che giocano sul marciapiede, la loro disposizione nell'ambito
dell'inquadratura è estremamente elaborata, sono disposti su tre linee, quella sul fondo è occupata da due
bambini di spalle, quella mediana in cui due bambine guardano nella macchina da presa e quindi la donna
uscita dall'appartamento, e quella dell'avanpiano di nuovo di spalle, questa bambina è quella messa più in
evidenza, in primo piano, centrale, unica vestita di giallo, unica bionda; nel corso dell'inquadratura questa
bambina è l'unica a cambiare posizione, infatti si gira verso la macchina anche lei, questa ragazzina
rappresenta una copia di marnie. L'inquadratura torna sulla coppia ma fuori campo si sentono i bambini che
tornano a giocare, ritorno alla normalità.
Il colore si afferma negli anni cinquanta/sessanta, già negli anni trenta escono grandi film a colori però
l'investimento sul colore era molto notevole e il bianco e nero riscuoteva lo stesso successo quindi si rimase
per molto sul bianco e nero. Con l'arrivo della televisione questo aspetto viene messo in difficoltà quindi il
cinema deve giocare su ciò che la televisione non può fare: l'immagine larga e il colore. il colore puo essere
portatore di determinati sgnificati, vestendo un personaggio con un determinato colore si attribuisce a quel
colore le caratteristiche di quel personaggio per quel determinato film. Tendenzialmente negli anni
cinquanta il colore era molto acceso, finita la tendenza a sfruttare il colore per spettacolarizzare si inizia a
usare i colori in modo piu realistico.
Nella scena in cui il fratello racconta la storia alla sorellina non sono presenti ellissi e il tempo del racconto e
il tempo della storia coincidono. La scena si apre con una dissolvenza incrociata, fenomeno di punteggiatura
filmica in cui il passaggio da un'immagine a un'altra avviene attraverso la sovrapposizione di due immagini,
mentre se ne dissolve una ne compare un'altra; modalità con cui la scena si chiude anche. La prima
inquadratura è un esterno notte della casa in cui vivono i due ragazzini, inquadratura in cui la luce gioca un
ruolo importante, soprattutto la luce intradiegetica; questo tipo di inquadratura corrisponde a un
particolare tipo che possiamo trovare in molti film ovvero il piano di ambientazione, inquadratura che ha
come compito quello di comunicare l'ambientazione in cui si svolgerà la scena che segue, piano ad alta
valenza informativa, solitamente a bassa valenza narrativa, si descrive un luogo senza che ancora accada
nulla in esso. La seconda inquadratura passa all'interno, introduce i personaggi principali della scena,
l'inquadratura è di tipo campo totale, tipologia che mi mostra tutti i personaggi che occupano un
determinato ambiente e prenderanno parte alla scena; un proiettore posto a destra del quadro ha il
compito di mettere in luce la ragazzina stesa a letto e un secondo posto affianco alla macchina da presa
mette in rilievo il volto del ragazzino. L'uso della luce non serve solo a mettere in evidenza il volto dei
protagonisti, ma serve a creare una sorta di quadrato luminoso che si proietta sul fondo, sarà lo spazio in cui
si presenterà l'ombra dell'antagonista, prima che questo effetto abbia luogo ci invita già a prestare
attenzione a quel preciso punto della stanza; questo luogo sarà privilegiato in tutta la scena ancora prima
dell'avvenimento, sarà sempre in campo e quando non lo sarà ci sarà uno dei due personaggi che volgerà lo
sguardo verso esso. Il ragazzino comincia a raccontare una storia alla sorella (metaracconto, racconto dentro
al racconto) molto simile alla storia che i due personaggi andranno a vivere. La terza inquadratura spezza la
precedente in due e si concentra solo sul ragazzino da solo nel momento in cui inizia a raccontare la sua
storia, i personaggio guarda verso la sua sinistra, quindi non ancora verso il quadrato luminoso, ma sposta
poi in maniera evidente lo sguardo su esso e per renderlo più chiaro subito dopo l'inquadratura vede il
quadrato da solo. Il ragazzino continua a guardarlo mentre racconta, stacco sulla bambina che guarda verso
il fratello e il quadrato nella stessa direzione, si torna sul fratello e nel quadrato compare l'ombra del cattivo,
momento di massima intensità narrativa, l'ombra del cattivo e la sagoma del personaggio resa un'ombra dal
buio sono affiancate; l'impennata musicale contribuisce a creare tensione. Il momento di tensione della
metastoria e quello della narrazione del film coincidono. Subito dopo abbiamo un piano di reazione, piani
su un personaggio il cui volto esprime una reazione emotiva a quello che sta accadendo davanti ai suoi
occhi, in questo caso abbiamo la bambina che guarda con espressione spaventata verso le ombre. Si ritorna
a un piano di insieme, la musica si placa e il ragazzino guarda dalla finestra, vede il personaggio che
fischietta ma non può ancora riconoscerlo. I bambini si mettono a dormire e si torna a un piano in cui non
accade niente con una dissolvenza incrociata. Da un punto di vista visivo il nemico si è allontanato, la
tensione cala, ma dal punto vi sita sonoro no si può dire la stessa cosa infatti ne sentiamo ancora la voce
mentre canticchia il motivetto che lo caratterizza per tutto il film. Per certi aspetti noi sappiamo più cose dei
personaggi in quanto conosciamo il nemico e sappiamo perché si trova davanti la loro casa; su un altro
piano il rapporto si inverte, sappiamo meno dei personaggi per quanto riguarda il luogo in cui è nascosta la
refurtiva e dobbiamo aspettare la fine del film per saperlo.
Filmico
scala dei piani e volto umano
Ogni qual volta l'inquadratura delle origini viene cambiata è perché c'è la volontà di dire qualcosa. La scala
dei piani, la maggiore o minore distanza di un'inquadratura rispetto ai soggetti ripresi, ci sono varie tipologie
di inquadrature a seconda della porzione di spazio che l'inquadratura coinvolge. Il primo criterio per
dividere le inquadrature è quindi la distanza, o meglio l'impressione di distanza creata dalla posizione della
macchina da resa e l'uso di un determinato obbiettivo piuttosto che un altro.
-il campo lunghissimo, mostra una grande porzione di spazio, la figura umana, quando presente, occupa una
parte molto minuta di questo spazio; l'ambiente ha un ruolo dominante. Questo tipo di inquadratura si può
trovare prevalentemente nei film western che danno grande importanza al paesaggio americano. Uomo
dominato dal paesaggio.
-il campo lungo, l'ambiente è sempre preponderante ma la figura umana comincia ad acquistare una certa
importanza; questa inquadratura non ha il compito di far succedere qualcosa a livello emotivo, l'azione
diventa più importante dell'essere, non si rappresentano emozioni ma solo qualcosa che accade.
-campo medio
-figura intera, il personaggio occupa uno spazio che va dai tre quarti alla totale dell'inquadratura. È la prima
delle inquadrature in cui la figura umana acquista un peso considerevole, pari o poco superiore
all'ambiente.
-il piano americano, va grosso modo dalle ginocchia in su. L'espressione piano americano è dovuta
all'utilizzo di essa nel cinema western, nel quale veniva utilizzata per dare risalto alla famosa fondina per
pistola che caratterizzava i personaggi di questo genere.
-il mezzo primo piano, taglia i personaggi all'altezza del petto.
-il primo piano
-il primissimo piano, mostra solo l'ovale del volto.
(Per questi ultimi tre tipi spesso si usa in generale il termine primo piano.)
La più importante è stata fin'ora il primo piano, i grandi del cinema degli anni venti, quando cercavano di
definire lo specifico filmico che differenzia il cinema dalle altre arti parlavano del montaggio e del primo
piano (tralasciando i fondamentali movimenti di macchina). L'idea di riempire lo schermo con un volto
ingrandito era qualcosa che nettamente differenziava il cinema dal teatro permettendo di giocare su
elementi che fino a quel momento non era stato sfruttabile. Nei primi anni della storia del cinema fu difficile
usare il primo piano perché gli spettatori non erano abituati a questa peculiarità. Oggi il primo piano
caratterizza il cinema, in qualsiasi film si può dire sia tra le inquadrature più ricorrenti. È un territorio di
frontiera tra il mondo esterno e il mondo interno, Le espressioni del viso rendono visibile quel che
solitamente non si può vedere, ovvero i sentimenti di un determinato personaggio. Il personaggio è sempre
da intendere come un costrutto semiotica, un insieme di segni che caratterizzano un determinato
personaggio.
Il piano ravvicinato, su oggetti o dettagli del corpo umano. Questa figura è presente in tutta la storia del
cinema ma il cinema contemporaneo lo sfrutta per creare particolari effetti che sorprendono lo spettatore.
Tarantino, kill Bill, la protagonista è in coma, la puntura di una zanzara determina il risveglio.
L'inquadratura inclinata verso destra o sinistra è rara ma presente, nel cinema noire era abbastanza usata in
particolare nelle scene di tensione.
Quarto potere, qui il gioco di angolazione da vita a effetti espressivi che vanno al di là dei classici
stratagemmi, assumono significati più ricchi e non più banali come potrebbe sembrare; una delle ragioni per
cui questo film è passato alla storia del cinema è l'uso insistito dell'angolazione dal basso, mai prima d'ora
era stata così predominante, una delle ragioni potrebbe essere quella connessa al protagonista; bazin
(critico di cinema) nota che questa insistenza delle angolazioni dal basso costrinse gli scenografi a
rivoluzionare il loro metodo di lavoro, generalmente nelle riproduzioni di interni in studio non veniva
riprodotto il soffitto perché non veniva mai ripreso, nei film di welles dovevano essere costruiti perché
questa angolazione considerava anche questa parte della stanza. Bazin aggiunge una considerazione, queste
immagini da una parte davano potenza al personaggio, ma dall'altra questi soffitti che giocavano sulla sua
testa visivamente imprigionavano il personaggio in un ambiente claustrofobico, accorciavano la distanza tra
la sua testa e il soffitto, i personaggi diventano animali in gabbia, rendendo in questo modo il personaggio
intrappolato, piccolo Kane.
L'abbigliamento al cinema è un codice di particolare importanza, può comunicare l'appartenenza al ceto
sociale, dati caratteriali; il discorso diventa più interessante quando assume diverse importanze nelle
diverse forme d'arte, in un romanzo può avere importanza solo se il suo autore decide di descriverlo,
possono esserci interi romanzi in cui non si descrive mai l'abbigliamento dei personaggi; al cinema e a
teatro questa ipotesi non esiste, i codici relativi al vestiario non possono non essere usati, ma cinema e
teatro utilizzano questo codice in modo diverso, il cinema li usa molto di più, in un film i cambiamenti di
abito di un personaggio sono molto più frequenti. Al cinema grazie alle inquadrature l'abbigliamento può
assumere grandissima importanza. Nella scena di quarto potere dopo la sconfitta di Kane, quando si realizza
la rottura tra i due colleghi e amici, i due personaggi sono fortemente caratterizzati dall'abbigliamento, la
frattura fra i due traspare dai vestiti (uno ha il cappello l'altro no, uno la cravatta, uno il cappotto addosso).
Intenti operis/intenti autoris sono i due diversi aspetti che possono trasparire da una scena, io posso
cogliere dalla scena determinate cose che non erano volute dall'autore, sia per il fatto che l'inconscio
dell'autore può lavorare senza consapevolezza sia perché effettivamente non è stato voluto da lui. Ciò che ci
interessa maggiormente è l'intenti operis, ciò che c'è nel film che io posso interpretare, la contrapposizione
dell'abbigliamento è esplicita, riesce a rappresentare benissimo la rottura fra i due, non può essere smentita
nonostante potrebbe essere fuori dalla volontà del regista. Non si può dire con certezza che un dettaglio
fosse intenzione dell'autore ma sicuramente fa parte dell'intenti operis.
Psycho
In una nota scena di conversazione in cui non succede praticamente nulla, ambientata nella stanza
dell'hotel, I due personaggi occupano ruoli narrativi ben determinati, da una parte la vittima e dall'altra
l'assassino, la contrapposizione è anche tra un personaggio trasparente e un personaggio opaco. Del
personaggio trasparente sappiamo tutto ciò che è necessario sapere, non ha segreti per lo spettatore; del
personaggio opaco so poco e nulla, in questa scena non sappiamo ancora che è un assassino. Queste due
contrapposizioni (vittima/assassino trasparente/opaco) emergono attraverso una serie di elementi visivi, in
questo segmento si continuano ad alternare inquadrature identiche sui due personaggi presi singolarmente;
le inquadrature sulla donna sono in piano ordinario, dietro di lei sulla destra c'è una tenda che taglia il piano
restringendolo, di questa parte che rimane occupa una posizione centrale, la macchina è posizionata
frontalmente alla'altezza del viso, l'illuminazione è relativamente omogenea, le linee dominanti
l'inquadratura sono delle verticali e delle orizzontali che non disturbano; lui è collocato violentemente sul
margine destro dell'inquadratura, è inquadrato di profilo, la luce da evidente contrasto, la macchina è posta
in basso angolato verso l'alto, sullo sfondo i quadri e le pareti creano linee oblique (dovute all'angolazione)
che rendono tensione, gli elementi scenografici.
Abbiamo analizzato l'incipit di "M" (Lang 1931) per osservare alcune caratteristiche del rapporto tra campo
e fuori campo. Mentre la mamma della bambina lava a mano i panni portati dalla mamma che ha appena
sgridato i bambini dal fuori campo si sovrappongono due suoni, il cucù in casa e le campane da un fuori
campo ancora più esterno suonano il mezzogiorno, suoni che ravvivano la donna che infatti sorride
guardando l'orologio, questo ci fa capire che fino a quest'ora tutto procede regolarmente; a questo punto
c'è uno stacco sulla facciata della scuola (dato reso chiaro dalla scritta sopra al portone) che ci fa collegare
l'ora con il sorriso della donna, anche qui dal fuori campo si sentono le stesse campane suonare il
mezzogiorno, dato che attesta la contemporaneità tra le due scene. C'è un'alternanza di scene che vedono
la donna che prepara il pranzo e la bambina che esce da scuola e si avvia a tornare a casa che collegano il
rapporto madre figlia tra i due personaggi delle scene; si inserisce il dato della minaccia con il rischio che la
bambina venga investita da una macchina subito dopo l'uscita da scuola. La bambina cammina facendo
rimbalzare la palla, si ferma a palleggiare contro un'edicola sulla quale è affisso un cartello riguardo la taglia
presente sulla testa di m, l'inquadratura si ferma sul cartello con la palla che va e che viene fin che non
compare su di esso un'ombra, vera e propria messa in scena, ma non messo in quadro in quanto
continuiamo a non vedere la sua figura. L'ombra ci fa intuire la doppia personalità del personaggio di M che
ogni tanto si comporta da uomo normale ma ogni tanto emerge il suo lato schizofrenico e assassino.
L'ombra di M si china verso la bambina e le chiede il nome, la bambina le risponde dal fuori campo perché
noi continuiamo a vedere l'ombra dell'uomo. La scena torna dalla madre che continua ad apparecchiare e
che continua a tenere d'occhio l'orologio, a questo punto sul suo volto non c'è più il sorriso che compariva a
mezzogiorno. Dal fuori campo si sentono i passi di qualcuno che sale le scale, la donna si affaccia e vede due
bambine tornate da scuola ma non c'è la figlia, chiede loro informazioni ma dicono di non averla vista;
tornando sulla bambina la troviamo con M che le sta comprando un palloncino, prefigurazione della fine
che farà la bambina perché è un palloncino con sembianze umane ma privo di vita, l'uomo in sottofondo
fischietta il suo motivetto caratterizzante. Alla porta della donna intanto suona un uomo che delude per la
seconda volta le speranze della donna, è il postino al quale chiede informazioni sulla figlia ma anche lui non
le sa dare novità, la donna guarda la tromba delle scale vuota e chiama la figlia senza ottenere risposta;
rientrata in casa guarda il cucù nel fuori campo, l'inquadratura si sposta su esso che segna l'una e un quarto,
sul volto della donna adesso c'è apprensione. Dal fuori campo che proviene dalla strada un canto, la donna
si affaccia alla finestra e chiama la figlia senza avere di nuovo risposta. Si avvia il sintagma finale composto
da cinque inquadrature. Le prime tre vedono la tromba delle scale, la soffitta e il posto a tavola della
bambina, tutte e tre accompagnate dalla voce della madre che chiama il nome della figlia, questi tre luoghi
sono vuoti da ogni figura umana ma soprattutto dalla figura della bambina che potrebbe essere in questi
luoghi. L'inquadratura della soffitta è un po' strana perché sembra non c'entrare con le altre due in cui
labambina potrebbe palesarsi, ma al centro della scena c'è steso un vestito da bambina che sembra, come il
palloncino, una figura umana inanimata.
Le altre due inquadrature conclusive vedono la palla rotolare da sola su un prato e il palloncino volare via
contro dei fili della luce.
Le soggettive stilistiche sono quelle inquadrature che rivelano da sé la loro tipologia, è quel raro caso in cui
posso intuire una soggettiva senza che sia associata al personaggio che guarda.
La semi soggettiva è raccordata allo sguardo di un personaggio ma vede l'oggetto da un punto di vista
diverso da quello che avrebbe il personaggio (per esempio in M la donna guarda l'orologio ma poi lo stesso
è inquadrato da un punto di vista più ravvicinato da quello che avrebbe la donna), si possono definire semi
soggettive anche quelle inquadrature in cui si vede il personaggio dalle sue spalle che guarda un oggetto. La
falsa soggettiva, il film ti porta a pensare che ci sia qualcuno che guarda quell'oggetto ma poi in realtà non è
così.
Ne "gli uccelli" possiamo vedere nuovamente l'abilità di hitchcock di utilizzare questa tecnica.
Il montaggio
Quella più ricorrente è lo stacco; se il montaggio unisce tra loro due immagini la sua funzione base è quella
connettiva, questo legame che viene instaurato può riguardare tanto il piano filmico quanto quello
profilmico. Due categorie fondamentali del filmico e del montaggio sono lo spazio e il tempo. Il montaggio
lavora queste due entità distinguendo due livelli nello spazio sul quale esso puoi intervenire, quelli
intrasequenziali e quelli intrasequenziali. A livello intrasequenziale opera frantumando una determinata
unità scenica attraverso una successione di inquadrature ognuna delle quali è una porzione di un
determinato spazio; il montaggio temporalizza lo spazio. A livello intersequenziale il montaggio passa da un
luogo a un altro con tre tipologie, congiungere due luoghi adiacenti, congiungere due luoghi comunicanti,
congiungere due luoghi distanti. Nel frammentare lo spazio il montaggio stabilisce relazioni tra le immagini
che possono avere un peso per lo sviluppo del racconto.
Per quanto riguarda il tempo a livello intrasequenziale ci possono essere piccole ellissi delle quali possiamo
anche non renderci conto, serve a determinare la durata delle inquadrature di una determinata sequenza e
il ritmo di essa. Sul piano intersequenziale le ellissi sono nettamente visibili, si capisce che è passato del
tempo, ore o giorni, il montaggio rende espliciti dei salti temporali. Attraverso esso si può fare in modo che
l'ordine degli eventi sia manipolato dall'intreccio, si possono posizionare sequenze in ordine non
cronologico.
Psycho
Momento in cui la donna decide di rubare il denaro, origine dell'intreccio del film. In questa scena il
montaggio unisce tre elementi: la donna, la busta con i soldi, la valigia; ogni volta il passaggio tra i tre
elementi è lo stesso. La finalità del montaggio è esplicita, quella di costruire la doppia idea della scena,
quella del furto e quella conseguente della fuga, hitchcook fa ciò senza ricorrere all'uso della parola. La
scena inizia con un campo vuoto che subito viene riempito dalla donna che getta uno sguardo nel fuori
campo, attraverso il movimento di macchina vediamo subito l'oggetto che sta guardando, la busta col
denaro in un piano estremamente ravvicinato, per sottolineare l'importanza drammatica di questo oggetto
avvia l'accompagnamento musicale solo in questo momento. Il movimento di macchina prosegue per
mostrarci la valigia già piena di vestiti. Questo movimento odi macchina unisce lo sguardo della donna alla
busta e in seguito alla valigia. A questo punto interviene il montaggio che non farà altro che ripetere questo
gioco connettivo, in questa scena non si vede altro che questi tre elementi, per costruire il senso su cui si
costruisce la scena. La busta rappresenta l'elemento fondamentale infatti si vede di più degli altri elementi e
più volte la donna interrompe quello che sta facendo per lanciare lo sguardo su essa, sguardo diverso da
quello che usa con la valigia.
Spazio e tempo in un film non possono essere disgiunto, il caso più esemplare che collega le due cose è il
montaggio alternato che vede due situazioni correlate tra loro che si svolgono in due o più luoghi diversi
nello stesso tempo, si passa dall'una all'altra situazione alternandoli per una certa durata, le due situazioni
solitamente convergono verso uno stesso punto.
Il montaggio classico, che è ancora oggi quello dominante, si piega alle esigenze della storia, ogni stacco ha il
compito di evidenziare un determinato passaggio della storia. Nel montaggio classico il montaggio deve
essere invisibile, per fare in modo che lo spettatore dimentichi di essere tale, per fare in modo che scivoli
all'interno della storia senza più pensare al distacco tra finzione e realtà; si cancellano tutte le tracce che
possano rinviare alla finzione. Il montaggio è imprescindibile ma è l'elemento più forte che possa segnalare
che non è qualcosa di reale, per renderlo il meno evidente possibile bisogna nasconderlo con la continuità
tra le inquadrature. Come si crea questa continuità? Instituendo particolari tipi di raccordo, usando elementi
che creino continuità tra un'immagine e un'altra.
Ci sono tre tipi fondamentali di raccordo:
-raccordo di sguardo, il personaggio guarda qualcosa nel fuori campo, stacco, inquadratura sulla cosa
guardata
-raccordo sull'asse, due inquadrature su uno stesso soggetto da due diverse distanze ma stessa angolazione
-movimento, un personaggio si alza dalla sedia e mentre si alza stacco su un'inquadratura sullo stesso
personaggio ma più distanziate in modo che esso rimanga nell'inquadratura
Il cinema classico usa uno spazio a 180 gradi, questo agevola il raccordo di direzione che può essere di
sguardo o di posizione che crea continuità nella scena
Vediamo un esempio di montaggio sgrammaticato (o discontinuo) che si vuole esplicitare e non fa il minimo
sforzo di rendersi invisibile in
Fino all'ultimo respiro (Godard 1960)
Una scena di dialogo tra i due protagonisti seduti in macchina, lui guida e si parte con una sua inquadratura
visto da dietro, si passa a un'inquadratura su di lei attraverso uno stacco ordinario, ma da qui in poi gli
stacchi rimarranno sempre sulla donna pur cambiando di pochissimo, jump cut.
Il jump cut accosta due inquadrature molto vicine e simili senza seguire le convenzioni di angolatura e
distanza di solito usate.
La scena finisce con l'inquadratura che torna sull'uomo normalmente.
Quarto potere, il lavoro sulla profondità di campo e sul piano sequenza è molto evidente. Nella scena
dell'attentato avvelenamento alla prima moglie del protagonista c'è un'unica inquadratura che conclude
l'intero episodio della scoperta dell'avvelenamento da parte del marito, inquadratura classica dal basso,
costruita su una evidente profondità di campo, sul primo piano c'è il vassoio con il sonnifero, sul secondo la
donna stesa a letto e sul terzo il marito, vasin su questa scena invita a riflettere su come un altro regista
avrebbe affrontato questa scena, sicuramente attraverso un lavoro di montaggio, welles invece risolve tutto
con un'unica inquadratura, lo spettatore acquista una libertà altrimenti inesistente con un montaggio
classico.
Invece nella scena in cui il piccolo kane viene affidato al tutore possiamo vedere un long take dinamico,
aperto e chiuso da due movimenti di macchina che si avvicinano e allontanano dalla stanza, nella parte
centrale è costruito su un'evidente profondità di campo con il classico effetto di ripresa dal basso di welles,
là profondità è su tre piani, il primo occupato dalla donna e dal tutore che sono d'accordo anche
idealmente, il secondo dal padre che prova ad opporsi e sul terzo il bambino fuori dalla finestra che gioca.
C'è un particolare tipo di piano sequenza in cui i movimenti di macchina prendono il posto del montaggio
dando rilievo ai dettagli importanti e seguendo la scena da punti di vista adatti
Scarface (hawks 1932)
La scena dell'uccisione del gangster è interamente ripresa da un'unica inquadratura, i movimenti di
macchina sono molto elaborati, il gioco è quello di far sì che essi prendano il posto del montaggio
sottolineano i momenti salienti.
La scena si apre con un lampione che si spegne (dando idea dell'ora) e il nome di una strada, la macchina si
muove inquadrando il fattorino del latte e il proprietario del locale che mette a posto per chiudere, lo
seguiamo mentre pulisce e sentiamo fuori campo le voci dei gangster che parlano seduti al tavolo, con un
movimento di macchina li raggiungiamo e ascoltiamo un pezzo di conversazione vedendo i tre uomini seduti
a tavola fin che non decidono di andare a dormire, si separano e due vanno da una parte e uno dall'altra,
rimaniamo su di lui seguendolo mentre arriva alla cabina telefonica, inizia a parlare al telefono e
l'inquadratura si sposta da sola in un'altra stanza fino a inquadrare un'ombra che si muove lungo la parete
tornando nella stanza prima per sparare al gangster; il propietario vede il cadavere e scappa via e noi con lui
seguendolo con l'inquadratura. Tutto ciò avviene con una sola inquadratura e abili movimenti di macchina
che non ci fanno perdere nessun dettaglio importante e ci fanno seguire tutto in modo armonioso.
-la musica
-la voce, quando essa entra in campo spesso gli altri effetti sonori si interrompono (per esempio giuramento
in via col vento)
-I rumori
Il suono IN è un suono intradiegetico e in campo (personaggio che parla mentre viene inquadrato il suo
volto, persona che suona la chitarra mentre è in campo)
Il suono OFF è intradiegetico ma è fuori campo, i piani di ascolto in una conversazione, in un dialogo
vediamo chi sta ascoltando e non chi sta parlando
Il suono OVER è extradiegetico ed è fuori campo, una musica di accompagnamento, la sento io spettatore
ma non i personaggi del film, una voce narrante che non coincide con i personaggi della storia.
Una giornata particolare (Scola 1977), la storia si ambienta negli anni del fascismo, il giorno in cui Hitler
viene a far visita a Mussolini, il regime prepara una solenne accoglienza, tutti gli abitanti sono invitati a
partecipare, il film si svolge in un condominio Romano che in questo giorno si svuota, rimangono solo due
personaggi, l'uomo rimane perché sta per essere arrestato per la sua omosessualità, lei perché ha sei figli e
deve rimanere a preparare la casa per il ritorno dei familiari. I due personaggi si incontrano, sono molto
diversi, lui uomo di cultura, antifascista, omosessuale; lei non sa leggere, madre di famiglia, amante del
duce. Quando si incontrano qualcosa accade, la donna inizia a provare un sentimento di amore e lui le fa
capire che l'omosessualità non è quella mostruosità che tutti credono e le fa capire che il regime non è
quella cosa perfetta che lei crede. Antonietta è un personaggio dinamico, i tratti alla fine della storia sono
diversi da come sono all'inizio. Vediamo il finale del film, ci sono due musiche: un inno militare prussiano e
la canzone "bella bimba innamorata" suonata da una pianola, alla fine questi due motivi si fondono,
entrambi suonati dalla pianola. Entrambi i motivi si erano già sentiti durante il film, la marcia era spesso
suonata dagli altoparlanti del palazzo, la canzone l'avevano ballata insieme in un incontro casuale a casa di
Gabriele. L'inno rappresenta il fascismo e quindi la vecchia Antonietta, bella bimba innamorata rappresenta
la nuova Antonietta disposta a ricredersi su certe idee.
La sena inizia con Antonietta che prova a leggere un libro (i tre moschettieri, regalatole da Gabriele, ciò
significa ancora una volta quanto lei sia ormai dalla sua parte), getta lo sguardo nel fuori campo e vediamo
attraverso una soggettiva l'appartamento di fronte, nel quale attraverso la finestra vediamo Gabriele. Lui nel
suo appartamento sta facendo le ultime cose prima di uscire per l'ultima volta, appena prima di uscire getta
uno sguardo al telefono affianco alla porta (nel film c'è stata una scena di una lunga telefonata di Gabriele al
suo uomo in cui gli dava l'addio prima di essere arrestato. Quindi il telefono simboleggia l'uomo, il libro
rappresentava Gabriele; due sguardi che indicano due aspetti fondamentali dei personaggi così come sono
ora, alla fine del film). Sentiamo l'ultima chiusura della porta di casa di Gabriele vedendo Antonietta che
legge, in questo modo abbiamo un uso soggettivo del sonoro, disgiunzione suono-immagine al fine di creare
un effetto espressivo, a questo punto lei lancia un ultimo sguardo verso la finestra di lui dove ormai la luce è
spenta, lo segue con lo sguardo mentre scende le scale del palazzo e parte la musica, l'inno militare cantato
da un coro e suonato da un'orchestra e una pianola, Gabriele esce di scena per l'ultima volta, torniamo su
Antonietta e in questo momento la pianola si mette a suonare un misto tra bella bimba innamorata e l'inno.
Antonietta mette via il libro e si dirige a letto, spegne tutte le luci della casa e man mano l'inno sparisce
sempre di più fin che sul finale quando la donna si mette a letto rimane solo la sua canzone.
Passiamo al finale del film dove la marcia dei soldati tra le fiamme è accompagnata dal loro coro che canta
una canzone Disney, che rimanda ai bambini. Kubrick ama creare contrasti, conflittualità tra i diversi
elementi del film, qui ne abbiamo due: uno audiovisivo in cui le immagini sono di sofferenza e guerra e la
musica dei bambini di tutto il mondo; uno sul piano sonoro tra la canzone IN cantata dai soldati e la voce
OVER del protagonista che qui assume il ruolo di narratore che parla del suo ritorno a casa, contrasto
violento.
Play
Il protagonista non parla mai, si muove in modo diverso dagli altri personaggi, sembra non conoscere le
regole di buon comportamento. In questa scena si vuole creare una dissociazione tra il mondo della
modernità e il protagonista che sembra appartenere al passato, questo conflitto passa soprattutto
attraverso l'uso del rumore, la modernità passa attraverso rumori che il protagonista non capisce. In questa
scena si presenta negli uffici di un grande palazzo per un colloquio, ad accoglierlo c'è un usciere anche lui
poco in grado di adeguarsi alla modernità, lo fa accomodare e attraverso una centralina molto moderna
annuncia l'arrivo dell'uomo, i rumori emessi dalla macchina mettono in estrema difficoltà sia l'usciere che il
protagonista. L'inquadratura che ci mostra questo momento è strana in quanto la sedia del protagonista è
posta troppo vicina all'usciere quindi più volte viene messo fuori campo per mantenere la centralità
dell'altro.