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Capitolo 1 - I fondamenti

1. Un'introduzione alla politica economica

1.1 L'economista e il Principe: tre impostazioni diverse


Atteggiamenti dell'economista riguardo al tema della decisione:

1.1 A L'economia positiva


Nell'economia positiva, l'economista osserva dall'alto gli accadimenti e cerca di individuare i canali con
cui le decisioni pubbliche influenzano i comportamenti privati. La politica economica viene considerata
come un dato esogeno.

1.1 B L'economia normativa


Nell'economia normativa, l'economista si mette nei panni del Principe, si domanda quale insieme di
decisioni pubbliche possa meglio sostenere le finalità dichiarate. Il decisore pubblico viene considerato
come un benevonolo pianificatore sociale. Per dare una raccomandazione è necessario definire una unità
di misura comune tra situazioni differenti in modo da esplicitare le conseguenze di ogni possibile scelta.
Si mettono a confronto i costi sociali con i benefici sociali. L'economia normativa obbliga a rinunciare a
soluzioni di first best in favore di soluzioni di second best.

First best: nella teoria del benessere la soluzione di first best è quella che conduce a un ottimo di Pareto ovvero una
situazione nella quale non è possibile accrescere il benessere di un individuo senza diminuire quello di un altro.
Quando i vincoli non permettono il raggiungimento del first best allora la migliore soluzione possibile si definisce
di second best.

1.1 C La political economy


Nella politica economy, l'economista osserva dall'alto gli accadimenti e considera il comportamento dei
decisori politici come endogeno, i decisori e gli agenti sono dotati di razionalità ed autonomia. Ne segue
che la political economy rappresenta i vincoli e i processi dei regimi democratici. L'approccio della
political economy è stato rafforzato anche dalla teoria delle aspettative razionali condotte da Robert
Lucas secondo cui gli agenti privati giudicano e talvolta anticipano le azioni del decisore pubblico,
mitigando o neutralizzando gli input che questo propone.

Le aspettative sono dette razionali quando gli attori economici sfruttano tutta l'informazione disponibile sulle
variabili pertinenti le loro decisioni. L'aspettativa razionale di una variabile si definisce utilizzando il concetto di
speranza matematica (valore atteso), e tiene conto dell'informazione disponibile.

1.2 Quale ruolo per la politica economica


I principali compiti dei decisori di politica economica:

definire e applicare la legislazione relativa all'economia


tassare e spendere
emettere moneta e regolarne l'offerta
produrre beni e servizi
risolvere i problemi
negoziare accordi con altri paesi

1.2 A Una rappresentazione semplificata della politica economica


Gli obiettivi della politica economica sono numerosi, per l'UE in particolare si possono identificare i
sequenti: crescita economica equilibrata, stabilità dei prezzi, economia sociale di mercato altamente
competitiva, piena occupazione e progresso sociale, livello elevato di protezione e miglioramento della
qualità ambientale.

Tra gli strumenti di politica economica troviamo: la politica monetaria, la politica di bilancio o fiscale,
regolamentazioni, strutture dei tributi diretti e indiretti sulle famiglie e sulle imprese, sussidi e
trasferimenti della sicurezza sociale, sclete di spesa e investimento pubblico e decisioni particolari.
Infine, le istituzioni, vincoli formali (regole, leggi, costituzioni) e informali, condizionano il
funzionamento dei mercati e di conseguenza influenzano l'efficacia degli strumenti di politica economica.

1.2 B La politica economica come insieme di trade-offs


Regola di Tinbergen: il perseguimento di n obiettivi di politica economica necessita che il governo
disponga di un numero almeno equivalente di strumenti indipendenti.

Se vi sono meno strumenti che obiettivi si ricorre a dei trade − of f s. Il compito dell'economista è quello
di mettere in luce i trade-off, quello del politico di scegliere una combinazione tra obiettivi funzionale
agli orientamenti diffusi nella collettività.

2. Le motivazioni dell'intervento pubblico

2.1 Le funzioni della politica economica


Si distinguono solitamente tre funzioni essenziali della politica economica:

Allocazione di risorse: le politiche allocative tentano di accrescere il più possibile l'output


raggiungibile, definito output potenziale.
Stabilizzazione macroeconomica: le politiche di stabilizzazione si propongono di minimizzare lo
scarto tra l'output effettivo e output potenziale, definito l'output gap.
Redistribuzione del reddito e della ricchezza.

2.2 Perchè intervenire


Gli economisti si riferiscono al primo teorema dell'economia del benessere in base al quale ogni
equilibrio concorrenziale è un ottimo nel senso di Pareto. Partendo cioè da un equilibrio di concorrenza
perfetta non si può migliorare il benessere di un agente economico senza ridurre quello di un altro.
Questa affermazione trova tuttavia dei limiti, in quanto il criterio di Pareto non dice nulla circa la
distribuzione del reddito e della ricchezza fra gli agenti. Le condizioni di validità di questo principio sono
molto rigide, tra cui: il funzionamento concorrenziale dell'economia, l'esistenza di un insieme completo
di mercati che offrono transazioni su qualsiasi bene in qualsiasi istante, l'informazione perfetta degli
agenti.

2.2. A Allocazione
Si tratta di rimediare ai fallimeti dei mercati quali ad esempio la presenza di monopoli, esternalità,
asimmetrie informative fra agenti, incompletezza dei mercati, orizzonte temporale breve di alcuni gruppi
di agenti.
2.2. B Stabilizzazione
mira alla minimizzazione delle deviaizoni nel breve periodo rispetto all'equilibrio. Si ricerca una
maggiore efficienza del sistema economico, non migliarondone l'equilibrio ma facendo in modo di
raggiungerlo. Secondo Keynes l'intervento pubblico era giustificato dalla instabilità dei comportamenti
privati in risposta alle aspettative. Inoltre il sistema economico presenta alcune ridigità come ad esempio
quella dei salari e dei prezzi che non permettono un equilibrio tra il mercato dei beni e servizi e il mercato
del lavoro. Pertanto è necessario intervenire in assenza di meccanismi autocorrettori dei mercati
attraverso politiche di bilancio e monetarie dette anticicliche cioè concepite per mitigare le fluttuazioni
cicliche e scongiurare le depressioni.

2.2. C Redistribuzione
Per quanto la distribuzione dei redditi originata dall'equilibrio di mercato sia ottimale nel senso di Pareto,
essa non garantisce necessariamente giustizia sociale. L'intervento non è relativa all'inefficienza del
mercato. Occorre pertanto avvalersi di un approccio normativo per paragaonare assetti di redditi diversi e
determinare pertanto livelli di giustizia sociale preferiti.

3. La valutazione delle politiche economcihe

3.1 I criteri decisionali


Per valutare le scelte di politica economica e per confrontare tra loro le alternative disponibili, è
necessario darsi dei criteri precisi e plausibili.

3.1. A Obiettivo unico?


L'obiettivo più generale della politica economica è la soddisfazione degli agenti e cioè della loro utilità.
L'utilità istantanea è tuttavia un criterio molto riduttivo poichè spesso l'utilità nel breve periodo può
ridursi e tuttavità senza questa "perdita" non si potrebbero ottenere livelli di utilità maggiori nel lungo
periodo oppure non ci sarebbe interesse a preservare l'ambiente. Occorre quindi adottare un contesto
temporale e utilizzare il tasso di sconto ρ per aggregare le utilità nel tempo.

Il tasso di sconto è il tasso d'interesse che bisognerebbe versare a un agente che disponesse di 1€ perché per lui sia
indifferente utilizzare questo euro oggi oppure disporre di 1+ρ fra un anno.

Si può definire una funzione di utilità intertemporale per ciascun individuo. Tuttavia occorre chiedersi se
questa rappresentazione semplificata può adattarsi a ciascun individuo e quindi se è possibile aggregare le
singole funzioni. Il criterio di Pareto permette di comparare solo una mimina frazione delle situazioni
possibili e ciò si può comprendere se si considera la curva di Atkinson e Stiglitz. In sostanza quando il
criterio di Pareto è soddisfatto occorre scegliere tra assetti di utlità alternativi tra loro, per farlo si può
ricorrere alla funzione di benessere sociale del tipo Γ(U , U , . . . , U ) in cui gli indici da 1 a m
1 2 n

rappresentano le categorie di individui che formano la società. A questo punto è possibile comparare due
distribuzioni dei redditi. Le funzioni più ricorrenti sono:

funzione benthamiana: la cui legge è del tipo Γ = U 1 + U2+. . . +Un

funzione rawlsiana: Γ = M in(U , U , . . . , U )


1 2 n

La funzione benthamiana non considera la distribuzione dei redditi tra gli individui in quanto considera
soltanto l'utilità totale, pertanto tra le alternative possibili si ha che nella curva di Atkinson e Stiglitz si
sceglie il punto con la massima utilità anche se la distribuzione del reddito è inegualitaria. Una soluzione
perfettamente egualitaria porta a una combinazione non Pareto-ottimale (ottenuto dall'intersezione tra
curva e bisettrice), in altre parole si rinuncerebbe al miglioramento contemporaneo di due distinti
individui soltanto perchè ci sarebbe una disuguaglianza tra i loro redditi. Il criterio della massima utilità
dei meno favoriti (maxmin), ispirato da Rawls, è favorita.

3.1. B Allocazione, stabilizzazione, redistribuzione: i criteri specifici


Gli strumenti per la valutazione delle politiche economiche sono diversi. Si utilizzano le funzioni di
utilità (bentamiane o rawlsiane) per giudicare le politiche di allocazione. Si utilizzano anche analisi
denominate di equilibrio parziale in cui si considerano singoli settori di attività, trascurando le
interdipendenze tra settori originate normalmente dalla quantità limitata di risorse. Ci si può avvalere
anche di analisi di equilibrio generale. La valutazione delle politiche di stabilizzzione si avvale
solitamente della funzione di perdita macroeconomica che torna utilite per confrontare tra loro
politiche concepite per reagire a un dato shock. Per quanto riguarda le politiche di redistribuzione invece
ci si avvale di indicatori empirici di calcolo delle disuguaglianze come gli scarti di reddito fra decili di
popolazione, la curva di Lorenz e l'indice di concentrazione di Gini.

3.2 Valutazione ex-post e sperimentazione

3.2. A La sperimentazione

3.2. B I criteri in pratica


In pratica, la valutazione fa spesso riferimento ad indicatori come il PIL, il calo della disoccupazione,
miglioramento dei redditi più bassi. Tuttavia, per ovviare alle carenze del PIL sono stati individuati altri
indicatori come l'indice di sviluppo umano, HDI che include diverse variabili quali la speranza di vita
alla nascita, il tasso di alfabetizzazione, tassi di scolarizzazione primaria e il PIL pro capite in dollari a
parità di potere d'acquisto

3.2. C Gli effetti secondari


Le politiche di redistribuzione introducono delle distorsioni nell'allocazione delle risorse: i sussidi di
sostegno ai redditi, il cui obiettivo è redistributivo, possono generare delle trappole dell'inattività e
dunque ridurre l'offerta di lavoro.

L'apertura agli scambi internazionali è perseguita per i suoi effetti allocativi (specializzazione e benefici
di produttività indotti) ma il più delle volte produce effetti sulla distribuzione del reddito favorendo
fattori di produzione esteri più economici).

La deflazione, che rientra nelle politiche di stabilizzazione, può avere effetti in termini distributivi perchè
penalizza gli agenti indebitati e mantiene il livello di disoccupazione.

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