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Aristotele lez.

4-5-6
Allievo di Platone, quindi ci saranno richiami ad Socrate. Aristotele fondamentalmente è
uno scienziato mentre Platone è più mitico.

Politica (IV sec a.C):l’idea che il soggetto umano è portato per sua natura a fare legame
sociale.
La città, secondo Aristotele
(Per Socrate era un luogo in cui le persone si incontrano, lo spazio pubblico per
eccellenza, in cui gli uomini si sottomettono alla conoscenza).
La città per i greci era sempre minacciata dai barbari (per i greci i persiani) e gli ateniesi
erano molto gelosi dei loro luoghi. Ad Atene ci sono gli schiavi, le donne non erano
considerante in maniera ugualitaria e i bambini ancora peggio.
Aristotele pensa che la città sia il luogo pubblico, dove ci si trova per mettere in pratica
l’esercizio del logos.

La città è:
1. PRIORITÀ: la città è prioritaria rispetto all’individuo.
“La città è anteriore all’individuo” dice Aristotele, non è ontologica in cui l’essere della
comunità precede l’essere dell’individuo, semplicemente vale di più la comunità
dell’individuo, che senza di essa varrebbe di meno, è più importante il gruppo rispetto
all’individuo. La priorità va intesa in senso etico. Coloro che si disinteressano del
confronto con gli altri li chiamavano “idioti”: rinunciano a stare con gli altri e stare per i
fatti loro, che oggi potrebbe essere chiamato individualista, nel mondo classico era un po’
meno cittadino degli altri, non era semplicemente un uomo.
Quindi, “l’individuo preso da se non è autosufficiente”, non avrebbe senso senza la città.
L’animale dotato di logos che ambisce a vivere al massimo delle sue possibilità, ha
bisogno degli altri. Quando stai insieme agli altri sperimenti che cos'è la felicità.
Ad Atene ognuno fa parte del tutto e contribuisce ad esso.
INDIVIDUO : COMUNITÀ = PARTE : TUTTO
Non è il tutto che genera la parte, ma il singolo che contribuisce al tutto e il tutto che
premia con cariche politiche il singolo.
Il singolo patriottico difende la comunità se è sotto attacco, quindi se è maschio va in
battaglia, se è donna cura i bambini. Come si sdebita la comunità con il singolo? Lo
premia ad esempio con cariche di governo, con diritti che magari prima non aveva.

Esempi:
- Riforma oplitica
Prima di questa riforma erano i nobili che potevano combattere e quindi che potevano
avere un riconoscimento politico. Era una timocrazia, riconoscimento in base al censo. Da
lì invece iniziano a essere coinvolti anche quelli dei ceti più bassi e quindi: come
combattono gli opliti? L’uno copre l’altro, solidarietà. La forza di uno è nel compagno alla
destra, in chi ti difende. Si diffonde da li la solidarietà tra combattenti. Nella battaglia di
Maratona 490 a.C, Persiani con Dario contro Ateniesi con Callimaco, i persiani avevano
cavalleria e fanteria pesante, gli opliti, più snelli sono riusciti a circondarli e vincere.
Si capisce quanto sono importanti gli opliti, e Atene attribuisce diritti civili e politici a una
classe che fino a quel momento non li aveva: nasce la Democrazia. Che funziona per
progressiva inclusione di coloro che prima non avevano voce.
- La trireme (battaglia di Salamina 480 a.C contro i persiani)
V secolo AC
Nave molto leggera e veloce i cui vogatori appartengono alla classe più povera. Guerre
persiane finite e Atene ricomincia la sua lotta con Sparta.
Atene diventa la potenza navale dell’Egeo, quindi questo vuol dire che i teti, classe più
povera, hanno avuto l’occasione di distinguersi nelle battaglie e poi accedere ai diritti che
fino a prima erano solo peri nobili. Qui inizia una democrazia ancora più radicale, perché i
teti erano ancora più poveri degli opliti.

Nascita della democrazia?


Una democrazia formale e non sostanziale perché per alcune persone non era prevista la
partecipazione attiva.
È sempre molto limitata, ma c’è. È solo per i maschi, adulti, nati in terra attica e nati da
genitori ateniesi. Gli stranieri non hanno diritto e le donne nemmeno.
Aristotele era convinto che esistessero esseri umani (uomini) naturalmente disposto al
comando e altri naturalmente disposti ad essere comandati e dominati (donne). (aberrate,
agghiacciante filosofia). —> Schiavitù per natura: secondo la quale alcuni uomini sono
naturalmente portati ad essere schiavi di altri che sono, anch'essi naturalmente, portati a
comandare.

Le donne ad Atene: sempre oggetto del maschio e mai oggetto


- Moglie: (gunè) assecondare il maschio e in cambio aveva la protezione
- Concubina: (pollakè) regolata dal contratto di concubinato, non ha protezione, ma ha
gli stessi doveri di una moglie, l’uomo la usava per divertirsi.
- Prostituta: (pornai) le più povere, quelle dei bordelli.
- Etera: vendono il loro corpo, ma hanno accesso anche ai luoghi pubblici, tipo i
banchetti dei maschi. Si fanno pagare molto bene per i loro servizi e quindi con quei
soldi comprano l’istruzione. Sono talmente colte che riescono a tenere testa ai maschi,
esempio Aspasia di Mileto. Fu la maestra di Socrate, ce lo dice Platone. Quindi è di
Mileto, è straniera, fa un lavoro non decoroso e addirittura tiene testa agli uomini. Oltre
a essere la maestra di socrate è anche l’amante di pericle, che concesse la
cittadinanza agli stranieri, sennò i propri figli e la donna di cui si era innamorato non
potevano stare lì. Quindi grazie a lei si allarga la possibilità ad altri di stare in città.

Punto 2: NATURALITÀ
La tesi: “è chiaro che la città appartiene ai prodotti naturali (capacità che l’umano ha
intrinseca) che l’uomo è un animale che per natura deve vivere in una città”.
Quindi l’uomo per sua natura è portato a aggregarsi nella città, ha una naturale
propensione a stare insieme. L’uomo vive in aggregazioni sociali.

“Sono politici quegli animali che si adoperano per un fine unico comune. Sono stati
l’uomo, l’ape, la vespa la formica e la gru.” - Storia degli animali, Aristotele
Aristotele oltre ad essere un filosofo, era uno scienziato e oltre all’animale uomo, qualifica
anche altri animali come politici, che tendono ad aggregarsi.
Ma allora, cosa qualifica e diversifica l’uomo?
“L’uomo un animale più socievole e più politico di qualsiasi altro che vive in greggi”. Il
“più” non inteso solo in senso quantitativo. C’è un argomento qualitativo da considerare.
Animali parlanti
“Alcuni animali emettono suoni, altri sono afoni, altri ancora hanno una voce, fra
questi alcuni possiedono un linguaggio, altri invece non lo articolano”.
Questa è la distinzione qualitativa, l’essere umano è più socievole perché ha una voce e
possiede un linguaggio.
Phoné: in greco vuol dire voce.
“Infatti, secondo quanto sosteniamo, la natura non fa nulla invano (perché dietro c’è il
volore degli dei per Aristotele), e l’uomo è l’unico animale che abbia il linguaggio (logos):
la voce (phoné) è segno del piacere e del dolore, perciò l’hanno anche gli altri animali, in
quanto la loro natura giunge fino a questo punto: avere sensazione del piacere e del
dolore e segnalarsela reciprocamente”. La politica, Aristotele
Piacere e dolore sono coordinate cruciali per vivere, sin da piccoli, di cui facciamo
esperienza per imparare. Ad esempio, urlare di dolore è un segnale di pericolo e un
appello all’aiuto.
La danza delle api (uno studio di Aristotele): particolare capacità delle api bottinatrici
(che rilevano il polline e lo portano in alveare) di indicare l’esatta ubicazione del campo
dove ci sono i fiori da prelevare, in base all’inclinazione del volteggio dell’ape rispetto al
fiore. Per le api è cruciale comunicarsi questo, per nutrirsi, vitale.

PHONÉ
«Infatti, secondo quanto sosteniamo, la natura non fa nulla invano, e l’uomo è l’unico
animale che abbia il linguaggio (logos): la voce (phoné) è segno del piacere e del dolore e
perciò l’hanno anche gli altri animali, in quanto la loro natura giunge fino a questo punto:
avere la sensazione del piacere e del dolore e segnalarsela reciprocamente» [Aristotele,
Politica, I]
Caratteri della phoné:
- Designatore fisso: è univoca, collega l’informazione a un pezzo particolare del mondo
- Particolarità: indica un particolare mittente, si riferisce a una persona particolare
Per Aristotele è importante che gli esseri viventi animali sono in grado di “co-sentire” lo
scambio di informazione di dolore o piacere e quindi sono in grado di costruire un
alveare, un nido ecc.
La phoné è cosa abbiamo in comune con gli animali.

E INVECE IL LOGOS?
Il logos è ciò che ci diversifica. Nessun animale riesce a farlo.
Logos può essere tradotto come ragione o parola. È un’astrazione proprio dell’uomo. Gli
animali sanno astrarre, ma per se stessi. L’animale sa catalogare esperienze simili e
sapere che se ripete avrà le stesse conseguenze, ma non riesce a capire che può essere
male anche per altri. L’uomo riesce ad astrarre e poi universalizzare l’astrazione a tutti gli
altri uomini.
“La parola logos serve a indicare ciò che è utile e ciò che è nocivo e perciò anche ciò che
è giusto e ciò che è ingiusto. (questa è una cosa inarrivabile per gli animali, se noi come
comunità riusciamo capire cosa è fare del male, allora possiamo successivamente
ragionare su un principio di giustizia che regoli gli atti violenti). E questo è proprio
dell’uomo rispetto agli altri animali: essere l’unico ad avere nozione del bene e del male,
del giusto e ingiusto e così via. È proprio la comunanza (koinonìa) di queste cose che
costituisce la famiglia e la città.”
La koinonia possiamo dire che è un presupposto della democrazia.
Per Aristotele, se noi rinunciamo al concordare, significa che stiamo rinunciando
alla nostra dignità umana e stiamo vivendo come animali.
Nel mondo classico il giusto e ingiusto o bene e male non è che stanno da qualche parte
di preciso, si scoprono insieme, condividendo.
Caratteristiche del Logos
1- Astrazione: dimensione simbolica del “ciò che” (il contrario della prima caratteristica
della phoné)
2- Universalità (il contrario della seconda caratteristica della phoné)
Quindi, mentre la phoné consente solo di trasmettere info, il logos consente di
comunicare.
Informare: è la trasmissione di un pacchetto di dati che va in una sola direzione - univoca
Comunicare: c’è una trasmissione e un ascolto attivo - biunivoca (il destinatario reagisce
alla comunicazione del mittente).

Nessuno sa da solo!
“Il co-sentire degli uomini si forma nel co-vivere e nel partecipare-comunicarsi discorsi e
ragionamenti: questo infatti sembra che sia per gli uomini il co-vivere e non, come per il
gregge, il pascolare nello stesso luogo”.
Partecipare: verbo chiave della democrazia. Il modo in cui Aristotele descrive ciò che
l’uomo è naturalmente dotato di fare è la descrizione e nascita della democrazia.

“Perciò chi non può entrare a far parte di una comunità (koinonìa) o chi non ha bisogno di
nulla, bastando a se stesso, non è parte di una città, ma o è belva o un dio”.

Nascono due possibili patologie anti-sociali


1- L’uomo che si prende per Dio e pretende di essere autosufficiente
2- L’uomo che diventa belva e si accontenta di vivere come un animale
“Senza leggi, né giustizia, l’uomo è il più empio e il più feroce degli esseri, dedito solo ai
piaceri d’amore e del ventre”.

A cosa ci serve la democrazia? Qual’è in fine della koinoina?


«Poichè vediamo che ogni città è una comunità e che ogni comunità è costituita in vista di
un qualche bene (perchè tutti compiono ogni loro azione per raggiungere ciò che ad essi
sembra essere un bene), è chiaro che tutte tendono a qualche bene, ma soprattutto vi
tende, e tende al più importante di tutti i beni, la comunità che è la più importante di tutte e
comprende in sè tutte le altre: e questa è quella che si chiama città e comunità politica.»
[Aristotele, Politica, I]
Perché si agisce? Perché si interpreta che agendo un’azione si raggiunga un bene.
Secondo Aristotele, cosa è la cosa più importante che l’uomo può fare nella sua vita?
Contribuire alla città, costruirla, è il massimo bene possibile, la polis. Essa realizza al
massimo grado ciò che siamo.
Nel mondo classico non esiste agire a caso, c’è sempre una ragione.
Ma qual’è il fine della polis e dalla comunità?
Immaginiamo che sia l’accumulo di ricchezza: ovvero raccogliere i mezzi necessari alla
vita e utili alla comunità politica e familiare. Ti serve questa ricchezza per stare in vita ed è
utile alla comunità?

Aristotele è stato l’inventore della moneta, perché essa favorisce gli scambi: merce-
denaro-merce. Quindi la merce è il mezzo per il fine della sopravvivenza.

Se il fine fosse il denaro? denaro-merce-denaro?


Mito del re Mida: ogni cosa che toccava diventava oro. Quando toccava il cibo però non
poteva più mangiare.
Quindi, l’abbondanza della ricchezza non salva dal morire di fame. La ricchezza non può
essere il fine della tua vita e tanto meno della comunità. Perché genera anche una
disuguaglianza che non è propria della democrazia.
L’oro non solo impedisce il corretto funzionamento del logos, ma distrugge anche i legami
sociali. investire nell’accumulo di ricchezza fa smettere di investire nei legami sociali.
“Se le comunità si fossero costituite per l’accumulo di ricchezza, allora la partecipazione ai
diritti politici sarebbe proporzionata alla ricchezza e gli oligarchi potrebbero avere
ragione.”-Aristotele
Laddove la disuguaglianza diventa motivo di accesso al potere, siamo molto lontani dalla
democrazia.
MARX legge Aristotele (e cita Shakespeare)
Ci mostra cosa succede se noi inseguiamo il sogno della ricchezza.
Dentro il Timone di Atene di Shakespeare c’è un’invettiva contro la ricchezza: la smania di
possedere sempre più ricchezza non ha limite, desidereremo sempre di più, fino alla
guerra di tutti contro tutti.
Tornando a Robert Kennedy - 1968 discorso sul PIL
“Il PIL non tiene conto della salute dei nostri bambini, ...... non include la bellezza della
nostra poesia, la forza della nostra famiglia, il dibattito pubblico, la nostra arguzia e
umorismo, il nostro coraggio, saggezza o conoscenza, nemmeno la compassione. Misura
tutto tranne quello per cui vale la pena vivere.” In quel momento l’America aveva il PIL più
alto di tutti, e lui incita a mettere al primo posto i poveri.
Se fosse invece l’occupare le cariche pubbliche? Il potere?
Il potere «degenerato» dei padroni:
«il potere padronale si esercita per il vantaggio del padrone e solo accidentalmente soddisfa
anche gli interessi dello schiavo, in quanto la sopravvivenza dello schiavo è essenziale per
la sussistenza dell’autorità padronale» [Aristotele, Politica, III]
Immaginiamo una città in cui il potere sta nelle mani di pochi o di uno solo, si eserciterà il
potere non per la comunità.
Socrate dice in repubblica di Platone: “governa meglio chi è meno smanioso del potere.
Chi interpreta il potere come un servizio per il bene comune”.
Non c’è una condanna del potere, c’è un’attenzione a limitare l’esercizio del potere e
l’accumulo della ricchezza entro certi limiti per il bene comune.
Città dispotiche
«Le costituzioni che hanno di mira l’interesse dei governanti sono errate e rappresentano
delle degenerazioni rispetto alle costituzioni rette, mentre la città è una comunità di liberi»
[Aristotele, Politica, III]
Cosa succede quando si immaginano delle polis dispotiche? (Chi ha più potere sull’altra)
Aristotele IV sec, ha in mente Atene e Sparta in conflitto per la supremazia (del
Peloponneso?) e sa che così non si ricava niente, se non dolore.
Quindi, perché c’è la smania di arrivare al potere e non lasciarlo più? Aristotele dice
perché occupare un posto di potere sembra dare l’illusione dell’immortalità, gli sembra di
poter fare tutto, onnipotente, si chiama narcisismo primario. Freud lo descrive come
“onnipotenza dei pensieri”, quando eravamo bambini era poter pensare una cosa e avere
l’illusione che ciò che hai pensato si realizzi, tutti noi abbiamo avuto questa illusione. Il
problema è che poi si fa un bagno di realtà, quindi esperienza dello spaesamento,
thàuma. Chi sale al potere e lo occupa per sempre pensa di poter eliminare la mortalità
della condizione umana.
“La saggezza è l’unica virtù propria di chi esercita il comando”. Aristotele - Dove la
saggezza è la capacità di comportarsi secondo giustizia.
Quindi, perché comportarsi secondo giustizia e in comunità-koinonìa?
È la felicità.
Aristotele: “Perché tutte le cose le scegliamo in vista della felicità (eudaimonia). Essa
infatti è il fine”.
Felicità e politica!?

TRIPARTIZIONE DELL’ANIMA: è una visione tipicamente psicologica come la nostra, nel


mondo classico è in contatto diretto col corpo.
Partiamo dal basso, in cui basso non è meno valoroso di ciò che viene dopo.
3: EROS: collocato nello stomaco e più in basso: appetito, desiderio, bisogni primari,
piacere/dolore, utile/nocivo.
2: THUMOS: zona petto: l’onore, il coraggio.
1: LOGOS: collocato nella testa: il compito è governare democraticamente le altre due
parti, le esigenze delle altre due, consultandosi con loro, affinché la conduzione bilanciata
di queste possa portare l’uomo a comportarsi secondo giustizia.
Queste tre parti servono tutte, non possono esistere se non esistono insieme. Se una
prende il sopravvento dell’altra, il logos diventa astratto e saremo preda di una delle altre
due parti.
Quindi l’anima è complessa e dobbiamo tenere di conto di molte esigenze e per
governare una città bisogna prima saper governare prima se stessi.
Per bilanciare queste parti, dobbiamo sceglierci un buon maestro, non dobbiamo stare
soli.

Aristotele, per farsi un’idea di felicità:


“Nessuno direbbe felice chi non ha un minimo di coraggio e temperanza, di giustizia e
saggezza, impaurito dalle mosche intorno a lui, incapace di dominare se stesso, per due
soldi vendesse gli amici già cari e fosse anche così confuso da sembrare un bambino o un
pazzo”.

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