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DIRITTO COSTITUZIONALE

PROF. PRINCIPATO

LEZIONE 2: POTERE COSTITUITO E POTERE COSTITUENTE


Nello studio del Diritto Costituzionale non troviamo soltanto le regole che disciplinano gli enti, gli
organi e le istituzioni, e i rapporti fra questi e i rapporti fra questi e i cittadini; ma troviamo anche
regole che disciplinano direttamente i rapporti fra i cittadini (privati) 🡪 Costruisce le sfere giuridiche
di tutti.
Concetto alla base della Costituzione 🡪 stabilire le regole del quando, e quando si stabiliscono non
vi sono limiti particolari, perché è il momento della decisione che pone i limiti che poi dobbiamo
analizzare in concreto.
Ogni gruppo decide le regole organizzative che poi intende osservare 🡪 strutturo il gruppo con
delle regole parte di carattere organizzativo parte che attengono al ruolo, alla funzione che
ciascuno ha nell’economia del gruppo, e quindi al rapporto fra l’uno e gli altri componenti del
gruppo.
Disciplinare il rapporto tra i componenti di ogni gruppo valeva nel medioevo, nell’800, ai giorni
nostri e molto probabilmente varrà anche in futuro 🡪 nel momento in cui si danno delle regole non
vi sono altri limiti, se non quelli connessi al momento storico in cui le norme fondanti vengono
poste ≈ l’esercizio del potere costituente (il potere di stabilire le regole fondanti del gruppo) non
incontra limiti di carattere giuridico.
Sarebbe errato ritenere che il potere costituente non abbia limiti di alcun tipo 🡪 es. se vi fosse un
contrasto tra due soggetti di un gruppo, e vi fosse un principio che stabilisce: prevale chi è più
forte; oggi una regola di tale stampo sarebbe inconcepibile, mentre magari così non era nel
medioevo o in altri contesti storici 🡪 tale regola sarebbe contrastata dal gruppo. Si ritorna così al
concetto che abbiamo già sottolineato in precedenza, tali limiti sono limiti di fatto (non politici) che
attengono alla cultura e alla sensibilità del gruppo.
Io posso:
� Creo dal nulla un nuovo ordine costituzionale (creazione ex novo)
� Sovverto con la violenza un ordine costituzionale già esistente e ne instaurò uno nuovo
basato su regole diverse (modifiche con la violenza)
� Piano piano cambio l’ordine esistente ed arrivo ad uno stravolgimento radicale (Modifica
con l’astuzia)
Descrivo 3 processi che hanno una traccia comune: il radicale mutamento dell’ordine
costituzionale. Risultato finale: l’instaurazione di un nuovo ordine costituzionale, se lo instaurò
allora non sarò tenuto a rispettare limiti perché o per definizione non ci sono limiti; oppure non ci
sono limiti in quanto io li avverto con la violenza o con l’astuzia.
Es. Con l’entrata in vigore della nostra Costituzione nel 1948, l’ordinamento costituzionale è stato
cambiato radicalmente
🡪In tutti i 3 casi sopra analizzati non vi sono limiti giuridici
Come nasce una nuova Costituzione? Chi la decide? Per il tramite dei rappresentanti
dell’Assemblea costituente il potere costituente è stato esercitato dal popolo. 🡪 Essa nasce più
nello specifico da un referendum in cui il popolo venne chiamato a decidere tra Monarchia e
Repubblica. Potrei quindi dire che è su questa scelta referendaria che si è consumato il vero
potere costituente, che poi è stato declinato dall’Assemblea costituente.
🡪L’esercizio del potere costituente ci dirà in concreto chi ne è il titolare solo alla fine del processo
medesimo.
Il potere costituente (potere illimitato dal punto di vista giuridico) ≠ potere costituito (Sovranità:
potere limitato dalle regole fondanti che il potere costituente ha posto)
🡪il potere della commissione (potere di stabilire regole) trova un limite nelle decisioni fondanti
poste. Quando le regole sono poste i poteri che si esercitano sono poteri limitati per definizione
Che cos’è la sovranità? 🡪 Art 1 della Costituzione: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti
della Costituzione. 🡪 Quindi da tale lettura io deduco che la sovranità è un potere limitato; ancora
meglio la sovranità è un limite e non un potere.
Il popolo è la fonte della sovranità, ma la forma la dà la Costituzione
Questo ci introduce ad un principio fondamentale: Sovranità = il potere di fare ciò che la
Costituzione mi consente. (il potere di fare quello che mi pare, senza il rispetto di regole
giuridiche, è il potere costituente; il quale rimane però rimane condizionato dal contesto in cui è
destinato ad operare).
🡪La forma Repubblicana non si può cambiare (Art 139 della Costituzione); quindi il potere sovrano
di revisione della Costituzione non può esercitarsi modificando la forma Repubblicana.
🡪Quindi il diritto disciplina le relazioni tra persone impedendo che l’esercizio di un potere
pregiudichi l’uno a vantaggio esclusivo dell’altro; per questo il potere deve essere limitato e
controllabile. (criterio di equità, di giustizia = inteso come regole fondanti che un gruppo si è dato).
La Costituzione si pone come limite al potere costituente e rende quel potere costituito, cioè
sovrano e per definizione limitato
LEZIONE 3: CARATTERISTICHE DELLA COSTITUZIONE
Cambiare la Costituzione sarebbe come cambiare le fondamenta di un palazzo, ma quindi la
Costituzione nasce per essere durevole o meno? Per essere durevole, perché stabilito un ordine
costituzionale si auspica affinché sia tendenzialmente durevole nel tempo, ed è funzione del
sistema culturale in cui nasce.
La Costituzione nasce quindi come
🡪RIGIDA: perché non può essere modificata mediante una legge ordinaria, quindi si deve seguire
un iter più complesso (Art 138: meccanismo aggravato di revisione costituzionale)🡪 inoltre vi è
anche la clausola di radicale immodificabilità: ci sono delle fondamenta che non possono
essere toccate (Art 139) ad esempio la forma repubblicana (COSA TOCCARE E COME FARLO); ≠
flessibile: sarebbe modificabile mediante fonte subordinata (si lascerebbe la Costituzione in balia
delle maggioranze parlamentari che si alternano molto di recente);
La Costituzione è rigida perché pone le fondamenta dello Stato, la quale trova conferma
negli articoli 138 e 139, ma nasce rigida perché si pone come fonte superiore. 🡪 accessorio è
il carattere della scrittura
Abbiamo detto che la Costituzione disciplina la forma di Stato (esprime i caratteri essenziali dello
Stato, e si fa riferimento a 3 caratteri fondamentali: popolo, territorio e sovranità [diversamente
regolata in base alla forma di governo]) e la forma di governo (equilibrio fra i poteri, governanti e
governati).
Se c’è la rigidità significa che la Costituzione si pone come atto superiore 🡪 essa pretende
di dare una forma all’ordinamento. (ci sono varie fonti che formano il sistema delle fonti 🡪
sistema graduato: Costituzione al vertice, e tutte le altre subordinate a quest’ultima). Essa ha
questa superiorità non solo dal punto di vista organizzativo, ma anche perché costruisce il rapporto
tra cittadini e Stato (potere/istituzioni).
Cosa fondamentale è avere chiaro che la Costituzione svolge la sua funzione sia inerentemente
agli organi sia inerentemente ai cittadini 🡪 vi crea intorno una sfera di protezione dagli abusi del
potere pubblico. La Costituzione dal punto di vista delle situazioni giuridiche soggettive
(diritti e doveri) prima di ogni altra cosa è un atto normativo che genera diritti e doveri in
capo ai cittadini. (art 13 della Costituzione). Questo non è così ovvio in quanto prima di essere
atto normativo la Costituzione è atto politico, ovvero esprime l’orientamento politico di una
comunità perché lo traduce in forma (una comunità di destra produce una Costituzione di destra,
mentre una comunità di sinistra produce una Costituzione di sinistra).
Quindi nella Costituzione vi sono innanzitutto enunciati i cosiddetti diritti inviolabili (regime
fondamentale) e anche i doveri che ricadono in capo ai cittadini. = situazioni giuridiche soggettive.
🡪normatività della costituzione: la Costituzione più di ogni altro atto si propone di porre norme
giuridiche nell’accezione classica. Costituzione: ci dice non solo come si forma una legge ma
anche su cosa un cittadino può fare o non può fare.
LA RIGIDITÀ’ È LA NORMATIVITÀ’ DELLA COSTITUZIONE (PRODUCE DIRITTI ED
OBBLIGHI)
Effetti: la legge non può contrastare la Costituzione, così come i cittadini devono osservare.
🡪 LUNGA: in base a quanto si va a disciplinare (nella nostra Costituzione vi sono 139 articoli) ≠
breve
LEZIONE 4: INTERESSI MERITEVOLI DI PROTEZIONE
🡪La Costituzione trova immediata applicazione nei rapporti tra i privati
🡪Il diritto non accetta che vi siano esercizi di potere illegittimi
Le regole limitano l’esercizio del potere a favore della pacifica convivenza
La realizzazione di interessi (bisogni)🡪 ce ne sono alcuni che hanno rilevanza per tutti (es.
mangiare), quindi la soddisfazione di questo interessa ha una dimensione individuale ma anche
collettiva; quando usciamo dalla dimensione individuale ed entriamo in quella collettiva possiamo
distinguere gli interessi collettivi da quelli giuridicamente vincolanti 🡪 interesse che il diritto
prende in considerazione e perché accade? Ci deve essere una dimensione che va oltre
l’individuo, quindi interessi che abbiano rilevanza “per i più”.
L’interesse riguarda il nostro agire quotidiano, e fa parte delle relazioni fra persone. Ad un certo
punto le relazioni materiali fra noi e ciò che ci circonda acquisiscono la connotazione di
giuridicamente vincolanti
Interessi materiali – interessi giuridicamente vincolanti 🡪passaggio cruciale: il diritto serve a
selezionare interessi meritevoli di protezione giuridica. E chi lo può dire quali siano tali interessi? Il
popolo, il quale compie delle scelte politiche (es. divieto di uccidere, quale è l’interesse meritevole
di protezione? Il diritto alla vita, in tal caso si è deciso che la vita è un interesse che va protetto 🡪
così facendo stiamo facendo politica).
Il mondo degli interessi è pieno di interazioni, vivono nel dialogo tra loro (convivono e si
scontrano); quindi la decisione politica è più complicata perché ha come contenuto il bilanciamento
tra quest’ultimi.
Decisione politica 🡪 strumento di attuazione = norma giuridica 🡪 disposizione normativa
(differenza tra disposizione: enunciato linguistico (es. art 5) e norma: regola del caso, il frutto di un
processo interpretativo).
Es art 2043:
� Fatto: evento
� Doloso o colposo
� Danno ingiusto: si deve andare a vedere il contesto per sancire se la condotta sia giusta o
meno, il danno è sempre tale; quando una condotta è giusta o ingiusta? Il danno è ingiusto
non solo se viola diritti previsti ma anche se lede situazioni giuridiche produttive di interessi
meritevoli di tutela (si amplia così la discrezionalità, il potere del Giudice) 🡪 il Giudice
concorre a creare la legge (ruolo dell’interprete del diritto, subordinato solo alla
legge).
Fin dove posso realizzare la mia personalità senza ledere la personalità altrui? Le sfere giuridiche
di tutti noi nelle relazioni sociali si intersecano in continuazione, e si devono così bilanciare gli
interessi che spesso possono essere omologhi oppure opposti.
È inconcepibile la norma se essa non è attinente al sistema culturale in cui essa viene presa (es.
divorzio oggi, o nel 1950, due concezioni completamente sociali completamente diverse) 🡪 c’è una
maggiore necessità dell’equilibrio degli interessi.
In genere le norme se A allora B, diventano vecchie, in quanto rigide rispetto a noi esseri umani 🡪
quindi che cosa succede? Lo cambiamo; questo trova dal punto di vista pratico un’evoluzione
logica.
Il diritto si adegua 🡪 tale meccanismo implica che es. noi possiamo giudicare una coppia che nel
1980 ha fatto delle cose sulla base della legislazione del 2021? No, ma sulla base della
legislazione del 1980 ecco perché quando una legge sostituisce la vecchia si applica solo per il
futuro.
🡪abrogazione: non è la morte della norma ma la sua separazione temporale dalla nuova, ma
quest’ultima continuerà ad essere efficace per il passato
Fenomeno materiale/sociale (vita quotidiana, più interessi si incontrano) e fenomeno giuridico
(sovrastruttura che pretende di organizzare la nostra vita, il nostro quotidiano, ma lo può fare solo
se coerente con i nostri bisogni e le nostre esigenze attuali) (es. obbligo delle cinture di sicurezza)
🡪 Non esiste norma del Codice civile che non sia aderente alla realtà materiale, tanto è vero che il
momento più difficoltoso diviene la lettura della norma:
LEZIONE 5: INTERPRETAZIONE

Disposizione: enunciato linguistico


Interprete: filtro
Norma: ciò che traiamo dopo un processo di elaborazione
Primo significativo rapporto tra legge e giudice, ma non solo infatti l’interpretazione è attribuita a
tutti; ovviamente, la difficoltà nell’interpretare la disposizione dipende anche dalla preparazione
della persona ( il Giudice avrà meno difficoltà, un operatore del diritto avrà più difficoltà e infine un
soggetto non operatore del diritto avrà sicuramente più difficoltà di tutti) 🡪 la capacità di
interpretazione è variabile.
In qualche modo dalla disposizione alla norma dobbiamo arrivare e per farlo ci sono delle regole:
� Regola espressa dal brocardo: là dove il significato letterale della disposizione non c’è
necessità di interpretazione, tale affermazione in realtà non è corretta perché in realtà vi è
sempre un’attività interpretati.
Vediamo adesso di analizzare tali criteri ermeneutici:
� Interpretazione letterale: ciò che noi leggiamo, quindi la lettera per l’interprete è non solo un
primo criterio interpretativo ma anche limite significativo che si collega all’importanza della
scrittura 🡪 “leggo e cerco di capire che cosa c’è scritto” (questo non lo possiamo
cambiare). Se la disposizione riporta la regola espressa. Capire che cosa la disposizione
dice e capire cosa è compatibile o meno con l’enunciato linguistico.
Tale tipologia di interpretazione non è la più significativa, perché è funzione della dinamica
sociale; ci sono parole che in un certo momento storico assumono un significato, in un altro
momento storico ancora un altro significato, o addirittura inutilizzabili (🡪evoluzione della
lettera della legge).

o Si pone quindi un nuovo criterio interpretativo, quello storico.


Es: significato di proprietà privata 🡪 Per capire che cos’è la proprietà privata nella
Costituzione del 1947 dobbiamo guardare il dato storico di quell’istituto nell’art 832
del cc del 1942 (5 anni prima).
Ma qual è il limite? Il fatto che tale interpretazione non tiene conto della dinamica
evolutiva della lingua, del diritto, che è anch’esso un fenomeno dinamico (si è
modificato l’approccio sociale).
� Il legislatore disamina dei presupposti, applica dei principi, ne desume delle regole (logicità
della disposizione normativa); quindi io leggo e cerco di capire qual è la logica intrinseca
della disposizione (quale fine persegue e attraverso quali mezzi), quando capisco questo
posso applicare un criterio ermeneutico di interpretazione sostanziale 🡪 la quale impone di
individuare nella ratio della norma un limite alle diverse possibili interpretazioni che
posso ricavare da quella norma. (può cambiare il senso in base al vantaggio che
ciascuno ne vuole trarre)
Oltre a questi principi vi è un problema di creazione della norma. Fin dove mi posso spingere?
Interpretazione letterale funziona bene come limite (es: non puoi firmare senza nome e cognome)
🡪 ti aiuta solo a capire oltre quel confine non puoi andare. Limite letterale: se non c’è nome e
cognome non c’è firma; se c’è firma possiamo poi discutere ma dobbiamo andare oltre
l’interpretazione letterale (es: se si debba usare la penna blu o nera).
Se voglio trovare una regola applicabile al caso concreto ho necessità di prendere come
riferimento una pluralità di disposizioni, di enunciati linguistici: mi servono più disposizioni per tirare
fuori una norma da applicare al caso concreto 🡪 l’interprete deve avere l’abilità quindi di guardare a
diverse disposizioni che si combinano fra loro, e questo rende complessa l’interpretazione, perché
in alcuni casi occorre distinguere le ipotesi in cui si applica una disposizione e le ipotesi in cui si
applica un’altra disposizione. (es: La pubblicità 🡪 la funzione è indurre all’acquisto, mentre la
struttura? È un messaggio indirizzato ad un pubblico indeterminato di potenziali acquirenti.
Lo stesso fenomeno comunicativo se è rivolto a uno o più soggetti determinati: comunicazione
riservata, mentre se è rivolto verso un numero indeterminato di soggetti: manifestazione del
proprio pensiero🡪 limite: il buon costume connesso al fatto che il messaggio è diffuso senza limiti ≠ non
c’è nella comunicazione riservata).
Chi fa la pubblicità commerciale? L’imprenditore 🡪 esercita il diritto all’iniziativa economica privata
(art 41 della Costituzione)
� Pubblicità commerciale: quindi esercito l’art 21 della Costituzione (manifestazione libera del
proprio pensiero, buon costume ecc..) ma contemporaneamente anche l’art 41 della
Costituzione (diritto all’iniziativa economica privata)
Così si dovrà guardare con un occhio al 21 della Costituzione e dall’altro al 41 della Costituzione
Si applica quindi l’una, l’altra o entrambe? Almeno 3 risposte diverse:
� Che essa sia una facoltà contenuto dell’iniziativa economica privata (art 41 della
Costituzione);
� Che essa sia disciplinata con il combinato disposto del 21 e del 41 della Costituzione;
� Che essa è libertà di manifestazione del pensiero almeno in alcuni casi (art 21 della
Costituzione)
L’ermeneutica cambia in base a chi la legge: agli occhi di chi sia l’interprete
Quindi qual'è il problema? Da un lato l’aspirazione oggettiva e dall’altro che il diritto è nelle mani
dell’uomo (ciascuno da una lettura diversa 🡪 oggettivizzazione del diritto)
Quando si chiama l’interprete può cambiare l’interpretazione
Una norma può essere:
� Generale
� Astratta
La norma la devo applicare a tutti in una serie illimitata di casi. Quando prendo la norma e la
applico ad un caso concreto faccio un’attività interpretativa:
🡪 leggo, interpreto e mi faccio un’idea della norma che devo trarne, non solo..
🡪 applico la norma al caso concreto.
Il Giudice allora quando legge una disposizione e ne deve desumere le norme, la va ad applicare a
casi veri, non studiano in astratto. Occorre sempre partire quindi dalla considerazione che il diritto
disciplina rapporti veri tra persone vere.

Classificazione delle fonti del diritto:


- Fonti di produzione: generano norme giuridiche
- Fonti sulla produzione: dicono come sono disciplinate le fonti di produzione
- Fonte di cognizione: documento da cui apprendo l’esistenza di una norma
Per capire il sistema delle fonti del diritto bisogna capire cos’è il diritto:
→ la norma prevede il giudizio ipotetico se A allora B: se succede qualcosa, allora succede
qualcos’altro e riproduce ciò che accade in natura (se nasce una pianta e piove, essa cresce).
La norma prevede una finzione che viene calata sui rapporti sociali, che senza l’aggettivo
“giuridica” potrebbe riferirsi ad ambiti vari (religiosi, sociali).
Se si analizzasse esclusivamente l’ambito in cui a certe situazioni corrispondono aspetti giuridici,
allora si parlerebbe di norma giuridica. I requisiti della norma giuridica sono:
- generalità
- astrattezza
I requisiti sono tali perché devono regolare i rapporti della collettività e deve avere degli effetti
giuridici.
Talvolta le norme giuridiche sono ad personam, ossia destinate all’applicazione solo ad un ristretto
gruppo di soggetti. L’ordinamento invece che risolvere questioni con atti comportamentali rivolti ad
un gruppo ristretto, lo fa con un atto normativo e ciò rappresenta ANOMALIA perché dovrebbe
essere creato, in quanto tale, generale ed astratto.
→ Un esempio può essere la Legge Praia, creata esclusivamente per legittimare l’abusivismo
edilizio nella zona di Praia a mare, è stata creata una legge con un ambito applicativo molto
stretto, quando una norma dovrebbe essere generale ed astratta.
Tale meccanismo si estremizza sino a che non si creano le leggi-provvedimento, ossia quelle leggi
rivolte a soggetti specifici.
Solo le norme giuridiche sono FONTI DEL DIRITTO.
Le fonti sono:
1. Costituzione - vertice
2. Legge costituzionale - fonti primaria
3. D.legge - fonte primaria
4. D.legislativo - fonte primaria
5. Regolamenti governativi - fonte secondaria
6. Regolamenti regionali - fonte secondaria
7. Consuetudini
Le fonti primarie hanno in comune la forza di legge.
≠ I regolamenti parlamentari sono fonti che regolano il funzionamento delle Camere.
Il nostro ordinamento, però dialoga con l’ordinamento internazionale consuetudinario e pattizio
(trattati internazionali) e con l’UE (TUE E TFUE, diritto derivato). Al pari dei Trattati rileva la CEDU
e la Carta di Nizza.
Per questo, quando si regola un certo fatto, ci si imbatte in fonti diverse che hanno valenza diversa e si deve
capire quale norma si applica al caso concreto. Per fare ciò ha luogo una sussunzione → si cerca di incastrare
il fatto concreto in una norma ad esempio nel codice civile che è un testo unico creato dal decreto legislativo.
Tra tante fonti, le norme potrebbero confliggere e trovarsi in antinomia e vi sono 3 criteri per capire
quale norma è applicabile:
1. Principio gerarchico
2. Principio di competenza: legge regionale e legge statale, art.117 Cost dice le materie
disciplinate dallo Stato, quelle disciplinate dalle Regioni e quali sono miste. La legge statale
in cui la competenza è esclusiva statale in contrasto con legge regionale, prevale la legge
statale e viceversa.
3. Principio cronologico: tra due fonti che disciplinano la stessa materia, le leggi posteriori
prevalgono sulle leggi anteriori
Il criterio 3 differisce dai primi 2, perché con quello si abroga la vecchia legge. Mentre con i primi
due in caso di contrasto vi è l’annullamento dell’atto non conforme.
La logica dell’abrogazione è limitare la generalità e astrattezza ad un intervallo di tempo e spazio
determinato: limita l’ambito di applicazione della norma. QUando entra in vigore una nuova norma
si applica quella nuova. Una norma abrogata resta in vigore SOLO PER I CASI ANTECEDENTI
ALL’ABROGAZIONE.
La costituzione non pone un divieto alla retroattività, ma se la retroattività vivesse senza limite si
creerebbe un livello di barbarie impensabile. Si devono individuare i limiti della retroattività e capire
sin dove una norma possa retroagire.
La retroattività si deve fermare dinanzi:
- affidamento dei cittadini → certe scelte dei cittadini sono omologate alla fiducia su un sistema
normativo preesistente.
- La Corte EDU pone un limite → necessità di rispetto della funzione giurisdizionale
Effetto retroattivo dell’abrogazione → nel 2000 una norma è in contrasto con una norma superiore, la norma
in contrasto deve essere annullata.
Il potere di annullare un regolamento governativo ce l’ha il giudice amministrativo (che si occupa di
amministrazione)
Il giudice ordinario può solo disapplicare una norma.
Per l’annullamento non si può pensare a prevedere l’efficacia della norma annullata,
l’annullamento deve avere effetto retroattivo. La norma è inapplicabile anche nei rapporti passati.
Forza di legge → è sia passiva che attiva ed tipica dell’atto normativo primario (legge, decreto legge,
decreto legislativo). Resiste all’abrogazione e abroga atti con forza di legge. La forza di legge è la forza che
ha la legge di abrogare leggi e forza di resistere all’abrogazione da parti di fonti subordinate.
Se il Parlamento partecipa, l’atto ha forza di legge.
Dobbiamo dire che non è stato creato un organo sovranazionale in grado di disciplinare il tutto, ma vi è
una dualità → esiste l’Unione e l’ordinamento nazionale: dunque vi sono due sistemi che si
sovrappongo e devono interagire tra di loro.
Quali sono le regole di carattere generale?
→ queste rispondo a un principio di primazia del diritto comunitario (ma fuori dall’ambito di competenza
dell’Unione europea, prevale ovviamente il diritto interno): i regolamenti devono rispettare le leggi, ma
queste oltre a rispettare la Costituzione devono essere coerenti e rispettare le norme del diritto dell’Unione.
➔ Regolamenti dell’UE: questo entra immediatamente in vigore, e vale nei confronti di tutti i consociati.
( → qui vi è la cessione di sovranità dello stato nazionale nelle mani dell’UE: DUNQUE
PREVALE LA NORMA COMUNITARIA RISPETTO AL DIRITTO NAZIONALE);
→ Se una legge è in contrasto al regolamento dell’Ue, cosa succede? Devo applicare il
Regolamento dell’UE. Cosa succede alla legge? → Visto che il regolamento dell’UE deve prevalere
rispetto alle fonti primarie dell’ordinamento italiano (leggi, decreti legge, decreti legislativi), se queste
sono in contrasto il giudice le disapplica ( → la legge rimane lì, sarà valida, ma semplicemente non
verrà applicata).
Cosa accade se un Regolamento dell’UE è in contrasto con la Costituzione? → I regolamenti devono essere
messi affianco alla Costituzione, perché a volte questi sono in contrasto rispetto alla Costituzione, altre volte invece
prevale il regolamento a quest’ultima.
Ma quando prevale? → prevale su quelle disposizioni costituzionali che non siano principi fondamentali
e diritti inviolabili (es: libertà di manifestazione del pensiero, principio di eguaglianza).
→ Nel momento in cui vi è un Regolamento che è contrario alla Costituzione, chi si pronuncia a disciplinare questo
contrasto? La Corte Costituzionale non può pronunciarsi perché come sappiamo questa si pronuncia solo su norme
italiane;
come fa un trattato internazionale a diventare efficace in italia? Per produrre effetto deve essere ratificato
dal diritto interno mediante una legge → da qui discende l’applicazione del regolamento: dunque la Corte
Costituzionale può giudicare la legittimità costituzionale della legge di esecuzione del trattato nella parte in cui
consente l’applicazione del regolamente comunitario in contrasto con la Costituzione. → il giudice ordinario che si
trova a dover giudicare un caso con un regolamento contrario alla costituzione, solleva la questione di
illegittimità costituzionale alla Corte costituzionale, la quale se ritiene sussistente il contrasto, dichiara
l’illegittimità del regolamento.
Se ho un dubbio interpretativo del diritto dell’Unione Europea, bisogna procedere con un rinvio
pregiudiziale, in modo da avere una risposta dal giudice della CGUE, ovviamente nel momento in cui si
esprimerà il giudice ordinario deve seguire quanto detto dal giudice dell’UE. In tutto ciò come si inserisce la
Carta dei diritti dell’Unione europea? → che valore ha? Come dialoga con gli altri atti normativi interni e
internazionali?
→ si attribuisce alla carta la stessa efficacia giuridica dei trattati. Dunque si sarebbe arrivati ad applicare in modo
immediato la Carta dei diritti.
Il nuovo primo comma dell’art. 117 introduce → “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle
Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli
obblighi internazionali” → dunque se la legge non rispetta il diritto dell’UE viola la Costituzione.
Cosa succede invece se il diritto interno è contrario alla CEDU (dato che fa parte del diritto internazionale)?
→ l’art. 117 afferma che il diritto interno deve anche rispettare il diritto internazionale, e dunque la CEDU. → se una
norma interna è contraria alla CEDU, Si applica il principio gerarchico, dunque si annullerà la norma
interna, proprio perché incostituzionale, visto che contraria all’art.117: a pronunciarsi sarà la Corte
costituzionale.

Criterio della specialità: non è cronologico né gerarchico, è un criterio eccentrico che si deve combinare
con gli altri tre (abrogazione da un lato annullamento dall’altro, criterio cronologico da un lato e criterio
gerarchico dall’altro)

🡪La legge speciale prevale su quella generale = se il legislatore si occupa di disciplinare il trattamento
giuridico di X e lo fa in un certo modo, quando il legislatore si offra di disciplinare l’insieme generale a cui X
appartiene. Ad X il legislatore, quindi, riserva una disciplina speciale rispetto agli altri soggetti di quel gruppo.

Es. la spigola è X, il gruppo sono tutti i pesci

Il criterio cronologico è valido ma: Se la norma che disciplina X è del 2000 e nel 2010 si introduce una
normativa generale è valida e trova applicazione per tutti tranne che per X 🡪 perché la legge speciale non
può essere abrogata da parte della legge generale.

Quando ho dinanzi due leggi di pari grado il meccanismo di soluzione dell’antinomia normativa è quello
cronologico, quindi io so che la legge successiva prevale su quella precedente a meno che la legge
precedente non sia speciale (disciplina un più ristretto ambito di un contesto ampio) 🡪 quindi a X si applica la
legge speciale ma non quella generale.

Il criterio di specialità deroga solo a quello cronologico o anche a quello gerarchico e di competenza? No,
vale come deroga solo al criterio cronologico 🡪 eccezione all’abrogazione.

Leggi costituzionali e leggi di revisione costituzionale 🡪 cambia o non cambia il testo della
Costituzione?

Trattamento unitario: la materia che vanno a disciplinare è per entrambe la Costituzione.

● Legge costituzionale: integra la materia costituzionale, ma non si trova scritta nella costituzione;
● Legge di revisione costituzionale:

disegno di legge costituzionale

Art 138 della Costituzione 🡪 procedura : due deliberazioni, non meno di 3 mesi tra l’una e l’altra;
inoltre, è necessario che nella seconda deliberazione si raggiunga la maggioranza assoluta (🡪 quella
degli aventi diritto al voto, la metà più uno dei componenti del Collegio deve votare positivamente, ecco
perché l’astenuto non conta è un voto negativo) ≠ per la prima è richiesta la maggioranza dei presenti 🡪
maggioranza relativa (nella quale conta anche l’astenuto in quanto presente)
Successivamente se non si raggiunge la maggioranza dei 2/3 (più ampia), ma quella assoluta la
Costituzione pretende che il disegno di legge di revisione costituzionale venga pubblicato sulla
Gazzetta ufficiale non al fine di farlo entrare in vigore, ma per far conoscere a tutti l’esistenza di
questa pubblicazione: ma per quale motivo? Per consentire ai cittadini di reagire a questo tentativo
di modifica della Costituzione (funzione di opposizione a questo tentativo di modifica). 🡪 voglio
che il popolo si pronunci contro

Pubblicazione ufficiale (maggioranza dei 2/3) 🡪 no referendum, la legge entra in vigore ≠


Pubblicazione anomala (maggioranza assoluta) 🡪 possibilità che venga richiesto il referendum al fine
di impedire che tale legge entri in vigore, cosiddetta funzione oppositiva appena citata.

Referendum costituzionale: funzione oppositiva ≠ Referendum abrogativo (art 75 della Costituzione): ha una
funzione abrogativa di una legge GIÀ’ IN VIGORE. È diverso innanzitutto l’oggetto e anche sul piano
soggettivo, cioè coloro i quali hanno iniziativa a richiedere il referendum. Inoltre, in quello abrogativo, è
previsto un quorum costitutivo: deve partecipare almeno il 50%+1 degli aventi diritto al voto; mentre, nel
referendum costituzionale il quorum costitutivo non esiste.

Superato il referendum con esito positivo si passa alla promulgazione del Capo dello Stato e infine
pubblicazione finalizzata questa volta all’entrata in vigore (dopo 15 giorni, vacatio legis, ha valenza
su tutto il territorio nazionale).

🡪Art 139 della Costituzione: La forma repubblicana non può essere modificata, di fatto anche le leggi
costituzionali di revisione non posso sindacare in tale materia. Qual è il limite? Che cosa significa forma
repubblicana?

La Repubblica: Capo di Stato elettivo 🡪 Presidente della Repubblica

La monarchia: Capo di Stato dinastico 🡪 La regina/il re 🡪 è una monarchia costituzionale

Ma perché non possiamo abrogare tale forma repubblicana?

� Per un precedente storico


� Perché la fase costituente italiana nasce proprio con il referendum, in cui si chiese di scegliere tra
Repubblica e Monarchia.

L’art 139 non è però solo questo, è qualcosa di più 🡪 per questo viene legato all’art 1 della Costituzione,
dove ci viene detto che la Repubblica è quella democratica (vanno letti in combinato disposto per averne il
quadro generale).

Qui dobbiamo distinguere tra:

Limite espresso: nella forma repubblicana

Limite implicito: Principi fondamentali dell’ordinamento giuridico e diritti inviolabili (🡪 sussistono tali limiti
interpretando l’art 2 della Costituzione (catalogo aperto, non sono solo quelli previsti dalla Costituzione) 🡪
non si possono modificare neanche con revisione costituzionale)

I diritti inviolabili dell’uomo sono quelli espressamente previsti dalla Costituzione e tutti gli altri che con
l’evoluzione dei tempi vengano in rilievo come nuove situazioni giuridiche soggettive.

Inviolabilità viene vista nella maggioranza delle ipotesi come irrivedibilità (non modificabilità con
revisione costituzionale)

🡪Però se la norma non posso adeguarla alla realtà, essa è destinata ad essere travolta (es. come è
successo per il divieto di divorzio e il divieto di aborto)

FORMAZIONE DELLA LEGGE ORDINARIA


Per l’Iniziativa legislativa, distinguiamo:
➔ i progetti di legge → sono quelli presentati da:
- ciascun parlamentare;
- 50.000 elettori;
- i consigli regionali;
- il CNEL;
➔ disegni di legge → che sono presentati dal governo: preminenti guardando all’esito. Non vi è un
obbligo per le camere di esaminare i progetti di legge e i disegni; a decidere se esaminare o no è il Governo: proprio per
questo motivo i disegni di legge hanno più possibilità di essere esaminati.
Il Parlamento, ha delle commissioni ( → che rappresentano le materie ministeriali): a queste vengono assegnati
progetti e disegni in base alla loro materia;
Le commissioni hanno un ruolo importante per quanto riguarda l’esame dei disegni e dei progetti di
legge; si distinguono 3 procedimenti:
1. procedimento ordinario → la commissione competente per materia, opera in sede referente:
la commissione nomina un relatore (uno di maggioranza e uno di minoranza), ha il compito
di illustrare il disegno alla camera; dopo di che si svolgeranno 3 diverse letture:
- prima lettura si esamina il significato complessivo della legge→ alla fine si possono presentare
degli ordini di non passaggio degli articoli (in questo modo il disegno di legge è morto);
se questo non succede si passa
- alla seconda lettura → articolo per articolo: in questo caso tutti i parlamentari
hanno un eguale potestà di presentare una richiesta di emendamento ( → il potere
di emendamento è molto importante, perché consente di raggiungere una sintesi
nella legge; e soprattutto è frutto di una discussione politica: è molto più probabile
che passino emendamenti della maggioranza; l'emendamento può essere:
soppressivo → si annulla l’articolo; modificativo → si modifica l’articolo).
- Si passa ad una terza lettura ricognitiva;
→ Essendo la commissione referente, queste letture avvengono in assemblea: poiché la commissione ha il
compito solo di riferire.
2. Procedimenti speciali:
→ commissione in sede deliberante: le 3 letture si svolgono tutte in commissione: dunque
il disegno di legge viene assegnato alla commissione (vi sono meno parlamentari in
assemblea) e tutto si svolge all’interno della stessa;
si può chiedere il passaggio del disegno dalla commissione all'assemblea
→ commissione in sede redigente (non è costituzionalmente regolata, la troviamo nei
regolamenti parlamentari); vi sono due casi:
1. la commissione vota il disegno in generale e poi la camera dei deputati vota articolo per articolo,
e passa poi alla lettura finale; → questo procedimento è più veloce ( → più vicino al
procedimento della commissione in sede deliberante)
2. la commissione vota il disegno in generale e articolo per articolo poi il Senato passa alla
lettura finale;
Con questi tre procedimenti si cerca di snellire l'iter legis
→ il nostro ordinamento giuridico costringe la maggioranza e la minoranza (o opposizione) a confrontarsi; questo
perché se non fosse così si andrebbero ad approvare solo i disegni di legge della maggioranza.
Un'opposizione “brava” potrebbe mettere i bastoni tra le ruote alla maggioranza, creando molti
emendamenti, in modo che quest’ultima dovrà ugualmente discuterli tutti, in questo
modo cerca di complicare il lavoro della maggioranza; dunque un disegno che sarebbe stato approvato
senza problemi, in questo modo diventa più difficile.

Il disegno di legge passa al Presidente della Repubblica, il quale procede con la promulgazione; →
certificazione che l’atto è stato emanato dallo Stato. → il PR è il garante della Costituzione, è il soggetto a cui gli è
attribuito il ruolo di verificare se quella legge sia conforme alla costituzione; quando ritiene che quello che hanno
deciso le camere possa presentare dei rilevanti profili di contrasto alla Costituzione, può presentare un rinvio alle
camere ( → serve a stimolare una riflessione alle Camere) → il rinvio deve essere motivato, per sollecitare un
intervento puntuale.
Se le camere lo approvano, il Presidente della Repubblica è obbligato alla promulgazione. → (ipotizziamo che il
parlamento approvasse una legge razziale, il PR pima procede con il rinvio, se le camere approvano detta
legge, ovviamente il PR si dovrà opporre, altrimenti sarà accusato per attentato alla costituzione → reato
presidenziale).
dopo la promulgazione, viene pubblicata a cura del Governo sulla Gazzetta Ufficiale → garantisce ai
cittadini la conoscenza della legge. Entra in vigore dopo 15 gg (vacatio legis).

Perché la legge è una fonte primaria? perché è il prodotto della decisione del Parlamento. Nel
parlamento siedono i rappresentanti politici da noi scelti. Se la sovranità ex art.1 appartiene al
popolo, una delle forme di esercizio della sovranità è la rappresentanza così che dei soggetti dal
popolo eletti, creano le leggi.
Sovranità → rappresentanza → Parlamento → legge
Il mandato del Parlamento è limitato da un mandato, sancito dalla Costituzione. Il nostro sistema si
fonda sul meccanismo della rappresentanza e ritengo che la legge sia subordinata solo alla
costituzione perché si riconosce in essa il frutto della rappresentanza politica.
Al pari della legge vi sono altre fonti primarie, seppur non create dal Parlamento:
- Decreto legge
- Decreto legislativo
Perché anche queste fonti hanno forza di legge seppur non siano prodotto dell’attività del
parlamento? Possono adottarli, ma sono subordinati a due controlli: preventivo e successivo
Decreto legislativo
Atto del Governo con controllo preventivo del Parlamento.
Il Parlamento può delegare l’attività legislativa ex art.76 al Governo. Tale norma costituisce una
deroga al potere legislativo esclusivo del Parlamento, l’atto con cui conferisce la delega è l’atto di
delega (legge formale) che può aversi solo verso il Governo.
Il Parlamento nella legge delega deve indicare:
- l’oggetto della delega → materia che deve essere regolata dal d.lgs. Ciò che non è ammissibile è che
vi sia una delega in bianco
- termine della delega → termine entro cui adottare il d.lgs.
E’ stato controverso capire cosa deve essere materialmente fatto entro il termine dato che il
d.lgs consta di varie fasi (delibera Consiglio Ministri, emanazione PR, pubblicazione sulla
Gazzetta Ufficiale). Si è giunti al fatto che entro il termine si deve essere emanato il d.lgs dal
PR, egli deve avere l’atto 20 giorni prima della scadenza della delega.
- Principi e criteri direttivi → il Parlamento indica le norme di carattere generale (principi) e criteri
direttivi cui il Governo si deve attenere.
Questi limiti vengono posti perché il Parlamento traccia una strada e vincola l’operato del Governo.
Nel momento in cui l’esercizio del potere governativo è delegato al Governo, la delega può revocarsi?
Può approvare una legge che disciplini quella materia? Il Parlamento può esercitare comunque il suo
potere, la delega non pone alcun limite.
Il governo delegato a legiferare, può entro quel termine approvare più d.lgs? Oppure se il suo potere
si esaurisce al momento in cui viene adottato il d.lgs? Si è radicata una prassi per cui nella legge di delega
si attribuisce al Governo di adottare il d.lgs entro un termine e di adottare uno ulteriore o più d.lgs (integrativi o
correttivi) entro un ulteriore termine. → DELEGHE BIFASICHE
Sono presenti addirittura deleghe fino a 2 anni, ciò rileva molto per il nostro ordinamento in cui le
legislature non arrivano mai alla fine e il Governo muta spesso, trovandosi a cambiare politica della
legge delega ad ogni mutamento del Governo. Ci si è indagati se le modificazioni potessero mutare
totalmente il principio inizialmente sancito, senza arrivare ad una decisione univoca.
Cosa accade se un d.lgs non rispetta i termini della legge delega? Il d.lgs che contrasta con legge
delega, diventa un atto invalido ex art.76. Tale d.lgs è incostituzionale e annullabile da parte della
Corte Costituzionale. Si tratta di una violazione di una norma interposta.
In passato i d.lgs venivano emanati come d.pR (decreto presidente repubblica) il problema è che vi
erano fonti diverse con lo stesso norme.
Il d.lgs è un atto giuridico di rango primario idoneo a produrre norme giuridiche. Esso è un testo
normativo con un insieme di articoli.
- Con d.lgs si sono fatti i codici (raccolte di disposizioni).
- Con esso si realizzano anche i testi unici → raccolta di tutte le leggi vigenti in una materia
a) Testo unico di compilazione: ricognizione disciplina vigente
b) Testo unico innovativo: detta nuove regole nella materia
Generalmente i testi unici non producono alcun effetto verso le norme già vigenti.

decreto-legge → è una fonte primaria.


→ è un atto del Governo: quando quest'ultimo interviene nelle fonti primarie, lo fa solo perché esiste un intervento
successivo del Parlamento; art 77: Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che
abbiano valore di legge ordinaria. → dalla lettura del primo comma, sembrerebbe che il Governo non possa emanare
un decreto-legge. In realtà è solo una premessa sistematica: “ → le leggi le fa il Parlamento”
Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità,
provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentare per la conversione alle
Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. → soluzione: si
prevede il decreto-legge in caso di necessità e urgenza;
I decreti perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro
pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti
non convertiti.
Essendo il Parlamento l’organo centrale del nostro ordinamento, ci dovremmo aspettare che la maggior
parte degli atti siano leggi, atti prodotti dal Parlamento; poi in casi eccezionali avremmo decreti legislativi
e decreti-legge.
→ Ma il realtà è esattamente il contrario
Si parla di svalutazione del Parlamento, e supervalutazione del Governo: questo è avvenuto negli anni
‘80, e soprattutto con il cambiamento delle modalità di elezioni, dal sistema proporzionale al sistema
maggioritario.

Che strumento è il decreto-legge?


valgono tutte le regole delle fonti primarie.
Riguardo al procedimento: atto deliberato dal Consiglio dei Ministri, dopo la delibera passa sul tavolo del Capo dello
Stato, il quale provvederà all’emanazione; viene pubblicato sulla GU ( → in questo caso non vi è la vacatio legis:
proprio per la necessità e l’urgenza nell'emanare). Dov’è il controllo del parlamento? questo si esercita in sede
di conversione ( → entro 60 gg deve essere convertito) se non viene convertito decade sin dalla sua entrata in vigore,
diviene dunque un atto illegittimo: il Parlamento può non convertirlo, convertirlo o modificarlo. Cosa accade se
il Parlamento va a convertire un decreto-legge emanato senza che vi sia necessità e urgenza?
→ sarebbe un decreto contrario alla Costituzione: la Corte Costituzionale, dopo alcune iniziali esitazioni ha
affermato questo principio con la sent. 172/2007 → stabilì che la Corte si può pronunciare sulla contrarietà di detto
decreto. Il problema è che il decreto-legge sta in piedi per 60 gg.
→ la Corte ha ritenuto che se il decreto è viziato, questo produrrà il vizio anche sulla legge di conversione, in questo
modo la Corte ha modo di dichiare l’incostituzionalità. Il Governo può inserire norme all’interno del decreto
che siano coerenti e omogenee rispetto alla necessità da affrontare. → lo ha affermato la Corte con una
sentenza del 2008. → in passato non era così, il Governo prima all’interno di un decreto metteva di tutto, perché
ovviamente era un procedimento più veloce.
L’omogeneità diventa requisito di legittimità costituzionale.
Un Altro fenomeno era la Reiterazione → se il decreto non veniva convertito entro 60 gg, il Governo ne
adotta un altro identico, in modo da aggirare la conversione, e si rende il decreto-legge efficace oltre i 60 gg.
La Corte costituzionale con sent. 360/1996 ha dichiarato incostituzionale anche questo fenomeno
della reiterazione.
Quando il Governo approva il decreto-legge è obbligato a presentare alle camere il disegno di legge di conversione
→ questa contiene un articolo che prevede ad es: che il decreto 81 sia convertito in legge. In questo modo si
apre il dibattito Parlamentare per la conversione, ovviamente il Parlamento ha poco tempo per approvare,
anche perché si devono sempre pronunciare i due rami del parlamento sul medesimo testo.
Si può aggiungere nel disegno di legge di conversione altre norme che vengono ad integrare il decreto-
legge. La Corte con sent. 22/2012 ha dichiarato incostituzionali le norme non omogenee contenute nella
legge di conversione.
→ quando si presenta il disegno di legge di conversione è possibile presentare emendamenti da parte delle Camere. Ma
proprio perché vi è un tempo di 60 gg, sarà complicato per il Parlamento discutere tanti emendamenti; per questo
motivo è stato creato il:
➔ maxiemendamento → il Governo riscrive all’interno di un unico emendamento l’intero disegno,
eliminando i singoli articoli che sono stati emendati dagli altri, e in più inserisce la questione di
fiducia → il Governo afferma che, se il Parlamento non approva il maxiemendamento, si dimette.
→ se non viene approvato, il Governo si dimette;
→ se viene approvato si accelera ancora di più la procedura di approvazione del decreto-legge.
Nel momento in cui il parlamento approva un solo emendamento, cosa succede? Come sappiamo il
decreto entra subito in vigore, ma dopo le camere modificano una delle norme all’interno del decreto:
da quando entra in vigore questo emendamento? → la legge entra in vigore dal momento della
conversione; dunque quello che era scritto prima si considerano come mai entrate in vigore.
Cosa succede però ai rapporti sorti in base a quel decreto-legge? → vengono disciplinati da una legge di
sanatoria approvata dal Parlamento.
Vi era una tesi che ribadiva che il decreto-legge sia un atto illegittimo, il quale diviene legittimo solo con la
conversione. → questo viene chiarito dal comma 2 dell.art 77.

Fonti secondarie
Attività normativa propria del Governo (regolamenti governativi)

La disciplina delle fonti secondarie sono subordinate alla legge mediante il principio gerarchico e la
subordinazione del governo al Parlamento. Il Governo sta e cade con la fiducia che gli dà il Parlamento.
Dunque:

Fonti primarie → centralità del Parlamento

Fonti secondarie → centralità del Parlamento

Il principio di legalità si trova alla base di ciò, alcune materie sono riservate alla legge e possono essere
disciplinate soltanto dalla legge. Ciò accade perché la Costituzione rileva che alcuni interessi protetti da
talune norme sono di tale rilievo che si pretende che siano disciplinati dalla legge, atti aventi forza di legge
(atti in cui vi è la centralità del parlamento).

Che senso ha il principio di legalità? Si intende bene se lo si lega al Parlamento, esso è espressione
dell’esigenza che l’espressione normativa di qualunque materia deve avere un forte ancoraggio nella legge
(nella fonte primaria) perché la sovranità popolare si estrinseca mediante la rappresentanza che decidono
per il popolo.

Nelle maglie di queste regole create dal Parlamento si muove il Governo con altre norme che specificano il
sistema normativo primario creato dal Parlamento, per questo i regolamenti sono fonti secondarie: si trovano
dopo.

→ Vertice: COSTITUZIONE e LEGGI COSTITUZIONALI

→ FONTI PRIMARIE DI PRODUZIONE DI NORME GIURIDICHE: legge, decreto legge, decreto


legislativo (producono disposizioni che producono norme primarie, tutte create e sotto controllo del
Parlamento)
→ Da esso si desumono norme, regole generali ed astratte, all’interno di esse vi sono disposizioni (enunciati
linguistici)

Le norme possono essere:

- Primarie (desunte da fonti di produzione primarie)


- Secondarie (desunte da fonti di produzione secondaria = regolamento governativo)

I Regolamenti governativi sono fatti dal Governo, per questo non sono fonti primarie, perché rappresentano
solo una porzione del popolo (vince sinistra, governo di sinistra). L’azione è di parte.

Essendo di parte, si dà la possibilità di creare norme, ma sempre subordinate alla fonte primaria, perciò si
annullano i regolamenti che confliggono con le fonti primarie (in virtù del principio gerarchico), così si risolve
l’antinomia normativa tra fonte primaria e regolamento.

Cosa disciplinano i regolamenti?

a) Il principio di legalità fa sì che i regolamenti possano disciplinare materie già determinate dalle fonti
primarie, andando a regolare lo spazio lasciato dalle fonti primarie, integrando ciò che dispone la
legge.
- RISERVA DI LEGGE DEBOLE: Il regolamento deve limitarsi a rispettare la legge in quella
materia. → Chi ha una quantità eccessiva di cocaina va in galera, il Governo può fare il
regolamento di dire quanta cocaina è eccessiva, nel rispetto delle fonti primarie.
CIÒ PREVALE IN ITALIA.

In questo primo caso la riserva di legge è meno stringente, il Governo lo fa semplicemente


rispettando le fonti primarie in materia.

- RISERVA DI LEGGE FORTE: la legge deve autorizzare il Governo ad approvare il


regolamento → Chi ha una quantità eccessiva di cocaina va in galera, il Parlamento autorizza il
Governo a disciplinare quanta cocaina è eccessiva.

La riserva di legge è molto forte, impone la concessione del Parlamento con norma che autorizza a
farlo.

b) La Corte costituzionale ha ammesso che i regolamenti possano disciplinare materie non


regolamentate dalla legge, sino a che non subentra una legge che se in contrasto annulla il
regolamento.

Creazione di un regolamento:

Il regolamento è deliberato dal Consiglio dei Ministri, prima di deliberare deve avere un parere obbligatorio
ma non vincolante del Consiglio di Stato, è controllato dalla Corte dei Conti (per vagliare i costi), emanato dal
Presidente della Repubblica.

Il governo è libero di applicare un regolamento governativo nel rispetto delle fonti primarie? Sì, senza
specifica autorizzazione, ma si deve verificare che rispetti la legge. Al contrario di ciò che avviene con il
decreto legislativo (che richiede legge delega del Parlamento)

Tipologie di regolamenti:
- Esecutivi → eseguire quanto incaricato dalla legge (legge più dettagliata)
- Attuativi → attuare quanto incaricato dalla legge (legge meno dettagliata)
- Autonomi/indipendenti → in materie non disciplinate dalla legge, ma non possibili se la materia è coperta
da riserva di legge
- Delegificazione → eliminare le leggi inserendo regolamenti governativi, ciò però non è semplice, proprio
perché vi è il principio gerarchico. Per delegificare serve una legge del Parlamento che rimuove la
legge e autorizza il governo a fare un regolamento. Nella legge
devono essere scritti i principi cui si ispira la materia del regolamento, ovviamente non si delegifica
nelle materie coperte da riserva assoluta di legge.
Fonti Fatto,
noi fino ad ora abbiamo analizzato fonti atto, cioè fonti prodotto di un’attività compiuta da un certo
soggetto, organo investito del potere di adozione dell’atto normativo. Le norme giuridiche non
derivano soltanto da atti giuridici (es legge), ma anche da fatti giuridici, primo fra tutti:

La Consuetudine 🡪fonte più antica 🡪 fatto giuridico che noi qualifichiamo come fonte del diritto, in
quanto l’effetto che produce è quello di creare una norma giuridica.
Analizziamo i requisiti:
- reiterazione di un comportamento nel tempo, ma affinché si abbia consuetudine dal punto di vista
giuridico è necessario che al primo si affianchi un altro requisito: agire nell’osservanza di una
norma giuridica.

la consuetudine come fonte del diritto può essere anche di rango costituzionale, che esprime una norma
giuridica equiparabile ad una norma costituzionale espressa, es. la fase con cui si apre la formazione del
Governo, nella quale il Capo dello Stato svolge delle consultazioni. Perché il Presidente della Repubblica fa
le Consultazioni? Non solo perché qualcun altro prima di lui lo ha fatto, ma anche perché lo ritiene
doveroso/obbligatorio, cioè nella convinzione di agire osservando una norma giuridica.
Certo che se occupa il gradino più basso della gerarchia delle fonti, quindi dal punto di vista del principio
gerarchico cosa possiamo dedurre? La Consuetudine non può essere contraria al Regolamento
governativo (fonte secondaria), né tanto meno alle fonti primarie; la Consuetudine contra legem è
invalida.

Se escludiamo le Consuetudini contra legem ci rimangono quelle secundum legem, ovvero che la
consuetudine è una fonte del diritto che integra la disciplina legale e non può andare contro la legge,
ma può precisare e chiarire quello che la legge dispone in via generale.

Il problema in realtà si pone per le Consuetudini praeter legem 🡪 Consuetudini in materia non
disciplinata dalla legge o da altre fonti primarie 🡪 è dubbio che possano aversi perché è dubbio che
possa esistere una norma di carattere consuetudinario che non sia neanche indirettamente disciplinata da
una norma di legge. Quindi sulla carta tali Consuetudini esistono ma è difficile che si possano avere nella
realtà.

Alle Consuetudini troviamo riferimenti:


🡪Nelle preleggi
🡪Nel Codice civile, soprattutto con la dicitura “usi”, ma qui dobbiamo distinguere tra:
- Usi normativi: coincidono con le consuetudini come fonti del diritto;
- Usi negoziali: attengono a prassi seguite nella contrattazione e in genere nell’adempimento delle
obbligazioni 🡪non hanno forza di consuetudine, sono semplicemente comportamenti tenuti dalle parti
in un certo rapporto giuridico che però non hanno la dignità della norma giuridica vera e propria.

Consuetudini si possono avere a livello costituzionale o sub-costituzionale:

🡪Consuetudini costituzionali: es. formazione del Governo, consultazioni del Presidente della Repubblica,
consultazioni ≠ Convenzioni costituzionali. La distinzione si basa sulla loro normatività, ovvero le prime sono
fonte del diritto e crea norme giuridiche, mentre, le seconde sono comportamenti reiterati nel tempo ma
rispetto ai quali non si è ancora formata quella convinzioni che tali comportamenti siano divenuti doverosi, e
quindi che esista una norma che li obblighi es. formazione del governo, nomina dei vice ministri o dei
sottosegretari di Stato. 🡪 non vi è una norma giuridica vincolante

Riassumendo

Se la consuetudine si risolve nell’agire con la consapevolezza di osservare una norma di rango


costituzionale: consuetudine costituzionale; se invece, si risolve nella convinzione di agire nell’osservanza di
una norma primaria: consuetudine normale 🡪 quest’ultima produce l’effetto di creare una norma giuridica che
integra le norme primarie.
Fonti regionali
Il sistema delle fonti non finisce qui, perché esistono tutte le fonti regionali e in particolar modo, quando ci si
sposta dallo Stato alle Regioni, si devono prendere in considerazione 3 tipi di fonti:

� Statuti regionali (chiamati impropriamente 🡪 Costituzioni regionali);


� Legge regionale 🡪 è un atto che ha forza di legge equiparata alla legge ordinaria, e da questa si
distingue in ragione del principio di competenza;
� Regolamenti regionali 🡪 sono fonti secondarie.

Il nostro è uno Stato unitario a decentramento regionale 🡪 noi abbiamo una norma costituzionale (art. 5) che
sancisce il pluralismo istituzionale, e ci dice che gli organi pubblici sono di carattere sia statale che regionale
(si contempla anche l’esistenza degli Enti locali). Essere uno Stato unitario a decentramento regionale,
comporta però che è ancora costituzionalmente previsto il principio di unità dello Stato italiano; questo però
non impedisce che vi sia un decentramento regionale sia di potestà legislativa, normativa secondaria e di
funzioni pubbliche.

In tal caso vi è una distinzione netta, tra Stato unitario a decentramento regionale e Stato federale, dove i
singoli Stati che compongono la federazione hanno un’autonomia più intensa rispetto a quella riconosciuta
alle Regioni. L’essere uno Stato unitario a decentramento regionale pone un problema fra Stato e Regioni 🡪
a seconda dei momenti storici questo litigio fra queste due figure si sposta più verso le Regioni e in altri più
verso lo Stato (come quello che stiamo vivendo oggi). Originariamente l’art 117 della Costituzione
prevedeva: competenza esclusiva delle Regioni in alcune materie e tutto il resto allo Stato (competenza
residuale allo Stato); mentre, con la riforma del Titolo V questo rapporto si è invertito: competenza esclusiva
in alcune materie allo Stato e competenza residuale alle Regioni).

A dirimere il conflitto di attribuzione deve essere la Corte costituzionale 🡪 sia quando si litiga su atti con
forza di legge e il riparto di competenza legislativa, sia quando si litiga su atti subordinati, cioè in sede di
conflitti di attribuzione.

Questo dialogo fra Stato e Regioni è elastico 🡪 perché ci possono essere momenti che ci sia maggiore
necessità di accentramento delle funzioni, o viceversa momenti in cui la delega o il decentramento delle
funzioni può essere molto più tollerabile. Però noi le regole tra Stato e Regioni le dobbiamo codificare:

🡪poniamo l’attenzione sulle funzioni legislative in particolare: art 117 della Costituzione:

comma 1: La funzione legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto degli obblighi
internazionali 🡪 tale norma viene invocata in tutti i casi in cui una legge regionale o statale, risulti in contrasto
con la CEDU.

Enucleazione delle materie di competenza: alcune di competenza esclusiva dello Stato e alcune di
competenza esclusiva delle Regioni. Noi qui distinguiamo 3 tipi di potestà legislativa:

- Competenza esclusiva dello Stato


- Competenza concorrente 🡪concorrono la potestà legislativa statale e quella regionale. Essi sono
un po' più problematici perché io una determinata materia trovo 2 leggi, quella statale e quella
regionale. La legge statale determina i principi generali della materia, che vengono osservati su tutto
il territorio nazionale, quantificabili come limiti alla potestà legislativa regionale. Nel rispetto di tale
quadro dei principi le Regioni possono dettare norme di dettaglio (a contenuto più specifico), che
possono poi differenziare l’ordinamento giuridico di Regione in Regione.
- Competenza esclusiva delle Regioni In realtà anche le materie di competenza esclusiva generano
dei problemi, in quanto non vi sono dei contorni nettamente definiti, quindi già distinguere le materie
di competenza esclusiva statale da quelle di competenza esclusiva regionale non è facile. Molte
materie poi presentano delle sovrapposizioni in cui la Costituzione ha cercato di fare un po' di
ordine, però obiettivamente molto complesso es. Art 117 comma 2: norme generali dell’istruzione,
sono di competenza esclusiva dello Stato; eppure, se io leggo l’art 117 comma 3 (competenza
concorrente) trovo nuovamente il riferimento all’istruzione; quindi, dobbiamo chiederci in prima
battuta, c’è differenza o no in tal caso tra queste due tipologie di norme? Il problema è poi
complicato ulteriormente, in quanto ci sono altre materie che non sono così facili da definire nei
contorni es. materia della concorrenza, materia trasversale; ovvero sono materie che attraversano
trasversalmente altre materie, in tal caso non è possibile evitare che più materie entrino in contatto
fra loro. Altro esempio: l’ambiente.

Viste queste difficoltà interpretative si può intuire che tali rapporti sono elastici, e quindi nei momenti storici in
cui serve rivalutare il ruolo dell’ente statale, e quindi si ha un’ipertrofia delle norme statali anche un po' in
materie che sarebbero di competenza delle Regioni. Es. ciò a cui stiamo assistendo adesso in materia di
salute (competenza concorrente)

Ancora una volta il campo dei diritti è un campo di difficile interazione tra Stato e Regioni 🡪 Art 17 comma 2
lettera M: pone come materia di competenza statale “la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni
concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”, logica
problematica 🡪 perché si deduce che io voglia che in tutte le Regioni d’Italia ci sia un livello minimo di
prestazioni che qualifico come essenziali relative alla cura dei diritti delle persone conforme a tutte le
Regioni; lo Stato qui ci detta quali sono i livelli essenziali dei diritti civili e sociali su tutto il territorio. Se quindi
nella logica mi viene facile da comprendere, da un punto giuridico-formale tale facilità si perde, per 2 ragioni:

Interpretazione lettera M del 117

Primo ordine di problemi:

🡪 Capire se la norma statale si limiti a determinare i livelli essenziali obbligatori su tutto il territorio nazionale,
devono essere riprodotti a livello regionale per essere dei livelli che il cittadino può rivendicare; Oppure, se la
norma statale che pone i livelli essenziali sia immediatamente applicabile.

🡪 Fa riferimento a prestazioni concernenti diritti civili (non ha ad oggetto prestazioni che lo Stato deve
erogare ai cittadini, es. diritto al nome, diritto alla reputazione ecc.) e diritti sociali (la cui caratteristica è di
consistere in una pretesa a che lo Stato faccia qualcosa o dia qualcosa al cittadino es. diritto alle cure
mediche)

Problema: Distinguere tra disposizioni essenziali e non

Secondo ordine di problemi:

🡪 Interferenza con altre materie. Tutte le materie che attengono a diritti civili o sociali, che sono materie di
competenza concorrente o talvolta di competenza esclusiva delle Regioni, tutte queste materie devono
essere composte con una norma che mi dice: quando analizzo di queste materie la parte delle prestazioni
essenziali, la competenza è dello Stato, mentre, quando analizzo il resto la competenza segue quella delle
materie.

Accanto a questo profilo di carattere normativo (Rapporto tra Stato e Regioni su chi fa le leggi), c’è anche un
problema su chi fa le norme secondarie 🡪 la potestà regolamentare è ovvio che segua la potestà
normativa. Sotto l’attività regolamentare vi è però tutta un’attività amministrativa, cioè questa competenza a
fare le norme di rango primario poi deve fare i conti anche con la competenza a adottare i regolamenti
amministrativi, e qui abbiamo un principio di carattere generale che regola il rapporto tra Stato, Regioni ed
Enti locali 🡪 principio di sussidiarietà.

Che ci dice 🡪 alla cura di quale organo affido l’attività amministrativa? Esso funziona in base ad una logica in
base alla quale parto dall’organo più vicino al cittadino (parto dal presupposto che sia più in grado di
rispondere prontamente alle sue esigenze), ma quando mi rendo conto che esso non è in grado di fornire
una risposta adeguata, passo all’organo superiore (Stato). Oltre al principio di sussidiarietà che mi dice chi
viene prima e chi viene dopo nell’esercizio delle funzioni, abbiamo un altro principio: principio di leale
collaborazione, cioè noi riteniamo che poiché abbiamo diversi livelli di disciplina e di Governo (Stato e
Regioni), la loro interazione debba compiersi nel rispetto di questo principio; cioè essi devono svolgere le
loro funzioni e governare reciprocamente i loro rapporti in osservanza di tale obbligo (per ottenere maggiore
efficienza nello svolgimento dell’attività). Alla leale collaborazione è strettamente legato il principio
dell’intesa.
ORGANIZZAZIONE 🡪 dobbiamo innanzitutto rispondere essenzialmente a 2
domande:
- Qual è la forma di Stato in Italia? 🡪 Triangolo: sovranità, popolo e territorio, oggi parlarne senza
tenere conto che l’evoluzione digitale sconvolge inevitabilmente questa tripartizione degli elementi
costitutivi e innesca un meccanismo di dinamismo nello Stato. Il territorio soprattutto si va a
dematerializzare nei rapporti sociali.
Resta comunque un modo di approcciare alla forma di Stato che ci fa capire come quest’ultima possa
variare in base a come varia la relazione tra questi elementi costitutivi.

a) Stato assoluto 🡪 il sovrano esercita pieno potere sul territorio e sui sudditi
b) Monarchia costituzionale 🡪 il Re resta ma accanto si sviluppa un Parlamento (es. Statuto albertino)
c) Stato liberale 🡪 forma di Stato caratterizzata da 2 sistemi differenti:
- Sistema di carattere ideologico: parte che è incarnata nelle aggettivazioni di Stato
monoclasse-borghese, che è un fenomeno storico che sarà superato dapprima con lo Stato
sociale e successivamente con lo Stato pluralista democratico;
- Sistema di carattere formale-strutturale: i caratteri essenziali dello Stato diritto es.
separazione dei poteri.
Costituzione del 1948 🡪 noi abbiamo optato per una Repubblica, che ruota intorno al perno del Capo dello Stato (≠
nella Monarchia è il Re). Ovviamente la forma di Stato Repubblicana è democratica, ma dobbiamo approfondire
ponendo l’accento sugli artt. 1 e 139 della Costituzione. (distinzione tra potere sovrano: potere limitato perché
si esercita nelle forme previste dalla Costituzione, e potere costituente: potere privo di limiti, se non di
carattere politico).

● Quale è la forma di Governo in Italia? 🡪 Diverso è chiedersi quale possa essere il rapporto tra
governanti e governati, cioè la forma di governo all’interno di un determinato Stato.

La forma di Stato repubblicana è compatibile con diverse forme di governo:


- Governo parlamentare (come il nostro) 🡪 la cui nomina è rimessa al Capo dello Stato. C’è inoltre
una strettissima relazione tra Governo e Parlamento, di tipo fiduciario (il Governo deve ottenere da
quest’ultimo la fiducia) che si fonda su una preminenza del Parlamento e noi questa preminenza
l’abbiamo già toccata con mano sempre dal punto di vista delle fonti primarie: legge, decreto-legge e
decreto-legislativo. Tutto questo trova ulteriormente riscontro nel principio di legalità.
Tale forma è compatibile con un Capo di Stato 🡪 organo di garanzia costituzionale, che partecipa
all’esercizio di funzioni di tali altri organi, Parlamento, Governo, CSM, Corte costituzionale ecc.
Le decisioni politiche sono prese dal Parlamento e dal Governo (indirizzo politico).
- Governo presidenziale: cambia il ruolo del Capo dello Stato, non è più un organo di garanzia
costituzionale che opera al di fuori dell’indirizzo politico; ma diventa un organo partecipe di tale
indirizzo che svolge comunque una funzione di garanzia, perché semplicemente dialoga con l’altro
organo partecipe dell’indirizzo politico: le Camere. Non esiste un rapporto fiduciario fra Camere e
Capo dello Stato; difatti, nella Repubblica Parlamentare quest’ultimo ha il potere di sciogliere le
Camere, mentre in questo secondo caso egli non può sciogliere il Congresso, al massimo ha il diritto
di veto solo in alcuni casi.
Capo dello Stato, organo esercente il potere esecutivo

Vie di mezzo fra i due

- Governo direttoriale: es. Svizzera;


- Governo semipresidenziale: es. Francia, un sistema nel quale il Capo dello Stato è di elezione
popolare, e il Capo del governo è egualmente di elezione diretta. Questo significa che abbiamo due
soggetti che sono collocati nel quadro politico complessivo con una stessa legittimazione. Si genera
ovviamente un problematiche di relazione tra i due, che possono anche appartenere a partiti diversi.

Qual è stata l’evoluzione della nostra forma di governo della Repubblica parlamentare? La repubblica
parlamentare degli anni ’50 è profondamente diversa da quella di oggi, 2021, questo inevitabilmente perché
deriva dal passare del tempo, l’evoluzione dei costumi e della tecnologia. Inoltre, vi è anche un elemento di
particolarità in Italia 🡪 i partiti politici, in quanto il rapporto non è mai stato popolo-rappresentanti, ma è
sempre passato per le maglie del pluripartitismo italiano. Ma perché tale ruolo di preminenza? Perché sono
uno strumento fondamentale per la formazione del Parlamento e del Governo, e per l’elezione del Capo
dello Stato. In particolare, nel Parlamento ne troviamo delle proiezioni 🡪 gruppi parlamentari (proiezioni di
questi partiti politici, es. Lega, Fratelli d’Italia ecc.).

Ci sono due letture, la prima di Elia e la seconda di Luciani. Secondo Elia, la forma di governo cambia a
seconda che vi sia un bipartitismo (o bipolarismo), o un pluripartitismo temperato o accentuato; mentre
secondo Luciani, si va a svalutare la visione dei partiti e se ne offre una della forma di governo
repubblicana più distaccata dal ruolo dei partiti.

🡪pluripartitismo ≠ bipartitismo (es. in America, Repubblicani e Democratici)

Le decisioni nel nostro ordinamento sono prese da Governo e Parlamento, questo significa che quando deve
essere nominato il Governo, il Capo dello Stato attribuisce tale incarico a quella persona che avrà poi il ruolo
di Presidente del Consiglio e che può avere la fiducia delle Camere. Nel conferire l’incarico, il Presidente
della Repubblica cerca di capire quale sia la figura più idonea; in tal caso, il fatto che le Camere debbano
votare la fiducia vuol dire che la maggioranza parlamentare (polo che ha vinto le elezioni) deve volere un
certo governo.
🡪 Si troverà un equilibrio fra le diverse forze politiche che produrrà un certo governo di equilibrio in cui un
certo peso politico è attribuito ad es. alla Lega, un altro es. a Fratelli d’Italia e un altro es. a Forza Italia. Se
tale equilibrio si rompe il Governo si scioglie.

In Italia 🡪 Anziché i due poli, centro-destra e centro-sinistra, agli inizi degli anni ’50, vi erano un sistema
proporzionale, e i grandi partiti di massa: Partito socialista, Partito radicale, Democrazia cristiana, Partito
comunista ecc.; è chiaro che nell’immediato dopoguerra il pluripartitismo era però stabilizzato nella fase
iniziale dal singolo partito della Democrazia Cristiana che deteneva la maggioranza, che è stata
espressione di molti governi. Successivamente, quando gli altri partiti si sono rafforzati e la Democrazia
Cristiana si è indebolita, è stato necessario, al fine di creare maggioranze parlamentari, allearsi con altri
partiti.

Adesso però ci dobbiamo porre il problema di come ricostruire in modo più aderente alla realtà, un rapporto
che saremmo portati a pensare esistere fra elettori ed eletti; quando andiamo a votare noi eleggiamo i
parlamentari, che una volta eletti sono i nostri rappresentanti. In realtà non è proprio così.
Strutture dei partiti 🡪 esse sono il tramite attraverso il quale i cittadini partecipano alla politica attiva.

Abbiamo accennato al sistema elettorale, che può essere:


- Proporzionale: le forze politiche sono fedele immagine della composizione della collettività, questo
è un pregio, cioè di offrire un Parlamento che dà ampio spazio a tutte le formazioni sociali (è il pregio
del pluralismo).
Società pluralista = Parlamento pluralista
Questa realtà sconta un grandissimo rischio, quello della governabilità, stabilità; quindi, individuare una
maggioranza vuol dire mettere d’accordo tantissime teste. Se l’equilibrio si infrange, cade il Governo.
La designazione del Presidente della Camera era attribuito all’opposizione.

- Maggioritario: sistema temperato maggioritario 🡪 sistema nel quale non c’è una corrispondenza
tra collettività e Parlamento, per la ragione per la quale alla forza politica che ha una maggioranza
alle elezioni viene dato un premio di maggioranza (es. 10% in più dei seggi); così facendo io che non
ho la maggioranza nella Paese, perché es. ho preso il 45% dei voti, avrò la maggioranza in
Parlamento grazie a quel 10%.
Va a discapito della relazione eletti = elettori
La designazione del Presidente della Camera è attribuito alla maggioranza.

🡪Nell’ambito del sistema elettorale vi sono possono essere alcuni accorgimenti, tra i quali la soglia di
sbarramento: accedono al Parlamento solo quelle forze politiche che prendono ALMENO una determinata
percentuale (es. 5%).

Per comprendere al meglio quanto detto poc'anzi bisogna parlare dello STATO LIBERALE → si sviluppa
dopo la rivoluzione francese: in quest’ultima si è combattuta una guerra da parte della borghesia contro i
privilegi aristocratici e clericali. Si era sviluppato il sistema feudale a favore degli aristocratici e al clero.
Questo mondo dei privilegi va a scontrarsi con la borghesia (soggetti che progressivamente si sono arricchiti
con il commercio).
Anche nel medioevo era presente il Parlamenti, composti in classi sociali (aristocrazia, clero, terzo stato)
→ dunque le votazioni si incorporano sempre in clere e nobiltà e poi vi era il terzo stato.
Dunque con la rivoluzione francese finalmente si da voce alla Borghesia, la quale intorno alla ricchezza cerca di
riorganizzare il potere ( → tutela soprattutto la proprietà). → La borghesia crea una società uniforme (UNA
SOCIETÀ MONOCLASSE): accomuna clero aristocrazia e borghesia → tutti proprietari (infatti detta società si
fonda proprio sulla proprietà)
La creazione di un’unica classe sociale si risolveva nel lasciare fuori dalla società le classi più povere.
Questo modello sociale radicò una società di eguali. → alla base dello Stato liberale vi è il principio
dell'eguaglianza formale.
Ma come si tratta un soggetto che non ha una proprietà?
I soggetti che non hanno una proprietà sono rimasti fuori da questa società monoclasse: proprio perché la borghesia
crea un sistema sociale concentrato solo su detta classe sociale. → società di eguali solo sotto il profilo formale.
Qual È lo strumento principe per formare una società di eguali?
→ La LEGGE: tratta tutti allo stesso modo.

Contemporaneamente si crea anche una struttura dello stato: si parla di STATO DI DIRITTO LIBERALE
→ Stato in cui si afferma in principio della separazione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), che contrasta
il principio assolutistico ( → era tutto incentrato nelle mani del sovrano: ius vitae ac necis).
Bisogna dire che con la concezione moderna della sovranità il sovrano è un potere limitato: anche
quest’ultimo e soggetto al rispetto delle leggi.
Nello Stato di diritto si vanno a ponderare i poteri: si crea un ordinamento che possa controllare
il potere stesso.

Grazie allo sviluppo dello Stato di Diritto nell’800 vi sarà la rivoluzione industriale → quando fiorisce
l’industria fiorisce anche l’operaio (elemento essenziale dell’economia della società industriale).
Si afferma dunque la classe operaia.
Con l’affermarsi di detta classe si capisce che non vi è una società monoclasse, ma una società
pluriclasse.
→ il primo passo sono le assicurazioni sociali: tutelano i lavoratori in caso di malattia. L’800 è stato il secolo delle
conquiste delle libertà. Ma la sola libertà non riesce a rispondere alle esigenze della classe operaia. →
manca l’eguaglianza sostanziale.
Si passa dunque allo STATO SOCIALE DI DIRITTO → le masse operai premono affinché vi possa
essere una maggiore tutela. → es: assistenza (erogazione delle cure mediche). → tutti questi strumenti di
tutela, possiamo dire che si affermano grazie ad un'uguaglianza sostanziale.
La prima testimonianza di una Costituzione Sociale è quella di Weimar del 1919. Secondo alcuni una
costituzione che tiene insieme i diritti di libertà e i diritti di solidarietà sociale, è un tentativo destinato a
fallire: perché? → un mezzo stato di diritto più un mezzo stato sociale, non fanno uno STATO SOCIALE DI
DIRITTO: non si può proteggere qualcuno tutelando anche il pluralismo che si sviluppa.
Il 900 è il secolo in cui si capisce che l’uomo è incapace, questa debolezza fa crollare tutti i miti dell’800. ( si
pensi ai romanzi di Italo Svevo).
Cosa succede? questa incapacità la cogliamo anche nel mondo giuridico; sul piano
interpretativo abbiamo difficoltà enormi;
Se guardiamo alla nostra Costituzione , questa accoglie la corrente di pensiero liberale, ma anche la
corrente di pensiero dello stato sociale;
I primi anni di vita della costituzione sono tutti organizzati nelle ideologie, nelle diverse correnti di pensiero, si pensi
ai partiti; (→ partiti di massa: democratico, liberale, comunista ecc.).

Parlamento e funzionamento degli organi


Si articola in 2 camere con 2 uguali funzioni. Tutti i progetti di riforma vorrebbero avere il Senato come
Camera delle Regioni per essere sede della rappresentanza delle regioni.
Essi sono da noi eletti e sono stati recentementi ridotti, la riduzione è stata per motivi economici ma presenta
problemi per rappresentanza politica:

- Camera dei deputati → 400


- Senato → 200

Dato che le decisioni sono prese da questi rappresentanti, meno sono i rappresentanti minore è l’indice di
rappresentatività → riducendo il numero sono rappresentati meno interessi.

Sono organizzate con un proprio regolamento approvato a maggioranza assoluto che disciplinano il
funzionamento interno della Camera. Tali atti stabiliscono norme sul funzionamento dell’organo e fanno
parte degli atti primari, anche se la Corte Costituzionale è poco intervenuta per controllare la legittimità.

Caratteristiche delle camere sono:

- autodichia → il sindacato degli organi della camera è rimesso alla giustizia all'interno della camera
- autorganizzazione

Composizione:
- Presidente
a) della Camera: parlamentare che è imparziale, modera gli interventi, determina i lavori della
Camera.

Alla Camera è necessario il quorum (⅔) per l’elezione.

Al Senato maggioranza assoluta, dopo 3 votazione, maggioranza relativa.

b) Presidente del Senato: supplente del Presidente della Repubblica quando sia impossibilitato
- Ufficio di presidenza composto da parlamentari e rispecchia proporzionalmente l’esito della Camera
- Commissioni permanenti: organi che interagiscono con la camera per approvazione del disegno di
legge. Ogni commissione ha competenze specifiche e si occupa della materia ad esso affidata
(lavori pubblici, giustizia). Essi rispecchiano la composizione dei gruppi parlamentari.

Data la diminuzione dei senatori ha implicato che un parlamentare possa dover far parte di 2
commissioni, perché esse sono 13 e non sono sufficienti quelli presenti.

- Gruppi parlamentari: proiezione nelle Camere dei partiti (PD, 5Stelle,Lega). Se non si fa parte di
nessun gruppo o partito, confluisce nel gruppo misto.

I gruppi (prima della modifica) devono avere 20 deputati e 10 senatori

- Commissioni d’inchiesta: commissioni che esistono solo in alcuni casi quanto lo ritengono
necessario per questioni che devono essere analizzati con i poteri dell’autorità giudiziaria (ad
esempio possono acquisire prove) e possono svolgere relazioni realizzati come fonti di prova.

Tale struttura è incentrata sulla funzione dei parlamentari. La figura del parlamentare è centrale.

Rappresentanza di interessi: i parlamenti medievali funzionava in base a rappresentati di singole entità


(rappresentati feudi) e ciascun rappresentante aveva poteri per discorrere con il sovrano. Luigi XIV
convocava Stati generali e arrivavano feudatari di ogni luogo che rappresentavano gli interessi del luogo da
dove preveniva. Il rappresentante del potere medievale rappresenta gli interessi della sua corporazione. La
corporazione dava l’investitura al rappresentante e questo otteneva uno strumento mediante cui gli diceva
cosa fare e il rappresentate doveva limitarsi ad eseguire quel mandato.

La rappresentanza di interessi prevede che il rappresentante cura gli interessi di una certa categoria di
soggetti = rappresentanza giudica (il rappresentante è responsabile di ciò che fa ed ha dei limiti imposti dal
rappresentato)

La conseguenza di questo tipo di rappresentanza medievale era che il sovrano si trovava soggetti che
perorava cause dei loro rappresentati, quando poneva in discussioni non inserite negli Stati Generali, i
rappresentanti non avevan gli incarichi per affrontare altri temi (avrebbero dovuto ascoltare prima il feudo)
------> Rivoluzione Francese: i rappresentati del terzo stato (stanchi della primazia del Re e della
Borghesia) si riuniscono in un nuovo parlamento creando il Giuramento della Pallacorda e volendo dare una
nuova forma allo Stato. Essi continuano a perseguire l’interesse dei rappresentati, ma proteggono interessi
superiori e dell'intera comunità.

Si apre una stagione in cui il rappresentante tutela l’interesse di tutta la nazione, senza vincolo di mandato
imperativo (non deve rappresentare il popolo da cui proviene). Vi è sempre l’elezione, ma l’elettore non crea nessun
rapporto con l’eletto (al contrario dell’epoca medievale). L’inesistenza del rapporto è fondamentale e l’interesse
rappresentato è dell’intera nazione → ciò indica come le cose dovrebbero essere, ma come in realtà non sono.

L’eletto deve votare come ritiene sia giusto e non come gli dice di fare il partito, altrimenti è espulso dal
partito e non è più votato.

La rappresentanza politica c’è una visione dell’intera nazione e del mondo. Nell’attuazione della
rappresentanza ci si allontana dagli interessi specifici del singolo, avvicinandosi a quello della nazione (ad
es. promozione della tutela ambientale).

a) Rappresentanza d’interessi → Tizia crea un mandato a Caio, che lo obbliga a fare qualcosa sottoposto a
vincoli
b) Rappresentanza politica → Tizio investe dei poteri Caio, il rapporto è senza vincoli di mandato e l’interesse
protetto è nazionale. No La visione reale è:
Caio che è eletto si trova nel PD, Tizio è sostenitore del PD, dunque Caio fa da raccoglitore di consensi al PD.
Dunque Caio se non rispetta istruzioni del PD è espulso e non può più farne parte. Il rapporto diviene trilatero
→ eletto, elettore e partito. L’eletto non è libero

Nella rappresentanza politica si rompe questo legame tra elettore ed eletto; non vi sono più condizionamenti da
parte degli elettori: dunque si rompe quel rapporto bilaterale, e si raggiunge un rapporto trilatero → si aggiungono
→ i partiti politici.
→ l’art. 67 produce la nullità degli accordi che inducono il parlamentare a seguire direttive da altri soggetti;
deve essere libero di svolgere la propria funzione.
→ ovviamente è più logico pensare che sia il partito a indurre un parlamentare a prendere una decisione e non gli
elettori.
Se noi andassimo ad immaginare questo rapporto tra eletto, elettore e partito negli anni ‘50 era molto più
chiara, vi erano infatti i c.d. partiti di massa (vi erano partiti molto caratterizzati
nei loro tratti essenziali). → in questi anni era molto chiaro il sistema dei valori di ogni partito,
ma soprattutto erano chiare le idee dei cittadini.
Man mano che si è andati avanti questa chiarezza si è persa, si sono smussate le tracce distintive
degli esseri umani.
Questa incertezza dell’essere umano ovviamente si ripresenta anche nella rappresentanza, e dunque nei
parlamentari e nei partiti.
( → se andassimo ad analizzare i programmi e l’azione politica di diversi partiti, troveremo
programmi uguali in alcuni punti).
Questo sistema della rappresentanza politica sta subendo una continua evoluzione; Nel
tempo cosa è accaduto?
Mediante le elezioni si eleggono i parlamentari, una volta eletti inizia l’attività parlamentare, proprio in
questo caso la via del parlamentare e del partito si separano.
→ sempre più spesso si presenta il fenomeno del transfughismo parlamentare: i parlamentari passano dal loro
partito a quello misto per poter “votare” idee di partiti opposti; vi è una lotta a questo transfughismo, che si ritrova
soprattutto all’interno dell’art. 67 → il partito non potrà mai pretendere di condizionare l’operato del parlamentare che
non si uniformi alle idee del partito stesso; PERÒ quello che può fare il partito è operare sul piano del vincolo
associativo che vincola gli eletti e il partito.
→ può quindi escludere l’eletto da partito, in base allo statuto dell’associazione stessa (dunque mediante lo statuto il
partito può, in un certo senso, fare quello che vuole). → quando si parla di transfughismo quello che succede è che il
parlamentare tradisce la linea politica del partito: ma non sempre la realtà è così chiara → può succedere che un
parlamentare, candidato in un partito ambientalista, vota in un determinato modo una legge che consente i
carburanti non ecologici, e succede che si trova improvvisamente il partito schierato da un’altra parte: quindi
può succedere che è il partito che tradisce l’originaria linea politica. Complicato capire quando è il
parlamentare a tradire o il partito.
L’art. 68 pone a capo dei parlamentari due istituti molto importanti:
- L’irresponsabilità parlamentare→ riguarda le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle sue
funzioni: non può essere chiamato a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati. →
come si fa a capire quando un parlamentare è responsabile o no?
→ La corte costituzionale ha dato una risposta a questo interrogativo, affinché vi sia l'irresponsabilità vi deve essere
un’attività parlamentare tipica: cioè svolte all'interno del parlamento. Se è fuori dal parlamento, opera la tutela della
irresponsabilità, solo per le attività di mera riproduzione di cose fatte all’interno delle camere.
Come funzione l’irresponsabilità da un punto di vista pratico? Se vi è una querela nei confronti di un
parlamentare, i soggetti andranno dinanzi al giudice, quest’ultimo fa una sua valutazione per arrivare ad una
conclusione se ricorrono o no i presupposti della scriminante, e dunque questa protezione costituzionale del
parlamentare; se non ricorrono procede con il giudizio, in questo caso deve inoltrare una comunicazione alla
camera di appartenenza, questa si pronuncia sulla sussistenza o meno della responsabilità, se la camera
afferma che il comportamento del parlamentare rientra nelle scriminanti, il giudice deve fermarsi; se il
giudice afferma che la camera abbia sbagliato, rimanda la questione dinanzi alla Corte, affermando che vi è
un conflitto di attribuzioni; A questo punto decide la Corte Costituzionale.
- L’immunità parlamentare → obbliga il giudice che vuole procede all’arresto, o ad altri provvedimenti
restrittivi della libertà personale del parlamentare, a chiedere l’autorizzazione alle camere → sono loro a
decidere, ma non con riguardo ad un procedimento penale: in questo il giudice può avviare tutte le indagini,
solo quando si arriva ad una sentenza di condanna, bisogna richiedere l’autorizzazione alle camere;

Uno dei compiti del Parlamento è quello di predisporre la legge di bilancio, la quale ha subito
notevoli modifiche di recente.
→ Iniziamo dicendo che lo Stato è una grande macchina, che incassa denaro (soprattutto mediante il
pagamento di tasse) e lo spende (mediante l’erogazione di servizi). Il sistema tributario è un sistema
progressivo → va in base al reddito es: chi guadagna di più paga più tasse → reddito di 100.000 pagherò il
10%; da 100.000 a 150.000 pagherò il 15%; Riguardo il lato delle spese, possono riguardare molteplici
settori (prestazioni sanitarie, pensioni, trasporto ecc.).
Come vive lo stato questo equilibrio tra entrate e spese?
→ vive come una qualsiasi famiglia, deve bilanciare le entrate e le spese: dunque utilizzare le entrate per coprire le
spese.
Lo Stato ultimamente spende sempre di più di quanto incassa, vi è dunque un disavanzo; Il PIL indica la
ricchezza di uno Stato; il debito pubblico indica i debiti contratti dallo Stato di anno in anno.
Come si regola questa macchina di entrate e uscite?
Lo Stato compila un bilancio preventivo, dove va ad indicare le eventuali entrate e uscite, e poi redige un
bilancio consultivo.
Il bilancio dello Stato si adotta con legge (c.d. legge di bilancio).
Nel tempo il sistema di costruzione del bilancio statale, ha subito delle evoluzioni importanti, questo era un
sistema che utilizzava una legge di bilancio, che si approvava a dicembre, e serviva a verificare le entrate e
le spese dello Stato durante l’anno (non aveva dunque una natura preventiva).
Una volta fatta la legge di bilancio (la quale indica semplicemente quello che è accaduto durante l’esercizio)
bisogna giustificare ogni entrata e ogni uscita, bisogna dunque indicare dove si vanno a prendere quei soldi per
sostenere dei costi → dunque si approvava anche la legge finanziaria (contiene la manovra finanziaria: cioè
dato un incasso di 100.000.000 e una spesa di 150.000.000 bisogna capire dove prendere quei
50.000.000; si prendono mediante una legge finanziaria, la quale prevede o nuove tasse per pagare il
disavanzo di bilancio, ovvero lo Stato si indebita).
Come si indebita lo Stato?
Lo fa emettendo titoli del debito pubblico (BOT) → es: lo Stato vende un titolo, il cittadino gli da 10.000 e dopo 2
anni lo Stato li restituisce con degli interessi; più è maggiore il rischio maggiore sarà il tasso di interesse.
CONDIZIONAMENTI DELL’UE

Con l’entrata nell’UE, si è stabilito che il rapporto tra debito pubblico e PIL non può essere superiore al 60% →
non posso avere debiti superiori al 60% di quello che guadagno. Il disavanzo non può essere superiore al
3%; Ci fissa dei limiti, se questi non vengono rispettati subentrano ulteriori “limiti” → es: se sfori dette
percentuali entro due anni devi rientrare in quanto stabilito

Ormai è stata abbandonata la legge finanziaria, ora si utilizza la legge di stabilità → vi è la


necessità di equilibrio nel bilancio dello stato, questo si è affermato nel 2012 con una modifica dell’art. 81: si
è inserito il principio di equilibrio di bilancio → l’UE ha imposto agli Stati di modificare le costituzioni
inserendo detto principio, il quale obbligo lo Stato ad adottare le proprie decisioni di spesa nel rispetto dell’equilibrio
di bilancio.
Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto
delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo
economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei
rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali. → L’equilibrio di bilancio significa anche
parità? → no altrimenti il sistema crollerebbe: è possibile spendere di più, ma bisogna che vi sia una
giustificazione es: spendo di più per investire, dunque prevedo un guadagno con il mio investimento.
Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte. Le
Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati
dal Governo.
L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per
periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare
l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle
pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei
componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale. → se
non si approva la legge di bilancio si procede con l’esercizio provvisorio di bilancio (un'ipotesi che non si è
mai verificata), ogni spesa deve dunque essere specifica e deve essere autorizzata con una legge.

IL GOVERNO
Negli ultimi anni si è assistito ad una fortificazione dell’operato del Governo, questo si vede soprattutto guardando
la svalutazione della legge (come prodotto della rappresentanza politica) come fonte del diritto, e l’affermazione
rilievo delle fonti primarie governative (decreto legge; decreto legislativo → si utilizzano di più rispetto alla legge).
Che cos’è il Governo?
→ è il centro decisione della macchina politica, ha in mano l’indirizzo politico; è anche al vertice della PA →
il ministro è un organo di vertice dell'amministrazione, dunque questo dà l’indirizzo, le linee guida de seguire; tutti i
componenti dell’amministrazione tendono a realizzare quanto stabilito dal ministro.

Il Governo non si forma sulla base della votazione delle elezioni politiche, noi scegliamo solamente i
componenti che siedono alle Camere. 🡪 non sono i cittadini che votano l’esecutivo: questo era chiaro nel
sistema proporzionale, ma tale chiarezza è venuta meno con il passaggio al maggioritario, perché si è
generato un fenomeno di personalizzazione della politica 🡪 mentre in passato si individuavano con molta
facilità i vari partiti politici e magari le persone potevano non avere conoscenza di quanti fossero gli
esponenti, oggi invece, questo processo si è capovolto, riconosciamo con più facilità gli esponenti politici e
facciamo più fatica a individuare il partito di appartenenza. Sembra quasi che quando andiamo a votare, es.
per la lega, stiamo andando a votare per Salvini come presidente del consiglio, in realtà non è così.

Composizione:
Organo complesso 🡪 composto da più organi:
- Soggetti governativi necessari 🡪 Presidente del Consiglio dei ministri, ministri e Consiglio dei
ministri;
- Soggetti governativi non necessari 🡪 es. sottosegretari di Stato e i viceministri.

Formazione:
La palla per la nomina del Governo è attribuito al Presidente della Repubblica, che nominerà il Presidente
del Consiglio e su sua proposta i ministri. 🡪 il testo costituzionale è avaro su informazioni sulla formazione
del governo, sono poche, tutto il resto è lasciato a disciplina consuetudinaria; infatti, per comprendere come
il Presidente della Repubblica decida dobbiamo fare riferimento ad una prassi che è stata costantemente
seguita: prassi delle consultazioni: come fa il Presidente della Repubblica a individuare il PdC e i Ministri?
Ci deve essere un criterio a orientare la sua scelta, questo criterio è di carattere teleologico 🡪 il PdR deve
nominare PdC il soggetto che ha maggiori possibilità di formare una compagine governativa che ottenga la
fiducia delle Camere. 2 tipi di consultazioni:
- A carattere istituzionale: consulta ad es. i Presidenti delle Camere 🡪 serve perché il PdR
possa acquisire scienza degli orientamenti delle cariche istituzionali più importanti in ordine
alla formazione del Governo.
- A carattere politico: consulterà gli esponenti delle forze politiche rappresentate in
Parlamento (gruppi parlamentari e quindi i cosiddetti capi gruppo) al fine di comprendere
quale sia l’orientamento delle forze politiche rispetto alla formazione del Governo.
In un sistema bipolare come il nostro, centrodestra e centrosinistra, siamo abituati ad avere un’idea di chi sia
il soggetto che guida uno schieramento e chi guida l’altro, quindi è ragionevole pensare che le forze di
centrodestra promuoveranno laddove vincano le elezioni un Governo con a capo il maggiore esponente del
centrodestra (Salvini nelle ultime elezioni), viceversa il centro-sinistra. Quindi il PdR, riceve tutti gli esponenti
dei Partiti politici, poiché deve individuare la persona cui conferire l’incarico di formare il Governo, in funzione
del fatto che questa persona abbia chance di avere l’appoggio della maggioranza parlamentare 🡪 il PdR
deve capire chi sono i personaggi sostenuti dalla varie forze politiche, perché avranno più possibilità di
ricevere la fiducia alle Camere.

� Vi è anche la possibilità di effettuare ulteriori consultazioni se il Presidente della Repubblica non


fosse convinto 🡪 mandato esplorativo conferito al Presidente del Senato o in casi più eccezionali al
Presidente della Camera. Ma cos’è? 🡪 delega a svolgere ulteriori consultazioni in ordine alla quali
conferire poi al PdR. ≠ pre incarico attribuito a colui il quale potrebbe essere incaricato di formare il
Governo 🡪 svolgere ulteriori consultazioni che nel mandato esplorativo sono richieste al Presidente
del Senato o della Camera.

Epilogo delle consultazioni: conferimento dell’incarico di formare il Governo. Il PdC incaricato accetta con
riserva di svolgere ulteriori consultazioni egli stesso. Forma la squadra di Governo individuando quelle
personalità di rilievo politico e tecnica che possono avere l’appoggio delle forze politiche. Ad un certo punto il
PdC si ripresenta dal PdR, sciogliendo la riserva e proponendo a quest’ultimo la lista dei ministri; il PdR
esamina tale lista e può esprimere le proprie valutazioni in ordine alla scelta dei ministri, qui però si apre un
dilemma fra l’equilibrio dei poteri fra il PdR e il PdC, chi decide in realtà? 🡪 in realtà le soluzioni sono sempre
sfumate: quindi sono false e vere entrambe le cose 🡪 il PdR non può imporre un veto su una scelta del PdC
e quest’ultimo non ha il potere di imporre al PdR un nome. Il PdR non può rifiutarsi di nominare i ministri
indicati dal PdC almeno che il nome non sia connesso ad una figura talmente problematica per l’equilibrio
costituzionale da mettere a rischio interessi costituzionalmente rilevanti che il PdR deve proteggere (es.
ministro del tesoro antieuropeista Savona proposto da Salvini 🡪 il PdR si oppose). (ipotesi rare)

� Parentesi: quando si svolgono le consultazioni gli schieramenti politici sono definiti come le
personalità che le rappresentano, ma non è detto che si raggiunga una maggioranza coerente con le
votazioni (es. maggioranza M5S e Lega) 🡪 si può tentare di percorrere strade che facciano venire
fuori dal Parlamento una diversa maggioranza, anche proponendo delle figure che pur nella loro
neutralità politica avere l’appoggio delle forze politiche 🡪 governi “tecnici”

Il Governo nominato dal PdR è formato, però manca ancora la fase fondamentale della fiducia 🡪 il Governo
deve prestare il giuramento nelle mani del PdR e prestato il giuramento deve presentarsi di fronte alle
Camere per ottenere la fiducia da entrambe. Quali poteri esercita il Governo nominato ma in attesa della
fiducia? La dottrina maggioritaria si è orientata nel ritenere che il Governo in tal caso provveda
esclusivamente al disbrigo degli affari correnti e può compiere semmai atti di estrema urgenza (es. un
Terremoto).
La votazione della fiducia 🡪 il Governo si presenta a ciascuna Camera con un programma politico
(probabilmente destinato ad incontrare modifiche) sul quale viene votata la fiducia. Parlamento e Governo
si legano.
In un sistema maggioritario temperato come il nostro capita spesso che maggiore sia il sostegno politico del
Governo nella Camera dei deputati e diverso possa essere invece il supporto nel Senato (dove il Governo
fatica ad avere la maggioranza, es. Governo Conte). Maggiore supporto 🡪 Maggiore stabilità 🡪 Maggiore
forze e realizzazione del proprio programma di Governo

Se viene meno questa fiducia cade il Governo, e può venir meno in 2 modi:
- Mozione di sfiducia 🡪 dinanzi ad una delle due Camere; è il Parlamento che pone e vota la sfiducia
al Governo. L’approvazione della mozione di sfiducia obbliga il Governo a dimettersi 🡪 è una
sanzione politica ma che opera solo ed esclusivamente sul piano politico. Questa sanzione politica
investe il Governo.
Occorre capire come è allocato il potere politico nella compagine politica:
I singoli ministri 🡪 nell’ambito del loro dicastero sono l’organo di vertice; però è giusto anche dire che
comanda il Presidente del Consiglio comanda, la nostra immaginazione è colpita ora dall’idea di Draghi alla
guida del Governo. Ragionevole è altresì pensare che è invece il Consiglio dei ministri a decidere 🡪 dove
confluiscono entrambi.
La verità è distante da questo modello: l’unica norma che fortifica il ruolo del PdC è la norma che gli
attribuisce la responsabilità per l’unità dell’indirizzo politico (legge 400/88) 🡪 ma non vi corrisponde un
potere decisionale unitario, tale legge attribuisce la funzione di determinazione della politica governativa al
Consiglio dei ministri (ORGANO CHE DECIDE REALMENTE). Però questa capacità decisoria si sposa sia
con la responsabilità attribuita al PdC (sopra citata) 🡪 quindi decisione CdM, forte influenza del PdC e
autonomia di ciascun ministro nell’ambito del proprio dicastero 🡪 cosa si fa se un ministro tiene un
comportamento difforme?
È sempre accaduto che il PdC invitasse il ministro alle dimissioni. 🡪 Il Parlamento o è d’accordo con il
Ministro o con il Governo, è possibile sfiduciare un singolo ministro? Il Parlamento può sfiduciare il singolo
ministro e confermando la fiducia al PdC e al Consiglio dei ministri, aiutando il PdC ad assicurare l’unità di
indirizzo politico perché fa così “fuori” il ministro che si era discostato da questo. (responsabilità politica)
- Si pone una questione di fiducia 🡪 è posta dal Governo laddove dice al Parlamento che in caso di
votazione contraria su un certo disegno di legge, ad esempio, presenterà le proprie dimissioni. Se al
contrario il Governo attribuisce ad un disegno di legge una particolare valenza politica e decide di
porre sull’approvazione di quest’ultimo una questione di fiducia, è il Governo a dire che se il
Parlamento non lo approverà si dimetterà.

Crisi parlamentare di Governo 🡪 nel nostro ordinamento è sempre stata un eccezione (fino a Prodi) ≠ crisi
extraparlamentare

Cambio di Governo vuol dire stasi di almeno 2 mesi

Responsabilità politica del Governo


La parola responsabilità significa → doverosità di una condotta che se non viene fatta, produce delle conseguenze.

Quante responsabilità giuridiche esistono?

- Civile
- Penale
- Amministrativa

Queste obbligano i soggetti a rispondere delle loro azioni nel campo del diritto.

Esiste anche la responsabilità morale, ossia un carico di responsabilità che genera rimorso (apro la porta
e lascio scappare il cane che muore sotto una macchina).
La responsabilità politica invece è collocata nel rapporto di rappresentanza politica, un rapporto fiduciario
che lega Parlamento e Governo.
Dunque si parla di responsabilità politiche:
a) La responsabilità politica parlamentare è quella che hanno i parlamentari (verso cittadini, partiti),
quando investiti del potere dai cittadini, devono agire nell’interesse nazionale
b) La responsabilità politica del Governo è verso Parlamento, il primo deve avere la fiducia del secondo ed
il secondo può votare la sfiducia. → ESSA E’ UNA RELAZIONE GIURIDICA DISCIPLINATA
SECONDO PROCEDIMENTI CODIFICATI, seppur il Governo non compia un illecito creando norme
che discostano dal programma presentato al momento di fiducia. L’obbligo opera solo sul piano politico →
se il Parlamento valuta che sia necessaria una condanna per l’indirizzo politico seguito o per come non lo
sta seguendo, voterà la sfiducia e il Governo deve dimettersi.
In entrambi i casi si parla di responsabilità politica perché il parlamentare o il governo gestiscono gli
interessi nazionali secondo un programma che esprime l'indirizzo politico del Governo (a seconda che sia
di destra, sinistra ecc).

Questa tipologia di responsabilità differisce dalla responsabilità giuridica ad esempio, perché per il
licenziamento di Tizio dovrà motivarsi il licenziamento e dovrà sussistere giusta causa, mentre nel caso
del Parlamento la valutazione è discrezionale nei confronti del Governo, non esistono norme vere e
proprie e non c’è un controllo giuridificato.
Nella responsabilità politica non esiste e non può esistere un giudice.
Il Governo ha anche una responsabilità giuridica: il governo risponde se cagiona danni (sia in civile
quanto in penale). Ogni ministro ha responsabilità erariale, civile, penale.
Il Ministro degli interni ha la responsabilità giuridica per ciò che avviene durante la sua legislatura
nell’esercizio delle sue attività ministeriali e una responsabilità personale giuridica separata in quanto
persona.
La responsabilità penale (dei reati commessi nelle funzioni) dei ministri sino all’89 era svolta dalla Corte
Costituzionale, la disciplina è stata modificata e ad oggi è in mano al Tribunale dei Ministri (=tribunale
ordinario). Nel caso di Salvini e del blocco dei migranti sulla nave, vi è stata la sua responsabilità penale,
il Tribunale dei Ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere alla Camera cui apparteneva, la Camera
può negare l’autorizzazione solo se il Ministro ha agito a tutela dell’interesse pubblico (nel caso di Salvini
l’autorizzazione è stata concessa). Se c’è contrasto tra Camera e Magistratura (sull’autorizzazione a
procedere), se ne occupa la Corte Costituzionale.

Capo dello Stato


Nella monarchia costituzionale (monarca + parlamento + governo), il potere esecutivo è esercitato dal
Governo insieme al Re. Il re progressivamente perde potere, sino a che il Presidente della Repubblica
prende il suo posto nella Repubblica parlamentare.
Il Presidente della Repubblica non è un organo puramente esecutivo, ma continua ad avere
partecipazione funzionale forte (nomina il PC e il Consiglio dei Ministri).
Al Governo spetta il potere esecutivo e al Parlamento potere legislativo, il PR rimane come organo
neutrale.

La forma repubblicana è un’evoluzione della monarchia. Dunque come si colloca il Capo dello Stato nel
quadro della Repubblica parlamentare? A che serve, dato che l’odierno Capo dello Stato non è più titolare
del potere esecutivo, legislativo e giudiziario?
→ Il PR si qualifica come potere neutrale o garante della legittimità costituzionale → viene avvicinato più alla Corte
Costituzionale, che non ai giudici comuni, al governo o al parlamento. Con ciò si sottolinea il ruolo di mediazione
istituzionale che il Capo dello Stato esercita. Può il Capo dello Stato decidere di non nominare un ministro?
No, ma ovviamente se Draghi propone un ministro che è un mafioso, il Capo dello Stato può
rifiutarsi perché ovviamente questo sarebbe incostituzionale.
Il Capo dello Stato lo vediamo intervenire nei casi di crisi dello Stato.
Nel momento in cui le forze politiche non sono più capaci di prendere decisioni, interviene il Capo dello
Stato, mediante alcune tecniche di dialogo costituzionale.

CLASSIFICAZIONE DEGLI ATTI DEL PR:


- Atti sostanzialmente presidenziali: il potere decisionale è esercitato PR -
- Atti sostanzialmente governativi e formalmente governativi: il potere decisionale è in capo al
Governo
- Atti complessi uguale: il potere decisionale è esercitato da entrambi
La controfirma → Gli Atti firmati dal PR ma sono sempre controfirmati dal ministro proponente o dal
ministro competente (se non vi è stata proposta); con riguardo a atti con rilevanza legislativa a
controfirmare sarà il PCM.
Vi sono atti che sono solo del PR, dunque il Governo non assume alcun rilievo come ad es: il messaggio
alle camere.
La controfirma è una condizione di validità dell’atto (se non vi è la controfirma, l’atto sarà invalido); La
controfirma ha una funzione poliedrica → in base all’atto adottato. Come sappiamo il PR nomina 5 giudici della
Corte Costituzionale ( → DECRETO SOSTANZIALMENTE PRESIDENZIALE), cosa succederebbe alla Corte
costituzionale se il DPR fosse un atto deciso dal Governo ( → sostanzialmente governativo)
→ 10 dei giudici della corte costituzionale sarebbero espressione della maggioranza parlamentare (5 del Parlamento 5
dEl governo), dunque, in questo modo, la maggioranza andrebbe a designare i 2/3 della Corte Costituzionale, e dato
che questa controlla la legittimità delle leggi, sarebbe fortemente politicizzata.

→ Lo scioglimento delle camere è un altro atto di volontà presidenziale, ma bisogna dire che conta molto anche la
posizione del PCM.

Inoltre il Capo dello Stato non è responsabile (la controfirma rappresenta l’irresponsabilità del PR,
poiché sarà responsabile il Governo) → come sappiamo vi sono diversi tipi di responsabilità:
- politica → non risponde di responsabilità politica, proprio perché quest'ultimo non è titolare della
stessa;
- giuridica (civile, penale e amministrativa) → ovviamente tutto quello che fa al di fuori delle sue
funzioni risponderà come un normale cittadino.
→ diverso è il discorso degli atti che ha compiuto nell’esercizio delle sue funzioni: non sarà responsabile
poiché trasferisce la responsabilità in capo al governo mediante la controfirma.
→ dunque risponderà solo di alto tradimento e attentato alla costituzione.

La responsabilità penale del capo dello stato si fa valere dinanzi alla Corte Costituzionale → messa in stato di
accusa del capo dello stato.
Corte Costituzionale
Come facciamo a far valere la legalità nel nostro ordinamento? cioè, che cosa succede quando una legge,
un decreto legge, un decreto legislativo, o un atto amministrativo ecc. sono contrarie alla costituzione?
→ deve reagire impedendo che atti o fonti contrari alla costituzione producano effetto; il criterio attraverso il
quale si fa valere la contrarietà, è diversa a seconda che si prenda in considerazione:
- una legge costituzionale;
- una fonte primaria: in questo caso le soluzioni sono 2:
1. o sarà chiamato il giudice comune;
2. o si attribuisce questo potere di controllo ad un unico organo;
→ questa diversità di approccio ci dà due diversi sistemi:
1. sistema diffuso → questo consente maggior celerità; ma visto che vi sono tanti giudici a
sindacare la conformità della legge, potrebbe accadere che il giudice di Palermo giudichi
diversamente da quello di Trento
2. sistema accentrato → con questo sistema ci vorrà più tempo, ma vi sarà conformità nella decisione.
→ Il nostro ordinamento opta per il secondo sistema: conferisce l’incarico alla Corte costituzionale.
- una fonte subordinata (regolamenti governativi) o un provvedimento amministrativo: questa
illegittimità viene accertata dal giudice ordinario o dal giudice amministrativo Il controllo di
costituzionalità più essere sia preventivo che successivo, nel nostro ordinamento vi è quello
successivo: dunque dopo che l’atto entra in vigore. Proprio perché il giudice comune è soggetto
solo alla legge, non si può attribuire a quest’ultimo il compito di intervenire sulla legge (non può
essere lui ad annullarla); proprio per questo motivo si demanda il compito alla Corte
costituzionale.
→ la legge è frutto della rappresentanza politica, annullare una legge significa annullare l’operato del
Parlamento.
Come sappiamo i giudici costituzionali non sono votati dal popolo, proprio perché non svolgono funzioni
politiche, ma svolgono funzioni di controllo → è composta da 15 giudici (durano in carica 9 anni, e la carica è
asimmetrica; non vengono nominati tutti insieme): - ⅓ designati dalla CSM;
- ⅓ designati dal Parlamento in seduta comune;
- ⅓ designati dal PR → autorità garante della Costituzione;
Tutti i giudici sono tutelati da indipendenza e imparzialità.
La Corte costituzionale svolge molte funzioni, tra cui, la più importante è sicuramente il controllo di
legittimità costituzionale→ si ha su tutte le leggi detto controllo. E’ possibile introdurre un giudizio di
legittimità costituzionale:
- in via principale
- in via incidentale → nel corso di un giudizio sorge un dubbio su una norma che deve applicarsi al caso
concreto, in questo caso si può adire la Corte costituzionale; inoltre anche gli arbitri possono adire alla Corte.
→ dunque è il giudice che decide se sottoporre il caso alla Corte o no (le parti possono solo prospettare le questioni di
legittimità costituzionale al giudice) Come sappiamo il giudizio ha più grandi; le parti possono sollecitare il giudice una
sola volta nei vari gradi.
Il giudice per sottoporre il caso alla Corte, prepara un provvedimento (ordinanza di rimessione), dove
individua la norma e il parametro costituzionale della stessa violato.
Con riguardo al giudizio in via incidentale, il giudice dovrà verificare la sussistenza di 2 requisiti:
1. la rilevanza → tra la questione di legittimità costituzionale e il giudizio a quo;
2. che non ci sia manifestata infondatezza → la questione di legittimità deve avere un fondamento
giuridico;
Dunque nel corso del procedimento la Corte si troverà dinanzi l'ordinanza del giudice a quo, in cui
quest’ultimo ha motivato la non manifesta infondatezza e la rilevanza della questione; da un pò di tempo la
Corte chiede ai giudici a quo di fare uno sforzo interpretativo → verificare se la legge possa essere interpretata
in modo conforme alla Costituzione: questo è un presupposto di ammissibilità del giudizio di costituzionalità. →
in questo modo la questione non dovrà essere sottoposta ad un giudizio della Corte, perché con una giusta
interpretazione si può risolvere il contrasto della disposizione con la Costituzione.
Particolarità del giudizio in via incidentale
→ quando si sospende il giudizio principale, il giudice trasferisce la questione in mano alla Corte, le parti possono
costituirsi dinanzi alla Corte costituzionale (poiché queste hanno un interesse; ma vi è anche un interesse
obiettivo dell'ordinamento); il giudizio dinanzi alla Corte ha una valenza obiettiva, prescinde dagli
interessi delle parti, e dal giudizio a quo; inoltre, una volta che si va ad abrogare una norma in base ad un
giudizio di incostituzionalità, ovviamente un vecchio caso sarà ugualmente regolare dalla norma abrogata,
perché come sappiamo l’abrogazione ha effetto solo per il futuro. (infatti il vecchio rapporto sarà
disciplinato dalla vecchia norma).

Il cuore delle decisioni della Corte Costituzionale sono le sentenze:


- di accoglimento → ritiene che vi sia contrasto costituzionale, dunque procede con l’annullamento della
legge in contrasto.
Una volta che la legge è annullata bisogna dare notizia (poiché produce efficacia ERGA OMNES)
mediante pubblicazione della Gazzetta Ufficiale;
≠ dall’abrogazione → poiché l’annullamento produce effetto retroattivo: altrimenti chi ha sollevato il giudizio
incidentale non può usufruire della sentenza della Corte; dunque la retroattività si estende ovviamente al giudizio a
quo; ma la retroattività ha un limite → non si estende nei rapporti esauriti: decadenza, prescrizione, giudizio
passato in giudicato; L’unica eccezione è, che anche se vi è un rapporto chiuso, con sentenza passata in
giudicato, l’annullamento della norma che ha regolato quel rapporto in via definitiva travolge anche la
sentenza passata in giudicato → entra in gioco il principio del favor libertatis es: se un soggetto è in galera
per una norma incostituzionale, ovviamente non può applicarsi al punto di far rimanere Tizio in galera.
- di rigetto → la Corte ritiene che il contrasto con la Costituzione non c’è, la questione del giudice a quo è
infondata. (l’effetto è solo INTER PARTES). Nel tempo si è generata una prassi di sollevare una
questione di legittimità nella parte in cui la disposizione non dice qualcosa.
Si parla in questo caso di sentenze additive → la Corte aggiunge qualcosa che manca all’interno
della disposizione;

Oltre a giudizio in via incidentale, vi è il giudizio in via principale → è quel giudizio mosso o dallo Stato contro
le regioni; o dalle regioni contro lo Stato e contro le altre regioni. La regione può muovere il giudizio solo nel
momento in cui lo Stato ha emanato una legge che era di competenza della regione.
→ in passato il meccanismo di impugnazione era asimmetrico, perché prima lo Stato doveva valutare prima che il
disegno legge della regione era incostituzionale poteva interrompere l’emanazione; la regione poteva impugnarlo
dopo.
Con la riforma entrambe le impugnazioni sono successive alla pubblicazione.

→ Inoltre la Corte costituzionale giudica per l’alto tradimento e l’attentato alla costituzione ( → reati che riguardano il
PR).
ULTERIORI COMPETENZE DELLA CORTE COSTITUZIONALE:
1. La prima competenza si esprime nell’ambito di formazione del referendum abrogativo ( → controllo
dell'ufficio centrale della corte di cassazione, il quale controlla i limiti legali; e poi vi è un controllo di
ammissibilità svolto dalla Corte costituzionale). Vi sono leggi sottratte al referendum abrogativo:
- leggi di bilancio, e tutte le leggi che riguardano manovre finanziarie: sono sottratte perché
riguardano i tributi, ovviamente è impensabile che possa essere un cittadino ad intervenire su
pianificazioni delle entrate dello Stato;
- leggi sull’amnistia e l’indulto;
- leggi di ratifica dei trattati internazionali;
Questi limiti, di sottoposizione del referendum, sono stati arricchiti dalla Corte costituzionale:
- leggi rinforzate → leggi che riposano su intese tra Stato e chiesa;
- leggi che se abrogate, renderebbero difficili il funzionamento della camera e del senato;
leggi del funzionamento degli organi.
2. La seconda competenza riguarda il conflitto di attribuzione tra poteri di Stato e Regione → Riguardo il
profilo SOGGETTIVO si distingue tra conflitti di attribuzioni tra poteri dello Stato (conflitti interorganici)
e conflitti di attribuzione tra Stato e Regioni (conflitti intersoggettivi).
Riguardo ai conflitti interorganici, bisogna chiarire i poteri dello Stato: ESECUTIVO, LEGISLATIVO,
GIUDIZIARIO; quando si parla di questi poteri ci riferiamo alle funzioni che hanno gli organi.
L’espressione potere può significare anche COMPLESSO DI ORGANI, deputati all’esercizio di una funzione. →
riguardo questa definizione si ricavano 2 regole:
- affinché sorga un conflitto di attribuzione, questo deve sorgere tra organi di potere diverso; se
ad es litigano due ministri per adottare un certo provvedimento, questo litigio si risolve nel
Consiglio dei ministri, non si va dinanzi alla Corte costituzionale.
- se un potere è composto da più organi, tutti gli organi che compongono un potere hanno
legittimazione attiva a confliggere dinanzi alla corte costituzionale? per rispondere a questa
domanda bisogna vedere com’è la struttura del potere: Il potere esecutivo ha una struttura
gerarchica, con al vertice il Governo; dunque a presentarsi dinanzi alla Corte costituzionale è solo
l’organo competente a dichiarare definitivamente la volontà cui appartiene .
Riguardo al potere giudiziario, essendo un potere diffuso → ciascun giudice può essere
soggetto attivo o passivo nei conflitti di attribuzione dinanzi alla Corte. Riguardo il profilo OGGETTIVO i
conflitti possono sorgere quando un organo emana un atto che impedisce all’altro organo di
svolgere la sua funzione.
I DIRITTI E I DOVERI COSTITUZIONALI
L’art. 2 → la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo che
nelle formazioni sociali in cui si svolge la formazione della sua personalità ; per comprendere questa
norma bisogna analizzarne ogni singola parte:
Che cos’è la Repubblica? → una forma di Stato, ma in particolare è un complesso di organi: dunque tutti gli organi
dello Stato devono riconoscere e garantire i diritti dell’uomo; ma anche il popolo (tutti i cittadini pubblici e privati)
deve riconoscere e garantire i diritti. Cosa vuol dire “riconosce” e “garantisce”? → visione giusnaturalistica:
all’uomo, per natura, devono essere riconosciuti dei diritti, la comunità in cui mi muovo è obbligata a
riconoscerli; Visione giuspositivista: i diritti sono il frutto di un’attività normativa dello Stato. Con questa
espressione si vuole limitare il potere dello stato e si vuole tutelare l’uomo. Cosa vuol dire inviolabili? → molti
hanno sostenuto che si tratti solo di una formula enfatica; altri hanno voluto attribuirle un significato giuridico →
significa impossibile da rivedere neanche con legge di revisione costituzionale: le norme sui diritti non si
possono modificare. → inoltre questa tutela non riguarda solo il singolo, ma riguarda anche la formazione
sociale ( → aggregazione di individui caratterizzati da un tratto comune es: la famiglia, la scuola ecc.).
In una forma di Stato moderna, ovviamente l’uomo è al centro di tutto, lo Stato è al servizio della persona.
Se lo Stato è al centro del sistema e l’uomo è al servizio dello Stato, vuol dire che il suddito obbedisce a
quest’ultimo, dunque non vanta diritti, ma ha una situazione giuridica che dipende dallo Stato.
Prima del ‘47 il potere è in mano allo Stato, tutto quello che può fare il cittadino è garantito dallo Stato (es:
se ho il diritto di camminare per strada è perché il potere pubblico me lo consente, mi attribuisce detta
facoltà; diverso è dire che io sono LIBERO DI CAMMINARE, e il potere pubblico non deve riconoscermi
detta facoltà, ma la deve garantire)
→ queste due visioni di rapporto tra uomo e potere pubblico, cambiano l’assetto, l’equilibrio dello Stato: questo è il
profilo storico che ci fa capire come la Costituzione è arrivata a sancire l’art.2.
Cosa si intende per situazione giuridica soggettiva?
→ include sia diritti che doveri (situazioni di carattere attivo e passivo); la situazione giuridica soggettiva
esprime lo STATO del soggetto: che può essere di vantaggio o di svantaggio. SITUAZIONI GIURIDICHE
SOGGETTIVE ATTIVE:
- diritti assoluti
- diritti relativi
- interessi legittimi
- diritti di libertà
- potestà (potere di fare qualcosa → es: potestà genitoriale)
SITUAZIONI GIURIDICHE SOGGETTIVE PASSIVE:
- doveri (rispetto della proprietà altrui → riguarda i diritti assoluti)
- obbligo ( → riguarda i diritti relativi)
- oneri (impegni che i soggetti assumono per avere il soddisfacimento di un proprio interesse)
La Costituzione non si limita a prevedere solo diritti e doveri, ma dà una disciplina di queste situazioni
giuridiche soggettive.
Dobbiamo dire che i diritti vengono garantiti anche a livello sovranazionale, dunque come si fa a capire qual
è la disciplina concreta da applicare ad un determinato diritto? Devo guardare tutte le fonti, cambinandole
tra di loro bisogna individuare la regola del caso. La Costituzione è un testo normativo direttamente e
immediatamente applicabile che tutela il singolo sia verso il potere pubblico, che verso il potere privato.
Bisogna inoltre dire che i diritti e i doveri si espandono anche agli stranieri (riguardano i diritti civili; i
diritti politici: elettorato attivo e passivo, riguardano solo i cittadini). Bisogna fare una distinzione tra:
➔ diritti di libertà → si distinguono dagli altri diritti costituzionali, perché a fronte della
situazione soggettiva attiva, ci sia un obbligo di astensione di tutti i consociati dal
impedirmi di manifestare il mio pensiero, ad essi corrisponde non un obbligo di fare
qualcosa, ma un obbligo di non fare qualcosa.
➔ diritti sociali → hanno ad oggetto prestazioni positive dello Stato e di enti pubblici; es: il
diritto alla salute: il mio diritto alle cure mediche, può essere esercitato
solo se lo Stato fa qualcosa; da solo non posso usufruire di questo diritto; → in questo caso
l’omissione legislativa è molto grave.
Nel caso in cui vi è omissione cosa succede? Quale strumento posso utilizzare per far si che ciò che
il legislatore non ha previsto mi possa essere riconosciuto in attuazione della Costituzione?
→ Dovrà essere la Corte a dichiarare l’incostituzionalità nella parte in cui non viene prevista l’erogazione
di un determinato servizio. ( → sentenza additiva: la corte va ad aggiungere qualcosa che prima
non c’era).

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