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TEORIA DEL LINGUAGGIO 2/12/2019

Fra la semiosi e la nostra forma di vita c’è un legame molto duro.

Questo libro si colloca nell’antroposemiosi (la semiosi coincide con tutti i fatti culturali umani).

FORME SIMBOLICHE E COGNIZIONE CULTURALIZZATA (Lasségue)

Antropologia semiotica: indaga il comportamento, l’evoluzione dei comportamenti e delle pratiche grazie
alle forme di mediazione espressiva in cui i segni si manifestano.

L’idea centrale è quella di concepire i fenomeni culturali o fenomeni semiotici come degli eventi la cui
caratteristica prima è (che si manifesta da subito) la loro percepibilità e la loro socialità (i segni sono
percepibili e sono oggetti sociali).

Percettività dei segni: I segni sono da subito percepibili. Un enunciato, un ricordo, una storia, un palazzo, un
treno… qualunque oggetto è un qualcosa che noi innanzitutto percepiamo. Vivere con i segni, esistere con i
segni vuol dire averci a che fare in una maniera molto profonda. Percepire un segno vuol dire entrare in
contatto in maniere estremamente diverse, variabili. Questo primo contatto con i segni è un contatto di
tipo percettivo. La percezione considera incompleta l’idea di schema come inferenza, perché si entra in
contatto con un segno sempre attraverso dei piani di espressione che sono come delle superfici che ci
consentono delle mediazioni (che sono le forme dell’incontro). Ogni incontro deve aver luogo su delle
superfici specifiche. Noi produciamo costantemente, manipoliamo, deformiamo perché possiamo
maneggiare questi piani di espressione. Un piano di espressione può essere tanto il diritto quanto un
palazzo…

Cosa accade quando percepiamo i segni?

Possiamo riscontrare delle somiglianze nel modo di entrare in contatto con i segni. Questo libro tratta di
percezione segnica da un punto di vista fenomenologico. La fenomenologia è una teoria filosofica del ‘900
che ipotizza che per conoscere la natura delle cose occorre che noi facciamo un’operazione di sospensione
tra quelle che sono le credenze abituali sull’oggetto che stiamo esaminando per andare a coglierne la
natura di oggetto intenzionale. Oggetto intenzionale vuol dire oggetto che si manifesta a noi secondo il tipo
di azione che noi esercitiamo su di esso.

I segni si sentono, ci cozziamo contro in maniere e modalità estremamente diverse, non si deducono
logicamente a partire da una struttura inferenziale(Mazzone). L’antropologia semiotica si occupa di
percepire i segni e per questo usa la fenomenologia, perché la prospettiva fenomenologica si rende conto
che quando descriviamo gli oggetti nel campo dell’esperienza umana (antroposemiosi), un oggetto non è
mai una cosa inerte, ma non è neanche qualcosa che noi creiamo dal nulla per convenzione, un oggetto è
l’incontro materiale e contemporaneamente mentale. Percepire un segno vuol dire lasciarsi attrarre dal
segno secondo modi che sono carnali, quando siamo di fronte a qualcosa che ci fa segno, percepire è
qualcosa che ci motiva a cercare quello che ci fa segno.
La percezione per la fenomenologia è un’attività di costruzione di forme e questa costruzione di forme altro
non è che il reperimento di qualcosa di estremamente significativo.

un segno è un centro d’attenzione (figura) verso qualcosa lasciando che il resto del campo diventi il mio
sfondo e il mio orizzonte e che può cambiare costantemente. Ciò che dirige la produzione di segni è il mio
movimento nello spazio.

Maurice Merleau-Ponty, filosofo del XX secolo che assieme a Husserl è il padre della fenomenologia, diceva
che percepire altro non è ciò che noi tiriamo fuori dal nostro muoverci nello spazio. Quindi prima di essere
un’operazione di tipo logico-cognitiva, percepire è un’operazione tattile ed esistenziale, corporea.

La dimensione motoria (che è di tipo irriflesso ma estremamente complessa) guida l’esperienza: ogni
movimento anticipa ciò che sa. L’idea della fenomenologia a cui questo libro si ispira è che anche la
dimensione logica (nel caso della semiosi, la dimensione del significato) si radica fortemente nella nostra
esperienza corporea.

Teoria fenomenologica sociale (come noi produciamo e viviamo/percepiamo segni con il nostro corpo)

È una teoria di come il vivente umano abita il proprio spazio, di come noi ci muoviamo, di come la semiosi
umana abita lo spazio. C’è una struttura normativa che organizza e inquadra la nostra pratica e che
consente anche variazioni. Da un lato stiamo parlando di una prospettiva che vuole focalizzarsi sui segni dal
punto di vista di come un individuo li vive, quindi li percepisce, come materia vivente. La segnicità è una
cosa vivente della cultura umana, quindi non si pone il problema se i segni sono culturali, convenzionali o se
sono naturali…

Percepire è il nostro pulsare vivente, ritmica che cambia a seconda delle variazioni. Lo stesso oggetto
semiotico viene profilato, cioè se ne percepisce un profilo differentemente. Un altro elemento cardine della
teoria fenomenologica della percezione è che la percezione funzioni per profili, non solo per figure-sfondo.
Quando noi percepiamo qualche cosa, il tipo di presupposizione è di tipo sensibile e immaginativo. La
percezione non è soltanto il reperimento di forme, ma è la capacità di anticipare delle forme e valori. Noi
abbiamo una percezione immediata, sensibile del nostro corpo. Quando parliamo di percepire
semioticamente, stiamo parlando di qualcosa di più ampio dello schema inferenziale e nello stesso tempo
stiamo parlando di qualcosa di più specifico…Percepire qualcosa che è dotato di senso per noi, percepire il
significato nel mondo vuol dire qualcosa di più che interpretare, vuol dire percepire qualcosa che ha uno
statuto differente, vuol dire percepire una forma.

La percezione non è solo il reperimento di forme, ma la capacità di anticipare nelle forme dei valori.

Lo schema mentale, la propriocezione: la percezione del proprio corpo integro ed in piedi, anche se noi non
lo vediamo e non abbiamo mai il pieno accesso.

Percepire del significato nel mondo vuol dire percepire una forma.

TFS_: l’idea è quella di sostituire la nozione di segno. Non possiamo fondarci su una prospettiva di tipo
logico-inferenziale per comprendere un fenomeno esistenziale, che non può essere limitato al soggetto
“normale”, perché un vissuto semiotico lo possiamo rintracciare anche negli schizofrenici. Le percezioni del
mondo di un individuo “normale” e di un soggetto affetto da schizofrenia è che le loro percezioni si
collocano su un piano di selezione di ciò che è saliente e questa differenza produce delle forme di
esperienza abitativa e significativa del mondo diverse.
Capitolo di Lassègue

Da un lato ci sono le forme simboliche (una serie di norme, una serie di grandi quadri, grandi cornici, grandi
contesti di attività – il mito, il linguaggio, l’arte, il diritto, la scienza, la religione sono tutte delle grandi
forme simboliche) . Quindi normatività ed emergenza di valori: è l'individuo che conferisce valore ad un
oggetto semiotico.

Cognizione culturalizzata: la conoscenza, che è un fenomeno di rappresentazione individuale del valore


dell’oggetto semiotico, è sempre legata a questi grandi contesti che sono le forme simboliche.

L’ipotesi di partenza del capitolo 3 è che non ci possa essere semiosi se non in uno spazio pubblico. La
semiosi è sempre un fatto espressivo e pubblico, non è mai privata.

Il segno è ciò che emerge da interazioni, per questo è pubblico. In quanto emerge da interazioni , l’atto di
conferire valore non può essere qualcosa di relegato alle nostre menti , cioè il significato di un segno non
può essere relegato alla mia mente, ma noi lo possiamo percepire e descriverlo solo grazie al modo in cui si
manifesta. Quindi una teoria della semiosi e della cultura che voglia pensare alla semiosi come un fatto
pubblico è una teoria dei modi espressivi in cui il senso della nostra esperienza è organizzato.

Il concetto di forma simbolica fu elaborato nel 900 da un filosofo tedesco neokantiano Ernst Cassirer.
Partendo da studi matematici si accorge che la cultura umana come campo della mia esperienza è un
insieme ben orchestrato in maniera (razionale) ordinata di grandi campi tematici, di grandi domini che
strutturano la nostra esperienza. (LINGUAGGIO, MITO, SCIENZA, DIRITTO, ARTE). L’esperienza umana è
organizzata grazie a dei canoni. Il linguaggio è come un canone: ossia un insieme di criteri, norme, forme e
di regole grazie al quale noi possiamo, in maniera irriflessiva, quasi istintiva, senza pensare, modellare la
nostra esperienza.

Una caratteristica di una forma simbolica: le forme simboliche sono dei passaggi obbligati. Es. l’essere
umano ha un rapporto al sacro, perché noi siamo gli unici animali che simbolizziamo e tematizziamo la
morte, ed in quel momento tematizziamo la fine dell'essere umano. I segni sono tali solo se c’è questa
mediazione espressiva. L’esperienza del sacro è un universale culturale. La cultura umana organizza il
campo dell’esperienza in un grande dominio tematico (secondo l’esempio fatto, questo grande dominio
sarebbe la religione). Le forme simboliche intendiamo una serie di canoni su cui la nostra esperienza è
strutturata e ci appare ordinata

Caratteristiche forma simbolica:

1. motore di variazione delle forme, una specie di precondizione. Ogni evento semiotico è una
variazione, ma per creare nuove forze abbiamo bisogno di un gancio collettivo, la forma simbolica è
il motore sociale di una qualunque esperienza che organizza la nostra vita.
2. TRANSDOMANIALITÀ la forma simbolica struttura per lo più un dominio di esperienza, ma non si
tratta di qualcosa di impermeabile. Le forme simboliche sono campi di organizzazione
dell’esperienza, e sono transdomaniali: pur organizzando l’esperienza in grandi domini, fra un
dominio e l’altro ci sono delle infiltrazioni costanti.

3. TRASMISSIBILITÀ: le forme simboliche sono trasmissibili: le FS sono istituzioni di senso la cui


caratteristica è che si trasmettono di generazione in generazione. Come tutte le istituzioni che non
si rintraccia l'origine come quella del diritto o del linguaggio, delle forme simboliche l’origine è
spesso mitologica. Una FS è una tradizione trasmissibile di generazione in generazione.

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