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PETROGENETICI
GEOLOGIA APPLICATA
A.A.2020-2021
Roccia: aggregato naturale di uno o più minerali
Tra i minerali sono compresi anche altri materiali, non sempre
inquadrabili tra questi come i mineraloidi (materiali privi della struttura
tipica dei minerali), o da sostanze organiche solide come il carbone.
Le rocce si formano attraverso processi petrogenetici controllati dai
seguenti parametri: temperatura, pressione e composizione chimica.
I processi petrogenetici si distinguono in tre grandi gruppi: magmatico o
igneo, sedimentario e metamorfico.
Processo magmatico: comprende la formazione di tutte le rocce la cui genesi è correlata alla
consolidazione di masse fuse definite magmi. I magmi possono provenire dal mantello o formarsi
direttamente nella crosta per processi di anatessi crostale. Con la risalita del magma, la progressiva
diminuzione della temperatura porta alla cristallizzazione del magma stesso e quindi alla formazione di
aggregati di minrelai che costituiscono le rocce magmatiche, chiamate anche ignee.
Processo metamorfico: trasforma rocce preesistenti in altre con strutture e/o composizioni anche totalmente
diverse da quelle originarie. Oltre alla mineralogia possono variare anche la struttura e talora il chimismo.
Tale processo avviene sotto l’effetto di variazioni termiche e bariche di una certa importanza. Le
trasformazioni avvengono nella Crosta in assenza di processi di fusione dei minerali.
I minerali preesistenti, non più stabili, vengono distrutti e se ne formano altri, in equilibrio con le nuove
condizioni. Il processo metamorfico produce la trasformazione di rocce preesistenti (magmatiche,
sedimentarie, metamorfiche) che vengono a trovarsi in condizioni ambientali diverse da quelle di origine.
Processo sedimentario: implica la formazione di rocce in ambienti dove la temperatura e la pressione
sono quelle che si realizzano nella superficie del Pianeta, fondali marini compresi.
I sedimenti si formano per l’alterazione e l’erosione delle rocce affioranti (magmatiche, metamorfiche
e sedimentarie) ad opera degli agenti esogeni, il successivo trasporto e la deposizione dei materiali
erosi. Le rocce sedimentarie possono formarsi anche come prodotto di attività biologica o di processi
di evaporazione.
Gli ambienti sedimentari sono condizionati dalla presenza dell’atmosfera e dell’idrosfera nonché da
tutto il mondo biologico che costituisce la biosfera.
Una volta depositatisi, i sedimenti possono essere soggetti alla diagenesi che li trasforma in rocce
sedimetarie.
Temperatura (°C)
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Magma: è un fuso naturale, prevalentemente silicatico, in cui è presente anche una fase fluida (H2O +
altri volatili) tenuta in soluzione dalla pressione. Il magma contiene anche cristalli e/o aggregati di
cristalli che possono essere o il residuo di prodotto di una cristallizzazione in corso. Se, dopo la sua
formazione, il magma subisce un raffreddamento, inizia un processo di cristallizzazione: dal fuso si
separano via via, secondo il loro punto di fusione, vari tipi di minerali, dalla cui aggregazione finale si
formerà una nuova roccia
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Una volta formato, il magma tende a risalire cedendo calore con conseguente inizio del processi di
cristallizzazione.
Il raffreddamento dei fusi magmatici può generare due tipi di materiali: amorfo (=vetro) o cristallino.
Quando un magma perde calore cerca di contrastare questo evento formando cristalli che forniscono
all’insieme il cosiddetto calore latente di solidificazione. Affinché si formino i cristalli, sono necessari,
all’interno del fuso, gli spostamenti di tutti gli elementi chimici che permettono la crescita dei nuclei
cristallini presenti. Se la temperatura si abbassa troppo rapidamente si formano molti germi cristallini
per unità di volume per supplire alle maggiori perdite energetiche. Superata però una determinata
soglia di temperatura, il fuso perde ogni capacità di cristallizzare è si trasforma in una massa amorfa.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
• Bassi valori di raffreddamento a causa della bassa conducibilità delle rocce incassanti e dei notevoli
volumi di fuso. Il raffreddamento può realizzarsi i periodi anche dell’ordine di decine di migliaia di
anni;
• Presenza di tutta la componente volatile che contribuisce a mantenere bassi valori di viscosità e quindi
il trasferimento degli ioni verso i cristalli in crescita.
• Rapido raffreddamento che si associa alla pressoché totale perdita della componente volatile;
• La capacità di cristallizzazione risulta a rischio perché l’aumento della viscosità inibisce la riorganizzazione strutturale
del fuso.
Il risultato del rapido processo di raffreddamento è la formazione di cristalli submicroscopici (soprattutto dei magmi più
poveri in silice) o la consolidazione sotto forma di vetro.
Le masse, generalmente meno voluminose, che risalgono verso la superficie senza fuoriuscire (ambienti ipoabissali)
solidificano in un ambiente intermedio tra quello plutonico e vulcanico. Da questi fusi tende a formarsi una maggiore
quantità di nuclei con ridotta velocità di crescita per cui la dimensione dei cristalli è minore di quella media delle rocce
plutoniche. In alcuni casi le rocce ipoabissali contengono sostanza vetrosa, che tende a formarsi nelle parti esterne dei
filoni o degli ammassi a contatto con le rocce circostanti più fredde.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Nel 1928 N.L. Bowen espose i principi di cristallizzazione di un magma basaltico, osservando come essa
avvenga gradualmente con la compara appaiata di minerali che appartengono a due serie, la prima rappresentata
da minerali femici (ricchi di ferro e magnesio) e la seconda costituita da feldspati. La serie di Bowen indica
dall’alto verso il basso la sequenza di formazione dei vari minerali per temperature via via decrescenti.
olivina
muscovite
quarzo
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Strutture e tessiture
In funzione del fatto che i minerali possano essere distinti a occhio nudo o solo tramite strumenti di
ingrandimento si distinguono: rocce faneritiche (minerali visibili ad occhio nudo) e afanitiche.
La Struttura definisce:
• il grado di cristallinità,
La Tessitura definisce:
Il primo attributo indica l’assenza si vetro, il secondo le dimensioni dei vari cristalli che permettono di
classificare questi litotipi come faneritici.
Minerali euedrali o idiomorfi→ben formati, hanno un contorno che ripete l’abito cristallino della
specie
Minerali anedrali o alliotromorfi→privi di forma propria, non hanno un contorno regolare perché , a
differenza degli euedrali, hanno cristallizano in momenti successivi e la loro crescita è condizionata
dalla forma degli spazi residui.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Le rocce vulcaniche sono in genere afanitiche, con la loro struttura varia da afirica a porfiriche.
Le rocce con struttura afirica derivano da magmi che, al momento dell’eruzione, sono privi di minerali
cristallizzati in condizioni intrusive; in tali fusi il processo di consolidazione inizia solo dal momento
della loro effusione.
Le rocce con struttura porfiriche derivano da magmi che, al momento dell’eruzione, contengono
minerali cristallizzati in condizioni intrusive. I cristalli formati in regime intrusivo sono definiti
fenocristalli mentre la restante massa prende il nome di pasta di fondo. Quest’ultima può avere grana
minuta, minutissima o addirittura essere completamente vetrosa (struttura vitrofirica). Un esempio di
lave con struttura vitrofirica è rappresentato dalle ossidiane.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Una delle tecniche classiche per valutare i caratteri mineralogici di una roccia consiste nella
determinazione della percentuale volumetrica di presenza di ciascun minerale, cioè la moda della
roccia. Sulla base dei minerali che le compongono, le rocce magmatiche sono definite:
i parametri Q, A, P ed F →
diagramma classificativo di Streckeisen.
La principale difficoltà nella classificazione è dovuta al fatto che per le rocce vulcaniche l’analisi modale non è quasi mai
agevole e talora impossibile sia per la presenza di vetro sia per la granulometria dell’insieme che spesso impedisce la corretta
individuazione delle specie minerali. Tuttavia, la Sottocommissione IUGS ha proposto una nomenclatura basata sui criteri
analoghi a quella usata per le rocce plutoniche opportunamente semplificata utilizzando i valori normativi al posto di quelli
modali. La norma di una roccia rappresenta una composizione mineralogica virtuale calcolata partendo dai suoi dati chimici.
Tra calori modali e quelli normativi esiste una fondamentale differenza: i primi derivano dalla misura di aree trasformate in
volumi, i secondi provengono da analisi chimiche e quindi rappresentano quantità in peso.
Nelle rocce vulcaniche è inoltre necessario tenere in considerazione la quantità di vetro presente che si mette in evidenza
utilizzando gli attributi con vetro (tra 0% e 20%), ricca di vetro (tra 20% e 50%) o vetrosa (>50%)
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Classificazione e nomenclatura
Morbidelli, 2003
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Vista la difficile applicabilità del criterio mineralogico per la classificazione delle rocce vulcaniche, è necessario ricorrere alle
analisi chimiche.
Sulla base dei dati del chimismo l’IUGS ha introdotto una nuova classificazione delle rocce vulcaniche che si basa sul
confronto tra la somma degli alcali (Na2O+K2O) e la quantità di SiO2 da cui l’acronimo TAS (Total Alkali versus Silica).
Dal punto di vista chimico si distinguono due gruppi principali: rocce subalcaline e rocce alcaline.
A loro volta le rocce subalcaline si distinguono in tholeiitiche e calcoalcalinee quelle alcaline in alcalino sodiche e alcalino
potassiche.
Classificazione chimica e
Le rocce granitoidi, ossia l’insieme di graniti, granodioriti e tonaliti, rappresentano le famiglie di rocce plutoniche più diffuse
in ambienti continentali.
I graniti sono rocce quarzoso-feldspatiche. Il quarzo incide per quantità variabili ma sempre superiore al 20% in volume
(valori modali).
I graniti sono rocce plutoniche con strutture generalmente granulari olocristalline ipidiomorfe; le dimensioni variano da
millimetriche a centimetriche. Le tessiture sono generalmente isotrope.
Il colore d’insieme è generalmente chiaro sui toni del rosa più o meno accentuato.
Oltre al quarzo, nei graniti sono presenti felspati che, generalmente, per più di un terzo sono rappresentati da feldspati alcalini di
tipo ortoclasio o microclino che spesso hanno colore rosato e dimensioni maggiori rispetto agli altri. Il resto della componente
feldspatica è costituita da plagioclasio di tipo sodico. Se la percentuale in volume dei feldspati alcalini supera quella dei
plagioclasi le rocce prendono il nome di sienograniti o graniti alcalini se la quantità di plagliclasio è veramente scarsa.
I minerali femici sono poco abbondanti e generalmente tra essi prevale la biotite rispetto ad anfibolo e pirosseni.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Dal punto di vista mineralogico, le granodioriti contengono minori quantità di feldspato alcalino e di quarzo
rispetto a graniti. Le tonaliti contengono quantità ancora più basse di feldspato potassico (≤ 10% dei feldspati in
volume). I femici sono rappresentati da orneblenda e/o biotiti e la loro quantità aumenta al passaggio dalle
granodioriti alle tonaliti.
Le apliti e le pegmatiti definiscono i caratteri strutturali di filoni o tasche all’interno dei corpi di rocce granitoidi.
Rispetto a quest’ultime, alle quali sono geneticamente collegate, sono più ricche di quarzo, feldspati alcalini,
muscovite e altri minerali che si formano negli stadi finali della consolidazione magmatica.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
tonalite granodiorite
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Dicco aplitico
Dicco aplite-pegmatite
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Le sieniti sono una famiglia di rocce essenzialmente feldspatiche a grana medio-grossa caratterizzate dalla
prevalenza di feldspato potassico.
Le sieniti hanno tipicamente una struttura granulare olocristallina ipidiomorfa e la tessitura isotropa.
Le sieniti hanno un colore rosato derivato dalla presenza di feldspato potassico che può assumere anche un
colore rosso cupo.
Hanno composizioni intermedie tra dioriti e sieniti. Hanno grana medio-grossa con strutture e tessiture
simili a dioriti e sieniti.
I minerali femici presenti nelle monzoniti sono prevalentemente augite e secondariamente biotite e
orneblenda; il quarzo è in genere scarso.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Sienite Monzonite
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Considerata l’abbondanza di minerali femici, il colore dei gabbri è decisamente scuro tendente al nero.
Nei gabbri i costituenti fondamentali sono rappresentati da plagioclasio basico e pirosseno monoclino
di tipo augitico. Talora a questi minerali si associa olivina (gabbri olivinici) e orneblenda bruna (gabbri
a orneblenda).
I gabbri che contengono quantità abbondanti (oltre il 10%) di feldspatoide sono denominati gabbri a
feldspatoide.
Sono peridotiti ricchissime di olivina che rappresenta il minerale presente in concentrazioni non
inferiori al 90% in volume.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Peridotite Dunite
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
I basalti sono le rocce vulcaniche più diffuse sulla crosta terrestre. Sono gli equivalenti vulcanici dei gabbri.
Si tratta di rocce basiche (45<SiO2 % in peso<52) con struttura variabile da afirica a porfirico olocristallina,
talora anche ipocristallina e tessitura tendenzialmente isotropa.
I basalti sono rocce di colore grigio scuro, talvolta quasi nero ed elevata densità, con pasta di fondo a grana
generalmente minuta. Minerali sempre presenti nei basalti sono plagioclasio calcico e clinopirrosseno.
Sotto il nome di basalti sono raggruppate litologie che, pur caratterizzate da chimismi abbastanza simili,
costituiscono i capostipiti di serie magmatiche tra loro ben distinte. Le distinzioni petrografuche e
geochimiche più importanti riguardano almeno due tipo fondamentali: basalti alcalini e basalti subalcalini.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Basalti colonnari
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Le andesiti rappresentano l’equivalente vulcanico delle dioriti. Strutturalmente sono simili ai basalti
ma tendono ad avere una maggiore quantità di fenocristalli rappresentati da plagioclasi o minerali
femici, una pasta di fondo tendenzialmente più vetrosa ed un colore d’insieme sui toni del grigio.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Le daciti rappresentano l’equivalente vulcanico delle tonaliti ed in parte delle granodioriti. Nella
maggior parte delle daciti abbondano i fenocristalli di plagioclasio, quarzo e sanidino e scarseggiano
quelli femici (prevalentemente pirosseno, anfibolo e biotite).
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Le rioliti rappresentano l’equivalente vulcanico dei graniti. Presentano un colore molto vario
nell’intervallo grigio cenere – nero plumbeo ma non mancano quelle di colore avana rossastro e
verdognolo. La struttura che varia da afirica a porfirica è generalmente vetrofirica. La componente
femica, pressochè assente, è rappresentata da fenocristalli di biotite, anfibolo e pirosseno.
Le trachiti rappresentano l’equivalente vulcanico delle sieniti. Il colore delle trachiti è grigio chiaro e
riflette l’abbondanza di minerali sialici. I fenocristalli sono generalmente di plagioclasio sodico e
sanidino e più raramente di femici.
LE ROCCE MAGMATICHE (O IGNEE)
Le fonoliti rappresentano l’equivalente vulcanico delle sieniti a feldspatoidi. Il colore dai toni del
grigio chiaro al rosso mattone. Sono rocce prevalentemente sialiche nelle quali prevalgono feldspato
alcalino e feldspaoide; il plagioclasio è molto scarso e i femici più comuni sono pirosseno, anfibolo e
biotite.
LE ROCCE PIROCLASTICHE
Le rocce piroclastiche derivano dall’accumulo di materiali ricollegabili all’attività vulcanica esplosiva.
L’attività esplosiva consiste in una brusca frammentazione del fuso silicatico che viene espulso all’esterno del
condotto sotto forma di brandelli incandescenti. I gas contenuti nel magma non vi restano disciolti perché i
fusi, durante la loro risalita lungo i condotti vulcanici, ad una certa quota, diventano soprassaturi di volatili.
I prodotti piroclastici sono classificati in base alla dimensione dei frammenti:
dimensioni >64 mm →blocchi e bombe
2<dimensioni <64 mm →lapilli
dimensioni <2 mm →ceneri
La nomenclatura delle rocce piroclastiche si basa essenzialmente sulla granulometria dei vari componenti
derivati dalla solidificazione del fuso frammentato. Se associato al materiale vulcanico (cenere e lapilli) si
rinvengono anche detriti non vulcanici, alla roccia di da il nome di tufite.
Con il termine generico di tefra sono indicati tutti i materiali piroclastici derivanti da eruzioni esplosive senza
tener conto delle loro dimensioni.
LE ROCCE PIROCLASTICHE
Morbidelli, 2003
LE ROCCE PIROCLASTICHE
LE ROCCE METAMORFICHE
La modifica, che avviene tramite deformazioni meccaniche e reazioni che trasformano un insieme di
minerali in altri più stabili nelle nuove condizioni ambientali, origina una roccia metamorfica.
I caratteri strutturali e/o tessiturali e/o mineralogici del protolite sono talora riconoscibili ma nella
maggioranza dei casi, i nuovi litotipi hanno strutture e paragenesi decisamente diverse.
LE ROCCE METAMORFICHE
Le trasformazioni metamorfiche si sviluppano generalmente in un intervallo di temperatura compreso tra 200°C (limite
diagenesi-metamorfismo) e 750-800°C (a queste temperatura i processi metamorfici possono intrecciarsi con quelli di
fusione soprattutto. se nelle fasi gassose abbonda l’H2O) e pressioni da molto basse fino a 15-20 kbar (corrispondenti a
profondità di oltre 40km).
All’interno della Terra, fino a una certa profondità, vi è un aumento di temperatura detto gradiente geotermico che è in
media di circa 25°C/km ma che può variare in relazione ai differenti contesti geologici da 10°C/km fino a oltre 75°C/km
in prossimità delle intrusioni magmatiche.
In profondità le rocce sono soggette alla pressione litostatica, dovute al carico delle rocce sovrastanti.
P= *g*z
Le pressioni che non hanno carattere litostatico vengono definite pressioni orientate o direzionali.
LE ROCCE METAMORFICHE
Si usa il prefisso –meta associato al nome di una roccia magmatica (es. metagabbro) o sedimentaria
(es. metapelite) quando sono ancora riconoscibili i caratteri della roccia originaria. Questi ultimi
possono essere stati completamente cancellati dalla ricristallizzazione metamorfica.
LE ROCCE METAMORFICHE
Strutture e tessiture
Nel metamorfismo si possono formare nuovi minerali, alcuni dei quali tipici delle rocce metamorfiche.
Nel processo metamorfico, la crescita delle nuove fasi tra loro in equilibrio è pressochè simultanea,
tale processo è chiamato cristalloblastesi. La struttura delle rocce metamorfiche è definita
cristalloblastica.
La tessitura, cioè l’orientazione spaziale dei singoli minerali o di gruppi di questi, è per lo più
condizionata dall’azione di pressioni non litostatiche.
La tessitura viene definita isotropa o massiva quando i vari minerali che costituiscono l’aggregato
metamorfico mostrano una distribuzione casuale.
Nelle tessiture anisotrope (imputabili all’azione di pressioni non litostatiche) i minerali si orientano e
si distribuiscono secondo piani o direzioni preferenziali.
LE ROCCE METAMORFICHE
Strutture e tessiture
Si usa il termine foliazione per indicare, in generale, tutte le superfici con distribuzione omogenea,
dette anche superfici –S, che si possono materializzare nelle rocce metamorfiche.
Un particolare tipo di foliazione è la scistosità, di solito visibile in rocce con minerali abbastanza ben
sviluppati; la più nota è quella prodotta da orientazione di cristalli di mica. La scistosità è tipica di
rocce metamorfiche definite scisti che alla percussione si scindono abbastanza facilmente secondo
piani tra loro paralleli.
Strutture e tessiture
Morbidelli, 2003
LE ROCCE METAMORFICHE
Tipi di metamorfismo
• regionale dinamotermico, nel quale il gradiente termico oscilla attorno a un valore medio di
25°C/km;
• di alto gradiente di pressione, nel quale il gradiente termico è basso, pari in media a circa
10°C/km;
Facies metamorfiche
Una facies metamorfica, concetto introdotto da P. Eskola nel 1915, è individuata da un insieme di
associazioni di minerali formate in rocce con chimismi tra loro diversi che affiorano in spazi ristretti.
Una facies metamorfica rappresenta un ambiente P-T in cui si sviluppano determinate associazione di
minerali in funzione oltre che delle variabili intensive anche del chimismo dei vari litotipi.
Quando si definisce una facies metamorfica ci si riferisce ad un intorno termobarico in cui possono
coesistere associazioni di minerali differenti che dipendono dai chimismi delle rocce originarie.
Facies metamorfiche
Morbidelli, 2003
LE ROCCE METAMORFICHE
Facies metamorfiche
NB. I nomi delle facies fanno riferimento all’aspetto delle rocce (es. scisti verdi) o si basano sulla
presenza di alcuni minerali (es. phrenite-pumpellyte), hanno una piena validità solo se il chimismo dei
protoliti è tale da poter fornire quei minerali che caratterizzano le associazioni standard. Ad esempio
un calcare puro anche se metamorfosato nella facies degli scisti verdi non sarà mai verde e non
formerà mai anfibolo anche se è sottoposto ad ambienti tipici della facies anfibolitica.
LE ROCCE METAMORFICHE
Metamorfismo di contatto
Il metamorfismo di contatto è provocato dal riscaldamento delle intrusioni magmatiche sulle rocce
incassanti. I gradienti termici sono elevati, fino a 75°C/km ma la pressione è bassa, in genere inferiore
a 3 kbar.
Le azioni termiche producono zone nele quali si manifestano i loro effetti, dette aureole il cui spessor
aumenta con il crescere della quantità di calore ceduta da magma.
Le rocce derivate dal metamorfismo di contatto sono le cornubianiti, internazionalmente note come
hornefels.
LE ROCCE METAMORFICHE
Filladi: finemente scistose e a grana fine. Sono costituite in prevalenza da silicati lamellari quali miche
e cloriti.
Micasciti: con netta scistosità e tipicamente scagliose, hanno grana maggiore rispetto alle filladi;
contengono più del 50% di miche.
micascisto
fillade
LE ROCCE METAMORFICHE
Gneiss: sono più ricchi di feldspato e quarzo rispetto ai micascisti e alle filladi. Negli gniess di solito
bande e lenti di silicati chiari alternano ad altre in cui predominano silicati scuri.
Gneiss occhiadino
LE ROCCE METAMORFICHE
Scisti blu: rocce scistose il cui colore è dovuto alla presenza di glaucofane .
Marmo dolomitico
LE ROCCE METAMORFICHE
Granuliti: rocce metamorfiche di alta temperatura e pressione intermedia, sono caratterizzate dalla
instabilità degli ossidrili; le granuliti basiche sono costituite feldspato e pirosseno mentre quelle acide
da quarzo, granato e plagioclasio.
quarzite granulite
LE ROCCE METAMORFICHE
Eclogiti: metabasiti composte da pirosseno sodico e granato; si trovano in bande e lenti anche di
discrete dimensioni in rocce con vari gradi di metamorfismo dove si siano sviluppate pressioni elevate.
Serpentiniti: derivate da peridotiti, contengono minerali del gruppo del serpentino e sono indicatrici di
metamorfismo con temperature minori di 500-550°C.
serpentinite
eclogite
LE ROCCE METAMORFICHE
Calcescisti: composti da calcite, miche, clorite e quarzo; derivano da metamorfismo di calcari con
varie mescolanze di argilliti e arenarie.