Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Giunta cittadina c’è chi è ansioso di attirare l’attenzione sul piccolo centro della costa.
Quale occasione migliore di un reality show, con telecamere piazzate dovunque a
riprendere luoghi e persone che entreranno nelle case di decine di migliaia di
telespettatori? La proposta è approvata, i riflettori puntati, ma l’arrivo del cast crea non
poco scompiglio, tanto più che il produttore, consapevole che gli scandali aumentano
l’audience, si diverte ad alimentare le tensioni tra i concorrenti.
Non gli resta che insistere, per arrivare ad aprire una breccia nel muro di silenzio che la
piccola comunità di Fjällbacka, vera protagonista di una serie che si è imposta su milioni
di lettori nel mondo, erge a difesa della propria immagine, che vuole conservare
irreprensibile.
Prima di diventare una delle più celebri e vendute autrici di polizieschi della Svezia,
CAMILLA LÄCKBERG (1974) ha lavorato per diversi anni nel marketing. Oggi, madre di
tre figli, vive a Stoccolma dove continua a scrivere la sua fortunata serie tradotta in 55
paesi, che ha venduto finora nel mondo più di quindici milioni di copie. La serie di Erica
Falck e Patrick Hedström è stata più volte premiata dall'Accademia svedese del
poliziesco ed è diventata una fiction televisiva di successo.
Camilla Läckberg
Marsilio
Della stessa autrice
nel catalogo Marsilio
La principessa di ghiaccio (vai alla scheda)
Il predicatore (vai alla scheda)
Lo scalpellino (vai alla scheda)
L’uccello del malaugurio (vai alla scheda)
Il bambino segreto (vai alla scheda)
La sirena (vai alla scheda)
Il guardiano del faro (vai alla scheda)
Il segreto degli angeli (vai alla scheda)
Il domatore di leoni (vai alla scheda)
La strega (disponibile dal 22 giugno, vai alla scheda)
Tempesta di neve e profumo di mandorle (vai alla scheda)
Seguici su Facebook
Seguici su Twitter
Scopri la community
www.giallosvezia.it
Quando Anna scese dalla camera, Erica aveva già pranzato, ma,
sebbene fosse l’una passata, la sorella aveva l’aria di non aver
chiuso occhio. Anna era sempre stata minuta, ma adesso era
talmente magra che a volte Erica doveva controllarsi per non
trattenere il fiato quando la vedeva.
«Che ore sono?» chiese Anna con voce non del tutto ferma. Si
sedette a tavola e prese la tazza di caffè che Erica le tendeva.
«L’una e un quarto.»
«Da da» disse Maja, agitando la manina in direzione della zia
nel tentativo di attirare la sua attenzione. Anna non se ne accorse.
«Merda, ho dormito fino all’una? Perché non mi hai svegliata?»
chiese bevendo cauta un sorso di caffè bollente.
«Be’, non sapevo cosa volevi che facessi. Hai l’aria di una che ha
bisogno di dormire» rispose Erica con tatto, sedendosi anche lei a
tavola.
Da molto tempo il rapporto tra loro era così fragile che Erica
era costretta a tenere a freno la lingua, e dopo tutto quello che
era successo con Lucas le cose non erano certo migliorate. Il solo
fatto di dormire sotto lo stesso tetto le aveva fatte scivolare
nuovamente nei vecchi schemi dai quali entrambe avevano
faticato per liberarsi. Erica era ricaduta nel suo ruolo di madre,
mentre Anna sembrava combattuta tra il desiderio di affidarsi alle
cure della sorella e quello di ribellarsi. In casa regnava da mesi
un’atmosfera cupa, con molte cose non dette sospese nell’aria, in
attesa di essere espresse. Ma dato che Anna si trovava ancora in
uno stato di shock dal quale sembrava non avere la forza di
uscire, Erica le girava attorno in punta di piedi, atterrita all’idea
di fare o dire qualcosa di sbagliato.
«I bambini? Tutto bene?»
«Sì, sì, tutto tranquillo» rispose Erica, evitando di proposito di
riferire il capriccio di Adrian. Ultimamente Anna aveva pochissima
pazienza con i figli. La maggior parte delle faccende pratiche
ricadeva sulle spalle di Erica, e non appena scoppiava un litigio
Anna si ritirava nel suo bozzolo e lasciava che se la sbrigasse la
sorella. Era come uno straccio strizzato. Si trascinava in giro
tentando di ritrovare ciò che un tempo l’aveva tenuta in piedi.
Erica era preoccupatissima.
«Anna, senti, non arrabbiarti, ma non credi che dovresti andare
da qualcuno? Ci hanno dato il nome di uno psicologo di cui dicono
tutti meraviglie, e secondo me...»
Anna la interruppe in tono brusco. «Ti ho detto di no. Devo
risolvere questa cosa da sola. La colpa è mia, ho ucciso una
persona. Non posso stare seduta davanti a uno sconosciuto a
lamentarmi. Devo rielaborare io quello che ho fatto.» La mano
strinse così forte la tazza che le nocche s’imbiancarono.
«Anna, lo so che ne abbiamo parlato mille volte, ma te lo ridico
lo stesso: è stata legittima difesa. E non hai difeso solo te, hai
difeso anche i bambini. Non ne ha dubitato nessuno, sei stata
assolta. Ti avrebbe uccisa lui, Anna. O tu o Lucas.»
Mentre Erica parlava, i muscoli del viso della sorella ebbero un
fremito leggero e dal suo seggiolino Maja, che evidentemente
avvertiva la tensione nell’aria, si mise a piagnucolare.
«Io non voglio parlarne» disse Anna a denti stretti. «Torno su a
stendermi. Vai tu a prendere i bambini?» Si alzò e lasciò Erica da
sola in cucina.
«Sì, vado io» rispose, sentendo le lacrime bruciare sotto le
palpebre. Non ne poteva più. Tra poco avrebbe ceduto. Qualcuno
doveva fare qualcosa.
Poi le venne un’idea. Sollevò il ricevitore e compose un numero
a memoria. Valeva la pena tentare.