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Illustrazioni di Arlene Bax


Copertina ideata da Arlene Bax
Libro progettato da Builtvisible
Scritto da Elissa Webster, Mel Carswell, Aimee Pearce
Edito da Jennifer Taylor, Jessica Cox

© World Vision International 2021


Pubblicato per la prima volta nel 2021 da:
World Vision International
800 W Chestnut Ave,
Monrovia, CA
91016 Stati Uniti

https://www.worldvision.it/
Racconti eroici di ragazze di tutto il mondo
che non hanno mai smesso di credere nei
propri sogni, indipendentemente da tutto…
Sommario
Titolo Pagina

Prefazione 6

Rifa, Bangladesh 8

Nahomy, Honduras 12

Addyson, Stati Uniti d’America 16

Kanishka, India 20

Lenny, Filippine 24

Mwila, Zambia 28

Xiaobing, Cina 32

Akhi, Bangladesh 36

Elizabeth, Uganda 40

Lina, Cambogia 44

Ringraziamenti 48

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Prefazione

In questo momento, una ragazza è seduta per fare i compiti. Un’altra


ragazza sta accendendo un fuoco per prepararsi a cucinare. Un’altra
si alza per parlare – intorno a un tavolo da pranzo, a una riunione del
villaggio nell’ufficio di un politico – anche se le è sempre stato detto di
sedersi e ascoltare. Un’altra ancora sta guardando il mondo fuori dalla
finestra – le tende si aprono, quindi niente può impedirle la vista – e
pensa, pianifica e sogna la sua più sfrenata ambizione, la sua grande
idea, la sua prossima mossa.

Ognuna di queste ragazze sta già vincendo una scommessa che era
data per persa. In molte parti del mondo, per le ragazze è più difficile
fare molte cose in confronto ai ragazzi: avere la possibilità di nascere,
sopravvivere all’infanzia, andare a scuola, scegliere un lavoro o
semplicemente scegliere la propria strada.

Ma le cose stanno cambiando.

Nei 100 paesi in cui opera World Vision, assistiamo in prima fila alla
trasformazione che sta avvenendo per le ragazze. Sta accadendo poco
a poco – un’idea, una conversazione, una legge, una piccola impresa,
una vita alla volta – nelle case e nelle comunità di tutto il mondo.
È incredibile ed emozionante, ed è un cambiamento che tutti noi
possiamo contribuire a realizzare! Ecco perché abbiamo scritto questo
libro.
Queste sono le storie di 10 ragazze che hanno sognato in grande,
pensato in modo diverso, non si sono mai arrese e hanno fatto cose
che sembravano impossibili. Sono responsabili del cambiamento,
scrivono le proprie storie, in modi piccoli e grandi (e in piccoli modi
che si trasformano in grandi modi). Insieme, queste ragazze e milioni
di altre come loro stanno rivoluzionando il mondo.

In questo momento, una ragazza o un ragazzo che tengono in mano


questo libro stanno plasmando il futuro insieme a tutti gli altri
responsabili del cambiamento nel mondo. Il futuro sarà tutto ciò che
decideremo di realizzare.

Andiamo.

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RIFA, BANGLADESH

R i fa è una ragazza fo r t e e c apac e . Ha


semp re sap u t o di e s s e rl o, m a ade s s o
lo hanno cap i to an ch e l a s u a fam igl ia e
la comuni tà a c u i appar t ie n e . Rifa è u n a
delle ragaz ze de l kar at e “ Sh ah o s h ” .

Nel villaggio di Rifa, situato all’estremo ovest del


Bangladesh, le ragazze venivano considerate fragili.Da
loro ci si aspettava che contribuissero alle faccende
domestiche e si preoccupassero di trovare marito, non
di crearsi una carriera.

E, se i ragazzi si rivolgevano a loro in modo sgarbato


al mercato o per strada, tutti si aspettavano che le
ragazze lo tollerassero.

Ma tutto questo la quattordicenne Rifa lo detestava.


Non condivideva il modo in cui le ragazze venivano
trattate nella sua comunità e aveva paura di rientrare a
casa da sola.

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Così, quando venne a sapere di un corso di karate
Shahosh, che insegna l’arte marziale a ragazze come
lei, volle assolutamente partecipare. Shahosh significa
“coraggio” in bengalese, la sua lingua.

Rifa era entusiasta di sentirsi coraggiosa. Non si può


dire altrettanto dei suoi genitori. Si preoccupavano di
quello che la gente avrebbe potuto pensare o dire se
l’avessero vista esercitarsi. Ritenevano che le ragazze
della comunità non avrebbero dovuto svolgere questo
tipo di attività.

La preside della scuola di Rifa, al contrario, apprezzava


molto l’idea che le ragazze apprendessero il karate.
Parlò con i genitori delle ragazze descrivendo loro
alcuni benefici di tale attività, sia fisici sia psicologici,
e molti di loro permisero alle proprie figlie di
cimentarsi in questa attività. Trascorsi sei mesi, Rifa
aveva acquisito nuove abilità... e non solo.

Acquisì sicurezza in se stessa, consapevolezza dei


propri diritti come ragazza, così come delle leggi a
tutela dei minori come lei. Comprese, soprattutto, che
poteva esporsi a favore di se stessa e degli altri, e che
avrebbe dovuto farlo, anche se l’avessero criticata.

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Molte ragazze di Shahosh hanno già conquistato
le loro prime cinture, e l’allenatore ha posto loro
degli obiettivi successivi, incoraggiandole a cercare
di entrare nella squadra nazionale di karate e a
competere a livello mondiale.

Nel frattempo era nato anche un gruppo di ragazzi


Shahosh che, sensibilizzati al principio di uguaglianza
tra uomo e donna, avevano iniziato a trattare meglio
le ragazze. Avevano imparato anche il rispetto e i modi
per prevenire la violenza all’interno delle comunità.

“I miei genitori non si preoccupano più quando


sono fuori casa”, afferma Rifa con sicurezza.
“La gente del villaggio ci rispetta quando ci vede
andare a lezione di arti marziali con le nostre
uniformi”.

Per Rifa, questo è solo l’inizio.

Ha insegnato ciò che ha appreso alla cugina di 13


anni, in modo che anche lei potesse sentirsi forte. E
trasmetterlo a sua volta! Rifa coltiva un nuovo sogno
per il futuro: diventare agente di polizia.

“Voglio definitivamente porre fine alla violenza nei


confronti delle ragazze”.

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NAHOMY, HONDURAS

L ’anno in cui Nahomy ha compiuto 13 anni ed è


diventata un’adolescente, non si è accontentata
di festeggiare con una torta, ma ha deciso di
candidarsi come sindaco dei ragazzi della propria
città!

Si trattava di un lavoro impegnativo, poiché la sua


comunità conta 21.000 persone nell’Honduras
occidentale. Ma Nahomy era più entusiasta che
preoccupata di assumersi tale responsabilità.

Se fosse diventata sindaco dei ragazzi, sapeva che


avrebbe potuto aiutare molti altri bambini a sognare
in grande e insieme avrebbero potuto cambiare molte
cose all’interno della comunità.

Nahomy aveva in programma di parlare dei diritti dei


bambini e di organizzare la comunità per lavorare

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insieme.
Desiderava condividere la propria speranza di un
futuro meraviglioso, non solo migliore! Nahomy era
determinata a realizzare un cambiamento in quanto
era consapevole di quanto fosse difficile la vita per i
bambini e i giovani della comunità.

Quando era piccola, suo padre dovette spostarsi per


cercare lavoro, pertanto trascorse sei anni con i nonni
in attesa che lui tornasse.

Come molti membri della comunità, i nonni di


Nahomy sono coltivatori di caffè. Lavorano duramente
ogni giorno sotto il sole cocente, per poter comprare
il cibo e tutto il necessario. Spesso, però, i soldi non
bastano.

Di conseguenza, molti ragazzi come Nahomy sono


costretti ad abbandonare la scuola per aiutare i
genitori nelle fattorie o per trovare un lavoro che
permetta loro di contribuire al sostentamento della
famiglia. Alcune ragazze abbandonano precocemente
la scuola per sposarsi, sperando che questo offra
loro più possibilità. Ma, anziché uscire dalla povertà,
i bambini a cui è preclusa l’istruzione hanno meno
scelte per il futuro.

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“Per me, ricevere un’istruzione significa potermi
prendere cura della mia famiglia e della mia
comunità, specialmente dei miei nonni e di mio
padre, che hanno fatto molti sacrifici per offrirmi
delle opportunità”, afferma Nahomy.

Dopo aver ottenuto il doppio dei voti degli altri


candidati, Nahomy ha vinto le elezioni!

Ora che è diventata sindaco dei ragazzi sta


affrontando grandi questioni all’interno della
comunità, svolgendo una campagna impegnativa per
porre fine al matrimonio precoce e alla gravidanza
adolescenziale, e per stimolare le ragazze e tutti gli
altri bambini a frequentare la scuola.

Quando un bambino del posto abbandona la scuola,


Nahomy va a parlare con i genitori accompagnata
da un responsabile per la tutela dei minori. Insieme
aiutano la famiglia a trovare delle soluzioni che
permettano ai propri figli di completare il percorso
scolastico. Nahomy ama il suo ruolo di sindaco dei
ragazzi, ma coltiva sogni più ambiziosi.

“Voglio diventare medico e fondare il primo


ospedale nella mia comunità”, spiega.

Tutti fanno il tifo per lei!

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ADDYSON, STATI UNITI

A ll’età di 7 an n i, Addys o n s i è po s t a
un grande o b ie t t ivo : c o r r e r e u n a
mez za maratona. L’ o b ie t t ivo l o r aggiu n s e
dop o un solo an n o ! Co m pl e t ò l a gar a
di 21 km! Ma c o n qu is t ò an ch e u n
obi ettivo di gra n l u n ga s u pe rio r e, ch e
ha comp ortato u n c am b iam e n t o r adic al e
p er una comuni t à di b am b in i c o m e l e i n e l
Kenya occi dental e .

Addyson vive negli Stati Uniti, lontano dal Kenya.


Tuttavia, ha deciso di correre una mezza maratona
dopo aver sentito la storia di Maurine, una bambina
keniota di 9 anni. In Kenya, come in molti altri paesi
del mondo, bambine come Maurine percorrono a piedi
6 km in media al giorno per procurare alle proprie
famiglie l’acqua da bere.

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Camminare così a lungo comporta dei rischi e le
costringe ad assentarsi da scuola per ore ogni giorno,
trascurando i compiti e sacrificando le attività di
gioco. Ma la cosa peggiore è che l’acqua non sempre
è sicura, spesso devono raccoglierla da pozzi sporchi
a cui attingono anche gli animali. Questo può
compromettere gravemente la salute delle persone.

“Non mi sembrava giusto che dei bambini dovessero


preoccuparsi di questo”, dice Addyson, “quando
a me basta aprire il lavandino della cucina o il
frigorifero per avere dell’acqua pulita”.

Addyson decise di intervenire per aiutare i bambini


come Maurine. Ma come?

Ha deciso di provare a raccogliere 13,100 dollari


correndo, per aiutare a costruire pompe d’acqua pulita
in Kenya: 1,000 dollari per ciascuna delle 13,1 miglia (21
km) che avrebbe percorso.

Ha iniziato ad allenarsi e a raccogliere fondi.


Ha fatto dei braccialetti che ha venduto; alla sua festa
di compleanno ha chiesto agli amici di compiere
donazioni anziché farle dei regali; ha organizzato una
raccolta fondi presso una pizzeria locale; ha persino
portato una tanica piena d’acqua in giro per il suo
quartiere per mostrare agli altri com’era la vita dei
bambini come Maurine.

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Quando arrivò il giorno della mezza maratona,
Addyson aveva raccolto 1.5 volte l’importo previsto,
ben 20.000 dollari!

“Quando avvertivo la stanchezza, ripensavo a quei


ragazzi e mi dicevo: “quei ragazzi vogliono che io
prosegua, senza mollare”. Ho sempre conservato il
ricordo dei loro volti e di Maurine.
Desidero che Maurine sia per me una fonte di
ispirazione”.

Addyson ha corso quattro mezze maratone, ha


raccolto oltre 130.000 dollari insieme alla propria
famiglia, ha condiviso la propria storia in televisione
ed è persino andata in Kenya a incontrare Maurine!

“Non permettere a nessuno di demolire i tuoi


sogni”, afferma Addyson. “La gente potrebbe dirti
che sei troppo giovane, troppo piccolo, ma non
darle ascolto. Rincorri sempre i tuoi sogni e non
permettere a nessuno di ostacolarti”.

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KANISHKA, INDIA

K anishka vive in una grande città situata nel


nord dell’India. Un posto eccitante, pieno di
edifici imponenti, sede di banchieri, uomini d’affari
e società tecnologiche. Ma è altrettanto piena
di smog e infatti è una delle città più inquinate
dell’India.

Kanishka è cresciuta dove l’aria è irrespirabile. Talvolta


è talmente inquinata che diventa pericoloso respirarla.
La gente viene avvertita di non uscire e ai bambini non
viene permesso né di correre né di giocare.

All’età di 16 anni Kanishka decise che era troppo. Così


lei e alcuni coetanei della stessa comunità fondarono
un’associazione di bambini. Volevano risolvere tutti i
più gravi problemi di inquinamento della propria città,
uno a uno.

Innanzitutto si occuparono di qualcosa di divertente e


bello, ma altrettanto dannoso: i fuochi d’artificio.

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Nonostante di notte risultino di grande effetto, il
numero di fuochi d’artificio accesi in città per le feste
aveva causato la presenza di particelle metalliche,
sostanze chimiche e fumo, che restavano sospesi
nell’aria per giorni.

Il cambiamento dei modelli meteorologici


aveva comportato anche una diminuzione delle
precipitazioni, con conseguente mancanza d’acqua.
L’associazione di Kanishka stabilì che la città avrebbe
dovuto compiere scelte diverse, e lo avrebbero
comunicato a tutti!

Kanishka e i suoi amici diffusero questo messaggio


per strada. Organizzarono grandi raduni per spiegare
alla gente il fenomeno del cambiamento climatico,
incentivandola a smettere di sparare petardi, a non
sprecare acqua e a investire in un futuro più sicuro ed
ecocompatibile.

L’associazione di Kanishka passò quindi dalle parole ai


fatti, piantando alberi che contribuissero a pulire l’aria
e creando spazi verdi destinati a tutti i bambini del
quartiere.

“I bambini giocano spesso nelle aree verdi della


comunità. Alcuni bambini che non riescono a
studiare bene a casa trovano più facile farlo nelle
nostre aree verdi”, spiega Kanishka soddisfatta.

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Le cose iniziano a cambiare nella città di Kanishka.
La gente non resta indifferente!

Ora Kanishka sta chiedendo alle autorità cittadine


di modificare le leggi, per costringere fabbriche e
industrie a prendersi cura dell’ambiente, sotto la
minaccia di sanzioni.

Sta inoltre diffondendo il messaggio sulla


conservazione dell’acqua, chiedendo alle persone
di raccogliere l’acqua piovana in modo che ce ne sia
abbastanza per tutti.

Kanishka sogna un futuro maggiormente


ecocompatibile. Chiunque può contribuire a crearlo,
afferma, anche coloro che vivono in una città come la
sua.

“Spero che gli abitanti delle città piantino sempre


più alberi attorno a sé”, afferma.
“Creare un giardino nel proprio terrazzo
è semplicemente uno dei modi più utili per
contrastare l’inquinamento atmosferico.
Le aree verdi sono davvero importanti in quanto
contribuiscono a ridurre il riscaldamento globale”.

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LENNY, FILIPPINE

L enny sta lottando contro un nemico invisibile.


Ma è impegnata nella battaglia, perché convinta
che la propria generazione stia affrontando la più
grande minaccia mai incontrata.

Lenny, 27 anni, è un’infermiera impegnata in prima


linea per proteggere gli abitanti delle Filippine dalla
pandemia di COVID-19. Ricoperta dalla testa ai piedi
con indumenti protettivi, sembra pronta a tutto.

È impegnata in una corsa contro il tempo.

Lenny lavora ai posti di blocco dei trasporti e monitora


chi nei villaggi limitrofi presenta dei sintomi, in modo
da impedire la diffusione del virus. Lenny svolge un
lavoro importante che comporta diversi rischi, ma
aiutare gli altri la appaga molto.

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“Lavorare in prima linea è un compito impegnativo,
soprattutto perché il nemico è invisibile”, spiega
Lenny.
“Sono preoccupata perché ho un bambino che mi
aspetta a casa.
Però devo dedicarmi a questo compito perché è
quello che più richiede la mia presenza”.

Lenny ha un buon lavoro, ben retribuito, che le


permette di mantenere se stessa e la propria famiglia.
Il suo lavoro rappresenta inoltre un segno di
gratitudine nei confronti della comunità, dato che le
cose erano molto diverse quando era piccola.

Lenny è la minore di tre figli. I suoi genitori erano


contadini e spesso faticavano a guadagnare i soldi
necessari a sfamare la famiglia, perciò il più delle volte
andavano a dormire affamati.

Non avevano abbastanza soldi per permettersi le


medicine per i figli che si ammalavano, o per mandarli
a scuola. Un giorno, Lenny e altri bambini della
comunità ricevettero un pratico aiuto da parte di
alcuni adulti del luogo, che includeva un sostegno per
frequentare la scuola. Lenny rimase incredula riguardo
alla generosità di tali sostenitori.

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Questi avevano messo a disposizione il proprio tempo
e le proprie idee grandiose per aiutare Lenny e i suoi
amici ad acquisire nuove competenze, ad accrescere la
propria autostima e a sognare un futuro radioso.

Fu allora che Lenny decise di diventare anche lei una


sostenitrice, per poter dimostrare agli altri la stessa
gentilezza.

Terminata la scuola, Lenny proseguì gli studi in


scienze infermieristiche e ostetricia (le ostetriche
sono infermiere specializzate nell’aiutare le pazienti
durante il parto). Prima dell’inizio della pandemia, ha
lavorato come operatrice sanitaria in aree remote
e disagiate dove la gente non dispone di medici o
infermieri nelle vicinanze.

Come tutti noi, Lenny spera che il proprio paese “si


riprenda da questa pandemia e che tutto torni alla
normalità”, spiega.

“Per ora”, aggiunge, “farò la mia parte”.

Ecco una super eroina della lotta contro i germi!

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MWILA, ZAMBIA

I l sogno di alcune ragazze è quello di fare da


grandi l’astronauta. Altre vogliono diventare
insegnanti o artiste. Mwila sogna di diventare
infermiera, ma ha quasi perso la sua occasione
diventando invece una sposa bambina.

A Nyimba, in Zambia dove vive Mwila, una ragazza


su tre si sposa prima di diventare adulta. Questo può
cambiare tutto.

Anziché giocare con gli amici, studiare a scuola e fare,


più in generale, le cose che fanno i bambini, le ragazze
sono costrette a crescere prima del tempo. Spesso
restano incinte prima di diventare adulte. Una ragazza
che si sposa presto abbandona solitamente la scuola e
quindi, anziché coltivare le proprie ambizioni, rischia
di rimanere intrappolata in condizioni di povertà per
tutta la vita.

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Mwila era adolescente quando l’arrivo del COVID-19
provocò la chiusura della scuola, precludendole
l’accesso all’istruzione.

Il virus aveva anche impedito ai suoi genitori di


lavorare, e questo rese per loro difficile comprare il
cibo per Mwila e i suoi quattro fratelli e sorelle, così
come pagare le bollette di casa.

Mwila non aveva idea del modo in cui la sua famiglia


avrebbe potuto pagare le tasse scolastiche per
permetterle di terminare la scuola e diventare
infermiera. L’unica opzione che le restava, pensò,
era quella di sposarsi con qualcuno che ancora non
conosceva. Se si fosse sposata, sua madre e suo padre
avrebbero avuto un figlio in meno da sfamare.

Ma Mwila avrebbe anche dovuto rinunciare


all’istruzione. Proprio quando stava per rinunciare
ai propri sogni, Mwila frequentò un corso tenuto da
alcuni giovani del luogo e leader della comunità per
ragazze come lei. Tale corso le permise di sviluppare la
consapevolezza che avrebbe potuto scegliere ciò che
desiderava per il proprio futuro.

Adesso, Mwila, ha capito quanto vale e quanto

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sia sempre stato così, anche quando non riusciva
a vederlo. Ha acquisito nuove consapevolezze e
autostima, tornando a sognare e a lottare per il suo
futuro.

Quelle lezioni hanno segnato un cambiamento


radicale per Mwila. Ispirata dalla madre, che era sarta,
Mwila decise di cimentarsi nell’arte del cucito come
autodidatta. Studiò sartoria, utilizzando la macchina
da cucire della madre per fabbricare abiti con stampe
e disegni belli e colorati. Le sue creazioni spiccavano
tra la folla.

Altrettanto faceva lei con il suo sorriso determinato.


Tutta la città iniziò ad acquistare le sue creazioni. Con
i soldi che guadagnava aiutava la famiglia a pagare il
cibo e le bollette di casa, e risparmiava qualcosa per
pagarsi gli studi da infermiera.

Il futuro di Mwila aveva subito una svolta, e il merito


era tutto suo. Ora, colma di speranza e lavorando
duramente, Mwila si sta cucendo un futuro audace e
luminoso, abito dopo abito.

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XIAOBING, CINA

A 12 anni, Xiaobing scrive poesie, tratteggiando


con le parole splendide immagini colorate. Le
sue poesie sono ancora più sorprendenti perché
Xiaobing non ha mai visto il mondo che descrive: è
cieca dalla nascita.

Quando era piccola, Xiaobing viveva con i genitori, il


fratello e la sorella in una grande città. Era un luogo
affollato. Per una bambina non vedente, le strade
sembravano spaventose.

Quando raggiunse l’età per andare a scuola,


Xiaobing era una ragazza timida. Era abituata a
ricevere l’assistenza di operatori specializzati che si
occupavano di lei senza poter imparare a badare a se
stessa. Era in grado di mangiare unicamente con le
mani, non parlava con gli estranei e ogni volta che si
trovava a dover affrontare un problema, piangeva.

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Pertanto, quando i suoi assistenti si sono trasferiti e le
è toccato spostarsi in un nuovo centro assistenziale,
Xiaobing era terrorizzata.

I suoi nuovi insegnanti evitarono di fare tutto al posto


suo. L’aiutarono piuttosto a esercitarsi per capire dove
voleva andare e riuscire a farlo in modo autonomo:
ascoltando il rumore delle auto per decidere quando
attraversare la strada, usando un bastone per
verificare se la strada fosse libera e imparando a
scendere le scale.

Ha imparato a riconoscere le monete in base alle


loro dimensioni per poter fare acquisti in autonomia,
tagliare e cucinare le verdure senza farsi male,
mangiare con bacchette e cucchiaio e lavarsi i vestiti.

Ha inoltre imparato a leggere in braille, un sistema


che i non vedenti usano per leggere con i polpastrelli
delle dita, basato su punti in rilievo che rappresentano
parole e frasi.

Xiaobing ha iniziato a studiare matematica e altre


materie; poi, per la prima volta, è andata a scuola.
Gli altri studenti non avevano mai incontrato una
persona non vedente prima di allora. All’inizio
agitavano le mani davanti a Xiaobing per verificare
se realmente non potesse vedere. Ma con l’aiuto di

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Xiaobing e dei propri insegnanti, i ragazzi hanno
imparato a superare il suo handicap e a preoccuparsi
delle sue necessità.

Poco a poco, Xiaobing ha imparato a valorizzarsi e a


credere in se stessa. Ha acquisito fiducia nel provare
cose nuove. Fantasticava persino riguardo a come
sarebbe potuto essere il suo futuro, a quale lavoro
avrebbe potuto svolgere o a quali esperienze avrebbe
potuto vivere.

“Da grande voglio fare la maestra d’asilo”, afferma


Xiaobing. Svolge già attività di volontariato per
insegnare “la matematica di base ai bambini piccoli”
contribuendo anche a insegnare ai fratelli e alle
sorelle minori.

Xiaobing adora inoltre scrivere poesie! Quando scrive,


il mondo appare bello, e lo è, perché così lo vede
Xiaobing adesso.
Lungo il fiume di Xiaobing
La brezza del fiume soffia leggera,
L’acqua chiara lascia intravedere il fondale del fiume.
La barca rema sull’acqua,
Le colline immobili lungo la riva.

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AKHI, BANGLADESH

N on tutti gli eroi indossano un mantello, ma


talvolta una mascherina! Akhi ha 17 anni ed
è un’eroina della vita reale, che non si limita a
indossare una mascherina. Realizza mascherine!

Akhi è cresciuta in una grande città del Bangladesh


dove viveva con i genitori e le sue due sorelle in un
piccolo monolocale, un’abitazione inglobata in un
enorme mosaico di case.

Il padre di Akhi, prima del grave incidente che lo rese


disabile, lavorava in una fabbrica per la lavorazione
dei gamberi. In mancanza del denaro necessario a
comprare il cibo e a pagare le bollette, Akhi si trovò
costretta ad andare a lavorare in fabbrica con la madre
e la sorella maggiore.

La fabbrica emanava un odore sgradevole e l’aria era


irrespirabile a causa dei prodotti chimici impiegati.
Spesso tali sostanze causavano mal di testa ad Akhi e
sulle sue mani si formavano delle brutte piaghe dovute
al duro lavoro che svolgeva.

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Tuttavia, nonostante lavorasse dalle cinque del mattino
alle cinque di sera, la famiglia di Akhi non riusciva
comunque a guadagnare abbastanza per potersi
permettere tre pasti al giorno.

Quel che è peggio è che, dovendo lavorare, Akhi perse


gli ultimi tre anni di scuola. Senza un’istruzione Akhi
non aveva idea di come avrebbe potuto abbandonare la
fabbrica di gamberi. Ma sapeva di doverci provare.
Un giorno, le giunse notizia di alcune lezioni di
recupero organizzate dalla scuola e tenute in un centro
del quartiere.

Apprezzò così tanto queste lezioni che, con l’aiuto del


centro, decise di fare domanda per tornare a scuola.
Tuttavia, diverse scuole la respinsero a causa dell’età.
“Sei troppo vecchia”, le dicevano.

Akhi avrebbe potuto darsi per vinta, ma non lo fece.


Pensò: “Cos’altro posso fare?” Decise di diventare
un’imprenditrice. Avrebbe imparato a cucire e avrebbe
avviato una propria attività di sartoria da casa.
Sognava che un giorno sarebbe diventata titolare di
un’intera fabbrica di abbigliamento! Alcuni mesi dopo,
grazie a un corso, a una macchina da cucire e a una pila
di stoffe, Akhi iniziò a lavorare sodo per realizzare il
proprio sogno.

“Continuavo a ricevere ordini per camicie e abiti


da bambino”, racconta Akhi. “Sui social media,
ho imparato a creare vasi per fiori, tappetini e
borsette impiegando carta riciclata e perline”.

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La gente amava le sue creazioni e gli affari di Akhi
andavano a gonfie vele. Grazie alle entrate extra, la sua
famiglia poteva finalmente permettersi carne, pesce e
deliziosa frutta fresca.

Poi arrivò la pandemia causata dal COVID-19.

“Tutto era bloccato. L’attività della fabbrica di


gamberi, dove lavoravano mia madre e mia sorella,
venne sospesa e io dovetti chiudere il negozio”,
spiega Akhi.

Ma Akhi non si è arresa. Ha cercato nuove opportunità.

““Il mercato non disponeva di mascherine a


sufficienza, che quindi diventarono sempre più
care nei negozi. Molte persone della comunità non
potevano permettersele”, spiega Akhi. “Ho quindi
deciso di realizzarne alcune da vendere a basso
costo, così che tutti potessero comprarle.
Offro mascherine gratis a chi non ha soldi per
pagarle”.

È così che Akhi è diventata un’eroina nella vita reale.


Inoltre ha vinto un premio delle Nazioni Unite per
aver protetto le persone dal COVID-19 grazie alle sue
mascherine.

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ELIZABETH, UGANDA

E lizabeth non perde mai le lezioni nè si sveglia


con l’ansia della scuola perché, per molto
tempo, non le è stato permesso di andarci.

Quando Elizabeth era ragazzina, nel suo villaggio,


in Uganda, le famiglie che potevano permetterselo
mandavano i figli maschi a scuola e, se avanzavano dei
soldi, anche le figlie femmine.

Elizabeth però non ebbe questa fortuna. Benché i suoi


genitori volessero mandarla a scuola, non avevano
abbastanza soldi da potersi permettere le tasse
scolastiche.
Lei guardava passare ogni giorno gli altri bambini che
andavano a scuola. Avrebbe voluto essere una di loro.
Desiderava indossare l’uniforme, preparare la cartella,

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giocare in pausa pranzo e imparare a leggere.
Elizabeth assisteva inoltre al passaggio degli adulti che
guidavano auto costose grazie a lavori di prestigio, e
desiderava diventare come loro.

“Mi sono detta: lavorerò sodo per conquistarmi


una condizione di vita migliore”.

Era consapevole del fatto che l’istruzione avrebbe


rappresentato la chiave per cambiare il proprio futuro.
Puntava a conquistarsi un posto di lavoro, un reddito
e il successo personale, e sapeva che ottenere dei
buoni voti l’avrebbe portata a raggiungere il proprio
obiettivo.

Suo padre svolgeva un secondo lavoro per riuscire a


far fronte alle spese scolastiche, ma non bastava.
Con il trascorrere del tempo, Elizabeth iniziò a
perdere la speranza.

“Era davvero dura. Pensavo che non avrei mai


avuto la vita che speravo, poco importava quanto
duramente lavorassi”.

Successivamente Elizabeth incontrò una signora,


conosciuta come zia Anne, che si occupava di aiutare i
bambini e le famiglie bisognose della comunità.
Zia Anne era una donna intelligente.

Conosceva molti modi concreti per aiutare le famiglie


a sostenere i propri figli, a guadagnare di più o a
ricevere un aiuto extra in caso di bisogno. Uno di
questi consisteva nel possedere una mucca.

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Così, per il proprio compleanno Elizabeth chiese di
ricevere in regalo una mucca! Chi avrebbe immaginato
che una mucca potesse cambiare la vita di una
persona? Le mucche producono latte sano che
può essere bevuto o venduto. Possono inoltre dare
alla luce dei vitelli, che possono essere venduti per
ricavare del denaro.

Da lì a poco, Elizabeth si trovò sulla strada giusta per


la scuola, senza il rischio di perdere anche una sola
lezione.

Oggi Elizabeth è adulta. Ha terminato la scuola,


frequentato l’università ed è diventata un’insegnante.
In una comunità dove le ragazze non sempre hanno
la possibilità di frequentare la scuola, Elizabeth
rappresenta un esempio. Incoraggia i suoi studenti a
puntare in alto, soprattutto le ragazze.

“Sono estremamente onorata di rappresentare un


modello per i miei studenti”, afferma lei. “Sono
testimone di come l’istruzione possa cambiare la
vita”.

A volte, ciò che conta davvero è avere qualcuno che


creda in te.
E una mucca.

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LINA, CAMBOGIA

L ina, 11 anni, ama il calcio e la lettura. Ma


non è sempre stato così. Infatti, sua madre
credeva che non avrebbe mai potuto imparare a
leggere.

Quando la famiglia di Lina si trasferì in una comunità


nel nord-ovest della Cambogia, la vita era difficile per
lei e per gli altri bambini. La maggior parte dei genitori
era di origine contadina, ma faticava a produrre un
raccolto sufficiente a sfamare tutti e ricavare qualcosa
in più da vendere, quindi non riusciva a permettersi
tutto il necessario, come vestiti e medicine.

Non avendo cibo a sufficienza, con il passare del


tempo i bambini diventavano sempre più deboli e
finivano per ammalarsi. Spesso erano troppo malati
per andare a scuola. E, anche quando ci andavano,
difficilmente erano in grado di imparare. Gli insegnanti
non erano preparati e le scuole non disponevano di
libri o luoghi sicuri per giocare.

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Lina e i suoi amici non possedevano granché, ma
avevano la passione per il calcio. Coglievano ogni
buona occasione per poterci giocare, sfruttavano
qualsiasi materiale che erano in grado di procurarsi
per fabbricare delle porte e una palla (non avevano
denaro per poterle acquistare in negozio).

Quando venne avviato un nuovo programma di


allenamento di calcio all’interno della comunità, molti
bambini non vedevano l’ora di parteciparvi. Ad ogni
sessione, si univano a una squadra e giocavano. Forse
senza esserne consapevoli, i ragazzi non stavano
soltanto giocando a calcio, ma stavano imparando.

Durante le partite, gli allenatori li invitavano a


riflettere sui propri progetti per il futuro; parlavano
di come le scelte di oggi avrebbero potuto influire sul
loro domani. Incoraggiarono i bambini a fare un passo
avanti, dentro e fuori il campo, così da poter realizzare
qualcosa di positivo per se stessi, per le loro famiglie e
la comunità.

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Contemporaneamente, le loro scuole furono
supportate con biblioteche e parchi giochi nuovi. Per
la prima volta veniva data a Lina e agli altri studenti la
possibilità di prendere in prestito dei libri da portare a
casa e leggere la sera.

Insegnanti e genitori vennero formati per supportare


i bambini nell’apprendimento. E i bambini potevano
frequentare le attività extrascolastiche per esercitarsi
nella lettura. Lina scoprì di amare la lettura quasi
quanto il calcio!

“Ora prendo sempre in prestito dei libri dalla


biblioteca. Li leggo a casa con la mia migliore
amica e mia sorella”, racconta Lina.

“Lina è una studentessa eccezionale”, afferma sua


madre orgogliosa. “Quando inizialmente siamo venuti
qui, non immaginavo che potesse essere una buona
studentessa. Ma ora è la prima della classe!”.

La lettura ha aperto un mondo completamente nuovo


per Lina. Ora crede che tutto è possibile.

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Ringraziamenti

Grazie a Akhi, Elizabeth, Lina, Mwila, Nahonmy, Rifa, Addyson,


Xiaobing, Kanisha e Lenny per aver condiviso le vostre storie personali
con il resto del mondo e per averci ricordato di non rinunciare mai ai
nostri sogni, indipendentemente dalle circostanze.

Grazie a tutte le persone che si sono riunite in ogni luogo per aiutarvi
a condividere le vostre storie, compresi i creatori di contenuti di
World Vision: Golam Ehsanul Habib (Bangladesh), Suborno Chisim
(Bangladesh), John Warren (Stati Uniti/Honduras), Mridula Narayan
e Shireen Mathew Varghese (India), Ramon Lucas Jimenez (Filippine),
Tigana Chileshe (Zambia), Hai Zhen Liao (Cina), Kristy Glaspie e Chris
Huber (Stati Uniti/Kenya), Damalie Nankunda Mukama e Fred Ouma
(Uganda) e Chhim Dara (Cambogia).

Ringraziamo lo staff di World Vision, impegnato, premuroso ed


eccezionale, e i volontari presenti in ciascuno dei programmi della
zona o negli uffici situati nei luoghi di residenza delle ragazze, tra cui
World Vision Bangladesh, Honduras, India, Filippine, Zambia, Cina,
Kenya, Uganda e Cambogia.

Un ringraziamento particolare al team di produzione del libro:


Monserrat Jacome, Mel Carswell, Elissa Webster, Elizabeth Eun,
Luciana Unonius, Aimee Pearce, Chelsea MacLachlan, Jennifer Taylor,
Jessica Cox, Arlene Bax, Lisa Wee e Builtvisible.

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Tutte le ragazze descritte in questo libro hanno beneficiato del
programma di adozione a distanza di World Vision International,
con cui i bambini e le rispettive comunità sono riusciti a uscire
definitivamente da una condizione di povertà.

Provvedere al rifornimento di elementi essenziali come acqua, cibo e


assistenza sanitaria è importante, ma la soluzione all’estrema povertà
deve basarsi sull’emancipazione delle persone affinché si aiutino da
sole.

Infine, risulta essenziale l’emancipazione dei bambini.

70 anni di esperienza in ambito di sviluppo ci hanno insegnato che


aiutare i bambini e le loro comunità a cavarsela autonomamente
costituisce il miglior modo per realizzare un cambiamento effettivo e
duraturo.

Grazie al lavoro che compie World Vision; ogni 60 secondi… una


famiglia ottiene l’acqua… un bambino affamato viene nutrito… una
famiglia riceve gli strumenti per uscire da una condizione di povertà.

www.worldvision.it/sostegno-a-distanza

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