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La pianta marmoreaAuthor(s): Francesca de Caprariis

Source: Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma , Vol. 117 (2016),
pp. 81-98
Published by: L’Erma di Bretschneider

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/10.2307/26598809

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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma

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La pianta marmorea: novità e prospettive

Con Emilio Rodríguez Almeida, che si è spento pro- Il progetto ha riacceso l’interesse della comunità scien-
prio nei giorni in cui si svolgeva l’incontro oggetto di tifica, allargando il campo delle ricerche, e l’accessibilità
questi Atti, si chiude anche un’epoca di studi sulla Forma materiale della Forma Urbis si rivela di conseguenza anco-
Urbis severiana. I progressi del ’900 sono stati notevolis- ra più necessaria ed urgente, come unico strumento utile
simi grazie ai contributi di molti studiosi, ma coloro che a consentire ‒ per quanto possibile ‒ quello che manca
hanno avuto conoscenza reale e familiarità concreta con alla gran parte degli studi ‘virtuali’: la possibilità di verifica.
il documento ‒ al punto che le loro osservazioni mate- Nelle pagine che seguono cercherò in primo luogo di fare
riali sono implicitamente attendibili ‒ si contano sulle il punto sugli ultimi anni di studi aggiungendo un paio di
dita di una mano e tra essi spiccano i nomi di Guglielmo osservazioni ‒ anche queste rigorosamente prive di verifi-
Gatti, Lucos Cozza e, nella generazione successiva, dello ca ‒ su alcuni temi generali. Nella seconda parte saranno
stesso Rodríguez1. esaminate le precedenti esperienze espositive della pianta
Rimanere al passo con quanto questi tre studiosi severiana, tenendo conto che è imperativo realizzare anche
hanno compiuto singolarmente potrà essere possibile, e soprattutto una sistemazione museale ed espositiva dei
ma solo attraverso sforzi collettivi e a condizione di re- frammenti della Forma Urbis e, di conseguenza, un’acces-
stituire alla comunità scientifica accessibilità diretta e sibilità più ampia di quella dovuta alla comunità scientifica.
consuetudine ai frammenti della pianta marmorea.
Soprattutto per la scarsa maneggevolezza, la Forma L’accessibilità virtuale
Urbis è stata infatti periodicamente offuscata dalla sua
documentazione: dalla più limitata diffusione dei di- Da circa 15 anni è dunque sufficiente una connessio-
segni del codex Ursinianus, alla non sempre meritata ne ad internet per avere un primo accesso alla Forma
autorevolezza delle tavole belloriane, per finire con le Urbis severiana. Le fotografie del sito formaurbis.stan-
magnifiche fotografie digitali frutto del programma re- ford.edu non sostituiscono l’epocale edizione critica del
alizzato in collaborazione tra Sovrintendenza Capitoli- 19602, ma hanno certamente modificato le condizioni
na e Università di Stanford. di accesso al documento.

1
Oltre alla considerevole produzione scientifica di questi studiosi, ca municipale. Minute dei Verbali.
sono di grande utilità anche gli studi preparatori e gli appunti: esempla- ASC, Ufficio VI = Rip. Ufficio VI, Istruzione Pubblica e Servizi Am-
re al riguardo è il materiale che Lucos Cozza ha lasciato ai Musei Capi- ministrativi, Serie I, Titolario 1891-1907, titolo 61, busta 119, fasc. 16,
tolini (Archivio Cozza, FUR), attualmente in corso di inventario e digi- sottofasc. 1: Corrispondenza. Decreti di Giunta.
2
talizzazione. Qui sono documentati in diversi casi i ragionamenti, i Pianta marmorea 1960: in assenza dell’esame diretto dei pezzi, l’ope-
tentativi e le osservazioni sui diversi posizionamenti che restituiscono ra rimane quanto di meglio si possa trovare, per concisione, precisione e
informazioni di grande utilità (si veda, ad es., il contributo di Massimo numero di informazioni su ogni singolo frammento inciso (rovesci, ve-
Vitti, in questo volume). nature, spessore, andamento dei segni di sega, ecc.). Fondamentale, per i
Fonti archivistiche di seguito citate in forma abbreviata: contenuti se non per la documentazione, il successivo aggiornamento
ASC, Verbali = Archivio Storico Capitolino, Commissione archeologi- (Rodríguez Almeida 1981).

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ni metrologiche o sui nomi dei proprietari; alcune va-


riazioni anche notevoli di scala e di rappresentazione)
escludono che sia stata in questa forma un documento
catastale con una specifica e concreta funzione.
La mancata presenza di un uso pratico, per un genere
di manufatto che dovrebbe quasi per definizione avere
un’utilità concreta8, ha in certo modo amplificato ol-
tremisura la questione della difficile visibilità, non cer-
to una novità per se per i monumenti antichi9.
La messa in opera in posizione tale da rendere dif-
ficilissimo all’osservatore di apprezzare i dettagli delle
planimetrie ha portato all’idea di una percezione an-
tica della pianta marmorea in certo modo impressio-
nistica: l’osservatore avrebbe avuto un colpo d’occhio
generale della città, con una visione focalizzata sul-
le architetture più rappresentative, identificate dalle
1. Forma Urbis, frammenti 612a-c (foto Sovrintendenza Capitolina). iscrizioni e circondate da una massa di particolari
anonimi10.
L’effetto complessivo non sarebbe stato in sostanza
Quali che fossero le aspettative sul contributo troppo diverso da quello di una pittura corografica11,
dell’informatica alla ricomposizione ‒ in verità piut- con gli edifici pubblici enfatizzati spesso anche da una
tosto limitato3 ‒, l’accessibilità virtuale dei frammenti rappresentazione dall’alto quasi pittorica12: un’immagine
ha affrancato la Forma Urbis da quella che Charles in sostanza non troppo lontana e in scala enormemente
Davoine, in un importante bilancio degli studi (fino più alta da quella veduta di Puteoli (una città reale, in
al 2006), ha definito la «domination de la topo- ogni caso) nota da un’incisione di Pietro Sante Bartoli e
graphie urbaine». Le ricerche più recenti sull’approc- pubblicata proprio nel frontespizio della prima edizione
cio tipologico di analisi architettonica, sulla pianta del Bellori dei marmi farnesiani (credo per l’assonanza
severiana come rappresentazione ‒ dai codici grafici tra le didascalie dell’una e le iscrizioni dell’altra)13. Come
all’ideologia ‒ e organizzazione dello spazio urbano alcuni tratti dell’altra grande pittura del Colle Oppio
sono un segno notevole di vitalità degli studi5, che si (questa invece una città ideale) hanno ‒ l’espressione è
innesta alle più tradizionali ricerche topografiche, le di Eugenio La Rocca ‒ un ‘sapore cartografico’14, così
quali ‒ va detto per difesa d’ufficio ‒ continuano nel alcuni frammenti della pianta marmorea hanno innega-
frattempo a restituire la conoscenza di interi quartieri bilmente un sapore pittorico (fig. 1) 15.
della città antica6. Nell’idea della prevalenza del testo sul segno ‒ per
L’ultimo decennio di studi è stato piuttosto dominato cui solo quanto è menzionato è identificabile, è reale
dalla necessità di definire l’oggetto e dalla speculazione ‒ nell’accento sul carattere banale, ripetitivo, standar-
su quale ne fosse la percezione da parte dell’osservato- dizzato, delle maglie stradali e del tessuto urbano che
re antico. La prima definizione è necessariamente in connette i monumenti, si percepisce anche l’influenza
negativo: nonostante il dibattito sia ancora sanamente del recente confronto tra Forma Urbis e Tabula Peu-
acceso ‒ anche in queste pagine ‒ è evidente che la tingeriana ad opera di Richard Talbert, come se l’ano-
pianta marmorea non è un documento ‘amministra- nimato delle architetture corrispondesse a genericità
tivo’7. Come è ormai noto, le caratteristiche principali (analogamente alle vignette della Tabula16): tutto que-
(uso selettivo della doppia linea, che accentua e mette sto ‒ mi sembra ‒ al di là delle originarie intenzioni
in evidenza solo alcuni edifici; l’assenza di indicazio- dell’autore, che metteva piuttosto in rilievo l’elemento

9
3
Ad es., Koller, Levoy 2006, pp. 103-125. Una prospettiva visuale dal basso è frequente nella pittura: ad es.
4
Davoine 2007, p. 137. nelle pareti dipinte della Domus Aurea, dove prevale come visibilità e
5
Sopratutto West Reynolds 1996. Per gli studi successivi rimando altezza lo zoccolo con decorazione marmorea (Meyboom, Moormann
ancora al bilancio ragionato di Davoine 2007, mentre, più recenti: 2010, pp. 77-81; Iid. 2012, pp. 131-143).
10
Foulché 2011; Battistin 2015; Courrier 2015. A titolo di esempio: Petsalis-Diomidis 2010, p. 94; Fitzgerald
6
Dopo Emilio Rodríguez Almeida, e a titolo di esempio: Tucci Johnson 2015, p. 570. Sull’effetto cumulativo delle immagini,
1996c; Id. 2004, pp. 185-202; Id. 2011-2012, pp. 177-212, per il Qui- Gensheimer 2015, pp. 84-104.
11
rinale e il Trastevere. Su topographia e topothesia, La Rocca 2008, pp. 17-61.
12
7
Sull’accezione del termine si veda il contributo di Clemént Chillet, Si vedano le osservazioni di West Reynolds 1996, p. 91.
13
in questo volume. Fondamentale ancora Rodríguez Almeida 2002, pp. Sulla ‘pictura antiqua’, De Lachenal 2000, pp. 625-672.
14
72-74. Un approccio storico-giuridico: Dubouloz 2011, pp. 557-559. La Rocca 2008, p. 22.
15
8
Di qui forse un certo turbamento nella pragmatica scholarship anglo- Quella della prospettiva a volo d’uccello è tuttavia eccezione e non
sassone: la pianta marmorea sarebbe «essentially impractical for the ur- norma nella pianta marmorea.
16
ban traveler in the city» (Fitzgerald Johnson 2012, p. 570), anche Talbert 2005, p. 628: i due documenti, Forma Urbis e Tabula Peu-
ammesso per l’antichità una «perfect map literacy» (Trimble 2007, p. tingeriana, condividono la presenza di «items that individually are dull,
370). even trivial, but cumulatively make a powerful impression».

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La pianta marmorea: novità e prospettive 83

comune della ‘monumentalizzazione’ di una grande ultimi sono parte di complessi unitari i cui componenti
tradizione cartografica17. sembrano rappresentati in fasi cronologiche diverse. I
Il rischio di queste letture, per alcuni versi condivi- dati sono troppo pochi per azzardare conclusioni, e il
sibili, è il subordine in cui passa la semplice conside- riferimento è chiaramente solo ai monumenti pubbli-
razione che questi particolari banali, ripetitivi e spesso ci22, ma documentano nondimeno un orizzonte crono-
anche inaccurati derivano da uno o più rilevamenti in logico precedente l’età augustea per i rilevamenti più
scala. Il rischio è che si perda, in altre parole, la per- antichi.
cezione della posizione della Forma Urbis come fonte
documentaria18, e ciò è tanto più evidente quanto più La forma vespasianea
ci si allontana dagli studi sulla città imperiale: il fatto
che la Colonna Traiana sia il monumento più recen- La questione è piuttosto se vi sia stata, nell’Aula del
temente accostato alla pianta marmorea incapsula in Templum Pacis, un precedente materiale della pianta
modo efficace la questione della visibilità ma testimo- severiana23, la cui esistenza si ricava dalla convergenza
nia anche l’azzardo di una comparazione tra fonti non di dati storici e non dalla documentazione di fram-
omogenee19. menti più antichi (che è senz’altro da escludere24). Al-
Meno seguito ha avuto, paradossalmente, l’elemento cuni degli elementi chiamati a conferma di una pianta
più rilevante del confronto messo in rilievo da Talbert, flavia sono indiziari25, ed anche l’analisi archeologica
che è quello della stratificazione cronologica delle in- dell’Aula che conteneva la Forma e delle sue pareti
formazioni20. ‒ pure oggi assai affinata ‒ non sembra sia del tutto
I mancati aggiornamenti della Tabula Peutingeriana, conclusiva26.
dove Pompei ed area vesuviana prima del 79 trovano Nonostante la labilità dei dati, un forte indizio di un
posto insieme a Costantinopoli, normalizzano in certo precedente flavio è la sagoma stessa della città entro il
modo le osservazioni fatte intorno a molti monumenti rettangolo delle lastre, che testimonia un’immagine ur-
della Forma Urbis rappresentati in una fase precedente bana pre-severiana: la cornice, in sostanza, che fornisce
l’età severiana. La Tabula Peutingeriana si presta meglio più informazioni del quadro.
all’idea di una lettura paleografica, ma anche la Forma Solo dopo il rilievo della parete da parte di Lucos
Urbis è – evidentemente ‒ in certo modo un palinsesto. Cozza fu possibile affrontare il tema su basi concre-
Su quale misurazione precedente (augustea o piutto- te e con dei capisaldi sicuri. Su questo fondamento,
sto flavia) sia fondata l’incisione severiana è questione Guglielmo Gatti mise a punto la ricostruzione grafica
passata per forza di cose in secondo piano, dal momen- (fig. 2) dove metteva in rilievo la corrispondenza tra
to che dovette essere una combinazione di entrambi il perimetro della pianta e quello del pomerio di età
e di altri rilevamenti ancora, precedenti e successivi. flavia (e che collegava, seguendo una tradizione allora
Allo stato attuale della documentazione e degli studi, ampiamente accettata, al finis vectigalis)27.
i monumenti raffigurati sulla Forma Urbis nella fase Pochi confini sono in realtà così scarsamente docu-
più antica sono il grande complesso di Testaccio e due mentati e, come ha osservato Jean-Pierre Guilhembet,
edifici templari, il tempio di Bellona ed il tempio B ‘evanescenti’ come i limiti (sacrali, giuridici, ammini-
di Largo Argentina21. È interessante notare che questi strativi, fiscali) della Roma imperiale prima della co-

17
Talbert 2005, pp. 627-635. Sulla differenza tra mappa e carta, an- tributo di Massimo Vitti in questo volume.
che Arnaud 1989, p. 11. 22
Uno studio analitico delle tipologie abitative con confronto con la
18
Il confronto più valido, dal punto di vista delle categorie delle fon- documentazione ostiense in Battistin 2015, pp. 547-574, ma potrebbe
ti, è ancora quello stabilito da Jordan 1874 che aveva ordinato la Forma essere tentato anche un controllo a tappeto sui dati archeologici e crono-
Urbis accompagnandola all’edizione dei Cataloghi Regionari, congiun- logici in settori con frammenti posizionati (ad es., Venditelli 2008, pp.
gendo per la prima volta le due principali fonti su topografia e consi- 191-197).
stenza della Roma imperiale: i due documenti condividono una natura 23
Coarelli 2005, pp. 62-68; Tucci 2009, p. 165. Altre considerazio-
stratificata (Behrwald 2006, pp. 743-764) ed una certa ambiguità di ni in Lugli 1995, pp. 19-31.
status come fonte storica: come i Cataloghi contengono anche quanto di 24
Definitivi in questo senso: Pianta marmorea 1960, pp. 213-214 (G.
più vicino abbiamo ad un documento ‘amministrativo’, che contava il Gatti); Rodríguez Almeida 1995-1996, pp. 3-20.
numero di insulae, balnea e pistrina per regione (un documento che, per 25
Cfr., ad es., le osservazioni di West Reynolds 1996, soprattutto p.
dirla con Wallace-Hadrill 2008, p. 298, ci lascia con il desiderio di 57 e 128. A questo proposito farei notare che in Tac., hist., III, 82 (in
qualcosa di meglio), così la Forma è quanto di più vicino abbiamo ad partem sinistram urbis, a proposito degli Orti Sallustiani), Castagnoli
un catasto antico, cioè qualcosa che ad un catasto antico ha attinto. 1961, p. 610 (anche in Castagnoli 1993, p. 121) vedeva una conferma
19
Trimble 2007, pp. 368-384. dell’orientamento con il sud-est in alto nella cartografia romana e non vi
20
Talbert 2005, p. 632. leggeva affatto un riferimento diretto alla Forma Urbis. Ancora, la rela-
21
Discussa è l’identificazione (e di conseguenza la datazione) dell’edi- zione di CIL, VI, 935 (perduta, databile al 77, e che documenta la resti-
ficio che chiamiamo porticus Aemilia, che è in ogni caso rappresentato tutio di un’opera monumentale vespasianea) con la Forma Urbis fu dubi-
nella fase pre-imperiale: Cozza, Tucci 2006, pp. 175-202 (contra tativamente avanzata da Castagnoli (Castagnoli 1948, p. 286; anche in
Hurst 2010, pp. 33-34; Arata, Felici 2011, pp. 127-153; un dossier Castagnoli 1993, p. 754), in base soprattutto alla discrepanza con la
aggiornato sulla questione in Muzzioli 2014, pp. 107-122). Già Cres- data di dedica del Templum Pacis (nota da Cass. Dio, LXV, 15, 1).
sedi 1949-50, pp. 91-95, aveva richiamato l’attenzione sugli anacroni- 26
Per uno schema decorativo severiano impostato su quello originario:
smi presenti nella rappresentazione del tempio B di Largo Argentina, nel Tucci 2009, pp. 164-165. Si veda tuttavia il contributo di Domenico
propileo della porticus Octaviae, nella porticus Aemilia, pensando tuttavia Palombi, in questo volume.
alla presenza di lastre più antiche. Sul tempio di Bellona si veda il con- 27
Pianta marmorea 1960, p. 231.

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2. Schema dell’ingombro della pianta marmorea in relazione alla città. Elaborazione di G. Gatti, in Archivio Cozza, FUR (Archivio Musei Capitolini).

struzione di quelli concretissimi della cinta muraria di Forma Urbis, su questa iscrizione vaticana, di difficile
Aureliano28. lettura30.
Una possibile relazione tra Forma Urbis e divisione Bisogna ammettere tuttavia che altre letture sono pos-
regionale augustea è anche di recente venuta in primo sibili per il frammento con via dipinta31, e, soprattutto,
piano, con l’interpretazione della coloratura rossa del che l’ingombro della Forma Urbis non corrisponde alle
frammento relativo a un settore del Circo Massimo regioni augustee: come ha già notato Filippo Coarelli, ri-
come elemento di separazione tra X e XI regione29. Si mane fuori nella quasi totalità la I regione (il settore me-
potrebbe ricordare ancora che l’urbs sacra severiana è ridionale) e sono esclusi ampi settori della II, V, e XII32.
compiuta e celebrata entro i suoi quadri territoriali e La correlazione con i continentia e quello che sarà il
amministrativi già nel 201 in CIL, VI, 1030, dove è limite fisico delle mura imperiali è, in sostanza, l’unico
definita urbs sacra reg(ionum) XIIII e che già lo Jordan elemento determinabile con relativa sicurezza su tre lati
aveva richiamato l’attenzione, proprio in relazione alla del rettangolo della cornice della Forma Urbis, con l’ec-

28
Si veda soprattutto il riesame complessivo di Guilhembet 2006, la proposta interlocutoria di Silvio Panciera: [ex auctoritate praefect]i
pp. 79-121, con ampia bibl. precedente. Urbi sacrae reg(ionum) XIIII e menziona la possibile presenza di un’ul-
29
Dallo scavo dei Fori imperiali (fn9). Cfr. Ciancio Rossetto 2006, teriore colonna a destra, con dedica a Geta: ciò amplierebbe la lun-
pp. 127-41 e il saggio di Roberto Meneghini, in questo volume. ghezza complessiva con uno sviluppo piuttosto lungo dell’ultima linea,
30
Jordan 1874, p. 8. Di questa dedica, databile precisamente dalla che corre sotto le colonne.
titolatura di Settimio Severo e Caracalla, è di difficilissima integrazione 31
Una relazione con il percorso trionfale in Tucci 2009. Si tratta di
l’ultima linea; in una scheda nell’Illustrated Album dei Gordon (Gor- una questione che è forse possibile verificare materialmente, attraverso
don, Gordon 1966, p. 12-14, n. 264) viene proposta [? Vic(orum) l’analisi di tracce di colore su altri frammenti: in particolare la lastra 1
Magistr]i urbi sacrae reg(ionum) XIIII (con un possibile errore del lapi- (con area radicaria e mutatorium Caesaris, che erano come è noto in re-
cida, urbi per urbis); integrazione che Jordan aveva già considerato e gioni diverse) fornirebbe un confronto dirimente.
scartato. Più di recente Géza Alföldy (CIL, VI, pp. 4317-4318) segnala 32
Coarelli 2005, pp. 6 2-68. Si veda anche Guilhembet 2006, p. 100.

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cezione ‒ a mio vedere non casuale ‒ del lato superiore,


vale a dire il settore meridionale della città.
L’unico limite noto senza ombra di dubbio è quello
orientale, che comprendeva (o lambiva) i Castra Prae-
toria, noto grazie alla menzione nella celebre e difficile
descrizione della città di Plinio il Vecchio. Proiettare
sul terreno dati e distanze della testimonianza pliniana
è oggetto di speculazione, ma almeno per ciò che ri-
guarda il monumento il significato è limpido: ad extre-
ma vero tectorum cum castris praetoriis ab eodem miliario
per vicos omnium viarum mensura colligit paulo amplius
+++XX p. (nat. hist., III, 66-67)33.
Non abbiamo alcun frammento della Forma Urbis
attribuibile a quest’area della città, ma la disposizione
delle lastre sulla parete è determinante e mostra che sul
lato sinistro la pianta marmorea si interrompeva quasi
esattamente all’altezza dei Castra Praetoria.
Più difficile da valutare il lato inferiore della cornice
che corrisponde al confine settentrionale della città. Qui
la linea della prima fila di lastre corre all’incirca lungo il
filo di porta Flaminia, le propaggini settentrionali del
Gianicolo ed il primo tratto extraurbano dell’Aurelia.
Il Mausoleo di Adriano è compreso solo per un set-
tore nel disegno del Gatti; la presenza del monumento
nel campo della pianta è tuttavia esclusa nelle più re-
centi ricostruzioni ed era posta in dubbio già da Lucos
Cozza, che notava che «la posizione del Mausoleo è
molto vicina al margine inferiore della Pianta per cui 3. Forma Urbis, frammenti 41a-c (foto Sovrintendenza Capitolina).
c’è la possibilità che il monumento vero e proprio fosse
indicato soltanto con l’iscrizione tracciata in una zona
priva di costruzioni (probabilmente il Tevere)»34. dizio che il progetto di una pianta di quella sagoma, di
Il riferimento è al frammento 41a-c, restituito come quelle dimensioni, su quella parete è precedente non
Ma[usoleum]/ Ha[driani] (fig. 3). Si tratta di una delle solo l’età severiana, ma anche l’età antonina.
più grandi e ‒ di fatto ‒ dell’unica iscrizione della pian- Sul limite superiore della pianta marmorea questo fe-
ta severiana agevolmente leggibile: che fosse la didasca- nomeno è chiarissimo: il limite della città rappresentata
lia di un monumento non rappresentato è questione supera a malapena quello delle mura serviane, lascian-
che esige una riflessione ulteriore35. Si potrebbe, ad do fuori tutto il settore compreso tra queste e la cinta
esempio, valutare la possibilità che le lettere facessero di Aureliano38, una fascia di territorio che comprende-
parte della titolatura imperiale di Settimio Severo o di va gli elementi più caratterizzanti il paesaggio urbano
Caracalla: «l’iscrizione» dunque ‒ non un’iscrizione ‒, severiano: dalle Terme Antoniniane e la via Nova (un
con i titoli dei due imperatori disposti su colonne se- tratto della quale è delineata, forse come elaborato pro-
condo una consuetudine ampiamente attestata36. gettuale, nella lastra 1), alle nuove guarnigioni militari,
In questo caso andrebbe rivisto il limite inferiore di al nucleo originario del Sessorium.
città rappresentato nella Forma37. In attesa di ulteriori Sembra si possa in sostanza affermare che la cre-
verifiche si può in ogni caso dire che, indicato o meno scita urbana, raramente radiale ed omogenea, dovette
che fosse attraverso l’espediente testuale, il Mausoleo avere tempi e forme diverse nel settore meridionale
di Adriano era fuori dal campo della pianta o ‒ peggio della città e che i continentia dello scorcio del I secolo
ancora ‒ rappresentato per un piccolissimo settore: in- dovevano essere qui ancora non troppo distanti dalle

33
Sulla sostanziale equivalenza tre le due espressioni extrema tectorum lio Divi Commodi fratri Divi Antonini Pii nep(oti) Divi] / Ha[driani
e continentia tecta (quest’ultima tuttavia ha un’accezione giuridica): Coa- pronep(oti) ---]. Sulla disposizione in colonne cfr. CIL, VI, 40620a;
relli 1997b, pp. 89-107; Panciera 1999, pp. 9-15; Guilhembet 2006, 40621 (=  36970); 40683 (=  3785 = 31371) e p. 4659 (G. Alföldy).
pp. 79-121; Soricelli 2007, pp. 59-69. 37
Con la prima fila di lastre occupate dall’iscrizione, il limite della
34
Pianta marmorea 1960, p. 107. pianta sarebbe più vicino a quello ipotizzato da Jordan (Jordan 1874),
35
Cm 8-8,2: la terza per altezza complessiva di lettere. Le più grandi che poneva i margini della pianta all’altezza di S. Lorenzo in Lucina:
(cm 9-9,3) sono una N e una H (rovescio grezzo, frr. 606, 615, già vale a dire circa al livello dell’ara Pacis e, soprattutto, dei Castra Urbana.
messe in relazione da Rodríguez (schedatura tecnica dei frammenti, 38
Su questa linea non vi è alcuna corrispondenza neanche con il
1987, faldone conservato nei Musei Capitolini). percorso presumibile del pomerio: CIL, VI, 37024 e 1231b  =
36
A titolo di esempio: [--- Divi] M(arci) A[ntonini Pii Germ(anici) fi- 31537b  = 37622.

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La città rappresentata entro la cornice della parete


del Templum Pacis lascia ‘fuori campo’ una parte ri-
levante della Roma severiana. In questo dato potreb-
be leggersi una conferma ulteriore della presenza, su
quella stessa parete, di una pianta (incisa? dipinta?)
relativa alla fase originaria del Templum Pacis e pro-
babilmente fondata sul grande rilevamento urbano
della censura di Vespasiano e Tito: a quella sagoma,
evidentemente vincolante, ci si dovette adattare nella
ricostruzione successiva all’incendio del 192 per rea-
lizzare la Forma Urbis.

La città severiana
Per essere il documento che presenta la «official Se-
veran vision of the city», mostrando l’appropriazione
visuale di Roma da parte della nuova dinastia africana,
bisogna dire che c’è ben poco di severiano nella pianta
marmorea40. I dati sono inevitabilmente lacunosi, ma
in quel che rimane non si percepisce – né epigrafica-
a mente, né attraverso l’aggiornamento planimetrico con
le fasi severiane dei diversi monumenti ‒ la martellante
occupazione avvenuta sul terreno dei grandi spazi ed
edifici pubblici dell’area centrale41. Al netto di elemen-
ti di difficile inquadramento o di discussa interpreta-
zione42, sono in realtà solamente quattro i frammenti
chiaramente datati per epigrafia e rappresentazione43.
Il primo di essi, il frammento perduto 687 ([---]AR
/ [---]VERIAN[--]), è stato attribuito all’arco del Foro
Romano, ma rimane di problematica interpretazione44,
mentre gli altri si concentrano ‒ non credo per caso ‒
nel settore elevato della parete: il Settizodio, il gruppo
b frr. 42a-def (5A) ed il frammento perduto 677 [domus
4. Forma Urbis, frammenti 7abcd e loro collocazione: a. Settizodio e Circo C]ilonis. Si tratta peraltro anche del settore, a cui ag-
Massimo (foto Sovrintendenza Capitolina); b. Schema della parete in rela- giungerei il Palatino, dove è più urgente e necessaria
zione ai frammenti (da G. Gatti, in Pianta marmorea 1960). una verifica materiale (sulle lastre oltre che sui fram-
menti) delle diverse ipotesi e dei diversi posizionamenti
e per il quale la pianta marmorea può restituire infor-
mura repubblicane: sulla linea ‒ in sostanza ‒ dei Ca- mazioni di grande importanza.
stra Peregrina piuttosto che di quella, più tarda e più Il Settizodio (fig. 4) ha focalizzato l’attenzione de-
avanzata, delle altre grandi caserme che, con Settimio gli studiosi ed è stato ultimamente oggetto di diver-
Severo occuperanno l’intero quartiere del Laterano, se analisi: per la datazione, recentemente revocata in
azzerando interi quartieri residenziali che paiono da- dubbio45, per l’architettura e per le stesse dimensioni.
tabili al II secolo39. La proposta di una ricostruzione di sette esedre è sta-

39
Sul rapporto tra caserme e città, Busch 2007, pp. 315-353, spec. anche nei Cataloghi Regionari) o il balneum Cotini (frr. 47 e 48). Ro-
p. 318; Ead. 2011, pp. 97-99. Laterano: Liverani 1998, pp. 6-16; dríguez Almeida 1993a, pp. 162-163; Foulché 2011, p. 599.
Haynes et al. 2013-2014, pp. 125-144; sulla presenza militare a Roma 43
A questi può forse aggiungersi il frammento 4a, con l’enfasi sulla scritta
sotto i Severi, v. soprattutto Busch 2007, pp. 315-353; Ead. 2015, pp. Aqueductium, in relazione alla grande opera severiana sull’Acquedotto Clau-
93-96, con ampia bibliografia. dio-Neroniano: Tucci 2006, pp. 94-120; Schmölder-Veit 2011, pp. 1-26.
40
Petsalis-Diomidis 2007, p. 255. Si veda anche Trimble 2007, 44
La lettura ar[cus] [Se]verian[us] nella combinazione dei frammenti
spec. p. 383. perduti 687 e 681 è stata proposta da Rodríguez (Rodríguez Almeida
41
Esemplare, nella lastra 31, l’intera area del circo Flaminio (Lusnia 1980, p. 170). Rimane da vedere se è possibile che un monumento così
2014, pp. 91-102, con bibl. prec.) e specificamente il caso della porticus recente e importante potesse essere definito con una locuzione così col-
Octaviae, se è da identificare con la porticus Severi (Tortorici 1989- loquiale e se la lettura me[nia] nella parte inferiore del frammento 681,
1990, pp. 31-34; Lusnia 2014, p. 101). che è l’elemento localizzante, sia veramente possibile: diversamente, in-
42
Importante ed auspicabile per il discorso sviluppato nelle pagine fatti in Pianta marmorea 1960, p. 158 (G. Carettoni).
che seguono è una revisione complessiva dell’ipotesi sostenuta in Ceca- 45
Lusnia 2006, pp. 196-199, valorizza la lettura dello Smetius (V
more 1999, pp. 311-349 (frr. 69, 70, 103, relativi a quella che potrebbe potestà tribunicia) e la datazione al 201 di CIL, VI, 1259 (restauro archi
essere definita la ‘fase severiana’ del tempio di Vigna Barberini). Di non neroniani) e rialza di un anno almeno (202?) la dedica del Settizodio: si
chiaro inquadramento invece, ad es., il balneum Ampelidis (menzionato vedano i giustificati dubbi in proposito di Thomas 2007, p. 329.

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La pianta marmorea: novità e prospettive 87

ta argomentata nuovamente da Edmund Thomas con


tutta la suggestione del riferimento numerico, ele-
mento personale e gentilizio del grande monumento
‘regionale’ di Settimio Severo46. L’ipotesi è suggestiva,
ma si direbbe smentita dai dati a disposizione: in caso
di sviluppo delle nicchie monumentali lungo l’intera
lunghezza dell’iscrizione Sept[izod]ium una sezione del
monumento dovrebbe essere incisa anche sulla lastra 8
ed essere visibile sul frammento 8a almeno l’incisione
del muro di fondo47.
Questa precisazione è importante perché sull’asse
del Settizodio, o su quello dell’arco di accesso al Circo
Massimo, si imposta la grande strada (circa 30 metri
di ampiezza) rappresentata nella lastra 148. L’ampiezza
della via, la più grande della pianta marmorea, giusti-
fica in certo modo l’identificazione con «la più bella
delle platee romane» (SHA, Carac., 9, 9), la via Nova.
La rappresentazione sulla lastra 1 costituisce un rife-
rimento cronologico complesso, dal momento che la
realizzazione della via Nova è collegata alla costruzione
delle Terme di Caracalla e si presume sia qui dunque
5. Forma Urbis, frammenti 42a-def (foto Sovrintendenza Capitolina).
rappresentata come progetto in corso49. L’ipotesi che
nell’ultimo tratto il percorso abbia coinciso con quel-
lo della via Appia era stata avanzata da Antonio Maria Anche in questo caso sarebbe possibile la presenza
Colini, ma sembra prevalere invece oggi l’identificazio- di un’elaborazione progettuale, o la necessità di com-
ne dell’Appia con l’asse stradale che corre alla sinistra binare diversi rilevamenti nello sforzo di concentrare
della lastra: si tratta dunque di una situazione tutta an- nel campo della pianta elementi significativi del nuovo
cora da chiarire50. paesaggio urbano. L’enfasi su quest’area è evidente ‒ le
Ancora più complesse le questioni poste dal gruppo strade hanno proporzioni da boulevards haussmania-
frr. 42a-def (fig. 5), che Ferdinando Castagnoli aveva de- ni ‒, ma non è affatto chiara la natura degli edifici e
finito il «tormentato clivus Victoriae»51. Guglielmo Gatti la relazione con la topografia circostante: per i tre am-
aveva inserito il gruppo tra i complessi non localizzati, bienti a pianta trapezoidale la definizione di Giorgio
lasciando interlocutoria una proposta di posizionamen- Cressedi come «portici colonnati, uniti da un muro al
to che è poi divenuta ‒ forse troppo presto ‒ definitiva52. centro di un cortile dove forse reggevano una tettoia»
Senza discutere le relazioni lastra-parete, per cui è fuori rimane forse la più ragionevole, ma non ci conduce ad
dubbio l’appartenenza del gruppo ad una lastra orizzon- una possibile spiegazione funzionale55. Si tratta di un
tale della fascia elevata53, rimane ancora problematica la tipo di rappresentazione privo di molti confronti nel-
combinazione tra i dati archeologici della zona e quanto la pianta marmorea; una forte analogia è con l’edificio
è rappresentato nella Forma (e non aiuta il forte disassa- in basso a sinistra del frammento 165 (topografia non
mento che coinvolge tutta l’area54). identificata; fig. 6)56.

46
Thomas 2007, pp. 355-357, riprendendo una suggestione di Settis punti per la prefazione ad un volume che non fece in tempo a scrivere: Coz-
1973, p. 723. za 1989, p. VII.
47 52
Come illustrato in Thomas 2007, p. 355, fig. 15.21: andrà verifica- Si vedano i dubbi in proposito di Pavolini 2006, pp. 44-45.
53
ta al riguardo se è visibile un’eventuale traccia di incisione in frattura, in Pianta marmorea 1960, pp. 109-111 (G. Gatti), Rodríguez Al-
corrispondenza del margine superiore del frammento 8a: la foto sembre- meida 1980, pp. 65-69. La mancata appartenenza dei frammenti alla
rebbe escluderla. pendice nord-orientale del Palatino, dove erano stati collocati dal Lancia-
48
Nel tessuto delle lastre della parete il posizionamento della lastra 1 ni (Lanciani 1885, pp. 157-160) era soprattutto conseguenza dell’inseri-
è obbligata: Pianta marmorea 1960, p. 59 (A.M. Colini): cfr. Asor Rosa mento del frammento 42f al resto del gruppo: in tal modo l’ampiezza
2001, p. 160, fig. 14. Sono stati proposti tuttavia diversi slittamenti od della lastra si rivelava incompatibile con quelle, in verticale, relative al
oscillamenti della lastra, da verificare con attenzione (ad es. Buzzetti settore Palatino-Velabro.
54
2004; Gozzini 2012, p. 365, tav. 149). Insalaco 2003, pp. 106-111, ha messo in evidenza le corrispon-
49
La menzione in Frontin., 21 (…in regionem viae novae…), è inter- denze tra evidenza archeologica (in particolare nel settore del Clivus
polazione tarda; Grimal 1944, ad loc., nota 60; Rodgers 2004, p. 205. Scauri) e le strutture rappresentate sui frammenti. Lo schema grafico a
50
Sulla dignitas di questo accesso alla città: Gros 2006, pp. 39-52. fig. 13 evidenzia le corrispondenze, ma in un posizionamento ideale, al
Fondamentali per la ricostruzone della viabilità in questo punto la lo- netto del disassamento. Cfr. anche Davoine 2011, pp. 259-278.
55
calizzazione precisa di Porta Capena (soprattutto Avetta 1985, p. 26, Pianta marmorea 1960, p. 205 (G. Cressedi). Gli ambienti sono
Modolo 2010, pp. 24-38) e l’allineamento della fronte della chiesa dubitativamente interpretati come horrea da Lusnia 2014, p. 206 (ma in
dei SS. Nereo e Achilleo (Pavolini 1999, pp. 405-448). Si veda riferimento soprattutto alle tabernae); un grande mercato secondo Insa-
Lusnia 2004, pp. 517-544; Ead. 2014, pp. 117-132, con ampia bi- laco 2003, p. 109, che nota come gli ambienti si aprano verso l’esterno
bliografia precedente. piuttosto che sul cortile, come ci aspetteremmo in un magazzino.
51 56
A proposito della correttezza metodologica di Guglielmo Gatti, negli ap- Qui compare anche un elemento lineare collegato al cortile, simile

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88 Francesca de Caprariis

Il genitivo della celebre iscrizione Severi et A[n]tonini


Au[g]g / nn è stato dubitativamente messo in relazione
con il soprastante clivus victoriae o (se la posizione è
corretta) con il sottostante Septizodium57: entrambe le
soluzioni sono poco soddisfacenti per mancanza di pre-
cedenti, differenza e distanza delle iscrizioni. Andrebbe
valutata la possibilità che la scritta sia relativa piuttosto
alle strutture subito a destra, che sono l’unico elemen-
to monumentale che potrebbe giustificare una simile
didascalia e che nonostante imprecisioni e difficoltà di
lettura rappresentano certamente una grandiosa arcata
monumentale (quadrifronte?). Nella generale difficol-
tà dei dati, ed accettando il posizionamento attuale, è
forse possibile che sia rappresentata una struttura non
dissimile dall’altro accesso monumentale al Palazzo ri-
costruito da Ricardo Mar nel caso del cd. Tempio di
Giove Statore58.
Il frammento 677 [---]ilonis (fig. 7) restituirebbe non
solo la cronologia ma anche il contesto dell’operazio-
ne e di fatto la ‘committenza’ della pianta marmorea,
dal momento che a partire da Bellori59 è consolidato
lo scioglimento [domus C]ilonis e l’identificazione del
personaggio con L. Fabio Cilone, protagonista di una
6. Forma Urbis, frammento 165 a , particolare (foto Sovrintendenza Ca- celebre prefettura urbana tra 201 e 204 e fino al 21160.
pitolina).
La domus di Cilone è localizzabile in base ad altri dati
nel piccolo Aventino61, vale a dire ancora una volta
nel settore superiore della pianta marmorea. Sarebbe
l’unica proprietà di un privato ad essere segnalata da
didascalia e la distinzione sarebbe dovuta proprio alla
funzione della Forma Urbis: esposizione pubblica del
principale strumento di conoscenza e di controllo del
praefectus Urbi nelle sue nuove prerogative62.
Questo può darsi; ma più interessante è ancora un
altro dato: elemento importante del paesaggio urbano
ancora nel IV secolo e menzionata nei Cataloghi Re-
gionari, la domus di Fabio Cilone è parte di un nucleo
di ricche abitazioni donate da Settimio Severo ad alcu-
ni amici certi durante la lotta per il potere63. La fonte è
l’Epitome de Caesaribus: In amicos inimicosque pariter
vehemens, quippe qui Lateranum Cilonem Anullinum
Bassum ceterosque alios ditaret, aedibus quoque memo-
ratu dignis, quarum praecipuas videmus Parthorum quae
dicuntur ac Laterani (20, 10, 6).
7. Forma Urbis, frammento 677 (Vat. Lat., 3439, f. 18r, particolare da Pian- Questa informazione si collega chiaramente alle pro-
ta marmorea 1960). scrizioni che fruttarono a Severo l’appellativo ‒ sembra

a quello in alto a sinistra nel frammento 42: soprattutto per la suggestio- 60


PIR2, F  27; Ruciński 2009, p. 150, p. 224, nota 37.
61
ne di quest’ultimo (un canale?) verrebbe da pensare anche alla possibilità Guidobaldi 1995, pp. 95-96.
62
che si tratti di grandi vasche o natationes. A partire da De Rossi 1879, p. 53, e G. Gatti, in Pianta marmo-
57
Rispettivamente da Rodríguez Almeida 1980, pp. 67-68, e Gu- rea 1960, pp. 215-216. In seguito, a titolo d’esempio, v. Gros 1991, p.
glielmo Gatti (Pianta marmorea 1960, p. 111). 107; Wallace-Hadrill 2008, p. 303.
63
58
Mar 2005, pp. 213-215. Sull’area, v. Saguì 2013, pp. 133-167. L’analisi archeologica dimostra fasi precedenti l’età severiana per la
59
Occorre tenere a mente che l’integrazione, come giustamente ri- domus di Cilone (Guidobaldi 1995, pp. 95-96). Un altro riferimento
corda Trimble 2008, p. 87, nota 42, non è assolutamente certa. Diffi- vicino cronologicamente e tentativamente accostato anche fisicamente
cile tuttavia trovare alternative altrettanto probabili. Lo stesso Bellori (Rodríguez Almeida 1980, p. 61) è quello del frammento 45abc relati-
(Bellori 1673, p. 35) suggeriva, in seconda battuta, [S]ilonis, in rela- vo agli horti di ‘Celonia Fabia’ (identificata con la moglie di Fabio Cilo-
zione all’oratore Gavius Silo (PIR2, G  112), ed altre interpretazioni sa- ne), che pur perdurando in certo modo negli studi, semplicemente non
rebbero in teoria possibili, ma la presenza della domus Cilonis nei Cata- sussiste, trattandosi piuttosto di Ceionia Fabia, sorella di Lucio Vero:
loghi Regionari è riferimento concreto in favore dell’interpretazione PIR, I, 331 (E. Klebs); Raepsaet-Charlier 1987, n. 204; Chausson
tradizionale. 2003, pp. 103-162, spec. p. 109. Così già Pianta marmorea 1960, p.

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La pianta marmorea: novità e prospettive 89

gradito64 ‒ di Sylla Punicus (SHA, Pesc., 6); le vicende In questo senso la concentrazione dei lavori urbani-
non sono conosciute in modo limpido, e nomi e cifre stici severiani nel settore meridionale della città, che
oscillano nella letteratura antica e nella critica moder- azzera e distrugge interi quartieri ‒ per l’impianto delle
na, dalle decine di nomi nelle liste della Historia Augu- Terme Antoniniane, per l’imponente edilizia militare
sta alla valutazione moderna di epurazione di quasi il ‒ può essere testimonianza di una politica di espro-
20 per cento del Senato65. Sembra si possa ricostruire priazioni coerente nel tempo, attraverso anche l’assor-
una politica per lo più di confische nei confronti dei bimento di proprietà confinanti73, con conseguente
seguaci di Pescennio Nigro, mentre fu invece violentis- nuovo accatastamento.
sima la reazione contro i fautori di Clodio Albino e la Questo potrebbe spiegare la presenza lungo tutta la
fronda senatoria che lo aveva sostenuto, punita nel 197 fascia superiore della pianta severiana di rilevamenti
con il Terrore nella capitale66. aggiornati. Da una forma patrimonii deve in ogni caso
Pochissimi i dati di topografia e prosopografia67, e essere tratta, ad esempio, la topografia del Palatino, che
bisogna convenire con Alexandra Busch che sarebbe restituisce ‒ incredibilmente ‒ nei dettagli i vani della
interessante conoscere i nomi dei proprietari delle do- residenza imperiale allo stesso modo in cui nel resto
mus sotto i castra severiani68; il fenomeno dovette in della pianta marmorea sono descritti i singoli ambienti
ogni caso segnare nel tessuto urbano un cambiamento degli edifici privati74.
anche più epocale dell’incendio del 192: l’acquisizione Quello della stratificazione cronologica delle informa-
dei bona dei condannati, le domus cedute ai fedeli se- zioni ‒ e dei rilevamenti dai quali le informazioni grafi-
condo una modalità che richiama da vicino i passaggi che vennero tratte, dal tempio B di Largo Argentina al
di proprietà di altre guerre civili69. Settizodio ‒ è in sostanza il fenomeno più notevole degli
Occorre in sostanza considerare che quel fenomeno ultimi studi sulla pianta marmorea. Nell’ipotizzare un
di incameramento di proprietà nel patrimonio impe- grande rilevamento augusteo dal quale la pianta severia-
riale, che caratterizza il periodo tra Commodo e Setti- na sarebbe stata tratta, Rodríguez Almeida parlava della
mio Severo e che ne rese necessaria una più articolata possibilità di vederne le tracce ‘al di sotto’75 dei marmi:
gestione e amministrazione ‒ la res Caesaris70 ‒ deve una lettura stratigrafica della pianta marmorea, anche
necessariamente avere avuto anche una ‘faccia’ urbana attraverso l’analisi delle variazioni di scala, deformazioni
oltre che fondiaria71 e che ‒ tornando alla Forma Ur- ed eventuali disassamenti, che è forse possibile tentare76.
bis ‒ fa presupporre la presenza di informazioni che
derivano necessariamente da un rilevamento e un cen-
simento catastale aggiornato, qualcosa di non dissimile L’accessibilità materiale
dalla forma patrimonii del famoso e discusso passo di
Ulpiano (Dig., 30, 1, 39, 7-10: Si vero Sallustianos hor- L’accesso alla pianta marmorea, difficoltoso per la
tos, qui sunt Augusti, vel fundum Albanum qui principa- comunità scientifica, è da decenni impossibile per i
libus usibus reservit, legaverit quis, furiosi est talia legata visitatori: un tratto negativo della unicità del docu-
testamento adscribere. Item campum Martium aut forum mento è l’ingombro, che rende complesso progettare
Romanum vel aedem sacram legari non posse constat. Sed un’esposizione permanente che dia conto dei limitati
et praedia Caesaris, quae in formam patrimonii redacta frammenti localizzati e della stragrande maggioranza
sub procuratore patrimonii sunt, si legentur, nec aestima- dei frammenti privi di identificazione. Come mostra-
tio eorum debet praestari, quoniam commercium eorum re la Forma Urbis non è cosa facile e la particolarità
nisi iussu principis non sit, cum distrahi non soleant)72. stessa del documento rende difficile ogni comparazio-

67
113 (L. Cozza). Rimane la possibilità, forse, di collegare questi horti Abbiamo notizia solo della domus di Pescennio Nigro, che si trova-
all’ager Peduceianus (Lega 1996, p. 77), attraverso Marcus Peducaeus va in campo Iovis (SHA, Pesc., 12, 4).
Plautius Quintillus (PIR2, P  474) figlio di Ceionia, morto in disgrazia 68
Busch 2015, p. 96.
69
nel 205. La storia dei passaggi di proprietà della tarda repubblica, dai Pom-
64
Per la fortuna di Silla anche in età severiana, Zecchini 1993, pp. peii ad Antonio, ad Agrippa ha consentito di ricostruire la storia urbana
93-102. di interi settori della città (in particolare per l’area del Campo Marzio:
65
Letta 2014, pp. 127-141. Diversamente Okoń 2013, pp. 97-103. ad es. Coarelli 1997a, pp. 539-590).
70
Molti dei senatori che compaiono nella famosa lista dei condannati o Maiuro 2012, spec. pp. 81-88.
71
vittime di confische (SHA, Sept. Sev., 13, 1-9) sono identificabili con Homo 1899, pp. 101-129. Sulle rendite (e i rischi) delle proprietà
figure reali, nonostante i problemi onomastici, le deformazioni più o urbane: Garnsey 1976, pp. 123-136.
72
meno volontarie e di cronologia interna (alcuni condannati o uccisi pri- Cfr. Hirschfeld 1902, pp. 45-72 e 284-315; Maiuro 2012, pp.
ma del 197): Alföldy 1970, pp. 1-11; Bruun 1990, pp. 5-14; Jacques 90-93.
73
1992, pp. 119-144. Si veda il vicino caso degli horti di Domitia Lucilla e delle proprietà
66
Cass. Dio, 74, 8, 3-4; Herod., 3, 8, 2 (con il commento di Ma- dei Quintili: Liverani 1995, p. 168; Gregori 2008, p. 1078; Granino
iuro 2012, p. 86, nota 12); più strutturata la questione nell’Historia Au- Cecere 2010, pp. 111-127.
74
gusta: al principio limitato nella violenza, poi (Sept. Sev. 9, 13) la con- Si tratta dell’aspetto davvero più notevole e unico della pianta mar-
danna a morte di chi aveva combattuto al suo fianco (9, 6-8). Per morea, privo di confronti in alcuna altra pianta non catastale, antica e
Clodio Albino, ad es., SHA, Sept. Sev., 12, 1: Interfectis innumeris Albini moderna: West Reynolds 1997, pp. 131-133; Wallace-Hadrill 2008,
partium viris, inter quos multi principes civitatis, multae feminae inlustres p. 308.
75
fuerunt, omnium bona publicata sunt aerariumque auxerunt; v. Letta Rodríguez Almeida 2002, p. 10.
76
2014, p. 131. Si veda il saggio di Luca Sasso D’Elia, in questo volume.

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90 Francesca de Caprariis

ne. Utile al riguardo è analizzare le precedenti espe- e i successivi 6 ricomposti liberamente (e poi a loro
rienze espositive che offrono spunti di riflessione e volta disegnati nella seconda edizione dei marmi far-
numerosi dati che indicano cosa evitare piuttosto che nesiani85) offre qualche dato interessante e documenta
cosa attuare. anche fasi di intervento e di sistemazione di cui si è
persa memoria86.
Come è noto, la storia espositiva è tristemente bre- Se l’obiettivo era estetico più che scientifico, come è
ve e conta solamente due sistemazioni complessive, la stato detto87, bisogna dire che fu mancato del tutto: è
prima a Palazzo Nuovo tra 1742 e 1903 e la seconda sufficiente un confronto tra disegni e foto dei riquadri
sul muro del Giardino del Palazzo dei Conservatori, per avere la misura dell’insuccesso e delle difficoltà cre-
tra 1903 e 192477: entrambe discutibili sotto diversi ate dal tentativo di ‘materializzare’ dei disegni spesso
aspetti. privi di proporzione.
Una certa armonia compositiva è riuscita solo nei casi
Palazzo Nuovo, Scalone dove la ricostruzione è così strettamente connessa alle
parti originali da rendere quella e queste indistinguibi-
Dei 26 pannelli nello scalone di Palazzo Nuovo ad ope- li (tavola XV, raffigurante il complesso pompeiano del
ra di Giovanni Battista Nolli con la consulenza dell’abate Campo Marzio, 38 bcdef; fig. 8, a-b) o dove una copia
Diego de Revillas e con la supervisione dello stesso mar- di proporzioni ‘belloriane’ si rende necessaria (ad esem-
chese Capponi, conosciamo le vicende essenziali78. Lo pio la tavola XIV, con ingigantito il frammento 10i del-
svolgersi e i tempi delle operazioni sono noti soprattutto le Terme di Traiano), anche solo come riempitivo (e in
grazie alle note di spesa dello stesso Nolli in parallelo con questo senso sono fortemente sospetti alcuni frammenti
quelle dello ‘scarpellino’ Pietro Blasi, entrambi i docu- conosciuti attraverso le copie realizzate per l’occasione88).
menti esaminati da Michel Olivier79, con un’analisi che Si direbbe piuttosto che il criterio sia stato quanto
sostanzia in maniera efficace quanto era già noto: la fretta di più scientifico possibile entro i binari strettissimi
del Nolli, chiamato ad un lavoro complesso quando era imposti dai tempi e dai modi del lavoro89. In questo
impegnatissimo sull’altro fronte della Pianta di Roma, la senso andava l’apprezzamento dello Jordan per il sin-
ricerca della riduzione in scala della pianta80, la rinuncia gulare artificium del «diorthota Capitolinus»: se ne vede
ad una ricostruzione originale e la decisione di usare come la ragione in alcuni singoli riquadri ‒ come la corret-
fondamento della sistemazione l’opera del Bellori. ta sequenza di Settizodio e Circo Massimo90, ribaltati
Quali che fossero le intenzioni iniziali, quella di «rin- e privi di senso nella tavola belloriana corrispondente
contrare le tavole del Bellori»81, dovette essere una ne- (riquadro XIX) (fig. 9, a-b) o la composizione dei fram-
cessità più che una scelta, nonostante le difficoltà che menti della porticus Aemilia (riquadro X).
il confronto sollevava, in primo luogo riguardo scala In alcuni casi è inoltre innegabile un ragionamento to-
e proporzioni82. Di questo lavoro rimane testimonian- pografico e compositivo ben superiore a quello del Bellori.
za nelle foto del Fondo Moscioni conservate presso la Ad esempio quello messo in rilievo dal Trendelenburg, per
Fototeca dei Musei Vaticani, databili dopo il 188283 e cui il frammento 10m è correttamente connesso a 10l nel
prima del 189384. Un confronto complessivo tra queste riquadro XVIII: il primo tassello che porterà al corretto
foto e le rispettive tavole belloriane (i primi 20 pannel- riconoscimento delle Terme di Traiano91. Più notevole an-
li con i pezzi originali ricomposti secondo i disegni) cora l’attacco dei frammenti 32cd (pontes) nel riquadro

77 85
In seguito i pezzi originali saranno sostituiti da calchi. La storia Bellori 1764. Su questa edizione, Muzzioli 2000, pp. 580-588;
espositiva è ripercorsa in Ferrea 2006, pp. 42-46, a cui si rimanda an- Aletta 2002, pp. 79-81. Le foto sono tratte dalla copia conservata nella
che per le altre, più limitate, esposizioni della pianta marmorea. biblioteca del Museo di Roma.
78 86
Pianta marmorea 1960, p. 27 (A.M. Colini); Bevilacqua 1998, p. Mi riferisco alla memoria visiva ma non scientifica, visto che corri-
186; Franceschini, Vernesi 2005, p. 111; Arata 2013, p. 112. sponde a quello che fu ricostruito dagli autori come iter F e F’ in Pianta
79
Archivio Segreto Vaticano, Sacro Palazzo Apostolico, 1742, Computi- marmorea 1960.
87
steria, vol. 228, n. 292 e 293; 1743, vol. 230, n. 66: Michel 1983, pp. Michel 1983, p. 1009.
88
1009-1010. La nota del Nolli è riportata anche da Arata 2013, appen- Come nel caso dei frammenti 32gh e 32i: nella tavola 17 del Bello-
dice VI, p. 145. Sull’identità del ‘giovine’ apprendista, Bevilacqua ri i frammenti raffiguranti la riva del Tevere sono ‘allungati’ per motivi
1998, p. 150. compositivi, e, conoscendo la posizione del margine di lastra del fram-
80
Michel 1983, p. 1008. mento 32i, è davvero improbabile che siano stati visti e disegnati più
81
Dalle note di spesa di Nolli, cit. a nota 79, vol. 230, n. 66. pezzi combacianti. Il frammento perduto 695 (Pianta marmorea 1960,
82
Così da subito il Capponi l’8 maggio 1742: «sarà grande fatica per p. 158), copiato dallo scalpellino e inserito nel corrispondente pannello
ridurre quella ad una cosa perfetta perché in prima il libro del Bellori … XVII, non è probabilmente mai esistito.
89
è molto mancante e difettoso di molte cose e non v’è scala» (France- Si direbbe che, essendo le tavole ricomposte via via e poche alla
schini, Vernesi 2005, pp. 111). Cfr. Michel 1983, pp. 999-1000; Be- volta, non vi fosse tempo e spazio per un ragionamento su un gruppo
vilacqua 1998, p. 186. consistente di frammenti. Nel caso dei riquadri VII ed VIII, due fram-
83
Anno del rinvenimento del frammento 18a con il tempio dei Ca- menti vengono ‘anticipati’ per riempire i vuoti creati dalla sproporzio-
stori, in seguito montato sul pannello XII in relazione ai frammenti ne del gruppo 543 (Viminale-vicus Patricius), enfatizzato oltre misura
18bc (neg. Moscioni, 8181). nel Bellori.
84 90
Come dimostra il numero di negativi (8600) menzionati nel Cata- Trendelenburg 1872, p. 67.
91
logo delle fotografie esistenti nello stabilimento fotografico artistico commer- Anche se ripetuto, in copia, nel riquadro XIV che copia lo stato
ciale di Romualdo Moscioni fondato fin dall’anno 1868, Roma 18932. integro del pezzo 10 mi nella corrispondente tavola del Bellori: Trende-
Ringrazio Paola di Giammaria e Cristina Gennaccari per l’aiuto ricevuto. lenburg 1872, p. 86.

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La pianta marmorea: novità e prospettive 91

8. Palazzo Nuovo, pannelli nello scalone, riquadro XV (complesso pompeiano del Campo Marzio): a. Bellori 1673, tav. 15; b. Foto Moscioni 8184 (foto ©
Musei Vaticani).

XVI (figg. 10, a-b; 11)92, parte del gruppo inter duos / pon- questa ricomposizione, per cui i frammenti si trova-
tes (32bc-f)93: non solo una giuntura fisica ma una corret- vano, nelle parole di Lanciani, «murati nello scalone
ta integrazione logica e scientifica. del museo Capitolino in modo così sconcio, da riuscire
Rimane impossibile stabilire con certezza la paternità inutili per uno studio comparativo»97.
di queste ricomposizioni94: la possibile influenza del la- Oltre ai danni noti e ormai irreparabili di questa
voro di Bianchini è stata chiamata in causa, ma la docu- sistemazione98, ne erano allora percepibili altri più
mentazione finora disponibile non sembra confermar- contingenti ma fastidiosi, provocati da integrazioni
la95. Hülsen credette di identificare in Diego de Revillas e stuccatura delle fratture dei frammenti, accompa-
il «diorthota Capitolinus», e forse a ragione, anche se la gnata da tinteggiatura per evidenziare le incisioni.
testimonianza che cita a riprova sembra da riferirsi più Questo rendeva difficile controllare i margini dei
genericamente alla collaborazione dell’abate di S. Alessio frammenti, verificare le rotture e proporre integra-
al progetto di Capponi96. zioni e attacchi. Nonostante gli sforzi (ad esempio
dello Jordan: margines lapidum quantum potui in-
Per altro verso, ancora attraverso le fotografie si com- dagavi, hic illic, quantum licuit, calce liberavi)99, si
prendono le ragioni della frustrazione nei confronti di poteva essere indotti in errore e sembra che solo oc-

92
Jordan 1867, p. 10; Jordan 1874, p. 59: «primus diorthota co- pubblicati tre disegni: per quel che vale, si può notare che nella fig. 3 a
niunxit». Nel corrispondente disegno belloriano i due frammenti, pure p. 169, uno studio (ed una spunta) di diverse iscrizioni della Forma Ur-
più integri, sono male interpretati. bis, il collegamento tra i frammenti 32c e 32d (pontes) pure disegnati,
93
Pianta marmorea 1960, p. 93 (L. Cozza). non è stabilito.
94
Una lettera di Pietro Forier ad Anton Francesco Gori (Firenze, Bi- 96
Hülsen 1902, p. 365, dove cita l’affermazione del conservatore
blioteca Marucelliana, ms. B.VII, 12, c. 304, da Roma, 14-7-1742) mes- Giuseppe Menatti (Menatti 1744, p. XV dell’estratto).
sa in rilievo da Bevilacqua 2004, p. 28, menziona un ‘libretto a parte’ 97
Lanciani 1885, p. 158.
previsto nel contratto di Nolli. Vedi anche Gasparri 2014, pp. 1-2. Va 98
La riduzione a lastrina di numerosi frammenti per renderli più ma-
detto però che l’interesse del Nolli per la città antica e per gli studi anti- neggevoli, con perdita di dati fondamentali sullo spessore e sui rovesci
quari doveva essere piuttosto tiepido: Manacorda 2013, p. 98. delle lastre di appartenenza, gli scontornamenti e i tagli di parti non in-
95
Le carte di Francesco Bianchini, conservate alla Biblioteca Capitola- cise per inserire i frammenti nel campo della tavola.
re di Verona, attendono uno studio complessivo. In Piastra 1996 sono 99
Jordan 1874, p. 6.

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92 Francesca de Caprariis

9. Palazzo Nuovo, pannelli nello scalone, riquadro XIX (Settizodio e Circo Massimo): a. Bellori 1673, tav. 19; b. Foto Moscioni 8188 (foto © Musei Vaticani).

10. Palazzo Nuovo, pannelli nello scalone, riquadro XVI (attacco dei frammenti 32cd, pontes): a. Bellori 1673, tav. 16; b. Foto Moscioni 8185 (foto © Musei
Vaticani).

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La pianta marmorea: novità e prospettive 93

casionalmente sia stato possibile staccare i pezzi per


motivi di studio100.
In due occasioni, nuovi rinvenimenti (nel 1867 e nel
1882) portarono ad una risistemazione dei riquadri: è
il caso del gruppo dei frammenti della porticus Liviae e
del frammento relativo al tempio dei Castori.
Il primo caso è documentato dalla foto 8195, che
fa riscontro alla curiosissima tavola 26 dell’aggiorna-
mento al Bellori (fig. 12, a-b), dove i frammenti sono
ammassati nella parte inferiore del campo figurato, sia
pure con qualche diversità nella disposizione rispetto a
quanto la foto documenta: sembrerebbe dunque che il
corrispettivo riquadro nello scalone sia stato, per oltre
un secolo, mezzo vuoto.
A colmarlo, la parte più alta del riquadro ven-
ne costruita disponendo i rinvenimenti dello scavo
Tocco101, eccezionali per la correlazione topografica
dei monumenti raffigurati nei frammenti rinvenuti.
Chiunque abbia realizzato questa sistemazione, tra
1867 e 1874102, è anche l’autore dell’integrazione
(errata) Thermae Traiani nel frammento 603 con le
lettere [---]AI[---], che precede dunque la sistemazio-
ne del Giardino Romano103 e si direbbe che anche il
frammento 16l sia stato disposto in modo tale da far
corrispondere in qualche modo l’esedra dell’edificio
rappresentato (13p, probabilmente il Ludus Dacicus)
con quella delle terme di Traiano.
Nel caso del tempio dei Castori fu lo stesso Jordan, 11. Forma Urbis, frammento 32cde (foto Sovrintendenza Capitolina).
primo editore del frammento, ad organizzare l’incasso
di 18 a nel riquadro XII (fig. 13, a-b), per verificare
proporzioni e congruità dell’attacco104. gurata il 2 aprile del 1903, in occasione dell’apertura
Si trattava di operazioni temporanee, che testimonia- del Terzo Congresso Internazionale di Studi Storici, e
no però il tentativo di aggiornare la sistemazione espo- l’evento «riuscì solenne con l’intervento del Re in alta
sitiva della pianta marmorea secondo le nuove acquisi- uniforme di generale e della Regina che vestiva un
zioni scientifiche. I frammenti venuti in luce a centina- abito crèmisi»105.
ia presso via Giulia allo scorcio del secolo aprirono in L’acquerello che accompagna la cronaca de L’Illustra-
modo definitivo il problema Forma Urbis, mettendo in zione Italiana mostra Lanciani che tiene il suo discorso
risalto la necessità di attualizzare la sistemazione della introduttivo e conferma l’eleganza del parterre de roi (fig.
pianta marmorea. 14); rende però anche subito percepibile che, se l’inten-
zione era di rendere accessibile la pianta marmorea, que-
Palazzo dei Conservatori, Giardino Romano sto fu ‒ ancora una volta ‒ un obiettivo mancato.
La documentazione è impietosa e mostra come le
Per molti più presente alla memoria (anche se nella difficoltà dell’osservatore antico impallidiscano al con-
versione nella quale gli originali erano sostituiti con fronto con quelle dell’osservatore moderno: i fram-
calchi), la sistemazione sulla parete del Giardino Ro- menti della Forma Urbis, molti di piccole dimensioni,
mano è legata al nome di due giganti degli studi ro- che galleggiano in una gigantesca parete quasi vuota
mani, Rodolfo Lanciani e Christian Hülsen. Fu inau- (fig. 15). La visibilità era ulteriormente compromessa

100
Nei verbali della Commissione Archeologica (27-6-1893) si comu- scioni in dimensioni tali da rendere difficile coglierne i particolari. Gli altri
nica che «per alcuni studi del Dr. Hülsen, da pubblicarsi nel Bullettino frammenti del riquadro sono: 101, 647, 603, 599, 620, 161. Il piccolo
della Commissione, dovranno essere rimossi e spostati alcuni frammenti frammento con una colonna sul lato inferiore del riquadro non pare rin-
della pianta marmorea di Roma nelle scale del Museo». Hülsen 1893, tracciabile, a meno che non si tratti di 708 (di provenienza incerta).
p. 129, si adopera per fare rimurare i frammenti «con il margine un po’ 104
Jordan 1883, p. 5: «licuit enim novo e scrinio in quo adservatur, de-
sporgente», in modo da renderlo visibile. portare in scalas Musei, quarum parieti vetus cum ceteris omnibus est inser-
101
Tocco 1867, pp. 408-411. Documenti sullo scavo in Cadinu tum…». È possibile che in proprio quell’occasione il frammento si sia scheg-
2016, pp. 92-97. giato, perdendo le prime lettere dell’iscrizione (sulle discussioni e diverse
102
La sistemazione è menzionata da Jordan 1874, p. 59. interpretazioni che tale rottura ha provocato si veda Steinby 1989, pp. 24-
103
È incerto a quale ricostruzione capitolina si riferisca Lucos Cozza 33, con bibl. prec. Un’ipotesi alternativa in Palombi 2007b, pp. 279-291).
(Pianta marmorea 1960, pp. 69 e 152) che credo abbia visto la foto Mo- 105
L’Illustrazione Italiana, 19 aprile 1903, p. 279.

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94 Francesca de Caprariis

12. Palazzo Nuovo, pannelli nello scalone, riquadro XXVI: a. Bellori 1764, tav. 26; b. Foto Moscioni 8195 (foto © Musei Vaticani).

13. Palazzo Nuovo, pannelli nello scalone, riquadro XII: a. Bellori 1673, tav. 12; b. Foto Moscioni 8181 (neg. XXII.18.11; foto © Musei Vaticani).

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La pianta marmorea: novità e prospettive 95

14. L’Illustrazione Italiana, aprile 1903 (foto Biblioteca Nazionale Centrale). 15. Giardino Romano, Foto Musei Capitolini (neg. MC_A1496).

dalla luce intensa (Lanciani si adoprerà in seguito per ribilmente in piano orizzontale, delle dimensioni di al-
«togliere alla parete percossa dai raggi del sole l’attuale meno 7 m per 8 nel quale potrebbero essere ricomposti i
riflesso bianco che offende la vista»106. numerosi frammenti che si riferiscono alla parte centrale
I risultati di questa seconda soluzione espositiva ‒ fi- e più importante della città che comprende l’Anfiteatro,
lologicamente corretta e preceduta da almeno due anni il Circo Massimo, il Foro, il Palatino, i Portici di Otta-
di discussioni a cura di una sottocommissione appo- via, i Septi e il Teatro di Pompeo. Un’altra conveniente
sitamente nominata ‒ sono sconcertanti, ma occorre superficie aderente a quella sopra indicata e che potrebbe
subito dire che la decisone non fu presa da Lanciani essere anche un piano verticale … per i frammenti non
e dalla Commissione Archeologica e venne piuttosto ancora identificati. Nella ricomposizione dovrebbero es-
osteggiata prima e subita poi. sere indicati con leggere linee i principali punti di corri-
Queste le vicende: la sottocommissione in seno alla spondenza con la città moderna» 108.
Commissione Archeologica viene formata nell’aprile del Queste indicazioni ‒ vale a dire esposizione su strut-
1900 su impulso di Orazio Marucchi107: ne fanno parte tura piana ed eventuale sistemazione in parete dei
Azzurri, Castellani, Vitelleschi, lo stesso Marucchi e, ov- frammenti con topografia non identificata ‒ costitui-
viamente, Lanciani. Una lettera di Vitelleschi al sindaco, scono la sostanza e anche l’unico risultato dell’attività
Prospero Colonna di Paliano, nel marzo 1901, riassume della sottocommissione.
e documenta le linee guida della sottocommissione testi- Ad eccezione della proposta ‒ che dobbiamo sperare
moniate anche nelle minute dei verbali. provocatoria ‒ di porre i frammenti sul pavimento del
Si precisa che «converrebbe trovare uno spazio, prefe- cortile dei Conservatori ‘coperto a cristalli’, non verrà

106
ASC, Ufficio VI, Serie I, Titolario 1891-1907, titolo 54, busta netto del Sindaco). Sull’articolazione delle diverse competenze: Francescan-
118, fasc. 19, lettera di Lanciani, 26 maggio 1903. geli 1996, pp. 259-323; Palombi 2006, p. 57, n. 51.
107 108
Analisi complessiva dell’attività della Commissione è nel saggio di ASC, Ufficio VI, sez. 2, Carteggio fuori Titolario, busta 27, fasc.
Claudio Parisi Presicce in questo volume, cui si rimanda anche per l’inqua- 11, sottofasc. 2. Si tratta della minuta di una lettera inviata da Vitelle-
dramento completo dei Verbali. Sulla sottocommissione per la Forma Urbis, schi al Sindaco in data 11 marzo 1901, inoltrata ulteriormente e ac-
ASC, Verbali, 29-5-1900. Lo scambio è soprattutto con il ‘Comitato genera- compagnata da una nota di Giuseppe Gatti, del 30 giugno, indirizzata
le di Storia e Arte’ delle cui quattro Commissioni quella Archeologica faceva al Comm. Colonnelli (Uffcio VI). Nel biglietto Gatti rettifica la di-
parte, l’allora Ufficio VI Istruzione Pubblica, la ‘Commissione permanente mensione della superficie necessaria per la Forma Urbis data per le vie
per i servizi di carattere storico ed artistico’ (istituita nel 1890 presso il Gabi- brevi (m 4 × 5).

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96 Francesca de Caprariis

mai indicato uno spazio specifico: cosa che apriva il Le date sono stabilite e vicinissime: aprile del 1903. Il
campo a proposte ancora più singolari. Sindaco Colonna prende in mano la situazione e tron-
Il 31 dicembre 1901 Lanciani riferisce ai commissari ca ogni discussione: il 21 gennaio del 1903 la decisione
che «non prevalse il concetto, da lui e dal Comm. Tom- è presa in Giunta e il luogo stabilito: per la prima volta
masini propugnato, per la sistemazione in adatto piano viene menzionato il muro dell’Ambasciata Germanica
orizzontale; ma fu proposto di collocare i frammenti re- nel giardino di Palazzo Caffarelli. Nessuna copia ma i
lativi alla parte centrale della città sulle pareti della gran- pezzi originali devono in poche settimane essere prepa-
de Aula Consigliare nel Palazzo Senatorio, togliendone rati per la solenne inaugurazione.
le iscrizioni ed i frammenti scolpiti ed araldici che ora vi Che fare del resto dei frammenti, la grande maggio-
sono murati»109. ranza di frammenti privi di localizzazione, non venne
Il trasloco della Forma Urbis a Palazzo Senatorio vie- neppure considerato (si eseguiranno in seguito solen-
ne bloccato con la promessa di calchi dei più impor- ni sopralluoghi per trovare una sistemazione al resto
tanti pezzi ed il 1902 trascorre quasi per intero con un dell’ ’insigne monumento’, ma si finì per relegare la For-
nulla di fatto e con una certa inerzia. ma Urbis nei ‘soffittoni’ del palazzo dei Conservatori).
Una lettera del sindaco alla Commissione Archeologica, Lanciani si trovò dunque a dovere organizzare, in tem-
con invito (o piuttosto una sollecitazione) a studiare una pi brevissimi ‒ non dissimili da quelli accordati al Nol-
sistemazione della pianta marmorea da presentare all’i- li ‒ la sistemazione della parete del Giardino Romano,
naugurazione del Terzo Congresso Storico Internazionale, risentendone anche nella salute114. Sembra di poter dire
coincide con l’annuncio del rinvio a data da destinarsi del che si trovò a pagare il prezzo dell’atteggiamento inerte
congresso stesso: nonostante si affermi il contrario, ogni de- ed attendista tenuto negli anni precedenti in seno alla
cisione viene di fatto rimandata e posta in secondo piano sottocommissione115, che credo si spieghi con l’impegno
fino a ripresentarsi prepotentemente come emergenza110. dello studioso nel progetto della nuova disposizione del
Nel novembre del 1902 la preparazione del Congres- Museo dei Conservatori. Egli aveva chiaramente legato
so è nelle mani capaci di Pasquale Villari con un nuovo la sistemazione della pianta marmorea a questo più vasto
comitato organizzatore, nel quale è attivo il sindaco di e poco noto programma, con un progetto di nuove sale
Roma111. Bisogna notare che la sistemazione della pianta espositive, dove contava di ottenere uno spazio adeguato
marmorea assunse per l’amministrazione e soprattutto anche per la Forma Urbis. Proprio in quel periodo il pro-
per il sindaco un’importanza prioritaria tra gli altri im- getto venne fortemente limitato e Lanciani si troverà a
pegni e spazi che il Congresso richiedeva: è «la cosa che scrivere con amarezza dell’occasione perduta116. Senza le
maggiormente preme ed importa»112. La rilevanza della nuove sale, comunque difficilmente realizzabili in pochi
questione Forma Urbis emerge anche nella corrispon- mesi, la sorte della Forma Urbis, il più ingombrante dei
denza con Giacomo Gorrini, all’epoca Segretario Gene- monumenti da esporre, era comunque segnata.
rale del Comitato del Congresso, dove l’inaugurazione Lanciani fece tuttavia un tentativo estremo di bloccare
della parete è al primo punto di ogni questione113. È il progetto ‘per cause tecniche’ e propose, finalmente, una
possibile che vi sia stato un tentativo di coordinamento concreta collocazione alternativa «sul piano della grande
(o di concorrenza?) con la mostra di Topografia Romana aula della Pinacoteca capitolina», ma ciò valse solo una
che Domenico Gnoli andava preparando per l’occasione raggelante lettera di richiamo al malcapitato ingegnere
al Collegio Romano. che si era trovato d’accordo con lui (Appendice, n. 1).

109
ASC, Verbali, 31-12-1901, n. 8. Il riferimento è «all’adunanza del del Regno, sindaco di Roma. Onorevole signor sindaco, ho ricevuto la
16 dicembre del Comitato di Storia ed Arte, unitamente alla Commis- cortese lettera che la S.V. On.ma si compiacque dirigermi in data 3 cor-
sione Archeologica per invito dall’On. Assessore per l’Istruzione». Per il rente col n. 697 ufficio VI. Ho preso atto con viva soddisfazione della
Comitato di Storia e Arte parlava Oreste Tommasini: la proposta veniva partecipazione data a questo comitato, in seguito a deliberazione della
dunque dall’Assessore. Giunta Municipale, che per il 2 aprile sarà trasferita nella nuova sede la
110
ASC, Verbali, 4-3-1902. parte centrale della Forma Urbis con facoltà di annunziarne la inaugura-
111
Diversissimo l’atteggiamento con la precedente organizzazione: il zione che in onore dei congressisti avrà luogo».
114
28 febbraio 1901 il Sindaco (ASC, Ufficio VI, lettera, prot. 1731) nega Così dai verbali delle sedute che introducono il volume V degli
ad Ettore Pais, allora presidente del comitato ogni ‘concorso pecuniario’ Atti, dedicato all’archeologia e pubblicato nel 1904 (Atti Scienze Storiche
per le prime spese. 1904-1907, p. 164: «(Nota della Presidenza). Il prof. Lanciani, a cagione
112
ASC, Ufficio VI: Biglietto con intestazione della Giunta comunale del grave lavoro sostenuto per la ricomposizione e collocamento a posto
che trattiene un foglio dattiloscritto datato al 15 novembre: «caro Colon- della Forma Urbis nel cortile del Palazzo de’ Conservatori (Campido-
nelli, conserva le carte che t’invio. Il sindaco già mi parlò (?) in giunta e glio), cadde indisposto subito dopo il Congresso, e non potè condurre a
qualcosa fu stabilito. Saluti». (Firma illeggibile: Ceselli  ?) Nel foglio: «Pro- termine, come avrebbe desiderato, la propria Comunicazione».
115
memoria per l’on. Sindaco. Al 2° punto (Urgente): Stabilire che sia possi- L’impressione è che anche in seno alla Commissione Archeologica vi
bilmente inaugurata ed esposta, in occasione del Congresso storico inter- sia stato il tentativo di spronare Lanciani verso una decisione specifica: in
nazionale una qualche parte della Forma Urbis e che ne siano presentati questo senso forse va visto l’invito alla collaborazione (da Marucchi e To-
quale primo saggio i calchi che si riferiscono alla parte centrale della città. massetti) a Ch. Hülsen (ASC, Verbali, 29-4-1902; Lanciani è assente).
116
Ciò dev’essere stato in massima discusso fin dal dicembre 1901. Conver- Lanciani 1903, p. 318 «si sarebbe avuta per la prima volta l’occa-
rebbe ora definitivamente deliberare e avviare. Di tutte, questa è la cosa sione, piuttosto unica che rara, di poter costruire e ordinare un museo
che maggiormente preme ed importa» (a penna nera, altra grafia: «fondi di primo ordine, avendo già tutto sotto mano il materiale archeologico
già deliberati»). ad esso destinato. In questo modo si sarebbe potuto adattare il continen-
113
ASC, Ufficio VI, lettera del 9 febbraio 1903, prot. 10948: «All’o- te al contenuto, e non questo a quello, come è avvenuto tante volte, in
norevole signor don Prospero Colonna, principe di Sonnino, senatore Roma stessa e altrove…». Descrive nelle stesse pagine il progetto non

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La pianta marmorea: novità e prospettive 97

La sistemazione gli varrà in seguito la gratitudine pendio di poche centinaia di voci su quanto ha contri-
dell’Amministrazione e una «medaglia d’oro della Roma buito alla trasmissione della cultura classica la selezione
sedente (entro astuccio)»117, ma il Discorso sul nuovo or- è stata durissima e sono pochissime le opere individuali
dinamento della Forma Urbis118 è l’ultimo contributo di con una voce specifica, meno di una decina: tra queste la
Lanciani sulla pianta marmorea. Non è un caso: a partire Forma Urbis trova posto, insieme al Laocoonte, al torso
da quel momento, e per qualche decennio a seguire, si del Belvedere, al Fauno Barberini, ai marmi Elgin.
avrà una significativa interruzione negli studi scientifici,
chiaramente motivati dalla scarsa accessibilità dell’ogget- Francesca de Caprariis
to e dall’assenza di una documentazione adeguata.
Quando cercava di evitare una sistemazione in vertica- Appendice
le Lanciani pensava probabilmente più agli impedimenti
nella ricerca degli attacchi ed alle necessità della comu- ASC, Rip. V Lavori Pubblici, Direzione, Titolario 1871-
nità scientifica che a rendere apprezzabile per il visitatore 1914, titolo V, Affari diversi, Varie, busta 25, fasc. 2. Richia-
i particolari della pianta. Questo fu tuttavia l’altro invo- mo all’ingegnere capo della 2° divisione perché esegua senza
lontario effetto, e purtroppo a lungo termine: rendere la riserve, come è stato disposto, l’applicazione dei frammenti
pianta marmorea invisibile al grande pubblico. della Forma Urbis nel muro dell’ambasciata germanica.
Qualsiasi progetto di sistemazione definitiva della
Forma Urbis dovrà tenere presente queste precedenti 1. Lettera di Lanciani a Marco Ceselli, assessore dell’Uffi-
esperienze: in primo luogo la totale inefficacia di una cio V. Carta intestata della Commissione Archeologica:
sistemazione a parete. La visuale da lontano e dal basso
enfatizza i vuoti, mette in evidenza quanto poco è pos- Num. Prot. 202 (urgente) Chmo Sig. Cav. Marco Ceselli.
sibile ricomporre, impedendo nel contempo di apprez- Assessore dell’Ufficio V
zare i particolari delle planimetrie119.
Dato l’ingombro del monumento, il ‘dove’ è questione In seguito dell’abboccamento che la S.V. ha avuto col collega
comm. Gatti, segretario di questa Commissione, a proposito del-
pressante quanto il ‘come’, dal momento che la situazione
la sistemazione dei frammenti della Forma Urbis nel palazzo
degli spazi adoperabili non è cambiata di molto dai tem- dei Conservatori, si sono adunati (?) sul posto, ieri stesso, il capo
pi di Lanciani: occorre tuttavia ricordare che altri spazi dell’Ufficio VI cav. Colonnelli, l’architetto cav. Bencivenga,
possono essere resi disponibili e che l’espressione Musei l’ing. Brosca della Commissione Archeologica ed il sottoscritto,
Capitolini non ha ormai più un’accezione solo territoriale. spezialmente incaricato della sistemazione predetta.
Alla proposta suggestiva di ‘ricontestualizzare’ la For- Di comune accordo si è riconosciuto
ma Urbis nella Tor de’ Conti120, fa riscontro la più prag-
matica e concreta possibilità di ospitare il documento I. Essere impossibile collocare l’intera pianta nella parete n.o.
nei nuovi spazi del Parco del Celio: una grande sala per del Giardino dei Conservatori
i frammenti della città ricomposta (o, almeno, settori si- II. Essere necessario limitare la ricomposizione ad un rettan-
gnificativi di questa), ma anche e soprattutto ambienti golo di soli metri 14 x 8, il quale abbraccia la parte centrale
ulteriori che rendano visibile una selezione significativa della città, la più ricca di frammenti della pianta
del più alto numero possibile del resto dei frammenti121: III. Essere impossibile eseguire tale lavoro in tempo per il prossi-
questo è l’insegnamento dell’esperienza settecentesca. mo Congresso Istorico che si radunerà il 2 aprile. Tale impossibilità
Con tutte le sue criticità e le innegabili goffaggini, riguarda non la parte archeologica, che è già compiuta, ma la parte
l’esposizione dello scalone di Palazzo Nuovo aveva dato tecnica. Il cav. Bencivenga ha fatto osservare che sarebbe assurdo ese-
spazio e visibilità a tutti i frammenti, sia quelli noti ed guire tale delicata operazione, a base di stucco, nei mesi di febbraio
e marzo, nei quali basta una sola gelata per mandare a male ogni
ormai iconici che a quelli con topografia non localizzata.
cosa, e forse danneggiare irreparabilmente gli avanzi della pianta,
La fascinazione nel passato nei confronti della Forma era molti dei quali sono fragilissimi e danneggiati dal fuoco.
infatti anche nei numeri, nella dimensione quantitativa Manca anche il tempo per la costruzione e prosciugamen-
dei frammenti, nell’incredibile infilata di case, portici, to della nuova parete, e per il tracciamento sopra di essa della
magazzini, templi e botteghe. Questo la sistemazione pianta della città moderna nella proporzione di 1:250 e a due
nolliana metteva sotto gli occhi del visitatore e questo colori, rosso e nero.
debito che abbiamo con la tradizione antiquaria ha in Ora siccome l’on. Sindaco ha ufficialmente promesso ai suoi colle-
certo modo attraversato i secoli, se ancora di recente, nel ghi del Comitato ordinatore del Congresso Istorico la ricomposizio-
The Classical Tradition dell’Università di Harvard, la For- ne totale o parziale della Forma per il tempo previsto, e siccome tale
ma Urbis costituisce un lemma a sé stante122. In un com- opera è impazientemente attesa dagli scienziati che converranno in
119
messo in atto: una lunghissima sequenza di condizionali che dimostrano Anche proposte più moderne, come il progetto Colombari De
la frustrazione per una partita giocata e in qualche modo perduta. Boni per il vecchio Antiquarium del Celio (Arata, Balistreri 2010, p.
117
ASC, Ufficio VI, Serie I, Titolario 1891-1907, titolo 54, busta 278), che pure registrano un tentativo di ‘avvicinare’ il visitatore al mo-
118, fasc. 19, lettera, prot. 00316 del 11 gennaio 1904: «Una medaglia numento, non sfuggono a queste difficoltà.
120
d’oro della Roma sedente (entro astuccio), con iscrizione, da offrirsi al Si veda il saggio di Roberto Meneghini, in questo volume.
121
comm. Lanciani» (delibera n. 28, 12 maggio 1903). Si veda il contributo di Patrizio Di Nezio, in questo volume.
122
118
Lanciani 1904-1907, pp. 111-114. Grafton et al. 2010, pp. 364-365.

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98 Francesca de Caprariis

torma (?) pel 2 aprile p.v., considerata l’impossibilità di valersi della 2. Ufficio V, protocollo 502:
parete n.o. del giardino dei Conservatori, almeno pel momento, così
ho l’onore di proporre alla S.V. anche a nome dei colleghi, che i Roma li 23 gennaio 1903,
frammenti sieno collocati (e debitamente assicurati sino a nuova di-
sposizione) sul piano della grande aula della Pinacoteca capitolina, Al Sig. Ing. Capo della 2° Divisione
più che capace di contenere un rettangolo di 14 x 8 sul quale piano L’On.le Ceselli ha ricevuto una lettera del Comm. Lanciani,
sarà assai più facilmente delineata la pianta della città moderna al da cui risulterebbe che la S.V. ha preso parte ad un convegno col
250, secondo il modello già da noi presentato. suddetto professore, col prof. Gatti, col Colonnelli e con l’ing.
Se la S.V. approva questa proposta – la sola di prattica e facile Brosca, e che Ella ha affacciato difficoltà per l’applicazione dei
esecuzione, e rispondente efficacemente allo scopo – si dovrebbe frammenti della Forma Urbis nel muro dell’Ambasciata Ger-
porre mano subito al disegno in carta della pianta al 250 nelle manica, nelle misure ridotte e nel modo come Le fu indicato
predette misure di m. 14 x 8. Al quale scopo posso fornire al dise- nelle ultime istruzioni di Ufficio.
gnatore o ai disegnatori tutti gli elementi necessari. L’On.le Assessore non ammette le difficoltà da Lei sollevate e
Per ciò che spetta alle questioni di dettaglio sul collocamento e non trova corretto che le abbia sollevate senza sua intesa. Quin-
assicurazione provvisoria dei pezzi, sulla costruzione di una legge- di intende:
ra balaustrata attorno al rettangolo etc, il cav. Colonnelli, il cav. 1° che il lavoro, per quanto riguarda la parte nostra, sia ese-
Bencivenga ed io, in pieno comune accordo, potranno indicarle alla guito con la massima sollecitudine secondo le suddette istruzioni
S.V. al momento opportuno. 2° che il rettangolo sia pur limitato a m 8 x 14 come ammet-
te il prof. Lanciani per la parte centrale e più completa della
Per la Sottocommissione pianta
Ing RLanciani 3° che al pericolo delle gelate si provveda con l’uso del cemento
e con ripari di stuoie.
La S.V. è quindi pregata di uniformarsi a queste disposizioni

P L’Ing. Direttore
Mario Moretti

Abstract:
After a brief analysis of the research on the Severan marble plan carried out over the last decade, the paper focuses on the
question of the existence of an original Vespasianic map in the Flavian Templum Pacis, which has been recurrently postulated by
scholars. The issue of the updates (or the lack thereof ) of the Severan plan after the fire of 192 AD is also taken into account.
Finally, the two principal earlier displays of the Forma Urbis are analysed (at Palazzo Nuovo, 1742-1903, and in the Giardino
Romano, 1903-1924).

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