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Manuale di
VITICOLTURA
L'anteprima contiene pagine non in sequenza
Realizzazione grafica: Exegi S.n.c., via Pelagio Palagi 3/2, 40138 Bologna (BO)
Impianti e stampa: New Press Edizioni S.r.l., via A. De Gasperi 4, 22072 Cermenate (CO)
Finito di stampare nel maggio 2018
ISBN 978-88-506-5533-5
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Prefazione / III
Prefazione
Il libro vuole essere uno specchio il più possibi- conoscenze tecnico-scientifiche la competenza
le fedele della viticoltura italiana odierna, così per orientare correttamente le scelte operative
come è venuta a delinearsi a partire dalla fine nei territori che ben conoscono sotto l’aspetto
degli anni 1960, che hanno visto profonde mo- pedo-climatico e socio-culturale. Il volume pre-
difiche sociali e la diffusione di nuovi modelli vi- senta ed analizza con un approccio critico ba-
ticoli basati sui risultati dell’evoluzione tecnica e sato sulle attuali conoscenze scientifiche modali-
scientifica. La meccanizzazione delle operazioni tà e tecniche utilizzabili per produzioni di uva nel
colturali, l’istituzione delle denominazioni di origi- rispetto delle persone (operatori, consumatori e
ne, l’attenta scelta varietale, la selezione clona- non solo) e dell’ambiente rurale e naturale e del-
le sono state le basi dalle quali ha preso corpo la sostenibilità economica.
la viticoltura attuale, che si trova ora inserita in Il libro è ricco di schemi, illustrazioni e foto origi-
un quadro socio-politico ed economico nuova- nali, affronta in modo aggiornato numerosi ar-
mente mutato, in un contesto di globalizzazione gomenti del sapere classico in viticoltura e intro-
spinta, che rende necessaria una forte compo- duce nuovi temi quali la viticoltura di precisione
nente competitiva sia sul mercato interno sia su e sito-specifica, le innovazioni nella gestione del
quello internazionale. La sostenibilità economica vigneto e le tecniche di adattamento al cam-
dell’impresa viticola non può essere disgiunta da bio climatico, le nuove tecnologie applicate al
quella ambientale (rispetto e tutela del suolo e miglioramento genetico, i moderni sistemi di alle-
della salute degli operatori e dei consumatori) vamento e l’innovazione dei modelli di produzio-
e deve essere declinata anche nel nuovo con- ne. Particolare attenzione è dedicata ai criteri di
testo climatico. Una viticoltura economicamente scelta di tecniche e tecnologie applicabili a casi
sostenibile, rispettosa dell’ambiente, del paesag- pratici, con l’intento di contribuire allo sviluppo di
gio e del benessere degli operatori non deve un’autonoma capacità di valutazione del conte-
prescindere dalla conoscenza di ‘saperi antichi’, sto e delle problematiche e alla creazione delle
derivanti dalle esperienze del passato, ma richie- competenze necessarie ad individuare possibili
de che essi vengano integrati con le più recenti soluzioni.
conoscenze scientifiche e tecnologiche. Il testo è rivolto in particolare agli studenti dei cor-
La straordinaria variabilità di ambienti, di vitigni si triennali e magistrali di Viticoltura delle Univer-
e di contesti culturali e sociali che contraddistin- sità, ma è pensato anche per coloro che inten-
gue la viticoltura italiana ci ha spinto a non pro- dono approfondire le proprie conoscenze o che
porre ‘semplici e facili ricette’ da seguire e appli- desiderano approcciarsi ex novo al complesso
care in modo indiscriminato, perché siamo certi mondo della coltivazione della vite.
che enologi e tecnici viticoli siano ben consape-
voli di poter e dover trarre dalle loro aggiornate Alberto Palliotti, Stefano Poni, Oriana Silvestroni
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Indice / V
Indice
PARTE I
Origine, storia, morfologia, ecologia, fisiologia ed ampelografia
1 Origine e diffusione della viticoltura, 3
1.1 Le origini, 3
1.2 La viticoltura in epoca romana, 9
1.3 La viticoltura nel Medioevo, 10
1.4 L’espansione della viticoltura oltre i confini del Mediterraneo, 11
1.5 La crisi della viticoltura europea nel 1800, 12
1.6 Tratti salienti della viticoltura del XX secolo, 13
1.7 La superficie mondiale del vigneto, 14
1.7.1 La superficie europea del vigneto, 16
1.7.2 La destinazione delle uve, 17
Indice / VI
6 Ampelografia, 117
6.1 Introduzione, 117
6.2 Schede ampelografiche, 118
6.2.1 Apice del giovane germoglio, 122
6.2.2 Germoglio, 123
6.2.3 Foglia giovane, 123
6.2.4 Foglia adulta, 125
6.2.5 Acino e grappolo, 129
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Indice / VII
PARTE II
Miglioramento genetico, propagazione e scelte progettuali per
l’impianto del vigneto
7 Miglioramento genetico della vite, 133
7.1 Germoplasma della vite, 133
7.1.1. Varietà di vite coltivate, 134
7.2 Le origini delle varietà di vite, 135
7.3 Cultivar e variabilità intravarietale, 141
7.3.1 Stato sanitario, 142
7.3.2 Risanamento dalle virosi, 143
7.3.3 Le mutazioni gemmarie, 144
7.3.4 La selezione massale, 145
7.3.5 La selezione clonale, 146
7.4 Metodi di miglioramento genetico, 148
7.4.1 Mutagenesi, 148
7.4.2 Incrocio e selezione, 149
7.5 Nuove tecnologie per il miglioramento genetico, 151
7.5.1 Applicazioni di genetica molecolare, 151
7.5.2 Trasformazione genetica, 153
7.5.3 Targeted genome editing, 155
Indice / VIII
10 Portinnesti, 203
10.1 Introduzione, 203
10.2 Specie impiegate, 204
10.2.1 Vitis riparia, 204
10.2.2 Vitis rupestris, 205
10.2.3 Vitis berlandieri, 206
10.2.4 Vitis cinerea, 206
10.2.5 Vitis champini, 206
10.3 Cultivar portinnesto, 206
10.3.1 Selezioni di specie pure, 208
10.3.2 Ibridi di Vitis riparia × Vitis rupestris, 209
10.3.3 Ibridi di Vitis berlandieri × Vitis riparia, 209
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Indice / IX
10.3.4 Ibridi di Vitis berlandieri × Vitis rupestris, 212
10.3.5 Ibridi di Vitis vinifera × Vitis berlandieri, 214
10.3.6 Altri ibridi, 215
10.4 La scelta del portinnesto, 217
10.4.1 Tolleranza ai parassiti radicali, 218
10.4.2 Adattamento all’ambiente, 219
10.4.3 Influenze sul nesto, 221
10.5 Considerazioni finali, 222
11 I sistemi di allevamento, 225
11.1 Introduzione, 225
11.2 Classificazione dei sistemi di allevamento, 226
11.2.1 Sistemi in volume, 226
11.2.2 Sistemi in parete (a controspalliera), 227
11.2.3 Sistemi a tetto, 234
11.2.4 Sistemi di allevamento con germogli liberi, 238
PARTE III
Gestione del vigneto
12 Gestione della chioma, 243
12.1 La potatura invernale, 243
12.1.1 Potatura di allevamento, 243
12.1.2 Potatura di produzione, 246
12.1.3 Potatura manuale, 251
12.1.4 Potatura meccanica, 251
12.1.5 Potatura minima (minimal pruning), 252
12.2 Potatura verde, 253
12.2.1 Cimatura dei germogli, 254
12.2.2 Defogliazione, 256
12.2.3 Scacchiatura dei germogli, 260
12.2.4 Sfemminellatura, 261
12.2.5 Diradamento dei grappoli, 261
12.2.6 Spollonatura ed eliminazione dei succhioni, 264
12.2.7 Posizionamento dei germogli, 265
Indice / X
titolo capitolo / XI
15.6 Epoche e modalità di distribuzione dei concimi, 313
15.7 Concimazione fogliare, 314
18 Viticoltura di precisione, 365
18.1 Introduzione, 365
18.2 Osservazione e raccolta dei dati, 367
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Viticoltura / XII
18.3 Telerilevamento, 368
18.3.1 Satellite, 369
18.3.2 Aereo, 370
18.3.3 Sistemi a pilotaggio remoto (SAPR – Droni), 370
18.4 Rilievi prossimali, 371
18.5 Valutazione e interpretazione dei dati, 373
18.5.1 Realizzazione delle mappe di vigore, 373
18.5.2 Validazione al suolo delle mappe di vigore, 375
18.6 Gestione sito-specifica, 377
18.6.1 Concimazione, 377
18.6.2 Defogliazione, 378
18.6.3 Vendemmia selettiva, 379
18.6.4 Trattamenti fitosanitari e altre operazioni di precisione, 380
PARTE IV
Modelli di produzione in viticoltura
19 Modelli di produzione in viticoltura, 385
19.1 Introduzione, 385
19.2 Viticoltura convenzionale, 386
19.3 Viticoltura integrata, 387
19.3.1 Gli strumenti a supporto della difesa integrata, 389
19.4 Viticoltura biologica, 390
19.4.1 La conversione, 392
19.4.2 Controllo, certificazione, ispezione, 392
19.4.3 Dati statistici viticoltura bio in Italia, 393
19.5 Viticoltura biodinamica, 393
19.5.1 Strumenti operativi dell’agricoltura biodinamica, 394
Bibliografia, 399
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2.1 Sistematica del genere Il genere Vitis presenta numerosi tratti di somi-
glianza con un altro genere appartenente alla
Vitis famiglia delle Vitacee, denominato Muscadinia,
che si distingue dal primo per la diversa morfo-
I genotipi impiegati in viticoltura fanno parte del logia dovuta alla presenza di corteccia aderen-
genere Vitis, che comprende circa 60 specie di te, provvista di lenticelle e per vinaccioli molto
piante a portamento rampicante e il cui areale tozzi e quasi privi di becco. A ciò si aggiungono
di distribuzione si colloca prevalentemente nelle altri caratteri, primo tra tutti il diverso numero
aree a clima temperato dell’emisfero settentrio- cromosomico: Vitis ha numero cromosomico 2n
nale. Tra tutte le specie di Vitis solo una, Vitis vi- = 38, mentre Muscadinia ha 2n = 40. Le specie
nifera, originaria del bacino del Mediterraneo, è del genere Vitis sono numerose, mentre quelle
stata diffusa in tutto il mondo per essere coltivata del genere Muscadinia sono solo tre (rotundi-
per la produzione di uve da vinificare, consuma- folia, munsoniana, popenoei). Muscadinia è
re fresche o dopo appassimento. L’inquadra- presente solo in Nord America, sebbene fossili
mento sistematico di questa specie è riportato somiglianti a sue forme ancestrali siano stati rin-
nella tabella 2.1. venuti anche in Nord Europa. Non esistono ibri-
di naturali tra Vitis e Muscadinia e le ibridazioni
artificiali tra Muscadinia rotundifolia e Vitis, volte
all’ottenimento di nuovi portinnesti presso l’Uni-
Tabella 2.1 - Inquadramento sistematico
versità di California, presentano ancora notevoli
del genere Vitis, a cui appartiene la specie
difficoltà.
Vitis vinifera, coltivata in tutto il mondo
La sistematica del genere Vitis è decisamente
per la produzione di uve da vinificare,
complessa ed è tuttora oggetto di controversie,
consumare fresche o dopo appassimento.
poiché numerosi sono stati gli studiosi che han-
DOMINIO Eukaryota
no autonomamente descritto, denominato e
REGNO Plantae classificato piante di vite raccolte in diverse zone
SOTTOREGNO Tracheobionta del mondo, creando una certa confusione tan-
SUPERDIVISIONE Spermatophyta to da far ritenere che i nomi siano più numerosi
delle specie realmente esistenti. Occorre tenere
DIVISIONE Magnoliophyta
presente, tuttavia, che il concetto di specie, che
CLASSE Magnoliopsida pure sta alla base della classificazione degli or-
ORDINE Rhamnales ganismi viventi, non è di semplice applicazione
FAMIGLIA Vitaceae in quanto manca un criterio univoco ed univer-
sale di identificazione. Se alla classificazione del
GENERE Vitis
genere Vitis volessimo applicare il concetto di
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specie biologica che, secondo la definizione di rende ardua la classificazione e non permette di
Dobzhansky e Mayr, è rappresentata da “quegli ottenere un generale consenso tra gli studiosi del
individui che incrociandosi tra loro generano settore. Una classificazione del genere Vitis, utile
potenzialmente una prole illimitatamente fecon- a fini pratici, può essere desunta dal lavoro di Ga-
da”, dovremmo far cadere tutte le suddivisioni let, che ha elencato 59 specie, raggruppandole
interne al genere tramutandolo in un’unica spe- in 11 serie. In tabella 2.2 viene riportato un elen-
cie biologica. Le forme vegetali del genere Vitis, co parziale, che si limita in particolare a quelle
pur presentando diversità morfologiche tanto specie che hanno o che hanno avuto un ruolo
evidenti da non potere essere accomunate in significativo in viticoltura.
un’unica specie, possono essere incrociate tra Alla serie Candicansae appartengono specie
loro ed originare ibridi illimitatamente fertili, co- originarie della parte orientale del Nord America,
me ben mostrato dall’attività di miglioramento importanti come fonte genetica per i portinnesti,
genetico dei portinnesti tolleranti la fillossera, mentre alla serie Labruscae appartiene Vitis la-
che ha portato a combinare tra loro e, talora brusca, specie originaria del Nord America, che
con Vitis vinifera, i genomi di diverse specie di ha dato origine ad alcune varietà coltivate.
origine nord-americana (Vitis rupestris, Vitis ripa- Vitis labrusca tollera l’oidio, i freddi invernali e non
ria e Vitis berlandieri). è molto suscettibile alla botrite. Gli acini, dotati di
Dovendo rinunciare all’uso del concetto di spe- vinaccioli grandi e tozzi, sono rotondi con buccia
cie biologica, di fatto poco adatto alle piante spessa, polpa carnosa e un caratteristico sapore
che vengono propagate per via vegetativa, ci “volpino”. Le varietà coltivate, inizialmente ritenu-
preme evidenziare l’arbitrarietà insita nella clas- te selezioni all’interno di Vitis labrusca, sembrano
sificazione delle specie ricorrendo a Charles Dar- invece provenire da ibridazioni di questa specie
win, che nel capitolo 2 del suo lavoro L’origine con Vitis vinifera. La cultivar più importante è
delle specie, scrisse: Concord, diffusa negli USA settentrionali (Michi-
gan e stato di New York) dove viene soprattutto
[...] io considero il termine specie come una impiegata per la produzione di succhi d’uva, a
definizione arbitraria che, per motivi di conve- cui si aggiungono Isabella (nota in Italia come
nienza, serve a designare un gruppo di indi- Uva fragola), coltivata sporadicamente in Euro-
vidui strettamente simili tra di loro, per cui la pa, e altri ibridi quali Clinton, Catawaba, Niagara,
specie non differisce granché dalla varietà, Noah e Othello (Fig. 2.1).
intendendosi con questo termine le forme Alla serie Cinerae, Cordifoliae e Riparie appar-
meno distinte e più fluttuanti. Inoltre, anche il tengono altre specie originarie del Nord America
termine di varietà viene applicato arbitraria- che hanno avuto un ruolo importante nel miglio-
mente per pura praticità nei confronti delle ramento genetico dei portinnesti.
semplici variazioni individuali. [...] Le serie Flexuosae e Spinosae hanno il loro cen-
tro di origine in Cina, dove vi è una grande ab-
Con questo viatico, dato che la classificazione bondanza di germoplasma di specie selvatiche
botanica nasce per risolvere problemi pratici del genere Vitis, che per i loro caratteri di tolle-
di riconoscimento delle piante, prendiamo atto ranza a stress biotici e abiotici (freddo, siccità,
che le specie di Vitis sono eco-specie che pos- parassiti e patogeni) potrebbero diventare di
sono essere definite come: popolazioni di viti che grande interesse nel miglioramento genetico. At-
sono facilmente distinguibili per caratteri morfo- tualmente sono state censite 39 specie, alcune
logici e che sono (o sono state) isolate le une delle quali presentano un’ampia diffusione (Vitis
dalle altre da barriere geografiche, ecologiche o heyneana, Vitis flexuosa, Vitis bryoniaefolia, Vitis
fenologiche. Ciascuna specie rappresenta in tal amurensis, ecc.), mentre altre si trovano in areali
modo il risultato dell’adattamento a specifiche ristretti.
condizioni ambientali. La serie Viniferae è rappresentata da Vitis vinifera,
Tra le specie di vite, ma anche al loro interno, nota anche come vite europea, a causa della
esiste un’ampia variabilità morfologica che, uni- sua area di origine nel continente europeo che,
ta alla presenza di popolazioni di ibridi naturali, come già detto, comprende quasi tutte le varietà
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Vitis labrusca
di vite coltivate per la produzione di uva. Vitis vini- boschivi delle regioni euroasiatiche a clima
fera si suddivide in due sottospecie: temperato, ma di scarso interesse per la colti-
vazione.
• sub-specie sativa: presenta fiori morfologi-
camente ermafroditi, ovvero dotati di pistillo Le piante di Vitis vinifera (Fig. 2.2) sono perenni, le-
(gineceo) e stami (androceo), e comprende gnose, a foglia caduca nei climi temperati in cui
quasi tutte le varietà coltivate (cultivar o viti- la specie si è originata. La sua tolleranza ai freddi
gni) per la produzione di uva per il consumo invernali che possono verificarsi durante la fase di
fresco, l’essiccazione o la vinificazione; riposo vegetativo giunge fino a temperature mini-
• sub-specie sylvestris: presenta fiori maschili o me attorno a -15 °C e questo limita l’areale di di-
femminili (piante dioiche) e comprende va- stribuzione della vite tra il 51° di latitudine nord e il
rietà selvatiche ancora diffuse negli ambienti 42° di latitudine sud. La coltivazione della vite av-
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fere superficiali o strati impermeabili o tossici, le principali, sono permanenti, di piccolo diametro
radici possono raggiungere e superare la pro- (qualche mm), hanno la funzione di esplorazio-
fondità di 1-2 m. Ricerche condotte in Spagna su ne e conquista di nuove zone di terreno. Sono
suoli sciolti e ben aerati hanno mostrato che le una piccola quota della massa radicale, ma pre-
radici di viti adulte possono scendere anche sot- sentano un importante sviluppo in lunghezza.
to i 3 m di profondità. Il sistema radicale sostiene Le radici assorbenti sono numerose, chiare, di
la vite, la ancora al suolo, assicura l’assorbimento diametro molto piccolo, con un apice formato
e il trasporto dei nutrienti, svolge funzioni di riser- da cellule meristematiche con grandi nuclei, che
va e di regolazione della crescita e dello sviluppo si estende per 2-4 mm, ed è protetto dalla cuffia,
della parte aerea. I meccanismi di regolazione si di lunghezza compresa tra 2 e 6 mm. Lo sviluppo
basano sulla sintesi di ormoni (vedi Cap. 3) e su della cuffia, che supporta la penetrazione della
segnali di tipo elettrico. radice nel suolo, è un processo che avviene in
In ambiente naturale, le viti si originano dal seme, continuo, mentre i suoi strati esterni muoiono e
che emette una radichetta primaria fittonante, da si disintegrano. Al di sopra dell’apice si trova la
cui emergono radici secondarie, che si sviluppa- zona di allungamento, costituita da pochi strati
no anche in senso radiale prendendo il soprav- di cellule, a cui fa seguito la zona di assorbimen-
vento sul fittone. I vigneti sono invece impiantati to dotata di peli radicali, la cui densità varia da
con barbatelle, il cui apparato radicale fascicola- 18-20/mm in ambiente alcalino a 48-50/mm in
to è costituito da radici avventizie (Fig. 2.4), forma- ambiente acido. I peli radicali hanno vita breve
tesi alla base di talee portinnesto messe in ido- (poche settimane) e muoiono quando la radice
nee condizioni di radicazione. A livello strutturale si sviluppa in larghezza.
e, in riferimento alla loro funzione, le radici posso- Un caso particolare, che mostra l’elevata capa-
no essere suddivise in tre grandi categorie: radici cità rizogena di Vitis vinifera, è dato dall’emissio-
di sostegno, radici esploranti e radici assorbenti. ne di radici aeree, che si possono presentare
Le radici di sostegno (conduzione, 1° ordine, sulle branche delle viti, soprattutto in zone umide
principali) sono permanenti, di colore bruno e ombreggiate, spesso in risposta a stimoli ormo-
scuro e di grosso diametro, assolvono funzioni di nali (Fig. 2.4C).
ancoraggio, di riserva e di trasporto di nutrienti. Il
loro contributo alla massa radicale (peso secco 2.2.1.1 Sviluppo e crescita del sistema
radici) è preponderante, mentre è modesto quel- radicale
lo alla capacità esplorante e assorbente. L’apparato radicale delle viti continua ad espan-
Le radici esploranti o di 2° ordine, prolungano le dersi per almeno 6-7 anni dopo l’impianto del
Radici di
1° ordine
Radici di
2° ordine
A B C
Figura 2.4 - Apparato radicale in viti innestate di 3 anni di età (A); particolare di radici di 1° e di 2°
ordine (B); radici aeree (C).
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100 50
90
80 40
accrescimento
espansione
70
60 30
50
40 20
30
20 10
10
0 0
1 5 9 13 17 21 25 G F M A M G L A S O N D
A anni B mesi
Figura 2.5 - Espansione del sistema radicale di un vigneto dall’impianto alla senescenza (A) e
decorso stagionale dell’accrescimento radicale (B).
15 28% 15 19%
35 40% 35 48%
55 14% 55 12%
Figura 2.7 - Distribuzione delle
radici lungo il profilo del suolo 75 12% 75 8%
in funzione della sua natura. In
terreni profondi, rispetto a quelli
più superficiali, si sviluppa una 95 6% 95 9%
Suolo poco profondo Suolo profondo
maggiore massa radicale che
raggiunge anche gli strati più peso totale delle peso totale delle
profondi (adattato da 115 radici 1600 g 115 4% radici 3260 g
Van Huyssteen 1988).
NON MICORRIZATA
non micorizzata
micorizzata
Micelio intra-
radicale con
arbuscoli
Micelio
extra-radicale
A Spore B C
MICORRIZATA
Figura 2.8 - Struttura caratteristica delle micorrize di tipo arbuscolare (A in basso) a confronto
con una radice non micorrizata (A in alto) (da Büking et al. 2012); micelio extra-radicale con
presenza di numerose spore all’esterno dei tessuti della radice (B); apparati radicali di barbatelle
(Sangiovese/420A) di 3 anni di età micorrizzate e non (C).
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A B
Vasi xilematici
Ritidoma (tessuto
corticale esterno)
Figura 2.9 - Tronchi con
ritidoma (A) e sezione di un
Cerchie annuali di tronco di vite (B). Da notare la
tessuto xilematico diversa ampiezza delle cerchie
annuali di tessuto xilematico
dovuta soprattutto alla
variabilità dei decorsi stagionali.
In questo caso è possibile
contare le cerchie e risalire
Midollo all’età del tronco (14 anni).
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ben distribuite e posizionate. I grossi tagli dovreb- guito da altri 2-3 di lunghezza via via crescente,
bero essere evitati, ma se necessari, dovrebbero sebbene piuttosto contenuta (Fig. 2.10B). A parti-
essere eseguiti con gli accorgimenti riportati per re dal 4°-5° nodo, la lunghezza degli internodi ten-
il tronco ed eventualmente protetti con mastici de a stabilizzarsi su valori che, sebbene influenzati
o colle per limitare i pericoli di insediamento di dalla fertilità ambientale e dalle scelte di tecnica
patogeni. In viticoltura, il termine branca viene di colturale, sono caratteristici di ciascun vitigno e
norma riservato a strutture generalmente poco compresi tra un minimo di 5-6 cm e un massimo
sviluppate in lunghezza, spesso poste in obliquo che può raggiungere e superare anche i 18 cm,
o in verticale. come nel caso di alcuni portinnesti, quali il Kober
Il cordone permanente è un particolare tipo di 5BB. In Vitis vinifera, Cabernet sauvignon e Mon-
branca usata per il prolungamento del tronco tepulciano sono cultivar ad internodo corto (7-8
ed è generalmente posta in orizzontale, o più ra- cm), mentre Glera, Trebbiano toscano e Verdic-
ramente inclinata. Il cordone permanente, la cui chio hanno internodi più lunghi (10-12 cm). Nella
presenza caratterizza numerosi sistemi di alleva- zona terminale del tralcio, formatasi nel periodo
mento quali Cordone speronato, Cordone libero, estivo, spesso in condizioni di carenza idrica e
GDC, Sylvoz e Casarsa (vedi Cap. 11), ha un con- temperature elevate, gli internodi sono in genere
sistente sviluppo in lunghezza, spesso compreso più corti rispetto a quelli della porzione mediana.
tra 0,7 e 2 m, anche se vi sono casi, come nel I tralci legnosi hanno lunghezze medie che supe-
sistema di allevamento a Raggi o Bellussi, dove si rano frequentemente i 15-20 nodi e, in condizioni
possono raggiungere e superare i 4 m. molto favorevoli alla crescita dei germogli (eleva-
Il tralcio legnoso è il ramo di un anno, lungo e fles- ta fertilità, presenza di sostegni adeguati, assenza
sibile, ben distinguibile dalle strutture di più anni di stress idrici e nutrizionali e di danni meccanici,
per essere ricoperto da una corteccia aderente ecc.), alcuni tralci particolarmente vigorosi pos-
(non sfibrata longitudinalmente), di colore soven- sono mostrare anche più di 60 nodi sull’asse prin-
te brunastro, più o meno scuro, talora giallastro o cipale. La presenza di biforcazioni o di accentuati
grigiastro o violaceo. In pratica, il tralcio legnoso appiattimenti del tralcio può essere un campa-
è la “versione invernale”, dopo la caduta autun- nello di allarme che segnala la presenza di ma-
nale delle foglie, del tralcio uvifero, ovvero di un lattie da virus o virus-simili. La parte interna del
germoglio completamente lignificato e oramai in tralcio contiene il midollo, un tessuto spugnoso di
struttura secondaria. Il tralcio legnoso è costituito colore brunastro, la cui continuità è interrotta, in
da un asse principale dove nodi, sporgenti e ben corrispondenza dei nodi, da un diaframma ricco
evidenti, sono posti in successione e separati tra di sostanze di riserva (Fig. 2.11C).
loro da internodi o meritalli di varia lunghezza in Su ogni nodo del tralcio è presente una gem-
funzione del vitigno, del vigore e della posizione ma ibernante e, in condizioni di buona vigoria,
lungo il tralcio. La zona di inserzione del tralcio sul- su alcuni nodi si trovano degli assi laterali detti
la branca, detta corona, è circondata da piccole femminelle (Fig. 2.11A). La presenza di femmi-
gemme al di sopra delle quali si nota un primo nelle lignificate ad ogni nodo del tralcio segna-
internodo molto corto, anche meno di 1 cm, se- lerebbe una condizione di eccessivo vigore.
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Durante il periodo invernale, in corrispondenza vernale che, al medesimo tempo seleziona, per
di ogni nodo del tralcio legnoso, appena al di la produzione dell’anno successivo, alcune unità
sotto della gemma ibernante, è visibile una ci- produttive, che possono essere corte, gli speroni
catrice di forma allungata lasciata dal picciolo (tralci raccorciati a 1-3 nodi), o lunghe, i capi a
fogliare (cicatrice peziolare) al momento della frutto (tralci raccorciati a 6 o più nodi).
sua abscissione autunnale; anche le femminelle
poco sviluppate (lunghezza inferiore a 5-10 cm) 2.2.2.2 Gemme
abscindono precocemente lasciando una cica- La vite è caratterizzata dall’assenza di gemme
trice visibile, di forma rotondeggiante, posta late- terminali (tipiche, ad esempio, di rami misti delle
ralmente alla gemma ibernante e superiormente pomacee) e dalla presenza invece di numerose
alla cicatrice peziolare. Lungo il tralcio, general- gemme laterali che, formatesi sul nodo in posi-
mente tra il 3° e il 7° nodo, sono situati i residui dei zione ascellare alla foglia, si dividono in gemme
grappoli vendemmiati (o i grappoli disseccati se ibernanti e gemme pronte. Gemme latenti so-
non raccolti), presenti sul lato opposto a quello no di norma presenti sul tronco e sulle branche
della gemma ibernante (Fig. 2.11B). Al di sopra della vite che, tuttavia, non forma gemme avven-
della zona in cui sono collocati i grappoli, sem- tizie in condizioni di pieno campo. Tuttavia, que-
pre in posizione opposta alla gemma ibernan- ste ultime possono essere indotte a svilupparsi in
te, si trovano i cirri o viticci, organi di aggancio, coltura in vitro a partire da piccoli frammenti di
omologhi ai grappoli (Fig. 2.11B). Accade con foglia o di apice sottoposti ad opportuni stimo-
una certa frequenza che i viticci non agganciati li ormonali. Gemme ibernanti e gemme latenti
a sostegni vadano incontro all’abscissione la- sono presenti sulle strutture scheletriche perma-
sciando una piccola cicatrice rotondeggiante in nenti, mentre le gemme pronte si trovano unica-
posizione opposta alla gemma ibernante. Nelle mente sulla parte effimera della chioma di vite.
viti in produzione, la gran parte dei tralci viene La gemma ibernante presente sui tralci di vite
recisa e asportata (sarmenti) con la potatura in- è generalmente una gemma mista, contenente
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A B C
Femminella
Picciolo
fogliare
Gemma
ibernante
Figura 2.12 - Un nodo di vite in agosto con la gemma ibernante all’ascella della foglia e alla base
della femminella (A). Rappresentazione schematica di una gemma ibernante durante il riposo
invernale (B) (disegno G. Peddes). Germoglio uvifero con gli internodi preformati e gli abbozzi delle
infiorescenze ben visibili nella parte apicale (C).
cioè abbozzi delle foglie e delle infiorescenze, presentare casi in cui le gemme ibernanti sono
e presenta di norma un ciclo biennale: si for- sterili, prive cioè di primordi dell’infiorescenza, o
ma sul germoglio in accrescimento e, quando particolarmente fertili e dotate di 3 o 4 primor-
ha completato la sua formazione alla fine della di dell’infiorescenza. Il meristema apicale della
primavera o in estate, non schiude, ma attende gemma ibernante riprenderà la sua attività nella
la primavera successiva, per originare un nuovo primavera successiva a quella della sua forma-
germoglio, provvisto di foglie e di una o più infio- zione quando potrà formare nuovi abbozzi di fo-
rescenze. La gemma ibernante ha forma gene- glie e di viticci, ma non di infiorescenze.
ralmente conica, è protetta da perule embricate, La gemma latente è rappresentata da una gem-
che in inverno assumono un colore brunastro, e ma ibernante che non si è schiusa nell’anno suc-
che racchiudono al loro interno più coni vegeta- cessivo alla sua formazione ed ha protratto il suo
tivi “immersi” in un tomento che funge anche da stato di quiescenza mantenendo la sua connes-
isolante termico (Fig. 2.12). La gemma ibernante sione con il sistema vascolare del tralcio su cui
della vite è, in realtà, un complesso gemmario in era inserita. Questo organo, che non si trova sui
cui un cono vegetativo principale (gemma prin- tralci, ma sulle parti legnose con più di 2 anni di
cipale o occhio) è ben sviluppato e circondato età (tronchi, branche, cordoni permanenti, ecc.),
da altri 2 o più coni secondari (sotto-gemme, deriva dalle gemme rudimentali della corona e
controcchi o sott’occhi), meno sviluppati di quel- dalle gemme ibernanti principali e secondarie
lo principale. La gemma principale è costituita non germogliate e non asportate con la potatu-
da una serie di 8-10 nodi appressati, dotati di pri- ra. Il suo sviluppo, favorito dal ricorso a potature
mordi delle foglie e di un meristema apicale. In severe o da eventi particolari, quali capitozzatu-
posizione opposta ai primordi fogliari, non prima re, rotture accidentali del tronco o delle branche
della 3°-4° posizione dalla base, si collocano gli e danni da gelo, porta all’emissione di succhioni
abbozzi delle infiorescenze o dei viticci. Pertanto, (detti frequentemente polloni se si originano sul
la gemma principale contiene, “miniaturizzata” tronco), germogli generalmente sterili o poco fer-
e con gli internodi pressoché assenti, la struttura tili (Fig. 2.13). L’abbondante presenza di gemme
dei primi 8-10 nodi del germoglio che si sviluppe- latenti sul tronco e sulle branche della vite faci-
rà l’anno seguente. Le sotto-gemme sono di nor- lita, quando necessario, una rapida ricostituzio-
ma composte da un limitato numero di abbozzi ne dello scheletro (vedi Capp. 12 e 13). Questa
fogliari e, solo raramente, sono provviste di ab- caratteristica è di grande utilità quando si vuole
bozzi delle infiorescenze, mentre la gemma prin- modificare la forma e/o le dimensioni delle viti
cipale è generalmente fertile e provvista di 1 o 2 (cambiamento del sistema di allevamento, di-
abbozzi dell’infiorescenza (Fig. 2.12). Si possono versa conformazione del tronco, ecc.) o si deve
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A B
Foglia della
A Apice B femminella
Apice della
femminella
Le infiorescenze, presenti come abbozzi all’inter- provvisti di viticcio, ma il 9° ne sarà privo e così via
no della gemma ibernante che ha dato origine lungo l’intero asse del germoglio (10° e 11° nodo
al germoglio, si trovano generalmente dopo il 2° con viticcio, 12° senza; 13° e 14° con viticcio, 15°
e non oltre il 7-8° nodo. La posizione della prima senza; ecc.).
infiorescenza sull’asse del germoglio è una ca- La femminella è un germoglio laterale o se-
ratteristica varietale e il Sangiovese, per fare un condario, che si origina, a partire dalla gemma
esempio, la porta spesso sul 3°-4° nodo. Pertanto, pronta, sui nodi del germoglio principale appe-
osservando un germoglio di questa cultivar do- na descritto. La femminella, analogamente al
tato di 2 infiorescenze, possiamo trovare la prima germoglio principale, è formata da una succes-
infiorescenza sul 4° nodo e la seconda sul 5°. Al sione di nodi e internodi, che può essere anche
di sopra di queste posizioni non ci attendiamo particolarmente lunga e portare, a sua volta, sot-
più la presenza di ulteriori infiorescenze, ma solo tofemminelle (o nepoti), che presentano la sua
di viticci, ovvero gli organi omologhi delle infio- stessa organizzazione strutturale. Diversamente
rescenze (entrambi si originano a partire dalla dal germoglio principale, la femminella ha la pri-
stessa struttura primordiale, l’anlagen, che si for- ma foglia basale (e quindi il primo nodo) ben
ma nella gemma ibernante in posizione opposta distanziata (alcuni centimetri) dal suo punto di
al primordio fogliare). In Vitis vinifera i viticci pre- inserzione sull’asse principale. Talvolta le fem-
sentano una distribuzione discontinua, ovvero minelle sono fertili e portano grappoli, general-
non vi sono mai più di due nodi contigui provvisti mente piuttosto piccoli, detti di “secondo fiore”,
di viticci e/o infiorescenze. Prendendo l’esempio perché fioriscono in ritardo rispetto a quelli pre-
precedente di un germoglio di Sangiovese che senti sull’asse principale. Questi grappoli matu-
porta 2 infiorescenze possiamo così riassumere rano con difficoltà e, solo nei casi più favorevoli,
la sua organizzazione strutturale: i nodi da 1 a 3 raggiungono un accettabile livello di maturità
non presentano infiorescenze o viticci in posizio- nell’autunno inoltrato (Fig. 2.15). La fertilità del-
ne opposta alla foglia, i nodi 4 e 5 presentano le femminelle dipende dal genotipo (Cabernet
un’infiorescenza ciascuno, mentre il nodo 6 non sauvignon, Tocai rosso, Montepulciano, Pinot ne-
potrà presentare il viticcio, poiché deve esserci ro, ad esempio, sono vitigni caratterizzati da una
una discontinuità dopo una successione di 2 in- elevata fertilità delle femminelle) e dalla vigoria
fiorescenze e/o viticci. Il 7° e l’8° nodo saranno della femminella stessa.
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La foglia della vite è dorso-ventrale o bifacciale, e la loro dimensione. L’infiorescenza della vite è
ha una pagina superiore che presenta un’epi- un grappolo ramificato (racemo) dotato di un
dermide cutinizzata e priva di stomi, al di sotto peduncolo o ipoclado, che la raccorda all’asse
della quale si trova un parenchima a palizzata del germoglio, e di un asse principale (rachide),
formato da 1 o 2 strati di cellule strettamente ad- le cui ramificazioni presentano uno sviluppo de-
dossate e ricche di cloroplasti. Sotto il palizzata si crescente passando dalla zona prossimale a
trova il parenchima lacunoso e poi l’epidermide quella distale. Le ramificazioni (racemoli o rachil-
inferiore, ricca di stomi e più o meno dotata di li) sono normalmente costituite da gruppi di 3-5
tomento (vedi Scheda 5.4). Le foglie, sede di im- fiori (Fig. 2.16). Una infiorescenza in fioritura può
portanti processi fisiologici, quali fotosintesi, respi- avere una lunghezza media variabile tra valori
razione e traspirazione (vedi Scheda 5.1), sono minimi di 7-8 cm e massimi che possono supe-
verdi per la presenza di clorofilla e la loro colora- rare anche 20 cm; il numero di fiori che formano
zione può essere più o meno intensa a seconda un’infiorescenza può essere compreso tra 100 e
del vitigno e delle condizioni colturali. Durante oltre 2.000 unità.
l’autunno le foglie si preparano all’abscissione, Il fiore della vite è piccolo, poco appariscente e
perdono il colore verde per diventare gialle (ac- di colore verde. È costituito da un calice gamo-
cumulo di flavonoli) in un gran numero di varietà sepalo formato da 5 sepali verdi saldati tra loro
a bacca bianca, ma non solo. In altri casi le fo- e poco sviluppati e da una corolla gamopetala,
glie in autunno accumulano antociani e pren- formata da 5 petali saldati all’apice, detta ca-
dono una colorazione rossa più o meno intensa. liptra. In fioritura, i petali si distaccano dalla base
Le foglie, nonostante il loro polimorfismo anche e vengono espulsi verso l’alto. La corolla racchiu-
all’interno di una stessa pianta e di un singolo de un androceo costituito generalmente da 5
germoglio, rappresentano l’organo principale stami (anche 4-8), ognuno dei quali presenta un
impiegato nell’identificazione varietale della vite filamento che sorregge una antera biloculare a
(vedi Cap. 6). deiscenza longitudinale e un gineceo o pistillo
Il picciolo fogliare raccorda lamina fogliare e as- formato da una parte inferiore rigonfia, l’ovario,
se del germoglio e la sua base, all’inserzione sul sormontato da uno stilo corto che termina nello
nodo del germoglio, si presenta allargata, quasi stigma. L’ovario è formato da 2 carpelli, conte-
ad abbracciare la gemma pronta e la gemma nenti ciascuno 2 ovuli, alla sua base vi sono 5
ibernante che si è formata dorsalmente. ghiandole nettarifere in posizione alterna ai fila-
Le infiorescenze sono inserite singolarmente menti staminali.
sull’asse del germoglio, in corrispondenza del Il fiore di vite è generalmente ermafrodito ed au-
nodo e in posizione opposta alla foglia. Il numero tofertile; alla fioritura presenta un ovario svilup-
delle infiorescenze mediamente presenti su un pato, stami lunghi ed eretti, le cui antere sovra-
germoglio (spesso 1 o 2, più raramente 3 e solo stano lo stigma e contengono polline dotato di
eccezionalmente 4) è una caratteristica gene- elevata germinabilità (Fig. 2.17). Vi sono, tuttavia,
tica, così come la loro posizione sul germoglio alcuni casi di vitigni con fiori femminili che, alla
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Figura 2.16 - Evoluzione delle infiorescenze (da sinistra a destra: racimoli separati, pre-fioritura,
fioritura) e formazione dell’infruttescenza in seguito all’allegagione (a destra).
fioritura, presentano stami corti le cui antere, in data di fioritura, che deve essere il più possibi-
posizione infera rispetto allo stigma, contengo- le contemporanea con quella del vitigno a fiori
no polline privo di pori germinativi e incapace femminili da impollinare. Le cultivar con fiori ma-
di emettere il tubetto pollinico. Per questi pochi schili, che presentano un ovario atrofico e stami
vitigni, che comprendono Picolit, Lambrusco di con lunghi filamenti che portano antere ricche
Sorbara, Malbo gentile e Moscato rosa, tutti ca- di polline, non permettono di ottenere acini e
ratterizzati da fiori con stami corti e reflessi, è op- pertanto vengono impiegate unicamente come
portuno progettare vigneti che abbiano nelle vi- portinnesti. Questa morfologia fiorale accomuna
cinanze degli impollinatori. Il polline di vite viene i portinnesti 420A, Rupestris du Lot, 225 Ruggeri,
trasportato facilmente anche a notevoli distanze 140 Ruggeri, 779 Paulsen e 775 Paulsen.
dal suo punto di emissione e possiamo ritenere Il viticcio (o cirro) è un organo filamentoso,
sufficiente posizionare filari di impollinatori anche omologo all’infiorescenza (o al grappolo), inseri-
a 30-40 m di distanza per ottenere un buon tas- to sul nodo in posizione opposta alla foglia (vedi
so di allegagione. L’assenza di fattori di sterilità in Fig. 2.14). Si trova in posizione superiore a quella
Vitis vinifera permette di scegliere l’impollinatore dell’ultimo grappolo e, nei germogli sterili, non pri-
più adatto tenendo conto soprattutto della sua ma del 3°-4° nodo. Il viticcio svolge una funzione
A B
Figura 2.17 - Tipologie fiorali (A) e particolare di una porzione di infiorescenza durante l’antesi (B)
(disegno G. Peddes).
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A B Ombelico
Racimolo
Pedicello
Cercine
(cere
epicuticolari)
Figura 2.18 - Principali forme dell’acino (A) e racimolo con pedicelli, cercini e ombelico (B)
(disegno G. Peddes).
lazione delle macchine vendemmiatrici. Quan- e da 4-14 strati di cellule, piccole e con pareti
do si provoca il distacco degli acini, accade che ispessite. Costituisce solitamente il 6-10% del peso
la prima parte dei fasci fibrovascolari che li at- dell’acino e le sue caratteristiche influenzano sia
traversano resti attaccata al pedicello formando la resistenza alle fitopatie, specialmente botrite,
una sorta di pennello più o meno lungo. Talora sia alcuni aspetti sensoriali. Il colore della buccia
possono rimanere attaccate al pennello anche varia sensibilmente in relazione al vitigno ed alle
piccole porzioni di polpa. In alcuni vitigni, quali condizioni di illuminazione e temperatura dell’a-
Pignoletto o Grechetto, la cicatrice stilare rima- cino. Nelle cellule della buccia si accumulano
ne persistente e visibile anche nell’acino maturo sostanze coloranti (flavoni nelle uve bianche ed
prendendo il nome di ombelico. Sotto il profilo antociani in quelle nere), tannini e sostanze aro-
anatomico l’acino è formato da epicarpo, meso- matiche (soprattutto nei vitigni aromatici quali
carpo ed endocarpo (Fig. 2.19). Moscati e Malvasie).
L’epicarpo o buccia o fiocine: è costituito da Il mesocarpo o polpa: è costituito da oltre 20
1-2 strati di cellule epidermiche esterne ricoperte strati di cellule che durante la maturazione su-
da una cuticola e da uno strato ceroso (pruina) biscono un assottigliamento della parete fino
IPODERMA
4-14 strati ENDOCARPO
di cellule 1-2 strati di cellule
a dissolvimento (consistenza succosa), mentre quando sul grappolo coesistono acini con semi
se l’assetto cellulare viene mantenuto la polpa ed altri che ne sono privi, questi ultimi rimango-
si presenta croccante, come nelle uve da men- no di dimensioni molto ridotte e danno origine
sa. Il succo che si ottiene dallo schiacciamento al fenomeno conosciuto come acinellatura. Il
dell’acino, chiamato mosto, deriva dalla polpa e vinacciolo, che assume un colore marrone scu-
costituisce l’80-85% del volume dell’acino; a ma- ro quando è completamente maturo, ha aspet-
turazione è ricco di zuccheri (glucosio e fruttosio) to piriforme ed è formato da un corpo e da un
e di acidi (principalmente malico e tartarico), ol- becco (Fig. 2.20). Sulla parte dorsale del corpo
tre che di sali minerali (principalmente potassio), è presente un avvallamento, detto calaza, ed un
composti azotati, sostanze colloidali e pectine. solco, detto rafe, mentre nella parte ventrale ci
L’endocarpo: contiene semi o vinaccioli che, sono 2 fossette. Nel becco è collocato l’embrio-
nelle uve da vino, sono di norma completamen- ne. Il seme è costituito da un tegumento esterno,
te sviluppati e lignificati. I semi sono presenti in con epidermide spessa, ed un tegumento inter-
numero generalmente variabile tra 1 e 4 per aci- no (tegmen) che racchiude la mandorla, che
no, più frequentemente 2-3. Nelle uve parteno- rappresenta l’endosperma secondario dotato di
carpiche come il Corinto i vinaccioli sono com- sostanze di riserva che serviranno a nutrire l’em-
pletamente assenti, mentre sono presenti in uno brione durante la fase di germinazione. Anche le
stato più o meno rudimentale nelle varietà note caratteristiche morfologiche dei vinaccioli, che
come apirene, ma che in realtà sono stenosper- costituiscono il 2-5% in peso della bacca e con-
mocarpiche. Il numero dei semi ed il loro livello di tengono il 15% circa di olio, possono contribuire
sviluppo influenzano la crescita delle bacche e, alla identificazione varietale.
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