CARDIOVASCOLARE IV: PROPRIETA
DISTRETTUALI DEI VASI
CLASSIFICAZIONE DEI VASI EMATICI
ARTERIE ELASTICHE: grande diametro, parete sottile (dimensione, elasticità)
ARTERIE MUSCOLARI (R): diametro piccolo, parete muscolare spessa all’interno della tonaca intima sono quelle che
offrono una grossa resistenza al flusso di sangue (‘rubinetti’)
CAPILLARI: diametro estremamente piccolo, parete di solo endotelio (numero, dimensioni, permeabilità, filtrazione
del fluido, linfa)
VENULE e VENE: diametro progressivamente maggiore, parte con fibre muscolari, elastiche ma soprattutto
collagene(capacità)
ARTERIE ELASTICHE
L’aorta e le loro arterie (hanno una componente di tessuto elastico nella loro parete), hanno notevole capacità di
allargare il proprio calibro, di espandersi ogni volta che il volume di sangue eiettato durante la sistole entra nel letto
vascolare. Tali vasi, similmente a palloni di gomma riempiti di acqua, si espandono durante la sistole ed
immagazzinano temporaneamente il sangue, che, durante la diastole viene spinto avanti e sposta la colonna del
sangue che lo precede, creando un flusso continuo. Questa componente elastica permette all’aorta di mantenere una
pressione, detta pressione arteriosa media che è intorno a 90 mm Mg la pressione in aorta oscilla da una valore
massimo di 120 mm Mg (sistole) ad uno minimo di 80 mm Mg(diastole). La presenza dell’aorta è necessaria, se non ci
fosse il flusso sarebbe stato pulsatile. A livello dell’aorta c’è uno spianamento sia per le variazioni di pressione che uno
spianamento anche della velocità del flusso. Ciò permette che il flusso sia continuo in sistole ed in diastole e permette
un flusso più regolare in termini di velocità. È importante che lo spianamento di pressione induca un flusso più
regolare perché come abbiamo visto prima se non ci fosse lo spianamento di pressione allora si passerebbe da un
flusso laminare ad uno turbolento che richiederebbe più energia e più forza. Le grandi arterie (2 cm di spessore)
hanno le seguenti caratteristiche
1. Devono essere elastiche per dare spazio al sangue di fluirvi dentro durante il battito cardiaco.
2. Devono essere resistenti per sopportare la pressione (legge di Laplace)
3. Diametro non troppo grande per evitare turbolenze
1. Devono essere elastiche per dare spazio al sangue di fluirvi dentro durante il battito cardiaco.
L’aorta immagazzina sangue e lo stiramento dell’aorta immagazzina energia. Il fatto che siano elastiche permette di
dare spazio al sangue di fluirvi dentro durante il battito cardiaco.
2. Devono essere resistenti per sopportare la pressione (Legge di Laplace)
Le pressioni in emodinamica sono:
PRESSIONE DI PROPULSIONE (∆P: P P ) responsabile del flusso
PRESSIONE TRANSMURALE (P ) pressione esercitata dal sangue all’interno del condotto
La pressione transmurale è in relazione con la tensione sviluppata dalla parete (T) attraverso la legge di Laplace, che
vale anche per i vasi. Per la legge di Laplace: la tensione parietale (T), dipende da: P , dallo spessore della parete
(d) e dal raggio del contenitore (r), secondo l’equazione:
Ptm r
T
d
La parete di un vaso normalmente è in equilibrio se la pressione transmurale P è bilanciata dalla tensione T che
viene sviluppata dalla parete del vaso (in parte passiva, elasticità del vaso; in parte attiva, generata dalla contrazione
della muscolatura liscia). La pressione transmurale è particolarmente elevata a livello dell’aorta a questa forza
distendente (P ) si oppone però la tensione che il mio vaso riesce ad offrire anche se è elevata la pressione
transmurale dell’aorta però il mio condotto riesce ad offrire una forza di tensione che mantiene in equilibrio il vaso. Se
la tensione sviluppata non è sufficiente a sostenere la pressione transmurale la parete del vaso si rompe (quando
riceve sangue che arriva con una certa pressione propulsiva il vaso sviluppa una pressione transmurale)
La legge di Laplace applicata ai vasi ematici spiega perché:
vasi di piccolo calibro (capillari) possono sostenere pressioni intravasali relativamente elevate senza rompersi per
sostenere la pressione transmurale è sufficiente infatti una tensione minore perché il raggio del vaso è piccolo
i vasi arteriosi: se tale vaso va incontro ad una dilatazione che viene chiamata ANEURISMA ARTERIOSO, aumenta il
raggio, diminuisce lo spessore, quindi per poter contrastare quella stessa pressione transmurale, essendo cambiate le
caratteristiche del condotto (è aumentato il raggio ed è diminuito lo spessore), il mio condotto dovrà sviluppare una
tensione maggiore. Se la parete non riesce a sviluppare la tensione richiesta abbiamo una dilatazione del vaso e
l’aneurisma diventa permanente. Quando la tensione diventa insufficiente a contrastare la pressione transmurale, il
vaso si rompe.
3. Diametro non troppo grande per evitare turbolenze
In aorta il sangue viene spinto a 120 mm Mg, arriva con una forza elevata a velocità elevata, però il diametro è grande
e quindi il moto rimane laminare.
La PRESSIONE ARTERIOSA è la forza che spinge il sangue all’interno dei vasi arteriosi e possiamo misurarla a livello
dell’arteria brachiale (stima abbastanza precisa di quello che avviene nell’aorta). È la forza che il sangue esercita sulle
pareti dei vasi arteriosi. Essa dipende:
a) Dalla forza sviluppata dalla contrazione miocardica durante la sistole
b) Dalla massa sanguigna espulsa dal ventricolo durante la sistole
c) Dalle resistenze vascolari che tale massa sanguigna deve superare
d) Dalla distensibilità del vaso
e) Dalla volemia
La pressione arteriosa si misura in mm Hg, ed i valori non sono assoluti ma relativi alla pressione atmosferica. Essa
nelle arterie di grosso e medio carico è ti tipo pulsatile e varia con le fasi del ciclo cardiaco. È massima durante la
sistole e minima durante la diastole.
Distinguiamo 4 tipi di pressione arteriosa:
PRESSIONE SISTOLICA o MASSIMA
PRESSIONE DIASTOLICA o MINIMA
PRESSIONE DIFFERENZIALE
PRESSIONE MEDIA: valore di pressione a cui il sangue rimane durante tutta la durata del ciclo cardiaco, che è
una media ponderata e non aritmetica.
PRESSIONE DIFFERENZIALE: rappresenta la differenza tra la pressione sistolica e la pressione diastolica. Può essere
utilizzata per calcolare la gittata sistolica moltiplicando il suo valore per la superficie corporea dell’individuo.
PRESSIONE MEDIA: è la media delle pressioni che istante per istante tende a sospingere il sangue nella grande
circolazione, e va riducendosi passando dalle grosse arterie alle arteriole, ai capillari e alle vene. Essa non rappresenta
esattamente la media aritmetica.
Vi sono varie condizioni che modificano la pressione arteriosa:
o Sesso: in quanto la donna ha una pressione arteriosa 5‐7 mm Hg inferiore a quella dell’uomo
o Età: poiché con l’età si hanno modificazioni della pressione arteriosa in quanto le pareti delle arterie diventano
meno distensibili
o Fattori razziali: gli individui di razza nera per esempio presentano una pressione arteriosa più elevata rispetto ai
bianchi
o Attività fisica: in quanto la pressione arteriosa aumenta durante l’attività fisica
o Variazioni di posizione corporea: poiché passando dal clinostatismo all’ortostatismo si ha un aumento
principalmente della diastolica
o Digestione: durante la digestione la pressione arteriosa aumenta
o Sonno: durante il sonno non REM la pressione arteriosa diminuisce mentre durante il sonno REM aumenta
o Stati emotivi (rabbia, paura): portano ad un aumento per intervento dell’ortosimpatico.
Parametri da cui dipende la pressione arteriosa:
In particolare:
la gittata cardiaca
le resistenze periferiche totali
GITTATA CARDIACA quindi:
PRESSIONE ARTERIOSA MEDIA GITTATA CARDIACA x RESISTENZE PERIFERICHE TOTALI
GITTATA CARDIACA FREQUENZA CARDIACA x VOLUME DI EIEZIONE VENTRICOLARE quindi:
PRESSIONE ARTERIOSA MEDIA
FREQUENZA CARDIACA x VOLUME DI EIEZIONE VENTRICOLARE x RESISTENZE PERIFERICHE TOTALI
La pressione arteriosa è mantenuta costante qualora siano
mantenute costanti la gittata cardiaca e la resistenza
periferica media.
La pressione arteriosa media aumenta all’aumentare della
gittata cardiaca.
La pressione arteriosa media aumenta all’aumentare della
resistenza periferica totale.
NB: questi squilibri tra flusso in entrata e flusso in uscita sono
transitori. Appena la pressione arteriosa media si innalza
anche il flusso in uscita aumenta, uguaglia quello in entrata e
La pressione arteriosa media torna costante.
distinguiamo meccanismi di regolazione (tendono a mantenere stabile il valore di pressione arteriosa):
A BREVE TERMINE (descriviamo solo questi)
A MEDIO TERMINA
A LUNGO TERMINE
Riguardano meccanismi di controllo che dipendono dal sistema nervoso autonomo. La pressione arteriosa media
dipende da gittata cardiaca e resistenza periferica totale. Noi abbiamo dei meccanismi di controllo che mantengono la
pressione arteriosa costante (essa ovviamente cambia in determinate condizioni).
MECCANISMI A BREVE TERMINE
Breve termine perché agiscono subito: non appena abbiamo una modificazione della pressione arteriosa media entra
in gioco un meccanismo che cerca di portare la pressione arteriosa al suo valore standard. Riguardano soprattutto il
controllo nervoso, il cosiddetto RIFLESSO BAROCETTIVO, cioè quel riflesso nervoso che tenta di riportare rapidamente
la pressione ad un valore normale. Alla base di una correzione riflessa da parte del sistema nervoso autonomo che è
una correzione involontaria, ci deve stare un sensore (BAROCETTORE)in grado di rilevare il valore di pressione, poi il
sensore deve inviare i segnali ad un centro di regolazione che deve venire conoscenza se il valore di pressione è
normale o è cambiato, dopodiché da questo centro di regolazione devono essere messe in atto delle vie in uscita che
operano una serie di risposte per riportare questo valore ad un valore normale. Questo è alla base di qualsiasi riflesso,
sia autonomo che volontario.
a) I riflessi di barocettori arteriosi i quali scaricano in seguito ad un aumento della pressione
arteriosa trasmettendo segnali al sistema nervoso centrale e da qui all’apparato circolatorio per
riportare la pressione al livello normale. In particolare viene inibito il centro vasocostrittore
bulbare ed eccitato quello vagale. Le conseguenze saranno: una vasodilatazione dei vasi
muscolari ed una diminuzione della frequenza cardiaca e della forza di contrazione del miocardio
b) i riflessi dei meccanocettori cardiaci (atriali B), i quali esercitano un’azione vasodilatatrice sui vasi renali con
conseguente aumento della diuresi, ipovolemia e caduta della pressione arteriosa.
c) i riflessi dai chemocettori, poiché si è visto che, per stimolazione diretta sui centri vasomotori bulbari, essi
provocano vasocostrizioni e diminuzione della frequenza cardiaca; reazione da ischemia del sistema nervoso
centrale, scatenata dall’insufficiente apporto ematico al cervello.
Se la pressione arteriosa media cambia dalla condizione di riposo le risposte regolatrici si attivano per riportarla al
valore di partenza questo è definito riflesso a FEEDBACK NEGATIVO, perché una volta che la pressione arteriosa
media è stata riportata al suo valore fisiologico la risposta cessa.
BAROCETTORI ARTERIOSI
BAROCETTORI: sono recettori neurosensoriali posti nei vasi sanguigni e nel cuore che rispondono a variazioni di
pressione. Sono delle strutture specializzate nervose, con dei neuroni un po’ modificati, eccitabili e quindi in grado di
scaricare PA e che hanno la caratteristica di essere sensibili ad una caratteristica fisica, in questo caso la pressione. Se
cambia la pressione che il liquido esercita sul condotto è rilevato da queste cellule neurosensoriali e cambierà l’attività
elettrica di questi neuroni.
Quando la pressione arteriosa sale, le arterie si espandono, la parete delle arterie e le terminazioni dei barocettori
vengono stirate depolarizzazione dei terminali dei barocettori.
I barocettori sono neuroni il cui assone va ad entrare in
comunicazione con gli altri neuroni che sono quelli del centro
di regolazione. C’è una sinapsi tra il neurone recettoriale
(barocettore) ed un neurone del centro di regolazione (che si
trova in una struttura specifica del sistema nervoso centrale).
quando la pressione arteriosa sale le arterie si espandono, la
parete delle arterie e le terminazioni dei barocettori vengono
stirati e di conseguenza i avrà un cambiamento dell’attività
elettrica del barocettore (cambia la scarica di PA).
I barocettori sono terminazioni nervose libere nella parete
delle grosse arterie toraciche e cervicali (tra avventizia e
media). Le aree barocettive più importanti sono:
SENI CAROTIDEI: zona in cui la carotide comune (grosso
vaso arterioso che trasporta il sangue arterioso, ce ne sono
due, una a destra ed una a sinistra) si divide in arteria
carotide esterna ed arteria carotide esterna che poi
andranno ad innervare tutto l’encefalo
ARCO DELL’AORTA
I barocettori si trovano lì perché in questo modo il segnale parte dal centro di regolazione prima che questa variazione
di pressione possa avere un grosso effetto su vascolarizzazione del cervello e del cuore
I barocettori sono attivati dallo stiramento della parete causato dalla pressione transmurale. Vicino ai barocettori si
trovano aree chemocettrici nei:
GLOMI CAROTIDEI
GLOMI AORTICO
noi andiamo a misurare il numero di PA che nell’unità di
tempo corrono lungo l’assone di questi barocettori. Ogni
barretta è un PA. Questa cellula ha una sua frequenza di
scarica a riposo, cioè costantemente informa il centro
regolatore di che valore di pressione arteriosa media è in
circolo. Se la pressione arteriosa aumenta, aumenta la
frequenza di scarica, se la pressione arteriosa diminuisce,
diminuisce la frequenza di scarica. Ed è così che il centro di
regolazione viene informato delle variazioni di pressione
arteriosa media.
La risposta dei barocettori a variazione della pressione
arteriosa è caratterizzata da:
aumento della frequenza di scarica per aumento di
pressione arteriosa: saturazione per pressione arteriosa
pari a 160‐180 mm Hg
diminuzione della frequenza di scarica per diminuzione
di pressione arteriosa: azzeramento per pressione
arteriosa minore di 60 mm Hg
CENTRO DI REGOLAZIONE
I centri di regolazione si trovano nel TRONCO DELL’ENCEFALO, che è quella parte che mette in comunicazione
telencefalo e midollo spinale. Il tronco dell’encefalo è fondamentale per il sistema nervoso autonomo. Il centro di
regolazione opera attraverso il sistema nervoso autonomo, simpatico e parasimpatico, che innerva il cuore ed i vasi
il sistema nervoso simpatico, che è quella che ha un’innervazione maggiore a livello del cuore. In questo modo il sistema
nervoso autonomo può regolare la gittata cardiaca e la resistenza, perché può andare sul cuore a cambiare la gittata
cardiaca ma può andare anche a livello dei vasi a cambiare le resistenze che i condotti offrono a flusso di sangue.
Il centro regolatore riceve impulsi da:
Barocettori arteriosi
Barocettori di bassa pressione nel cuore e grosse vene (pressione venosa)
Chemorecettori (posti nel cervello e nelle carotidi) che rilevano le concentrazioni di ossigeno, anidride
carbonica e ioni idrogeno nel sangue arterioso
Aree cerebrali superiori (ipotalamo)
SISTEMA NEUROVEGETATIVO
Dopo aver integrato le informazioni che giungono il centro regolatore determina aggiustamenti tramite fibre simpatiche
e parasimpatiche.
I nervi simpatici e parasimpatici innervano il nodo senoatriale e quindi innervano la frequenza cardiaca
I nervi simpatici innervano il miocardio ventricolare e quindi possono modificare la contrattilità ventricolare
I nervi simpatici innervano anche le arteriole e quindi possono modificare il calibro del vaso e la resistenza e
quindi modificare il valore della resistenza periferica totale
I nervi simpatici innervano le vene e quindi possono modificare il tono venomotorio
RIFLESSO BAROCETTIVO
Esempio di quando opera il riflesso barocettivo: tutte le volte che passiamo dalla posizione clinostatica, cioè sdraiati,
alla posizione ortostatica, cioè in piedi, il sangue viene spinto il basso nel distretto venoso. Questo porta subito ad una
riduzione della pressione arteriosa media. C’è la diminuzione del sangue al cervello ed abbiamo i capogiri. Ma ciò
sparisce in pochi secondi per il riflesso barocettivo, cioè sono messe in atto una serie di risposte per poter riportare la
pressione arteriosa media verso un valore normale. Va ad aumentare la gittata cardiaca e le resistenze e lo fa
aumentando l’attività simpatica (aumenta la frequenza di scarica del nodo senoatriale, aumenta la contrattilità e si ha
una vasocostrizione aumento delle resistenze periferiche totali) e diminuendo quella parasimpatica. In questo modo
la pressione arteriosa media viene riportata ad un valore normale e con un controllo che si chiama a feedback negativo.
A volte questi meccanismi possono non essere efficaci, per esempio se si ha la pressione bassa, col caldo… e se il riflesso
barocettivo non è efficiente si sviene.
Abbiamo fatto questo discorso per un spostamento di sangue ma la stessa cosa vale se si ha una perdita di sangue,
un’emorragia. Cala la pressione perché diminuisce la gittata cardiaca. Subito operano una serie di meccanismi che
cercano di riportare la pressione arteriosa media al valore standard, con un aumento della gittata cardiaca ed un
aumento della resistenza periferica totale
Da ricordare che quando è messo in atto il riflesso barocettivo, gli unici due distretti dove non aumenta la resistenza
sono cuore e cervello. La resistenza periferica totale aumenta se c’è solo che un aumento di resistenza individuale. Il
riflesso barocettivo preserva il flusso negli organi essenziali per la sopravvivenza a breve termine.
MECCANISMI A MEDIO TERMINE
I meccanismi a medio termine si verificano, invece, nel corso di minuti, e comprendono:
Lo spostamento transcapillare di volumi di liquidi intravasale
Lo stress‐rilasciamento dei vasi
Il meccanismo renina‐angiotensina
Cioè tutti i meccanismi che agiscono direttamente sui vasi provocando vasocostrizione o vasodilatazione.
MECCANISMI A LUNGO TERMINE
I meccanismi a lungo termine, impiegano qualche giorno ad agire e influenzano, grazie all’intervento dei reni, il
volume del liquido intravasale in relazione alle capacità dei vasi. Comprendono:
Le modificazioni della diuresi al variare della V.F.G
Il sistema dell’ADH
Il sistema dll’aldosterone
MISURAZIONE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA
La pressione arteriosa si misura attraverso lo sfigmomanometro, bracciale che crea pressione che viene messo a
livello dell’avambraccio, sopra il decorso dell’arteria brachiale ci permette di mettere il fonendoscopio con cui
andiamo ad auscultare al di sopra del decorso dell’arteria brachiale. In genere si usa il braccio sinistro perché è più
vicino al cuore e l’arteria brachiale perché è a livello del cuore, e quindi abbiamo una misurazione più precisa della
variazione di pressione a livello dell’aorta. Mettiamo il bracciale intorno al braccio e lo gonfiamo per fare in modo che
si innalzi la pressione all’interno del bracciale e il vaso venga schiacciato. Lo scopo è quello di creare all’interno del
bracciale una pressione superiore a quella massima che invece attendiamo a livello del vaso. Quando la pressione del
bracciale supera la pressione sistolica, l’arteria collassa, viene schiacciata, non c’è più flusso attraverso l’arteria e io
non sento alcun rumore. Poi comincio a far scendere pian piano la pressione all’interno del bracciale. Quando la
pressione arriva ad eguagliare e scendere subito al di sotto della pressione sistolica del soggetto, allora il flusso
ricomincia ma in maniera pulsatile, cioè soltanto durante la sistole perché la pressione è ancora superiore a quella
diastolica. Ho creato così un fenomeno a valle della stenosi, cioè ho fatto diventare un moto da laminare a turbolento,
quindi sento rumore. Continuo a ridurre la pressione all’interno del bracciale e quando non sento più rumore vuol dire
che la pressione all’interno del bracciale ha eguagliato ed è scesa sotto la pressione diastolico. Quindi l’arteria è aperta
lungo tutta la durata del ciclo sia in sistole che in diastole, e che il moto è tornato ad essere laminare. Quindi il modo
in cui vado a misurare la pressione arteriosa è attraverso una modificazione del flusso all’interno del vaso che viene
reso da laminar a turbolento attraverso una modificazione della pressione all’interno del bracciale.
ARTERIOLE
Sono i rubinetti della circolazione. Sono quei vasi che hanno nella loro parete una grande quantità di tessuto
muscolare liscio. È muscolo liscio e non striato. Il muscolo liscio è un muscolo che non è sotto il controllo volontario
ma sotto il controllo del sistema nervoso autonomo (come quello cardiaco) ed è un tessuto muscolare che ha la
caratteristica di presentare un tono basale, cioè non è mai completamente rilasciato, a riposo, ma mantiene di base
un tono di contrazione che può essere poi aumentato o diminuito, cioè si può avere un aumento del tono di
contrazione che provoca una vasocostrizione (diminuzione del calibro), o una diminuzione del tono di contrazione che
provoca una vasodilatazione (aumento del calibro). Le arteriole fanno parte del microcircolo. Possono sboccare o
direttamente nel letto capillare o indirettamente tramite le metarteriole. Nelle loro pareti scarseggia il tessuto
elastico, ma abbonda il tessuto muscolare liscio.
Cambiando il loro diametro le arteriole possono variare il flusso. Le arteriole sono la parte del sistema circolatorio che
offre una maggiore resistenza al flusso grazie ai meccanismi di vasocostrizione e di conseguenza sono i vasi in cui
avviene la maggiore caduta pressoria durante il fluire del sangue. Il sangue entra nelle arteriole con una pressione
attorno ai 90 mm Hg ed esce da esse con una pressione attorno ai 37 mm Hg. Perché le arteriole offrono una
maggiore resistenza al flusso rispetto ai capillari? I nostri condotti possono essere in serie o in parallelo. Tra di loro
arteriole e capillari sono in serie, però ogni arteriola dà luogo a più distretti capillari e i distretti che originano da
diverse arteriole possono essere considerati come condotti in parallelo. Quindi laa resistenza che offre il distretto
arteriolare, visto che le arteriole sono meno numericamente, è comunque maggiore rispetto alla resistenza che offre il
distretto capillare.
La pressione nei vasi non è costante. L pressione nei vasi rispecchia le pressioni generate nel cuore pressione
sistolica e diastolica.
Sistole contrazione dei ventricoli
Diastole riempimento dei ventricoli
Il fatto che la pressione che esce dalle arteriole sia molto minore rispetto a quella che vi entra è utile perché poi una
pressione bassa a livello dei capillari facilita lo scambio di sostanza a livello dei tessuti.
Se cambia la resistenza a livello delle arteriole questo può avere un duplice effetto: un effetto locale, perché se
cambia la resistenza si vasodilata l’arteriola che porta sangue ai muscoli e quindi il flusso sarà maggiore ed indurrò una
diminuzione della resistenza periferica totale a livello sistemico. Quindi un cambiamento del diametro delle arteriole
in un qualunque punto del distretto porta a modificazioni sistemiche e locali,
la resistenza al flusso offerta dalle arteriole può essere variata:
Regolare il flusso di sangue che fluisce verso i diversi capillari
Regolare la pressione arteriosa media
se la muscolatura si contrae il raggio dell’arteriola diminuisce e la
resistenza al flusso sale.
se la muscolatura si rilascia il raggio aumenta e si ha una riduzione
della resistenza.
I meccanismi di controllo sono intrinseci (metaboliti locali) ed
estrinseci (sistema nervoso autonomo ed ormoni).
I meccanismi di controllo estrinseco sono responsabili di una pressione
arteriosa sufficiente per portare il sangue verso tutti gli organi.
I meccanismi di controllo intrinseco regolano il flusso secondo le
necessità di un dato organo.
Sono i cambiamenti della resistenza vascolare a determinare le variazioni nella distribuzione del flusso sanguigno
verso gli organi e a stabilire la percentuale di gittata cardiaca verso essi.
CONTROLLO INTRINSECO
Il sangue non si distribuisce in maniera uniforme in tutti gli organi ma secondo le loro necessità. Attuato mediante
dilatazione o costrizione delle arteriole. I meccanismi intrinseci sono importanti soprattutto nella regolazione del
flusso ematico al cuore, al cervello e ai muscoli scheletrici.
REGOLAZIONE IN RISPOSTA ALLE VARIAZIONI DELL’ATTIVITA`METABOLICA: L’IPEREMIA ATTIVA
Le variazioni associate ad una aumentata attività metabolica provocano vasodilatazione e variazioni associate ad una
minore attività metabolica provocano vasocostrizione.
Come cambia il tono della muscolatura liscia che si trova nelle arteriole? Ci può essere un controllo più locale o più
sistemico, dipende dal tipo di risposta. Esempio dell’IPEREMIA ATTIVA: meccanismi locali che modificano il tono di
contrazione della muscolatura liscia per modificare la quantità di sangue che nell’unità di tempo arriva a quel tessuto.
Lo scopo della vascolarizzazione del tessuto è portare l’ossigeno necessario a quel tessuto per il metabolismo e
portare via l’anidride carbonica prodotta dal metabolismo del tessuto. Le cellule della muscolatura liscia delle arteriole
sono sensibili a cambiamenti della concentrazione di ossigeno e anidride carbonico nel liquido extracellulare che
bagna il tessuto. La contrazione di queste cellule può essere regolata dal sistema nervoso autonomo (meccanismo
sistemico, globale) ma può essere anche regolata da meccanismi locali (all’interno del tessuto stesso), perché le cellule
della muscolatura liscia sono sensibili ai cambiamenti della concentrazione dell’ossigeno e dell’anidride carbonica nel
liquido che bagna il tessuto e quindi di conseguenza nelle cellule del tessuto
a) Tessuto che consuma in maniera normale, cioè la quantità di ossigeno che gli arriva è in equilibrio con la
quantità di anidride carbonica che il tessuto produce. Questo significa che se guardiamo il liquido
extracellulare che è in equilibrio col liquido che è all’interno delle cellule che è il prodotto del metabolismo,
abbiamo una uguale percentuale di palline blu (ossigeno) e di palline verdi (anidride carbonica). Questa è una
condizione basale.
b) Il metabolismo del tessuto aumenta, consuma più ossigeno e produce più anidride carbonica. Se il
metabolismo aumenta quindi aumenta la quantità di anidride carbonica e diminuisce la quantità di ossigeno.
Se il flusso è costante ma il metabolismo è aumentato quel flusso non è più sufficiente a sostenere le
esigenze metaboliche del mio tessuto.
c)d) Per fortuna anche le cellule del muscolo liscio dell’arteriola riconoscono questo cambiamento nella
concentrazione di ossigeno e anidride carbonica. Ci sono recettori specifici che gli fanno riconoscere che è
cambiata la percentuale di ossigeno e anidride carbonica nello spazio extracellulare. Rispondono a questo
cambiamento con una vasodilatazione, cioè con una riduzione del tono di contrazione del muscolo liscio. Se il
vaso si dilata il sangue arriva più velocemente, il flusso sarà maggiore e quindi ristabilirà un’adeguata
concentrazione di ossigeno e anidride carbonica a livello dello spazio extracellulare. Questo è un effetto locale.
Quando il metabolismo aumenta, la quantità di ossigeno tissutale si riduce: IPOSSIA
Se il flusso non si adatta: ISCHEMIA (insufficienza di flusso ematico)
IPEREMIA ATTIVA: aumento del flusso ematico in seguito ad aumento dell’attività metabolica. IPEREMIA =
aumento di vascolarizzazione in una determinata zona, ATTIVA = perché dipende dal tessuto stesso.
Nell’iperemia attiva aumenta la concentrazione di anidride carbonica e diminuisce la concentrazione di ossigeno
per un aumento del metabolismo locale. Tali concentrazioni possono alterarsi anche per variazioni di flusso (es:
emorragia). Se il flusso si riduce (shock circolatorio): viene messa in atto vasodilatazione. Le cellule muscolari lisce
delle arteriole sono sensibili a diverse sostanze: una di queste è l’istamina, che è un mediatore
dell’infiammazioneper esempio mi punge un ape e mi viene un bozzo rosso, il rosso significa iperemia, è
arrivato tanto sangue in quella zona perché l’istamina che è una sostanza prodotta come difesa , induce il
rilasciamento della muscolatura liscia e quindi una vasodilatazione, ciò per fare in modo che in quella zona arrivi
più sangue con tutte le barriere difensive che il sangue contiene per sconfiggere la reazione infiammatoria del
tessuto.
Durante l’esercizio fisico aumenta la gittata cardiaca e si passa da 5
litri al minuto a 25 litri al minuto ma vi p anche una totale
ridistribuzione del sangue durante l’attività fisica la maggior parte
del sangue va al sistema muscolare scheletrico. C’è una
vasodilatazione delle arteriole che portano il sangue al muscolo
scheletrico e permettono di deviare gran parte della gittata al
muscolo scheletrico. Mentre si riducono notevolmente i flussi ad altre
zone. Rimangono stabili il flusso al cervello
Se un cambiamento a livello della modulazione del tono basale di contrazione della muscolatura liscia può avere un
effetto sul tono di contrazione, quindi locale, cioè si ha una vasodilatazione quando il tessuto consuma tanto e quando
c’è bisogno di più sangue, mentre si ha una vasocostrizione in situazione contraria. Il muscolo liscio per il riflesso
barocettivo è anche innervato dal sistema nervoso simpatico, perché può essere sfruttato un cambiamento a carico
delle resistenze delle arteriole come cambiamento della resistenza periferica totale, quindi per avere un effetto non
locale ma più sistemico. Il sistema nervoso simpatico ha una secrezione di noradrenalina che induce vasocostrizione
aumento della pressione arteriosa media e della resistenza periferica totale. Quindi il muscolo liscio può avere un
controllo locale od un controllo anche da parte del sistema nervoso autonomo (controllo sistemico).
CAPILLARI
Sono le strutture dove avvengono gli scambi di nutrienti a cataboliti tra il sangue ed i tessuti. Le arteriole gli forniscono
il sangue per quel determinato tessuto in quel determinato momento modulando il loro calibro e poi a livello dei
capillari ci sarà lo scambio di sostanze. Sono i vasi più piccoli e numerosi (diametro 5‐10 μ, parete 0.5 μm, numero 10
miliardi). La parete del capillare è composta solo da uno strato di cellule endoteliali poggiate su una lamina basale. Lo
scambio è facilitato da:
Parete sottile
Area della sezione capillare totale disponibile pari a 600 m
Esistono nel nostro corpo due tipi di capillari:
CAPILLARI CONTINUI
CAPILLARI FENESTRATI
Dalle caratteristiche della parete del capillare dipende la quantità di sostanze che può attraversare la parete del
capillare, cioè la permeabilità.
Nei capillari continui (a). Ogni cellula è attaccata all’altra in modo continuo, quindi solo determinate sostanze possono
passare dall’interno all’esterno e viceversa. Tra queste sostanze ci sono ossigeno e anidride carbonica (che passano sia
nei capillari continui che in quelli fenestrati). Però in alcuni capillari, come in quelli del rene o dell’apparato
gastrointestinale, non è sufficiente che passino solo ossigeno e anidride carbonica ma magari servono sostanze più
grandi. Per esempio nei capillari del sistema gastrointestinale che irrorano stomaco, intestino ecc.. devono passare in
circolo tutte le sostanze che noi introduciamo con la dieta e che sono utili per il nostro organismo. Quindi in
determinati distretti abbiamo dei capillari fenestrati (b) dove ci sono dei pori nelle cellule che permettono il passaggio
di sostanze più grandi.
CAPILLARI CONTINUI
le cellule endoteliali sono tra loro ravvicinate. Sono altamente permeabili a sostanze di piccole dimensioni e
liposolubili e meno permeabili a sostanze idrosolubili. Hanno una permeabilità molto bassa a proteine e grosse
molecole.
CAPILLARI FENESTRATI
Le cellule endoteliali presentano pori relativamente larghi (fenestrature) che sono particolarmente adatti al passaggio
di proteine e sostanze di grosse dimensioni. Si trovano principalmente in organi la cu funzione dipende dal movimento
rapido di materiali (rene, apparato gastrointestinale)
Il capillare ha una resistenza piccola nonostante il piccolo diametro perché in realtà ce ne sono tanti posti in parallelo
e quindi la resistenza totale è piccola. La sezione totale è invece molto ampia. La velocità di flusso è molto bassa per
permettere lo scambio. Ossigeno e anidride carbonica sono sostanze che diffondono attraverso la membrana delle
cellule che rivestono i capillari senza bisogno di pori.
Passano inoltre acqua e determinate sostanze. Un’altra cosa che può passare dal lume del vaso al liquido
extracellulare o viceversa è l’acqua che può spostarsi tra sangue ed interstizio e viceversa e quando l’acqua passa dal
lume del capillare a fuori parliamo di PROCESSO DI FILTRAZIONE, quando l’acqua passa dal liquido interstiziale
all’interno del lume del capillare parliamo di PROCESSO DI ASSORBIMENTO. Nel nostro circolo capillare abbiamo dei
processi di filtrazione e riassorbimento che, se funzionano bene mantengono stabile la quantità di acqua tra quella
che circola all’interno die vasi e quella che circola all’esterno dei vasi. Se però non funziona bene possiamo avere un
accumulo di acqua nei tessuti che viene definito EDEMA. A livello dei capillari oltre ad una diffusione di ossigeno e
anidride carbonica abbiamo anche uno scambio di acqua, lungo il letto capillare abbiamo dei processi di filtrazione e
riassorbimento che mantengono stabili la quantità di acqua tra l’interno e l’esterno.
L’acqua passa perché ci sono delle forze che sono in grado di generare una spinta di acqua o dal capillare all’esterno o
viceversa. Per come è fatta la parete capillare l’acqua tende a passare, quindi se c’è una forza adeguata per spingere
l’acqua fuori dal capillare, l’acqua tende a passare ed uscire al di fuori del capillare. Noi abbiamo il capillare e al di fuori
lo spazio extracellulare. La prima forza che entra in gioco è la PRESSIONE IDROSTATICA (legata alla quantità di
solvente): il sangue arriva ai capillari con una determinata pressione. Tale pressione tende a spingere l’acqua al di fuori
del capillare. È la pressione che il sangue esercita sulle pareti del capillare. È una pressione che favorisce la filtrazione.
C’è anche un’altra pressione idrostatica che è quella che viene esercitata dal liquido accumulato nello spazio
extracellulare a livello dello spazio extracellulare. Questa è una pressione che spinge l’acqua all’interno del capillare.
Tale pressione favorisce il riassorbimento. Purtroppo nei capillari noi non abbiamo solo acqua. Il sangue ed il liquido
extracellulare non sono formati solo da acqua ma da acqua e da sostanze, comprese le proteine plasmatiche, quindi
nel nostro sistema circolatorio ci sono altre due forze che entrano in gioco nel favorire la filtrazione od il
riassorbimento che sono le cosiddette PRESSIONI OSMOTICHE e ONCOTICHE: pressione legata alla concentrazione
delle proteine o nel sangue o nel liquido extracellulare. La pressione oncotica è una parte della pressione osmotica. La
pressione osmotica di una soluzione è legata alla quantità i soluti. All’interno dei liquidi dei nostri tessuti non è tanto
importante la pressione osmotica quanto la pressione oncotica che dipende dalla sola concentrazione delle proteine.
Noi abbiamo due pressioni oncotiche, una nel liquido extracellulare ed una nel liquido intracellulare. La caratteristica
della pressione oncotica è che tale pressione si comporta come verso al contrario della pressione idrostatica la
presenza di proteine a livello del liquido extracellulare tende a richiamare acqua, quindi tende a favorire il processo di
filtrazione, mentre la presenza di proteine all’interno del capillare favorisce il processo di riassorbimento. Quindi
abbiamo 4 forza che al livello del capillare tendono a far spostare acqua dall’interno all’esterno e viceversa. Le forze
sono ì2 forze pressorie: pressone idrostatica (dovuta alla presenza di un liquido all’interno di un condotto che è
arrivato nel condotto con una certa pressione) e pressione oncotica (parte della pressione osmotica dovuta al fatto
che quella che abbiamo non è acqua ma acqua + sostanze ed in particolare proteine).
La pressione idrostatica è 38 all’inizio del capillare, per l caduta pressorio che avviene lungo il livello capillare questa
diventa 16 al livello del versante venulare del capillare, nella parte terminale, la pressione idrostatica all’esterno del
capillare è molto bassa, vale 1.
La pressione oncotica dipende dalla concentrazione dei soluti in una soluzione.
La quantità di acqua che è all’interno del circolo deve essere mantenuta stabile. Abbiamo parecchie proteine nel
plasma quindi abbiamo un buon valore di pressione oncotica ed anche nello spazio extracellulare che è intorno ai 25
mmHg. I capillari continui invece non fanno passare le proteine e quindi fuori abbiamo una pressione estremamente
bassa, trascurabile. Se calcoliamo la somma delle forze che favoriscono la filtrazione e togliamo quelle che favoriscono
il riassorbimento nel versante arteriolare del capillare abbiamo una pressione idrostatica a livello del capillare di 38
che favorisce la filtrazione, 0 è la pressione oncotica a livello dello spazio extracellulare, che favorisce la filtrazione,
quindi la soma delle forze che favoriscono la filtrazione fa 38. 25 mm è la pressione oncotica a livello del capillare che
favorisce il riassorbimento e 1 che è la pressione idrostatica nello spazio extracellulare, per un totale di 26. La
pressione netta di filtrazione è data dalla somma delle pressioni che favoriscono la filtrazione ‐ le pressioni che
favoriscono il riassorbimento. Il valore della pressione netta di filtrazione è intorno a 12. Per cambiamenti a livello
della pressione possiamo ottenere anche una pressione negativa. L’acqua passa nel versante arteriolare del capillare
ma poi viene riassorbita nel versante venulare del capillare.
Normalmente il sistema è in equilibrio: gran parte di quello che viene filtrato viene riassorbito, una piccola parte non
viene riassorbita ma viene raccolta da un sistema di raccolta che lavora parallelamente al circolatorio che è il sistema
linfatico. Il sistema linfatico serve anche per drenare la quantità di liquido che il circolo capillare non riesce a drenare
in modo adeguato (per la differenza tra le due forze)
Cambiamenti di queste pressioni possono cambiare questo processo es: se si sta tanto in piedi si gonfiano i piedi
perché è aumentata la pressione idrostatica a livello dei capillari a causa della forza di gravità.
VENE
è un distretto di raccolta. Ha la funzione di raccogliere il sangue e riportarlo verso il cuore. Per favorire che il sangue
vada dalla periferia verso il cuore in modo unidirezionale le vene sono dotate di valvole, soprattutto presenti nelle
vene periferiche per fare in modo che il flusso sia stabile. A riposo la gran parte del sangue è contenuta a livello dei
vasi venosi. Vengono chiamate serbatoio di volume, cioè sono in grado di contenere una grande quantità di sangue.
Hanno una parete sottile senza grandi cambiamenti di pressione. La pressione rimane bassa nel circolo venoso.
Aumentando il flusso dal distretto venoso verso il cuore aumenta la quantità di sangue che torna al cuore aumenta il
volume telediastolico e per la legge di starling ho uno stiramento delle fibre muscolari ed un aumento della gittata
cardiaca. Nel distretto venoso sono messi in atto dei meccanismi per fare in modo di favorire il ritorno di sangue dal
circolo venoso verso il cuore. Durante l’attività fisica sono messi in atto dei meccanismi di pompa muscolare
scheletrica, di pompa respiratoria e così via che favoriscono il ritorno venoso.
Pompa muscolare scheletrica: se faccio una corsa e si contraggono i muscoli delle gambe, i muscoli comprimono le
vene che corrono all’interno del tessuto muscolare, questo crea una pressione che favorisce il ritorno venoso.
Pompa respiratoria: quando ho un corretto movimento respiratorio, durante l’inspirazione allargo la cavità toracica
abbasso il diaframma, aumento il volume della cavità toracica e diminuisco quello della cavità addominale. Questo
induce un aumento della pressione all’interno della cavità addominale ed una diminuzione della pressione nella cavità
toracica. Questo favorisce il ritorno venoso dall’addome verso il torace.
Anche nelle vene come nelle arteriole è contenuto tessuto muscolare liscio (però di meno). Anche qui ci può essere un
controllo locale o sistemico.
Il sangue > costituito da plasma e componente cellulare. Processo di coagulazione pricesso che porta alla
riparazione del vaso danneggiato. Abbiamo circa 5.5 l di sangue di cui 2.5 sono la parte corpuscolata cioè le cellule e 3
il plasma (acqua + sostanze).
Ematocrito: percentuale degli elementi corpuscolati sul volume totale, valutato centrifugando un campione quando
centrifugo un campione gli elementi corpuscolari si mettono nel basso della provetta ed il plasma nella parte alta. Si
calcolano le altee e si fa una percentuale.
Gli elettroliti sono fondamentali per la funzione delle nostre cellule eccitabili. Leucociti: semprano delle orecchiette
perché hanno una proteina elastica che sono n grado di deformarsi. L cellula staminale emopolietica genera le cellule
del sangue