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2. RELIQUIE E ICONE
Il cinema è ovunque, magari sotto altre vesti o mescolato ad altre genti. Il
cinema contiua a vivere, rinnovandosi e troverà nuovi ambiti in cui svilupparsi.
Il cinema è largamente consumato anche fuori dalla sala; gli spettatori
scelgono più luoghi dove vedere un film. Lo streaming è la forma più in crescita
per accedere a un film. L'ambito di consumo del download ha un crescente
rilievo.
Le due strade della rilocazione:
1. La prima ha al centro l'oggetto della visione, il film. Non potendo
riprodurre tutti gli elementi dell'esperienza tradizionale della sala, si
ripropone il "cosa" vedere, indipendentemente dal "come". Parto quindi
dal COSA vedere. C'è il film che vi è proiettato, non l'ambiente connesso
a una proiezione. Devo quindi intervenire sull'ambiente per renderlo
5. IPERTOPIA
Ogni schermo occupa un posto e dà vita ad un ambiente di visione. Fine della
natura eterotopa della sala tradizionale: i nuovi luoghi di visione sono
caratterizzati invece da un'ipertopia, cioè dal fatto che un mondo altro si
rende disponibile, viene da noi.
Lo schermo non occupa solo un posto, lo costituisce. Uno schermo dà
un'identità al luogo in cui si inserisce; fa emergere punti di attenzione, fissa
nuovi confini, emerge una mappa del luogo; introduce una serie di istruzioni di
comportamento, il luogo quindi assume una praticabilità. Attraverso questi
passi lo schermo interviene sul luogo e grazie ad essi diventa uno spazio della
visione. Lo schermo crea uno spazio della visione.
La presenza del cinema nei nuovi spazi di visione:
- E' contrassegnata da una certa ambiguità: lo schermo può funzionare da
sostituto della sala cinematografica e la somiglianza può essere utile,
anche se può introdurre diversità rispetto al futuro.
- È contrassegnata da una biforcazione: emergere di due situazioni
divergenti: piccoli schermi che danno vita a uno spazio del controllo, in
cui vediamo recuperiamo notizie e dati, rimaniamo in contatto con
qualcuno e grandi schermi che danno vita a uno spazio dello spettacolo.
- Crea risonanze: l'ambiente ricorda sempre quello che è stato.
Quindi il cinema entrando in questi nuovi luoghi trova delle resistenze e delle
negoziazioni.
Nuove forme di spettatorialità: megaschermi negli ambienti urbani, forme di
consumo individuali, DVD. Il cinema si diffonde maggiormente ma diventa più
incerto, i nuovi spazi della visione non sono spazi dedicati. Rilocandosi il
cinema guadagna spazio ma perde il suo ambiente. Lo spettatore, nei luoghi
pubblici e privati in cui il cinema si riloca, non va più al cinema ma lo trova sul
suo cammino.
L'eterotopia è uno spazio concreto che consente di arrivare all'"altrove"
partendo dal "qui", dà accesso a una dimensione "altra", la quale si rende
presente ma al contempo separata dal nostro mondo; sospende in qualche
modo il fluire del tempo quotidiano, sono dei contro-luoghi. La sala
cinematografica classica rientra tra le eterotopie. Nei nuovi ambienti in cui il
cinema si riloca invece abbiamo un rovesciamento della situazione precedente.
In questi ambienti c'è un "altrove" che arriva "qui" e si scioglie in esso. Questa
nuova struttura spaziale prende il nome di ipertropia: il cinema rilocato viene
lui da me, raggiungendomi dove mi trovo.
La parola accesso acquisisce anche un nuovo significato quindi: diventa
sinonimo di acquisire e di far proprio. Non mi muovo dal posto in cui mi trovo e
l'informazione che arriva da me. Non si parla più quindi di raggiungere un
luogo, ci si fa raggiungere. Non bisogna più entrare a far parte di un territorio
o una comunità (come succedeva in sala), si prelevano dati e si accumulano.
6. DISPLAY
Lo schermo del cinema sotto l'influsso altrui sta cambiando la sua natura. Ci
offre un altro tipo di immagini. Gli schermi sono punti di transito di immagini
che circolano nel nostro spazio sociale. La trasformazione dello schermo è
dovuta a un cambiamento più generale. I media sono strumenti di mediazione
rispetto alla realtà e rispetto agli altri.
Lo schermo cinematografico: metafore usate per questo schermo:
- Metafora della finestra: inteso come squarcio che ci consente di
ricongiungerci con la realtà e di vederla con una freschezza nuova. Voglia
di riattivare uno sguardo diretto sulle cose.
- Metafora del quadro: abbiamo a che fare con una rappresentazione delle
cose. Tuttavia questa rappresentazione non smette di parlarci della
realtà. L'immagine filmica è in grado di ridarci pienamente il senso del
mondo in cui viviamo.
- Metafora dello specchio: lo schermo è un dispositivo che ci restituisce un
riflesso delle cose, compreso un riflesso di noi stessi. Un riflesso che ci fa
vedere le cose così come sono.
Lo schermo è il luogo in cui la realtà prende corpo e si offre allo spettatore. Il
cinema deve molto, se non tutto, allo schermo. Con l'installazione
multischermo, lo schermo fa emergere il fatto di sentirsi stretto nei suoi confini
tradizionali. È tempo di allargarsi, moltiplicarsi e di diffondersi. I media
diventano media-schermo. L'idea stessa di schermo cambia. Tre elementi
cruciali:
1. La grande diffusione degli schermi consente a un contenuto mediale di
moltiplicare le occasioni e i modi in cui presentarsi.
2. Questi schermi sono spesso collegati alla rete e queste permette di far
rimbalzare un contenuto e diffonderlo su larga scala ma anche spesso di
trasformarlo (es. Appunti: modifiche di altri).
3. La penetrazione di questi schermi permette di vivere/rivivere le
esperienze mediali in nuovi ambienti e su nuovi devices (lettura su
ebook).
7. PERFORMANCE
Spettatore tradizionale VS spettatore odierno:
- Quello tradizionale si confronta con un testo, quello moderno con un
ipertesto (con i suoi link, le sue possibili espansioni e con le sue diverse
componenti) o con una rete di discorsi sociali, nel quale il film investe un
ruolo rilevante ma non esclusivo (messaggio dallo smartphone).
- Cambiano le modalità della visione: lo spettatore tradizionale si
concentra mentre quello odierno si decentra. Apprensione più
occasionale, meno coinvolgente, che i media chiedono di sviluppare. Non
si rinuncia tuttavia all'attenzione, ma la si indirizza verso una plurità di
oggetti e di pratiche: appunto si ha un'attenzione decentrata, senza
un centro obbligato, multitasking.
- Lo spettatore tradizionale si immergeva nel film, c'erano identificazioni e
proiezioni, ci si calava nella vicenda narrata fino a sentirsene parte; lo
spettatore moderno invece resta sulla superficie di quanto vede più che
tuffarsi nel film. Questo impedisce la catarsi, non ci si identifica nè ci si
proietta, si è lontani da una vera adesione a ciò che viene mostrato.
Conseguenza: caduta della ritualità della visione.
- La sala: il cinema non è un'alternativa, ma una prosecuzione del mondo
quotidiano. Prima avevamo un recinto chiuso che offriva una passerella
verso un mondo altro, da cui traevamo risorse per il nostro mondo; ora
invece non c'è un recinto in senso proprio ma una zona aperta sul mondo
quotidiano. Prima il pubblico era circoscritto e riscopriva l'essenza della
propria vita sullo schermo, allontanandosi dalla realtà; oggi lo schermo
tiene insieme un pubblico disperso, più simile all'audience televisiva o ai
partecipanti di un social network.
Lo spettatore non è più qualcuno cui si chiede di essere presente a una
proiezione con gli occhi spalancati, limitandosi a reagire al film e all'ambiente,
ma qualcuno che agisce perchè la sua stessa visione abbia luogo: l'attendance
lascia il posto alla performance . La performance coinvolge anche e
soprattutto nuovi livelli del fare: fare tecnologico (accesso mediato da un
device che lo spettatore deve attivare, lo spettatore necessita quindi di una
competenza mediale più che cinematografica); fare espressivo (lo spettatore
racconta le proprie personali reazione a quanto vede); fare testuale (lo
spettatore ha la possibilità di manipolare il film che fruisce, può intervenirci
sopra, es. Filmati rimontati su youtube); mobilitazione di nuove dimensioni
sensoriali (lo spettatore attiva anche il tatto, oltre alla vista e all'udito, es.con
smartphone, tablet ma anche DVD player – tatto: rimando al precinema:
movimento prassinoscopio o sfogliare il flip book per avere un'immagine in
movimento).
Tutte queste pratiche fanno dello spettatore un performer: è qualcuno che si
costruisce le proprie condizioni di visione, mettendosi direttamente in gioco, si
deve creare l'esperienza che vuole avere. Deve incastrare tra loro componenti
diverse nell'organizzare la sua visione. Quindi non è solo un performer ma