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Università degli studi di Firenze

Corso di specializzazione per il sostegno A.A 2019-2020

Docente: Casale Serena

Corsista: Butticé Simona Paola

- L’insegnante di sostegno come facilitatore o barriera

L’insegnante specializzato per le attività di sostegno è un facilitatore e un mediatore


dell’apprendimento che viene assegnato, in piena contitolarità, alla classe in cui è
presente un bambino con disabilità certificata. Come tutti i docenti deve possedere
delle competenze disciplinari, psico-pedagogiche, metodologiche-didattiche,
organizzative-relazionali, di ricerca, di valutazione e documentazione.

Questa figura professionale assume il ruolo di mediatore delle relazioni funzionali


all’apprendimento che realizza nel contesto mediante il contesto, le cui caratteristiche
influenzano direttamente gli esiti. Creare un clima positivo di conoscenza, di rispetto
e valorizzazione di tutte le diversità individuali in modo da permettere ad ogni
bambino di crescere come persona, studente e cittadino e di raggiungere le
competenze previste; un clima nel quale gli alunni non siano isolati in un percorso
che li vede lontani dagli altri ma che piuttosto li porti ad essere parte attiva di un
cammino didattico ed emotivo- affettivo comune.

L’insegnante mediatore offre agli allievi la possibilità di imparare a interpretare,


organizzare e strutturare le informazioni provenienti dall’ambiente. Non elimina le
difficoltà, ma propone difficoltà graduate, esplicita gli obiettivi e cerca di indurre
autonomia negli apprendimenti stimolando il superamento degli ostacoli e aiutando i
bambini ad acquisire comportamenti maggiormente adattivi organizzando
l’ambiente in modo che sia naturalmente rinforzante per i comportamenti appresi. Per
fare ciò l’insegnante di sostegno fruisce di specifiche strategie, derivanti
dall’approccio neo-comportamentista, mirate a facilitare l’apprendimento, che sono:

- Il prompting, utile quando si vuole supportare con aiuti gestuali, esempi


modelli, e stimoli aggiuntivi. l’aiuto può essere fornito attraverso la guida
fisica, indicazione visiva p verbale e deve motivare a intraprendere l’emissione
della risposta desiderata in modo efficace, quindi produrre l’effetto di risposta.
- Il fading, è la riduzione graduale e progressiva del prompting, ha infatti delle
caratteristiche differenti in base al tipo di prompt a cui fa riferimento.
- Il modeling, o apprendimento per imitazione è un processo di apprendimento
che si attiva quando il comportamento di un individuo che osserva si modifica
in funzione del comportamento di un altro individuo che ha la funzione di
modello. In generale il processo di modeling dipende da tre condizioni:
- Le caratteristiche del modellatore
- Le caratteristiche dell’osservatore
- Le conseguenze prodotte dal comportamento.
Su tali basi il comportamento è il risultato di un processo di acquisizione delle
informazioni provenienti da altri individui.

Spesso queste strategie, soprattutto alla scuola dell’infanzia vengono utilizzate per
insegnare o modificare determinati comportamenti nei bambini, come ad esempio
lavarsi le mani, mettere e togliere il giubbotto, usare correttamente le posate ecc.

L’insegnante specializzato nelle attività di sostegno, che funge da mediatore e


facilitatore deve, però, cercare di guidare il bambino verso un apprendimento
significativo cercando di non sostituirsi ad esso, poiché altrimenti rischia di diventare
una barriera per la sua autonomia e la sua indipendenza, ma deve invece
rappresentare un sostegno per il bambino ,un “impalcatura” (scaffolding), nello
svolgimento di un’attività e nel raggiungimento un obiettivo che non riuscirebbe mai
a raggiungere senza questo supporto. Lo scaffolding non è solo un sostegno
intellettuale, tecnico o organizzativo, ma anche emotivo, cognitivo e meta cognitivo,
perché nello stimolare il bambino ad apprendere, lo si incoraggia a superare gli
ostacoli, con una ricaduta positiva in termini di motivazione, autostima ed
autoefficacia percepita.

A tal proposito possiamo ricollegarci alla zona di sviluppo prossimale di Vygostskij


che si presenta come quello spazio che si pone tra lo sviluppo attuale del bambino e il
livello potenziale del bambino. È proprio all’interno di questa fase che si deve
collocare l’azione di supporto e di aiuto: affiancato da una persona competente il
bambino impara a fare cose che prima non era in grado di fare. Secondo questa teoria
è importante che l’educatore proponga al bambino delle attività da lui percepite come
sfidanti, ma allo stesso tempo che non siamo molto distanti dalle competenze
possedute, poiché quando il bambino viene esposto ad attività molto semplici, che
richiede competenze acquisite già da tempo, si rischia di perdere un’occasione di
apprendimento significativo; mentre quando le richieste sono eccessivamente
elevante si rischia di generare frustrazione nel bambino e di danneggiare la sua
autostima e motivazione.

Qualche volta, mi è capitato di dover ricalibrare, in corso d’opera, il livello


dell’intervento didattico proposto perché, forse per la poca esperienza, non avendo
osservato correttamente il funzionamento del bambino ho sottovalutato le sue
competenze.

L’insegnante per conoscere i bisogni del bambino deve prima di tutto instaurare una
relazione di fiducia all’interno della quale sia possibile svelare allo sguardo dell’altro
e di sé stessi le proprie reali difficoltà. L’insegnante, quindi, deve assumere un
atteggiamento empatico e sensibile, deve adattare i contenuti "individualizzandoli",
ed accettare i suoi sentimenti e le sue aspirazioni. In tale direzione si colloca il lavoro
svolto da Goleman con la sua “Intelligenza Emotiva”, che consiste nella capacità di
saper riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, di motivare sé stessi e di
gestire positivamente le proprie emozioni, tanto interiormente quanto nelle relazioni
sociali. L’Empatia è una competenza fondamentale del docente in quanto facilita il
processo di insegnamento-apprendimento poiché l’apprendere non implica solamente
aspetti cognitivi ma anche emotivi ed affettivi. Cioè la relazione del docente con il
singolo allievo e con il gruppo non è asettica e su di essa si basa lo sviluppo adeguato
di risorse, capacità e potenzialità dell’alunno.

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