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Larry Winget

perché
la gente
è idiota
Ebook
Traduzione: Katia Prando
Testi: Antonello Galimberti
Copertina e Impaginazione: Matteo Venturi

2 il fattore idiota - Larry Winget


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H
ai comprato questo libro perché vuoi avere più successo.
Tutti lo vogliono, compreso me. Quello che la gente non
capisce è che il successo non arriva ottenendo qualcosa in
più rispetto a ciò che già si ha. So che per te potrebbe essere uno shock
e una delusione, ma è così che funziona.
Hai già quello che ti serve per ottenere il successo. Il successo deriva
dalla rinuncia a parte di ciò che hai. Il problema è che ti sei riempito la vita
di cose che ti impediscono di sperimentare il successo. Devi liberartene.
Il successo è un processo di eliminazione. Devi liberarti degli atteg-
giamenti inconcludenti e lasciare spazio a quelli vincenti. Per farlo,
devi individuare ciò che ti sta impendendo di avere successo.
In passato ho sostenuto che ci sono solo tre ragioni per cui la gente
non raggiunge il successo:

la gente è stupida;
la gente è pigra;
alla gente non frega niente di niente.

Il tempo ha modificato il mio punto di vista su queste tre ragioni. Ora


ho qualche anno di esperienza in più con la stupidità e con le riflessio-
ni sui motivi che impediscono di raggiungere i propri obiettivi, restan-
do senza soldi, senza felicità, senza salute e senza successo… quasi dei
“senza tutto”. Sono entrato personalmente in contatto con molte altre

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persone del genere e ne ho ascoltato piagnucolii e scuse. Dopo aver ri-
flettuto attentamente su come faccia la gente a impedirsi di ottenere il
successo, ho deciso di espandere la mia lista da tre ragioni di base a dieci.

I dieci modi in cui la gente boicotta il proprio successo


La gente è ignorante.
La gente è stupida.
La gente è pigra.
Alla gente non importa un accidente.
Alla gente manca una visione.
La gente ha poche aspettative.
La gente non si rende conto delle conseguenze delle proprie azioni.
La gente ha cattive abitudini.
La gente ha modelli negativi.
La gente non pianifica.

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LA GENTE È IGNORANTE
Tra i dieci modi in cui la gente boicotta se stessa, essere ignorante
è l’unico che può essere perdonato. È l’unico di cui non si è total-
mente responsabili, almeno fino a un certo punto. L’ignoranza, per
come la intendo io, significa non sapere cosa serve per fare, essere o
avere qualcosa: non se ne ha consapevolezza. O non lo si è impara-
to, o semplicemente non se ne sa granché. Per la maggior parte del-
le persone sentirsi dare dell’ignorante è offensivo. In base alla mia
definizione non deve esserlo. Tutti nasciamo ignoranti. Non è colpa
nostra. Non abbiamo nessuna nozione. Siamo un lenzuolo bianco in
attesa di ricevere le informazioni che ci permetteranno di prendere
decisioni sensate.
Alla nascita le decisioni sono piuttosto facili: ho sonno, ho fame,
ho mal di pancia. Una volta che abbiamo le informazioni necessarie a
soddisfare questo insieme di esigenze, avanziamo al livello successivo.
Passiamo dall’aver fame e sonno, a camminare e parlare. Poi cresciamo
un pochino e ci ritroviamo ignoranti in altre cose. C’è stato un periodo
in cui non sapevamo risolvere le addizioni o le sottrazioni. Non cono-
scevamo l’alfabeto. Poi abbiamo imparato e la nostra vita è cambiata.
Ma per un po’ abbiamo ignorato queste nozioni. Crescendo, passiamo a
ignorare cose differenti. Non conosciamo la storia, l’economia o come
si usa il computer. Accumulando informazioni il nostro lenzuolo si ri-
empie, l’ignoranza diminuisce e iniziamo a prendere decisioni più sofi-
sticate perché abbiamo più nozioni.

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C’è stato un tempo in cui ignoravo i vantaggi di viaggiare. Un tempo
in cui non sapevo quale forchetta usare o da quale lato del piatto mettere
il coltello. Un tempo in cui non sapevo giocare a golf. Un tempo in cui
non sapevo nulla di vino. Un tempo in cui pensavo che il sugo di carne
fosse un piatto vero e proprio. Ignoravo molte cose. Ho imparato cia-
scuna di esse e, ancora una volta, la mia vita è cambiata. Ci sono ancora
molte cose di cui non ho la minima idea; cose che ignoro completamen-
te. Ma ci sto lavorando. Passo una parte di ogni mia giornata cercando
di ridurre il numero di cose che ignoro.
Ce ne sono alcune che si ignorano praticamente per sempre, e probabil-
mente non ha importanza. Non penso che avrò mai bisogno di conoscere
in dettaglio la storia dell’impero bizantino. Per qualcuno invece questa
sarà una conoscenza basilare; per me non tanto. Non è importante igno-
rare cose che non hanno a che fare con il proprio successo, ma ignorare
ciò che conta è imperdonabile. Non puoi permetterti di essere ignorante
in fatto di denaro, affari, educazione dei figli, vita, salute e successo.

Va bene essere ignorante per un po’


Può andar bene essere ignorante per un po’. Puoi durare qualche tempo
senza le informazioni corrette e superare la cosa dicendo: “Non lo so.”
(A proposito, dire che non lo sai quando effettivamente è così è meglio
che fingere di sapere qualcosa di cui non hai la minima idea.) Puoi anche
giustificare qualche tua mancanza dicendo: “Non ne sapevo molto.”
Diciamo che riesci a cavartela per un po’ senza sapere certe cose. Ma
non a lungo: solo per un po’. In verità ci sono persone che passano tutta

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la vita senza sapere molto di niente. Vedi queste persone ogni giorno.
Sono imparentate con te, ti vivono accanto o siedono proprio di fianco a
te. Navigano da ignoranti lungo il corso della vita senza la minima idea
del perché se la stiano passando così male.
Se non ne sei persuaso basta accendere la televisione. Guarda Jay
Leno [Ndt: personaggio televisivo e comico statunitense] intervistare
i passanti chiedendo se sanno il nome del vice presidente degli Stati
Uniti, o in quale città si trova la Casa Bianca: non lo sanno. Certe per-
sone sono così stupide che Jay le fa diventare delle celebrità, usandole
spesso nel suo show serale e mettendone in mostra l’ignoranza. Trovo
che questi idioti siano anche divertenti, ma per lo più li detesto per la
loro stupidità.

Sveglia!
Per tutti arriva un momento in cui bisogna smettere di addurre come
scusa la propria ignoranza e capire da soli cosa serve per andare avanti.
Forza! Fai attenzione. Guardati attorno, osserva cosa fanno gli altri e
cerca di capire cosa funziona e cosa no.
È un po’ come quella vecchia storiella: un tale va dal dottore e dice:
“Mi fa male quando faccio questo movimento.” E il dottore risponde:
“Allora non lo faccia.” A un certo punto devi renderti conto che il tuo at-
teggiamento ti sta danneggiando e che è ora di smetterla. Purtroppo molti
non lo fanno e continuano a convivere con i risultati della loro stupidità.
Ci sono persone che non faranno mai i passi necessari a capire come
cambiare vita. Hanno bisogno di farsi mostrare una strada migliore.

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Devono sentirsi dire per filo e per segno cosa fare. Molti non prendono
l’iniziativa. Hanno bisogno di qualcuno che badi alla loro esistenza, che
dica loro quanto sia stupido quello che stanno facendo e che proponga
una lista delle cose che dovrebbero cambiare. Per queste persone è un
bene che io ci sia, perché è proprio quello che farò nel libro.
Ci sono cose che vorresti sapere o che hai davvero bisogno di co-
noscere e che non sai? Ci sono informazioni che potrebbero aiutarti
a ottenere più successo, salute, ricchezza e felicità oppure a essere un
genitore migliore? La risposta a tutte queste domande è un sonoro “sì”.
Quindi, quali sono queste cose?
Ti avevo avvertito che saremmo arrivati a questo punto: preparati a scri-
vere. Sì, proprio ora. Non dire: “Lo farò dopo”, oppure “Leggerò questa
parte in un altro momento”. Non lo farai. Ti conosco bene quanto te. Non
rimandare. Fallo e basta. Dimostra a te stesso di essere pronto a cambiare:
prendi la matita e mettiti al lavoro.

LISTA DELLE COSE CHE IGNORO

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Hai completato la lista? Se non l’hai fatto allora puoi contare anche
questa tra le volte in cui dici di volere qualcosa, ma non sei disposto
a fare quel che serve per ottenerlo. Hai dimostrato ancora una volta
di essere né più né meno che un indifferente spettatore del successo.
Non vuoi impegnarti seriamente per ottenerlo. Predichi bene ma razzoli
male. Vergognati.
Invece, se hai completato la lista, sei uno studente coscienzioso che si
vuole impegnare per cambiare i propri risultati.

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LA GENTE È STUPIDA
Durante i miei seminari e conferenze a volte parlo delle ragioni per
cui la gente non ha successo e poi chiedo: “Ora, quante persone sono
davvero stupide?”. Una volta un uomo seduto a tre file dal palco ha
alzato la mano in risposta alla mia domanda. Mi sono fermato e ho det-
to: “Sì, suppongo che tu lo sia.” Ovviamente la sala è scoppiata in una
fragorosa risata. Poi mi sono interrotto di nuovo e gli ho fatto i miei
complimenti per essere stato sincero, perché non conosco nessuno che
non sia stupido di tanto in tanto.
A proposito, so che la parola stupido è offensiva per qualcuno. Ma
come definiresti una persona che sa esattamente cosa fare per avere una
vita migliore e non lo fa? Credo che la parola stupido sia perfetta in
questa situazione.
Tutti sanno cosa ci vuole per avere successo nella maggior parte degli
ambiti. Come potrebbe essere il contrario? Lascia che te lo dimostri.

„„Vuoi perdere peso? Fai più esercizio e mangia meno. Semplice. Re-
ale. Tutti i dottori lo sanno. Lo so io. Lo sai anche tu. Non c’è bisogno
che te lo dica un libro, seminario, trainer, coach o programma televisi-
vo. Lo sai benissimo da solo.

„„Vuoi avere più soldi? Spendi meno e guadagna di più. Ancora una volta,
nessuno può ribattere a questa soluzione. E sai anche questo.

„„Vuoi figli migliori? Passa più tempo con loro insegnandogli cosa è
giusto e cosa no. Banale!

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„„Vuoi avere un rapporto migliore con il partner? Parlatevi, passate più
tempo insieme e prendetevi cura dei sentimenti, emozioni e idee dell’al-
tro. Avanti! Ti sembra difficile? No. Lo sai che è così.

„„Vuoi essere più brillante? Leggi un libro. Segui un corso. Vai a una
conferenza.

È tutto ciò che serve per perdere peso, avere più soldi, crescere figli mi-
gliori, avere relazioni più gratificanti ed essere più brillante? Ovviamente
no. Serve di più, a volte molto di più, ma è un inizio. Se facessi anche solo
queste poche cose, vedresti un cambiamento nei tuoi risultati.
Sostengo che tutti sappiano esattamente quello che dovrebbero fare
in ogni situazione affinché le cose vadano meglio. Puoi non sapere tutto
ciò che devi fare, ma qualcosa sì. Tuttavia, pur conoscendo almeno in
parte ciò che si potrebbe fare, è raro che lo si metta in pratica. Questa
è la cosa stupida. Questa è la cosa che mi manda più in bestia. Sai cosa
fare eppure non lo fai? Che persona sei?
Okay, passiamo alla prossima lista. Cosa potresti fare per migliora-
re le situazioni per le quali non stai facendo niente? Hai le conoscen-
ze necessarie, ma sei tanto stupido da non usarle. Nessuna ramanzina
sull’importanza di compilare la lista, questa volta. Sai qual è il tuo com-
pito. Prendi la matita e datti da fare.

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LISTA “SONO STUPIDO PERCHÉ…”:

“Alcuni scienziati ritengono che l’idrogeno, vista la sua


abbondanza, sia l’elemento base dell’universo.
Non sono d’accordo. Dico che c’è più stupidità che
idrogeno ed è questa l’elemento base dell’universo.”

Frank Zappa

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LA GENTE È PIGRA
Spero di essere riuscito a dimostrare che sai già cosa serve per il succes-
so. Sai di cosa hai bisogno per fare meglio nella maggior parte degli am-
biti esistenziali, se non in tutti. So che ne sai abbastanza per fare meglio e
ne sei consapevole anche tu. Quindi perché non lo stai facendo? Hai una
risposta? Qual è? Oppure sei sbalordito? Lascia che ti aiuti. Come nella
maggior parte dei casi, la risposta è molto semplice: sei pigro.
Sei troppo pigro per fare le cose che sai andrebbero fatte per avere
una vita migliore. Cosa c’è che non va? Come puoi guardarti allo spec-
chio e renderti conto che, pur sapendo come si migliora, sei più interes-
sato alla televisione che al successo?
Potresti leggere un libro per avere più successo, ma la replica di una
puntata di Friends che hai già visto tre volte ti sembra un’idea migliore.
Mi stai prendendo in giro?
I tuoi figli hanno bisogno di una mano per prepararsi al compito in
classe di domani ma c’è Novantesimo minuto e non puoi perderlo! Che
razza di genitore pigro e irresponsabile sei? Non hai tempo per i tuoi
figli, ma ne hai a volontà per guardare in TV una tata che tira su quelli
di altri idioti?
Sei sovrappeso di 10 chili e sai che fare una passeggiata ti aiuterebbe
a perdere peso e a vivere più a lungo, ma sei troppo pigro per farlo. La
tua scusa è che non hai il tempo per farti una passeggiata. Però hai tutto il
tempo che vuoi per guardare alla tele gente che perde peso in programmi
come Bisturi o Il brutto anatroccolo.

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Detesti il tuo lavoro o magari non ne hai nemmeno uno, eppure non
trovi il tempo di lavorare sul tuo curriculum o leggere gli annunci per
migliorare la situazione. Scommetto però che non ti perdi nulla dei pet-
tegolezzi sulle persone di successo. Sei capace di sillabare la parola
ironia? Probabilmente no.
Hai il tempo di fare quello che ti piace. Hai il tempo di fare le cose
facili. Hai un sacco di tempo per fare tutte quelle cose che non contano
niente. Non hai tempo solo per le cose importanti!

Quali sono le cose più importanti?


Buffo come certe cose ci sembrino così importanti mentre le facciamo.
Poi ci guardiamo indietro e ci rendiamo conto che non lo erano. Sai cosa
intendo. È come scoprire di essere davvero bravo a fare qualcosa di inutile.
Per te cosa può esserci di più importante che vivere esprimendo il tuo
pieno potenziale? Di vivere nel modo più prospero possibile? Più sano
possibile? Di godere della famiglia e degli amici? Di essere un buon
genitore o compagno? Non prenderti la briga di rispondere perché se
anche ti venisse in mente qualcosa, proverebbe ulteriormente che razza
di idiota sei. Non ci sono risposte a questo genere di domande. Niente
è più importante. Punto.
Già mi vedo le lettere che riceverò per via di quello che ho detto.
“Non hai mai sentito parlare di impegni, Larry?”.
“È facile per te dire che noi siamo pigri; tu sei ricco e scrivi libri. Io
ho due lavori; non penso proprio di essere pigro! Dove credi che possa

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trovare il tempo per fare tutte le cose che dici dopo una giornata di la-
voro?”.
Okay. Sei molto impegnato. Ho capito, e non m’importa, perché non
conta niente. È questo l’epitaffio che vuoi avere sulla tomba? ERA
TROPPO OCCUPATO. Io voglio che il mio reciti VUOTO. CONSU-
MATO. Vuoi che il tuo rimpianto in punto di morte sia: “Sono stato
troppo impegnato per fare le cose importanti”? Oppure vuoi morire sa-
pendo di avere fatto del tuo meglio in ogni ambito della vita e rimpian-
gere solo di non avere avuto tempo a sufficienza per fare persino di più?
Conosco gente piena di impegni che trova il modo per ritagliarsi un
po’ di tempo per migliorare la propria esistenza. Ci sono madri single
che fanno due lavori, si prendono cura dei figli e poi vanno alla scuola
serale, per essere poi in grado di offrire a sé e ai figli una vita migliore.
Come fanno? Non ne ho idea. Sono di certo esseri umani straordinari.
Ma non più di quanto lo sia tu. Ricorda che se lo può fare qualcuno,
allora lo puoi fare anche tu. La gente che trova il modo per farlo ci rie-
sce perché non si nasconde dietro a delle scuse. Non si dà vie d’uscita.
Ci sono persone che non hanno tempo, eppure per loro avere una vita
migliore conta abbastanza da spingerle a fare quanto serve, che sia co-
modo o no.
Quindi capisco che sei preso. Solo non farlo diventare un ostacolo al
miglioramento della tua vita.

Se può farlo uno, allora anche gli altri.

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Ricevo lettere come quelle di madri single che mi raccontano cosa
hanno fatto per ottenere il successo. Le ricevo da ogni tipo di persona,
di qualsiasi origine etnica ed estrazione sociale, con disabilità fisiche,
problemi di soldi, problematiche familiari, storie personali davvero
brutte e molto altro ancora. La gente mi racconta quello che ha dovuto
superare per realizzare cose meravigliose. Queste lettere mi incoraggia-
no a continuare, a prendere a calci le persone e a dire loro di svegliarsi.
Quella gente aveva tutte le ragioni del mondo per non avere successo,
ma si è svegliata, è andata oltre le scuse e ha preso il controllo della
propria vita. Era anche piena di impegni, ma ce l’ha fatta lo stesso.
Lo ripeto, se uno ce la fa, allora ce la possono fare anche gli altri. Ma
non fino a che non si ammette di essere pigri. Anch’io lo sono. Lo am-
metto. Potrei fare di più. Anche tu potresti. Quello che ti sto chiedendo
è: cosa potresti fare di più per migliorare la tua esistenza?
Ci sono ambiti della vita in cui sai di essere pigro. Fai una lista.

LISTA “SONO STATO PIGRO PERCHÈ…”:

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ALLA GENTE NON IMPORTA
UN ACCIDENTE
Se hai superato i primi tre dei miei dieci modi in cui boicottare il pro-
prio successo (essere ignoranti, stupidi e pigri) allora sai anche che ci
sono alcune cose che non conosci e che devi sapere. Allo stesso modo,
sei consapevole di sapere cose che però non stai mettendo a frutto. Se
sai cosa dovresti fare e non lo stai facendo, allora significa che sei pigro.
Perché? Sei consapevole che non dipende dal fatto che non c’è abba-
stanza tempo. Ti ho già spiegato questo aspetto. Il milionario medio
ha lo stesso numero di ore nella sua giornata di un senzatetto medio.
Quindi da cosa potrebbe dipendere? Ehm, che dire? Non te ne frega un
accidente! Proprio così, non te ne frega abbastanza da cambiare. Non è
importante per te.
Lo ripeto, so che mi scalderò un tantino. In effetti, già quando in un
libro precedente ho sintetizzato la mia filosofia del “sei stupido, pigro
e non te ne importa un accidente”, una donna ne ha fatto la seguente
recensione:

“Non gliene importa un accidente.” La sua teoria: “Se ti importasse


davvero, faresti quanto serve per essere al meglio per il tuo com-
pagno”, non mi si addice proprio, soprattutto quando ridicolizza il
fatto che lavorare tutto il giorno, tornare a casa e preparare la cena,
lavare i piatti, aiutare i figli con i compiti e fare loro il bagno e maga-
ri buttare un po’ di roba in lavatrice o fare i mestieri siano solo scuse

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per “non prenderti veramente cura di te”. Ehi ci sei?! Penso che
preferirei truccarmi e sistemarmi i capelli “così da mostrare al mio
compagno quanto ci tengo” invece che prendermi cura della casa e
della famiglia, ma oh sì… sarebbe questo essere pigri?”.

In effetti ha centrato quello che penso. Credo che se davvero te ne impor-


tasse qualcosa del tuo matrimonio o di tuo marito, di tanto in tanto lasceresti
perdere il bucato, metteresti a letto i figli un pochino prima e ti sistemeresti i
capelli, ti metteresti un po’ di trucco e gli dimostreresti quanto ci tieni. Cre-
do che se più mogli lo facessero di tanto in tanto, ci sarebbero in giro più
mariti felici, con mogli più felici e matrimoni migliori. Credo che la stessa
identica cosa si possa applicare ai mariti. Non m’importa quanto sei stanco
o quanto duramente hai lavorato o cosa c’è bisogno di fare in casa. Qualche
volta devi rientrare, farti una doccia, metterti un po’ di colonia, indossare
abiti nuovi, chiamare la baby-sitter e portare fuori a cena tua moglie in un
posto molto carino. Credo che ti debba importare abbastanza da ingoiare
il rospo e fare quel che serve per migliorare il tuo matrimonio e la tua vita
o per essere un genitore migliore, perché per te sono cose che contano. Le
altre cose sono importanti? Certamente. Ma qualche volta, non tutte le sere,
devi fare di più.
È la sua ultima domanda che richiede un po’ di attenzione ed è pro-
prio ciò di cui sto parlando qui: “Sarebbe questo essere pigri?”. Forse sì,
ma probabilmente no. Evidentemente questa donna sta facendo molto.
Glielo riconosco, quindi non è pigra. Fa quello che è importante per lei.
Voglio solo che stabilisca che cosa lo è realmente. Voglio che vada al di
là dei dettagli per avere uno sguardo d’insieme. Bisogna fare quello che

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si fa perché lo si considera importante. Non perché è comodo o facile o
persino divertente, ma perché è importante.
Si tratta di priorità ed equilibrio. Qualche volta vengono prima le
faccende domestiche. Altre volte vengono prima i compiti dei ragazzi.
Altre il bucato. Tuttavia, ci sono volte in cui fai quel che serve a pre-
scindere dal fatto che ti vada o meno, o che abbia il tempo per farlo, per-
ché la cosa giusta da fare è mettere tuo marito e la tua relazione al primo
posto. Tutto ciò che conta davvero richiede la tua attenzione. Nel caso
di questa donna, non è che i figli o il bucato o la cena siano più impor-
tanti del marito, è solo che deve decidere cosa sia più importante in ogni
momento e gestire la propria vita piena di impegni in modo oculato, per
assicurarsi di prestare la dovuta attenzione a tutto quello che conta.

Come capire cosa è davvero importante per te


La vita si riassume in una questione: capire cosa è importante per te.
Nel mio libro You’re Broke Because You Want to Be: How to Stop Get-
ting By and Start Getting Ahead [Sei al verde perché vuoi esserlo: come
smettere di arrangiarsi e iniziare a progredire], ho scritto che il modo in
cui spendi i soldi mostra cosa conta per te. Se per te avere un bell’aspet-
to è importante, allora spenderai i tuoi soldi al centro commerciale. Se
è importante avere un futuro sicuro dal punto di vista finanziario, allora
investirai e risparmierai. Vedi com’è facile? Facciamo un passo in avan-
ti. Se spendi tutti i tuoi soldi al centro commerciale, allora non t’impor-
terà un fico secco di risparmiare. In altre parole, non t’importa avere un

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futuro finanziariamente sicuro perché altrimenti le tue abitudini di spesa
lo dimostrerebbero.
Allarghiamo il concetto al di là dei soldi. Se fumi allora significa che
non te ne frega un accidente di avere una vita lunga e sana. Come potresti
altrimenti? Sai bene che le sigarette accorciano la vita e ne condizionano
gravemente la qualità. Eppure non te ne frega niente. È delle sigarette che
t’importa. Dai più importanza a quei momenti di autosoddisfazione che alla
tua salute o alla tua famiglia.
Se non leggi, studi o cerchi di saperne di più su come avere successo,
allora non te ne importa un accidente.
Se mangi come un maiale (finisci per assomigliargli), allora non t’im-
porta un accidente della salute o di avere un bell’aspetto. Non te ne fre-
ga niente nemmeno della tua famiglia, altrimenti non sceglieresti con-
sapevolmente di morire prima del previsto.
Ahi! Capisci come funziona? Non sei abituato ad avere qualcuno che
ti parli in questi termini, vero? Qualche lettore starà borbottando che è
ingiusto da parte mia fare simili affermazioni. Cosa c’è di scorretto? È
ingiusto dire che quando investi tempo, energia e denaro in un ambito
della tua vita significa che quell’ambito è importante per te? Mi sembra
un’affermazione corretta. E se non investi tempo, energia e denaro in un
ambito della tua vita è perché non t’interessa.

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Facciamo un passettino in avanti
Dal momento che un genitore trascorre in media solo tre minuti e
mezzo alla settimana a conversare con i figli di temi importanti, deve
significare che a un genitore mediamente non importa un accidente dei
propri figli.
Se fumi, sapendo che a causa di ciò morirai prima, significa che non
te ne importa un accidente di vivere.
Se decidi di guardare la televisione invece di leggere un libro che
potrebbe aiutarti a ottenere un lavoro migliore, significa che non te ne
importa un accidente di provvedere alla tua famiglia.
Se non fai lo sforzo di fare del tuo meglio al lavoro, significa che il
lavoro non ti importa.
Se non paghi le bollette in tempo, significa che non te ne importa un
accidente di mantenere la parola e che hai poca integrità.
Se non voti alle prossime elezioni, significa che non te ne importa un
accidente della direzione che sta prendendo il tuo Paese.
Se non trovi il tempo per dire o dimostrare al tuo partner che l’ami, o
se non ti sforzi di far capire che ci tieni, allora bisogna ritenere vero che
non te ne importa un accidente.
Se sei come il cinquantenne americano medio con meno di 2.500 dol-
lari da parte, significa che non te ne importa un accidente della pensione
o di mandare i tuoi figli all’università.
“Non è tutto bianco o nero Larry.”
Oh, sì che lo è. Smettila di berti la storia che la vita non è bianca o
nera. Le cose sono giuste o sbagliate, buone o cattive, bianche o nere.

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Smettila di razionalizzare il tuo comportamento stupido parlando di sfu-
mature. Quando si trovano alle prese con una risposta che non vogliono
dare, le persone dicono sempre: “È questione di sfumature.” Non esi-
stono sfumature. Inizia a pensare in termini assoluti di mettere ordine
nella tua vita e scoprirai che è molto più facile. Quando pensi secondo
valori assoluti è anche più semplice prendere le decisioni. Le tue scuse
non terranno più e progredirai con maggiore velocità verso il successo.

Aspetta, hai detto che te ne importa eccome?


Balle. Non te ne frega un accidente perché non ci stai investendo tem-
po, energia o denaro.

Se non investi tempo, energia e denaro in qualcosa,


allora non te ne frega un accidente.
Tempo, energia e denaro se li aggiudicano SEMPRE
ciò che conta per te.

“Ma la salute, la sicurezza economica per il futuro, vivere a lun-


go… sono tutte cose importanti per me!”.
Okay, lo sono. Hai vinto. Mi hai logorato al punto che smetto di di-
scutere con te. Per ora voglio crederti. Queste cose sono importanti per
te. La tua famiglia, la salute e il resto contano, ma non abbastanza da
fartici investire tempo, energia e denaro.

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Si riduce tutto a: “Sono abbastanza importanti per te?”.

Quand’è che le cose diventano abbastanza importanti


da farci cambiare atteggiamento?
Quando è troppo tardi, o quasi.
È buffo come mangiare alimenti sani e fare esercizio non rappresen-
tino cose importanti fino a quando non si ha un attacco di cuore. Allora
diventano la più grande priorità. Bisogna proprio avere un infarto per-
ché diventino importanti? Non sarebbe più economico e meno doloroso
non averlo?
Fumare non è mai stato un problema fino a che non è venuto il cancro
ai polmoni. Allora ci si riempie di cerotti, si va dall’ipnotista e si masti-
ca chewingum alla nicotina. Non lo si poteva fare prima che arrivasse
il cancro?
Perché devi arrivare a perdere la casa per capire che stai spendendo
troppi soldi al centro commerciale?
Fare sesso con il partner non era poi così importante fino a quando
non hai scoperto che aveva una relazione extraconiugale, vero? Calma-
ti, vale per entrambi!
Perché devi perdere la tua famiglia per capire che avresti dovuto pas-
sare più tempo a casa e meno in ufficio?
È fondamentale che tu stabilisca cosa sia importante per te prima che
si verifichi una tragedia. Così facendo potrai iniziare a investire tempo,
energia e denaro nelle cose che contano.

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Le scarpe nuove non contano nel lungo periodo, soprattutto se hai
debiti o se sei indietro con i pagamenti delle rate della macchina.
Quella partita a golf che pensi di dover giocare con i tuoi amici, non
è neanche lontanamente importante quanto il tempo ben speso con tua
moglie e i tuoi figli.
Devi rinunciare del tutto alle scarpe nuove o alla partita di golf? No.
È tutta questione di equilibrio e di priorità. Si tratta di sapere cosa conta
davvero per te, concentrandovi la giusta dose di attenzione.
Il problema è che le persone non sanno cosa sia davvero importante
per loro. Quali sono le cose che contano per te? Scrivile qui sotto.

COSA CONTA PER ME:

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Dovresti aver scritto cose come i nomi dei tuoi figli e del partner. An-
che la tua salute dovrebbe essere sulla lista, insieme alla pensione, i ri-
sparmi per l’università, gli investimenti e altre questioni finanziarie. Sa-
rebbe anche cosa buona e giusta aver aggiunto “investire tempo e denaro
per aiutare gli altri”. Il punto è scrivere ciò che conta veramente per te.
Okay, una volta completata la lista è tempo di passare alla successiva
che ti mostrerà a cosa tieni davvero in questo preciso periodo, basata su
prove reali. Dimentica quello che reputi importante; cerchiamo di scopri-
re cosa lo è davvero. Tutto quello che devi fare per riempire l’elenco è os-
servare come stai spendendo il tuo tempo, le energie e i soldi, esattamente
in questo istante. Potrei camminare per casa tua qualche minuto e dirti
cosa conta per te. Dammi trenta secondi nel tuo armadio e dieci minuti
con il rendiconto della carta di credito e del tuo conto in banca. Mostrami
la tua agenda. Fammi vedere il libretto degli assegni. Passa dieci minuti
con me raccontandomi cosa farai nel tempo libero il prossimo fine setti-
mana. È tutto quello che mi serve per sapere cosa conta per te.
Visto che non potrò camminare per casa tua, né dare un’occhiata
all’estratto conto della tua carta di credito o fare due chiacchiere con te
per scoprire queste informazioni, devi farlo da solo. Prenditi del tempo
per analizzare la tua vita e individuare ogni azione per scoprire di cosa ti
importa veramente. Cammina per casa con un blocco per appunti e scrivi
quello che hai sugli scaffali e nell’armadio. Guarda il tuo libretto degli
assegni e scopri cosa ti sta a cuore in base a come spendi i tuoi soldi. Vai
a dare un’occhiata in garage.
Potrei anche seguirti per una giornata e scoprire cosa conta per te in
base a come passi il tempo. Vedrei quanto ti impegni sul lavoro, quan-

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ta televisione guardi e quanto tempo trascorri con la tua famiglia. Ma
non sono in grado di fare questo, perciò devi pensarci da solo. Analizza
come trascorri il tuo tempo e scopri cosa conta per te.
Per farlo ti darò un’altra lista da completare basandoti su delle prove
concrete. Compilala dopo aver analizzato a lungo e con attenzione la
tua vita. Quante ore passi con i tuoi figli? Quanto tempo stai da solo con
il partner? Hai più dvd che libri? Il tuo frigo è pieno di bibite o di succhi
di frutta? Pizza surgelata o carne e verdura? Il tuo armadio è stracolmo
e il tuo conto in banca vuoto? Le risposte a tutte queste domande ti di-
ranno cosa è veramente importante per te e cosa ti sta a cuore.
Non imbrogliare. Non cercare di dare di te un’immagine migliore di
quella reale. Devi essere sincero. Questo non è il momento di truccare i
risultati. Questo è il momento per mettere le cose in chiaro con te stesso
e capire cosa c’è che non va nella tua vita e cosa puoi fare per rimediare.

IN BASE A PROVE CONCRETE, LE COSE


CHE MI STANNO DAVVERO A CUORE SONO:

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Sei stato sincero? Adesso rivedi velocemente la lista. Hai tralasciato
qualcosa? Proseguendo nella lettura del libro ti verranno in mente altre
voci che dovrebbero finire in questa lista. Se ti capita, torna indietro e
scrivile.

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Alla gente manca una visione
Una delle ragioni per cui gli individui non hanno successo è che non
riescono a elaborare un’immagine dell’aspetto che il successo dovrebbe
avere nella loro vita. Vedono i risultati altrui, ma non riescono a immagi-
nare la presenza del successo nella propria vita.
Sono bloccati nella solita routine, vedono la vita così com’è o com’è
stata, anziché vederla come potrebbe essere. Bisogna andare oltre la
visione della vita com’è sempre stata, iniziando a immaginarla con
l’aspetto che si desidera.

La visione nella mia vita


In base alla mia formazione e al modo in cui sono cresciuto, sarei po-
tuto facilmente partire con una visione molto diversa rispetto a come la
mia vita si è sviluppata. Avrei potuto avere la visione di una vita dura,
nella quale avrei faticato a pagare le bollette e a tirare avanti. Avrei
lavorato sodo e mi sarei guadagnato rari momenti di felicità, la vita si
sarebbe sempre rivelata dura e spietata. Dal momento che questo è stato
il modo in cui hanno vissuto i miei genitori, sarebbe potuto diventare
anche la mia realtà se avesse corrisposto alla visione che avevo della
mia vita.
Oppure avrei potuto lavorare per una grossa società, mi sarei com-
prato una casetta deliziosa in una stradina pittoresca, in un bel paesino
dell’Oklahoma, dove sono cresciuto. Se quella fosse stata la mia visio-

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ne, avrei comunque realizzato più di quanto erano riusciti a fare molti
altri membri della mia famiglia.
Tuttavia, non è così che ho immaginato la mia vita. Ho sempre avuto
una visione grandiosa della mia esistenza. A tredici anni decisi che non
sarei stato squattrinato. Immaginavo che un giorno sarei stato ricco.
Non sapevo come ci sarei riuscito, ma avevo quella visione di me.
Malgrado possedessi ben poco e vivessi in una vecchia caserma ri-
salente alla Prima guerra mondiale, che mio padre aveva riconvertito a
uso abitativo, immaginavo che alla fine avrei vissuto in una casa enor-
me, nella quale chiunque ci fosse entrato avrebbe esclamato: “Wow!”.
Ero certo che avrei avuto armadi pieni di vestiti alla moda e un sacco di
orologi e gioielli, e che avrei vissuto da milionario.
Quando ho iniziato la mia carriera di conferenziere, sapevo che avrei
avuto un successo enorme. Mi vedevo come il presentatore di punta agli
eventi di una grande multinazionale e a sontuosi raduni pubblici con
migliaia di persone. Ero talmente audace da immaginare anche di finire
in televisione.
Quando ho iniziato a scrivere libri, mi sono visto in cima alla classi-
fica dei best seller del New York Times e del Wall Street Journal.
Ero in grado di delineare tutto questo con la mente. Ho mantenuto
quella visione di me anche se non avevo idea di come o quando si sa-
rebbe realizzata.
Sai una cosa? Ognuna di quelle immagini ha finito con il realizzarsi, an-
dando anche ben oltre la fantasia. Ora vivo la vita che mi ero immaginato.
Come è potuto succedere? Ho mantenuto quella visione mentale e ho
lavorato sodo per trasformarla in realtà. Mi sono rifiutato di accettare

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una visione inferiore o di scendere a compromessi. Senza la visione,
non avrei potuto vivere questa realtà.

Puoi cambiare visione


Ecco una buona notizia: puoi cambiare la tua visione. Puoi lavorare
per eliminare l’immagine che hai in mente per crearne una nuova. Tutto
quello che ti serve è un po’ d’immaginazione e duro lavoro per trasfor-
mare in realtà quello che hai immaginato.
Molte persone credono che i loro risultati non siano altro che il frutto
del “destino”. Pensano: “Queste sono le carte che mi sono state date e
devo giocarle.” No, non sei obbligato a giocarle. Il bello nella vita è che
puoi sempre rifiutarti di giocare con le carte che ti hanno servito e chie-
dere una nuova distribuzione. E la buona notizia è che il mazziere sei tu.
Puoi darti una nuova mano di carte.
Sento fare spesso l’assurda affermazione seguente: “È così che deve
essere.” La gente lo dice quando vuole una scusa per come stanno le
cose. Sostengo che si tratti invece di un mucchio di stronzate. Che ne
dici di qualcosa di più preciso come: “È così che permetto che sia.”
Oppure: “È così che deve essere perché sono disposto ad accettarlo.”
O ancora: “È così che deve essere perché è quello che mi aspetto.”
Oppure: “È così che deve essere perché sono troppo stupido e pigro
per fare in modo che le cose siano diverse da come sono.” Non ho mai
condiviso il modo di vedere secondo cui “è così che deve essere”. In-
vece, la mia vita si è sempre basata sul motto “sono io a creare la mia

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realtà”. Lo stesso vale per Que sera sera, quella canzone idiota tanto
in voga quando ero giovane e che diceva: “Sarà quel che sarà, il futuro
non è mio e non posso prevederlo, que sera sera.” Il futuro è tuo. Il fu-
turo è anche una tua creazione. Devi solo avere voglia di realizzarlo.
Com’è la visione della tua vita? Non lo sai con chiarezza? Lascia che
ti aiuti a rispondere: la stai vivendo. Guardati attorno e renditi conto che
stai vivendo la visione che avevi della tua vita. La tua casa rappresenta la
tua visione. La tua relazione la rappresenta e anche i soldi nel portafoglio.
Torniamo al punto di partenza: la tua vita è come vuoi che sia, altrimenti
sarebbe diversa. La tua vita è anche come te la se immaginata; altrimenti
sarebbe diversa.
Non ti piace la tua esistenza? Pensa a una nuova visione.

LA MIA NUOVA VISIONE ESISTENZIALE:

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LA GENTE HA POCHE
ASPETTATIVE
La maggior parte di noi è arrivata al punto di aspettarsi ben poco
dagli altri. Alcuni sono talmente nauseati dalle brutte esperienze che
si aspettano solo che la gente sia stupida. Certo la colpa è anche mia.
Inizio con la premessa fondamentale che le persone siano idiote e poi
mi aspetto che mi dimostrino che sbaglio. La cosa triste è che lo fanno
assai di rado.
Nel lavoro, la maggior parte di noi ha avuto così tante brutte espe-
rienze da essere portata ad aspettarsi il peggio. Se invece veniamo trat-
tati bene restiamo profondamente sorpresi.
Ci aspettiamo che la gente arrivi tardi, sia scortese e faccia un pessi-
mo lavoro. Come mai? Perché la maggior parte delle persone fa tardi, è
scortese e fa un pessimo lavoro.
Non ci aspettiamo molto dai nostri dipendenti e loro non ci deludono.
Da dipendenti, non ci aspettiamo molto dai nostri datori di lavoro e
loro non perdono occasione per dimostrarci quanto siano valide le no-
stre aspettative.
Ci aspettiamo che gli adolescenti siano maleducati, disinteressati e
annoiati. E loro ci ricambiano esattamente con l’immagine che ci siamo
creati.
Se non ti aspetti molto dagli altri non otterrai granché. Ma se aumenti
le aspettative, le persone tendono a darti molto di più.

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La gente corrisponderà alle tue aspettative
oppure le deluderà.

La soluzione è aspettarsi di più dagli altri.


“Ma Larry, così facendo non andrai incontro alla delusione?”.
Puoi scommetterci. Il grosso della società non corrisponderà alle mie
aspettative, a prescindere da quello che dico o faccio. Scoprirai che anche
questo è vero. Ma qualche volta le persone ti sorprenderanno. Nelle rare
occasioni in cui mi succede, beh, wow!
Di tanto in tanto incontrerai qualche individuo o azienda che corri-
sponde alle tue aspettative o persino le supererà. Quando mi succede,
la mia fiducia nel genere umano aumenta. Inoltre, trovo che sia meglio
essere delusi aspettandosi tanto e non ricevendo nulla, che non aspettar-
si nulla e ottenerlo.

È meglio essere delusi


aspettandosi tanto e non ricevendo nulla
che non aspettarsi nulla e ottenerlo.

Qualche tempo fa decisi di aggiungere un nuovo ingresso alla casa.


Rose Mary e io volevamo installare un vialetto in terracotta a partire
dall’accesso carrabile fino alla porta di casa. Parlai con la società inca-
ricata del lavoro e mi dissero di avere l’uomo giusto per me. Lo chiamai
per fissare un appuntamento. Stabilimmo il giorno e l’ora e, che tu ci

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creda o no, si presentò davvero. Fece le misurazioni del caso e disse che
più tardi, quel giorno, mi avrebbe inviato il preventivo via fax. Passa-
rono due giorni senza che ricevessi nulla. Quando lo chiamai, tirò fuori
ogni genere di scusa. Gli dissi che mi aspettavo che mantenesse la pa-
rola data e che contavo sul fatto che la gente facesse quello che diceva
nei tempi stabiliti. Si scusò e promise che avrei ricevuto il preventivo
l’indomani. Non l’ho più sentito.
Chiamai un altro tizio: Willie della Classic Home Improvements. An-
che Willie si presentò in orario. Gli raccontai della mia precedente espe-
rienza negativa e gli spiegai che mi limitavo a chiedere il rispetto degli
accordi. Disse di essere completamente d’accordo con me e che per lui
non c’erano problemi. Pensai tra me e me: “Sì, ok...”. Mi informò che
avrei ricevuto il preventivo il giorno successivo. E così fu. Chiamò an-
che per accertarsi che lo avessi ricevuto. Mi chiese se avessi domande.
Fissò la data di inizio e quella di fine lavori e gli chiesi se facesse sul
serio. Rispose: “Quando do la mia parola, sono serissimo.” Gli assegnai
il lavoro. Fu una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Fece il via-
letto esattamente come lo volevo, rispettando le tempistiche e il prezzo
che aveva preventivato. Senza nessuna sorpresa finale. Non ebbi niente
da ridire sul lavoro eseguito, il che è quasi un peccato perché quando si
tratta di lamentarsi sono un professionista. Visto che aveva lavorato così
bene, gli ho anche chiesto di ampliare una stanza e di costruire un muro
di contenimento attorno a casa, di rivestire la camera da letto sul patio e
di costruire una cantina per il vino; chissà dove andremo a finire di questo
passo! Willie ha corrisposto a tutte le mie aspettative superandole, e per
questo continuerò a dargli lavoro.

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Devi aspettarti di più anche da te stesso
È piuttosto facile aspettarsi molto dagli altri. Tracci una linea sulla
sabbia e decidi che non andrai al di sotto di un certo standard. Poi co-
munichi alle persone con cui tratti quale sia lo standard e ti attieni a
quanto stabilito. Non è affatto difficile.
È sorprendente invece quanto sia dura stare dall’altro lato del tavolo e
aspettarti di più da te stesso. È proprio allora che capisci l’importanza del
miglioramento di sé. Quando sei disposto a tracciare quella linea sulla
sabbia proprio davanti ai tuoi occhi e a non mettere in discussione lo stan-
dard, anche se si tratta del tuo stesso operato, allora sai di essere pronto
a indossare il costumino da supereroe e a migliorare la tua vita. Potresti
anche dire: “Accidenti, devo tracciare la linea tanto in profondità?”.
Quando ho grandi aspettative su di me provo più orgoglio nei con-
fronti di ciò che riesco a fare. La mia autostima aumenta. Impongo a
me stesso quelle che per taluni sono aspettative irrealizzabili, ma vengo
anche ripagato meglio della mia fatica.
Tutti in famiglia realizziamo grandi cose perché per ciascuno ho de-
lineato in modo chiaro aspettative elevate alle quali corrispondere. Mi
sono sempre aspettato il massimo dai miei figli. Non sono stato uno
di quei padri fanatici che urla e impreca e sminuisce i figli, credendo
così di spronarli a lavorare sodo. Sai bene di cosa sto parlando. Basta
andare a qualsiasi partita di calcio di squadre primaverili e osservare
quegli atleti della domenica, o ex sportivi o aspiranti tali, che mettono
i figli in imbarazzo, correndo lungo le linee laterali a sbraitare come
imbecilli contro giocatori e allenatori. Non è mai stato il mio stile. Ho

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lasciato che i ragazzi scegliessero di fare quello che volevano in base
ai loro interessi e poi mi sono aspettato che dessero il meglio secondo
le loro doti e capacità. Il fatto che magari non fossero i migliori non
significava che non avrebbero dovuto fare del loro meglio. Questo è
ciò che mi aspettavo; proponiti uno standard elevato in base al tuo
massimo impegno e poi lavora sodo per fare del tuo meglio.
Ho sempre dimostrato ai miei ragazzi quanto fossi disposto a darmi
da fare per eccellere. Sapevano quanto mi aspettassi da me stesso e
quanto duramente fossi disposto a lavorare per arrivare all’obiettivo.
Sono diventati uomini della stessa pasta.

Patrick Winget
Mio figlio minore, Patrick, è uno stilista. Con il suo socio Brad Day,
che potrebbe vendere qualsiasi cosa a chiunque, ha creato una linea
di abbigliamento quando ancora frequentava la scuola al Fashion In-
stitute of Design and Merchandising di Los Angeles. Hanno faticato
come accade a tutte le nuove società. Avevano un sacco di idee ma
poco capitale per finanziarle. Eppure ce l’hanno fatta. Come? Duro
lavoro e disponibilità a fare quanto occorreva per riuscirci. Entrambi
hanno campato praticamente di niente. Lavoravano venti ore al gior-
no passando molte notti a dormire sul pavimento del loro angusto e
misero ufficio/laboratorio. Quando ha fatto un po’ di soldi, Patrick li
ha investiti nella sua formazione. Quando si trattava di scegliere tra
fare la spesa e comprare un libro sulla moda che lo avrebbe ispirato a

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creare modelli migliori, ha sempre scelto il libro. Puoi saltare il pasto,
ma non puoi perdere l’occasione di formarti e trarre ispirazione. La
società di Patrick e Brad alla fine è cresciuta al punto da avere biso-
gno di maggiori fondi per non finire in fallimento. Dal momento che
nessuno era disposto a investire quanto serviva loro per andare avanti,
avrebbero dovuto chiudere i battenti. Dovevano estinguere un enorme
prestito bancario e mi dovevano un bel gruzzolo, ma mi assicurarono
che avrebbero provveduto a entrambe le cose.
In quel periodo, un cliente che aveva sempre ammirato la loro linea
di abbigliamento, mise a disposizione il capitale necessario e assun-
se Patrick e Brad per creare una nuova linea. Adesso stanno facendo
proprio quello che riesce loro meglio, guadagnando anche parecchio
denaro. Lavorano sempre molto e sono disposti a fare qualunque cosa
per riuscire. In tre mesi hanno estinto il debito con la banca e versano
sul mio conto pagamenti regolari grazie ai quali presto pareggeranno i
conti anche con la Banca di Larry.
Entrambi mi hanno detto parecchie volte che non torneranno mai al
verde perché si aspettano di diventare ricchi e sono disposti a sacrifi-
carsi pur di arrivare. Come sono riusciti a passare da una condizione in
cui erano squattrinati e faticavano ad affermarsi a una di benessere? Ce
l’hanno fatta perché è proprio quello che si aspettavano da loro stessi.

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Tyler Winget
Mio figlio maggiore, Tyler, è poliziotto. Ed è proprio uno di quelli
bravi. È migliore persino di quanto sia necessario. Potrebbe benissimo
prendersela comoda e non fare altro che andare al lavoro, mettere mul-
te e ritirare lo stipendio come fanno tanti suoi colleghi. Ci sono molti
poliziotti che vanno in pensione dopo una vita lavorativa trascorsa in
questo modo. Non c’è niente di male se hai scelto di agire così, ma non
è il genere di poliziotto che Tyler vuole essere. È un tipo adrenalinico.
Vuole il brivido. Quando è entrato nell’esercito e doveva scegliere qua-
le compito svolgere, il reclutatore gli propose un lavoro d’ufficio e gli
parlò di posti dove avrebbe potuto imparare un mestiere che gli sarebbe
tornato utile nella vita da civile. Tyler gli rispose: “Voglio avere una pi-
stola per sparare.” Così entrò nei paracadutisti, sparava con una calibro
50 e divenne tiratore scelto esperto di fucili. Come poliziotto, gli piace
combattere il crimine autentico. Gli piacciono il sangue, gli scontri e
mettere i veri cattivi dietro le sbarre. Non puoi essere un poliziotto del
genere e sopravvivere a lungo se non sei disposto a essere il migliore
nel tuo lavoro. Quindi non sarà mai il tipo di poliziotto che fa il mini-
mo indispensabile. Si aspetta troppo da sé. Frequenta tutti i corsi di tiro
organizzati dal dipartimento di polizia. Partecipa a tutte le esercitazioni
proposte da qualsiasi fonte e lo fa a sue spese. Va in palestra ogni gior-
no per mantenersi sempre in forma. Pratica la Muay Thai kickboxing,
il jiujitsu brasiliano, il pugilato e altre forme di combattimento corpo
a corpo, perché un giorno potrebbero servirgli per salvare la sua vita o
quella di qualcun altro. In più gli piace colpire ed essere colpito. (Que-

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sta cosa non l’ho ancora capita bene, ma è fatto così!) Non solo fa tutto
questo, ma lavora anche sodo per poter essere il migliore in tutto quello
che fa. Non è costretto a comportarsi così, non mi aspetto che lo faccia,
nemmeno sua moglie, né il suo lavoro lo richiede, ma è lui ad aspet-
tarselo da se stesso. Questo è ciò che rispetto di più: la sua capacità di
aspettarsi il meglio da sé e ottenerlo.

Sii orgoglioso di te
Sono molto orgoglioso dei miei ragazzi. Sono orgoglioso anche di
essere stato quel genere di padre che sa come infondere buone qualità
nei figli. Tuttavia, ciò che conta di più è che siano orgogliosi di se stessi.
Tutti e tre abbiamo deciso di vivere la vita secondo un criterio di ec-
cellenza. Perché? Perché possiamo farcela. Lo ripeto, qui non si tratta
di essere il migliore ma di fare del proprio meglio.
Cosa ti aspetti da te stesso? Sai già quel che penso: otterrai esattamen-
te quello che ti aspetti da te. Questa sgradevole nota dolente continua a
farsi sentire, vero? Stai vivendo l’esistenza che ti aspetti di vivere. Se ti
aspettassi di più, staresti ottenendo di più.
Sai qual è il prossimo passo. Fai un elenco di ciò che ti aspetti da te
stesso.

COSA MI ASPETTO DA ME STESSO:

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Mentre compilavi l’elenco, ti sei chiesto se ti stai aspettando il meglio
da te? Se non l’hai fatto, riprendi la lista voce per voce e assicurati che
sia così.

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LA GENTE NON SI RENDE CONTO
DELLE CONSEGUENZE
DELLE PROPRIE AZIONI
La domanda più frequente che mi sento fare durante le interviste alla
radio, in televisione, per le riviste o i giornali è la seguente: “Perché la
gente fa tutte queste cose stupide?”. E questo a prescindere dall’argo-
mento di cui sto parlando in quel momento, sia esso il lavoro, il denaro,
l’educazione dei figli, le relazioni interpersonali o qualsiasi altro ambito
esistenziale.
La risposta è così semplice… La gente fa quel che fa perché pensa che
cambiare comportamento non produrrebbe conseguenze significative.

La gente è così com’è perché crede


che non cambierebbe nulla se fosse altrimenti.

Conosci quel vecchio indovinello che dice: “Perché i cani si lecca-


no?” Risposta: “Perché ci riescono.” Allora perché la gente fa quel che
fa? Perché ci riesce.
Per lo più, la gente continuerà a fare quel che fa se non ci saranno
conseguenze. Le conseguenze controllano il comportamento. Un catti-
vo comportamento senza conseguenze verrà reiterato.

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Le conseguenze controllano il comportamento
Ho trattato questo argomento in relazione alla gestione dei dipenden-
ti nel libro It’s Called Work for a Reason! Your Success Is Your Own
Damn Fault [Si chiama lavoro per un motivo! Il tuo successo è solo col-
pa tua]. Quando devi gestire dei dipendenti, se vuoi che ripetano com-
portamenti positivi, tutto quello che devi fare è premiare quel tipo di
comportamento. Le azioni positive, se ricompensate, verranno ripetute.
Questo assunto funziona anche al contrario. Le azioni negative, se igno-
rate, verranno ripetute. In questo caso il premio consiste nell’ignorarle.
Se tuo figlio gioca in soggiorno con la palla, rompe una lampada e
non ci sono conseguenze, molto probabilmente continuerà a farlo.
Se un’azienda offre un cattivo servizio ma la gente continua a pagare
per averlo, allora non ci saranno conseguenze per l’azienda che persi-
sterà nel servire male la clientela.
Se un lavoratore arriva con quindici minuti di ritardo e nessuno gli
dice niente, ci sono buone possibilità che lo farà ancora. Perché non
dovrebbe? Se non ci sono conseguenze allora reitererà il medesimo
comportamento fino a che non diventerà un’abitudine. Quando un com-
portamento diventa abitudine è molto difficile interromperlo. È meglio
bloccarlo sul nascere, quando si manifesta la prima volta. (Sono in arri-
vo maggiori dettagli su come interrompere le abitudini negative.)
Se ti dico che toccando il fornello della cucina ti brucerai e poi tu lo
tocchi e ti scotti, ci sono buone possibilità che non lo farai più. Se inve-
ce lo rifai e ti bruci una seconda volta, allora sei proprio un idiota! Il do-
lore della scottatura è la conseguenza della tua azione e probabilmente

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eviterà che la cosa si ripeta una seconda volta: avrai imparato la lezione.
Sono un convinto sostenitore del rafforzamento tramite le conse-
guenze, lasciando sperimentare alle persone il dolore causato dalle loro
decisioni sbagliate. Solo allora potranno imparare veramente la lezione.

La stupidità dovrebbe fare male!


Durante il mio programma televisivo Big Spender [Lo spendaccione]
sulla rete A&E, dove facevo da coach a persone indebitate, adoravo
metterle faccia a faccia con la loro situazione e vederle piangere. Mi
piacevano le loro lacrime! È perché sono crudele? No, è perché quando
si prova dolore per la propria stupidità è più probabile cambiare atteg-
giamento.
Ecco perché sono nettamente contrario ai piani di salvataggio del go-
verno. Prima di tutto, ogni volta che entra in gioco il governo, le cose
vanno per le lunghe, tutto si complica più del necessario e anche i costi
aumentano rispetto alle previsioni iniziali. Ma soprattutto sono contra-
rio ai piani governativi di salvataggio, perché così la gente evita di pro-
vare il dolore dovuto ai propri errori.
Quando la gente compra case che non può permettersi e non paga le
rate del mutuo, la banca non consentirà il riscatto dell’ipoteca. Queste
sono le regole. Era scritto nero su bianco nel contratto quando hanno
comprato la casa, quindi non c’è niente di cui sorprendersi. Se il go-
verno interviene a salvare dalla bancarotta i cattivi pagatori, facendo-
gliela in pratica passare liscia nonostante abbiano commesso un errore,

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costoro non avranno provato dolore a causa del loro comportamento,
vale a dire: non avranno avuto conseguenze. Dunque non avranno im-
parato nessuna lezione.
Circa la metà di coloro che dichiara bancarotta finisce per ricascarci.
Il primo piano di salvataggio non ha dunque insegnato nulla. Dal mo-
mento che non è stata impartita nessuna lezione, viene ripetuto il com-
portamento che aveva messo nei pasticci la prima volta.

La panca puniti
Il motivo per cui esistono cose come limitazioni, contratti, codici,
leggi e persino le recinzioni, è che in questo modo si stabiliscono confi-
ni etici, morali e fisici che la società deve rispettare per vivere ragione-
volmente in pace. Se si varca il confine per infrangere le regole devono
esserci delle conseguenze, altrimenti sarebbe il caos.
I giochi hanno regole. Chi le infrange ne paga le conseguenze. Rie-
sci a immaginare qualcosa di tanto semplice come una partita a scac-
chi senza regole? Gente che urla “SCACCO AL RE!” solo perché le
va. Non è giusto! Persino l’hockey, un gioco nel quale puoi fare a
pugni, far saltare i denti all’avversario e continuare a giocare, ha re-
gole e conseguenze: l’hockey ha una panca puniti dove va a sedersi il
giocatore che infrange le regole.
Anche la vita ha una sua sorta di panca puniti. Ovviamente non si
chiama così perché purtroppo non consideriamo i nostri risultati come
delle punizioni.

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Nella vita questa panca puniti si chiama malattia, disoccupazione, po-
vertà, infelicità e solitudine. Probabilmente non hai mai pensato a queste
cose come a delle punizioni, ma lo sono. Ognuna di esse è una conse-
guenza delle tue decisioni, idee, convinzioni, pensieri, parole e azioni.
La maggior parte della gente non sembra in grado di collegare i risul-
tati alle azioni che compie. La chiama sfortuna oppure dà la colpa alla
società. Tutti noi sperimentiamo le conseguenze delle nostre scelte; per
quanto dolorose, esse sono le nostre lezioni. Impara la lezione e potrai
avere tutto ciò per cui sei disposto a lavorare. Ignorala e sarai destina-
to a ripetere la lezione fino a che non l’avrai appresa. Sarai relegato in
panca puniti per sempre.
Anni fa presi decisioni stupide per la mia società di telecomunicazioni.
Il risultato fu il fallimento. Dal momento che ero il presidente della socie-
tà e che c’era la mia firma su tutte quelle richieste di finanziamento e tasse
sulle cartelle esattoriali, anch’io finii per fare bancarotta. È stata dura. Fu
umiliante, imbarazzante ed economicamente devastante. Tuttavia, è stata
la cosa migliore che potesse capitarmi. Questa esperienza, determinata
dalle mie azioni e decisioni, mi ha regalato preziose lezioni sulla vita, gli
affari e il denaro. E ora quelle stesse lezioni, le uso per guadagnarmi da
vivere. Sono il motivo per cui stai leggendo il libro. Sarei potuto restare
amareggiato e lamentarmi rotolandomi nella miseria. Sarei potuto restare
al verde e andare alla mensa dei poveri. Avrei potuto dire: “Non aprirò
mai più un’altra società!” e poi accettare un lavoro sotto padrone. Non
ho fatto nessuna di queste cose. Ho ingoiato il rospo e ho ricominciato da
capo. Non voglio vantarmi. Non c’era niente di tanto speciale in quello
che facevo. Ci sono persone che hanno superato ostacoli ben più gran-

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di dei miei e che hanno raggiunto un successo maggiore del mio. Ti sto
raccontando questa storia per dimostrarti che la vita ti offre le sue lezioni
sotto forma di conseguenze. Io ho avuto le mie. Non è stato piacevole. In
effetti, e per fortuna, è stato talmente sgradevole che mi sono rifiutato di
subirle ancora. Così ho fatto tutto quanto in mio potere per imparare la
lezione e non doverla ripetere. Il risultato per me è stato il successo.

“Se le persone che decidono di fare una cosa


si assumessero anche la responsabilità delle conseguenze,
forse verrebbero prese decisioni migliori.”

John Abrams, The Company We Keep

LISTA DELLE CONSEGUENZE:

“In natura non esistono né ricompense né punizioni:


solo conseguenze.”

Robert G. Ingersoll

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LA GENTE HA CATTIVE ABITUDINI
Siamo arrivati fino a qui: la gente fa cose stupide e, dal momento che
non si rende conto delle conseguenze, continua a farle. Queste cose di-
ventano accettabili e vengono reiterate nel tempo in un milione di modi
diversi ogni giorno. La prima volta che ti sei messo un paio di calze
potresti aver cominciato dal piede sinistro. Sei partito da lì anche la
seconda volta. Dopo una settimana passata a infilarti le calze partendo
prima dal piede sinistro, è diventata un’abitudine. Se adesso provassi a
mettertele cominciando dal piede destro, ti sembrerebbe strano. È così
che funzionano le abitudini. Non ci accorgiamo che sono abitudini fino
a quando non sono già formate e profondamente radicate. Ma a quel
punto è troppo tardi. Ce le abbiamo anche se non le volevamo. Infilarsi
le calze partendo da un piede anziché dall’altro non è un grave proble-
ma. Mettersi le calze è un’azione insignificante. Altre cose invece non
lo sono. Alcune poi sono davvero importanti. La maggior parte delle
abitudini, esercita sulla tua vita e su quella di chi ti sta accanto un im-
patto ben più forte dell’infilarsi le calze.

Cattive abitudini
Gran parte della gente crede di sapere quali siano le sue cattive
abitudini. Ne ho parlato diffusamente e in molti rispondono cose del
tipo: “Io non ho cattive abitudini: non bevo e non fumo.” Ci sono per-
sone che credono siano solo queste le cattive abitudini che contano:

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tendono a individuarle tra cose che hanno effetti negativi palesi come
fumare, mangiare troppo, spendere troppo e simili. Tuttavia, alcune
delle abitudini peggiori sono ben più sottili. Non sempre hanno effetti
evidenti e immediati, ma nel corso del tempo possono affossare le
possibilità di successo.
Per esempio, ho amici che sono perennemente in ritardo. Sanno per-
fettamente per che ora è fissato l’incontro, eppure sembrano incapaci di
arrivare puntuali. Fare tardi è irrispettoso verso le persone con cui si ha
appuntamento. Farlo con dei clienti può costare il rapporto di lavoro. A
questa abitudine si può rimediare facilmente. Comincia da subito. Renditi
conto di aver dato la tua parola e di essere una persona che la mantiene.
Essere in ritardo è un semplice esempio di abitudine dalle conseguenze
negative. Ce ne sono altri, anche più sottili di questo, ai quali molti nem-
meno pensano.
Esprimersi male è una cattiva abitudine che può affossare le possi-
bilità di successo, così come vestirsi in modo trasandato. O parlare in
modi caricati, come le ragazzine che non riescono a finire una frase sen-
za infilarci qualche intercalare. Pagherai cara questa cattiva abitudine
perché condizionerà la tua capacità di essere preso sul serio. Assumere-
sti mai un avvocato che parla così? “Cioè, oddio, cioè, beh, riesci cioè a
immaginartelo? Sai no, cioè, voglio dire!”. No di certo, vuoi che abbia
un tono autorevole e che sia capace di comunicare.

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L’unico modo per interrompere una cattiva abitudine
A prescindere dalle abitudini che hai, buone o cattive, sono sempre
dure a morire. Studi rivelano che bastano ventuno giorni per creare o per
interrompere un’abitudine. Ciò significa che per smettere con un’abitu-
dine, devi interromperla per tre settimane. Non è un’impresa facile. La
chiave per farcela è sostituirla con qualcosa d’altro. Non basta smettere
semplicemente di fare qualcosa: devi sostituirlo con una nuova attività.
Se vai al centro commerciale ogni sabato mattina e finisci con spende-
re soldi che non hai, allora sostituisci questa abitudine con un’attività
diversa. Prova con la biblioteca, il parco o qualsiasi altra cosa che non
richieda dispendio di denaro. La tua nuova abitudine sarà andare in quel
posto ogni sabato mattina. Scegli tu dove andare, ma fa che sia un luogo
con effetti positivi invece che negativi.
Non fare affidamento sulla tua forza di volontà. La forza di volontà
è sopravvalutata. Poniamo che tu abbia l’abitudine di mangiare molto
a cena e poi di poggiare il didietro davanti alla televisione per tre o
quattro ore fino a quando non ti addormenti; successivamente arrivi a
tentoni in camera e stramazzi a letto, finché la sveglia non suona e vai
al lavoro. Per inciso, ho descritto la tipica serata dell’80 per cento de-
gli adulti. Se questa abitudine ti ha reso grasso, stupido e pigro (come
risultato di serate passate sempre allo stesso modo), allora potresti aver
voglia di interrompere questa abitudine. Okay, come? Basta smettere?
Ma in che modo? Rispondimi! Esatto: non puoi smettere semplicemen-
te di fare qualcosa. Devi sostituire l’abitudine malsana con una nuova.
Cosa potresti fare invece di parcheggiarti davanti alla televisione? Devi

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saperlo tu; altrimenti non sarai in grado di perdere quell’abitudine. La
forza di volontà finirà con il logorarsi se non pensi a un’attività sosti-
tutiva. Se decidi di leggere invece di guardare la TV, ti suggerisco di
tenere a portata di mano qualche libro. Altrimenti non avrai niente con
cui riempire il tempo e ti ritroverai di nuovo a guardare lo schermo piat-
to della tele. Se decidi di passare quel tempo giocando con i tuoi figli,
allora ti consiglio di pensare in anticipo a un gioco o a un’attività. Devi
farti venire in mente una nuova occupazione con cui sostituire quella
vecchia, altrimenti ricadrai nella routine di sempre.
Quali sono le tue abitudini? Riflettici per qualche minuto e pensa a
quello che fai ogni giorno e che ha determinato la tua esistenza attuale.
Ovviamente non ti ci vorranno più di cinque secondi per individuare le
“cattive” abitudini palesi. Ti ci vorrà un po’ di più per stanare quelle sottili
che stanno compromettendo il tuo futuro. Questo esercizio richiede una
certa riflessione. Mettiti al lavoro.

LISTA DELLE MIE ABITUDINI:

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L’unico modo per liberarsi di queste cattive abitudini è sostituirle con
qualcosa di nuovo. Pensa in anticipo a cosa farai di nuovo e annota le
attività con cui riempirai il vuoto lasciato dall’abbandono delle cattive
abitudini.

NUOVE ATTIVITÀ SOSTITUTIVE:

“Se semini un’azione raccoglierai un’abitudine.


Se semini un’abitudine raccoglierai un carattere.
Se semini un carattere raccoglierai un destino.”

Anonimo

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LA GENTE HA MODELLI NEGATIVI
Mi piacciono tutte le cose pelose e piumate. Sono cresciuto in una
fattoria con ogni tipo di animale e volatile. Guardo anche un sacco di
programmi naturalistici in televisione. Ho imparato molto sulla vita os-
servando gli animali. Una delle cose che ho appreso è che le oche, come
molti altri volatili, hanno l’imprinting. Si tratta di un fenomeno che si
sviluppa nelle prime ore di vita del papero: simula il comportamento di
qualsiasi animale riconosca come genitore. Ecco perché la gente non
deve toccare i paperi rimasti orfani, altrimenti applicheranno l’imprin-
ting all’uomo. Ci sono molti programmi sull’argomento. È stato pro-
dotto persino un film intitolato L’incredibile volo (1996) che racconta
come alcune oche si siano legate tramite imprinting alla gente e non
fossero quindi in grado di volare perché non avevano gli esempi giusti
da imitare.
Nel film i protagonisti finivano per insegnare a volare alle papere.
La gente applica l’imprinting in modo quasi identico alle oche. Imi-
tiamo e copiamo quello che vediamo da piccoli perché a quell’età sia-
mo molto ricettivi. Ciò determina le nostre convinzioni su chi siamo
e su ciò che possiamo fare. Impari a parlare una certa lingua perché
è quella che senti tutti i giorni. Impari come si sta a tavola guardando
mangiare la tua famiglia. Impari persino cosa mangiare in base a ciò di
cui si nutrono i tuoi modelli di vita. Svilupperai preferenze e avversioni
a seconda di quello che piace o non piace ai tuoi genitori o ai tuoi fra-
telli e sorelle.

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Non solo. Se cresci in una casa dove i tuoi familiari non lavorano,
aspettando che sia il governo a farsi carico delle necessità invece di tro-
vare un impiego e sbarcare il lunario, allora probabilmente non passerai
molto tempo a lavorare. Al contrario, trascorrerai le giornate guardando
la cassetta delle lettere in attesa dell’assegno di sussidio. È così che sia-
mo finiti con beneficiari di sussidi di quinta generazione.
Se cresci in una famiglia dove le persone hanno un’etica del lavoro, un
senso di integrità e pagano le bollette puntualmente, allora ci sono buone
possibilità che diventerai lo stesso tipo di individuo.
A mio padre non è mai piaciuto il calcio. Mai una volta in tutta la mia
vita abbiamo guardato insieme una partita alla televisione. Quindi non
me ne può fregar di meno del calcio. A mio padre piaceva il pugilato.
Quando ero piccolo, dopo le comiche arrivava la trasmissione serale di
pugilato. Mangiavamo pop corn e guardavamo gli incontri. Ecco perché
sono un amante del pugilato. Per quanto possa sembrare incredibile,
quando c’è il pugilato alla tele mi viene sempre voglia di pop corn.
Questo è stato il mio imprinting.
Bambini grassi hanno quasi sempre genitori grassi.
Bambini che amano leggere provengono da famiglie che ritengono
importante la lettura.
Soggetti violenti sono di norma cresciuti in case dove almeno uno dei
genitori era violento.
Bambini a cui piace lo sport provengono da famiglie che praticano
regolarmente attività sportive.

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Tutti noi abbiamo un imprinting
Impariamo osservando gli altri: genitori, fratelli e sorelle maggiori,
zie e zii, insegnanti e personaggi televisivi. Tutti noi impariamo ad agi-
re in un certo modo guardando gli altri.
Attraverso le loro azioni, i tuoi genitori ti hanno insegnato quale com-
portamento sia accettabile e quale no. Ti sono stati d’esempio e li hai
seguiti fino a quando le tue esperienze, conoscenze e sfere di influenza
non sono aumentate facendoti apprendere nuove modalità di azione.
Da genitore, tu stesso sei d’esempio per i tuoi figli. Che tipo di esem-
pio stai dando loro? Potrei passare ore discutendo di questo argomento,
ma credo che ne ricaverei il materiale per un altro libro. Lo intitolerò
Smettila di tirar su i figli come degli stupidi.
Penso questo: i cattivi esempi sono una delle ragioni per cui la gente
fa cose stupide. Per un po’, questa può essere una scusa valida. Come in
tutte le cose, devi diventare sufficientemente consapevole della tua vita
per comprendere che è ora di superare certi modelli di comportamento
e passare a un nuovo livello di performance basata su quello che reputi
essere l’atteggiamento giusto.

Pagare modelli di comportamento negativi


C’è persino chi paga modelli di comportamento negativi per farsi
aiutare ad avere più successo. Pensa ai life coach (che per lo più svol-
gono una professione definibile come “accompagnatore cieco di non
vedenti”).

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Tutto quello che devi fare è connetterti a internet, spendere 99 dollari
per un corso online e diventare un life coach “certificato”. Naturalmente
puoi anche spendere fino a 15.000 dollari e metterci due anni per diven-
tarlo. Non ci sono regolamentazioni ufficiali a livello nazionale, pro-
cedure accreditate per i life coach o per scuole di life coaching; quindi
chiunque può aprire una scuola, dare certificati e affibbiare quel titolo.
È molto più costoso e faticoso diventare arbitro che life coach. E pro-
babilmente si tratta anche di un impiego meglio retribuito. Forse aiuta
persino più gente. Inoltre, se diventi arbitro ti assegnano un fischietto!
Avrei più fiducia in un uomo col fischietto che nella maggior parte dei
life coach.
Di recente ho ricevuto la lettera di una donna il cui sogno della vita
era diventare life coach. Mi ha spiegato che la sua passione è quella di
aiutare gli altri. Tutte le persone che ha conosciuto le hanno detto che è
una brava ascoltatrice. Così ha messo insieme le due cose e ha pensato
che diventare life coach fosse la risposta perfetta. A suo avviso, quelle
erano le chiavi per essere in grado di guidare la gente. Mi ha implorato
di aiutarla a realizzare il suo sogno. Diceva che avrebbe potuto essere
“la migliore life coach mai esistita!” se non fosse stata al verde, non
avesse avuto così tanta paura di fallire, fosse stata sostenuta da qualcu-
no e avesse avuto una bella relazione. A questo punto ti sarai messo a
ridere. Io l’ho fatto quando ho letto la sua lettera. Le risposi che non la
potevo aiutare a realizzare quel sogno. Le dissi che non aveva niente da
offrire a parte il desiderio di aiutare gli altri. Aveva la capacità di ascol-
tare la gente lamentarsi delle propria squallida vita, esattamente come
stava facendo lei con me. Aveva bisogno di farsi assistere da un life

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coach, più che diventarlo. Volevo anche dirle che aveva bisogno di un
corso di grammatica base più di qualunque altra cosa, ma ero in buona
e ho evitato di farlo.
“Ma Larry, tutti hanno bisogno di una mano ogni tanto.”

La mano migliore
è quella che trovi alla fine del tuo polso.

Penso questo: non pagare nessuno per risolvere il casino che hai com-
binato. Soprattutto se si tratta di casinisti peggiori di te.

Non pagare nessuno


per sistemare il casino che hai combinato tu.

Non tutto il coaching è negativo. Non sono contro il farsi guidare at-
traverso diverse situazioni esistenziali. Anche la mia società offre sedute
di coaching sugli argomenti che tratto, indirizzate a coloro che hanno un
obiettivo specifico e che necessitano di supporto e incoraggiamento per
raggiungerlo. Il coaching applicato a una fase o a un processo specifico
è diverso dall’affidarsi al coaching per affrontare la vita di tutti i giorni.
Quindi non sto condannando il coaching o i life coach in generale. Sto
solo dicendo che bisogna essere sicuri di avere bisogno dell’aiuto di un
life coach prima di pagarlo. Ti consiglio anche di verificare le credenziali

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della persona che ti sta offrendo il coaching: se non ha più successo di te,
allora ti sta solo facendo perdere tempo e non ha niente da insegnarti.
Sono certo che ci siano bravi professionisti capaci di aiutare davvero gli
altri. Tuttavia è una professione piena di ciarlatani, quindi fai attenzione:
come suggeriva qualche vecchio adagio, chi non riesce a far le cose, le
insegna agli altri. Oppure diventa speaker motivazionale. In effetti, molti
speaker motivazionali che non sono riusciti a campare come comunicato-
ri, sono diventati life coach per sopravvivere economicamente. Proprio il
tipo di persona che vuoi come guida, vero? Spiantata e inconcludente, il
cui consiglio migliore è quello di prendere le cose in modo positivo.
In tutta onestà, lo so che queste frasi sono generalizzazioni, un po’
come la vecchia espressione: “Il ciabattino va con le scarpe rotte.” Sono
sicuro che ci siano ciabattini con scarpe perfette ai piedi. Ma queste ge-
neralizzazioni servono da avvertimento: paga solo chi ha effettivamen-
te qualcosa da insegnarti. Assicurati che si tratti di modelli validi per il
modo in cui vuoi vivere. Assicurati che abbiano realizzato quello che
sono pagati per aiutarti a fare.
Una volta avevo una società che poi è finita nei guai. Ho ingaggiato
un paio di consulenti aziendali per avere qualche consiglio. Dopo averli
pagati profumatamente, ed essere stato a sentire cose che già conosce-
vo, ho scoperto che navigavano in acque peggiori delle mie. Avevano
una bella presenza. La sapevano lunga. Si trattava di bravi venditori.
Ma erano un disastro. La loro società stava per andare a rotoli ed erano
al verde. Il risultato è che sono diventato scettico nei confronti di tutti
i consulenti, coach, consiglieri, scrittori e comunicatori. Voglio le loro
credenziali. Voglio le prove. Voglio la storia dei loro risultati.

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Quando assumo un consulente finanziario, voglio che faccia più soldi
di me, o almeno quanto me, e che abbia investito il suo capitale in quel-
lo in cui vuole che io investa il mio.
Quando consulto un dottore voglio che sia per me un modello a cui
aspirare.
Voglio che il mio agente assicurativo abbia più assicurazioni di quan-
te me ne vuole vendere.
Voglio che il mio dentista abbia denti migliori dei miei.
Voglio che la persona alla quale mi rivolgo per avere consigli sugli
affari gestisca un’azienda meglio di quanto stia facendo io.
Prima di pagare l’onorario a qualcuno perché ti aiuti, assicurati che ci
sappia fare più di te. Fai domande intelligenti. Scopri la verità.

Non io
Qualcuno di voi potrebbe pensare che la mia attività faccia di me un
life coach. Ti prego di non chiamarmi così. Come disse Kierkegaard:
“Mettermi un’etichetta significa sminuirmi.” Tutto quello che faccio, e
ripeto tutto, è ricordarti che hai la capacità di cambiare vita. Hai il po-
tere di farlo. Non hai bisogno di nessuno. Devi solo riconoscere i tuoi
errori e ricordare a te stesso che puoi cambiare quando sarai pronto a
compiere le azioni necessarie. Ti do solo gli strumenti di cui hai biso-
gno. Pensami come se fossi il negozio di ferramenta. Non costruirò la
tua casa, ma ti venderò gli attrezzi per farlo. Sta a te usarli.

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LEZIONI CHE HO IMPARATO
DAI MIEI MODELLI COMPORTAMENTALI:

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LA GENTE NON PIANIFICA
LE COSE
Mentre scrivo questa parte, sto guardando un servizio televisivo su
Ed McMahon [Ndt: conduttore televisivo e attore comico americano] e
sul modo in cui sta affrontando la perdita della casa per pignoramento.
Povero Ed, all’età di ottantacinque anni sta avendo difficoltà econo-
miche perché a causa di problemi di salute non ha potuto lavorare per
diciotto mesi. Pare che si sia rotto il collo e non sia stato in grado di
andare al lavoro. Ehi Ed, perché hai ancora bisogno di andare a lavorare
a quest’età? Con la carriera che hai fatto e i soldi accumulati non sei riu-
scito a pagarti casa? Avanti! In questa intervista, Ed diceva che avrebbe
dovuto pianificare meglio le cose. Pensi davvero?
Questa è una triste storia. Non tanto perché Ed sta perdendo la casa:
questa è solo colpa sua. È triste perché è la prova che, a prescindere da
quanti soldi fai e da quanto sei famoso, devi avere un piano. Suppongo
che Ed ne avesse uno, ma non sembra aver funzionato, vero? Mi do-
mando chi gliel’abbia venduto.
Tutti fanno progetti. Anche tu starai elaborando un tuo piano perso-
nale o quello di qualcun altro. Il problema è che per la maggioranza
delle persone, non si tratta di pianificazioni vincenti. Come lo so? Basta
guardare i risultati. Se non ottieni buoni risultati significa che non stai
elaborando un piano efficace.

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Quel è il tuo piano?
Lo stai vivendo proprio ora. Come agisce il piano per te? Hai la vita
che vuoi? Hai il successo che desideri? Perché no? Pianificare ti aiuta a
ottenere i risultati auspicati.
Malgrado la gente spenda tutta la settimana programmando quello
che farà in ferie, non passerà un solo minuto pianificando il resto della
sua vita. Quando si tratta di quell’unico giorno di ferie, deciderà nel
dettaglio ciò che farà, con chi, per quanto tempo e quanto costerà. Non
ho forse ragione?
Perché non fai la stessa cosa per la tua vita? Che lavoro farai, come
passerai il tempo libero, in compagnia di chi e quanto ti costerà? Ti
sembra ragionevole? Okay, allora dimmi, qual è il tuo piano? Non ce
l’hai? Sicuramente sì, solo che magari non è molto efficace.
La maggior parte dei piani della gente è vaga e incompleta. Si dicono
cose stupide come: “Voglio solo essere felice.” Non che essere felice sia
da stupidi, ma cos’è che potrebbe farlo succedere? Anch’io voglio solo
essere felice. Ma so anche che per me questo significa essere in salute,
avere abbastanza soldi per fare quello che mi va e avere un lavoro che mi
soddisfi professionalmente e che mi permetta di godere della mia fami-
glia e degli amici. Qual è il tuo piano per la felicità? Dirlo e basta non lo
farà accadere. Avere un piano aumenterà le tue possibilità, te lo assicuro!
Ho una lista. È bella lunga. Riguarda tutta la mia vita in ogni sua
sfaccettatura. Ci sono cose con riferimenti temporali precisi e altre che
non li hanno. Ci sono cose che riguardano la salute, i miei possedimen-
ti, il lavoro, il tempo libero, la famiglia e alcune faccende segrete che

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riguardano solo me. Per alcune delle voci nella lista ho piani specifici.
So esattamente quello che devo fare per realizzarle. So che devo legge-
re per accrescere le mie conoscenze e per far accadere alcune di queste
cose. Per realizzarne altre, invece, devo mettere da parte i soldi. Per
altre ancora devo ritagliarmi del tempo.
A questo punto, non voglio che ti lasci assorbire dai dettagli per rea-
lizzare il tuo piano personale. Ti mostrerò come farlo più avanti. Ades-
so, invece, tutto quello che voglio che tu faccia è scrivere il tuo piano.
Come vuoi che sia la tua vita? Cosa ti piacerebbe fare? Dove vorresti
andare? Con chi vorresti passare il tempo? Quanti soldi ti ci vorranno?
Afferrato il concetto? Datti da fare.

IL MIO PIANO PER LA VITA:

Finanze:

Corpo:

Mente:

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Vita sociale:

Lavoro:

Spiritualità:

Famiglia:

Altre cose segrete:

Rinunciare
Prima ho detto che il successo non dipende da quel che ottieni ma da
quello a cui rinunci. Ora che hai un piano di ciò che vuoi, hai bisogno
di pianificare le cose a cui sei disposto a rinunciare.

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A che cosa sei disposto a rinunciare per essere più in salute? Fumare?
Mangiare ai fast food?
A che cosa sei disposto a rinunciare per avere più soldi? Allo shop-
ping?
A che cosa sei disposto a rinunciare per passare più tempo con i tuoi
figli? Al golf? A lavorare fino a tardi?
Capito come funziona? Osserva i piani che hai fatto e scrivi a cosa
pianifichi di rinunciare.

LA MIA LISTA DELLE RINUNCE:

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