1
La fanciulezza: è un periodo che abbraccia i 6 anni fino agli 11 e corrisponde
al periodo in cui il bambino inizia i suoi primi veri studi alla scuola elementare.
Ruolo primario di questo periodo diventa quindi l’apprendimento che comporta
una continua espansione delle capacità del bambino. Qui affronterà materie più
complesse e l’ambiente stesso lo vedrà approcciarsi con coetanei, insegnanti e
diverse situazioni portandolo quotidianamente a sviluppare e delineare le sue
capacità di socializzazione. Sostenendolo sempre nei suoi studi e proponendo
materiali o attività specifiche, il genitore può sempre dare un significativo
contributo alla sua crescita.
CENNI STORICI
3
Dall’infanzia fino all'adolescenza si studiano tutti i cambiamenti di tipo:
- Cognitivo
- Affettivo
- Emotivo
- Relazionale
SVILUPPO RELAZIONALE
Al 4° mese: tende le braccia alla madre che si avvicina; i bambini non vendenti
compiono lo stesso gesto al suono dei passi
SVILUPPO MOTORIO
Neonato: riflesso tonico con attitudine di afferramento delle mani, e dei piedi
SVILUPPO COGNITIVO
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LA PSICOPATOLOGIA
7
Fattori di rischio del disagio psichico:
A partire dagli anni ’80 si è assistito ad un maggior interesse allo studio dei
fattori protettivi cioè: Sono fattori che quando presenti moderano o riducono
l’impatto di una variabile di rischio promuovendo l’adattamento. Possono
rimanere pressoché silenti in assenza di stress. agiscono sia in maniera
compensatoria, controbilanciando gli effetti dei rischi, oppure, come variabili di
mediazione, influenzando nei momenti di forte stress l’impatto dei fattori di
rischio e rimanendo pressoché silenti in altri periodi.
A. Riducono l’impatto dei fattori di rischio agendo sulla pericolosità stessa del
rischio oppure modificando l’esposizione o il coinvolgimento nel rischio;
8
Nella psicopatologia evolutiva, inoltre, accanto ai fattori protettivi che
promuovono le capacità dell’individuo si considerano fattori che le limitano: i
cosiddetti fattori di vulnerabilità. Questi indicano
9
Gli eventi possono così influenzare il funzionamento mentale e
l’organizzazione della personalità attraverso il loro riflettersi sulla storia
personale e quindi sul ricordo consapevole o inconsapevole degli affetti che
accompagnano gli eventi. Quindi gli eventi o meglio le catene di eventi hanno
rapporti complessi con gli accadimenti di interesse psicopatologico e
psichiatrico.
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Ma come è possibile fare diagnosi in età evolutiva? Quali sono i sistemi di
classificazione?
11
Sintomi: manifestazioni soggettive, avvertite e vissute direttamente dalla
persona interessata.
Gli studi di attendibilità diagnostica del DSM III hanno invece dimostrato un
notevole miglioramento dell'attendibilità rispetto ai sistemi precedenti. Tuttavia
anch'esso presentava dei limiti: molti disturbi di personalità, pur essendo
clinicamente rilevanti, non soddisfano i criteri del DSM, per cui ci si trova di
fronte al fenomeno della falsa negatività: le maglie del sistema diagnostico sono
troppo larghe.
È in tale ambito che l'ICF si pone come classificatore della salute, anziché
della malattia, prendendo in considerazione gli aspetti sociali della disabilità: se
ad esempio una persona ha difficoltà in ambito lavorativo, ha poca importanza
se la causa del suo disagio è di natura fisica, psichica o sensoriale.
Ciò che importa non è classificare il suo deficit, ma intervenire sul contesto
sociale costruendo reti di servizi significativi che riducano la disabilità. In
questo senso il DSM funziona nella direzione opposta, nel senso che rimane
"fermo" a spiegare la malattia mentale considerandola come un'esperienza di
14
pochi, che si manifesta attraverso determinati sintomi, lasciando da parte il
contesto entro cui la malattia prende piede. In altri termini, mentre l'ICF
considera la persona all'interno del "sistema" che, allo stesso tempo, gioca da
facilitatore per l'inserimento sociale oppure pone ostacoli importanti (es.
barriere architettoniche, pregiudizi etc.), il DSM è focalizzato sull'individuo e
la sua malattia.
15
Volume 3 – Indice Alfabetico. Vi è contenuto l’indice con una introduzione ed
una maggiore quantità di istruzioni per il suo uso.
16
F84 Disturbi evolutivi globali
17
L’osservazione come metodo di ricerca
Miti Realtà
Osservare non è registrare L’osservazione richiede:
fedelmente la realtà • Tempo e distensione
• Libertà intellettuale
Osservare non è guardare. • Assenza di pregiudizi
L’osservazione si fonda sempre • Consapevolezza di sé
su un’ipotesi o quanto meno su • Capacità di non coinvolgersi
una curiosità • Capacità di sospendere il giudizio
L’osservazione è esposta al
Osservare non è interpretare.
rischio della soggettività
L’osservazione rappresenta un
momento intermedio tra la E’ impossibile stabilire dei
percezione del fenomeno e la confini netti tra “chi osserva” e
sua interpretazione “chi viene osservato”
51
18
Di seguito verranno elencati alcuni tra i disturbi mentali più comuni
relativi all’infanzia e all’adolescenza in riferimento al DSM-5:
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I DISTURBI DELL’UMORE:
Distinguiamo tra:
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Il Disturbo depressivo persistente (Distimia) è un forma di depressione meno
grave. Nel DSM-5, i criteri per bambini e adolescenti sottolineano che deve
essere presente un umore depresso o irritabile per almeno un anno, durante il
quale il bambino o l’adolescente presenta due o più dei seguenti sintomi: scarso
appetito o iperfagia; insonnia o ipersonnia; scarsa energia o astenia; bassa
autostima; difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni; sentimenti di
disperazione. Nei soggetti in eta’ evolutiva la sintomatologia si presenta
secondo modalità peculiari e differenti rispetto all’eta’ adulta: ad esempio
l’anedonia nei bambini può manifestarsi nella diminuzione dell’attività di
gioco; la difficolta’ nella concentrazione concentrarsi può rendersi evidente in
un calo del rendimento scolastico. L’irritabilità e’ rilevante quando il bambino,
inizia ad avere maggiori conflitti con i pari oppure presenta comportamenti
oppositivi.
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Pica: La caratteristica fondamentale di tale disturbo è la persistenza ad ingerire
una o più sostanze non commestibili per un periodo di almeno un mese; tali
sostanze tendono a variare e comprendono spesso carta, sapone, stoffa, capelli,
lana, talco in polvere, cenere, gomma ecc. È importante che il comportamento
di ingestione non faccia parte di una pratica culturale o sociale. I fattori di
rischio tipici della pica sono l’abbandono, la mancanza di controllo e il ritardo
dello sviluppo. In alcune popolazioni mangiare la terra o altre sostanze ha un
valore spirituale, medico o sociale ma tali comportamenti non giustificano una
diagnosi di pica. Essa si riscontra sia nei maschi che nelle femmine; in
quest’ultime si può presentare durante la gravidanza o nel post partum. La pica,
infine, si presenta spesso insieme ad altri disturbi come quello dello spettro
autistico, la disabilità intellettiva e, in misura minore, ma pur sempre presente,
nella schizofrenia e nel disturbo ossessivo-compulsivo.
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della qualità del cibo o un’estrema sensibilità ad aspetto, colore, odore,
consistenza, temperatura o gusto. Tale comportamento viene definito
alimentazione restrittiva, cioè un rifiuto cronico del cibo. L’alimentazione
restrittiva si sviluppa comunemente nell’infanzia e può persistere in età adulta. I
fattori di rischio possono essere sia temperamentali, cioè associati a disturbi
d’ansia, disturbo dello spettro autistico, ossessivo-compulsivo o deficit di
attenzione/iperattività. Contribuiscono anche i fattori ambientali come l’ansia
familiare o fattori genetici associati ad una storia di condizioni gastrointestinali,
vomito e altri problemi medici come il reflusso gastroesofageo. Anche tale
disturbo non deve essere associato ad una condizione medica e l’evitamento
può insorgere a qualunque età. I disturbi in comorbidità spesso sono i disturbi
d’ansia, l’ossessivo-compulsivo e i vari disturbi del neurosviluppo .
Binge eating: Tipici di tale disturbo sono i ricorrenti episodi di abbuffata che
devono verificarsi almeno una volta alla settimana per tre mesi. L’episodio di
abbuffata è caratterizzato dal mangiare, in un determinato periodo di tempo, una
quantità di cibo maggiore di quella che mangerebbe un altro individuo nello
stesso tempo e, inoltre, vi è la sensazione di perdere il controllo durante
l’episodio. È tipico mangiare più rapidamente del normale, mangiare fino a
sentirsi sgradevolmente pieni, mangiare quantità di cibo esagerate anche se non
si ha fame, mangiare da soli a causa dell’imbarazzo e sentirsi disgustati verso sé
stessi. Gli individui con tale disturbo si vergognano dei loro problemi cercando,
infatti, di nascondere i loro sintomi; proprio per questo l’antecedente più
comune all’abbuffata è l’emozione negativa.
NEI MASCHI: c’è una strategia con cui sostituiscono la relazione con la madre
con un’identificazione con la madre. Sembra che nella maggior parte dei casi
tentino di gestire così l’ansia di separazione. Una volta che il bambino ha
sperimentato questa soluzione, l’autonomia crescente che gliene deriva funge
da rinforzo. La fantasia di appartenere al sesso opposto può essere riparatoria,
ma la rigidità e la pervasività delle preoccupazioni sono il prezzo da pagare a
livello intrapsichico.
DISFORIA DI GENERE
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B. Sicuro: usano con successo la loro base sicura. Riguarda, fortunatamente la
maggioranza della popolazione normale, il 60-65%. Esplorano liberamente
ed interamente l’ambiente, con segnali d’angoscia alla separazione che,
però, riescono facilmente ad esser riparati. Alla riunione cercano
attivamente il genitore che riesce attivamente a consolarli, permettendogli
di tornare a giocare. Il MOI è costruito attorno ad una figura sensibile e
affidabile.
Nei bambini è più complicato stabilire la percezione avuta, date le loro ridotte
capacità verbali. Prima dei 48 mesi, evento traumatico può essere l’aggressione
di un animale, la scomparsa di uno dei genitori e, nei casi più gravi l’abuso. Il
quadro clinico del PTSD deve tener conto del temperamento del bambino, del
contesto, dell’interazione con i genitori e della capacità dei genitori di fornire le
giuste risposte ai bisogni del bambino. I sintomi diagnosticati dalla
Classificazione diagnostica 0-3 sono:
1. Il ripresentarsi cronico dell’evento traumatico, che può avvenire attraverso
gli incubi o nel gioco;
2. L’appiattimento degli affetti, causa di ritiro emotivo ma anche di distorsione
se non, addirittura, del blocco dello sviluppo fisico e la momentanea perdita di
abilità già acquisite;
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4. Sintomi aggressivi paure da ansia di separazione, paura di rimanere solo e,
nei casi di abuso, comportamenti sessuali non adatti alla sua età.
L’abuso è spesso alla base del PTSD. Anche la trascuratezza è un abuso e può
esser fisica educativa ed emozionale. L’abuso intrafamiliare può esser fisico,
sotto forma di minaccia di aggressione o di vera aggressione fisica, è sessuale,
quando implica la sfera genitale, con i toccamenti, e immerge il bambino in una
dimensione che non è ancora capace di elaborare. La crescita, lo sviluppo del
bambino in un contesto familiare del genere gli fa sperimentare un distorto
senso del Sé, negativo, inefficace, in cui saranno ovviamente preponderanti
sentimenti di rabbia e ostilità.
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4) RITARDO MENTALE GRADO MEDIO: vi è un incidenza del 10%, il
Q.I. è tra 35/40 – 50/55, presentano un età mentale tra i 5-7 anni.
CARATTERISTICHE: discrete capacità comunicative, con supervisione
provvedono alla cura della propria persona e lavori semplici, relativa
autonomia nei luoghi familiari un discreto adattamento alla vita di
comunità. Le competenze scolastiche corrispondono ai bambini di seconda
elementare . Abbiamo 3 ambiti di riferimento: 1 Ambito concettuale:
ritardo marcato nello sviluppo concettuale e linguistico fin dai primi sei
anni di vita. 2 Ambito sociale: difficoltà nella comunicazione a causa di un
linguaggio povero. 3 Ambito pratico: supporto per la cura dei bisogni
personali (mangiare, bere, igiene personale)
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7)Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) sono caratterizzati dalla
persistente difficoltà di apprendimento delle abilità scolastiche chiave per
almeno 6 mesi tra lettura delle parole lenta o imprecisa e faticosa, difficoltà
nella comprensione del significato di ciò che viene letto, difficoltà nello
spelling, difficoltà con l’espressione scritta, difficoltà nel padroneggiare il
concetto di numero, i dati numerici o il calcolo, difficoltà nel ragionamento
matematico. Negli adulti, una difficoltà persistente si riferisce a difficoltà
continuative nel leggere e nello scrivere o nelle abilità di calcolo. Le abilità
scolastiche sono al di sotto di quelle attese per età e causano interferenza con il
rendimento scolastico o lavorativo. Le difficoltà di apprendimento iniziano
durante gli anni scolastici e non solo influenzano le abilità scolastiche, ma
possono anche ostacolare l’apprendimento di altre materie; questi problemi
sono attribuiti alle difficoltà di apprendimento delle abilità scolastiche
sottostanti. I disturbi specifici di apprendimento (DSA) si distinguono in:
Dislessia. Compromissione della lettura, in particolare nell’accuratezza nella
lettura delle parole, nella velocità o fluenza della lettura e comprensione del
testo; Disgrafia. Compromissione dell’espressione scritta, dell’accuratezza nello
spelling e nella grammatica e nella punteggiatura; Discalculia. Compromissione
del calcolo: concetto di numero, memorizzazione di fatti aritmetici, calcolo
accurato o fluente e ragionamento matematico corretto.
1) lettura = DISLESSIA,
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- Sostituzioni di lettere simili graficamente o che si pronunciano in maniera simile (punto
o modo di articolazione ma diverse come sonorità) per cui nel primo caso d-b, p-q, m-n,
t-f, a-e mentre nel secondo b-p, t-d, f-v, s-z ecc.
FAMIGLIA= FA IA
LUNGHE= LU E
- Scambio di grafemi (B-A-C) visivamente simili e/o i cui suoni sono fonologicamente
simili : es. (m-n / b-d) bado per dado; (p-b / f-v / k-g...) brina per prima,
- Omissione e aggiunta di lettere o sillabe: es. taolo per tavolo; tavolovo per tavolo
- Grafema inesatto: es. agi ACHI ahi per aghi; pese per pesce; puniale per pugnale
- Separazioni illegali: es. in sieme per insieme, l’avato per lavato, perlo per per lo;
- Fusioni illegali: es. nonevero per non è vero, lacqua per l’acqua, ilcane per il cane;
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- Scambio grafema omofono: es. squola per scuola, qucina per cucina
- Omissione o aggiunta di “h”: es. ha casa per a casa, lui non a per lui non ha, l’hanno
scorso per l’anno scorso
- Tratto grafico illeggibile o poco leggibile con difficoltà soprattutto con il corsivo
- Fluenza o rapidità di scrittura notevolmente ridotta
- Analisi qualitativa del segno grafico (lettere spezzate, orientamento, prensione, postura,
pressione, affaticabilità, organizzazione spazio foglio, fluidità ecc…)
- Deformazione o perdita dei tratti distintivi delle lettere;
- Passaggio illecito da un codice di scrittura all’altro con alternanze di maiuscolo,
minuscolo, script, corsivo;
- Lettere di dimensioni irregolari;
- Fluttuazioni delle lettere sopra o sotto il rigo base
- Possono essere riscontrate anche difficoltà prassiche e/o visuo-motorie e/o visuospaziali;
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- Difficoltà di conteggio
- Errori lessicali: sostituisco una cifra con un’altra (da codice verbale ad arabico = scrittura
sotto dettatura es. 32 invece che 35) (da c. arabico a verbale = lettura confondo i numeri
457 per 427) 2/5———6/8——3/8
- Errori sintattici: valore posizionale delle cifre 35 = 3 decine e 5 unità (scrivo 47 per 74 o
errori nei numeri che contengono lo 0 es. sento “centotrè” scrivo 1003) (k-h-da-u)
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I sintomi per fare diagnosi di ADHD sono: Iperattività-impulsività: Il ragazzo
si agita e parla molto, gli risulta difficile stare fermo per molto tempo (ad
esempio per un pasto o mentre fa i compiti a casa). I bambini più piccoli
possono correre, saltare o provare ad arrampicarsi costantemente. L’individuo si
sente inquieto e ha problemi con l’impulsività, che si manifestano
interrompendo altre persone che parlano o giocano, afferrando i giochi di altri
bambini o parlando in tempi inadeguati. È difficile o impossibile aspettare il
proprio turno o ascoltare indicazioni e istruzioni. Un soggetto impulsivo è poi
più soggetto a piccoli e grandi infortuni. Disattenzione: è una sfida spesso
insormontabile organizzare o terminare un compito, prestare attenzione ai
dettagli, seguire istruzioni o conversazioni. Il paziente si distrae facilmente e
tende a dimenticare dettagli della routine quotidiana. Inoltre circa il 70% dei
bambini con ADHD presenta altri disturbi, tra cui: Disturbi Specifici di
Apprendimento-Dislessia (30%) !Disturbo Oppositivo Provocatorio (25%)!
Disturbo della Condotta (10%-15%)!Disturbo d’Ansia/ Depressione (15%). Si
tratta di uno dei disturbi in età evolutiva in cui è più difficile fare diagnosi
differenziale o associata.
Dal punto di vista concettuale, i Bisogni Educativi Speciali rappresentano una macro-categoria che
comprende una serie di possibili difficoltà educative. La normativa sui BES, DM 27/12/12, si
aggiunge, in parte sovrapponendosi, alla normativa già in vigore in Italia (legge 170 e legge 104)
dedicata al principio della personalizzazione dell’insegnamento, sancito dalla Legge 53/2003. La
Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni
educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” ha inaugurato un acceso
dibattito ancora in corso all’interno della Scuola. Se ad oggi il concetto di inclusione è più chiaro,
meno lo è quello dei “BES”, per l’alto numero di condizioni di difficoltà e disagio cui fa
riferimento.
La Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 (Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi
Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica) prevede che gli alunni con BES
possano essere suddivisi in tre macro-categorie:
1. Disabilità: rientrano in questo gruppo tutti gli alunni che presentano una difficoltà
certificata ai sensi della legge 104/92 (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale
e i diritti delle persone handicappate), vale a dire tutti coloro che presentano una
minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà
di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo
di svantaggio sociale o di emarginazione (ritardo mentale, disturbi generalizzati dello
sviluppo, altre gravi patologie della struttura e della funzione corporea).
2. Disturbi evolutivi specifici: questa macroarea comprende tutte quelle difficoltà che non
sono o che non possono essere certificate dalla legge 104/92. Sono compresi in questo
gruppo:
34
lettura, la scrittura o il calcolo; sono riconosciuti dalla legge 170/2010 (Nuove norme
in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico);
• i deficit delle abilità non verbali (disturbi della coordinazione motoria, disprassia,
disturbo non verbale);
• i disturbi dello spettro autistico lieve (non compreso nelle casistiche previste dalla
legge 104/92);
Nello specifico, l’individuazione degli alunni con BES nelle tre categorie precedentemente
descritte, pur restando di competenza dei docenti del consiglio di classe, può essere avallata:
• Per gli alunni con disabilità, da apposita certificazione medico-legale ai sensi della legge
104/92, che dà diritto all’alunno di usufruire di un certo numero di ore di sostegno con un
insegnante specializzato e di un Piano Educativo Individualizzato (PEI) che preveda i
percorsi e gli strumenti didattici più idonei per il raggiungimento di obiettivi personalizzati
nonché le modalità adeguate per la valutazione degli stessi;
• Per gli alunni con disturbi specifici, da documentazione clinica rilasciata da strutture
pubbliche e da motivazioni pedagogico-didattiche opportunamente verbalizzate dal team
degli insegnanti. In questa categoria è opportuno ricordare che per gli alunni con DSA la
legge 170/2010 garantisce il diritto allo studio attraverso peculiari criteri educativi e
didattici, misure dispensative, strumenti compensativi e modalità di valutazione degli
apprendimenti scolastici, che possono essere estesi anche a tutti gli alunni con BES;
• Per gli alunni con svantaggio socio-economico, linguistico e culturale, da segnalazioni sulla
base di elementi oggettivi (per esempio segnalazioni degli operatori dei servizi sociali) e/o
da motivazioni pedagogico-didattiche, anch’esse accuratamente verbalizzate
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Ianes e Cramerotti (2007) definiscono Bisogno Educativo Speciale:
“…Una qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e/o di apprendimento, che consiste in un
funzionamento problematico come risultante dall’interrelazione reciproca tra i sette ambiti della
salute secondo il modello ICF dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il funzionamento è
problematico per l'alunno, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente
dall’eziologia e necessita di educazione/didattica speciale individualizzata”. Per Bisogno
Educativo Speciale si intende quindi una qualsiasi difficoltà che può essere permanente (come nel
caso dei disturbi evolutivi specifici) oppure transitoria e che si manifesta con un funzionamento
problematico in ambito scolastico (Ianes & Macchia, 2008).
Purtroppo, le direttive ministeriali a tutela degli studenti individuati come BES non sono poi così
chiare. Sostanzialmente, troviamo 4 casi distinti:
• Alunni con disabilità, per i quali vale la legge 104/92: questi alunni sono seguiti da un
insegnante di sostegno (o da un assistente in mancanza del sostegno) e vi è l’obbligo di
redigere un PEI (Piano Educativo Individualizzato
• Alunni con DSA, per i quali vale la legge 170/2010: questi alunni, presentando la specifica
certificazione, sono tutelati tramite l’obbligo di redigere un PDP (Piano Didattico
Personalizzato)
• Alunni con disturbi evolutivi specifici: in questo caso il Consiglio d’Istituto ha facoltà di
redigere un PDP o meno; la valutazione spetta ai docenti
• Alunni con svantaggio socio-economico o culturale o linguistico: anche in questo caso il
Consiglio d’Istituto ha facoltà di redigere un PDP o meno; la valutazione spetta ai docenti
Negli ultimi due casi, non è previsto l’obbligo di legge di redigere un PDP; tuttavia, gli
insegnanti devono tutelare il percorso formativo dell’alunno ed attivare tutte le misure di
personalizzazione necessarie.
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Per quanto concerne il trattamento con gli alunni BES si hanno a disposizione diversi materiali e
proposte a partire dall’ausilio di strumenti compensativi. Gli strumenti compensativi sono mezzi
formativi e tecnici che rimpiazzano o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria. Fra i
più noti resi disponibili dalle scuole abbiamo:
• Il registratore, per riascoltare la lezione, dal momento in cui l’alunno può avere distrazioni o
difficoltà nel prendere gli appunti con cosiddetta carta e penna;
• I programmi di video scrittura che permette la correzione ortografica, cosi da produrre testi
più corretti ed evitare spiacevoli errori;
• La calcolatrice, che facilita le operazioni di calcolo e altri strumenti più classici come
tabelle, formulari, mappe concettuali, cartelloni ecc.
Le misure dispensative sono invece interventi che consentono all’alunno di non svolgere alcune
prestazioni che sono troppo difficoltose e non porterebbero ad un migliorano dell’apprendimento.
L’adozione delle misure dispensative, dovrà essere valutata sulla base dell’ incidenza del disturbo
sulle prestazioni richieste. Un aiuto ulteriore è fornito dalla multimedialità. Dove lo strumento
privilegiato è rappresentato dal computer o dal tablet. Ulteriori indicazioni da adottare sono:
• Andare incontro ai bisogni speciali dell’alunno riducendo i modi classici di fare didattica e
ponendo l’attenzione sulle nuove misure dispensative utili,
• Utilizzare il canale visivo e il canale uditivo per le spiegazioni e lo svolgimento dei compiti
sia in aula che a casa;
• Favorire la socializzazione tra pari, che siano compagni della stessa classe che dello stesso
istituto;
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Disturbo dello spettro Autistico
Il tasso mediano è di 5 casi su 10.000 con tassi riferiti che variano da 2 a 20 casi
su 10.000. Non è chiaro se i tassi più alti riferiti riflettano differenze nella
metodologia o piuttosto un’aumentata frequenza della condizione. Per
definizione, l’esordio del Disturbo Autistico si situa prima dei 3 anni di età. Il
Disturbo Autistico ha un decorso continuo. Nei bambini in età scolare e
nell’adolescenza, sono comuni recuperi di sviluppo in alcune aree (per es.,
aumentato interesse nel funzionamento sociale quando il bambino raggiunge
l’età scolare). Alcuni soggetti si deteriorano sul piano comportamentale durante
l’adolescenza, mentre altri migliorano. Le capacità di linguaggio (per es., la
presenza di eloquio comunicativo) e il livello intellettivo generale sono i fattori
che più fortemente condizionano la prognosi definitiva. Gli studi di follow-up
disponibili indicano che solo una piccola percentuale di soggetti con questo
disturbo riesce, nell’età adulta, a vivere e a lavorare in modo indipendente. In
circa un terzo dei casi, è possibile un certo grado di indipendenza parziale.
A 9 MESI: il bambino non emette suoni o non risponde ad essi, non sorride e
non emette altre espressioni facciali
Può essere presente una mancanza di reciprocità sociale o emotiva (per es., non
partecipare attivamente a semplici giochi sociali, preferire attività solitarie o
coinvolgere altri in attività solo come strumenti o aiutanti “meccanici”)
2. Nei soggetti che parlano, può esservi notevole compromissione della capacità
di iniziare o di sostenere una conversazione con altri
- Può esservi dedizione assorbente per uno o più tipi di interessi stereotipati e
ristretti che sono anomali o per intensità o per focalizzazione
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fila giocattoli sempre nello stesso numero e nello stesso modo per più e più
volte, o mimare ripetitivamente i gesti di un attore della televisione. Possono
comportarsi in modo monotonamente eguale e mostrare resistenza o malessere
per cambiamenti banali (per es., un bambino piccolo può avere una reazione
catastrofica per un piccolo cambiamento nell’ambiente, una risistemazione dei
mobili o l’uso di un nuovo set di posate).Vi è spesso un asservimento ad inutili
abitudini o rituali, oppure un’insistenza irragionevole nel seguire certe routine
(per es. prendere ogni giorno esattamente la stessa strada per recarsi a scuola).
Sindrome di Rett
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Il decorso della malattia, intesa come sindrome di Rett “classica”- avviene
attraverso quattro stadi, variano a seconda delle pazienti:
- Stagnazione precoce: può iniziare tra i 6 e i 18 mesi, può durare alcuni mesi
e si caratterizza per un rallentamento ed una “stagnazione” dello sviluppo
psicomotorio che, fino a quel momento, si è presentato come normale o solo
un poco più rallentato del normale. In questa fase si manifesta una crescente
mancanza di attenzione verso l’ambiente e la bambina diventa molto meno
attiva rispetto al suo solito. Si possono osservare degli strani movimenti delle
mani, sporadici e non specifici, anche se le mani riescono ancora ad essere
utilizzate in modo funzionale. Un elemento molto importante è il
rallentamento della crescita della circonferenza cranica.
- Regressione rapida: si verifica tra il primo e il terzo anno d’età e può durare
alcune settimane o mesi. È caratterizzata da un deterioramento dello sviluppo
globale, accompagnato da una vera e propria regressione, vale a dire una
perdita delle capacità acquisite. Il corso della regressione può essere
improvviso e drammatico, oppure lento e graduale.
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sviluppo si stabilizza al livello raggiunto fino a quel momento. Diminuiscono
gli aspetti di tipo autistico e la ragazza recupera il contatto emotivo con ciò
che la circonda. Le capacità grosso-motorie sono ancora pienamente
preservate e deteriorano solo lentamente e con il passare del tempo. Si
evidenzia un’atassia del tronco accompagnata da una scarsa coordinazione
muscolare. Sono frequenti gli attacchi epilettici.
Sindrome di Asperger
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- Non vi è un ritardo nello sviluppo del linguaggio (cambia solo la pragmatica)
Sviluppo normale nei primi 2 anni, prima dei 10 anni perdita significativa di
prestazioni già acquisite con anomalie nelle seguenti aree: Interazione sociale,
Comunicazione /linguaggio, Abilità motorie e interessi. Il Disturbo
Disintegrativo dell’infanzia comporta una regressione significativa, con la
perdita del livello di sviluppo raggiunto precedentemente, delle prestazioni
acquisite in almeno due delle seguenti aree:
- Linguaggio
- Abilità sociali
- Controllo sfinterico
- Abilità motorie.
- gioia e godimento nel distruggere, far dispetto o del male agli altri: male
fisico con violenze e, a volte, lesioni gratuite o provocate da atti
assolutamente irrilevanti, ma anche male morale, in quanto nell’età
dell’adolescenza questi ragazzi possono trascinare gli altri, “i buoni”, in atti e
condotte deplorevoli: come il bere eccessivamente, il fumare, il fare baldoria;
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I ragazzi più grandi che presentano disturbi della condotta, sono quelli che più
marinano la scuola, ed è anche per questo che hanno minori competenze
cognitive; sono quelli che più facilmente fuggono di casa e, a volte, trascorrono
la notte fuori casa; possono compiere vari gesti delinquenziali: furti, scippi,
estorsioni, prepotenze e atti di bullismo nei confronti dei coetanei, violenze
sessuali, imbrattamento di muri, danneggiamento dei monumenti, frodi, furti
ecc. La gravità di questi sintomi può essere molto varia, per cui il disturbo della
condotta può essere classificato come: lieve, medio o grave, in base al numero,
alla tipologia e all’intensità con i quali si presentano i comportamenti
disturbanti del bambino. Il numero di minori ai quali viene diagnosticato un
disturbo della condotta appare nettamente aumentato negli ultimi decenni.
- Disturbo oppositivo-provocatorio
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- Attribuzione ad altri di propri errori e comportamenti sbagliati.
- Utilizzo di armi (bastoni, coltelli, bottiglie rotte, ...) che possono creare seri danni
ad altre persone
- Furto di oggetti di valore evitando il confronto con la vittima (furto nei magazzini,
furto con scasso,...)
- Fuga da casa dei genitori per almeno due volte o una ma per più di una notte
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Disturbo Oppositivo-Provocatorio: Si verifica abitualmente in bambini che hanno
un comportamento marcatamente provocatorio e disobbediente che non include atti di
delinquenza o manifestazioni aggressive o antisociali più estreme. Durata di almeno
sei mesi Sintomi:
Cosa si può fare con le persone che hanno un disturbo del comportamento?
L’ADULTO ha necessità di un educatore per insegnarli il dovere etico. L’adulto che si
avvicina ad un bambino nei diversi ambiti della quotidianità va considerato e si deve
considerare primariamente un educatore. L’adulto rappresenta il mediatore tra il
bambino/ragazzo e la realtà circostante: sono i modelli a cui guardare per inserirsi nel
mondo. Consapevolezza ed attenzione al ruolo educativo. Ruolo attivo (presenza,
azione positiva, continuità). Favorire l’inserimento dei ragazzi nei vari contesti.
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Aiutare a mediare i conflitti. Confrontarsi con i limiti ed Essere vicini nei momenti di
crisi. Rafforzare l’autostima ed incoraggiare il percorso di autonomia
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