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Nel 1924 prova per la prima volta a scrivere un vero romanzo per un concorso letterario per romanzi inediti, il vincitore
avrebbe potuto pubblicare un romanzo con la Mondadori, casa editrice molto vicina al fascismo. Il suo progetto
‘Racconto italiano dell’ignoto del Novecento’ oggi lo chiamiamo ‘Quaderno di studi’, ma non concluderà questo romanzo,
che verrà pubblicato postumo nel 1983. In questi frammenti Gadda parla della continuità della vita rappresentata dalla
natura e dalla gioventù. Il protagonista è un giovane fascista: possiede tratti ideologici e psicologici del giovane Gadda,
non simpatizzante verso i socialisti ma che critica profondamente la borghesia del tempo, ha un rapporto con il fascismo
non lineare, inizialmente simpatizza ed idealizza le camicie nere (In 'Eros e Priapo presenta una polemica contro il
Duce). Questo suo primo abbozzo di romanzo presenta la nascita del pluristilismo gaddiano: quell'alternanza di registri
che darà poi tono alla sua prosa futura. A questo pluristilismo si contrappone il desiderio (mai realizzato) di Gadda di
scrivere un grande romanzo tradizionale.
Nel 1928 scrive un corposo saggio di filosofia ‘Meditazione Milanese’, una meditazione sulle forme base della
conoscenza gnoseologia prima, questo libro resta inedito e verrà pubblicato solo dopo la sua morte, questa parte di
filosofo verrà abbandonata ma rimarrà importante per definire le sue caratteristiche da scrittore. In questo saggio
riprende Spinoza e Leibniz di cui era appassionato, vuole risalire dai fenomeni alle cause.
Nel 1929 scrive un romanzo intitolato ‘la meccanica’, un tentativo inedito di romanzo abbastanza elaborato che sarà
pubblicato dopo la sua morte, nasce come rappresentazione satirica dell'ambiente milanese, a livello familiare e socio-
politico, rispetto a 'Giornale di guerra' c'è uno sforzo documentario, nella tradizione naturalista.
Nel 1931 grazie a uno dei suoi compagni di prigionia, fa parte di una rivista ‘Solaria’, sulla quale Gadda pubblicherà il suo
primo racconto a 33 anni (esordio molto tardivo): 'La Madonna dei filosofi', alcuni capitoli sono una ripresa dei suoi vecchi
scritti, questa costruzione evoca discontinuità, questa frammentazione investe anche il linguaggio dove è presente un
vortice di espressioni orali e dialettali, tecnicismi etc. La terza sezione del romanzo: 'studi imperfetti' presenta il trauma
della morte del fratello con il timore di non essere adatto alla vita. Come altri romanzi gaddiani, è presente l'elemento
dell'omicidio, tema di cui Gadda si interesserà spesso (topiche moderne).
Esce nel 1934 ‘Il castello di Udine', per le edizioni di Solaria e l'Italia letteraria e gli garantisce una certa notorietà poiché
gli viene conferito il Premio Bagutta, un riconoscimento che gli assicura una fama a livello nazionale. La novità dell'opera
sono le annotazioni Gadda fa, con lo pseudonimo di Feo Averrois (citazione alla Divina Commedia), note di carattere
formale e linguistico per chiarire il suo lessico ma ci sono anche note che ampliano o contraddicono il testo. Il tono
generale è umoristico e critico, questa tendenza metaletteraria è confermata dal pezzo inaugurale 'tendo al mio fine',
espressione lirica della propria amarezza, che diventa un tratto caratteristico della scrittura gaddiana: la vita è deformata
dal male oscuro e la letteratura deve portarla alla luce. In questo romanzo è importante la ripresa della guerra legata
anche alla morte del fratello Enrico.
Tra il ’32 e il ’36 scrive due racconti importanti, ‘gli incendi di Keplero’ e ‘San Giorgio in casa brocchi’, racconti di uno
scrittore che tende al grottesco ma ormai esperto, ha momenti lirici sempre molto rarefatto stilisticamente ma c’è questo
passaggio da risata grottesca a poetica, appaiono molto in sintonia con 'L'Adalgisa'.
per riassumere:
In Gadda sussistono vari approcci letterari: La rappresentazione mimetica del mondo, Gadda
si autodefinisce “l’infimo Zolluzzo di Lombardia” citando il celebre naturalista francese. La
vena scolastica: Gadda, al contrario della maggior parte degli autori e dei letterati a lui
precedenti e contemporanei, non ha una formazione classico-filologica, ma tecnico-scientifica.
Non studia lettere e non si forma sui grandi maestri classici, è un discreto lettore ma non
passa le giornate in biblioteca, frequenta i circoli letterari ma in qualche modo non riesce ad
integrarvisi perfettamente. Il suo approccio alla letteratura è, per la maggior parte della vita,
semi-amatoriale, relegata a passione e subordinata al dovere della professione di ingegnere.
Per quale motivo Gadda è uno dei meno letto tra i grandi autori italiani? La sua scrittura non è
mai piatta, per alcuni è fin troppo cesellata ed elaborata a livello del lessico ma soprattutto al
livello della sintassi. Oggi i lettori chiedono ai testi di essere semplici e chiari: se non lo sono
allora non sono belli. La produzione letteraria contemporanea si adatta alle aspettative banali
dei lettori e deve essere in grado di fare concorrenza alle altre forme di intrattenimento.
Noi studiamo letteratura per trovare in essa qualcosa di diverso, non ciò che ci aspettiamo,
non ciò che si adatta ai nostri bisogni. Il mondo della borghesia di Gadda non ha nulla a che
fare con noi. Gadda ce lo riporta attraverso una lente che lo distoglie ma di fatto quella
borghesia autoritaria, moralistica, patriottica e religiosa esisteva davvero. È interessante
andare a scoprire la storia tramite la fonte offertaci dalle opere letterarie, tanto che anche gli
storici ne usufruiscono
Nel 1958 Garzanti pubblica ‘Quer pasticciaccio brutto de via Merulana’, scritto a puntate, è un poliziesco. Romanzo quasi
verghiano presenta una voce che emerge dalla Roma popolare e dialettale dove la vicenda si svolge. Sono presenti
molte divagazioni satiriche e storiche sulla nuova Italia fascista e su Mussolini.
Nel 1955/1963 Einaudi lavora per pubblicare ‘La cognizione del dolore’. I romanzi di questo periodo sono romanzi molto
difficili da leggere e interpretare. Gadda è uno scrittore in ritardo, con uno stile considerato terminato (Proust, Joyce), la
storia del romanzo italiano è una storia di ritardi, come anche Manzoni.
Il narratore di Gadda sa tutto ed è molto vicino a Gonzalo. Tutte le voci dicono che Gonzalo è affetto da tutti i peccati
capitali, è pigro, violento con la madre, avaro e vorace. Il narratore dall’alto ci spiega chi è Gonzalo, ne pennella alcuni
aspetti: ‘c’era un lui il problema del male’, il male è contenuto dentro Gonzalo. Gadda lascia delle descrizioni delle
persone molto veloci e non nel dettaglio. Gioco del narratore: non si sa quando parla il narratore o quando parla il
dottore, racconto ambientato in un unico giorno (prima parte almeno) cioè il 28 agosto, ultimo tratto prima parte
Non c'è sviluppo, questo racconto viene troncato, questa visione del racconto è quello
fiabesco. Gadda descrive sempre un corpo a pezzi, apparentemente disordinata, ma c'è
sempre un ordine: quello di spezzettare tutto nel dettaglio senza più ricomporlo. Senza questi
intervalli descrittivi non ci sarebbe un racconto, è uno degli elementi tipici della scrittura
gaddiana. Gadda è uno scrittore satirico, ironico però la sua scrittura è fatta in due modi
diversi: da una parte c'è l'esercizio radiografico che è un metodo scientifico, arriva fino
all'atomo→ separa le cose e il phatos si interrompe sempre perchè è un sentimento e nel
mondo di Gadda non sono presenti sentimenti se non l'odio. L'altro modo è quello
giudicante→ ci comunica un'idea in maniera indiretta, con un modo satirico, ad esempio
l'Adalgisa non ha conoscenza propria, agisce. Questi due metodi vanno bene insieme perchè
si completano.
Il narratore è dentro al mondo narrato e riferisce cose sapute da donne della borghesia su
Carlo, è una sorta di narratore della cronaca, introducendosi sempre con “io”→Non ha un
nome, una posizione, non è veramente un personaggio del racconto però è all'interno.
La storia di Carlo e l'Adalgisa interrope quella di Elsa e Bruno squilibrando il progetto originale de 'un fulmine sul 220',
quando tornerà su questi suoi appunti conserverà solo le parti che riteneva migliori separandoli come autonomi disegni
milanesi ma conservando i rimandi che la legavano insieme. Fra i 5 frammenti originari Gadda ne aggiunge altri 5 che
mantengono l'andatura delle parti originali:
2. 'Quando Girolamo ha smesso...'→ presenta una nota di cinque pagine dedicata all'epopea napoleonica.
3. 'Claudio disimpara a vivere'→ racconto che presenta un quadro della borghesia milanese, con l'ingegnere che ha
fatto crollare un ponte e il ragazzo Claudio Valeri che lo crittica e gode dell'amore di Doralice.
4. 'Quattro figlie ebbe e ciascuna regina'→ rimanendo sullo stile del racconto precedente, questa è una prosa quasi
dantesca che presenta la casa e la vita di un'altra famiglia milanese, un nobile con quattro figlie, e infine un figlio
maschio.
5. 'Strane dicerie contristano i Bertoloni'→ pezzo estratto dal primo capitolo della 'cognizione del dolore' e ripete la
satira della borghesia milanese.
7. 'Navi approdano al parapagal'→ proviene dalla seconda parte della Cognizione ed esibisce un particolare fervore
apocalittico sul motivo del tempo distruttore e della vita degli altri.
8. 'un concerto di 120 professori'→Perché professori? Un tempo si diceva “professori di orchestra” per indicare i
musicisti. Come elemento di continuità abbiamo la mescidazione, il mescolare un linguaggio molto colto e poi
contadino. L’uso dell’antifrasi, una figura retorica che produce l’effetto del contrario (dire oggi “che bella giornata!”,
ma invece piove). La satira è un discorso che usa il comico o addirittura una certa crudele tendenza alla derisione
per suscitare un’idea morale, questo racconto è un racconto satirico (più degli altri). Ci sono battute in milanese, le
battute in dialetto soprattutto sono quelle più naturalistiche. Gianmaria pensa che non sia giusto che Elsa vada al
concerto accompagnata da un altro uomo, ma si convince che vada bene perché si tratta di un parente nonché
coetaneo, ma anche perché ormai è diventato ingegnere. Elsa è un po’ eccitata all’idea di andare senza il marito e di
essere libera la domenica pomeriggio, di avere il diritto di uscire da sola. Ricorda un po’ Madame Bovary, non ha la
stessa ambizione, ma cerca di uscire dalla reclusione in cui vive ed è insoddisfatta dalla sua vita. Inizia dunque una
digressione. In teoria ogni racconto dovrebbe essere autonomo, formalmente infatti si tratta di una raccolta di
racconti. Questa digressione parla di Gianmaria che ha passato una brutta giornata dovuti agli acciacchi della
vecchiaia. Entra in scena Valerio Bruno e ci sono delle descrizioni abbastanza dettagliate. Alla fine arriva da
Gianmaria (che qui viene definito “nobile”, ma chiaramente non lo è). Bruno è stato da poco assunto nella fabbrica di
cioccolato di Gianmaria, è stato assunto come fattorino. Questo furgoncino ha avuto un incidente e quindi l’uomo
rimprovera il più giovane. Bruno si giustifica dicendo che un autista gli è arrivato in contro (qui troviamo un termine in
milanese “strasciacanton” = stracciacantone, marciapiede epiteto per autisti sbadati, la spiegazione è nelle note).
Essendo Valerio un popolano, si lascia scappare del dialetto, ma anche il borghese lo fa senza problemi, per
esempio quando si arrabbia perché il ragazzo ha rovesciato per strada il cioccolato. Il narratore interviene con un
lessico molto preciso. Si descrive dunque in maniera tipicamente gaddiana (un po’ scomposta, un po’ cubista, un po’
difficile e si conclude sempre con un commento ironico) il furgoncino a triciclo (logo, tinta, danni dovuti all’incidente,
ecc). Tutto questo sembra essere superfluo e casuale, ma in realtà non lo è, Gadda ci sta introducendo e spiegando
personaggi e ambiente. Gadda non è interessato a tutto ciò che ha a che fare con i concerti, per questo usa questa
occasione per criticare un comportamento mondano della società dell’epoca (si andava al concerto perché fa figo).
Si racconta tutto il “pigia-pigia” per riuscire ad entrare prima degli altri e prendersi i posti migliori dentro al teatro.
Tutto sarebbe da immaginare come qualcosa di buffo e velocizzato, in cui tutti si muovono in fretta e si spingono per
arrivare all’interno il prima possibile. C’è una lunga e ironica enumerazione di nomi dei “clan”, fatti da “sottoclan” della
borghesia dell’epoca (ritornano spesso nell’Adalgisa e ci sono dei giochi di allitterazione e rima interna per rendere la
cosa più divertente).Gadda inserisce lunghe pagine di descrizione dell’arrivo, masse di gente che parlano e fanno
rumore, le descrive con disprezzo (vengono paragonati a degli uccelli che fanno “cicip e ciciap”). Gadda usa forme
difficili e poi inserisce la nota perché vuole che ci sia una sorta schizofrenia, un distacco tra quello che scrive e la
spiegazione di quello che scrive. Gli uomini sono colpiti da Elsa, donna attraente, si voltano a guardarla e poi
chiedono scusa a Dio (anche se continuano a guardare). Elsa è un po’ arrabbiata per questa situazione. Anche le
donne la guardano, sia per invidia, sia perché è in giro col nipote della sua età, sia perché non esce spesso di casa.
Siamo in un periodo particolare, negli anni 30 la donna doveva essere l’angelo del focolare, la stampella del marito,
doveva stare a casa, quindi il fatto che Elsa sia accompagnata dal nipote non è visto di buon occhio. Intanto entrano
“i 120 professori” (le virgolette sono ironiche e come dice il testo, in giro a Milano c’erano dei manifesti per
promuovere questo concerto). Gadda descrive la disposizione dei musicisti citando tutto gli strumenti (di nuovo
9. 'al parco, in una sera di maggio'→ conserva come tema principale quello della donna giovane che il tempo trascina
via senza concederle amore e maternità, contrapponendo altre due figure femminili: la vecchia Eleonora Vigoni e
l'Adalgisa. Elsa va al parco e ha un appuntamento con la cognata. Prima dell’incontro c’è l’apparizione: c’è la
descrizione di un cavallo, un cocchiere e infine la donna. Leggendo notiamo una tendenza di Gadda: prevale
l’astratto sul concreto (scrive “attacco padronale”, ma intende la carrozza coi cavalli). La scena può in parte ricordare
l’apparizione di Beatrice a Dante in Paradiso, che entra dietro un carro e una processione allegorica. La descrizione
è molto lenta, il primo punto di vista è quello di Elsa che passeggia nel parco. Quando si passa a descrivere il carro,
non si capisce se il punto di vista sia di Elsa o del narratore (i due coesistono, convivono, come l’olio nell’aceto). Un
solo nome poteva legarsi a tanta nobiltà, ovvero donna Eleonora, che poi viene descritta quasi come una regina (è
una forma di paternalismo, guarda un po’ dall’alto il popolo, rilassata e sorridente). Viene descritto anche il cocchiere,
Leopoldo. Si passa poi alla seconda parte. Siamo nell’ambiente dei manichini, la gente va lì per guardarsi e
incontrarsi. Gadda fa una digressione: donna Eleonora aveva notato che Elsa e Valerio passavano tanto tempo
insieme e vicini. Questa donna è la rappresentazione di questo ambiente in cui il pettegolezzo è d’obbligo. A lei
arriva un pensiero coatto (linguaggio tra filosofico e psicologico), che le fa sospettare si tratti di una relazione
adulterina. Dopo aver visto Elsa e Valerio e poi Valerio andarsene da solo, la donna pensa che sia davvero così, ma
si scoprirà che Elsa ha un amante, ma non è Valerio, bensì Bruno. Collegamento alla tragedia Edipidea di Ippolito.
Ovviamente le donne del popolo di cui parla Gadda non conoscono la vicenda di Edipo, ma sono pervase da un
brivido, una sorta di piacere che pervade il loro corpo nell’immaginare questa relazione adulterina. Tutti quindi
pensano che la donna se la faccia con lui e metta le corna a Gianmaria. La diceria era in realtà era un “gambero”=
una sciocchezza di poco valore e non vera. Il gambero fu trasformato in “totem”-> una sciocchezza viene convertita
in dogma (crea un sinonimo tra totem e dogma, entrambi termini del linguaggio religioso). La borghesia milanese era
chiaramente cristiana ma usa il termine totem che rimanda invece a forme di culto tribali→ la borghesia milanese ha
le stesse strutture sociali di un gruppo di selvaggi. Possiamo un po’ paragonare Gadda a Celine, per lo spasmo della
lingua, per il trascinare la lingua e renderla quasi incomprensibile alla fine. (Viene detto “minchia”, quindi Gadda
sfonda il limite del possibile nella lingua letteraria degli anni 40-50, usa lo sproloquio, caratteristica che ritroviamo
anche nella Cognizione del Dolore, in cui i camerieri non si rendono contro di essere degli stupidi). Elsa è spaventata
e inquieta per aver visto donna Eleonora, ma comunque si siede in una panchina del parco. Due bambini si
avvicinano e salutano Elsa (la chiamano zia, inizialmente pensiamo possa essere Valerio perché viene detto “ciao
zia Elsa”). Spesso Gadda usa una tecnica argomentativa, il discorso in media res. La curiosità ovviamente viene
istillata nel lettore, che si ritrova immerso in qualcosa di già iniziato. Gadda cambia qui registro, adesso è più alto e
continua a narrare commentando. I due bambini annunciano dell’arrivo della loro madre e lo fanno come quando a
scuola si risponde alla maestra, sovrapponendo le voci. Anche qui succede la stessa cosa che era successa con il
cavallo, ovvero Gadda fa arrivare L’Adalgisa con molta lentezza, dopo altri elementi, infatti qui prima ci introduce i
10. 'L'Adalgisa'→ Nell'ultimo capitolo intitolato appunto 'l'Adalgisa' si passa ad una satira anti-borghese e anti-milanese,
così la storia dell'Adalgisa e del marito Carlo diventa la storia di una famiglia tormentata ma felice. La scena finale
della vedova che raschia le muffe dalla tomba di due vecchi rappresenta parodicamente il tempo che travolge ogni
cosa e la vita che nonostante tutto continua.
L'Adalgisa ci permette di trattare temi tipicamente di Gadda che la Cognizione del dolore non ci permette di fare:
1) IL DIALETTO
Nella Cognizione è poca la presenza del dialetto, mentre nell'Adalgisa è presente. Cos'è il dialetto di Gadda? Il dialetto
per Gadda è lo strumento attraverso cui vuole rappresentare un ambiente sociale nella vera lingua che il popolo usa. 'Un
fulmine sul 220' sono presenti molte delle parti che poi verranno inserite nell'Adalgisa→ Dialetto non solo come materiale
linguistico ma anche come spunto di una classe sociale, al tempo in Lombardia il dialetto veniva parlato da diverse classi
sociali e non solo dal popolo. Con quale significato usa il dialetto?
Ambientale,a vicenda è ambientata a Milano e viene utilizzato il dialetto milanese per comunicare uno specifico
contesto storico-culturale. Manzoni, secondo Gadda, ha fatto parlare la gente comune in italiano colto. Gadda, in
questo caso, vuole dare una caratterizzazione particolare ai borghesi protagonisti del romanzo e per farlo si avvale
del dialetto.
Caratterizzazione del personaggio singolo, certi modi di dire identificano dei determinati personaggi. Tuttavia il
dialetto di Gadda non è mimetico: viene usato in modo iperbolico.
etimologico, il dialetto diventa la scusa per fare metadiscorso e parlare della lingua, giocando con gli strumenti che
ha a disposizione.
sinomia, Gadda si avvale del dialetto per trovare sinonimi, varianti lessicali per parlare dello stesso oggetto.
metanarrativo: a volte il dialetto invade la lingua del narratore e del paratesto. Il dialetto invade anche il titolo→
articolo davanti al nome ha un riferimento dialettale, Gadda vuole identificare già nel titolo il suo ambiente dialettale.
esplicativa tradizionale, deve spiegare certi termini o significati che possono non essere chiari al lettore. Questa
prassi è antieconomica: invece di scrivere in modo chiaro, conciso, privo di ambiguità, l’autore usa un lessico talvolta
poco chiaro che prontamente spiega nella nota.
esplicativa digressiva, la precisazione su un elemento testuale diviene un pretesto per introdurre una digressione.
Talvolta l’autore autocita se stesso e i suoi lavori.
Nabokov e Manganelli: pubblicano opere sperimentali→ il commento ad un testo fittizio diviene esso stesso un romanzo,
dotato di una propria struttura narrativa.
Gadda, per lo meno nelle prime opere, non utilizza i commenti con l’intento di creare un effetto sperimentale, e tuttavia
dà inizio ad una moda letteraria che avrà tra i propri massimi esponenti autori sperimentali.
3)LA POSIZIONE DEL NARRATORE
Posizione paradossale del narratore, è ovunque ma anche da nessuna parte. La posizione che l'autore sceglie di dare a
quell'occhio che vede e che racconta (esterna consapevole, esterno che si focalizza solo su un personaggio, narratore
interno che è anche il protagonista del racconto, narratore interno che non è il protagonista), in questo romanzo il
narratore è interno e non appare in nessun momento, è onniscente. Il narratore interpreta, spiega i motivi di alcune azioni
e dichiara molto rapidamente di essere uno dei personaggi di quel mondo lì di cui non sappiamo l'identità. Similitudine
con Proust nella 'Recherche' dove il suo narratore non ha mai un nome e in due punti (V e VI volume) c'è un tentativo di
differenza tra narratore e protagonista. Ne 'L’Adalgisa' il narratore, che non si presenta mai, dichiara di aver ricevuto
informazioni sulla vicenda da alcuni personaggi dell’opera conosciuti personalmente. Pur essendo, in qualche modo,
interno alla vicenda, il narratore sembra essere onnisciente. Egli fa parte del mondo letterario ma al contempo palesa la
sua alterità, che gli rende possibile narrare, esaminare e giudicare la vicenda.
4)L'AMBIENTE SOCIALE
Partendo dal personaggio di Carlo, Gadda parla di un mondo perso ai suoi occhi (la Milano positivista) ma che ha
conosciuto e gli piaceva. Questa nota è una sorta di lunga pagina di appunti. E' un altro tipo di nota che non è proprio
narrativa ma apre una digressione enorme.→Carlo ha delle radici dell'epoca positivistica, essendo un entomologo, la sua
passione ha radici e sviluppo in questa epoca. C'è l'inizio di questo elenco di istituzioni, circostanze, personaggi del
positivismo milanese. Gadda è forte nella sua formazione culturale positivista.
La apre per spiegare la citazione del poeta latino Orazio ma poi parlerà di Napoleone e della moglie. Secondo le fonti,
dice, Napoleone non si curava. Non è chiarissimo perché odiasse Napoleone (anche perché sosteneva invece il
fascismo e inizialmente anche il duce, magari in questo momento era iniziata questa antipatia per Mussolini). È una
generale antipatia per l’uomo vincitore (anche con le donne). A un certo punto viene introdotta la moglie Josephine con
una vena di malizia, cattiveria. Dice poi che Napoleone era riuscito a fare carriera grazie alla rete di contatti della moglie.
Altra ragione dell’odio di Gadda per Napoleone è il periodo di dominio francese su Milano. La nota dura 6/7 pagine. Ad
un certo punto ci chiediamo a cosa serva: essenzialmente non serve a nulla, non è una nota esplicativa. Quale è il
movimento? Apparentemente digressivo ma dotato di una logica. Lui sta descrivendo Napoleone, poi Josephine→per
colpa di Josephine Napoleone ha fatto carriera, diventando imperatore, descrivendo anche il momento in cui si è
incoronato da solo (mossa contro il papa). Per gli uomini di cultura fino agli anni 60 era una figura mitica, è stato una
grande svolta storica. Lui parte da descrivere napoleone fisicamente per poi descrivere la sua storia. Gadda passa a
descrivere Josephine, è una descrizione molto breve. Donna di begli occhi, scuri e fondi, era un po' grassoccia, supplici
nella dolcezza del viso, portamento signoresco, elegante. Evidentemente le sta simpatica a differenza di Napoleone, c'è
'Le petit perception'. Il narratore del romanzo usa un lemma francese che non è di immediata comprensione. Il
commentatore ci spiega cos’ha fatto il narratore e cita una teoria di Leibniz. Deforma la teoria di Leibniz. Qual’è il motivo
per cui il popolano risulta attraente al borghese? Per la sua vicinanza alla natura. Il borghese è l’essere più evoluto ed è
attratto dal popolo incarnazione della natura. È un passaggio da saggista/filosofo. Il romanzo deve attraversare tutte le
forme letterarie, i registri linguistici, le forme di sapere…Gadda non è l’unico a pensarla così, è il pensiero dei cosiddetti
“modernisti”
Si parla di Gaetano Negri (Sindaco di Milano). Mima un’enciclopedia popolare nel parlare di Gaetano. La morte è la parte
che più ci interessa. Cita Orazio, poeta molto amato.