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The Notebook
Copyright 1996 by Nicholas Sparks
This edition published by arrangement
with Warner Books, Inc., New York, New York USA
All rights reserved
Miracoli
Fantasmi
Riunione
Telefonate
Acqua di fiume
Cigni e temporali
Tribunali
Il bivio
Miracoli.
Riunione.
Telefonate.
Acqua di fiume.
Cigni e temporali.
Tribunali.
Il bivio.
Guidare con gli occhi velati dalle lacrime non era facile, ma Allie
proseguì con la speranza che l'istinto la riportasse all'albergo.
Teneva il finestrino abbassato affinché l'aria fresca l'aiutasse a
chiarire le idee, ma non servì a nulla poiché nulla poteva aiutarla.
Era stanca, forse non avrebbe avuto l'energia necessaria per parlare
con Lon. E comunque, che cosa doveva dirgli? Non riusciva a
immaginarlo e si augurava che le venisse qualche idea all'ultimo,
prima di incontrarlo.
Era indispensabile.
Quando imboccò il ponte che portava a Front Street aveva recuperato
un po' di controllo. Non molto, ma forse quanto bastava per
affrontare Lon. Almeno lo sperava.
Il traffico era leggero e Allie cercò di distrarsi osservando le
persone a lei sconosciute che incrociava nelle strade di New Bern. A
una stazione di servizio, un meccanico aveva sollevato il cofano di
una macchina e scrutava all'interno mentre un uomo elegante,
probabilmente il proprietario dell'auto, lo osservava impaziente. Due
donne uscirono dall'emporio Hoffman-Lane spingendo dei passeggini e
chiacchierando tra loro. Un uomo snello con una borsa portadocumenti
passò rapidamente davanti alla vetrina del gioielliere Hearns.
Allie svoltò in una strada semibloccata da un camioncino di
alimentari. Il giovanotto che scaricava le casse, con il suo
portamento e con i suoi gesti, le ricordò Noah alla pesca di granchi.
Individuò l'albergo a poca distanza mentre era ferma a un semaforo
rosso. Respirò a fondo quando scattò il verde e guidò lentamente fino
al parcheggio.
Vide subito la macchina di Lon, e sebbene ci fosse uno spazio libero
proprio lì accanto, andò a fermarsi più lontano.
Girò la chiave e spense il motore. Allungò una mano e aprì il
cassetto del cruscotto. Trovò uno specchietto e una spazzola posati
su una carta topografica del North Carolina. I suoi occhi erano
ancora rossi e gonfi. Come il giorno prima, dopo la pioggia, mentre
esaminava il riflesso del proprio volto rimpianse di non avere il
necessario per il trucco a portata di mano, sebbene dubitasse di
poter rimediare a quel disastro. Cercò di spazzolarsi i capelli
all'indietro su un lato, poi sull'altro, e alla fine rinunciò.
Prese dalla borsetta l'articolo che l'aveva condotta fin lì e lo
rilesse ancora una volta. Sembrava impossibile che tante cose fossero
accadute in sole tre settimane. Ed era difficile credere che solo due
giorni prima lei fosse arrivata a New Bern. Forse una vita intera era
trascorsa dopo la sua cena con Noah.
Gli storni schiamazzavano sugli alberi vicini. Le nubi cominciavano a
diradarsi e qua e là un lembo di azzurro si stagliava tra cumuli
bianchi. Il sole non brillava ancora, ma Allie sapeva che era solo
questione di tempo. Sarebbe stata una bella giornata.
Una giornata che avrebbe voluto trascorrere con Noah, e mentre
pensava a lui rammentò le lettere che sua madre le aveva consegnato e
le ripescò dalla borsa.
Sciolse il nodo del nastrino che legava il pacchetto e fu sul punto
di aprire una busta, ma dal timbro postale si accorse che doveva
essere la prima che Noah le aveva scritto, e senza dubbio il
contenuto era molto semplice: notizie sulle sue attività, ricordi
dell'estate, forse qualche domanda. Dopo tutto, Noah allora si
aspettava una sua risposta. Scelse invece l'ultima lettera del pacco,
che era anche l'ultima inviatale da Noah. La lettera d'addio. La
interessava più di tutte le altre. Come si era espresso? E quali
parole avrebbe usato lei nelle medesime circostanze?
La busta era sottile, conteneva al massimo una o due pagine.
Qualunque cosa avesse scritto, Noah si era limitato all'essenziale.
Allie guardò il retro della busta. Non c'era nome, solo un indirizzo
nel New Jersey. Trattenne il fiato mentre scollava la busta con la
punta dell'unghia.
Quando spiegò i fogli, vide una data del marzo 1935.
Due anni e mezzo senza risposte.
Immaginò Noah seduto alla sua vecchia scrivania, intento a scrivere
con la certezza che quella fosse la fine, e le parve di vedere tracce
di lacrime sul foglio.
Ma probabilmente era solo una sua fantasia.
Cominciò a leggere alla morbida luce del sole che entrava dal
finestrino.
Mia carissima Allie,
non so più che altro dirti salvo il fatto che non ho potuto dormire
stanotte perché so che è finita tra noi. Per me è una sensazione
strana, che non avrei mai immaginato di provare, ma ripensandoci
capisco che non poteva andare altrimenti. Tu e io siamo diversi,
veniamo da mondi diversi, eppure tu mi hai insegnato che cosa
significhi amare e dedicarsi interamente a un'altra persona. Ora io
sono molto migliore di quanto fossi prima. Vorrei che tu non lo
dimenticassi mai. Non sono amareggiato per quanto è accaduto. Anzi,
mi conforta l'idea che tra noi c'è stato qualcosa di autentico, e
sono felice che ci sia stato possibile stare insieme anche se per un
così breve periodo di tempo. E se, in qualche luogo remoto e in un
futuro lontano, potremo mai rivederci, ciascuno con una sua nuova
vita, ti sorriderò con gioia e rammenterò l'estate trascorsa sotto
gli alberi, l'estate in cui abbiamo costruito il nostro amore. E
forse, per un breve attimo anche tu avrai la stessa sensazione e
mi sorriderai e rivivrai i ricordi che abbiamo in comune.
Ti amo, Allie
Noah
Allie lesse la lettera più lentamente una seconda volta, e infine una
terza prima di richiuderla nella busta. Immaginò di nuovo Noah
intento a scriverla e per un attimo fu tentata di aprire anche le
altre buste, ma capì che non poteva indugiare oltre. Lon la stava
aspettando.
Scese dall'auto con le gambe molli, respirò a fondo, e mentre
attraversava il parcheggio si rese conto che non sapeva ancora che
cosa avrebbe detto.
Trovò la risposta solo quando finalmente raggiunse la porta, l'aprì e
vide Lon davanti a sé.