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CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA INDUSTRIALE

Corso di Campi Elettromagnetici

Parte quinta
Radiazione elettromagnetica

1
Sommario
1. OBIETTIVI......................................................................................................................................................... 3
2. POTENZIALI ELETTRODINAMICI ............................................................................................................. 4
3. FUNZIONE DI GREEN PER LO SPAZIO LIBERO .................................................................................... 7
4. DIPOLO DI HERTZ ........................................................................................................................................ 11
5. CONCETTI ELEMENTARI SULLE ANTENNE ........................................................................................ 15
CARATTERISTICHE ELETTRICHE ............................................................................................................................... 17
CARATTERISTICHE RADIATIVE ................................................................................................................................. 21

2
1. OBIETTIVI
Lo scopo principale di questo capitolo è quello di introdurre gli strumenti analitici necessari per
affrontare il problema della radiazione elettromagnetica. Innanzitutto andremo quindi a definire i
potenziali elettrodinamici e la funzione di Green per lo spazio libero. Successivamente andremo ad
analizzare la radiazione elettromagentica prodotta dal dipolo infinitesimo, anche noto come dipolo
di Hertz. Infine, introdurremo alcuni concetti fondamentali sulle antenne.

3
2. POTENZIALI ELETTRODINAMICI
Finora è stata studiata la propagazione del campo elettromagnetico nello spazio libero sotto forma
di onda piana o in un sistema guidato sotto forma di linea di trasmissione. Negli studi precedenti si
è supposto che una sorgente avesse generato il campo e ci si è interessati ai soli aspetti propagativi.
Ora, invece, si affronta il problema della radiazione da parte di una sorgente assegnata.
Come visto in precedenza, le sorgenti possono essere in generale di due tipi: sorgenti elettriche e
sorgenti magnetiche. Alle prime è associato il movimento degli elettroni in un buon conduttore
mentre le seconde sono tipicamente il frutto della riduzione di un problema originario in un
problema equivalente (sorgenti equivalenti).
Al fine di studiare la radiazione elettromagnetica da sorgenti assegnate che irradiano nello spazio
libero si scrivono le equazioni di Maxwell nel dominio della frequenza considerando i termini di
sorgenti impresse:

  E(r )   j0 H(r )  J im (r )


(1)
  H(r )  j0 E(r )  J ie (r)

Si assuma ora la presenza di sole sorgenti impresse di tipo elettrico e si introduca il vettore
complesso A(r) i cui vortici sono definiti da:

H(r )    A(r ) (2)

Infatti, poiché il campo H è solenoidale (divergenza nulla), può essere espresso come il rotore di
un campo vettoriale che tradizionalmente è chiamato potenziale vettore magnetico A.
Introducendo questa espressione nella prima equazione di Maxwell si ha:
  E(r )   j0  A(r )    [ j 0 A(r )] (3)

Poichè due campi vettoriali aventi gli stessi vortici differiscono tra loro per un gradiente, si ha:
E(r )   j0 A(r )   (4)

Una volta definiti i vortici del vettore A(r), occorre definirne anche le sorgenti. A tale scopo si
riscrive la seconda equazione di Maxwell:

    A(r )  2 00 A(r )  j0  J ie (r ) (5)

Espandendo il primo membro si ha:

 A(r )   2 A(r )  2 00 A(r )  j0  J ie (r ) (6)

4
L’equazione risultante è un’equazione differenziale al secondo ordine nel vettore A(r). Al fine di
ricondurre questa equazione ad una nota, si può utilizzare la seguente posizione, detta condizione di
Lorentz:
 A(r )   j0 (7)

Utilizzando tale posizione (che definisce arbitrariamente le sorgenti del vettore A(r)) l’equazione
diventa:

 2 A(r )  2 00 A(r )  J ie (r ) (8)

Tale equazione è un’equazione di Helmholtz non omogenea nella quale compare un termine noto
di forzamento dato dalla sergente impressa elettrica.
Il campo vettoriale A(r) è detto potenziale vettore magnetico e permette di esprimere il campo
elettromagnetico prodotto dalle sorgenti impresse di tipo elettrico.
In base alle posizioni fatte, infatti, risulta:
1
E(r )   j0 A(r )   A(r )
j0 (9)
H(r )    A(r )

Ripetendo lo stesso procedimento nel caso di sole sorgenti magnetiche, si introduce il potenziale
vettore elettrico F(r) e si ottiene:
1
H(r )   j0 F(r )   F(r )
j0 (10)
E(r )    F(r )

Le stesse espressioni si possono ottenere applicando il principio di dualità.


In caso di presenza contemporanea di sorgenti impresse elettriche e magnetiche, per la linearità
del sistema, si può applicare il principio di sovrapposizione degli effetti. Il campo elettrico ed il
campo magnetico totali, pertanto, si esprimono come somma dei campi espressi in termini del
potenziale vettore magnetico (prodotti dalle sorgenti elettriche) ed in termini del potenziale vettore
elettrico (prodotti dalle sorgenti magnetiche).
L’espressione finale risultante è quindi:
1
E(r )   j0 A(r )   A(r )    F(r )
j0
(11)
1
H(r )    A(r )  j0F(r )   F(r )
j0

5
È importante notare che i potenziali vettori, detti anche potenziali elettrodinamici, permettono di
ottenere il campo elettromagnetico generato da assegnate sorgenti tramite delle semplici operazioni
di derivazione rispetto alle coordinate spaziali (rotore, gradiente, divergenza).
Il problema si sposta, dunque, sulla determinazione dei potenziali vettori una volta assegnata una
distribuzione di sorgente impressa, a partire da un’equazione del tipo (8).

6
3. FUNZIONE DI GREEN PER LO SPAZIO LIBERO
Come visto in precedenza, nel caso di sole sorgenti elettriche il potenziale vettore magnetico deve
soddisfare ad una equazione di Helmholtz non omogenea:

 2 A(r )  2 00 A(r )  J ie (r ) (12)

Assumendo di risolvere l’equazione in un sistema di riferimento cartesiano, si ricorda che le tre


equazioni scalari ottenute proiettando sui tre assi sono formalmente identiche.
Ogni componente cartesiana di A(r), quindi, deve soddisfare all’equazione:

 2 A(r )  k 2 A  Jie (r ) (13)

All’equazione si associano le relative condizioni al contorno per il vettore A(r), che derivano da
quelle del campo elettromagnetico. Se le condizioni al contorno si possono separare il problema da
vettoriale diventa scalare. Ciò non vale in generale ma nel caso dello spazio libero il problema è
scalarizzabile.
La soluzione del problema passa per l’introduzione della cosiddetta Funzione di Green per lo
spazio libero G. Tale funzione rappresenta la risposta all’impulso di sorgente impressa (risposta
impulsiva spaziale), per cui l‘equazione delle onde può essere riscritta come:

 2 G(r, r )  k 2 G(r, r )  (r  r ) (14)

Assumendo che il punto di sorgente sia nell’origine del sistema di riferimento si ha:

 2 G(r )  k 2 G(r )  (r ) (15)

Considerando la simmetria sferica della sorgente e dello spazio libero, la funzione di Green non
dipenderà dalle variabili angolari del sistema di riferimento sferico:

 2 G(r)  k 2 G(r)  (r) (16)

Scrivendo il laplaciano in coordinate sferiche si ottiene:

1 d  2 dG(r) 
 r dr   k G(r)  (r)
2
(17)
r 2 dr  

La soluzione di questa equazione non omogenea al secondo ordine si ottiene risolvendo prima
l’equazione omogenea associata in tutti i punti diversi dal punto di sorgente r = 0. La soluzione
dell’equazione omogenea:

7
1 d  2 dG(r) 
r  k 2 rG(r)  0 (18)
r dr  dr 

si ottiene considerando come incognita non la G(r) ma la funzione G(r) = rG(r). Con questa
posizione l’equazione diventa:

d 2 G(r)
 k 2 G(r)  0 (19)
2
dr

Si tratta ancora una volta di un’equazione armonica con soluzione:

G(r)  c1e jkr  c2 e jkr (20)

Di conseguenza la funzione di Green si esprime:

e  jkr e  jkr
G(r)  c1  c2 (21)
r r

Per ottenere i valori delle costanti bisogna imporre le condizioni al contorno. Poiché lo spazio
libero è infinitamente esteso, bisogna imporre le condizioni di radiazione sulla sfera di raggio
infinito:

lim  r | G(r) | 
r 
 dG(r) 
(22)
lim r   jkG(r)   0
r   dr 

Entrambe queste condizioni impongono che il termine esponenziale:

e  jkr
c2 (23)
r

non diverga. Ciò è possibile solo nel caso in cui la costante c2 sia nulla:

e  jkr
G(r)  c1 (24)
r

Per determinare la costante c1 si considera ora un piccolo volume che racchiude l’origine ove è
presente la sorgente puntiforme. Integrando l’equazione di partenza a tale volume di raggio r0 si ha:
r0  2

    G(r)  k 2 G(r)  r 2 sin dd  1


2

(25)
00 0

8
Si calcola ora il primo integrale a primo membro:
r0  2 r
1 d  dG(r)  2 2 dG(r)
0
   r 2 dr r     
2
r sin d d 4 r (26)
dr  dr 0
00 0

Il secondo integrale, nel limite di r0 piccolo diventa:


r0  2

  k G(r)r 2 sin dd  0


2
lim (27)
r0 0
00 0

In definitiva, il risultato è:

lim  4c1e  jkr0 (1  jkr0 )   1 (28)


r0 0  

Da questa espressione risulta che la costante d’integrazione vale:

1
c1  (29)
4

Ne segue che la funzione di Green per lo spazio libero ha l’espressione:

1 e  jkr
G(r)  (30)
4 r

Posizionando la sorgente in un generico punto dello spazio, la funzione di Green diventa:

1 e jk|r r|
G(r  r )  (31)
4 | r  r  |

Come detto in precedenza, la funzione di Green per lo spazio libero descrive la risposta in termini
di potenziale vettore magnetico all’impulso di sorgente elettrica. Se la sorgente non è impulsiva ma
distribuita su un certo volume, per la linearità si applica la sovrapposizione degli effetti:

A(r )   G(r  r )J e (r )dV 


impr
(32)
V

L’integrale ora indicato è esteso al volume su cui è distribuita la sorgente, ma, poiché la sorgente
è nulla al di fuori del volume che occupa, l’integrale può essere esteso anche da meno infinito a più
infinito, risultando, quindi, un integrale di convoluzione.
Esplicitando la funzione di Green si ha:

9

1 e jk 0 |r r | impr
A(r) 
4  | r  r | Je (r)dV (33)
V

La funzione di Green per lo spazio libero, pertanto, permette di calcolare il potenziale vettore
magnetico generato da una distribuzione qualsiasi di sorgente elettrica impressa. Si fa largo uso di
questa funzione per determinare il campo elettromagnetico prodotto da particolari sorgenti dette
antenne.

10
4. DIPOLO DI HERTZ
La sorgente elettrica più semplice è rappresentata dal cosiddetto Dipolo di Hertz, la cui struttura è
mostrata nella figura seguente.

Figura 1: Rappresentazione della struttura del dipolo di Hertz.

Tale sorgente è costituita da un cilindretto metallico di lunghezza molto piccola rispetto alla
lunghezza d’onda e di sezione piccola rispetto alla lunghezza. In un tale cilindro metallico,
opportunamente eccitato, gli elettroni liberi si muovono lungo l’asse del cilindro stesso e si
immagina che la distribuzione di corrente sia costante.
Ovviamente, su un cilindro finito la distribuzione di corrente non può essere costante perché deve
andare a zero ai bordi. Ad ogni modo, Hertz riuscì a realizzare una condizione molto prossima a
quella di corrente costante introducendo due condensatori sferici ai bordi del dipolo stesso. Per tale
struttura, si può assumere che la densità di corrente impressa sia un impulso matematico costante
rivolto lungo l’asse del dipolo (in questo caso l’asse z) e centrato nell’origine del sistema di
riferimento:

Jimpr
e (r )  zˆ I0 (x)(y)(z) (34)

Introducendo l’espressione della sorgente impressa nell’integrale di convoluzione che restituisce il


potenziale vettore magnetico si ha:

1 e jk0 |r r |
4 V | r  r  |
A(r )  zˆ I0 (x)(y)(z)dV 
(35)
e jk0r
A(r )  zˆ I0
4r

11
A partire dal potenziale vettore magnetico si possono ricavare il campo elettrico e magnetico
generati dal dipolo di Hertz:

1
E(r )   j0 A(r )   A(r )
j0 (36)
H(r )    A(r )

Svolgendo i calcoli in un sistema di coordinate sferiche si ottengono le seguenti componenti di


campo elettrico:

e jk0r  2 2  k 0 0
Er (r )  jI0   2 
cos 
r  jk 0r (k 0r)  4
e jk0r  1 1  k 0 0
E (r )  jI0 1  j  sin  (37)
r  jk 0r (k 0r)2  4
E (r )  0

Per quanto riguarda il campo magnetico, invece, si ottiene:

Hr (r )  0
H (r )  0 (38)
e jk0r  1  k0
H (r )  jI0 1   sin 
r  jk 0r  4 

Come si vede, il campo elettrico e magnetico del dipolo di Hertz non dipendono dalla variabile
angolare φ. Questo risultato non è sorprendente se si pensa che la struttura è sempre uguale a se
stessa prendendo qualsiasi piano φ = costante.
Inoltre, poiché la corrente è diretta secondo ẑ , è lecito attendersi che l’unica componente del
campo magnetico sia diretta secondo ̂ . Allo stesso modo, poiché le direzioni ẑ e ̂ sono
ortogonali tra loro, ci si aspetta anche che il campo elettrico generato da un moto di cariche lungo
l’asse del cilindro non abbia componente lungo ̂ .
Si osserva infine come ogni variabile che esprime una lunghezza sia moltiplicata per il numero
d’onda. Ciò rimarca il fatto che le lunghezze in elettromagnetismo vanno riferite sempre alla
lunghezza d’onda.
Utilizzando le espressioni dei campi elettrico e magnetico ora trovate si può determinare la
potenza complessa che il dipolo di Hertz trasferisce al campo elettromagnetico. A tale fine bisogna
calcolare il vettore di Poynting:

12
1
S(r )  E(r )  H* (r ) (39)
2

Una volta eseguiti i calcoli le tre componenti del vettore di Poynting risultano:

| I0 |2 2
 1  k 02 0
Sr (r )  1  j 3 
sin2 
r2  (k 0 r)  32  2

| I0 |2 2
 1 1  k 02 0
S (r )  j   3 
sin 2 (40)
r2  k 0r (k 0r)  32
2

S (r )  0

A questo punto si può calcolare la potenza totale associata al campo elettromagnetico presente
all’interno di una superficie sferica di raggio r che contiene il dipolo e centrata nell’origine del
sistema di riferimento:
 2
| I0 |2 ( k 0 )2 0  1 
P(r)    rˆ S(r )r 2 sindd  1  j  (41)
0 0
12  (k 0r)3 

Per piccole distanze elettriche dalla sorgente k 0r 1 la potenza è quasi puramente reattiva:

1 | I0 |2 ( k 0 )2 0
P(r) j (42)
(k 0r)3 12

Si noti il segno negativo che indica la presenza di potenza capacitiva, associata all’accumulo di
energia elettrica nell’intorno della sorgente (elettrica).
Per grandi distanze elettriche dalla sorgente k 0r 1 la potenza è quasi puramente reale:

| I0 |2 ( k 0 )2 0
P(r) (43)
12

Si noti che la potenza reale è costante al variare del raggio della superficie sferica che si
considera. Tale potenza è quella che fuoriesce dalla superficie sferica per radiazione.
Esiste inoltre una superficie sferica tale per cui si ha k 0r  1 . Su questa superficie la potenza
reattiva immagazzinata e quella reale irradiata sono uguali. All’interno della sfera delimitata da tale
superficie, detta sfera radiante, la potenza è prevalentemente immagazzinata mentre all’esterno è
prevalentemente irradiata.
Si vogliono dare ora le espressioni del campo elettromagnetico sostenuto dal dipolo di Hertz a
piccole distanze dalla sorgente ( k 0r 1 ):

13
(44)
k 0r 1
1 0
Er (r )  jI0 cos  Hr (r )  0
2r 3 k 0
k 0r 1
1 0 H (r )  0
E (r ) I0 sin 
4r 3 k 0
k 0r 1
1
H (r ) I0 sin 
E (r )  0 4r 2

Come si vede, il campo elettrico del dipolo di Hertz a piccole distanze dalla sorgente presenta lo
stesso andamento del campo elettrico del dipolo elettrico statico. La regione di spazio intorno al
dipolo, pertanto, è detta regione in regime quasi-stazionario dato che il campo, pur essendo
variabile nel tempo, presenta le caratteristiche di un campo statico.
Si vogliono dare ora le espressioni del campo elettromagnetico sostenuto dal dipolo di Hertz a
grande distanza dalla sorgente ( k 0r 1 ):

(45)
k0r 1
Er (r ) 0 H r (r )  0
k0r 1
e jk0r k00
E (r ) jI 0 sin  H (r )  0
r 4
k0r 1
e jk0r k0
E (r )  0 H (r ) jI 0 sin 
r 4

Come si vede, il campo elettrico del dipolo di Hertz a grande distanza dalla sorgente presenta
delle caratteristiche particolari:
1. il campo elettrico è diretto secondo ̂ ed il campo magnetico secondo ̂ ;
2. le due componenti di campo sono proporzionali tra loro mediante l’impedenza intrinseca del
vuoto η0;
3. il campo elettromagnetico è un’onda sferica non uniforme di tipo TEM ( r̂ ).

14
5. CONCETTI ELEMENTARI SULLE ANTENNE
Quando si pensa ad un’antenna si pensa ad un dispositivo in grado di irradiare o captare energia
elettromagnetica. In realtà tutte le strutture metalliche aperte sono in grado di irradiare o captare
energia elettromagnetica. Un generico elettrone sottoposto ad una qualsiasi accelerazione
(tangenziale o centripeta), infatti, perde energia irradiandola.
È quindi necessario osservare che le antenne si distinguono dalle generiche strutture metalliche
per due aspetti:
1. per l’efficienza con cui effettuano le operazioni di irradiare e captare energia
elettromagnetica;
2. per le proprietà direzionali che permettono di irradiare o di ricevere con maggiore
intensità nelle direzioni volute.

Al variare della frequenza d’impiego e del tipo di applicazione le antenne sono realizzate in modi
differenti. A tal riguardo, nella figura seguente è riportata una tipica classificazione dello spettro
elettromagnetico (le stesse informazioni sono riportate in forma tabellare in Tabella 1), mentre in
Tabella 2 è riportata la classificazione interna alla macroregione delle microonde con i relativi
utilizzi tipici.

Figura 2: Suddivisione dello spettro elettromagnetico.

15
Tabella 1: Classificazione dello spettro elettromagnetico. In rosso sono evidenziate le radiazioni
ionizzanti.

Classificazione Frequenza Lunghezza d’onda


Onde radio ≤ 300 MHz ≥1 m
Microonde 300 MHz – 300 GHz 1 m – 1 mm
Infrarossi 300 GHz – 428 THz 1 mm – 700 nm
Luce visibile 428 THz – 749 THz 700 nm – 400 nm
Ultravioletti 749 THz – 30 PHz 400 nm – 10 nm
Raggi X 30 PHz – 300 EHz 10 nm – 1 pm
Raggi gamma ≥ 300 EHz ≤1 pm

Tabella 2: Classificazione delle microonde.

Frequenza Denominazione Utilizzo tipico


3 – 30 kHz Very Low Frequency (VLF) Navigazione, sonar
30 – 300 kHz Low Frequency (LF) Segnali radio, soccorso navale
300 – 3000 kHz Medium Frequency (MF) Trasmissioni radio AM, comunicazioni navali,
comunicazioni della Guardia costiera,
orientamento
3 – 30 MHz High Frequency (HF) Comunicazioni internazionali ad onde corte;
radio amatori; comunicazioni nave-costa, nave-
velivoli
30 – 300 MHz Very High Frequency (VHF) Televisione, trasmissioni radio FM, controllo del
traffico aereo, polizia, soccorso navale
300 – 3000 MHz Ultrahigh Frequency (UHF) Televisione, comunicazioni satellitari,
radiosonde, radar di sorveglianza, soccorso
navale; comunicazioni mobili (GSM, etc.)

3 – 30 GHz Superhigh Frequency (SHF) Radar per aviotrasporti, collegamenti a


microonde, comunicazioni satellitari

30 – 300 GHz Extremely High Frequency Radar, esperimenti


(EHF)

La descrizione delle prestazioni di un’antenna è effettuata a partire da un insieme di caratteristiche


che possono essere distinte in caratteristiche elettriche e caratteristiche radiative:

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 le caratteristiche elettriche sono legate all’impedenza d’ingresso di un’antenna;
 le caratteristiche radiative sono legate al campo prodotto dall’antenna in zona lontana
(campo di radiazione).

È importante notare che le antenne hanno le medesime proprietà radiative sia quando sono
utilizzate in ricezione sia quando sono utilizzate in trasmissione (reciprocità).
Di seguito si daranno brevemente le definizioni principali delle caratteristiche elettriche e
radiative delle antenne.

CARATTERISTICHE ELETTRICHE
Dal punto di vista circuitale un’antenna può essere schematizzata tramite un’impedenza, detta
impedenza d’ingresso. Una schematizzazione di un tipico sistema di antenna, costituita da un
generatore connesso all’antenna tramite un’opportuna linea di trasmissione, è mostrata in Figura 3.
Si noti che l’antenna è un dispositivo passivo: non genera energia, ma si limita a distribuire nello
spazio quella che gli viene fornita dal generatore

Figura 3: Circuito equivalente di un tipico sistema di antenna.

L’impedenza d’ingresso, che si può vedere anche come impedenza di carico della linea di
alimentazione, descrive tutti gli aspetti energetici associati all’antenna ad eccezione di come
l’antenna distribuisce la potenza nello spazio.
A tal fine, si consideri che la potenza complessa che dal generatore attraverso la linea di
alimentazione arriva sull’antenna consta di due contributi: potenza reale e potenza reattiva.

17
Figura 4: Circuito equivalente di un tipico sistema di antenna in cui sono indicate la potenza reale
e la potenza reattiva.

La parte reale della potenza tiene conto degli effetti di perdita (dal punto di vista della linea di
alimentazione): perdite per conduzione nei conduttori e nei dielettrici e perdite per radiazione. Le
prime sono perdite indesiderate e sono dovute alla non idealità dei materiali con i quali è realizzata
l’antenna (in altri termini, sono dovute al fatto che i materiali reali hanno conducibilità finita e,
quindi, dissipano parte dell’energia che li attraversa in calore). Le perdite per radiazione, al
contrario, sono perdite desiderate poiché si tratta di potenza che viene radiata e permette di
realizzare un collegamento radio. Sebbene il fatto di classificare la potenza radiata come una forma
di perdita possa sembrare inappropriato, è necessario osservare che dal punto di vista della linea di
alimentazione anche la potenza radiata è una forma di perdita di energia.
La parte immaginaria della potenza (PI), invece, tiene in conto gli effetti di immagazzinamento
energetico di tipo elettrico (capacitivo) e di tipo magnetico (induttivo).
In virtù di quanto detto sinora e poiché l’impedenza di ingresso di un’antenna ne descrive tutti gli
aspetti energetici, è facile riconoscere che essa è una grandezza complessa dotata di una parte reale
(resistenza di ingresso) e di una parte immaginaria (reattanza di ingresso):
Zin= Rin + jXin
dove:
 Rin: resistenza d’ingresso (tiene conto delle perdite)
 Xin: reattanza d’ingresso (tiene conto degli effetti reattivi)
Naturalmente, la parte reale della potenza è legata alla Rin mentre la parte reattiva alla Xin. Il
legame analitico tra queste due grandezze è espresso dalle seguenti relazioni:

18
1 2P
PR  Rin | I |2  Rin  R2
2 |I|
(46)
1 2P
PI  X in | I |2  X in  2I
2 |I|

Figura 5: Legame tra potenza e impedenza di ingresso dell’antenna.

PR è la potenza reale che arriva al connettore di antenna e, come detto, è data dalla somma di due
contributi: la potenza irradiata e la potenza dissipata per effetto Joule a causa della non idealità dei
conduttori e dei dielettrici che costituiscono l’antenna. Per tale ragione, anche la resistenza di
ingresso sarà scomponibile nella somma di due contribuiti: la resistenza di radiazione e la
resistenza di dissipazione.

PR  Prad  Pdiss  Rin  Rrad  Rdiss (47)

PI è la potenza immagazzinata nei campi elettrici e magnetici nella zona vicina dell’antenna. PR è
la potenza reale che arriva sull’antenna (potenza al connettore d’antenna). Prad è la frazione di PR
che viene irradiata.
Come già accennato, le perdite per radiazione sono delle perdite desiderate, poiché costituiscono
l’elemento chiave per il funzionamento dell’antenna (sono perdite di potenza dal punto di vista della
linea di alimentazione ma rappresentano energia utile per il collegamento elettromagnetico). Le
perdite per dissipazione, invece, sono perdite non desiderate che si deve cercare di minimizzare il
più possibile. Un parametro di merito che permette di quantificare il bilanciamento tra le perdite
desiderate e quelle in desiderate è la cosiddetta efficienza di radiazione dell’antenna definita come il
rapporto:

Prad Prad Rrad


e   (48)
PR Prad  Pdiss Rrad  R diss

19
Valori di efficienza prossimi all’unità indicano che le perdite per dissipazione sono molto basse
rispetto a quello di radiazione. Al contrario, valori di efficienza vicino allo zero attestano che le
perdite per dissipazione sono dominanti rispetto a quelle per radiazione.
Un’importante osservazione può essere fatta notando che, nella definizione dell’efficienza (48), a
denominatore compare la potenza reale che arriva al connettore di antenna PR e non, come ci si
potrebbe aspettare, la potenza reale PG erogata dal generatore. Dalla teoria delle linee di
trasmissione, infatti, è noto che in generale a causa dei fenomeni di riflessione che si verificano
lungo la linea di trasmissione dovuti ai disadattamenti di impedenza. Questo sta a significare che
nella definizione di efficienza (secondo lo standard comunemente accettato dall’IEEE, Institute of
Electrical and Electronics Engineers) non sono incluse le perdite per disadattamento di impedenza.
L’efficienza rappresenta quindi una proprietà intrinseca dell’antenna, non legata alla tecnica di
alimentazione, ma semplicemente ai materiali e alla geometria con cui essa è realizzata.
Anche in assenza di perdite, a causa del disadattamento d’impedenza si ha PR < PG, con:

PR  PG (1 | in |2 ) (49)

Una rappresentazione schematica di questo fenomeno fisico è riportata in Figura 6.

Figura 6: Perdite per riflessione a causa del disadattamento di impedenza tra la linea di
alimentazione e una generica antenna.

Si definisce inoltre coefficiente di riflessione alla porta d’ingresso dell’antenna la quantità:

Zin  f   Z 0
in  f   (50)
Zin  f   Z 0

dove Z 0 è l’impedenza caratteristica della linea di trasmissione che trasporta il segnale dal
generatore all’antenna (tipicamente Z 0  50  o Z 0  75  ). È evidente dalla (50) che se
Z in  f   Z 0 (ad una specifica frequenza) il coefficiente di riflessione vale zero.

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Il coefficiente di riflessione è spesso espresso in dB:

 dB  f   20 log10 | in  f  | (51)

Se l’antenna è completamente disadattata alla sua linea di alimentazione, il coefficiente di


riflessione vale 0 dB. Nel caso di adattamento ideale (non vi sono perdite per riflessione), il
coefficiente di riflessione tende a  . Si ritiene di avere un buon adattamento di impedenza se
 dB  f   10 dB .
Un altro parametro comunemente utilizzato per quantificare le perdite per riflessione alla bocca di
ingresso dell’antenna è il rapporto d’onda stazionaria (R.O.S.) definito come:

1 | in  f  |
R.O.S .  f   (52)
1 | in  f  |

Nel caso di adattamento perfetto il R.O.S. assume il suo valore minimo pari a 1.

CARATTERISTICHE RADIATIVE
Le caratteristiche di radiazione di un’antenna definiscono le modalità con le quali un’antenna
distribuisce la potenza che riceve nello spazio circostante. Tutte le caratteristiche di radiazione di
un’antenna dipendono dal campo elettromagnetico irradiato (cioè prodotto dall’antenna a grande
distanza elettrica, far zone).

Ef.z. (r, , ) ˆ E (r, , )  ˆ E (r, , )


e jk0r ˆ (53)
 [F (, )  ˆ F (, )]
r

Il campo di zona lontana irradiato da una generica antenna è un’onda sferica con direzione di
propagazione radiale. La sua espressione analitica è:

e jk0r ˆ
Ef.z. (r, , ) [F (, )  ˆ F (, )]
r
e jk0r ˆ F (, ) ˆ F (, )
Hf.z. (r, , ) [   ] (54)
r 0 0
Ef.z. Ef.z.
Hf.z.   Hf.z.  
0 0

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F  ,   e F  ,   sono delle funzioni dipendenti dalle coordinate angolari che descrivono
l’ampiezza delle componenti di campo elettrico e campo magnetico. La loro espressione analitica è
differente a seconda del tipo di antenna che si sta considerando.
La prima caratteristica di radiazione che è possibile definire è la cosiddetta intensità di radiazione.
Essa rappresenta la potenza irradiata dall’antenna per unità di angolo solido e può essere calcolata
con la seguente formula:

1 2 f.z. 1
U(, )  r | E (r, , ) |2  (| F (, ) |2  | F ( , ) |2 ) (55)
20 20

A partire dall’intensità di radiazione, si può calcolare la potenza totale radiata semplicemente


integrando l’intensità di radiazione a tutto l’angolo solido. Se l’antenna irradia nello spazio libero, si
ha:
2 
Prad  
0  U  ,  sin  d d
0
(56)

Il grafico tridimensionale dell’intensità di radiazione di un’antenna definisce il diagramma di


radiazione dell’antenna stessa. Tale diagramma, molto utilizzato per fornire un’indicazione delle
prestazioni direzionali delle antenne, mostra come l’antenna distribuisce la potenza nello spazio.
Sono inoltre molto utilizzate le rappresentazioni del diagramma di radiazione sul piano verticale e
sul piano orizzontale. Un tipico diagramma di radiazione e le sue sezioni sul piano verticale e
orizzontale è riportato nella figura seguente (es. dipolo di Hertz).

Figura 7: Diagramma di radiazione di una generica antenna e relative sezioni sul piano verticale e
orizzontale.

La direttività fornisce un’indicazione di quanto un’antenna sia capace di confinare la potenza in


una determinata direzione. È definita come rapporto tra l’intensità di radiazione dell’antenna e
quella del radiatore isotropo che irradia la stessa potenza. In formule:

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U(, ) U( , )
D(, )   (57)
U0 Prad / 4

Una formula operativa per il calcolo della direttività di un’antenna che irradia in spazio libero è la
seguente:

U(, )
D(, )  4 2   
  U(, ) sin dd
0 0
(58)
4 (| F (, ) |2  | F ( , ) |2 )
 2 

  (| F (, ) |  | F ( , ) |2 ) sin dd


2

0 0

Un’altra importante caratteristica delle antenne è il guadagno. Si tratta di una grandezza che
dipende sia da caratteristiche elettriche che radiative. Infatti, il guadagno di un’antenna è definito
come il prodotto della direttività per l’efficienza di radiazione:

G(, )  eD(, ) (59)

Si noti che nel calcolare il guadagno d’antenna non si tiene conto delle perdite per riflessione alla
porta d’ingresso.

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