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TITOLO

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Progetto svolto da Carrel Davide, Cerise Andrea, Gnouma Ghassan, Peaquin Patrick

Indice

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Introduzione
Il welfare significa benessere, salute, felicità e prosperità e può essere riferito a una singola persona,
a un gruppo o un’organizzazione.

Quando si parla di politiche di welfare, dunque, si vuole identificare una serie di prestazioni (ne
sono un esempio l’istruzione e il welfare aziendale) e benefit che rispondono alle esigenze delle
persone, tutelandole e supportandole dall'infanzia all'anzianità.

In particolare il nostro progetto va ad analizzare una fattispecie di welfare: il welfare giovanile.


Rispetto a questo macro argomento siamo andati ad analizzare più precisamente il welfare giovanile
aziendale.

Per quanto riguarda i giovani tra i 18 e i 35 anni, preferiscono il tempo e una buona qualità della
vita sul posto di lavoro maggiormente rispetto ai benefici economici. Il loro obiettivo principale è
stare bene, sia all’interno del contesto lavorativo, sia fuori, cercando di poter bilanciare nel migliore
dei modi impegni professionali e vita privata, avendo sempre una possibilità di crescita e di
proseguimento rispetto alla propria formazione.

Fondazione e istituti che si occupano di welfare giovanile 


In Italia, vi sono enti pubblici e privati che si occupano di studi o statistiche sui giovani. A livello
pubblico, il Governo si avvale dei seguenti centri finanziati dallo Stato per quanto riguarda il
welfare giovanile. I principali sono: l’Osservatorio Nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (ha una
rappresentanza delle diverse amministrazioni centrali competenti in materia di politiche per i
soggetti in età evolutiva); l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (è un’ istituto
di ricerca che monitora e valuta le politiche pubbliche in materia di lavoro, istruzione, formazione e
benessere ); il Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro (compie studi sui giovani che
riguardano il welfare, l’occupazione, l’istruzione, la formazione e l immigrazione). Questi sono solo
alcuni dei principali istituti nazionali che si occupano di studiare e fare delle ricerche per migliorare
il futuro del nostro Paese attraverso un miglioramento del welfare giovanile. Inoltre abbiamo voluto
andare ad analizzare più in dettaglio un Osservatorio che si propone come uno dei principali punti
di riferimento in Italia sulla condizione dei giovani, fornendo dati, analisi e notizie.

L’osservatorio Giovani 
L’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore dell’Università Cattolica, ha
voluto studiare le necessità di punti di riferimento, e di strumenti che siano in grado di far luce sui
principali bisogni e sui desideri delle nuove generazioni e sulla loro complessa realtà. Ecco perché,
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quattro anni fa ha realizzato il primo Rapporto Giovani, che è la più estesa ricerca disponibile nel
nostro paese per quanta riguarda l’universo giovanile, fornendo anche dati comparabili a livello
internazionale. Il Rapporto è stato redatto insieme ad altri Atenei universitari di tutta Italia per
cercare di fare un documento il più completo possibile. La prima grande indagine quantitativa è
stata fatta attraverso un campione di circa 9.000 giovani di età tra i 18 e i 29 anni, ha sondato i
valori, le aspettative, i progetti dei giovani, la fiducia nelle istituzioni, il rapporto tra generazioni, il
lavoro, la famiglia, la genitorialità. La ricerca tratta dei cosiddetti Millennials, i nati fra il 1982 e il
2000 e da essa si capisce che la maggior parte dei giovani: cerca lavoro all’estero; crede nel
volontariato ma non lo pratica; pensa che l’istruzione non basti per trovare lavoro; sente molto il
problema dell’immigrazione.

 Il Governo finanzia i riferiti enti di ricerca a livello nazionale che istituzionalmente svolgono
ricerche anche sul settore delle politiche giovanili. 

 
Welfare aziendale
Oggi il lavoro è delocalizzato, pluri-localizzato, flessibile ma anche invasivo, intrusivo. Le nuove
tecnologie, così come la Rete e i social network, hanno amplificato questa svolta epocale»,
spiega Cristina Pasqualini, sociologa dell’università Cattolica di Milano.

Today the work is delocalized, multi-localized, flexible but also invasive, intrusive. New
technologies, as well as the Internet and social networks, have amplified this epochal turning point,
"explains Cristina Pasqualini, sociologist at the Catholic University of Milan.

Gli under 35 sono più interessati e propensi all’utilizzo delle diverse iniziative di welfare rispetto ai
colleghi di altre fasce d’età, tanto che da una ricerca svolta a campione sulla popolazione giovanile
italiana, più del 50% sfrutta almeno due servizi messi a disposizione delle imprese.  Per loro welfare
non è sinonimo di convenzioni o benefici economici, ma viene associato al work-life balance:
cercano sempre più tempo di qualità da dedicare a se stessi, alla propria crescita e formazione
personale, al proprio benessere psico-fisico e relazionale. Insomma, possiamo sostenere che con
questa nuova generazione siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione culturale, che impone
dei cambiamenti di pensiero del welfare, anche per quanto riguarda le aziende. «Nelle precedenti
generazioni il bilanciamento vita/lavoro era più semplice da mantenere, perchè i tempi sociali erano
scanditi meccanicamente, quasi ritualmente. Oggi il lavoro è più invasivo, intrusivo. Le nuove
tecnologie, così come la Rete e i social network, hanno amplificato questa svolta epocale. Così è
venuto a mancare un sano equilibrio. Il tempo del lavoro si mangia il tempo della vita, il tempo per
se stessi, per fare altro. Se questo è il trend, le giovani generazioni hanno il compito di rimettere dei
paletti, di ridare identità, forma e sostanza a tempi diversi. »,  spiega Cristina Pasqualini, sociologa
dell’università Cattolica di Milano.

Sempre grazie a questa ricerca, si è potuto analizzare che la maggior parte dei ragazzi di oggi che si
affacciano al mondo del lavoro, preferiscono uno stipendio ridimensionato ma uno stile lavorativo
più espressivo, più umano, ma anche più collettivo e partecipato. Ecco perché apprezzano molto
lo smart working, così come il lavorare con gli altri in spazi nuovi e innovativi, come i coworking.

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Questo cambiamento si ispira a valori positivi e importanti come la sostenibilità, la collaborazione,
la condivisione, la gratuità e la solidarietà.

Sostegno per educazione e cultura (Welfare Giovanile)


Il welfare aziendale si è posto sempre più degli obiettivi di cercare di sostenere le famiglie dei
dipendenti e dei lavoratori dell’impresa per l’educazione e la cultura, questa è un area del welfare
aziendale che è emersa negli ultimi anni, con dei livelli di sviluppo ancora contenuti ma sempre più
in crescita. Dal 2017 la quota di imprese con livello alto o molto alto in quest'area è infatti
raddoppiata, dal 2,4% al 4,8%. Le piccole e medie imprese con un livello almeno medio sono
l’8,3%. Ne fanno parte due principali ambiti di intervento.

Il primo ambito è quello del sostegno all’educazione dei figli, come possiamo vedere dalla tabella 1,
per esempio quando l’impresa si occupa dei rimborsi per l’acquisto di libri, materiale scolastico,
trasporto (3,1%), rimborsi delle rette per asilo nido e materna (1,7%) o per la scuola e l’università
(2,1%). Alcune aziende oltre ai sostegni di carattere economico, supportano attivamente le famiglie
con servizi di orientamento scolastico e professionale e con programmi di riconoscimento del
merito come per esempio possiamo pensare a delle borse di studio.

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Tabella 1 Iniziative (in base a tutte le imprese) sull’educazione dei figli

Mentre il secondo ambito riguarda la cultura e il tempo libero, come possiamo vedere dalla tabella
2, vi rientrano per esempio, le convenzioni con le palestre e i centri sportivi, l’organizzazione o la
partecipazione ad iniziative ed eventi, i viaggi, i centri estivi e invernali per i figli.

Tabella 2 Iniziative (in base a tutte le imprese) per quanto riguarda la cultura

Inoltre, come si può notare dalla tabella 3 i lavoratori possono ricevere questi servizi tramite
differenti modalità, nella maggior parte dei casi (nel 40-45%) come prestazioni erogate direttamente
dalle imprese, oppure come servizi liberamente accessibili da una piattaforma di flexible benefit
(circa nel 30% dei casi) o come una combinazione delle due (25-30%).

Tabella 3 modalità di erogazione dei servizi di educazione e cultura

La quota di PMI che prevedono almeno una misura in ambito educativo e che offrono un contributo
importante alle famiglie si attesta al 4,6% ed è in crescita, anche in ragione del favorevole
trattamento fiscale riservato a questi servizi.

Il sostegno da parte delle imprese, per educazione e cultura si tratta dunque di un universo
frammentato e complesso di varie tipologie di iniziative, che al giorno d’oggi interessa solo una
quota minoritaria di imprese. Tuttavia questo è un ramo fondamentale di azione del welfare
aziendale, che grazie alla vicinanza da parte delle imprese alle famiglie può offrire un apporto
ancora più determinante. Ancora più determinante se si considera l’elevata rilevanza dei problemi
dell’educazione e della mobilità sociale per la crescita del nostro Paese.

Il fenomeno dell’abbandono scolastico è anch’esso preoccupante. In Italia il 13,1% dei giovani tra
18 e 24 anni hanno conseguito al più il titolo di scuola secondaria inferiore e hanno quindi interrotto
del tutto il proprio percorso scolastico o formativo. Anche in questo caso il dato italiano è superiore
alla media europea (9,9%) e a quello di paesi come Germania e Francia.

PNRR
“Un sistema educativo che non funziona alimenta le disuguaglianze, ostacola la mobilità e priva
l’Italia di cittadini capaci e consapevoli”. Gli investimenti nel settore dunque sono considerati un
“dovere civile e di giustizia sociale”.
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"An educational system that does not work fuels inequalities, hinders mobility and deprives Italy of
capable and aware citizens". Investments in the sector are therefore considered a "civil and social
justice duty".

Il Pnrr "è determinante per l'assegnazione dei fondi Ue. Oggi iniziamo questo percorso
dall'istruzione, dalla formazione e dalla ricerca. Un po' perché il piano deve disegnare l'Italia di
domani di quelli che oggi sono giovani. E un po' per lo straordinario evento di Parisi insignito del
Nobel che ci ha fatto pensare alle nostre potenzialità". A dirlo è il presidente del Consiglio Mario
Draghi, in conferenza stampa. Il Governo, attraverso la redazione di questo documento ha deciso di
ripartire dalla scuola e dai giovani per rifondare il futuro del nostro Paese. Si tratta di 3 miliardi per
asili e scuole infanzia,400 milioni per le mense, 300 per le palestre, 800 per le scuole nuove e 500
per la ristrutturazione degli istituti. Nel PNRR sono presenti anche investimenti futuri di circa 18,4
miliardi, che vanno migliorare le scuole e per proporre una nuova didattica, molto più partecipata e
laboratoriale. Per quanto riguarda l’università e la ricerca Sono stati destinati 9 miliardi .Inoltre il
Governo sta cercando di ridurre il divario del livello di istruzione tra le varie Regioni Italiane,
Siccome ai giorni nostri le quote di laureati sono più alte al Nord (21,3%) e al Centro (24,2%)
rispetto al Mezzogiorno (16,2%) ma comunque lontane dai valori europei.

Il tasso di occupazione dei giovani diplomati in istituti tecnici in Europa


Il 24 novembre 2020 il Council Recommendation sull’istruzione tecnica professionale per
competitività sostenibile, equità sociale e resilienza ha mostrato un indicatore per coloro che si sono
recentemente formati e diplomati in ambiti tecnici e professionali. Il target di questo indice
comprende le persone di età compresa tra i 20-34 anni, che si sono diplomati da 1-3 anni con titolo
secondario o post-secondario su una formazione tecnica. Il tasso di occupazione di questa
sottocategoria di popolazione si stima che sia pari all’ 82.0% entro il 2025. 

Nel 2019 questo tasso era del 79.1%. Molto elevato nei paesi come la Svezia, la Germania e la
Danimarca, come per la maggioranza delle regioni in Repubblica Ceca, Austria, Slovacchia,
Ungheria. Invece il 100% di occupazione si è registrato in delle regioni presenti nei Paesi Bassi,
Lussemburgo e le sue regioni adiacenti in Germania. I più bassi tassi, ovvero la metà del tasso
complessivo, si sono registrati in Grecia, Sud della Spagna, Sud d’Italia, e le regioni periferiche
della Francia. I più bassi tassi sono registrati nelle regioni Italiane quali: Campania (32.6%),
Calabria (25.6%) e la Sicilia (24,8%). Questi dati sono molto utili e ci mostrano che, purtroppo, in
Italia sono presenti delle regioni con i più bassi tassi di occupazione giovanile di tutta Europa in
questi settori. Questo dato molto negativo per il nostro Paese sta a significare il peggior
allineamento di tutta l’Europa tra formazione scolastica e lavoro. Per questo, il Governo Draghi si è
posto l’obbiettivo con dei nuovi decreti, di appianare questa disparità innanzitutto tra le Regioni
italiane e inseguito con il resto dell’Europa. 

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Grafico 1 Tasso di disoccupazione giovanile in Europa

Nel grafico 1 possiamo notare come l’Italia abbia un tasso di disoccupazione giovanile molto preoccupante
rispetto alla media europea. Ci sono solamente due Paesi che hanno un tasso di disoccupazione giovanile
più elevato di quello del nostro Paese, la Grecia e la Spagna. Possiamo inoltre vedere il tasso di
disoccupazione tra i giovani della Germania e della Repubblica Cieca siano mediamente al disotto del 5%.

Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile in tutti i settori la Commissione Europea ha pubblicato un
articolo intitolato “Situazione Giovanie in Europa”.

Il quadro rinnovato per la cooperazione Europea nell’ambito giovanile, anche conosciuto come Strategia
Europea Giovanile, copre il periodo dal 2010 al 2018. Esso è suddiviso in cicli di lavoro pari a tre anni. Alla
fine di ogni ciclo, un Report Europeo sui Giovani viene mostrato dalla Commissione.

The renewed framework for European cooperation in the youth field, also known as the EU Youth Strategy,
covers the period from 2010 to 2018. It is divided into three-year work cycles. At the end of each cycle, a
European Union (EU) Youth Report should be drawn up by the Commission.

In questo studio vengono mostrati i dati sulla depravazione socioeconomico dei giovani di ogni singolo stato
Europeo. In particolare, noi andremo a osservare in dettaglio la disoccupazione giovanile. Questo è un
elemento cruciale per lavorare sull’ appiattimento delle discontinuità sociali tra paesi e soprattutto in Italia;
infatti c’è il rischio che i giovani che non riescono a trovare un lavoro maturino un sentimento di esclusione
dalla società, che se protratto può portare ad uno stato di cronicità per
l’individuo(https://www.eurofound.europa.eu/events/other/the-social-situation-of-young-people-in-
europe). Inoltre, una informazione rilevante che deriva dai dati Istat del 2014 (Condizioni socio-economiche
(istat.it)) è che per i giovani italiani d’oggi, i vincoli di bilancio possono essere così importanti da ritardare
fortemente l'autonomia economica e abitativa. A tal proposito si esprime Anna Ludwinek, ricercatrice in
gestione, stile di vita e qualità della vita in Eurofound, sostenendo che la depravazione social-economica
possiede dei lati positivi. La ricercatrice spiega che i giovani che vivono a casa con i genitori sono forzati a
intraprendere delle decisioni chiave come sposarsi e fare dei figli, utile per incrementare i tassi di natalità
nei paesi.

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Tornando all’articolo “Situazione Giovanile in Europa” ecco alcuni dati presi:

Abbiamo preso anche questo grafico perché


permette un confronto con i tassi di
depravazione socioconomica. Abbiamo così
notato nel grafico 2 che il tasso di
disoccupazione per l’Italia (38%) è
significativamente distante dalla media Europea
(19%). Risultati negativi anche per la Spagna
(44%) e la nuova Iugoslavia Repubblica della
Macedonia (47%). Tassi alti anche per la Grecia,
Croazia, Cipro, Finlandia e Svezia. In contrasto, i
tassi più bassi di disoccupazione (3-4%) sono in
Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania e
Ungheria. Possiamo quindi ribadire anche da
questo studio che l’Italia in ambito di
disoccupazione giovanile è tra i paesi peggiori.

Ciò nonostante, se vogliamo forzare una visione


ottimistica questo dato potrebbe non
rispecchiare la catastrofica situazione di
depravazione perché sebbene l’Italia abbia un
alto tasso di disoccupazione giovanile la stessa
cosa vale per la Svezia, che pur avendo un
welfare avanzato possiede un alto tasso di
disoccupazione. Invece la Bulgaria e la Lituania
che possiedono i tassi di depravazione
socioeconomica più alti d’Europa, posseggono
Grafico 2 Tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) del 2014 invece i più tassi bassi di disoccupazione
in Europa
giovanile. È quindi probabile che nella
formazione della depravazione la
disoccupazione in ambito giovanile sia complementare o indiretta rispetto ad altri temi, come riportati
dall’Istat i temi di: istruzione e formazione, cultura e tempo libero, stili di vita e salute e altri.

Confronto tra i welfare d’istruzione


Abbiamo voluto inoltre, cercare di confrontare il livello di istruzione tra alcuni dei più importanti
paesi Europei, siccome abbiamo notato che il livello di istruzione e di abbandono scolastico sono
strettamente legati al welfare aziendale. In generale, il livello d’istruzione nella fascia d’età 25-64 è
in crescita in tutta Europa. La media della popolazione laureata ha raggiunto il 32,8%, registrando
un aumento rispetto al 2019 pari all’1,2%. Rimane però troppo ampio e distaccato il divario tra
donne e uomini laureati: le prime sono arrivate al 35,2%, con una crescita dell’1,4%, mentre i
secondi al 30,4% crescendo solamente di un punto percentuale.  

Tra i più grandi Paesi europei, c’è la Francia, che ha la percentuale di laureati nella fascia 25-64
anni più alta, a livelli molto simili a quelli dei Paesi Bassi. Nel 2020, il totale è arrivato al 39,7%

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con una crescita di 1,7 punti rispetto al 2019.

Grafico 3 Percentuale di giovani 25-34 anni con titolo di studio Universitario o post-Universitario

Come possiamo notare dal grafico 3, l’Italia è molto al di sotto di giovani laureati, sia della media di
27 Paesi Europei, sia di tutti i maggior Paesi dell’Unione Europea. Dal grafico si può anche notare
come l’UE abbia fissato un obbiettivo in tal senso, nel 2030 vorrebbe che ci siano 5 punti
percentuali in più come giovani laureati come media europea.

Grafico 4 Percentuale di abbandono precoce da istruzione e formazione

Come possiamo studiare dal grafico 4 l’Italia, rispetto alla media superiore ha un dato molto
preoccupante per quanto riguarda l’abbandono precoce degli studi. Solo la Spagna ha un dato più
negativo del nostro in tal senso. Il tasso di abbandono nel nostro Paese è passato dal 17,8% del 2011
al 13,1% del 2020. L’Unione Europea aveva fissato come obiettivo quello di ridurre sotto al 10%
entro il 2020 la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi. Obiettivo che poi, in
vista del 2030, è stato abbassato di un punto, scendendo al 9%.

Conclusione

Il tasso di occupazione dei giovani diplomati in istituti di formazione

Siti e articoli:

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 https://www.tuttowelfare.info/attualita-welfare-aziendale-2
 https://www.tuttowelfare.info/attualita-welfare/welfare-secondo-giovani-generazioni
 https://www.tuttowelfare.info/attualita-welfare/meno-sanita-e-piu-soldi-il-welfare-secondo-la-
generazione-z

 https://iusletter.com/oggi-sulla-stampa/welfare-punta-sui-giovani/
 https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2020/09/17/news/giovani-italia-numeri-1.352912

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