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L’ astrattismo più che un movimento è una corrente artistica che nasce

agli inizi del ‘900 e assume il significato di «non reale».

L’arte astratta è quella che non rappresenta la realtà, ma crea


immagini che esprimono concetti attraverso la combinazione i forme,
colori e linee.

Il percorso che ha portato all’ astrattismo ha origine nel Simbolismo,


che evocava suoni, sensazioni ed emozioni senza necessariamente
rappresentare la realtà per quello che era, ma inserendo immagini più
simili a sogni e incubi.

L’ astrattismo parte da qui e semplifica sempre di più l’immagine,


fino a renderla irriconoscibile e affidando ai singoli colori e alle
singole forme dei significati non più leggibili senza una spiegazione.

L’ astrattismo nasce nel 1910, quando il pittore russo Wassilj Kandinskij


dipinge un acquerello, considerato la prima opera astratta della storia
dell’arte (è conservato presso il Centre Pompidou di Parigi).

NELLA STORIA DELL’ARTE SI DISTINGUONO DUE MOVIMENTI


DIFFERENTI CHE SEGUONO L’ASTRATTISMO:

L’ASTRATTISMO LIRICO
1911, MONACO: VASILIJ KANDINSKIJ, FRANZ MARC E ALTRI TRA
CUI PAUL KLEE, COSTITUISCONO IL GRUPPO CHIAMATO : IL
CAVALIERE AZZURRO , “DER BLAUE REITER”; LORO UTILIZZANO I
COLORI VIVACI COME I FAUVES, SENZA PERO’ NESSUNA
COMUNICAZIONE POLITICA O CRITICA SOCIALE. IL LORO INTENTO
E’ COMUNICAZIONE DI EMOZIONI,STATI D’ANIMO E SPIRITUALITA’
ATTRAVERSO IL COLORE E LE FORME.

L’ASTRATTISMO GEOMETRICO
NEL 1917 UN GRUPPO DI ARTISTI OLANDESI DETTE VITA AL
MOVIMENTO DEL DE STIJL (LO STILE). CAPOSCUOLA FU PIET
MONDRIAN.

IL GRUPPO TRALASCIA GLI INTENTI DELL’ASTRATTISMO LIRICO,


PREFERISCE ESALTARE ESSENZIALITA’, GEOMETRIA,
ORTOGONALITA’ DELLE FORME ASTRATTE.

NON ESPRIMONO CIO’ CHE L’ARTISTA VUOLE MA USANO LA


GEOMETRIA PER ARRIVARE ALLA REALTA’ ESSENZIALE,
ALL’ESSENZA DELLA REALTA’.

VASILIJ KANDINSKIJ
Partendo dunque dal principale teorico di questa corrente, le opere
di Kandinskij inizialmente sono paesaggi che progressivamente
diventano astratti, il cui significato è dato dal colore e dalla forma
rappresentata. L’artista arriva così ad opere puramente astratte, fatte
di forme geometriche e colori che si combinano senza possibilità di
comprenderne il significato.

Primo acquerello astratto, 1910

Questo acquerello è la prima opera totalmente astratta di Kandinskij.


Esso ha una sua organicità, e un suo primato, che lo hanno reso una
delle opere più famose dell’artista.

Al quadro manca una qualsiasi spazialità. Si compone unicamente di


macchie di colore e segni neri che non compongono delle forme
precise e riconoscibili. Non è quindi possibile ritrovarvi una
organizzazione di lettura precisa. Lo si può guardare partendo da un
qualsiasi punto e percorrerlo secondo percorsi a piacere. Ma, come le
opere musicali, che hanno un tempo preciso di esecuzione, anche i
quadri di Kandinskij hanno un tempo di lettura. Non possono essere
guardati con un solo sguardo. Sarebbe come ascoltare un concerto
eseguito in un solo istante: tutte le note si sovrapporrebbero senza
creare alcuna melodia.

I quadri di Kandinskij vanno letti alla stessa maniera. Guardando ogni


singolo colore, con il tempo necessario affinché la percezione si
traduca in sensazione psicologica, che può far risuonare sensazioni già
note, o può farne nascere di nuove. Tenendo presente ciò, i quadri di
Kandinskij, soprattutto quelli più complessi a cui diede il nome di
Composizioni, si rivelano essere popolati di una quantità infinita di
immagini. Ogni frammento, comunque preso, piccolo o grande che sia,
ha una sua valenza estetica affidata solo alla capacità del colore di
sollecitare una sensazione interiore.

Si tratta di un approccio all’opera d’arte assolutamente nuovo ed


originale che sconvolge i normali parametri di lettura di un quadro. Ma è
un approccio che ci apre mondi figurativi totalmente nuovi ed inediti,
dove, per usare una espressione di Paul Klee, «l’arte non rappresenta il
visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è».

Giallo, rosso e blu olio

Il quadro, realizzato nel 1925 e conservato attualmente in Francia, è tra


le opere più famose di Kandinskij. Già dal titolo si intuisce come
protagonista del quadro è solo il colore, che qui viene impostato
soprattutto sui tre primari.

Nelle opere di Kandinskij l’armonia dei colore corrisponde a quella dei


suoni musicali, con la ricerca di un effetto psicologico che va al di là del
soggetto. Così Kandinskij nelle sue variazioni di motivi trasforma il
soggetto in una corrispondenza armoniosa secondo ritmi soprattutto
diagonali e secondo toni originati dal blu, rosso, giallo, in diverse
gradazioni e sfumature.

Kandinskij parte dai colori, anzi, dall’accostamento dei colori con i


suoni musicali. Nello «Spirituale nell’arte» fa corrispondere il giallo alla
tromba, l’azzurro al flauto, al violoncello, al contrabbasso e all’organo, il
verde al violino. Sostiene che il rosso richiama alla mente le fanfare, il
rosso di cinabro la tuba o il cembalo, l’arancione una campana di suono
medio o un contralto che suoni in largo. Che il viola suona come un
corno inglese o come i bassi dei legni. Dopo aver collegato ciascun
colore ad un suono, un profumo, un’emozione precisa, l’artista afferma
che proprio grazie alle sue risonanze interiori, a seconda della sua
diversità, ogni colore produce un effetto particolare sull’anima.

Il colore rosso per esempio può provocare l’effetto della sofferenza


dolorosa, per la sua somiglianza al sangue. Il giallo invece, per semplice
associazione col limone, comunica una impressione di acido. Alcuni
colori possono avere una apparenza ruvida, pungente, mentre altri
vengono sentiti come qualcosa di liscio, di vellutato, così di dar voglia
di accarezzarli. Ma ognuno di essi corrisponde a delle forme che si
distinguono nello spazio in modo preciso le une dalle altre. Ogni forma
a sua volta, come il colore, ha una precisa corrispondenza: al cerchio
associa il blu, al triangolo il giallo, al quadrato il rosso.

Kandinskij progetta la composizione di questo quadro in un acquerello


preparatorio, eseguito in forma più semplice ma già perfettamente
definita nelle sue parti. L’idea compositiva si basa sulla
contrapposizione della parte destra con quella sinistra. Nella prima
prevalgono i toni atmosferici dell’azzurro contornato dal viola; in essa si
inseriscono in prevalenza segni grafici leggeri posti secondo un ordine
di armonia geometrica. Nella metà di sinistra fa da sfondo un colore
giallo che chiude lo spazio senza sfondamenti in profondità. In questa
parte le forme che il pittore inserisce hanno una consistenza materica
più densa. Prevalgono le campiture di colore rosse e azzurre in forme
rettangolari, triangolari e rotonde. Come in moltissimi altri quadri, anche
qui le campiture di colore definiscono dei piani trasparenti: nella
sovrapposizione dei piani il colore che ne risulta è la somma dei colori
dei piani adiacenti. In questo modo la pittura di Kandinskij, pur giocata
solo sul piano del quadro, tende a suggerire una organizzazione
tridimensionale che evoca uno spazio percettivo diverso, e più ampio,
di quello naturale.

PAUL KLEE
L’ astrattismo di Paul Klee, invece, non è mai totalmente separato dalla
realtà e nelle sue opere possiede degli elementi riconoscibili.

Nei suoi paesaggi si intravedono le strade, la pezzatura dei campi e


anche una struttura prospettica che definisce la profondità e le
geometrie dello spazio.

Nelle sue opere è presente, inoltre, una leggerezza quasi infantile,


che offre uno sguardo disincantato sul mondo.

Wald Bau(Foresta)

Nel quadro del 1919 Wald Bau(Foresta) di Paul Klee distinguiamo una
serie di percorsi a spirale che ci trascinano da un paese, rappresentato
con dei mattoncini, verso il cuore di una foresta. In questo percorso,
decomposto geometricamente in un mosaico di colori e forme, e che
può essere interpretato e seguito da ogni osservatore a proprio
piacimento, la realtà non scompare del tutto e alcuni elementi, come gli
abeti e i muri del paese, restano identificabili.

Quasi tutta la superficie del dipinto è occupata da una composizione


irregolare di campiture geometriche tendenti al verde. Il verde, infatti, è
il colore che predomina contribuendo ad una lettura realistica in quanto
rimanda alle foreste. I segni geometrici che creano reticoli regolari
all’interno rappresentano, forse, coltivazioni o campi tracciati in modo
regolare. Vi sono segni di strade marroni e altri, azzurri che, forse,
rimandano a fiumi e ruscelli. Qua e là, si colgono semplici grafemi che
rimangono ad alberi oppure a conifere.

Questi segni sono realizzati con un linguaggio figurativo minimale che


ricorda l’infanzia. Intorno alla costruzione centrale, vi sono delle zone
triangolari che si incuneano all’interno della composizione, di colore
marrone terroso e nero. Come dichiarato nel titolo, la composizione
ricorda una mappa vista dall’alto di foreste, strade e altri elementi del
paesaggio. La forma della composizione verde sembra alludere allo
sviluppo, in apertura, di un solido. Questo figura è, infatti, poggiata
sopra una superficie più scura e piana, rappresentata dai triangoli neri e
bruni che emergono sui bordi del dipinto.

PIET MONDRIAN
Come caposcuola dell’astrattismo geometrico abbiamo quindi Piet
Mondrian, in particolare vediamo la Composizione in rosso, blu e
giallo

Composizione in rosso, blu e giallo è un’opera astratta realizzata nel


1930 dal pittore olandese Piet Mondrian. Vediamo una superficie divisa
da strisce nere in rettangoli e quadrati, tutti di misura diversa, alcuni
aperti e altri chiusi. A ognuno di questi corrisponde una campitura di
colore perfettamente omogeneo: rosso, giallo, blu o bianco. Si tratta
quindi di colori primari puri, a cui si sommano i non colori (il bianco che
li contiene tutti e il nero che li assorbe tutti) organizzati in una griglia di
linee rette orizzontali e verticali. Ogni elemento, per quanto semplice,
èstato misurato e collocato in una posizione ben precisa che, se
alterata, snaturerebbe l’intera composizione. Lo spessore delle linee
nere è stato calcolato affinché i colori confinanti non si influenzino a
vicenda nell’occhio dell’osservatore. Il risultato bidimensionale,
asimmetrico ed equilibrato, suggerisce allo spettatore un ritmo e una
sensazione di ordine, armonia e benessere. L’opera appartiene al
periodo in cui Mondrian raggiunge il culmine del suo percorso verso
l’astrazione, che l’aveva portato a semplificare via via le linee e i colori
fino a raggiungere la purezza suprema. In questo quadro il pittore si
libera definitivamente della terza dimensione e del soggetto
riconoscibile, ma anche di ogni contenuto emotivo o individuale.
Questo approccio, razionale e all’apparenza freddo, è tuttavia
fortemente legato a istanze etiche e spirituali, poiché aspira ad arrivare
all’universale con la ragione e la logica, che accomunano tutti gli
uomini. Infatti, Mondrian voleva raggiungere la verità e la perfezione
tramite l’arte, rinunciando a tutto ciò che mira a ingannare l’osservatore,
come l’imitazione di un oggetto reale, la creazione del senso di
profondità o l’illusione del movimento, impossibili su una superficie
bidimensionale. Si tratta quindi di un tentativo di distaccarsi dal mondo
terreno per giungere al significato più intimo e profondo delle cose e,
quindi, alla conoscenza di Dio.

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