procedimento disciplinare»
Elisabetta Burba
Per vedere la lettera dell'Ordine dei medici di Salerno, cliccare qui sotto:
«Per un vero medico un paziente non è un numero né una malattia. Questa è la mia filosofia. E
per questo finirò davanti all'Ordine dei medici». Il dottor Gerardo Torre, campano di Pagani,
è un fiume in piena. Medico di emergenza-urgenza nell'ambito della Asl Salerno 1, ha 66 anni
(«Trent'anni di medicina: con la Croce rossa e con l'associazione da me fondata, Medicina
itinerante, mi sono occupato di varie emergenze, dal terremoto dell'Aquila alla guerra in Libia»).
Durante l'emergenza Covid Torre è andato a visitare a domicilio oltre 3.000 malati, nessuno
dei quali è deceduto. Ma l'Ordine dei medici di Salerno ha aperto un procedimento contro di lui:
il giudizio disciplinare si svolgerà il 28 gennaio alle ore 20 presso la sede dell'Ordine. Panorama
pubblica la lettera di convocazione e lo intervista.
«Perché c'è stato uno scontro fra me e tutta una classe medica locale dell'Agro Nocerino Sarnese,
che ha avuto un suo sviluppo anche a livello nazionale, per le mie affermazioni sulle terapie da
somministrare e sui comportamenti da adottare nei confronti dei pazienti affetti da Covid».
«Diciamo che qualche scompenso dialettico è partito anche dalla mia bocca. Devo ammetter che
siamo arrivati a termini non molto gradevoli».
«In certe occasioni, anche in pubblico, ho sottoscritto che il comportamento di moltissimi miei
colleghi era assolutamente delinquenziale».
«Ho anche sottoscritto che determinate assenze dal territorio, in termini di interventi della
medicina territoriale, hanno prodotto una quantità di decessi che potevano essere evitati. Perché
io sono convinto, lo dico da marzo 2020, che tutte le epidemie del mondo vanno trattate con la
medicina di territorio e non con quella ospedaliera. Perché in ospedale ci si arriva sempre e
comunque con complicanze. Se tutta la medicina di territorio fosse stata presente, se fosse stato
quasi imposto ai medici di raggiungere i loro pazienti all'inizio dell'attacco virale, noi avremmo
avuto molti meno decessi da Covid. Quando un medico abbandona il suo paziente e il risultato è
la morte, come dobbiamo chiamarlo?».
Quindi lei ha detto ai medici di base che erano delinquenti perché, anziché andare
a visitare e a curare i loro pazienti, se ne stavano nel loro studio?
«Ho solo detto che gli atteggiamenti e i modi di operare di moltissimi miei colleghi erano
pseudo-delinquenziali, delinquenziali».
«Molti di loro hanno chiuso i telefoni, moltissimi di loro non hanno avuto la coscienza di
raggiungere i loro pazienti. Io invece penso che, anche se lo Stato, l'Ordine dei medici o l'Asl gli
dicono di non muoversi dall'ambulatorio e di prescrivere tachipirina e vigile attesa, quando un
vero medico riceve una richiesta di aiuto da un malato, deve prendere e andare a casa a visitarlo.
Questa non è coscienza medica, è solo sudditanza stupida di fronte a un'azione che ha prodotto
100.000 morti».
«Io ritengo che i medici per fare i medici abbiano bisogno di visitare, non di immaginare
protocolli, linee guida e telefonate... E quando ho fatto quello che la mia coscienza mi ha imposto
di fare, cioè andare a visitare a casa oltre 3.000 malati di Covid, i miei colleghi mi hanno detto
che ero un imbecille, un fuorilegge, uno che non seguiva le direttive. Allora ho risposto che loro
erano dei delinquenti».
«Brava. In un incontro ho detto che era da marzo 2020 che io chiedevo ai miei colleghi, in
preghiera, di tornare a fare i medici, ma che quelli non mi ascoltavano. Poi mi sono chiesto come
fosse possibile, durante una pandemia, fare telemedicina, come si potesse valutare una persona
senza metterle un fonendoscopio dietro le spalle, senza controllarle la gola, senza sentire il
cuore, senza una palpazione... “Come si fa medicina così?” mi sono chiesto. E allora sono
sbottato: “Siete dei delinquenti, a questo punto”».
«Non lo so, ma credo una buona quantità. Io li avevo criticati per il loro assenteismo».
Lei aveva criticato, con toni accesi, i suoi colleghi per l'assenteismo mostrato
durante la pandemia?
«Esatto. Specialmente nel 2021, perché fino al 2020, in assenza di vaccino, si potevano anche
capire. Ma una volta vaccinati, perché hanno continuato a stare barricati nei loro ambulatori?
D'altro canto, perché la categoria dei medici è stata vaccinata per prima? Proprio per questo».
… la foga.
«Proprio così. Comunque, accertato che in passato ho avuto una caduta deontologica, ora io non
posso accettare che mi vengano a redarguire perché vado a fare le visite».
«Io avevo pregato il presidente di chiudere lì la vicenda. E invece no: sono stato deferito davanti
al Consiglio dell'Ordine. Il 13 dicembre la Commissione medica dell'Ordine ha deliberato
l'apertura di un procedimento disciplinare nei miei confronti “per le esternazioni profferite in
materia di cure della patologia da Covid 19 e alcune affermazioni in merito alla pratica vaccinale
(…), nonché per il comportamento irriguardoso tenuto nei confronti di colleghi impegnati a
fronteggiare l'emergenza sanitaria in atto”».
«Questo non lo so. Io avevo mandato un messaggio di pace. Sono una persona tranquilla, però è
chiaro che non mi devono sospendere».
«Assolutamente no. Io ho mandato una lettera di scuse per i miei epiteti, determinati da un
momento ansiogeno e comiziale. Dopo dopo aver passato due anni a visitare malati dalle otto di
mattina alle tre di notte, perdendo anche il ritmo familiare, ricevendo 500/600 messaggi al
giorno, dormendo tre ore a notte, ero molto stressato. Anche perché, sulla cinquantina di medici
presenti nel territorio di Pagani, a fare visite domiciliari ai malati di Covid andavamo solo io e un
altro paio di medici».
E gli altri?
«Gli altri hanno messo le barricate tipo Achtung davanti agli ambulatori. E molti continuano. Ci
sono pazienti che non vedono i loro medici da un anno e mezzo».