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PER INTERVENIRE
DALL’ IDENTIFICAZIONE
PRECOCE DELLE
DIFFICOLTÀ AL PDP
• L’importanza
dell’individuazione
precoce nei DSA
• Il Piano Didattico
Personalizzato (PDP)
Capitolo 1
L’IMPORTANZA DELL’INDIVIDUAZIONE
PRECOCE NEI DSA
Introduzione
Le competenze di lettoscrittura
• I modelli evolutivi di acquisizione della lettoscrittura
• Che cos’è la consapevolezza fonologica (o metafonologia)
Introduzione
L’importanza dell’individuazione precoce deriva dalla necessità di sostenere i bambini nel
loro processo di acquisizione della lettoscrittura e di intervenire il prima possibile in caso
di difficoltà o “ritardi” nell’apprendimento, fornendo loro gli strumenti per affrontare tali
problemi e garantendo così le massime possibilità di successo formativo. L’individuazione
precoce assume ancora maggior rilevanza nei quadri di Disturbi Specifici dell’Apprendi-
mento (DSA), per il tipo di insegnamento-apprendimento proposto nelle scuole, in cui la
lettura e la scrittura rappresentano i fondamenti di ogni altro apprendimento.
Il CAPITOLO 1 è tratto da Prove zero - guida insegnante (pp. 7-19),
testi di Paola Bonifacci, Stéphanie Bellocchi, Manuela Manfredini e Laura Lami, © 2014 Giunti Scuola, Firenze.
Il CAPITOLO 2 è tratto da Il PDP, come e cosa fare (pp. 11-23),
testi di Daniele Fedeli, © 2016 Giunti Edu, Firenze. Le competenze di lettoscrittura
Il processo di acquisizione della lettoscrittura prende avvio durante la scuola dell’infanzia,
Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa, con qualsiasi mezzo, compresa stampa, copia fotostatica, microfilm e attraverso il lavoro sui prerequisiti, per poi proseguire nella scuola primaria. Conoscere
memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata dall’editore.
la natura dell’apprendimento di lettura e scrittura è importante per comprendere come
avviene questo processo e quali sono gli errori che commettono i bambini. Inoltre, cono-
www.giuntiedu.it
scere le tipologie di errori e i diversi stadi di evoluzione delle competenze è essenziale per
© 2019 Giunti Edu S.r.l. proporre attività didattiche adeguate al livello di sviluppo e per organizzare e strutturare
Sede legale: via Bolognese 165 – 50139 Firenze
al meglio gli interventi di potenziamento didattico.
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 1
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 1
Parole omofone non omografe ampiamente utilizzati nella scuola dell’infanzia come divertenti passatempi, ma anche
• Le parole omofone sono parole che hanno struttura fonologica identica, cioè che suonano allo come preparazione e presupposto al futuro apprendimento del linguaggio scritto. Già a
stesso modo, ma con significato diverso. Possono essere omofone e omografe, cioè avere lo quest’età i bambini sono in grado di manipolare le parole segmentandole in sillabe, che
stesso suono e anche la medesima veste grafica, come per esempio “riso“, participio passato costituiscono l’unità “naturale” minima di suddivisione spontanea delle parole.
del verbo ridere, e “riso“, tipo di cereale. Con l’esposizione all’apprendimento sistematico della lettoscrittura si sviluppa ulterior-
• Le parole omofone non omografe, invece, hanno veste ortografica differente anche se sono mente la consapevolezza fonologica, intesa come capacità di riflettere e di operare
pronunciate nello stesso modo. Tra queste parole ci sono “ho/o“, “ha/a“, “hanno/anno“, “ceco/ sulla struttura fonologica del linguaggio.
cieco“, ma anche espressioni che possono essere lette o scritte differenziandole in base al si-
gnificato e al contesto (“Un bicchiere di vino”, “Un suono divino”).
Per saperne di più
nel fonema omofono non omografo /kw/ reso graficamente con “c-q“ (“cuore“, “qua-
dro“). L’apprendimento delle regole ortografiche, pur in numero relativamente ridotto in Secondo Morais (1991) la consapevolezza fonologica si può distinguere in:
una lingua a ortografia “trasparente” come l’italiano, cioè caratterizzata da corrispon- • globale, che riguarda il suono dell’intera parola o di parti di parola ed è la capacità di
riconoscere o di produrre rime, di riconoscere parti di parola o sillabe poste all’inizio o
denze suono-segno prevalentemente stabili, mette in gioco processi di automatizzazione
alla fine della parola, di compiere la discriminazione uditiva tra due parole simili;
supportati dalla memoria di lavoro. In questa fase, quindi, il bambino avvia la costruzione
• analitica, che riguarda il riconoscimento e la manipolazione di singoli fonemi e si svilup-
di una memoria ortografica che gli permette il riconoscimento rapido sia di parti di parola,
pa parallelamente all’apprendimento della lingua scritta. In particolare riguarda attività
sia di intere parole. quali la delezione (cancellazione) della consonante iniziale, la fusione e la segmentazio-
ne fonemica.
• Fase lessicale. Il bambino, infine, ha costruito un lessico mentale “ortografizzato” che
gli permette un accesso diretto alla parola scritta, disambiguando così le parole omofone
non omografe.
Studi recenti (Dehaene, 2009) riprendono i modelli qui presentati e, attraverso numerosi ap-
I bambini italiani apprendono in tempi relativamente brevi il codice scritto, essendo la profondimenti condotti con le più innovative metodologie di ricerca, sottolineano quanto sia
nostra una lingua “trasparente”. Per esempio la fase alfabetica è acquisita dalla quasi importante che all’inizio della scolarizzazione venga proposto un metodo di apprendimento
totalità dei bambini al termine della prima classe della scuola primaria, mentre la fase basato sulla corrispondenza tra il segno e il suono, quindi attraverso la via di elaborazione
ortografica viene stabilmente appresa nel corso della seconda classe. fonologica, poiché permette al bambino di comprendere che le parole sono costituite da
Come regola generale, a seconda dello stadio evolutivo in cui si colloca l’apprendimen- piccole unità (le lettere e poi i morfemi) e consente l’avvio della fase alfabetica.
to della scrittura del singolo bambino, diverse saranno le attività di potenziamento da
proporre.
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 1
I bambini sono caratterizzati da un’ampia variabilità per quanto riguarda i tempi e le slessia, in Italia: un numero ancora troppo elevato di bambini “sfugge” alle maglie troppo
modalità di sviluppo degli apprendimenti scolastici. Per alcuni di essi, le differenze e/o i larghe dei progetti di individuazione dei disturbi dell’apprendimento.
ritardi nello sviluppo di determinate abilità possono essere solo temporanei e risolversi È possibile invertire questa tendenza al fine di evitare che bambini con difficoltà e/o di-
in maniera più o meno “spontanea” durante il normale percorso di apprendimento. sturbo non siano individuati come tali? In tal senso, le attività di individuazione precoce
Per altri bambini, i ritardi possono invece persistere, rendendo necessario il loro invio a possono costituire una possibile risposta.
uno specialista per una valutazione approfondita che identifichi eventuali disturbi. Nelle
prime fasi di sviluppo cognitivo o di acquisizione di una specifica abilità, nessuna chiara
distinzione può essere fatta tra bambini i cui problemi potranno persistere nel tempo e
dare luogo al manifestarsi di veri e propri disturbi, e bambini che invece faranno progressi
Un modello per l’individuazione precoce delle difficoltà
colmando il ritardo.
Negli ultimi decenni si è imposto nel contesto nordamericano l’approccio RTI (Response to
Intervention – Risposta all’intervento) (Fuchs e Fuchs, 1998; 2006; Fuchs et al., 2003).
Questi autori hanno sviluppato un modello di valutazione degli apprendimenti, e conseguen-
Per saperne di più temente di individuazione dei casi che potrebbero avere un disturbo di apprendimento, che si
basa su una serie di osservazioni in più momenti nel tempo alternate ad attività didattiche.
• La distinzione tra Difficoltà e Disturbo è essenziale. Come sottolineato da Tressoldi e Vio Tale metodo si basa sull’idea che la definizione o l’individuazione del disturbo di lettura si fon-
(2008), le difficoltà di apprendimento non hanno una base neurobiologica certa, né vi è un di sulla “responsività” o meno di individui con DSA a interventi mirati (per esempio Barnes e
primario ruolo degli aspetti genetici; sono modificabili con interventi didattici mirati e le fun- Harlacher, 2008; Savage e Deault, 2010) e si è dimostrato particolarmente adatto ed efficace nel
zioni coinvolte (per esempio la lettura) possono comunque essere automatizzate, pur se con caso di apprendenti L2 con difficoltà di lettura (Gersten e Geva, 2003; August e Shanahan, 2006;
tempi più lunghi rispetto ad altri. Quando si parla invece di disturbo, questo è caratterizzato Farver, Lonigan e Eppe, 2009; Bellocchi e Genesee, 2012). Secondo tale modello – sintetizzato
dall’avere una base neurobiologica, dall’essere “resistente al trattamento” e dal fatto che l’a- graficamente in Figura 1.4 – le azioni di individuazione non possono essere messe in atto se non
bilità coinvolta “non è automatizzabile”. accompagnate da contemporanee strategie di intervento.
• Resistenza al trattamento non significa che l’intervento specialistico e/o didattico mirato Indicativamente, la Risposta all’intervento porta a un andamento piramidale che si può così
siano inutili, ma che il miglioramento che si ottiene è inferiore a quello che ci si aspetta o esemplificare:
rispetto a quello mostrato da altri bambini. Inoltre, una caratteristica dei bambini con DSA la didattica “per tutti” produce miglioramenti accettabili per la maggior parte degli studen-
è il fatto di non riuscire, nonostante il ripetuto allenamento, ad “automatizzare” determinati ti (80-90%) e quindi si può ritenere adeguata;
processi; un esempio classico è quello della difficoltà nel ripetere in modo automatico le ta- in alcuni studenti (10-20%), rispetto agli altri della classe, si evidenziano delle discrepanze
belline, pur avendole studiate a lungo. È come se questi bambini dovessero sempre “pensarci” tra il livello di performance in alcuni compiti e il livello di sviluppo generale e quindi neces-
e non riuscissero a fare “in automatico”. sitano di una didattica personalizzata;
nell’1-5% degli studenti tali difficoltà permangono anche a seguito di un potenziamento
didattico (didattica personalizzata); eventuali miglioramenti possono essere raggiunti solo
attraverso trattamenti specifici.
Quando ci troviamo di fronte a un bambino che presenta indicatori di difficoltà, e quindi
nell’incertezza di capire se si tratta di difficoltà o disturbo, una strategia del tipo “aspet-
tare e vedere”, sperando che il bambino recuperi spontaneamente e non sviluppi alcun Figura 1.4
disturbo, certamente non è efficace (Bellocchi e Genesee, 2012). 1-5% circa: studenti che hanno bisogno di un Adattamento
Al contrario, occorre agire con l’attuazione di progetti di identificazione precoce e di 5% intervento intensivo (specialistico) grafico del
modello
messa a punto di attività didattiche mirate cui possono seguire valutazioni specialistiche
“Risposta
ed eventuali interventi specifici, laddove necessari. all’intervento”
15% 10-20% circa: studenti che necessitano di una (stime indicative).
didattica personalizzata in classe o in piccoli gruppi
Sebbene la dislessia evolutiva, definita come il disturbo specifico nell’apprendimento
della lettura, sia uno dei più comuni che colpiscono i bambini, i dati relativi alla sua pre-
valenza sono incerti, soprattutto nel nostro Paese.
80% 80-90% circa: studenti che ricavano miglioramenti
Di recente, uno studio del gruppo CENDi (Comitato Nazionale per l’Epidemiologia della dalla “didattica per tutti“ (un’istruzione di alta
Dislessia) del Friuli Venezia-Giulia ha osservato che, su 1.357 alunni del Friuli, la prevalenza qualità, efficace e basata sulle evidenze empiriche)
della dislessia variava dal 3,1% al 3,2% in base ai diversi criteri adottati per la diagnosi
(Barbiero et al., 2012). Tuttavia, è stato rilevato che in due casi su tre il disturbo non era
stato precedentemente diagnosticato. Questo dato depone per una sottostima della di-
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 1
fattori
quindi il termine più appropriato nell’ambito dei DSA.
di rischio
• Osservazione sistematica: consiste nel mettere in atto modalità di osservazione di
osservazione specifici comportamenti – legati ad aspetti del funzionamento cognitivo e degli ap-
predittori sistematica prendimenti – attraverso l’utilizzo di strumenti e indicatori quantitativi ben definiti, su
individuazione precoce
campioni generalmente più piccoli di quelli in ambito sanitario.
• Prevenzione: ambito all’interno del quale si collocano tutte le azioni per l’individuazio-
ne precoce dei casi sospetti di DSA; “pre-venzione”, intesa come capacità di “venire
screening
indicatori
prima” del manifestarsi del problema.
diagnosi
di rischio precoce
• Diagnosi precoce: è un termine usato in modo improprio nell’ambito delle attività
volte a individuare tempestivamente gli indicatori precoci di DSA, dato che – come già
prevenzione sottolineato – la presenza di tali indicatori solo in una certa percentuale corrisponde
poi effettivamente alla presenza di un disturbo, quindi a una diagnosi di DSA.
Queste parole sono usate sempre più spesso nell’ambito scolastico in relazione al tema
L’individuazione delle difficoltà
dei Disturbi Specifici di Apprendimento, ma non solo. A vari livelli, derivano tutte da un
Lo scopo dell’individuazione precoce è quello di monitorare l’andamento evolutivo degli
concetto molto semplice: quanto prima si identifica un problema, tanto più è pos-
apprendimenti, individuare eventuali difficoltà che possono ostacolare l’acquisizione degli
sibile intervenire su di esso in modo efficace.
apprendimenti scolastici da parte di alcuni bambini e orientare gli insegnanti a strutturare
Tuttavia, non sempre è chiaro il loro significato, e il loro utilizzo talvolta può non essere interventi didattici di potenziamento mirati.
appropriato. Cerchiamo di porre rimedio a questa situazione attraverso un piccolo glos- è spesso durante i primi anni del percorso di apprendimento del bambino che le fami-
sario tematico. glie e/o le persone che si prendono cura di lui (insegnanti, medico di famiglia, educatori
ecc.) possono notare un problema ed eventualmente condividere le loro preoccupazioni
• Individuazione precoce: le Linee Guida, e in particolare gli ultimi decreti del MIUR,
con professionisti qualificati: tale momento costituisce un punto iniziale fondamentale
utilizzano l’espressione “individuazione precoce di casi sospetti di DSA” (Decreto In-
dell’individuazione di difficoltà e precede un’eventuale diagnosi.
terministeriale 17 aprile 2013).
L’individuazione in questo caso si limita a riconoscere quali studenti, fra altri, presen- L’individuazione precoce aumenta la probabilità di recuperare le competenze com-
tano degli “indicatori di rischio” di DSA. Si tratta quindi di un primo passo, al quale ne promesse, quindi di prevenire buona parte dei disagi che, alla lunga, potrebbero avere
devono seguire tanti altri prima di poter arrivare a un’eventuale “diagnosi”. conseguenze negative sullo sviluppo cognitivo e sul comportamento del soggetto. La
• Indicatori di rischio: si tratta di segnali (per esempio una scarsa conoscenza delle let- mancata diagnosi, infatti, impedisce un intervento mirato, porta a un accumulo di diffi-
tere dell’alfabeto) che in alcuni casi costituiscono l’iniziale manifestarsi del “disturbo”, coltà e determina spesso l’instaurarsi di problematiche emotive e comportamentali e di un
ma che possono anche essere soltanto l’espressione della variabilità individuale, essendo pessimo rapporto con la scuola e/o con lo studio in generale fino ad arrivare all’abbandono
correlati a competenze in via di sviluppo. scolastico (Hutchinson et al., 2004).
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 1
Diverse ricerche indicano che, una volta insorto, il DSA ha spesso conseguenze secondarie Tale pratica si fonda sull’idea che identificare un allievo con o senza difficoltà di appren-
negative per lo sviluppo della personalità e del comportamento sociale, laddove, invece, dimento non può essere fatto unicamente sulla base di un singolo test somministrato in
un riconoscimento precoce del problema e un intervento tempestivo potrebbero evitar- un momento specifico, ma su una valutazione effettuata in momenti diversi nel corso del
le. Come sottolineano Cornoldi e Soresi (1991), il Disturbo di Apprendimento produce tempo (valutazione longitudinale) (Paradis, Genesee e Crago, 2011).
una relazione tra intervento e risultato per cui più l’intervento è tardivo, meno produrrà La differenza tra osservazione singola e analisi longitudinale si descrive generalmente
risultati efficaci e maggiori saranno i costi e i problemi aggiuntivi da affrontare in futuro. attraverso l’esempio della fotografia e del filmino. In una fotografia la persona può non
venire bene, la foto può essere sfuocata, l’inquadratura sbagliata. Ma se di quella persona
faccio una ripresa video, quindi metto in sequenza più fotogrammi uno dietro l’altro, l’idea
Quando iniziare con le attività di individuazione che mi faccio della persona sarà molto più completa, mi permetterà di vederla da diverse
angolazioni, e, anche se in un fotogramma ha un’espressione un po’ strana, capisco che
Come esplicitato nella Consensus Conference (PARCC, 2011), è possibile fare diagnosi è stato “solo un momento”.
di Disturbo Specifico di Apprendimento della lettura e della scrittura solo a partire dalla
fine del secondo anno della scuola primaria, e di disturbo del calcolo a partire dalla fine
del terzo anno. Prima di questi momenti non si parla di “diagnosi”, ma solo di indivi-
duazione di indicatori di rischio.
Aspetti da considerare negli interventi
La possibilità di recuperare una difficoltà dipende, in buona parte, dalla precocità dell’i- di individuazione precoce
dentificazione del problema, che può essere fatta monitorando: Nel nostro Paese, alla luce della attuale normativa ministeriale (“Linee guida per la predi-
sposizione dei protocolli regionali per le attività di individuazione precoce dei casi sospetti
1. il percorso di acquisizione di un’abilità specifica (lettura, scrittura, calcolo ecc.), fin dalle di DSA” allegate al D.I. 17/04/2013; Legge 170/2010, art. 3), le istituzioni scolastiche
prime fasi che seguono un insegnamento formale di questa; sono chiamate a svolgere attività di individuazione precoce di casi sospetti di
2. i prerequisiti di base degli apprendimenti scolastici, ancora prima che il bambino usu- DSA, a partire dalla scuola dell’infanzia e in particolare nel primo biennio della
fruisca di un insegnamento formale della lettoscrittura o delle abilità numeriche e delle scuola primaria.
capacità di calcolo.
Secondo quanto riportato nelle direttive, tale attività si articola in tre fasi:
Le azioni di individuazione precoce possono essere messe in atto a partire dalla scuola
1. individuazione degli alunni che presentano difficoltà significative di lettura, scrittura
dell’infanzia, attraverso il lavoro sui prerequisiti, e/o nel primo biennio della scuola prima-
o calcolo;
ria, valutando l’evoluzione delle competenze strumentali.
2. attivazione di percorsi didattici mirati al recupero di tali difficoltà;
Le Linee guida allegate al D.I. 17/04/2013 infatti indicano che nell’ultimo anno della
3. segnalazione dei soggetti “resistenti” all’intervento didattico.
scuola dell’infanzia può iniziare la rilevazione di potenziali difficoltà di apprendimento,
elencano alcuni degli indicatori di rischio nella scuola dell’infanzia (D.I. 17/04/2013, pp.
A questo proposito occorre fare una distinzione tra individuazione precoce svolta nel
2-3) e prevedono la rilevazione, preferibilmente da parte degli insegnanti, degli indicatori
contesto scolastico e diagnosi.
di DSA nel corso del primo anno di scuola primaria con immediato avvio di un percorso
Per l’osservazione Per effettuare una diagnosi di DSA devono essere rispettate determinate condizioni.
didattico mirato nei casi di rischio, prima di procedere a una eventuale consultazione
sistematica degli Innanzitutto deve essere compiuta in un contesto clinico dagli specialisti, neuropsichia-
apprendimenti, si veda: diagnostica (ivi, p. 5).
tra infantile o psicologo, in collaborazione con i logopedisti, e deve rispettare i criteri di
RSR-DSA 1-2, Questionario Ciò non toglie che, attraverso strumenti adeguati all’età, sia possibile e utile effettuare
esclusione (funzionamento intellettivo deficitario, condizioni primarie di istruzione sfa-
di osservazione sistematica attività di osservazione sistematica degli apprendimenti anche negli anni successivi, proprio
per la rilevazione vorevole, disturbi psichiatrici, danni neurologici e/o sensoriali) e quello della discrepanza
al fine di far funzionare al meglio la “rete” dell’individuazione di difficoltà e, in accordo a
di difficoltà e disturbi (prestazione significativamente al di sotto di quanto previsto in base all’età, all’istruzione
dell’apprendimento, quanto suggerito da Barbiero e collaboratori (2012), ridurre quanto più possibile l’iceberg
e al livello di intelligenza).
C. Cappa e colleghi di casi non diagnosticati.
Inoltre, è necessario escludere che si tratti di un semplice ritardo evolutivo e attendere la
(Giunti Edu, 2018).
fine del secondo anno della scuola primaria per le diagnosi di dislessia e disortografia e
Negli anni successivi, La migliore struttura di un buon intervento di individuazione precoce dovrebbe quindi
si veda: RSR-DSA 3-4-5, del terzo per la discalculia.
prevedere la sinergia tra diversi referenti e permettere un monitoraggio longitudinale
Questionario di osservazione La metodologia di rilevazione utilizzata nel contesto di una diagnosi risulta essere ricca
degli apprendimenti dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria.
sistematica per la rilevazione e piuttosto costosa in termini di personale specializzato, di tempo e di strumentazione
di difficoltà e disturbi Come abbiamo detto, l’individuazione precoce ha come scopo principale il mettere in
testistica impiegati al fine di consentire una valutazione esaustiva.
dell’apprendimento, atto adeguate strategie di intervento didattico. L’idea di “monitorare” lo sviluppo e l’ac-
C. Cappa e colleghi L’attuazione di attività di individuazione precoce all’interno delle scuole permette di
quisizione di determinate competenze e/o funzioni concorda con quanto emerge dalla
(Giunti Edu, 2018). evidenziare l’eventuale presenza di difficoltà o di indicatori di rischio e, conseguen-
letteratura internazionale circa l’importanza di una valutazione dinamica.
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 1
temente, di intervenire in modo appropriato e tempestivo, laddove ne emerga l’esigenza, La Consensus Conference del 2007 raccomanda che l’individuazione degli indicatori di
con l’attivazione, sempre nel contesto scolastico, di percorsi didattici di potenziamento rischio sia condotta ”dagli insegnanti con la consulenza dei professionisti della salute”,
(Everatt et al., 2000; Stella e Apolito, 2004; Paoletti e Stella, 2008). richieda ”attività di formazione e di costruzione condivisa di strumenti con gli operatori
Le scuole possono avvalersi di progetti proposti dal Servizio Sanitario Nazionale o da cen- sanitari”, porti alla opportuna segnalazione ai servizi sanitari competenti solo qualo-
tri specialistici, oppure attivare autonomamente attività di individuazione con strumenti ra, nonostante un’attività didattica mirata, permangano significativi segnali di rischio
idonei. Sulla base delle Linee Guida ministeriali e dell’analisi della letteratura nazionale (Consensus Conference, 2007, p. 14)
e internazionale, possiamo indicare alcuni aspetti da tenere in considerazione nella Inoltre, la Nota n. 1552 del 27/06/2013 pone il tema della definizione, attualmente
progettazione delle attività. in corso, dei protocolli regionali per le attività di individuazione precoce dei DSA che
devono regolare le modalità di collaborazione tra Uffici Scolastici Regionali, Scuole,
1. Potrebbe essere utile somministrare le prove a tutta la classe, non soltanto al Regioni e Servizio Sanitario.
“singolo bambino” sul quale si ha qualche sospetto di difficoltà; anzi sarebbe meglio
somministrarle a tutti nella scuola o nell’istituto comprensivo, per raggiungere il gruppo
più ampio possibile di bambini. Bibliografia
La somministrazione a un gruppo così numeroso può permettere di rilevare anche quei August, D., & Shanahan, T. (2006). Developing literacy in second language learners. Report
casi che non sono facilmente identificabili nella routine didattica, soprattutto quando il of the National Literacy Panel on Minority-Language Children and Youth. Mahwah, NJ:
bambino ha profili di funzionamento cognitivo e comportamentale complessivamente Lawrence Erlbaum.
molto buoni e le difficoltà di lettoscrittura, di grado non severo, possono non essere così Barbiero, C., Lonciari, I., Montico, M., Monasta, L., Penge, R., Vio, C., Tressoldi, P. E., Ferluga,
tanto manifeste da attirare l’attenzione dell’insegnante. In tal modo quindi è possibile V., Bigoni, A., Tullio, A., Carrozzi, M., Ronfani, L., CENDi (National Committee on the
ridurre l’iceberg nascosto di bambini con DSA non identificati. Epidemiology of Dyslexia) working group; Epidemiology of Dyslexia of Friuli Venezia Giu-
Inoltre la somministrazione delle prove a tutti nella scuola o nell’istituto è utile per avere lia working group (FVGwg) (2012). The Submerged Dyslexia Iceberg: How Many School
un riscontro sull’andamento complessivo e fa sì che dai bambini venga percepita come Children Are Not Diagnosed? Results from an Italian Study. PLoS ONE, 7(10), e48082.
una normale attività, condivisa con tutti. doi:10.1371/journal.pone.0048082.
2. Valutare più di una funzione. È sempre preferibile osservare per ogni bambino Barnes, A. C., & Harlacher, J. E. (2008). Clearing the Confusion: Response-to-Intervention as
l’andamento in almeno due diversi compiti (per esempio lettura e scrittura), in quanto a Set of Principles. Education and treatment of children, 31(3), 417-431.
questo permette una maggiore “stabilità” del giudizio, ovvero consente di formulare Bellocchi, S., & Genesee, F. (2012). L’apprendimento della lettura in bambini scolarizzati in una
un parere sulle competenze possedute che sia meno soggetto a fluttuazioni occasionali seconda lingua: traiettorie evolutive tipiche e difficoltà. Psicologia Clinica dello Sviluppo,
date dalla prestazione a un solo compito. 3, 481-506.
Può infatti succedere che il bambino sbagli una prova perché non ha ben compreso Cappa, C., Albanesi, E., Gagliano, A., Guglielmino, P. , Molinas, L., Muzio, C., & Rossi, V.
che cosa deve fare o perché in quel momento è distratto o particolarmente agitato. (2017). RSR-DSA 1-2. Questionario di osservazione sistematica per la rilevazione di difficoltà
Tuttavia, è più difficile che questo accada se consideriamo un numero maggiore di prove e disturbi dell’apprendimento. Firenze: Giunti EDU.
e, in riferimento al punto successivo, se le osserviamo in più momenti nel tempo. Consensus Conferenze (2007). Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento. Raccomandazioni
per la pratica clinica definite con il metodo della Consensus Conference. Tratto da: https://
3. Includere più fasi di osservazione sistematica nel tempo: la valutazione longitu-
www.aiditalia.org/Media/Documents/consensus/indicazioni_consensus_DSA2007.pdf
dinale permette di osservare l’evoluzione del bambino, quindi, seguendo la metafora
Cornoldi, C., & Soresi, S. (1991). L’organizzazione dei servizi per i bambini con disturbi dell’ap-
prima esposta, di passare dalla “foto” al “video” e di avere un quadro più preciso e
prendimento. In C. Cornoldi (a cura di), I Disturbi dell’apprendimento. Bologna: Il Mulino.
specifico delle sue abilità e competenze.
Dehaene, S. (2009). I neuroni della lettura. Milano: Raffaello Cortina Editore.
4. È importante selezionare gli strumenti più adatti a rilevare quello che si intende
Everatt, J., Smythe, I., Adams, E., & Ocampo, D. (2000). Dyslexia screening measures and
osservare e valutare, di più rapida e semplice somministrazione e che non richiedano
bilingualism. Dyslexia: An International Journal of Research and Practice, 6, 42-56.
competenze o conoscenze specialistiche per poter essere usati.
Farver, J. A. M., Lonigan, C. J., & Eppe, S. (2009). Effective Early Literacy Skill Development
Le prove di valutazione devono perciò essere semplici, ma allo stesso tempo efficaci
for Young Spanish-Speaking English Language Learners: An Experimental Study of Two
nell’individuare la presenza di eventuali condizioni di rischio nel campione considerato. Methods. Child Development, 80(3), 703-719.
A questo proposito, la Nota del MIUR n. 1552, “Stipula di protocollo di intesa per Fedeli D.,Vio C. (2015). ADHD, Iperattività e Disattenzione a scuola. Firenze: Giunti Scuola;
le attività di individuazione precoce degli alunni con DSA a scuola“ del 27/06/2013, Firenze: Giunti Edu 2016.
precisa che “potranno essere individuate procedure e/o strumenti di rilevazione di cui Ferreiro, E., & Teberosky, A. (1985). La costruzione della lingua scritta nel bambino. Firenze:
siano disponibili dati di riferimento attendibili” (p. 2). Giunti-Barbera.
5. Nel processo di individuazione precoce di difficoltà e/o di monitoraggio dello stato Frith, U. (1985). Beneath the surface of developmental dyslexia. In K. E. Patterson, J. C.
di sviluppo degli apprendimenti, gli insegnanti e la scuola non si trovano “soli”. Marshall, & M. Coltheart (Eds.), Surface dyslexia. London: Routledge and Kegan Paul.
14 15
DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP
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IL PIANO DIDATTICO
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Fluency (TOSWRF). Austin, Texas: Pro-Ed. Che cos’è
Morais, J. (1991). Constraints on the development of phonological awareness. In S. Brady & • Uno strumento di flessibilità didattica
D. Shankweiler (Eds.), Phonological processes in literacy (5-27). Hillsdale, N.J.: Lawrence
Erlbaum.
Quando si compila
Paoletti, A., & Stella, G. (2008). Indici qualitativi di rischio negli screening sui disturbi specifici
dell’apprendimento. Dislessia, 5(1), 63-79. • Quando è opportuno oppure obbligatorio redigere un PDP?
Paradis, J., Genesee, F., & Crago, M. B. (2011). Dual language development and disorders. - Individuazione dei Bisogni Educativi Speciali di un alunno
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Stella, G., & Apolito, A. (2004). Lo screening precoce in prima elementare. Dislessia, 1(1),
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Tressoldi, P. E., Cornoldi, C., & Re, A.M. (2016). BVSCO-2. Batteria per la valutazione della
scrittura e della competenza ortografica nella scuola dell’obbligo. Firenze: Giunti EDU.
Tressoldi P. E., & Vio C. (2008). È proprio così difficile distinguere difficoltà da disturbo di
apprendimento? Dislessia, 5 (2), 139-147.
Introduzione
Il tema della personalizzazione e dell’individualizzazione dell’intervento didattico
Normativa trova le sue prime importanti esplicitazioni con la Legge 59/1997 e in particolare con il
D.P.R. n. 275 del 8/03/1999 “Regolamento recante norme in materia di Autonomia delle
• Legge 170/2010, Nuove norme in materia di Disturbi Specifici di Apprendimento in ambito istituzioni scolastiche”, che all’art. 4 prevede:
scolastico, n. 170, Gazzetta Ufficiale N. 244 del 18 Ottobre.
• Linee Guida (2011), Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con
Disturbi specifici di apprendimento, allegate al Decreto Ministeriale 12 luglio.
• D.I. n. 297 del 17/04/2013, MIUR e Ministero della Salute, e allegato: Linee Guida per la “l’attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale
predisposizione di protocolli regionali per l’individuazione precoce di casi sospetti di DSA. dell’integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in relazione agli alunni in
• Nota MIUR n. 1551 del 27/06/2013: Piano annuale per l’inclusività - Direttiva 27 dicembre situazione di handicap secondo quanto previsto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104”.
2012 e C.M. n. 8/2013.
• Nota MIUR n. 1552 del 27/06/2013: Stipula di protocolli d’intesa per le attività di individua-
zione precoce degli alunni con DSA a scuola.
16 17
DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 2
NORMATIVA
ATTENZIONE! La possibilità di personalizzare e/o individualizzare l’azione educativa e didattica non La normativa sui DSA (Legge 170/2010 e D.M. 5669/ “La Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 e la successiva Circolare
nasce solamente in rapporto a specifiche condizioni di difficoltà (come per esempio i 2011) e poi quella sui BES (D.M. 27/12/2012 e C.M. 8 del Ministeriale n. 8 del 06/03/2013, nel ribadire per tutti gli alunni il
Il termine BES è una de-
Bisogni Educativi Speciali e i Disturbi Specifici di Apprendimento, si veda il box), 6/03/2013) hanno formalizzato l’introduzione del Piano diritto alla personalizzazione dell’apprendimento, estendono agli
finizione pedagogica e
ma rappresenta uno strumento per rendere efficace il processo di insegnamento, soprat- Didattico Personalizzato (PDP), esplicitando obiettivi, studenti con BES l’accesso alle misure già previste dalla Legge
non clinica: non si tratta
170/2010 e dal D.M. 5669/2011 per gli alunni con DSA, sulla base
di un’etichetta dignosti- tutto in presenza di classi eterogenee per livelli di abilità, per stili cognitivi, per modalità modalità e criteri di redazione dello stesso e facilitando
della «documentazione clinica presentata dalle famiglie e sulla
ca, di conseguenza non comunicative ecc. Tuttavia, non sempre questa possibilità è stata sfruttata in ambito sco- così il ricorso alla personalizzazione e/o individualizzazione base di considerazioni di carattere psicopedagogico e didattico»,
esiste una diagnosi di
lastico, soprattutto sul piano della flessibilità nelle metodologie didattiche, negli aspetti da parte degli insegnanti. quindi anche in assenza di certificazione clinica.” Ciambrone e
BES (CNOP, 2016, p. 22).
organizzativi ecc. Fusacchia, 2016, p. 43.
Che cos’è
ATTENZIONE!
Il modo migliore per iniziare a comprendere cosa sia concretamente un Piano Didattico
Personalizzato (PDP) è quello di analizzare le tre parole che ne compongono il nome.
L’area dei BES e il doppio binario
La Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 afferma chiaramente che nell’ambito dei Bisogni Educativi Speciali rientrano tutte le
condizioni di problematicità mostrate dagli alunni, comprese quelle certificate in base alla Legge 104/92 (quindi la disabilità) e
quelle in base alla Legge 170/2010 (quindi i Disturbi Specifici di Apprendimento). A queste due prime ampie categorie, poi, si
affiancano tutte quelle condizioni anche diagnosticate, ma non coperte dalle due norme precedenti (per esempio, l’ADHD o il
Funzionamento Intellettivo Limite) e, infine, tutte le situazioni di disagio socio-economico, linguistico e culturale.
Il primo termine indica chiaramente come si tratti di pianificare l’intervento didattico, evi-
AREA DEI BES tando qualsiasi improvvisazione. Un piano infatti deve articolarsi in una serie di elementi:
• gli obiettivi da raggiungere, che devono essere formalizzati in termini operativi e specifici;
Area della disabilità Disturbi evolutivi specifici Svantaggio Piano • i tempi entro cui si pensa di conseguire i risultati progettati;
(Legge 104/92) • DSA (Legge 170/2010) • Socio-economico
• i passi lungo cui sviluppare il percorso;
• ADHD • Linguistico
• le strategie e i materiali utilizzati per concretizzare gli step del piano;
• Disturbi specifici del linguaggio • Culturale
• i criteri in base ai quali verificare l’efficacia degli interventi attuati.
• Disturbi della coordinazione motoria e disprassie
• Disturbi delle abilità non verbali
• Disturbo dello spettro autistico lieve
• Funzionamento intellettivo limite
Il piano è “didattico”, ossia deve declinarsi sul doppio livello dei contenuti (le discipline, le
abilità strumentali, i saperi e il saper fare) e delle metodologie (dalla lezione frontale all’ap-
Al contempo, la D.M. del 27/12/2012 chiarisce come, pur trattandosi sempre di bisogni educativi speciali, le procedure di inclu-
Didattico prendimento cooperativo, passando per le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione
sione per l’area della disabilità sono esplicitate nella Legge 104/92 (che prevede la redazione del Piano Educativo Individualizzato)
e quelle rivolte ai DSA nella Legge 170/2010. - TIC -, gli adattamenti dei materiali ecc.). Al contempo, però, non devono essere dimenticate
A livello pratico, allora, quando parliamo di PDP dobbiamo mantenere attivo un doppio binario: neanche quelle dimensioni trasversali (motivazione, socialità ecc.) che supportano i processi
1. da un lato, quello previsto per gli alunni con DSA, regolato dalla Legge 170/2010 (che prevede per esempio l’obbligatorietà del di apprendimento dell’allievo.
PDP, la certificazione di strutture socio-sanitarie pubbliche o accreditate ecc.);
2. dall’altro lato, quello previsto per tutti gli altri BES, regolato invece dalla C.M. n. 8 del 6/03/2013 (che prevede per esempio
l’opportunità e non l’obbligatorietà del PDP, l’individuazione dell’alunno con BES da parte del team docente ecc.).
Pertanto, anche nelle pagine seguenti, laddove necessario manterremo questo doppio binario per discutere e analiz-
zare le modalità di redazione del PDP nel caso di alunni con DSA o con altri Bisogni Educativi Speciali. Infine, il piano deve essere “personalizzato”, ossia “ritagliato” sulle esigenze educative e sul
profilo di funzionamento dell’allievo, considerato però all’interno dello specifico contesto-
Personalizzato classe in cui si trova ad apprendere. In altri termini, si tratta di individuare il percorso più ade-
guato per l’alunno tenendo conto non solo dei suoi punti di forza e di debolezza, ma anche delle
opportunità, dei supporti e degli ostacoli normalmente presenti nel lavoro quotidiano in classe.
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 2
Decreto N. 5669/2011 “Disposizioni attuative della Legge La normativa sui DSA prevede espressamente la redazione
8 ottobre 2010, Nuove norme in materia di disturbi specifici di un PDP, che si incentra su tre aspetti essenziali:
di apprendimento in ambito scolastico” 1. gli interventi didattici individualizzati e personalizzati;
Art. 5: “La scuola garantisce ed esplicita, nei confronti di 2. le misure dispensative; PDP
alunni e studenti con DSA, interventi didattici individua- 3. gli strumenti compensativi. strumento di flessibilità
DSA lizzati e personalizzati, anche attraverso la redazione di sul piano:
un Piano didattico personalizzato, con l’indicazione degli Nella prassi, però, spesso l’attenzione è stata centrata su-
strumenti compensativi e delle misure dispensative gli ultimi due punti, trascurando invece un’adeguata descri-
adottate”. zione della personalizzazione e individualizzazione didattica
a favore dell’allievo con DSA.
Direttiva Ministeriale 27/12/2012 “Strumenti d’inter- La D.M. del 2012 introduce due importanti aspetti relati- organizzativo didattico educativo
vento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organiz- vamente al PDP: (tempi, spazi, scansione (materiali, stili di (relazioni, ambienti
zazione territoriale per l’inclusione scolastica” 1. sottolinea come sia uno strumento di lavoro per gli in- delle materie ecc.) apprendimento e di formali e informali ecc.)
Art. 1.5: “… si evidenzia, in particolare, la necessità di segnanti e non un semplice adempimento burocratico; insegnamento ecc.)
elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per 2. s pecifica come serva a documentare alle famiglie il lavo-
alunni e studenti con bisogni educativi speciali, anche at- ro svolto a scuola: in tal senso, allora, viene chiaramente
traverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato, rinforzata l’opportunità di un processo di condivisione
individuale o anche riferito a tutti i bambini della classe con con le famiglie.
BES, ma articolato, che serva come strumento di lavoro in
itinere per gli insegnanti ed abbia la funzione di documen- Riprendendo allora gli aspetti evidenziati dalla normativa, possiamo affermare che il PDP
BES tare alle famiglie le strategie di intervento programmate”. Nella successiva C.M. n. 8 del 2013, vengono ulteriormente diviene uno strumento essenziale quando, per rispondere alle esigenze dell’al-
esplicitati altri aspetti: lievo:
Circolare Ministeriale n. 8 del 6/03/2013 “Direttiva 1. il PDP serve a monitorare il percorso, quindi non può con-
Ministeriale 27 dicembre 2012. Indicazioni operative” figurarsi come un semplice atto iniziale di individuazione
p. 2: “Strumento privilegiato è il percorso individualizzato dell’allievo con BES e delle relative modalità d’azione; 1. si vogliono introdurre importanti livelli di flessibilità e di adattabilità sul piano
e personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personaliz- 2. deve essere il frutto di un lavoro collegiale e partecipato organizzativo, didattico, educativo;
zato (PDP), che ha lo scopo di definire, monitorare e docu- tra tutti gli attori coinvolti; 2. si cerca un maggior livello di condivisione dei percorsi di personalizzazione e/o
mentare – secondo un’elaborazione collegiale, correspon- 3. d eve includere non solo le strategie d’intervento, individualizzazione da parte degli insegnanti di classe.
sabile e partecipata – le strategie di intervento più idonee ma anche i criteri ritenuti più idonei per verificare il per-
e i criteri di valutazione degli apprendimenti”. corso.
20 21
DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 2
Quando si compila Nel caso di un allievo con BES abbiamo sostanzialmente due opzioni:
Per poter stabilire quando si compila il PDP dobbiamo rispondere a due domande cruciali, 1. da una parte, la famiglia presenta una diagnosi o una relazione specialistica (per
che si pongono ai seguenti livelli: esempio di un logopedista) attestante una difficoltà mostrata dall’alunno o la presenza
• opportunità/obbligatorietà della sua redazione; di un vero e proprio disturbo, che tuttavia non rientra all’interno della Legge 104/92
• scadenze temporali per la sua presentazione. o della Legge 170/2010;
2. dall’altra, invece, non viene presentato alcun documento clinico, ma autonomamente
gli insegnanti ravvisano nell’alunno delle difficoltà tali da compromettere le
Quando è opportuno sue possibilità di apprendimento.
oppure obbligatorio redigere un PDP?
In entrambi i casi, il team docenti (alla scuola prima- ATTENZIONE!
Per poter rispondere all’interrogativo dobbiamo compiere un’iniziale differenziazione tra ria), o il Consiglio di classe (alla scuola secondaria) sono
le situazioni di bambini con DSA certificato e quelle di allievi con altri BES: La presentazione di una diagnosi, che non rientri nei casi
autonomi nel decidere se quell’allievo debba essere in- previsti dalla L.170/2010, o di una relazione specialistica
dividuato con BES o no. In caso affermativo è sempre non obbliga la scuola a individuare l’allievo che manifesta
compito dei docenti stabilire se è opportuna e necessaria Bisogni Educativi Speciali, decisione sempre autonoma da
La redazione del PDP è obbligatoria.
In presenza di la compilazione del PDP, che non è quindi obbligatoria. parte degli insegnanti.
La C.M. 8 del 6/03/2013 invita il Consiglio di classe o il team docenti ad adottare
DSA certificato il PDP anche in attesa del rilascio della certificazione, per ovviare alle difficoltà
legate ai tempi di attesa.
Individuazione dei Bisogni Educativi Speciali di un alunno
La redazione del PDP non è obbligatoria, ma si esegue solo quando ritenuta dagli Abbiamo visto che l’individuazione dei BES è un compito specifico degli insegnanti:
In presenza di altri
insegnanti opportuna e necessaria, a seguito dell’individuazione dei Bisogni Edu- ciò significa che, anche in presenza di una diagnosi clinica presentata dalla famiglia, la
BES cativi Speciali dell’allievo da parte della scuola. scuola potrebbe ritenere inopportuno individuare i Bisogni Educativi Speciali dell’allievo,
per esempio perché riesce comunque a seguire il percorso didattico della classe senza
bisogno di interventi specifici oppure perché è in fase di evoluzione positiva.
Se quindi nel primo caso il PDP è obbligatorio, nel secondo gli insegnanti devono invece
compiere una scelta consapevole sull’opportunità e la necessità di redigere o meno il PDP,
D’altro lato, è anche possibile che, in assenza di qualsiasi documentazione clinica, la scuola
come sintetizzato nello schema seguente.
ritenga comunque opportuno individuare l’allievo con BES, in quanto le sue problematiche
sono in via di peggioramento, compromettono in modo radicale il rendimento scolastico
e non rispondono positivamente agli interventi attuati fino a quel momento.
Obbligatorio
PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 2
In questi casi, come sottolinea la normativa, è fonda- È evidente come la decisione di compilare o meno il PDP richieda:
NORMATIVA
mentale che le decisioni siano assunte “… sulla base di
considerazioni pedagogiche e didattiche; ciò al fine di 1. un processo di condivisione da parte degli insegnanti della classe;
La nota MIUR n. 2563 del 22/11/2013 ribadisce come debba
evitare contenzioso” (C.M. n. 8 del 6/03/2013). 2. l’analisi dell’intero contesto di vita dell’allievo, compreso il ruolo di possibile
essere effettuata una distinzione tra “mere difficoltà di appren-
dimento” e disturbi clinicamente fondati, riservando a questi
supporto proveniente dalla famiglia e le relazioni interne alla classe;
ultimi la compilazione del PDP. È evidente come l’obiettivo della 3. l’analisi del livello di flessibilità e adattabilità didattica presente in classe e rivolta
Nota sia quello di evitare un approccio troppo estensivo, con il
Formalizzazione di un PDP all’intero gruppo;
rischio di moltiplicare i PDP presenti in una scuola. Al contempo, Individuato l’allievo con BES, è necessario decidere se 4. le risorse necessarie e disponibili per un ulteriore livello di personalizzazione
però, si ribadisce che il team docenti o il Consiglio di classe “… formalizzare o meno un PDP: anche in questo caso, si e/o individualizzazione (in termini di strumenti, di abitudini e di competenze degli
è autonomo nel decidere se formulare o non formulare un Piano tratta di una decisione autonoma degli insegnanti, insegnanti);
Didattico Personalizzato”. che devono considerare la necessità e/o l’opportu-
5. una previsione dell’evoluzione della situazione in presenza o assenza del PDP.
nità di redigerlo.
In altre parole, al di là dei casi certificati di DSA (per i quali ribadiamo che il PDP è obbli-
La redazione del PDP segue l’individuazione da parte della scuola: la normativa di riferimento quindi
gatorio), nel caso di allievi con altri BES la scelta se compilare o meno il Piano Didattico
In presenza di altri non prevede una tempistica precisa, essendo legato tutto il processo al momento dell’an-
Personalizzato deve essere effettuata in ogni singolo caso in base a considerazioni che
tengano conto dei reali bisogni dell’allievo. Nello schema sotto indichiamo i possibili
BES no in cui gli insegnanti ritengono opportuno individuare l’allievo con BES a causa delle sue
rilevanti difficoltà in ambito scolastico (D.M. 27/12/2012 e C.M. 8 del 6/03/2013).
vantaggi e le attenzioni da considerare al momento di questa scelta.
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 2
Al di là dell’opportunità di verifiche periodiche, la revisione del PDP diventa ne- Tabella 2.2 – Gli attori coinvolti nel processo di redazione del PDP.
cessaria e irrinunciabile in due casi:
Attore Compiti principali
• nel passaggio di ordine di scuola (per esempio dalla scuola primaria alla scuola
secondaria di primo grado); La normativa dichiara che il compito di individuazione degli alunni con BES e di elaborazione del
• quando si rendono indispensabili importanti cambiamenti nell’insieme delle misure Team docenti o PDP appartiene a tutti gli insegnanti del team docente, alla scuola primaria, e del Consiglio di
dispensative, degli strumenti compensativi e delle strategie di personalizzazione e/o Consiglio di classe classe, alla scuola secondaria. Di conseguenza, tutti loro dovrebbero contribuire sia alla raccolta
individualizzazione della didattica. dei dati informativi sulla problematicità dell’allievo (soprattutto in assenza di una documentazio-
NORMATIVA ne clinica), sia alla declinazione degli obiettivi e delle strategie educative da inserire nel piano.
Nel caso di allievi con BES, è ancor più fondamentale una verifica periodica del PDP, pro-
“… ogni alunno, con conti-
prio con l’obiettivo di ridurre o addirittura eliminare gli adattamenti specifici previsti in Queste figure possono essere particolarmente utili per una serie di compiti:
nuità o per determinati pe-
un primo momento: come ricorda la stessa C.M. 8 del 6/03/2013, gli interventi adottati • raccogliere e mantenere aggiornato il fascicolo personale dell’alunno;
riodi, può manifestare Biso-
• fornire una consulenza specialistica su specifiche strategie e ausili rivolti ai Bisogni Educativi
gni Educativi Speciali…” con il PDP (in particolare il ricorso a strumenti dispensativi e compensativi) devono avere Referenti
Speciali e ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento;
D.M. 27/12/2012. un “carattere transitorio”. per i BES e i DSA
• curare il rapporto con i genitori;
• raccordare i vari PDP tra loro e con il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) della scuola.
È importante sottolineare come tale funzione non dovrebbe mai assumere una delega tota-
Chi lo compila le rispetto all’elaborazione e all’attuazione del PDP, che rimangono responsabilità di tutti gli
insegnanti della classe.
La compilazione del PDP rappresenta un passaggio fondamentale nel percorso di inclusio- Si tratta di una figura generalmente più strutturata delle altre (in quanto le procedure previste
Referente
ne degli alunni con BES in quanto, come evidenza la C.M. 8 del 6/03/2013, si tratta di un dalla Legge 104/1992 sono ormai codificate da anni e il ruolo è ricoperto da un insegnante di
o coordinatore
processo partecipato. In tal senso, la normativa è molto chiara, indicando esplicitamente sostegno) e può curare soprattutto i rapporti tra la scuola e l’extrascuola, nonché tra insegnanti
per il sostegno
ed eventuali specialisti chiamati a fornire informazioni sul livello di funzionamento dell’alunno.
come la sua redazione sia compito degli insegnanti.
Per esempio, le Linee Guida allegate al D.M. 12/07/2011 affermano che: “… la scuola
predispone, nelle forme ritenute idonee e in tempi che non superino il primo trimestre Ha il compito di supervisionare la correttezza formale di tutto il processo, ma soprattutto di favo-
Dirigente scolastico rire la giusta corrispondenza tra gli obiettivi contenuti nel Piano Annuale per l’Inclusività (PAI) e
scolastico, un documento…” che prende la forma del PDP.
nel PTOF della scuola, da un lato, e le risorse disponibili, dall’altro.
Ancora più esplicita è la C.M. 8 del 6/03/2013 quando afferma che “… è compito do-
veroso dei Consigli di classe o dei team dei docenti nelle scuole primarie indicare in quali
altri casi sia opportuna e necessaria l’adozione di una personalizzazione della didatti- Nel processo di elaborazione del PDP, allora, questa varie figure potrebbero entrare pro-
ca…” e che inoltre “… è necessario che l’attivazione di un percorso individualizzato e gressivamente in gioco, come illustrato nella figura seguente, allargando il focus della
personalizzato per un alunno con Bisogni Educativi Speciali sia deliberata dal Consiglio progettazione dal singolo alunno al contesto scuola ed extrascuola.
di classe – ovvero, nelle scuole primarie, da tutti i componenti del team docenti – dando
luogo al PDP, firmato dal Dirigente scolastico (o da un docente da questi specificamente
delegato), dai docenti e dalla famiglia”. Dirigente
Nella consapevolezza della pluralità di situazioni che si manifestano all’interno delle sin- scolastico
gole scuole, proviamo a fornire alcune indicazioni di massima sull’organizzazione
da adottare nel processo di elaborazione del PDP e sulle figure coinvolte (si veda Coordinatore
la Tabella 2.2 a pagina seguente). per il sostegno
Referenti BES
SUGGERIMENTI e DSA
La compilazione del PDP viene delegata a un singolo (per esempio il Referente DSA o l’eventuale insegnante
di sostegno presente in classe per un allievo disabile ex Legge 104/92 ecc.).
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 2
È dunque chiaro come il PDP debba essere compilato dagli insegnanti, che dovranno de- In caso contrario, il rischio è che il PDP possa divenire occasione di scontro e conflittualità
clinare gli obiettivi, i percorsi e gli strumenti didattici, adattandoli alle esigenze con i genitori, compromettendo gran parte del processo educativo.
dell’allievo. Chiaramente, in alcune fasi del processo di redazione del PDP possono essere Il rapporto con la famiglia, rispetto al percorso di personalizzazione e/o individualizzazione,
coinvolte altre figure significative (Tabella 2.3). può essere declinato su diversi piani di coinvolgimento a seconda del livello di partecipa-
zione che si intende realizzare, come rappresentato nella figura seguente.
Tabella 2.3 – Altre figure significative nella redazione del PDP.
Neuropsichiatra Aiutano ad approfondire il profilo di funzionamento neurosicologico dell’alunno (per esempio i suoi
e psicologo tempi di attenzione, le modalità privilegiate di memorizzazione ecc.), rispetto al quale declinare le Livelli di coinvolgimento della famiglia nel processo del PDP
attività didattiche previste e gli adattamenti (di materiali, spazi ecc.).
Logopedista, Possono integrare e perfezionare eventuali esercizi e attività di recupero e potenziamento rispetto a
basso
› Informazione
psicomotricista ecc. determinate disfunzioni mostrate dall’allievo. I genitori vengono informati del piano personalizzato rivolto
al figlio, senza prevedere una loro specifica condivisione
dello stesso.
Rappresentano l’interlocutore privilegiato per la scuola per due motivazioni principali: da un lato,
Genitori
consentono di indagare sulla pervasività di determinate problematiche e sul loro impatto sulla vita
quotidiana; dall’altro, diventano partner educativi nel mettere in pratica determinati adattamenti e
medio › Condivisione
strategie anche in ambito domestico. I genitori condividono i contenuti del PDP (in termini di
obiettivi e di strategie, adattamenti, strumenti ecc.), senza
tuttavia un loro coinvolgimento attivo nello stesso.
Ovviamente, agli insegnanti di classe rimane il ruolo principale di registi dell’intero pro- alto › Partecipazione
cesso di redazione del PDP, che dovrà essere infine firmato da tutti gli insegnanti della I genitori partecipano attivamente alla realizzazione del
classe, dal Dirigente Scolastico e dai genitori. percorso personalizzato previsto dal PDP, con una serie
La firma di questi ultimi non deve essere considerata un semplice atto formale, ma una
di impegni condivisi tra scuola e famiglia (per esempio
nell’assistenza ai compiti per casa).
condivisione del percorso didattico personalizzato attraverso uno o più incontri, durante
i quali discutere gli obiettivi educativi e didattici, le strategie, gli adattamenti ecc.
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DALL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELLE DIFFICOLTÀ AL PDP Capitolo 2
In tal modo possiamo evitare più facilmente possibili conflittualità, legate ad aspettative
di collaborazione che i genitori non sono in grado di soddisfare (almeno al momento
Bibliografia
attuale) e al sottoporre loro richieste non commisurate alla loro volontà/possibilità di Ciambrone R., Fusacchia G. (2016). I BES: come e cosa fare. Firenze: Giunti EDU.
coinvolgimento. CNOP. Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi (2016). I DSA e i BES. Consigli per la pratica
professionale. Da: www.psy.it/wp-content/uploads/2016/03/cnop_DSA-BES_web.pdf
Fedeli, D. & Vio, C. (2016). ADHD, Iperattività e Disattenzione a scuola. Firenze: Giunti EDU.
Tabella 2.4 – Esempi di azioni richieste ai genitori in base al loro livello di coinvolgimento
Livello di
coinvolgimento
Azioni richieste ai genitori Normativa
• Legge 104/1992, Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone
Coinvolgiamo i genitori in colloqui in cui li invitiamo a rispondere a doman-
handicappate, Gazzetta Ufficiale N. 39 del 17/02/1992, S.O.
Basso de, che li aiutano a focalizzare l’attenzione sui comportamenti mostrati dal
bambino a casa. • Legge 59/1997, Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed
enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione ammini-
strativa, Gazzetta Ufficiale n. 63 del 17/03/1997, Cap. IV art. 21
Oltre alla partecipazione ai colloqui informativi li invitiamo a osservare il bam-
• D.P.R. n. 275 del 8/03/1999: Regolamento recante norme in materia di autonomia delle
bino in alcuni momenti della giornata per registrare:
Medio istituzioni scolastiche
• la frequenza o la durata di specifici indicatori;
• cosa è avvenuto subito prima e subito dopo la comparsa del comportamento. • Legge 170/2010, Nuove norme in materia di Disturbi Specifici di Apprendimento in ambito
scolastico, n. 170, Gazzetta Ufficiale N. 244 del 18/10/2010
• D. M. n. 5669, del 12/07/2011, Disposizioni attuative della Legge 8 ottobre 2010, Nuove
Oltre all’azione osservativa del livello precedente, aiutiamo i genitori a uti- norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico
Alto lizzare dei sistemi di rinforzo in ambito domestico per modellare le condotte • Direttiva Ministeriale 27/12/2012: Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi
adeguate del bambino. speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica
• C.M. n. 8 del 6/03/2013: Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento
per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione sco-
lastica”. Indicazioni operative
• Nota MIUR n. 2563 del 22/11/2013: Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi
Speciali. A.S. 2013/2014. Chiarimenti
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