1 La facoltà di narrare
1.1 Le funzioni della comunicazione
Il racconto è una forma di discorso, Poiché essa appartiene all’ambito della comunicazione, può essere sottoposta
alle griglie analitiche proposte dagli studiosi di questo campo. Lo schema più semplice per lo studio della
comunicazione rileva tre funzioni fondamentali: ogni atto comunicativo ha una funzione “espressiva”, una
“rappresentativa” e una “conativa”:
La funzione espressiva riguarda l’emittente, consiste della visione di sé stesso che egli emette nel
comunicare;
La funzione rappresentativa è il contenuto, ciò che la comunicazione vuole dire sul mondo;
La funzione conativa è quella che riguarda il destinatario, è l’invito o l’appello che gli si rivolge.
L’analisi del messaggio può essere articolata secondo altre quattro ulteriori funzioni:
Nella misura in cui il discorso sia orale vengono in campo altre funzioni:
La funzione illocutiva per cui il discorso corrisponde ad una domanda o ad una risposta, ad un
avvertimento, minaccia, insegnamento;
La funzione perlocutiva per convincere tramite il discorso l’interlocutore, indirizzando i suoi pensieri o l
sue azioni.
Tutti questi concetti sono applicabili a tutte le narrazioni. La storia che viene comunicata all’interno di una narrazione
non è possibile senza una relazione, perché transita tra gli interlocutori, mettendo una storia in comune (cap. 2). Sul
piano sociale possono essere individuate diverse aree di funzioni che la narrazione può svolgere, non si tratta di
funzioni a priori, variando da contesto a contesto.
2.1 Introduzione
La facoltà di narrare è una facoltà che sviluppiamo abbastanza presto nella nostra vita e che ci accompagna da
tempi assai antichi. È intrecciata con la storia delle culture e del modo di comunicare. Una cultura può incentivare
o disincentivare la facoltà di narrare delle persone. Per quanto riguarda la cultura occidentale moderna è
probabile che tenda a disincentivarla, ciò non esclude delle eccezioni, tipicamente il posto più importante è
attribuito soprattutto a discorsi scientifici o a discorsi di informazione. Proprio il discorso di informazione è
considerato da Benjamin il più pericoloso, in antitesi con la narrazione. L’informazione non è sol “plausibile”, essa
ha un carattere puntuale, utopistico, slegato da antecedenti e conseguenti. In questo essere priva di
consequenzialità con il resto del discorso in cui viene inserita, essa mostra tutta la sua distanza della narrazione.
Del resto, l’essenza dell’informazione è la novità. Come Benjamin annotava in un saggio, la vita moderna
domanda una coscienza all’erta, un’intellettualizzazione della vita psichica che è l’opposto di tale distinzione.
Quanto al discorso scientifico, la questione ha radici molto profonde: il processo di razionalizzazione che Marx
Weber poneva al centro della sua analisi di modernità consiste in un allargamento della logica della razionalità
della scienza in ogni ambito della vita. Di fronte ad una volontà della generalizzazione scientifica in racconto
conserva qualcosa di inquietante, come il sospetto di un’anarchia, su una realtà parallela alla realtà
empiricamente osservabile. La situazione però sta mutando, in parte è responsabile anche la diagnosi stessa di
post-modernità: la situazione post-moderna nello stesso momento in cui denunciava come la realtà si sia retta su
grandi narrazioni che fondavano la legittimità dei suoi saperi e come queste grandi narrazioni siano oggi in crisi In
ogni caso, in quella che potrebbe essere chiamata alla ricerca di un nuovo paradigma delle scienze sociali, il
riconoscimento del fatto che l’indeterminatezza non possa essere espulsa nel discorso scientifica, appare centrale.
Con ciò, l’interpretazione narrativa della realtà è parte dell’insieme di processi mediante i quali la realtà diviene
propriamente una realtà umana.
La sociologia è nata nel mondo moderno come disciplina che provava a comprendere il mutamento sociale. Sono
evidenti due questioni distinte:
La prima è che avvicinare la sociologia alla narrazione rende evidente che la sociologia è oltre che una
strategia di ricerca, una forma di discorso. E‘ un discorso che ha le proprie regole e che rimanda alle pratiche di
ricerca che lo sostengono. Si tratta di riconoscere che la sociologia è, come tutte le scienze sociali, qualcosa di
diverso sia dalla letteratura che dalla narrazione, sia dalle scienze fisiche, sia dalle loro modalità discorsive.
Nella seconda questione alcuni sociologi temono di compromettersi attraverso il rapporto con la
narrazione mediante il “contagio dell’idiografia”, cioè di una rappresentazione che non può essere generalizzata.
Ogni singolo caso riflette elementi del mondo in cui è immerso. La tecnica delle interviste narrative, in
particolare, permette di avere accesso al mondo in cui le persone raccontano di sé e del proprio mondo.
La voce di qualcuno è la voce singolare, ma esprime sempre qualcosa che va oltre sé stessa. Avvicinare la
sociologia alla narrazione significa evidenziare il suo aspetto dialogico: essa non è solo un parlare di qualcosa, ma
anche un parlare di sé a qualcuno.