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VAIRA
COS’E’ LA SOCIOLOGIA?
Definizione iniziale di sociologia: STUDIO SCIENTIFICO DELLA SOCIETA E DEI
FENOMENI CHE IN ESSA PRENDONO FORMA.
Cosa studia? -> come la società è organizzata, funziona, si mantiene e cambia nel
tempo.
Cerca di spiegare come gli aspetti sociali producono determinati effetti e fenomeni
che ci condizionano ad agire nel modo in cui agiamo.
LA SOCIOLOGIA E' L'AGIRE DEI SOGGETTI DI UNA DETERMINATA SOCIETA IN UN
DATO MOMENTO STORICO.
Gli oggetti di studio sociologici sono società e fenomeni sociali.
Possono essere:
1. COLLETTIVITA MOLTO AMPIE
strutture di organizzazione sociale, politiche economiche, culturali
2. COLLETTIVITA MOLTO RIDOTTE
azioni di vita quotidiana
A questo punto la frase <<studio della società>> puo essere meglio interpretata
come <<STUDIO DELLA VITA ASSOCIATA ALLE COLLETTIVITA>>
Cioè la vita umana si svolge in, e in relazione a, gruppi piu o meno ampi di individui
legati da vincoli sociali che costituiscono un particolare modo di vita che condiziona il
pensiero e l'azione di ciascuno.
Anche quando un individuo è in perfetta solitudine la dimensione sociale non
sparisce (è nei pensieri)
Non esiste alcun aspetto che non sia sociale e che non possa essere studiato
sociologicamente. --> tutta la nostra vita è costituita da sociale
(non esiste la psiche perché non puo essere mostrato un processo psichico)
(la coscienza non è altro che il fatto di aver interiorizzato una serie di norme)
Anche la tecnologia e i suoi prodotti sono intrisi di elementi sociali e producono
effetti sociali.
Definizione finale di sociologia: LA SOCIOLOGIA è LO STUDIO DELLA VITA ASSOCIATA
DELLE COLLETTIVITA E DEI FENOMENI CHE IN ESSA PRENDONO FORMA E SI
CONCRETIZZANO.
Cos'è la scienza?
Attività umana che genera una conoscenza del mondo e dei suoi fenomeni attraverso
la loro osservazione empirica della realtà.
-si descrive il fenomeno
QUANTITATIVO
L'analisi deve mirare a produrre spiegazioni CAUSALI e GENERALIZZANTI
Causali: basate sulla relazione tra causa-effetto e variabili
Generalizzanti: in grado di arrivare a qualche forma di legge generale che sta alla
base del fenomeno indagato.
Per fare ciò si fa riferimento al metodo statistico: si fanno rilevazioni su un grande
numero di casi ottenuto tramite procedure di campionamento, si definiscono le
QUALITATIVO
Non si vogliono trovare leggi piu o meno generali di causa-effetto con cui spiegare i
fenomeni
Si vuole comprendere come le persone giungono a pensare, dire, agire certe cose.
Con questo metodo si cerca una comprensione profonda della vita sociale,
sacrificando il processo di analisi.
Ci si interessa di capire come un fenomeno è stato prodotto in determinate
condizioni e non per quali fattori si è verificato.
Differenza con quantitativo: i numeri presi ad esame da un qualitativo sono molto
meno, piccoli gruppi (membri di bande, attivisti politici..) perche è impossibile
parlare con migliaia di soggetti.
QUALIQUANTITATIVO
Si riconosce che entrambi i metodi hanno buoni strumenti utili all'analisi e ci si sforza
di combinarli assieme.
Due modi di combinazione:
1. I sociologi quantitativi utilizzano i metodi qualitativi come strumento esplorativo
per farsi un idea del fenomeno che vogliono analizzare. Poi tornano al loro
metodo.
2. I sociologi qualitativi utilizzano dati quantitativi per aspetti da loro ritenuti
rilevanti.
Questa opposizione tra i metodi è infondata in quanto tutto dipende dalla domanda
di ricerca che il ricercatore si pone.
La scienza multiparadigmatica ha altri due aspetti
La cumulatività delle conoscenze è piu debole e vaga rispetto a quelle delle
scienze fisico-matematiche. Essendoci molti metodi in compdetizione, cio che
viene elaborato all’interno di uno non ha conseguenze sugli altri.
L'ideologia può diventare il mezzo attraverso cui una classe dominata prende
coscienza della realtà e sviluppa una particolare azione politica per sovvertire i
rapporti di potere esistenti. Introduciamo quindi il concetto di classi sociali.
4. Il conflitto e la lotta tra classi sono il motore della storia --> del mutamento
economico e sociale.
La classe emergente (portatrice della nuova ideologia, dei nuovi rapporti di
proprietà, dei nuovi metodi di produzione) percepisce
?
EMILE DURKHEIM
Sociologo francese, pensiero sviluppato tra la fine dell'8oo e l'inizio del 9oo. E il
primo sociologo in senso stretto. A lui si deve la definizione della sociologia come
scienza distinta e autonoma dalle altre scienze sociali (psicologia, economia..). Egli
considera la società una REALTA SUI GENERIS --> realtà particolare dotata di logica e
modi di funzionamento propri. La società non puo essere interpertata in termini
psicologici (effetto di stati mentali delle persone).
La società è un prodotto umano particolare che va studiato con modi particolari -->
attraverso un'analisi socio-strutturale e funzionale.
Cinque modi per spiegare gli aspetti fondamentali della sociologia di Durkheim:
1. I FATTI SOCIALI COME OGGETTO DELLA SOCIOLOGIA.
2. LA SPIEGAZIONE FUNZIONALE COME MODO DI ANALISI DELLA SOCIETA E DEI
FENOMENI SOCIALI.
3. DIVISIONE DEL LAVORO, I TIPI DI SOLIDARIETA SOCIALE E I TIPI DI SOLIDARIETA
CORRISPONDENTI.
4. IL CONCETTO DI ANOMIA.
5. LA RICERCA SUL SUICIDIO COME ESEMPIO DI ANALISI SOCIOLOGICA DI UN
FENOMENO APPARENTEMENTE INDIVIDUALE CHE HA ALLA BASE CAUSE
SOCIALI.
1. L'oggetto della sociologia sono i fatti sociali che secondo Durkheim sono:
"modi di agire, pensare e sentire esteriori rispetto all'individuo. Questi fatti sono
provvisti di un potere di coercizione con il quale riescono ad imporsi sul
singolo".
Sono quindi fatti esterni all'individuo che hanno origine, carattere ed effetti
sociali.
La causa di un fatto sociale deve essere ricercata in altri fatti sociali antecedenti
ad esso.
Nella sua prima formulazione nel libro Regole del metodo sociologico del 1895,
egli definisce i fatti sociali come NORME di comportamento e azione degli
individui che derivano da una serie di PRESCRIZIONI MORALI, ovvero doveri a
cui essi si devono attenere nei diversi ruoli sociali che ricoprono.
Gli individui si attengono a questi doveri perche essi sono esterni a loro e si
impongono a loro obbligatoriamente.
La società e la vita sociale sono concepiti come fenomeni morali che producono
delle pressioni sugli individui volte a rendere le loro azioni attenenti alle norme
e ai valori che caratterizzano la vita sociale. I fatti sociali vengono analizzati
come fossero COSE.
L'esempio principale è costituito dal linguaggio. È un prodotto umano ma che
una volta creato assume un'esistenza separata Dalle persone che lo trovano gia
dato e non possono cambiarlo. Per cambiarlo serve un accordo tra gli individui e
se anche si raggiungesse questo accordo comunque successivamente il nuovo
linguaggio verrebbe imposto a tutti. Il linguaggio quindi è un fatto sociale.
Attraverso il linguaggio noi parliamo, pensiamo, definiamo, giudichiamo noi
stessi, gli altri e il mondo in cui viviamo. Senza linguaggio ciò non sarebbe
possibile e quindi non sarebbe possibile neanche la realtà sociale.
'LA CAUSA DI UN FATTO SOCIALE DEVE ESSER RICERCATA IN ALTRI FATTI SOCIALI
A ESSO ANTECEDENTI' --> il fatto sociale 'linguaggio' sta alla base della
produzione di altri fatti sociali.
Nella seconda edizione delle Regole del metodo sociologico 1901 durkheim
ritorna sull'argomento di fatto sociale PERCHÉ si era reso conto della sua
debolezza teorica e, cercando di precisarlo meglio, arriva a sostituirlo con il
concetto di ISTITUZIONE.
Con istruzione intendeva qualsiasi prodotto umano che, una volta prodotto,
assume un'esistenza indipendente da quella dei suoi produttori, con la capacita
di regolare la vita sociale degli individui imponendosi a essi.
Questo cambiamento concettuale comporta che le istituzioni non si impongono
obbligatoriamente agli uomini, come invece avveniva per i fatti sociali, ma si
impongono attraverso l'INTERIORIZZAZIONE come dovere morale nelle
coscienze degli uomini.
Le istituzioni in sostanza hanno una doppia vita: una esterna agli individui e una
interna alle loro coscienze. Esse sono indubbiamente dei prodotti umani, che si
rendono autonomi dai loro produttori per poi ritornare a loro sotto forma di
norme --> quindi il soggetto si sentirà obbligato ad agire in determinati modi e
ad escludere dei comportamenti che non sono conformi a queste norme da lui
interiorizzate.
Durkheim distingue due tipi di società fondate sullo sviluppo della divisione del
lavoro, che a loro volta generano due tipi di solidarietà sociale tra i membri.
Il primo tipo si società è quella in cui la divisione del lavoro è minima, ciòè
ogni membro è in grado di fare tutto il necessario per il mantenimento della
società. Ciò coincide con le società primitive definite SEMPLICI O SEGMENTARIE,
costituite da un gruppo ristretto di individui. La morale che tiene unita questo
gruppo è detta SOLIDARIETà MECCANICA, caratterizzata per un forte
attaccamento e consenso dei membri alle norme della società. Questo
consenso si basa sul fatto che essi risultano essere tutti uguali e interscambiabili
nei compiti da svolgere e condividono tutti gli stessi principi.
Il secondo tipo di società è quella in cui la divisione del lavoro è molto
complessa e sviluppata, in cui i membri fanno cose diverse ed è basata sulla
differenziazione sociale dei ruoli e delle posizioni occupate dagli stessi membri.
È definita società COMPLESSA in cui la morale che tiene unita il gruppo è detta
SOLIDARIETà ORGANICA, che lega individui diversi attraverso rapporti di
scambio e collaborazione. Ciascuno dipende dagli altri e coopera con gli altri
producendo rapporti di solidarietà.
4. I sistemi sociali spiegati nei precedenti punti, sono molto spersso esposti a rischi
di collasso a causa della diffusione di una patologia sociale, definita da
Durkheim ANOMIA.
È un rischio a cui sono esposte soprattutto le società complesse (moderne) e
consiste nel fatto che la società e le norme in essa vigenti, non sono in grado di
creare della solidarietà tra i membri per far si che aderiscano a un sistema
condiviso di valori. Così gli indivifui perdono l'orientamento e non sono piu in
grado di riconoscere quello che è giusto e quello che è sbagliato.
L'anomia si crea con la complessificazione della società --> cioè quando la
solidarietà organica che dpvrebbe caratterizzare la società è ad uno stadio
incompleto di sviluppo.
Può sorgere nei momenti di grave crisi sociale durante la quale gli uomini
perdono i punti di riferimento fino ad allora avuti e cominciano ad agire sulla
base di impulsi che non sono piu in grado di contenere.
Una crisi economica RECESSIVA, spinge un gruppo di persone che occupavano
una certa posizione sociale, verso una inferiore, creando un grado elevato di
incertezza e disorientamento perché hanno perso il loro riferimento morale.
Anche una crisi economica ESPANSIVA spinge le persone che hanno avuto un
certo slancio sociale improvviso (arricchimento) a generare un nuovo stile di
vita a cui non sono preparati. Anche loro perdono i loro punti di riferimento e
generano comportamenti anti-sociali come un acceso individualismo.
L'anomia però non è uno stato mentale delle persone ma è una proprietà
strutturale della società prodotta dal suo sviluppo.
5. La ricerca sul suicidio è stata pubblicata sul libro omonimo da Durkheim e il suo
obiettivo è spiegare sociologicamente un fenomeno che è comunemente
rappresentato come individuale, quindi non è considerato sociale.
Per lui se si riesce a dimostrare che il suicidio dipende da altri fatti sociali, allora
la sociologia stessa verrebbe rafforzata.
Durkheim sposta l'attenzione dal suicidio in sé come atto individuale, a una
visione che comprende il tasso complessivo dei suicidi che si riscontra in una
data società in date condizioni sociali.
Comparando una decina di nazioni, egli dimostra che il tasso di suicidi
complessivi che caratterizzano quelle nazioni in un certo lasso di tempo è
costante. Durkheim a questo punto si chiede perché il numero del tasso di
suicidi non cambi: se il suicidio fosse un fatto prettamente individuale
dovremmo notare delle oscillazioni significative nel numero dei suicidi, invece
ciò non avviene.
Egli definisce quindi che le società sono caratterizzate da diverse tendenze
suicidogene (condizioni che favoriscono o meno il suicidio). In particxolare
individua la condizione di GRADO DI INTEGRAZIONE SOCIALE presente in
determinate società. Le sue statistiche mostrano che nelle società dove vige il
credo cristiano-protestante il tasso di suicidi è più alto rispetto a quelle con
credi cristiano-cattolico e ebraico. Il fatto che il tasso di suicidi non varia nel
tempo conduce durkheim a trovare un legame tra tipo di religione e suicidio.
Questo perché il protestantesimo da a chi ne fa parte una scarsa integrazione
sociale perché non xc'è la mediazione né di chiesa e né di sacerdote tra il testo
sacro e il rapporto con dio. L'individuo viene lasciato solo davanti a dio e sta a
lui interpretare i segni della sua volontà divina. I protestanti sono soli anche
davanti al peccato dato che questo deve essere risolto nella loro coscienza. I
cattolici, al contrario, hanno alle spalle la chiesa e i sacerdoti che fanno da
mediatori tra loro e dio, offrono le interpretazioni divine codificate e fondate sui
testi sacri, interpretano del volere di dio e in particolare alleggeriscono la
coscienza di fronte al peccato tramite le confessioni e la conseguente
assoluzione.
La religione cattolica ed ebraica danno granze spazio alle cerimonie collettive
che legano di più i membri della comunità tra loro.
Il protestantesimo produce individui fortemente individualizzati che hanno un
basso grado di solidarietà e integrazione sociale e quindi sono più inclini al
suicidio. In questo caso Durkheim parla di SUICIDIO EGOISTICO, nel senso di
individualistico, prodotto da un tipo di religione o etica che non da spazio alla
dimensione colletiva.
Si piò parlare anche di SUICIDIO ALTRUISTICO nel caso in cui una situazione
sociale è caratterizzata da legami e coesioni fortissime tra i membri di un
gruppo che fa si che ogni individuo si immedesimi nella causa e nei valori che
questo gruppo ha, conducendo i membri stessi anche a togliersi la vita. Questo
è il caso dei kamikaze giapponesi o dei suicide bombers musulmani, di sette
religiose.., dove il suicida compie un gesto di favore alla comunità per affermare
la sua devozione alla causa di essa.
Il suicidio piò essere provocato anche da condizioni sociali particolari come la
crisi economica recessiva o espansiva (anomia). Davanti alle impennate negative
o positive dell'economia, gli uomini perdono i valori che avevano acquisito e di
conseguenza possono arrivare a compiere gesti estremi. È il caso del SUICIDIO
ANOMICO.
GEORG SIMMEL
Le sue elaborazioni sociologiche si collocano a cavallo tra la fine del 1800 e l'inizio
del 1900. non è considerato un sociologo come Durkheim dato che prima di tutto
egli si considerò filosofo. La sua importanza in sociologia è dovuta al fatto che una
parte della sua teoria era rivolta a cercare di fondare la sociologia come scienza
autonoma.
La base della sua sociologia consiste nel fatto che la società è un intreccio/tessuto
prodotto dalle interazioni sociali degli individui che assumono diverse forme.
Il compito della sociologia è studiare queste forme di relazione e interazione, per cui
la sua sociologia viene definita come FORMALE.
La sociologia è come la geometria, quest'ultima analizza le forme a prescindere dal
contenuto, la sociologia analizza le forma che i diversi rapporti di interazione hanno
a prescindere dagli interessi e dagli scopi.
L'analisi che bisogna adottare consiste nell'isolare certe caratteristiche strutturali
delle relazioni e interazioni umane. Questa operazione implica che l'analisi conduce
alla costruzione di una forma pura di una data interazione --> è un'astrazione
rispetto alla realtà completa.
Nella realtà non esistono interazioni pure, perché in esse vi sono sempre una
molteplicità di fenomeni che si intrecciano e si sovrappongono. Esempio: in una
relazione conflittuale o cooperativa, il conflitto e la cooperazione non si danno in
modo puro/assoluto/perfetto. Nel conflitto c'è sempre la cooperazione (ci si allea
con qualcuno contro qualcun altro) e nella cooperazione ci può essere conflitto (in
una coppia di fidanzati (cooperativo) si litiga (conflitto) ma ci si sforza per trovare una
soluzione attraverso la negoziazione (cooperativo)).
Le forma pure sono solo frutto mentale del ricercatore a fini di ricerca.
Gli individui non sono cosi innovativi e creativi dappertutto e in ogni tempo, dipende
dalla complessità della società, data dalla autonomizzazione e specializzazione delle
sfere sociali. Tanto piu numerose sono le sfere, tanto piu le persone abitano sfere
diverse. Una sociosfera nell'epoca primitiva, poi si sviluppa in piu sociosfere.
L'innovazione è molto piu probabile in una società complessa. Le sfere sono
chiamate cerchie sociali, che a volte sono separate e a volte sovrapposte.
Esempio della sfera lavorativa: non è da escludere che le relazioni al suo interno
possano essere rapporti di amicizia o amore, sfera lavorativa e affettiva si
intersecano.
I modelli di condotta diversi sono alla base dell'inovazione.
Società primitiva: la sfera dominante è quella religiosa.
Società contemporanea: la sfera dominante è quella economica.
Gli individui partecipano alle cerchie sociali quotidianamente e ciò sviluppa la
consapevolezza del proprio "io" e della propria lobertà, contribuendo allo sviluppo
dell'individualismo
Fenomeno della moda (?)
MARX WEBER
Coevo di Simmel, il suo pensiero nasce tra la fine dell'800 e il primo ventennio del
900. padre fondatore della sociologia, figura del gigante. Tutta la sociologia dopo di
lui si è ispirata alla sua opera. La sua sociologia è rivolta in primis alla realtà sociale
che viene spiegata a partire dagli individui che attraverso le loro azioni e interazioni
costituiscono la società stessa; in secondo luogo sviluppa in parallelo una sociologia
strutturale con cui spiegare dei fenomeni macro-sociali come il capitalismo, le
religioni, le società occidentali. La spiegazione di questi fenomeno non è per
l'appunto individualistico ma strutturale o meglio istituzionale (si fonda sull'analisi
dei fattori e dei processi culturali, politici ed economici e delle interazioni che hanno
prodotto i fenomeni stessi).
Prendiamo in considerazione cinque fenomeni della sua opera:
1. DEFINIZIONE DI SOCIOLOGIA COME STUDIO DELL'AGIRE SOCIALE DOTATO DI
SENSO
2. CONCETTO DI TIPO-IDEALE COME STRUMENTO FONDAMENTALE DELL'ANALISI
SOCIOLOGICA
3. LA TIPOLOGIA DELL'AGIRE SOCIALE
4. LA TIPOLOGIA DEL POTERE
5. LA TEORIA DELLA STRATIFICAZIONE SOCIALE
Tre dittatori: Hitler, Stalin, Mussolini. Per gli storici la loro ascesa ha avuto delle
traiettorie uniche e i loro regimi hanno avuto delle caratteristiche uniche. I
sociologi sono piu orientati a guardare il quadro generale della situazione:
guardano alle caratteristiche tipiche di un qualsiasi dittatore, a come
conquistano il potere e al modo in cui lo esercitano. L'aggettivo tipico è usato
perche rimanda al tipo-ideale.
Il tipo-ideal eè un concetto astratto, un frutto mentale del sociologo che attinge
dalla realtà per poi estremizzare le caratteristiche che accomunano un certo
fenomeno. Ci sono delle uniformità tipiche dei fenomeni osservati. Il tipo-ideale
non esiste nella realtà ma è un concetto estremizzato.
Tre proprietà del tipo-ideale:
Non è una media statistica che deriva dall'osservazione e dall'analisi di un
fenomeno.
Non serve a scopi classificatori, ma serve a paragonare i fenomeni tra loro e ad
approfondirne la conoscenza.
Non è un modello morale a cui tendere per la condotta o realtà. Ideale non va
inteso in senso etico ma in senso logico.
Diverse specie di tipi ideali:
Fenomeni storico-sociali di grande portata (capitalismo, feudalesimo,
capitalismo industriale/finanziario/di concorrenza o monopolistico, società dei
consumi, società dell'informazione..). Ciascuno di questi fenomeni si realizza in
modi e contenuti differenti in base ai luoghi e ai momenti e hanno
caratteristiche tipiche.
Tipi ideali relativi a concetti come burocrazia e classe sociale, potere che non
si fissano su un fenomeno storico in particolare ma una classe di fenomeni che
si presentano in modi diversi ma accomunati da tratti tipici.
Tipi ideali molto generali relativi ai tipi di agire sociale e ai tipi di potere.
Ci sono in più altri aspetti importanti dei quattro tipi di agire dotato di senso.
Non sono classificazioni rigide e chiuse e nessun tipo di agire esclude l'altro.
Nella realtà l'agire è un intreccio di più tipi di agire. Le distinzioni servono solo a
determinare quale aspetto prevale rispetto agli altri.
I primi due tipi di agire razionale spesso sono in tensione tra loro. L'agire
razionale rispetto allo scopo puo essere irrazionale rispetto al valore e viceversa.
Il senso dell'agire è sempre quello che l'attore attribuisce alla sua azione, non è
quello che attribuisce l'osservatore all'attore.
4. Weber elabora anche una tipologia di potere, analoga alla tipologia dell'agire
dotato di senso.
Premessa: due caratteristiche importanti del potere.
Distinzione tra potere e potenza: la potenza non è un potere perche agisce
basandosi sulla coercizione, minaccia, forza fisica.
Ogni potere è innanzitutto una pretesa di potere verso qualcuno, una richiesta
o un ordine di fare qualcosa. La richiesta deve essere legittimata sia da parte di
chi avanza la pretesa, che di chi obbedisce a essa. Finchè non viene obbedito,
quell'ordine è una pretesa di potere che richiede ancora una legittimazione per
diventare potere.
IL FUNZIONALISMO.
TALCOTT PARSON E ROBERT K. MERTON
GENERALITA+ONNICOMPRENSIVITA+CONSENSUALITA+ARMONICITA+ORGANICISMO
rispondono ad un importante quesito:
come è possibile mantenere l’ordine sociale dopo che è cambiato, senza disgregarlo?
Ciò è il programma teorico di Durkhiem.
L’influenza durkheimiana è forte nel programma parsoniano.
Durkheim attribuisce alla devianza delle funzioni positive per il sistema sociale, ma
quando diventa una caratteristica preponderante in esso, il sistema sociale viene
disgregato.
Parsons=Durkheim nella sua teoria la devianza è una PATOLOGIA del sistema e
questo, per mantenersi e non crollare, deve combattere ogni deviazione dai principi
del sistema.
L’ordine sociale va mantenuto con l’apparato culturale e istituzionale che le società
creano questi apparati devono essere condivisi dai membri che interiorizzano le
norme e i valori culturali e istituzionali.
L’interiorizzazione si realizza con processi di socializzazione tra i membri:
Socializzazione primaria (ricevuta dalla famiglia)
Socializzazione secondaria (ricevuta nelle agenzie di socializzazione come la
scuola)
L’ordine sociale non è automatico dato che nell’ambiente generale ci possono essere
cambiamenti che destabilizzano l’equilibrio del sistema.
Parsons tratta poco di questi aspetti problematici nella teoria: essendo una teoria di
ordine sociale si ritiene che le crisi vengano risolte grazie al mantenimento
dell’ordine. se un sistema ha una crisi, risponde stabilendo un nuovo ordine con
processi di adattamento e cambiamento consenso sociale ripristinato.
Se la crisi passa un certo livello il sistema collassa, rendendo impossibile la vita
associata.
CELLA 1
Azioni strumentali verso l’esterno tramite le quali attingere per adattare e scambiare
risorse necessarie al sistema. Le attività economiche fanno ciò.
CELLA 2
Azioni finali verso l’esterno con cui gli scopi del sistema sono selezionati e
organizzati. Le attività politiche fanno ciò.
CELLA 3
Azioni strumentali verso l’interno con cui si assicura il mantenimento delle
istituzioni, norme e valori del sistema, necessari per l’interiorizzazione degli
individui. Famiglia scuola religione mass media sono le principali agenzie che
svolgono funzioni.
CELLA 4
Azioni finali verso l’interno per garantire l’integrazione tra le parti del sistema.
Apparato giudiziario e organizzazioni politico-sindacali + associazioni fanno ciò.
Il modello di Parsons ha una portata molto ampia e puo essere applicato in ogni
ambito la teoria è stata quindi definita GENERALE o ONNICOMPRENSIVA.
Il fatto che sia estendibile ad ogni ambito è anche il suo svantaggio finisce per
essere troppo astratto e incapace di spiegare empiricamente il vero funzionamento
del sistema sociale e dei suoi fenomeni.
Il modello essendo teorico non da strumenti analitici per affrontare fenomeni sociali
empirici.
CULTURA
Da agli attori la motivazione e il sostegno all’azione tramite norme, ideali, valori,
ideologie che essa propone/impone attraverso i processi di interiorizzazione.
Questi tre argomenti generali vengono sviluppati in una CRITICA AI POSTULATI DEL
FUNZIONALISMO che sono
-unità funzionale della società
-funzionalismo universale
-indispensabilità funzionale
Caratteristiche e critiche a loro rivolte:
POSTULATO UNITA FUNZIONALE DELLA SOCIETA ogni società ha una sua unità
funzionale su cui si basa l’integrazione del sistema. Svolge sempre una funzione utile
al sistema stesso. Merton dice che l’integrazione della società è una variabile
empirica e che quindi cambia nel tempo, nello spazio e nei diversi ambiti sociali. Le
società devono avere un certo grado di integrazione, invece ogni attività e aspetto
culturale non devono per forza essere funzionali alla società.
POSTULATO FUNZIONALISMO UNIVERSALE ogni forma culturale istituzionalizzata
ha una funzione vitale. Cioè anche le forme culturali che non svolgono piu le
funzioni, ma che sopravvivono, hanno una funzione positiva.
POSTULATO INDISPENSABILITA FUNZIONALE fondato sul fatto che tra certe
istituzioni e certe funzioni esista una corrispondenza biunivoca, necessaria e
perfetta. Cioè se certe funzioni sono indispensabili per il mantenimento del sistema
sociale allora ci sono altrettante istituzioni indispensabili all’assolvimento di queste
funzioni. Merton dice che è un postulato insostenibile perche presuppone che ad
ogni funzione corrisponda un’istituzione insostituibile, cosa non vera
empiricamente. Ci sono diverse funzioni svolte da un'unica istituzione e viceversa. Le
strutture sociali sono caratterizzate da elementi istituzionali che costruiscono delle
alternative funzionali (diverse istituzioni x 1 funzione), degli equivalenti funzionali (1
istituzione x diverse funzioni) e dei sostitutivi funzionali (+istituzioni x + funzioni).
Per Parsons anomia e devianza erano patologia che il sistema sociale doveva
combattere per tenere l’ordine. Per merton la devianza puo riferirsi ai mezzi o ai fini
dell’azione.
-mezzi l’attore o gli attori adottano mezzi che le norme sanzionano
-azione l’attore o gli attori si ispirano a valori considerati divergenti dalle norme
Incronciando le due dimensioni abbiamo 4 tipi di soggetti devianti che costituiscono
il comportamento deviante.
CONFORMITA INNOVAZIONE
RITUALISMO RINUNCIA
Sono obiettivi culturali
RIBELLIONE NUOVO OBIETTIVO
Sono mezzi istituzionalizzati, ovvero ritenuti illegittimi per fare determinate cose.
Obiettivi culturaliscopi ritenuti legittimi e desiderabili.
Gli individui possono accettare o meno gli scopi e i mezzi e da cio derivano 5
configurazioni di comportamento:
Conformisti accettano sia i mezzi che gli obiettivi stabili e legittimi. Sono
non-devianti. Hanno un comportamento congruente alle norme.
Innovatori accettano i fini ma li raggiungono con mezzi non leciti. Sono
devianti. Adottano mezzi nuovi e diversi per raggiungere gli obiettivi
Ritualisti fedeli ai mezzi ma non condividono i fini per i quali quei mezzi
dovrebbero servire. Devianti rispetto agli scopi.
Rinunciatari rifiutano i mezzi e gli scopi per perseguirli. Devianti su
entrambe le dimensioni. Comportamento di alienazione passiva dalla società.
Ribelli rifiutano mezzi e fini normali ma poi lottano per cambiarli con mezzi
e fini diversi.
Per l’anomia revisiona il concetto durkheimiano.
Per durk l’anomia è lo stato della società in cui le norme sociali collassano e creano
disorientamento negli individui.
Per merton l’anomia puo emergere non a causa di crisi di valori e norme sociali, ma
anche a causa dell’ordine sociale stesso. Avviene quando in una società si verifica
una disgiunzione o scollamento tra i fini del sistema di valori e le possibilità reali di
realizzare quei valori utilizzando mezzi leciti.
LE MICROSOCIOLOGIE
FENOMENOLOGIA SOCIALE E ETNOMETODOLOGIA, INTERAZIONISMO SIMBOLICO,
APPROCCIO DRAMMATURGICO
Microsociologia = particolare approccio analitico che ha come oggetto di analisi
AZIONI e INTERAZIONI che avvengono nei diversi contesti della vita quotidiana.
Centro dell’analisi sono:
-soggetti e le loro pratiche
-le loro modalità di rappresentazione e descrizione della realtà
Concetto che deriva dal tipo ideale di Weber, solo che Schutz non lo concepisce
come uno strumento solo ad uso scientifico dato che, nella realtà quotidiana, l’uomo
comune usufruisce di costruzioni tipico ideali per muoversi in essa.
Ogni persona usa quotidianamente dei tipi ideali attraverso cui le cose che accadono
vengono ricomprese trovando spiegazioni convincenti, sensate e naturali.
Tipizzare significa compiere un’astrazione in base alla quale la complessità della
realtà viene ridotta a:
-tipi di cose che possono accadere
-tipi di situazioni in cui ci si può trovare
-tipi di persone che si possono incontrare
-tipi di azioni che si possono compiere
LE TIPIZZAZIONI QUINDI SONO RAPPRESENTAZIONI DEI DIVERSO FENOMENI DELLA
REALTA.
Schutz dice che è l’uomo comune + lo scienziato sociale che per interpretare la realtà
utilizza queste rappresentazioni COSTRUISCONO TIPIZZAZIONI
UOMO COMUNE le sue tipizzazioni hanno un valore pratico e quindi possono
esserci incoerenze interne e approssimazioni (stereotipi)
SCIENZIATO SOCIALE le sue tipizzazioni cercano di realizzare la coerenza logica e
sono sottoposte ad una valutazione di adeguatezza di quello che cercano di
descrivere. Sono tipizzazioni TIPI DI TIPI ovvero COSTRUTTI DI II GRADO derivati dagli
attori nella loro vita quotidiana.
Un attore dovrebbe poter interpretare come vuole una situazione, ma ciò non
accade perche gli attori interpretano la realtà e costruiscono tipizzazioni secondo
come sono definite dalla società o nel gruppo sociale di cui l’attore fa parte.
Gli attori imparano a tipizzare attraverso i processi di socializzazione e si trovano a
condividere tra loro quelle tipizzazioni.
Tipizzazioni + interpretazioni sono attività di routine e i loro contenuti sono condivisi
e dati per scontati, ovvero attivati in modo naturale e automatico. rimanda al
concetto di SENSO COMUNE.
Il senso comune:
È il pensiero in cui siamo immersi e che usiamo quotidianamente
È il pensiero dell’ovvio, del naturale
Opera con automatismo della realtà e ci risparmia dal compito di definire ogni
volta ciò che accade attorno utilizzando delle interpretazioni gia “pronte”
<< E CIO CHE OGNUNO SA CHE TUTTI SANNO>>
È il “pensare come al solito” e permette la sospensione del dubbio
Naturalizza il mondo
Il senso comune e i suoi contenuti li impariamo tramite la socializzazione che
ci insegna e ci fa imparare attraverso gli esempi pratici delle persone che ci
stanno attorno
1.2 ETNOMETODOLOGIA
Fondatore = Harold Garfinkel
Il termine si riferisce allo studio (logia) dei modi (metodo) con i quali i soggetti (etno)
in un dato contesto danno senso alla propria esperienza e collaborano nella
costruzione del mondo sociale in cui vivono.
Studia i modi attraverso cui si organizza la conoscenza che i soggetti usano nella
quotidianità.
Si fonda sulla teoria di Schutz ma la radicalizza, ovvero:
-se i soggetti sospendono il dubbio significa che il DUBBIO E SEMPRE IN AGGUATO, e
il pensiero ne viene sempre minacciato.
-a sua volta viene minacciato anche l’ordine sociale attraverso l’ESPERIMENTO DI
ROTTURA DELLA ROUTINE che dimostra:
L’ordine sociale non è saldo
L’ordine sociale si fonda su un TACITO ACCORDO continuamente NEGOZIATO
IN BASE ALLE SITUAZIONI DI INTERAZIONE IN CUI SI E’ COINVOLTI
-i soggetti in interazione sono chiamati a interpretare il mondo circostante
continuamente e ad agire in base a norme contestuali valide in certe situazioni ma
non in altre.
La contestualità delle norme viene definita da Garfinkel INDESSICABILITA la
riconoscibilità e l’oggettività delle azioni e interazioni sono DIPENDENTI DALLE
OCCASIONI E DAI CONTESTI IN CUI AVVENGONO.
-il mondo sociale è una costruzione inconsapevole di soggetti tramite le diverse
interazioni nei contesti diversi la realtà sociale non si costruisce su fatti oggettivi
assoluti, ma è il prodotto delle attività pratiche degli individui.
STRUTTURAL COSTRUTTIVISMO
PETER BERGER; THOMAS LUCKMANN; GIDDENS; PIERRE BOUDIEU
Lo struttural costruttivismo sono una serie di approcci teorici che condividono alcuni
punti base come:
1. La realtà è costruzione sociale prodotta dagli uomini. E’ un costrutto
oggettivato, cioè rappresentato come se fosse qualcosa di oggettivo.
2. Gli individui tramite le loro azioni riproducono la struttura sociale oggettivata
oppure la cambiano.
3. Gli individui danno senso alla realtà e alle loro azioni a partire dalle condizioni
di pensabilità della struttura sociale, cioè in base ai repertori culturali
disponibili.
4. Struttura + azione si costituiscono vicendevolmente.
Due scopi:
1. Superamento dei dualismi (struttura + azione, micro vs macro)
2. Mostrare che la realtà sociale è il prodotto delle interazioni e retroazioni tra
struttura e azione.
Influenza di tre teorie:
-Marx gli uomini sono produttori della società ma essi la producono a partire da
condizioni determinate. E’ quindi una costruzione sociale mediata dagli attori.
-Durkheim la società è realtà oggettivata
-Weber e Microsociologie gli uomini agiscono dando senso e significato al proprio
agire. Azioni umane di interpretazione per cambiare o mantenere la struttura.
BERGER E LUCKMANN
La loro teoria fu esposta in “la realtà come costruzione sociale”. Entrambi hanno
studiato con Alfred Schutz.
Analizzano:
-processi di oggettivazione
-processi di interiorizzazione soggettiva
1. Il processo di oggettivazione implica che gli uomini interagiscano sviluppando
modalità e pratiche di interazione ripetute.
La ripetizione di queste soluzioni produce modi tipici e ricorrenti di fare le
cose, di relazione, di definizione della realtà… che alla fine diventano
abitudini.
L’abitudine produce modalità di azione e pensiero routinizzate e con ciò i
significati dell’agire vengono sempre più dati per scontati dagli individui.
Al crescere della ripetizione, abitudine, routine le modalità di relazione, agire
e pensare si istituzionalizzano, cioè diventano oggettivate e quindi percepite
come naturali. L’istituzione è il più alto punto del processo di oggettivazione. Si
parla di fatto sociale (Durkheim) perché si impone ai membri della società
perché è data per scontata, naturale.
Gradini del processo:
-abitudini
-routine
-istituzione
Realtà sociale: è un prodotto degli uomini che, tramite i tre gradi, diventa una
realtà esterna e oggettiva rispetto ai suoi produttori, i quali tramite la
socializzazione la interiorizzano.
2. Come avviene il cambiamento sociale se tutto si oggettivizza, quindi si
stabilizza?
Avviene per due fattori:
-nelle società complesse abbiamo una pluralità di ambiti sociali diversi con
diversi repertori culturali (valori, norme, pratiche).
-movimenti sociali che sorgono in società in cui le sfere sociali sono
differenziate e permettono la combinazione nuova di repertori culturali e
quindi di nuove visioni del mondo.
TEORIA DELLA STRUTTURAZIONE DI GIDDENS
Base: gli attori attraverso le loro azioni e pratiche riproducono e cambiano le
istituzioni della struttura sociale stessa.
La struttura sociale però limita e vincola le azioni, cosi come le rende possibili.
Esempio linguaggio: lingua come struttura grazie alla quale si può comunicare ma
allo stesso tempo è vincolata dalla sua struttura stessa (il parlare). Nello stesso
tempo però il parlare permette il cambiamento della struttura stessa.
Tre punti della teoria:
-le strutture non possono essere separate dalle azioni degli attori
-attori e le loro azioni sono vincolati alla struttura che li rende possibili e limita
l’azione degli attori stessi
-struttura + azione = elementi uniti che costituiscono una dualità
Le proprietà strutturali dei sistemi sociali esistono fino a quando le azioni sociali
sono riprodotte costantemente nel tempo. Queste azioni sono TRASFORMATIVE dato
che continuano ad esistere perché cambiano sempre struttur-azione è mezzo e
risultato del modo con cui avvengono le interazioni.
Giddens si concentra su “vita quotidiana routinizzata”
-routine provoca ricorsività
-ricorsività produce una riduzione dell’incertezza e necessità degli attori di dover
dare sempre significato + stabilizzazione dell’organizzazione sociale più ampia.
Agire in modo intenzionale per Giddens no vuol dire avere coscienza di se o
consapevolezza ma solo saper monitorare la su azione e quella degli altri.
Il monitoraggio presuppone che gli attori abbiamo una conoscenza delle regole e
delle pratiche del vivere sociale.
La conoscenza porta a due forme di coscienza:
-coscienza pratica gli attori sanno fare certe cose ma non si spiegano il perché se
non sulla base dell’abitudine/routine
-coscienza discorsiva gli attori sanno spiegare il perché delle cose che fanno
Queste due forme implicano che l’azione individuale non è separata dalla struttura
sociale.
Non semplice ricostruire la sua teoria dato che non ha mai prodotto un’opera.
Serie di punti fermi emergono insieme al suo oggetto di studio potere come
relazione tra dominanti e dominati e le lotte che ne derivano.
Quattro basi teoriche:
1. Durkheim prende l’idea che la società e le strutture siano oggettivate
e interiorizzate
2. Marx e Weber dimensione del confitto e delle lotte di potere che
sono alla base della sua visione
3. Microsociologie l’azione è attuata in modo irriflesso dagli agenti,
attraverso cui riproduce le strutture
4. Superamento delle dicotomie soggettivismo-oggettivismo, micro-
macro, struttura-azione, materiale-simbolico
Due dinamiche per superlarle:
-logica del dominio = riproduzione
-logica delle lotte = trasformazione
Tre concetti fondamentali della teoria:
1. CAMPO o spazio sociale. Spazi sociali con propria autonomia e organizzazione,
con struttura derivata dalle lotte di potere tra agenti o gruppi sociali che
cercano di imporre la loro visione del mondo contro quella di altri. Il gruppo
che vince sarà quello che determinerà la vita nel campo definendo la sua
struttura. Ogni campo è strutturato da posizioni differenziate e stratificate
occupate dagli agenti. Queste sono il volume complessivo del capitale. Le
posizioni stratificate definiscono i rapporti di potere dominante/dominati.
2. HABITUS. Insieme di orientamenti, gusti, modi di essere che vengono
interiorizzati dagli individui e ne condizionano il modo di pensare e agire. Si
forma in base alla storia dell’individuo, quindi è un prodotto storico e come
tale cambia nel tempo. Si acquisisce con processi di socializzazione. Definita
come “struttura strutturata e strutturante”.
Struttura strutturata= nasce dalla struttura sociale
Strutturante= organizza pratiche sociali che producono effetti sulla struttura
sociale.
Dipende dalla posizione di classe occupata dagli individui habitus di classe.
3. FORME DI CAPITALE. Deriva da Marx e Weber: capitale economico (Marx,
reddito e proprietà) + capitale culturale (conoscenze scolastiche) e sociale
(relazioni sociali, conoscenze personali) (Weber).
La posizione di classe di un individuo è data dal volume complessivo di
capitale (economico + culturale + sociale) e dalla composizione di questo
capitale (quantità di ricchezza, conoscenze e relazioni). Ciò diventa quindi
molto complicato in termini di stratificazione di classe.
Nelle società industriali capitalistiche la classe dominante ha la maggiore quantità e
qualità delle tre forme di capitale. Ogni forma di capitale è convertibile nelle altre.
CAMPO PRATICA
HABITUS+CAPITALE ( modi di pensare, agire,
( posizione sociale ) percepire, giudicare )
“teoria del gusto” il gusto è una pratica culturale attraverso cui si combattono
lotte quotidiane per la distinzione (prestigio) gli oggetti di consumo sono segni di
distinzione di classe.
Visione conflittuale di partenza: tutti i campi, essendo stratificati, sono arene di lotta
tra classi vicine al vertice, cioè al potere.
Violenza simbolica: forma di violenza sottile e invisibile che domina la classe debole
tramite pratiche simboliche e inconsapevole complicità del soggetto vittima del
mancato riconoscimento dell’arbitrio culturale.
Arbitrio culturale è un qualsiasi costrutto prodotto dalla classe dominante che essa
riesce ad affermare a tutti. I costrutti dei dominanti vengono assunti come naturali
dai dominati che vi si sottomettono. I rapporti tra generi uomo-donna sono la forma
per eccellenza di violenza simbolica il dominio maschile si esercita attraverso una
visione androcentrica del mondo fatta propria anche dalla donna.
CERAVOLO
I METODI QUANTITATIVI E QUALITATIVI NEL DISEGNO DELLA RICERCA SOCIALE
>PERCHE’ STUDIARE IL METODO?
Lo scopo dell’indagine scientifica NON è la verità.
LA REALTA’ NON SI RAGGIUNGE MAI perché è troppo complessa per farla nostra.
La scienza usa dei protocolli di metodo per illuminarne alcuni punti in modo da
poterla conoscere in qualche modo.
I sociologi si occupano di studiare il comportamento dell’uomo.
Ci distingue:
Rigore linguistico (termini corretti, proprietà di linguaggio)
Le idee che stanno dietro le parole e i concetti devono essere identificati con i
termini corretti
Rigore logico (fondato sull’attenzione con la quale mettiamo in connessione
pezzi diversi di ragionamento)
Se usiamo una logica deduttiva, da una frase generale ne deduciamo una più
specifica. Tramite le scale di generalità il rigore logico è essenziale per non
fare errori
Rigore nel controllo empirico
1. Scegliere nel discorso di metodo che facciamo tecniche appropriate;
2. Ispezionabilità una buona ricerca scientifica richiede di essere
ispezionabile, dobbiamo permettere a chi ci controlla di sapere come
abbiamo costruito la nostra conoscenza.
3. Ripetibilità la nostra ricerca deve essere riprodotta in modo che sia
ripetibile da altri in altri momenti e luoghi.
Il problema della competenza metodologica:
Capacità professionali di costruzione del disegno della ricerca e fare delle
scelte essenziali per arrivare dalle ipotesi al loro controllo (competenza di
metodo: ricercatori);
Capacità professionali di progettazione e gestione di specifiche tecniche per
costruire e analizzare i dati (competenza tecnica: ricercatori e tecnici
specialisti);
Capacità di valutazione prima o dopo di processi di ricerca empirica svolto
da altri (competenza valutativa: ricercatori e decision making di ricerca).
Il nemico peggiore si chiama SENSO COMUNE:
L’insieme delle conoscenze che ci permette di sopravvivere nella vita di tutti i giorni è
il “senso comune”, ovvero ciò che sappiamo in relazione alle faccende che
sbrighiamo ed ai ruoli che ricopriamo nella vita quotidiana. La sua principale
funzione è di fare in modo che possiamo dare per scontata la maggior parte delle
cose che ci succedono quotidianamente e la sua caratteristica fondamentale è che è
molto difficile definire i contenuti o le regole proprio perché si compone di ciò che si
sa. Le credenze, ovvero ciò che si sa che è vero, ma che non siamo in grado di
provare o dimostrare, sono parte del senso comune, così come gli stereotipi. Questi
ultimi sono categorie del pensiero che ci servono per organizzare ciò che percepiamo
del mondo, senza di essi il mondo stesso ci apparirebbe come un flusso vago e
indistinto di percezioni cui non sapremmo dare un significato. La loro funzione, che è
quella di renderci adatti al nostro ambiente, è fondamentale così com’è
fondamentale il fatto che essi operano senza che noi ce ne accorgiamo.
Induzione e deduzione:
>La DEDUZIONE è quel ragionamento che
parte da premesse generali per poi
giungere a conclusioni particolari.
Era un ragionamento utilizzato nella
filosofia aristotelica nel medioevo.
(PREMESSA GENERALE: tutti gli uomini
sono mortali
DATO DI FATTO: Aristotele è un uomo
CONCLUSIONE PARTICOLARE: Aristotele è mortale)
Positivismo:
Il positivismo è una corrente di pensiero filosofico.
Nasce in inghilterra e francia tra la prima metà dell’800.
fondamentali: l’oggetto di indagine della sociologia e il metodo con cui tale oggetto
deve essere studiato. Il metodo è la sua principale preoccupazione, egli afferma che
prima di creare il metodo occorre sapere quali siano i fatti che lo denominiamo in tal
modo. Egli sceglie di occuparsi di un tema particolare, ovvero il suicidio: la sua
analisi, basata su dati già commentati da altri studiosi o raccolti da lui
personalmente, dimostra che il fattore – chiave che influenza e consente di
prevedere il numero dei suicidi è l’integrazione dell’individuo nella società. Più essa
è elevata, meno l’individuo si sente libero da vincoli sociali e meno è propenso al
suicidio; è il caso delle società a religione cattolica, che esercitano un controllo
sociale più elevato che quelle a religione protestante o ebraica, entrambe
caratterizzate da un maggior tasso di suicidi.
Oggetto e metodo
OGGETTO nonostante il metodo sia la principale preoccupazione di Durkheim,
egli costruisce una disciplina il cui oggetto sono i FATTI SOCIALI il cui metodo è
L’IDENTIFICAZIONE DI LEGGI.
Fatto sociale: qualsiasi elemento di comportamento che ha la proprietà di esistere al
di fuori delle coscienze individuali.
Durkheim dice che la sociologia deve occuparsi di un particolare tipo di fatti che
sono i fatti sociali.
Per lui la realtà sociale esiste oggettivamente al di fuori dell’individuo, infatti
l’individuo la trova gia esistente al momento della nascita. Non può cambiarla di
propria iniziativa e anzi incontra parecchie resistenze se tenta di farlo.
IL METODO una volta definito qual è l’oggetto di studio della sociologia, Durkheim
passa a definire il modo in cui tale oggetto deve essere studiato. Nel fare ciò egli
insiste su due punti fondamentali che appartengono all’atteggiamento metodologico
con cui il sociologo deve osservare la realtà sociale. Il primo è che i fatti sociali
devono essere trattati come cose: è una cosa tutto ciò che si offre o si impone
all’osservazione, i fatti sociali sono appunto i dati a disposizione del sociologo. In
questo modo Durkheim apre la via all’applicazione del metodo scientifico impiegato
dalle scienze naturali: se i fatti sociali sono in tutto eguali a cose, possono essere
studiati come si studiano normalmente le cose che appartengono al mondo
sensibile. Il secondo è il principio di causalità: il sociologo deve investigare le cause
dei fatti sociali, ma la causa dei fatti sociali può essere cercata e trovata solo in altri
fatti sociali e non in fatti di altra natura.
separa le scienze della natura dalle scienze sociali, gli studiosi individuano tre punti
di forte discontinuità:
1. L’oggetto: viene sottolineata la distanza fondamentale che separa l’oggetto di
studio delle scienze sociali da quello delle scienze naturali. Gli individui o le
società non sono eguali tra loro, non possono essere scambiati come se si
trattasse di molecole chimiche poiché ognuno di essi è unico. Se le scienze
della natura possono descrivere il mondo come un luogo ove valgono leggi
astratte e necessarie, le scienze umane prestano invece attenzione alla
singolarità e all’individualità.
2. Il metodo: date queste diversità profonde dell’oggetto di studio, per forza di
cose le scienze sociali non potranno applicare i metodi impiegati dalle scienze
naturali. Dilthey sostiene che gli eventi storici e sociali debbono essere studiati
tramite l’identificazione empatica; nel caso della storia, ad esempio, la
comprensione si basa sulla capacità dello storico di rivivere l’esperienza dei
soggetti che studia. Weber sostiene invece che la comprensione empatica è
inadeguata e che è necessario formulare rigorosamente ipotesi interpretative
da sottoporre a controllo empirico.
3. Lo scopo: l’obiettivo delle scienze naturali è spiegare i fenomeni osservati
riducendoli ad esempi particolari di leggi generali. Lo scopo delle scienze
sociali è del tutto diverso: non la spiegazione, bensì la comprensione dei
fenomeni e degli eventi osservati sono al centro della riflessione.
Weber
Secondo lui le scienze sociali non possono adottare lo stesso metodo delle scienze
naturali perché è diverso lo scopo conoscitivo. Per arrivare alla comprensione di un
evento o fenomeno sociale è necessario considerarlo in tutta la sua interezza. Lo
scienziato sociale positivista sceglie di occuparsi di un evento, un fenomeno o un
processo sociale perché esso gli appare come un esempio di una regolarità più vasta,
riassumibile sotto una regola generale o legge. Secondo Weber scegliamo di
occuparci di un particolare oggetto di studio sulla base del significato che esso
riveste in relazione al nostro modo di vedere il mondo, ai nostri valori, alla nostra
interpretazione di ciò che è importante o no e così via. Ciò non significa tuttavia che
le scienze sociali siano il regno della soggettività: se infatti il punto di partenza
dell’indagine nelle scienze storico – sociali è soggettivo, ciò non significa che i
risultati cui esse pervengono siano allo stesso modo soggettivi. È infatti il metodo
che esse adottano a garantire che tali risultati siano oggettivi, quindi scientifici. Egli
propone un approccio metodologico diverso, caratterizzato da alcuni elementi:
l’avalutatività della scienza, i giudizi di possibilità oggettiva e la costruzione di tipi
ideali.
Il neo positivismo
Popper
Karl Popper fa del principio di induzione l’oggetto della sua critica afferma che
questo principio non garantisce la scientificità delle conclusioni e delle teorie tramite
solo delle constatazioni (non si può affermare in assoluto che tutti i cigni sono
bianchi solo perché abbiamo visto solo quelli).
L’induzione richiede che le teorie per essere scientifiche vengano verificate, ma è
impossibile perché può accadere che i fatti le smentiscano.
Popper quindi dice che impiegare il principio come criterio espone la scienza a rischi
perché tutte le sue teorie possono essere non scientifiche.
Popper propone un criterio di demarcazione: invece di affermare che le teorie
devono essere verificate è sufficiente affermare che una teoria, per essere
scientifica, deve poter essere falsificata, cioè deve essere formulata in modo tale da
poter essere smentita dai dati. Si dirà quindi che una teoria è non falsificata, cioè che
non è stata smentita o messa in crisi da dati. Se i dati non vanno nella direzione
indicata dalla teoria, si dirà che questa è stata falsificata e dunque non sarà valida in
quella situazione e in quelle circostanza in cui l’ho messa alla prova.
IL PRINCIPIO DI FALSIFICAZIONE E’ IL CRITERIO DI DEMARCAZIONE FRA CIO’ CHE E’
SCIENZA E CIO’ CHE NON LO E’.
Il lavoro scientifico non consisterà più nel cercare prove positive orientate alla verità
di una teoria, ma nel cercare prove negative per mettere in luce la sua non falsità. Lo
scopo del ricercatore è quello di provare che ha torto.
Se affermo che una teoria è verificata, significa che escludo che possa rivelarsi falsa;
questa prova di verità costringerebbe lo scienziato a controlli empirici possibili,
quindi lascia la scienza sguarnita di teorie. Se invece affermo che una teoria è non
falsificata significa che per il momento, secondo le prove condotte e i dati disponibili,
essa non è falsa, non escludendo che in futuro possa essere messa in crisi da qualche
prova empirica di cui ora non dispongo. Verificare quindi significa introdurre nella
scienza degli elementi dogmatici, quindi non scientifici, perché è impossibile
affermare che una teoria è vera in assoluto.
La proposta metodologica di Popper costituisce un rovesciamento completo di
prospettiva ed implica automaticamente che la realtà oggettiva non è più il garante
della verità delle teorie, anzi non c’è più una realtà oggettiva con la quale
confrontare le nostre teorie per dire che esse sono risultate non falsificate, cioè non
smentite. Quindi le teorie devono essere controllate dalla comunità scientifica. Nella
proposta popperiana compare anche il relativismo, ovvero: se tutte le asserzioni
scientifiche devono poter essere sottoposte a controlli intersoggettivi, ne segue che
non possono esserci nella scienza asserzioni definitive ovvero asserzioni che non
possano essere sottoposte a controllo.
QUALITÀ O QUANTITÀ?
La ricerca sociale è caratterizzata dalla presenza di due approcci non
necessariamente antagonisti ma che di fatto lo sono diventati. Le due tradizioni
metodologiche che si ispirano a Durkheim e Weber hanno dato vita a due stili
differenti di ricerca empirica, che vanno sotto il nome di ricerca qualitativa e
quantitativa. Dobbiamo a Ricolfi una proposta di sistematizzazione delle differenze
tra le due tradizioni di ricerca e la conseguente chiarificazione di ciò che possiamo
trovare nell’uno e nell’altro ambito.
Vengono utilizzati due tipi di approcci:
Approccio qualitativo: non fa uso della matrice dati. È un approccio induttivo.
Il problema principale è costituito dal fatto che le tecniche osservative
adottate nella ricerca qualitativa non consentono di costruire una base
empirica ispezionabile, ma questo problema si può ovviare facendo delle
registrazioni audio/video dell’intervista in modo tale da renderle disponibili al
Un asserto è una proposizione che lega più concetti secondo un ordine semantico e
predica qualcosa sul mondo. È un’affermazione circa i referenti di un concetto che
viene costruita combinando concetti in modo semanticamente adeguato cioè in
modo ce la proposizione abbia un significato. La differenza tra concetti e asserti è
data proprio dal fatto che un concetto non afferma o nega nulla a proposito dei
propri referenti, invece un asserto afferma o nega e quindi può essere pensato come
vero o falso.
Tutti questi elementi contribuiscono a chiarire il concetto di scala di generalità e
servono per chiarire due mattoni ulteriori Teoria, ipotesi e legge.
La teoria: una teoria è un sistema di asserti caratterizzati da un elevato livello
di astrazione e generalizzabilità, è un insieme di asserti connessi in modo
organico che si pongono ad un elevato livello di astrazione e generalizzazione
rispetto alla realtà. Gli asserti di cui si compone possono essere derivati da
regolarità osservate e sulla loro base possono essere fatte previsioni
empiriche. Dal punto di vista logico il tratto fondamentale di una teoria è il suo
porsi ad un livello di astrazione e generalità elevato, tale per cui sia ben
sottoposta direttamente a controllo empirico così com’è, ma deve affrontare
alcuni passaggi per essere formulata in modo tale da poter essere messa a
confronto dei dati osservati.
Le ipotesi: un’ipotesi è un asserto che lega uno o più concetti secondo una
relazione di causazione o di associazione. Esso ha minore generalità rispetto
alla teoria e per questa ragione è empiricamente controllabile. È un asserto
che implica una relazione tra due o più concetti, concepito per essere
sottoposto a controllo empirico. Si colloca perciò a un livello inferiore di
generalità e astrazione rispetto alla teoria. L'ipotesi è il primo dei passi che
permettono la traduzione della teoria in termini empiricamente controllabili.
L'ipotesi si pone ad un livello a un astrazione inferiore rispetto alla teoria e va
nella direzione di rendere possibile il controllo empirico.
Legge: esprime una relazione tra concetti, solitamente di natura causale, nella
forma di una regola che asserisce la presenza di un legame costante fra classi
ed eventi, la cui validità non ha delimitazioni di spazio o di tempo. Una legge è
quindi un asserto di portata universale valido sempre e ovunque senza
limitazioni spazio temporali.
Il terzo elemento di cui si compone il discorso metodo logico è costituito dai nessi
tra asserti, ovvero da relazioni tra due o più asserti. Si sviluppano così due tipi di
ipotesi:
Causali: identificano un nesso causale fra un fatto (o la sua variazione) e un
altro (o la sua variazione) in termini di risultato (esempio di nesso causale).
Esempio: Sono arrivato in ritardo a causa del malfunzionamento del treno;
Induzione e deduzione:
Linguaggio
Le tecniche quantitative:
Nel primo di questi cinque livelli abbiamo individuato l’oggetto del nostro studio,
precisando i concetti di cui intendiamo occuparci e formulato ipotesi di ricerca. La
scelta dell’argomento e le ipotesi formulate condizionano la raccolta delle
informazioni: se intendiamo studiare i valori dei giovani la fonte delle informazioni
sono appunto i giovani, ovvero individui compresi in una determinata fascia d’età. Le
unità sono tipi di referenti sui quali si raccolgono le informazioni, stabilire di quale
unità ci occuperemo è il primo passo necessario alla costruzione della base empirica:
dobbiamo infatti sapere innanzitutto qual è la fonte delle informazioni che ci
servono per dare risposta ai nostri interrogativi di ricerca. Se consideriamo l’insieme
di oggetti che sono esempio di una data unità otteniamo la popolazione. Non
sempre è però possibile rilevare informazioni su tutta la popolazione che
corrisponde all’unità scelta, in molti casi perciò si sceglie un campione che è un sotto
insieme della popolazione individuato in base a particolari regole. Il passaggio dalle
unità di rilevamento a quelle di analisi avviene a livello dell’organizzazione dei dati,
una volta cioè che la base empirica è stata costruita e prima di analizzare le
informazioni raccolte. Questo passaggio non è automatico poiché solo in alcuni casi
e ricerche esso si rende necessario. Spesso quindi unità di rilevamento e di analisi
coincidono. Il secondo passo della costruzione della base empirica è dato dalla scelta
delle informazioni che intendiamo raccogliere. Nella ricerca occorre specificare
l’argomento generale della ricerca stessa traducendo le nostre domande in ipotesi
che riguardano fenomeni precisi. Leggendo gli studi condotti da altri ricercatori si
ottengono preziose informazioni su quali sono gli ambiti collegati a quello che ci
interessa, come sono stati studiati e così via, queste indicazioni sono preziose perché
consentono di stilare una lista di informazioni che dobbiamo procurarci. Una volta
individuata l'unità e scelte le informazioni utili alla ricerca, non resta che mettere
insieme questi due elementi, cioè attribuire a queste informazioni a degli oggetti, e
precisamente quelli individuati dall'unità. Tra un concetto e la corrispondente
proprietà passa la stessa differenza che c'è tra il colore rosso astratto, è il colore della
mia tazzina del caffè: nel primo caso intendo il colore rosso in se, mentre nel
secondo sto parlando del rosso che caratterizza questa tazzina. Qualsiasi oggetto può
1. Definire: in questo caso significa ritagliare i contorni semantici dei concetti che
vogliamo indagare e procurarne una sistemazione certa, analiticamente non
ambigua. Ovviamente appare cruciale il ruolo dei segni linguistici;
2. Rilevare: significa progettare e porre in essere tutte le operazioni tecniche
necessarie alla raccolta delle informazioni. In questo caso possono essere
invocate alcune competenze tecniche che la pratica scientifica ha consolidato
per via empirica, ma questo non è sufficiente;
3. Organizzare: significa predisporre tutte gli strumenti che ci consentiranno di
costruire la base dati e di consolidarla prima dell’analisi. Anche in questo caso
possono essere invocate alcune competenze tecniche che la pratica scientifica
ha consolidato per via empirica, ma, ancora una volta questo non è
sufficiente.
Il rapporto fra questi tre processi non è consequenziale, ma di connessione sistemico
–cibernetica, ed ogni parte del sistema ha bisogno dell’altra in ogni momento della
sua esistenza.
Proprietà
Qui i concetti sono insiemi di significato e questi insiemi
di significato possono veicolare significati complessi. Le
proprietà sono un concetto di qualificazione per un
referente (quindi di un referente). Per esempio “blu” è
un concetto, diventa proprietà se è riferito al mio
maglione, ma attenzione: non si può ancora metterlo in
matrice dati. Per effettuare questo processo si scelgono e costruiscono le proprietà
che ci interessano e si operativizzano i concetti in variabili.
PROPRIETÀ E VARIABILI:
Una variabile è una proprietà di cui è stata data una definizione operativa, essa
costituisce l’ultima tappa del percorso di operativizzazione dei concetti, quindi del
passaggio dal livello astratto della teoria a quello empirico della ricerca. Non tutte le
proprietà sono uguali tra loro e le differenze che riscontriamo tra le proprietà si
riflettono naturalmente sulle variabili. Possiamo distinguere queste ultime sulla base
di cinque criteri:
1. Tipo di unità cui si riferiscono;
2. La loro manipolabilità da parte del ricercatore;
3. La posizione nella relazione causa – effetto;
4. La loro osservabilità;
Validità di contenuto;
Validità per criterio (esterno);
Validità predittiva;
Validità concomitante;
Validità per gruppi noti.
L’attendibilità segnala il grado con cui una certa procedura di traduzione di un
concetto in variabile produce gli stessi risultati in prove ripetute con lo stesso
strumento di rilevazione (stabilità) o con strumenti equivalenti (equivalenza):
Test e retest;
Split half ;
Coerenza interna.
La raccolta dati: operazioni di rilevazione primaria
La ricerca quantitativa ha a sua disposizione una formidabile modalità di
organizzazione dei dati, vale a dire la matrice dati “casi x variabili” (CxV), che consiste
in un insieme di celle ordinato per righe e colonne, sulle righe sono posti i casi,
ovvero i nostri intervistati, mentre sulle colonne sono poste le variabili, ovvero le
informazioni che abbiamo chiesto agli intervistati, già espresse in codici e numeri.
L’incrocio tra una riga e una colonna riporta il codice numerico o il numero
corrispondente alla risposta data dall’intervistato a una delle domande. La
trasformazione delle informazioni in codici numerici consente di applicare ai dati le
tecniche di analisi statistica. La matrice dati consente di sottoporre a controllo
empirico le ipotesi della ricerca che avvicina idealmente la sociologia all’idea di
scienza per eccellenza, ovvero alle scienze naturali. Nella ricerca empirica non vi è
nulla di simile alla matrice dati: le informazioni sono raccolte in modo on
standardizzato e non riconducibile a un medesimo formato di organizzazione. Ciò è
conseguenza dell’obiettivo che questo tipo di ricerca si propone che non è quello di
ritrovare ei casi esaminati le regolarità e le invarianze, ma di studiare a fondo ciascun
caso.
La raccolta dati: operazioni di rilevazione secondaria
1. Gestione della operazioni di rilevazione:
Classificazione delle fonti;
Costruzione di bibliografie tematiche;
Raccolta di banche dati disponibili;
Costruzione di strumenti di interfaccia delle informazioni (meta-banche
dati, meta-matrici [procedure di merging delle informazioni]).
2. Analisi dei dati
Scelta degli strumenti di analisi: le tecniche;
Identificazione di modelli esplicativi;
Valutazione della bontà di adattamento.
3. Presentazione dei risultati
Trasformazione di variabili:
Posso effettuare ricodifiche o trasformazioni di variabili seguendo questa “scala”,
non posso effettuare l’operazione inversa.
LA COSTRUZIONE DEL QUESTIONARIO
Quando usare il questionario?
Se il tipo di domanda di ricerca è facilmente adattabile allo strumento di
indagine: non si richiedono domande troppo lunghe e complesse, le
domande e lo strumento sono facilmente comprensibili a tutta la
popolazione che effettivamente lo compilerà, se il nostro scopo si adatta ad
essere indagato con strumenti di analisi statistica;
1. La prima consiste nel fatto che il suo obiettivo è consentire la costruzione della
matrice dati, cioè quello strumento di organizzazione delle informazioni che
permette l'analisi dei dati tramite tecniche statistico matematiche;
2. La seconda ragione è costituita dal fatto che i dati della matrice CxV devono
poter essere considerati compatibili tra loro.
Il questionario è uno strumento tipicamente comportamentista: domande e risposte
standardizzate e lo avvicinano all'ideale di uno strumento di rilevazione oggettiva
della realtà. L'intervistato viene considerato come una semplice fonte di
informazioni, che l'intervistatore ha il compito di prelevare tramite il questionario.
Un questionario presenta solitamente una struttura ben definita: all'inizio troviamo
le domande di argomento socio anagrafico, che sono le domande più neutre poiché
riguardano le caratteristiche sociali di base dell'individuo. Il corpo centrale del
questionario è costituito dalle domande riguardanti l'oggetto della ricerca. A volte è
presente una sezione di chiusura in cui vengono raccolte le domande cui è più
probabile che l'intervistato abbia difficoltà a rispondere e che quindi potrebbero
portarlo a interrompere l'intervista. Il questionario è uno strumento massimamente
direttivo poiché gran parte delle domande prevede una serie limitata di alternative
di risposta tra cui scegliere. È però possibile formulare anche domande a risposta
chiusa, alle quali l'intervistato può rispondere liberamente. In un'indagine focalizzato
sul lavoro degli intervistati è preferibile lasciare che l'intervistato spieghi
esattamente cosa fa. I vantaggi di questo tipo di domande sono almeno quattro:
1. Forniscono uno stesso quadro di riferimento alla risposta dell'intervistato;
2. L'elenco delle risposte funziona da promemoria per l'intervistato mostrando
possibilità cui magari non aveva pensato;
3. Le alternative di risposta spingono l'intervistato a riflettere E precisare il
proprio giudizio, opinione, ricordo e ciò è particolarmente importante quando
l'argomento delle domande complesso;
4. La presenza di un elenco di risposte minimizza il tempo necessario
all'intervistato per rispondere, ciò costituisce un vantaggio non tanto per
l'intervistato quanto per l'intervistatore e per la ricerca nel complesso che può
mantenere i tempi della rilevazione entro limiti ragionevoli.
A questi vantaggi però corrispondono alcuni svantaggi:
1. Per quanto accurato il piano di chiusura della risposta potrebbe non te ne
racconto di una o più alternative. Ciò può accadere anche con domande che ci
appaiono banali e di routine;
2. Nel formulare la lista delle alternative di risposta il ricercatore cerca di
individuare tutti gli Stati rilevanti in cui può presentarsi quella data proprietà.
Tuttavia questo orizzonte concettuale può differire in varie misure da quello
degli intervistati;
Esempio di una
matrice dati
Immaginiamo di voler condurre una ricerca quantitativa sull’orientamento politico –
elettorale degli italiani. Nella costruzione della base empirica decidiamo che
vogliamo costruire un questionario da somministrare ad un campione di 1000
italiani, rappresentativo per genere, età, area geografica di residenza. L’unità della
ricerca è perciò costruita dal cittadino italiano, mentre i casi sono i 1000 italiani che
entreranno a far parte del campione. Prima di arrivare al questionario occorre
individuare quali sono gli argomenti su cui vogliamo interrogare i nostri intervistati.
A ciascuna delle domande che verranno poste corrisponderà un indicatore, cioè un
concetto più specifico del concetto generale orientamento politico – elettorale e
ciascuno di essi corrisponde a una proprietà di cui vogliamo rilevare gli stati. Dando
una definizione operativa di ciascuna proprietà otteniamo le variabili, cioè appunto
le proprietà operativizzate. Una volta fatto questo possiamo organizzare le risposte
nella matrice CxV o matrice dati. Si tratta del modo in cui la ricerca quantitativa di
tipo MAT organizza i dati. È formata da colonne, o vettori colonna, e righe, o vettori
riga. Queste ultime si riferiscono ai casi, mentre le colonne si riferiscono alle variabili.
Vengono attribuiti dei codici numerici agli stati delle proprietà e questa attribuzione
viene raccolta nel libro codice (codebook), non si tratta di un vero e proprio libro, ma
dell’elenco dei nomi delle variabili presenti nella matrice, complicati dal codice
numerico e dal nome delle modalità di ciascuna variabile.
ALERT: non c’è una seconda possibilità con i questionari
Lo strumento di rilevazione è deciso prima del campo e non può più essere
modificato (per il suo legame con la matrice dati);
C’è una sola possibilità: molto difficilmente una persona si lascerà
intervistare nuovamente;
Tutto va pianificato in anticipo e con precisazione: quali dati rilevare, come
fare l’analisi;
Va deciso EX-ANTE l’ordine, la formulazione delle domande e risposte, la
relazione che si pensa possa esserci tra le variabili.
I problemi più comuni:
4. Domande aperte:
La categoria ‘Altro’:
L’uso della categoria ‘Altro’ permette a chi non si riconosce nelle modalità previste
dal piano di chiusura di esprimere comunque una scelta. Inoltre permette al
ricercatore di ‘recuperare’ eventuali dimenticanze (analisi delle risposte aperte e
post-codifica).
PRO e CONTRO
Domande chiuse:
P: Stesso frame a tutti gli individui;
P: Aiutano la memoria e stimolano analisi e riflessione sull’argomento;
C: lasciano tutto fuori tutto quello che non hai pianificato in anticipo;
C: le risposte possono influenzare l’intervistato;
C: le risposte possono avere un significato diverso per ciascuno.
Domande aperte:
P: consentono di rispondere liberamente e spontaneamente;
C: richiedono un lavoro aggiuntivo per la loro codifica;
C: le risposte possono essere generiche o difficili da interpretare, dando
spazio ad ambiguità o problemi di comprensione.
Impostazione grafica e compilazione:
Per rendere più facile la codifica conviene che i codici siano
immediatamente precedenti le modalità di risposta;
È utile a fianco di ogni domanda una casellina in cui riportare la scelta
effettuata;
In alternativa (e/o contemporaneamente) si può cerchiare la modalità
scelta. Meglio evitare crocette.
3. Scale Likert:
Sono in assoluto le più utilizzate per la rilevazione degli atteggiamenti;
Di solito si presentano in graduazioni di 5 o 7 livelli con un “indifferente” al
centro. Meglio evitare questa formulazione perché gli intervistati vi si
rifugiano;
Non necessariamente la scala è simmetrica; dipende dalle caratteristiche
del contesto sociale in cui viene somministrata. In Italia funziona bene la
versione a 4 gradi riportata nella slide;
Il problema della categoria “abbastanza”. Significa la stessa cosa dovunque
in Italia?
4. Differenziale semantico:
Attenzione le coppie di attributi devono essere polari (cioè opposte). Tuttavia alcuni
sostengono che l’opposizione può essere forzata. Dal ricercatore perché sia chiara
semanticamente. È accettabile l’uso di segni di graduazione perché simmetrici e non
unidimensionali.
5. Scalogramma di Guttman:
Viene costruito un percorso di domande dicotomiche che rappresentano un grado
crescente di accordo o disaccordo con un dato fenomeno. Ogni nuova domanda
costituisce un bivio. Se si risponde affermativamente si continua con la domanda
La statistica monovariata:
Ci sono molte tecniche di analisi monovariata e la scelta dipende sostanzialmente
dal livello di scala:
Cardinali;
Ordinali;
Categoriali.
Quali misure possiamo usare:
Indici di tendenza centrale servono per studiare come una variabile si distribuisce
attorno a un valore tipico:
Media per le variabili cardinali;
Mediana per le variabili cardinali e ordinali;
Moda per le variabili cardinali, ordinali e categoriali.
La media:
Individua il punto medio nella distribuzione probabilistica di un fenomeno;
Si calcola sommando i valori della variabile fra loro e dividendoli per il
numero di casi;
In realtà esistono molti tipi di media che hanno caratteristiche fra loro
differiscono.
La mediana:
Individua il valore che viene assunto dal caso che divide a metà la
distribuzione probabilistica di un fenomeno;
Si calcola cercando il caso che si trova sul 50 percentile della distribuzione;
La mediana è meno sensibile della media a valori che si scostano molto
dagli altri e quindi molto utile anche per le variabili cardinali.
La moda:
Individua il valore che ricorre più spesso nella distribuzione probabilistica di
un fenomeno;
Si calcola cercando il caso che ha una maggiore frequenza;
È un indice molto debole.
Gli indici di dispersione:
Servono a calcolare quanto un fenomeno è disperso attorno a un valore
tipico;
Per la media si calcolano la deviazione standard e la varianza (che è il
quadrato della deviazione standard);
Più il valore di queste due è elevato e più il fenomeno è disperso, meno è
elevato e più il fenomeno si concentra tutto attorno alla media;
La statistica bivariata:
Ovviamente tutti i tipi di variabile possono essere incrociati tra loro. Non possiamo
studiare tutte le possibili tecniche. Ci concentriamo su una tecnica specifica che
consente di incrociare due variabili categoriali perché sappiamo che tutti gli altri tipi
di variabile sono riconducibili a questo.
La tavola di contingenza:
Studia la distribuzione incrociata di due variabili categoriali;
Si calcolano frequenze di cella:
1. Assolute;
2. Percentuali sul totale;
3. Percentuali sulla variabili di riga;
4. Percentuali sulla variabile di colonna.
Le percentuali di riga e colonna:
Servono a capire come il fenomeno si distribuisce in una variabile al netto
dell’altra;
Le frequenze di riga si calcolano per ogni cella: numerosità di cella : totale di
riga = X:100;
Le frequenze di colonna si calcolano per ogni cella: numerosità di cella : totale
di colonna = X:100.
Un esempio: