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COLLANA DI LETTURE
LINGUA E DIRITTO
LIVELLI DI ANALISI
A cura di
Jacqueline Visconti
Testi di
Gianmaria Ajani Pascale Berteloot Pierluigi Chiassoni
Amedeo Giovanni Conte Paolo Di Lucia
Elena Ioriatti Ferrari Silvia Ferreri
Bice Mortara Garavelli Mario Garavelli
Riccardo Guastini Iørn Korzen Giuseppe Lorini
Giovanni Rovere Rodolfo Sacco Marcello Soffritti
Daniela Tiscornia
Per Luigi Lombardi Vallauri: «Jeder gute Jurist ist immer ein mis-
slungenes Was Anderes», ogni buon giurista è sempre un mancato
qualcos’altro; anzi: «forse solo chi non è nato giurista può essere un
buon giurista» 3.
Se si lascia ai giuristi la curiosità di verificare quanto questa affer-
mazione sia fondata, è però vero che le idee più affascinanti nascono
1
In K.L. Doty - R. Hiltunen, Formulaic discourse and speech acts in the
witchcraft trial records of Salem, 1692, Journal of Pragmatics 41, 3 (2009), 466.
2
In R.A. Newman, Essays in Jurisprudence in honor of Roscoe Pound, Indi-
anapolis - New York, Bobbs - Merrill, 1962, 151-191.
3
Il Bigiavi. Taccuino multilingue della Società Italiana di Diritto e Letteratu-
ra 2 (2008), a cura di E. Pattaro, 12-13.
7
Jacqueline Visconti
4
Si veda, ad esempio, l’introduzione di P. Di Lucia alla silloge di U. Scarpel
li - P. Di Lucia, Il linguaggio del diritto, Milano, LED, 1994; P. Fiorelli, Intorno
alle parole del diritto, Milano, Giuffrè, 2008; B. Mortara Garavelli, Le parole e la
giustizia, Torino, Einaudi, 2001; F. Sabatini, Analisi del linguaggio giuridico, in
M. D’Antonio (a cura di), Corso di studi superiori legislativi 1988-1989, Padova,
Cedam, 675-724; R. Sacco, Langue et droit, in Les multiples langues du droit
européen uniforme, éd. par Id. et L. Castellani, Torino, L’Harmattan, 1999, 163-
185; tr. it. Lingua e diritto, Ars Interpretandi 5 (2000), 117-134.
5
A. Ferrari, L’interfaccia lingua e testo, Alessandria, Edizioni dell’Orso,
2008.
8
Lingua e diritto. Livelli di analisi
6
M.-E. Conte, Condizioni di coerenza, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1999.
Si veda anche ivi, 84-95.
7
N. Bobbio, Scienza del diritto e analisi del linguaggio, Rivista trimestrale di
diritto e procedura civile (1950), 342-367.
8
Per una sintesi delle diverse posizioni si veda M.B. Mosegaard Hansen -
K. Turner (eds.), Explorations in the semantics-pragmatics interface, Acta Lin
guistica Hafniensia 38 (2006), 7-13.
9
Jacqueline Visconti
10
1.
AZIONE, PENSIERO, PAROLA
NELlA CREAZIONE
DEL DIRITTO
di Rodolfo Sacco
21
Rodolfo Sacco
1
Anche studiosi ben disposti verso la consuetudine la giudicano conservatri-
ce: J. Gilissen, voce «Consuetudine», in Digesto IV, Disc. priv. Sez. civ., III, Tori-
no, Utet, 1988; Id., La coutume, Recueils de la société Jean Bodin (1988), 4 voll.;
A. Pizzorusso, voce «Consuetudine», in Enc. Giur., VIII, Roma, Istituto Treccani,
1988.
2
Chiarimenti (su qualche punto, innovativi) in A. Gambaro - R. Sacco, Siste-
mi giuridici comparati, Torino, Utet, 20083.
3
Riferimenti ben documentati in R. Sacco, Il diritto africano, Torino, Utet,
1995, 112-115, 124-136 e soprattutto 190-199.
4
Si veda ad es. A. Levaggi (coord.), El aborigen y el derecho en el pasado y el
presente, Buenos Aires, Univ. Museo social argentino, 1990 – e ivi si noti l’articolo
di Chàvez sul servinakuy (matrimonio consuetudinario) nel Perù.
22
Azione, pensiero, parola nella creazione del diritto
5
A. Simoni (a cura di), Stato di diritto e identità rom, Torino, l’Harmattan
Italia, 2005.
6
Su questo fenomeno, poco osservato dai civilisti, R. Sacco, Il diritto non
scritto, in G. Alpa - A. Guarneri - P.G. Monateri - G. Pascuzzi - R. Sacco, Le fonti
non scritte e l’interpretazione, Torino, Utet, 1999.
7
Leggiamo il Code Napoléon. Art. 546: «La propriété d’une chose […] donne
droit sur tout ce qu’elle produit». Art. 551: «Tout ce qui s’unit à la chose appar-
tient au propriétaire». Art. 713: «Les biens qui n’ont pas de maître appartiennent
à la nation». Leggiamo il c.c. it. (1942). Art. 812: «È bene immobile […] tutto
ciò che è naturalmente […] incorporato al suolo». Art. 820: «Sono frutti naturali
[…] i prodotti agricoli». Art. 934: «Qualunque piantagione […] appartiene al
proprietario del suolo».
23
Rodolfo Sacco
24
Azione, pensiero, parola nella creazione del diritto
1.3. – Fin qui, si è visto che il civilista è restio a riconoscere uno spazio
al diritto spontaneo. Ma il costituzionalista non nega che gli organi su-
premi dello Stato, in date circostanze, per procedere secondo il diritto
debbono allontanarsi dalla regola scritta. I nomi dati a questa figura
sono principio di effettività 10, norma non scritta che giustifica la rego-
la fattuale 11; l’atto dell’organo si chiama procedimento extra ordinem.
Su un piano anche più generale, la dottrina non manca di aggiun-
gere alla dottrina delle fonti del diritto ogni opportuno discorso sul
l’interpretazione, sulla realtà sociale, sullo spirito del diritto, e queste
riflessioni conducono poi a contrapporre alla nuda lettera della legge
un diritto «vivente», un diritto in action, un diritto «spontaneo», una
natura delle cose, un diritto contrassegnato dalla effettività, una visio-
ne realistica del diritto. Con queste elaborazioni si entra nell’area di
un diritto applicato, diverso dal diritto scritto, conformatosi in modo
spontaneo, consuetudinario.
8
Cass. 23 dicembre 1977, n. 5724, Banca, borsa e tit. cred. 2 (1978), 129.
9
La giurisprudenza, costantissima, è abbondante. Da ultimo Cass. 29 otto-
bre 1983, n. 6442; Cass. 26 novembre 1997, n. 11842.
10
Pizzorusso, voce cit., 1.1 e 5.4.
11
G. Zagrebelsky, Sulla consuetudine costituzionale nella teoria delle fonti del
diritto, Torino, Einaudi, 1970, 134.
25
2.
IL CONCETTO DI VALENZA
NELlA FILOSOFIA
DELl’ATTO GIURIDICO
di Paolo Di Lucia
Nel presente studio elaboro due paradigmi per una filosofia dell’atto
giuridico:
(i) atto parlato vs. atto muto (§ 2.1.);
(ii) atto bivalente vs. atto trivalente (§ 2.2.).
1
Una storia del concetto di atto autonomo non è stata ancora scritta. Come
osserva lo stesso Rodolfo Sacco (Autonomia nel diritto privato, 1987), quali siano
43
Paolo Di Lucia
44
Il concetto di valenza nella filosofia dell’atto giuridico
Nel saggio Il diritto muto (1993) Rodolfo Sacco denuncia una «visuale
contorta delle relazioni umane», in virtù della quale: «[…] quando si
deve definire l’atto muto, esso si definisce ricorrendo all’analogia con
l’atto parlato».
Secondo questa visuale «contorta» l’atto muto è equiparato ad
una dichiarazione tacita 6.
Scrive Sacco:
Si spiega che il soggetto vuole un certo effetto giuridico, che egli deve
dunque manifestare la volontà corrispondente, che a questo fine può
essere sufficiente l’esecuzione dell’atto in questione: e l’esecuzione fun-
zionerà qui come una tacita dichiarazione. 7
5
R. Sacco, Antropologia giuridica, 2007, 183. Inesplicabilmente, l’insieme
più esteso di atti muti, individuato da Sacco, non è omogeneo. Almeno cinque
delle entità che Sacco chiama «atti muti» non sono atti (né muti né non-muti).
In particolare non sono atti: il possesso; la società di fatto; il rapporto di lavoro
di fatto; il rapporto maritale-uxorio di fatto; il rapporto parentale di fatto. «Atto
muto» non equivale ad atto ‘bruto’ (G.E.M. Anscombe [1910-2001]). A sua volta,
«atto muto» non equivale ad ‘evento’.
6
Sul concetto di «dichiarazione» cfr. P. Schlesinger, voce «Dichiarazione
(teoria generale)», 1964.
7
R. Sacco, Il diritto muto, 1993, 700.
45
Paolo Di Lucia
8
Ibidem.
9
R. Sacco, Antropologia giuridica, 2007, 183.
46
3.
INTRODUZIONE
ALlA TEORIA
dell’INTERPRETAZIONE
di Riccardo Guastini
1
Il discorso che segue è circoscritto agli usi linguistici correnti dei giuristi
europei contemporanei, dove il vocabolo ‘interpretazione’ (come i suoi equiva-
lenti in altre lingue), pure con le ambiguità di cui ora dirò, sempre riguarda l’at-
tribuzione di significato a testi normativi. Trascuro senz’altro l’uso (molto ampio
e, in verità, molto oscuro) di ‘interpretazione’ che si incontra in molta letteratura
(soprattutto) americana al confine tra filosofia giuridica e filosofia politica norma-
tiva. Cfr. ad es. M. Rosenfeld, Just interpretations. Law between ethics and politics,
Berkeley - Los Angeles 1998; R. Dworkin, Law’s empire, Cambridge (Mass.) 1986.
Si veda anche S.M. Griffin, Il costituzionalismo americano. Dalla teoria alla politica
[1996]; tr. it. Bologna 2003, cap. V.
2
Cfr. G. Tarello, Orientamenti analitico-linguistici e teoria dell’interpretazio
ne giuridica, in U. Scarpelli (a cura di), Diritto e analisi del linguaggio, Milano
1976.
61
Riccardo Guastini
3
Cfr. R. Guastini, L’interpretazione dei documenti normativi, Milano 2004,
cap. VI; P. Chiassoni, Tecnica dell’interpretazione giuridica, Bologna 2007, cap. II.
Si veda anche M. Troper, La notion de pouvoir judiciaire au début de la Révolution
française, in Présence du droit public et des droits de l’homme. Mélanges offerts à
Jacques Velu, Bruxelles 1992.
4
Occorre forse chiarire che ogni norma presenta la forma logica di un con-
dizionale (diciamo: «Se F, allora G»), in cui l’antecedente si riferisce ad una classe
di fatti (cosiddetta «fattispecie astratta») e il conseguente ad una classe di conse-
guenze giuridiche (quali una sanzione, l’acquisizione di un diritto, la nascita di
un obbligo, la validità o l’invalidità di un atto, etc.). Il «campo di applicazione»
della norma altro non è che la classe dei fatti ai quali è imputabile quel tipo di
conseguenza giuridica. E naturalmente tale classe non può che essere configurata
mediante predicati, ossia appunto mediante termini che denotano classi.
62
Introduzione alla teoria dell’interpretazione
implicito in, un testo normativo (una fonte del diritto) senza riferi-
mento ad alcuna fattispecie concreta;
b. l’interpretazione in concreto (o fact-oriented), che consiste nel sus-
sumere una fattispecie concreta nel campo di applicazione di una
norma previamente identificata in abstracto.
L’interpretazione in abstracto è assimilabile alla traduzione (intra
linguistica), giacché consiste nel riformulare (rewording) il testo in-
terpretato 5. L’interpretazione in concreto altro non è, banalmente,
che la decisione intorno alla estensione di un concetto (del concetto
mediante il quale l’autorità normativa ha configurato una classe di fat-
tispecie).
Ancora: l’interpretazione in abstracto consiste nell’interpretare
enunciati normativi completi 6. Mentre l’interpretazione in concreto
consiste nell’interpretare predicati in senso logico, ossia termini che
denotano classi. Nell’un caso, si identificano le norme in vigore; nel
l’altro, si identificano i casi concreti che sono disciplinati da ciascuna
norma.
Ora, il diritto, come tra poco vedremo, è duplicemente indetermi
nato.
Per un verso, è indeterminato il sistema giuridico, nel senso che –
a causa dell’equivocità dei testi normativi – non si sa quali norme ap-
partengano ad esso o siano in vigore.
Per un altro verso, è indeterminata ogni singola norma vigente,
nel senso che – a causa della vaghezza dei predicati in ogni linguaggio
naturale – non si sa quali fattispecie ricadano nel suo campo di appli-
cazione
Ebbene, l’interpretazione in abstracto riduce l’indeterminatezza
del sistema giuridico in quanto tale, identificando le norme in vigore;
mentre l’interpretazione in concreto riduce l’indeterminatezza delle
5
U. Eco, Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, Milano 2003,
cap. X.
6
Occorre avvertire che l’«enunciato completo», fatto oggetto di interpreta
zione in astratto, non necessariamente è una precisa disposizione delle fonti
normative (il comma tale dell’articolo tale della legge tale): può anche essere, e
frequentemente è, un frammento di disposizione, oppure il frutto della ricompo-
sizione, da parte dell’interprete, di vari frammenti di disposizioni, talora disperse
in una pluralità di documenti normativi.
63
Riccardo Guastini
7
H. Kelsen, Dottrina pura del diritto [1960], Torino 1966, cap. VIII; Guasti-
ni, L’interpretazione dei documenti normativi cit., cap. VI. Si veda anche O. Pfers-
mann, La notion moderne de constitution, in L. Favoreu (éd.), Droit constitution-
nel, Paris, 20003, 113 ss.
64
Introduzione alla teoria dell’interpretazione
8
Cfr. R. Guastini, Interpretive statements, in E. Garzón Valdés et al. (eds.),
Normative systems in legal and moral theory. Festschrift for Carlos E. Alchourrón
and Eugenio Bulygin, Berlin 1997.
9
Kelsen, Dottrina pura del diritto cit., cap. VIII.
10
Cfr. in proposito G. Lazzaro, Storia e teoria della costruzione giuridica, Tori-
no 1965.
65
Riccardo Guastini
11
Guastini, L’interpretazione dei documenti normativi cit., cap. V.
66
4.
ANALISI LINGUISTICA E TEORIA
DELl’INTERPRETAZIONE
GIURIDICA
Ancora sulla sempiterna disputa
tra scettici e misti(ci)
di Pierluigi Chiassoni
4.0. Premessa
Un noto film di Costa Gavras, Z. L’orgia del potere, si apre con la sce
na di una conferenza.
Il conferenziere, (presumibilmente) un professore di agronomia,
ricorda all’uditorio il pericolo rappresentato, per le colture viticole,
dal flagello della peronospera.
In prima fila siede un generale, comandante della gendarmeria
nazionale ellenica. Il generale chiede la parola. Gli preme infatti ram-
mentare all’uditorio la presenza di un altro flagello, a suo avviso assai
più pericoloso della peronospera: un flagello di natura politica, che
identifica con la minaccia comunista alla (testuali parole) civiltà el
leno-cristiana. Anche la teoria dell’interpretazione giuridica soffre da
tempo, a mio avviso, di flagelli dai quali è opportuno sbarazzarsi.
In questo lavoro, mi propongo pertanto due obiettivi.
Il primo obiettivo consiste nell’identificare, in generale, alcuni dei
difetti che, a mio avviso, viziano, o possono viziare, quei discorsi che
siamo soliti chiamare «teorie dell’interpretazione (giuridica)». A tale
fine, richiamerò l’attenzione su alcune distinzioni meta-teoriche, di
cui, a mio avviso, si dovrebbe tenere conto: sia quando si elaborano
«teorie dell’interpretazione»; sia quando si analizzano «teorie dell’in
terpretazione altrui»; sia, infine, quando si formulano argomenti per
difendere o confutare «teorie dell’interpretazione».
Il secondo obiettivo è sperimentale: consiste nell’utilizzare un ta-
le apparato di nozioni e distinzioni meta-teoriche per analizzare una
75
Pierluigi Chiassoni
76
Analisi linguistica e teoria dell’interpretazione giuridica
77
Pierluigi Chiassoni
1
N. Bobbio, Giusnaturalismo e positivismo giuridico, Milano, Comunità, 1965,
parte I.
78
Analisi linguistica e teoria dell’interpretazione giuridica
2
Tra cui, ad esempio: Herbert Hart, Genaro R. Carrió, José Juan Moreso, e
Andrei Marmor.
79
5.
I GIUDICI E IL LINGUAGGIO
di Mario Garavelli
1
R. Pound, Law in book and law in action, American Law Review (1910), 10.
97
Mario Garavelli
2
G. Tarello, Linguaggio descrittivo e linguaggio precettivo nei discorsi dei
giuristi, riprodotto nel vol. a cura di U. Scarpelli e P. Di Lucia, Il linguaggio del
diritto, Milano, Led, 1994, 349.
98
I giudici e il linguaggio
3
L. Lombardi Vallauri, Saggio sul diritto giurisprudenziale, Milano, Giuffrè,
1967.
4
Si veda in particolare G. Tarello, L’interpretazione della legge, in Trattato
di diritto civile e commerciale, dir. da A. Cicu, F. Messineo e L. Mengoni, Milano,
Giuffrè, 1980, passim.
5
A. Belvedere, Il linguaggio del codice civile: alcune osservazioni, riprodotto
nel vol. a cura di Scarpelli e Di Lucia, Il linguaggio del diritto cit., 415.
99
6.
CONDIZIONI DI ETEROGENEITÀ
DISCORSIVA NEL DIALOGATO
DI PROCEDIMENTI PENALI
di Bice Mortara Garavelli
6.0. Generalità
1
Riprendo in questo contributo una parte delle analisi e delle osservazioni
contenute in un mio precedente articolo (Mortara Garavelli 2005).
2
Mi riferisco alle varietà diafasiche, diastratiche, diatopiche (per le quali ba-
sta rinviare qui a Berruto 1993 e 1998), e alle varietà di apprendimento (cfr. Ber
ruto 2001) che costituiscono l’italiano di stranieri attestato in buona misura negli
atti processuali.
103
Bice Mortara Garavelli
3
Date delle udienze: il 10 e il 19 febbraio 2003. Sigle rispettive nelle citazioni
di esempi: C.; Ag., precedute ciascuna dal numero d’ordine dei nastri che con-
tengono le registrazioni, e seguite dal numero dei turni. Le registrazioni su nastro
occupano la prima un’ora e mezzo; la seconda tre ore. Le trascrizioni definitive
dei passi riportati negli esempi sono opera di Ida Tucci, specialista di notazione
prosodica presso il Laboratorio Linguistico LABLITA, alla scuola di Emanuela
Cresti, nell’Università di Firenze. Riproduco integralmente le spiegazioni delle
convenzioni seguite. «Segni di scansione prosodica del continuum fonico: // In-
terruzione prosodica [d’ora in poi, IP] terminale (fine enunciato); ? IP terminale
interrogativa (fine enunciato); ! IP terminale esclamativa (fine enunciato); … IP
di enunciato intenzionalmente lasciato sospeso (fine enunciato); + IP terminale di
enunciato interrotto; / IP non terminale; [?] IP connessa ad una esitazione; [/]
[//] [///] IP connessa a una falsa partenza; ‘ Indice applicato sulla destra delle
unità prosodiche che appartengono a un discorso riportato (es. /’ //’ ecc.). Altri
segni: # Pausa; xxx Parola o parole non comprese; <parola parola> Parentesi che
delimitano le parti di un turno sovrapposte; [<] Segno che indica la relazione di
sovrapposizione tra due stringhe sovrapposte; & Segno che etichetta una serie di
caratteri che realizzano un frammento di parola».
4
Ho tenuto presenti, pur senza rimandarvi esplicitamente nelle singole oc-
casioni, le strategie della mitigazione descritte nell’ampio e denso lavoro di Caffi
(2001), dedicato alla comunicazione in contesti terapeutici; ove una parte con-
sistente sia delle indicazioni di metodo sia dei principi che la studiosa pone a
fondamento delle sue analisi è esportabile in ambiti diversi delle indagini conver-
sazionali.
104
Eterogeneità discorsiva nel dialogato di procedimenti penali
5
Cito da Drew - Heritage (1992, 48-49), servendomi della traduzione di Caf-
fi (2001, 173).
105
Bice Mortara Garavelli
6
Sui contenuti e sull’organizzazione argomentativa del dibattito verte la pre-
cisazione delle competenze del presidente (art. 506.1 c.p.p.); nelle regole per la
discussione finale sancite nell’art. 523 è ribadita la fissità dell’ordine sequenziale
nelle fasi del dibattimento.
106
Eterogeneità discorsiva nel dialogato di procedimenti penali
7
Diversi tipi e situazioni di dialogo sono analizzati in Bazzanella (a cura di)
2002. Segnalo per analogie con argomenti del presente mio contributo, i saggi di
Galatolo, di Eerdmans e Walsh, di Bazzanella; di quest’ultima in particolare la
trattazione dei tratti prototipici del dialogo. Si veda inoltre Scarano (a cura di)
2003.
107
7.
IL PRINCIPIO DELl’ECONOMIA
NELlA LINGUA GIURIDICA
Gli avverbi in -mente
di Giovanni Rovere
1
Cfr. ad esempio gli studi di Wilder et al. (1996), Prince e Smolensky (1997),
Chomsky (1998).
2
Affermazioni analoghe si trovano anche in ambito cognitivista, si veda ad
es. «Human cognitive processes […] are geared to achieving the greatest possi-
ble cognitive effect for the smallest possible processing effort» (Sperber - Wilson
1986, VII); si veda anche Wilder et al. (1996, 31n.).
119
Giovanni Rovere
3
Così, per fare un rapido esempio, la discriminazione tra le accezioni di escu-
tere ‘interrogare (un testimone) in un processo’ e ‘avviare un’azione legale contro
un debitore’ dipende dall’individuazione dei diversi quadri argomentali del verbo
che si manifestano nei rispettivi contesti d’uso.
120
Il principio dell’economia nella lingua giuridica
7.2. – Gli avverbi derivati in -mente fanno parte, secondo l’ipotesi che
vorrei proporre, dei fenomeni lessicali della lingua giuridica in cui è rico-
noscibile l’azione del principio dell’economia. Il quadro in cui si inseri-
4
Per la sostituzione di frasi relative con il participio presente («princìpi attri-
buenti solo al giudice») si vedano Mortara Garavelli (2001, 166 s.), con aggettivi
reggenti un complemento preposizionale («lesivo del principio») Rovere (2005,
110) e ora la ricerca approfondita di Dell’Anna (in corso di stampa).
121
Giovanni Rovere
5
Cfr. a proposito Bellucci (2002, 340n.).
6
Ringrazio Maurice Mayer dell’assistenza fornita.
7
Per considerazioni generali sullo statuto di lemmi inizianti per a- contraddi-
stinti nello Zingarelli come termini del diritto si veda Cortelazzo (1997, 43 s.).
122
Il principio dell’economia nella lingua giuridica
8
Molto rare le occorrenze raccolte in corpora giornalistici, in cui la coniazio-
ne assume talora carattere espressivo, cfr. «L’uomo che sequestrò uccelli e villaggi
turistici, che assolse ladri e spogliarelliste e condannò mamme manesche, ladri
spericolati e abusivisti incalliti, non ci sta» (La Stampa, 31.5.1999). Più vicino al
l’uso denotativo: «Il Governo si autolimita perché riconosce che ha competen-
za solo sugli abusi maggiori, puniti penalmente, mentre gli abusi minori, colpiti
da sanzioni pecuniarie e amministrative, sono di competenza delle Regioni e dei
Comuni. Siamo quindi di fronte a un provvedimento irragionevole sul piano co-
stituzionale, che penalizza i cittadini colpevoli di piccoli abusi e premia i grandi
abusivisti» (Il Sole-24 Ore, 10.10.2003).
123
8.
LINGUA, COGNIZIONE
E DUE COSTITUZIONI
di Iørn Korzen
8.1. Introduzione
163
Iørn Korzen
Con ciò si è preparata la strada per la famosa (o, secondo alcuni, fa-
migerata) «ipotesi Sapir-Whorf», ovvero il principio della relatività
linguistica, secondo cui la lingua è determinante per il nostro modo
1
Più precisamente il tipo di pensiero che Slobin (1996, 76) chiama «thinking
for speaking».
2
Ringrazio il collega Remo Stefano Chiari per questi riferimenti a Vico.
164
Lingua, cognizione e due Costituzioni
165
Iørn Korzen
3
Fra i lavori collettivi dell’équipe mi limito a citare Korzen - Marello (a cura
di) (2000); Herslund (éd.) (2003); Baron (ed.) (2003); Herslund - Baron (éds.)
(2005); Korzen - D’Achille (a cura di) (2005); Korzen - Lammert - Vassiliadou
(éds.) (2007); Korzen - Lavinio (a cura di) (2009).
166
9.
CONDIZIONI RESTRITTIVE
NEI CODICI TEDESCHI
E ITALIANI
di Marcello Soffritti
9.0. Introduzione
e delimitazione del tema
203
Marcello Soffritti
sconti nel suo modello sono ugualmente rilevanti sia all’interno, sia
al di fuori della comunicazione giuridica?
• Si potrebbero proporre ulteriori categorie o parametri per classifi-
204
Condizioni restrittive nei codici tedeschi e italiani
205
Marcello Soffritti
1
Sono qui comprese due corpose raccolte di norme di applicazione, che fan-
no parte dell’edizione ufficiale.
206
Condizioni restrittive nei codici tedeschi e italiani
o in un sintagma preposizionale:
Le disposizioni dell’art. 29 e del secondo capoverso dell’art. 32 non si
applicano nel caso di condanna per delitto colposo (CP, 33, 1).
Quando è proposta domanda di nullità del matrimonio, il tribunale
può, su istanza di uno dei coniugi, ordinare la loro separazione tempo-
ranea durante il giudizio; può ordinarla anche d’ufficio, se ambedue i
coniugi o uno di essi sono minori o interdetti (CC, 126).
Der Vormund kann den Mündel nicht vertreten: 1. bei einem Rechts-
geschäft zwischen seinem Ehegatten, seinem Lebenspartner oder einem
seiner Verwandten in gerader Linie einerseits und dem Mündel anderer-
seits, es sei denn, dass das Rechtsgeschäft ausschließlich in der Erfül
lung einer Verbindlichkeit besteht […] (BGB, 1795, 1).
o in un avverbio:
Quando revoca la sentenza di non luogo a procedere, il giudice, se il
pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio, fissa l’udienza pre-
liminare (418), dandone avviso agli interessati presenti e disponendo
per gli altri la notificazione; altrimenti ordina la riapertura delle inda-
gini (CPP, 436, 2).
207
9.
CONDIZIONI RESTRITTIVE
NEI CODICI TEDESCHI
E ITALIANI
di Marcello Soffritti
9.0. Introduzione
e delimitazione del tema
203
Marcello Soffritti
sconti nel suo modello sono ugualmente rilevanti sia all’interno, sia
al di fuori della comunicazione giuridica?
• Si potrebbero proporre ulteriori categorie o parametri per classifi-
204
Condizioni restrittive nei codici tedeschi e italiani
205
Marcello Soffritti
1
Sono qui comprese due corpose raccolte di norme di applicazione, che fan-
no parte dell’edizione ufficiale.
206
Condizioni restrittive nei codici tedeschi e italiani
o in un sintagma preposizionale:
Le disposizioni dell’art. 29 e del secondo capoverso dell’art. 32 non si
applicano nel caso di condanna per delitto colposo (CP, 33, 1).
Quando è proposta domanda di nullità del matrimonio, il tribunale
può, su istanza di uno dei coniugi, ordinare la loro separazione tempo-
ranea durante il giudizio; può ordinarla anche d’ufficio, se ambedue i
coniugi o uno di essi sono minori o interdetti (CC, 126).
Der Vormund kann den Mündel nicht vertreten: 1. bei einem Rechts-
geschäft zwischen seinem Ehegatten, seinem Lebenspartner oder einem
seiner Verwandten in gerader Linie einerseits und dem Mündel anderer-
seits, es sei denn, dass das Rechtsgeschäft ausschließlich in der Erfül
lung einer Verbindlichkeit besteht […] (BGB, 1795, 1).
o in un avverbio:
Quando revoca la sentenza di non luogo a procedere, il giudice, se il
pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio, fissa l’udienza pre-
liminare (418), dandone avviso agli interessati presenti e disponendo
per gli altri la notificazione; altrimenti ordina la riapertura delle inda-
gini (CPP, 436, 2).
207
10.
COERENZA DEL DIRITTO
PRIVATO EUROPEO
Il problema del multilinguismo
di Gianmaria Ajani
1
È in quell’ambito che è stata attivata dal Dipartimento di Scienze giuridiche
dell’Università di Torino una rete di ricerca europea denominata Uniform Termi-
nology for European Law, finalizzata alla produzione di un repertorio digitale di
concetti e regole in materia di diritti dei consumatori, strumento di ausilio dei pro-
getti di armonizzazione delle regole nazionali che applicano la normativa europea:
http://www.eulawtaxonomy.org. Il progetto aspira a presentare una più completa
definizione dei termini impiegati sia al livello dell’acquis che dei diritti nazionali
dei cinque maggiori sistemi giuridici dell’Unione (Francia, Germania, Inghilter-
ra, Italia, Spagna) nella materia del diritto dei consumatori. I termini scelti per
l’elaborazione del Syllabus sono quelli considerati significativi nel contesto del
diritto europeo dei contratti sia dal punto di vista categoriale (quali «danno», o
«conclusione del contratto»), sia da quello della prospettiva interpretativa (ad es.:
la nozione di «chiaro e comprensibile», o di «pubblicità ingannevole»). Si vedano
ampiamente G. Ajani - G. Boella - L. Lesmo - M. Martin - A. Mazzei - P. Ros-
si, A development tool for multilingual ontology-based conceptual dictionaries, in
Proceedings of 5th International Conference on language resources and evaluation,
Genova 2006; P. Rossi, Ontologie applicate e comparazione giuridica, Riv. Crit.
Dir. Priv. (2004); P. Rossi - C. Vogel, Terms and concepts: towards a syllabus for
European private law, European Review of Private Law (2004), 293, S. Ferreri, La
lingua del legislatore. Modelli comunitari e attuazione negli Stati membri, Rivista
231
Gianmaria Ajani
dir. civ. 2 (2004), 561 ss., nonché. G. Ajani - M. Ebers (eds.), Uniform terminology
for European contract law, Baden Baden 2005.
2
Connessa a ciò è poi la considerazione che la «lingua del diritto» possa uti-
lizzare terminologie differenti anche qualora le lingue di comunicazione siano la
stessa. Ciò vale sia in senso orizzontale (ad esempio il francese del diritto belga e
il francese del diritto francese), sia in senso verticale (l’italiano di una direttiva e
l’italiano della normativa di attuazione).
232
Coerenza del diritto privato europeo
3
Cfr. B. Pasa, Gli Accordi di Associazione ed i partenariati di adesione con i
Paesi dell’Europa centro-orientale, I. Questioni generali, cap. 9, in I nuovi contratti.
Il diritto privato nella giurisprudenza, dir. da P. Cendon, Torino 2004.
4
Si ha con ciò una ripresa di certi discorsi già condotti negli anni ’60, al
l’epoca della decolonizzazione e della offerta, ai nuovi stati indipendenti del
l’Africa e dell’Asia, di modelli giuridici di «buon funzionamento» della società
e dello Stato. Oggi, tuttavia, l’enfasi è su una più intensa universalità (fondata
sull’idea di «mercato efficiente») dei modelli, mentre all’epoca del «diritto per lo
sviluppo» i modelli venivano ricercati nelle diverse storie costituzionali dei Paesi
colonizzatori. Non è certo casuale che la nozione di good governance, coniata al
233
11.
LA LINGUA
DEL LEGISLATORE EUROPEO
di Silvia Ferreri
11.0. Premessa
1
Direttiva 93/13/CE, 5 aprile 1993, art. 3: «[…] una clausola contrattuale
che non è stata oggetto di negoziato individuale si considera abusiva se, malgrado
247
Silvia Ferreri
il requisito della buona fede determina un significativo squilibrio dei diritti degli
obblighi delle parti derivanti dal contratto».
2
Cass., sez. lav., 27 marzo 2004, n. 6173.
248
La lingua del legislatore europeo
3
Nel volume del 1998 sulle Fonti scritte del diritto, nel Trattato Sacco di dirit-
to civile, I, Torino, Utet, avevo dedicato un paragrafo alle formule «elastiche»
(p. 306); P. Tiersma nel volume del 1999, Legal language, ricorda a sua volta il
prudent investor delle convenzioni internazionali.
4
A titolo di esempio si nota l’uso del verbo to permit quando normalmente
diremmo to allow; si usa consent in luogo di agreement (art. 9 nella 97/7/EC, Dis-
tance Selling Directive), inertia selling (piuttosto che unsolicited goods, più corren-
te) nella stessa direttiva, ecc. Per evitare di ripetere i richiami, rinvio all’intervento
al convegno di Trento: «Interpretazione e traduzione del diritto» (30 novembre
2007), http://www.jus.unitn.it/services/arc/2007/1130/docs/Ferreri_convegno_
traduzione_trento.pdf. In Inghilterra (come – ad altri fini – in Australia, negli
Stati Uniti e altrove), esiste una Plain Language Association che è alquanto feroce
nel dissezionare i provvedimenti europei, nel metterli alla berlina per l’eccesso
di fumosità e nel riscrivere i testi dimostrando come sarebbe possibile limitare il
numero di parole adoperate e sciogliere l’espressione ermetica: le accuse al legal
lingo, al gobbledygook europeo sono abbastanza cocenti. Si veda Plain Language
International Association (http://plainlanguagenetwork.org/stephens/intro.html):
tra l’altro vi si trovano alcune direttive comunitarie riscritte secondo le regole
della trasparenza linguistica, con semplificazioni della sintassi, correzione della
punteggiatura ecc.
249
12.
Linguismo euruniònico
e redazione della norma
comunitaria scritta
Prime riflessioni
di Elena Ioriatti Ferrari
12.0. Introduzione
1
A. Vedaschi, Istituzioni europee e tecnica legislativa, Giuffrè, Milano, 2001;
P. Raworth, The legislative process in the European Community, Deventer - Boston,
Kluwer Law Taxation Publisher, 1993; T.C. Hartley, The foundations of European
Community law, Oxford, Oxford University Press, 2003; M. Westlake - D. Gal
loway, The Council of the European Union, London, John Harper Publishing, 2006.
2
Organi consultivi sono inoltre il Comitato Economico Sociale e il Comitato
delle Regioni. Alla Banca Centrale Europea (art. 266 ss. TCE) è inoltre attribuita
competenza di iniziativa normativa che attiene alla «Unione economica e mone-
taria» (art. 266 ss. TCE). Accanto alle istituzioni alle quali i Trattati attribuiscono
formalmente la funzione legislativa, deve essere inoltre annoverata la Corte di
Giustizia delle Comunità europee, per l’importanza del ruolo assunto non solo
nell’attuazione, ma altresì nella creazione del diritto comunitario: A. Barav, Om-
nipotent Courts, in D. Curtin - T. Heukels, Institutional dynamics of European
integration. Essay in honour of Henry G. Schermers, Dordrecht - Boston - London,
Martinus Nijhoff Publisher, 1994.
3
Critico nei confronti di una struttura del potere legislativo che avrebbe
perso l’iniziale connotazione di separazione dei poteri federale: R. Schütze, The
261
Elena Ioriatti Ferrari
262
Linguismo euruniònico e redazione della norma comunitaria scritta
8
Cfr. i casi nei quali le norme del Trattato richiedono non l’unanimità, ma
la maggioranza (semplice o qualificata). Ad esempio l’art. 95 TCE, che attribuisce
alla Comunità europea la competenza a procedere al riavvicinamento delle legisla-
zioni.
9
L. Sico, Il diritto dell’Unione europea nei rapporti con il diritto internazio-
nale, in P. Fois - R. Clerici, I caratteri del diritto dell’Unione Europea, Padova,
Cedam, 2007, 61.
10
T. Gallas, EC-law between social message and record of agreement. How the
theory of legislation can contribute to the understanding practical problems of nego-
tiated law, in L. Wintgens - P. Thion - M. Carly (eds.), The theory and practice of
legislation: essays in legisprudence, Hants (England), Aldershot, 2005.
11
Ibidem.
12
R. Wainwright, Techniques of drafting European Community legislation:
problems of interpretation, Statute Law Review (1996), 12.
263
13.
Unione europea
Accesso al diritto e molteplicità delle lingue
di Pascale Berteloot
1
Art. 3 B, Trattato sull’Unione europea.
313
Pascale Berteloot
2
Art. 29, Trattato sull’Unione europea.
3
Tutti i documenti di lavoro di questo gruppo sono nel sito ufficiale del
Consiglio nel registro pubblico sotto la voce «JURINFO»: http://www.consilium.
europa.eu, «Documenti».
4
Si veda http://eur-lex.europa.eu/n-lex/.
5
Si veda Comunicato Stampa della 2891a sessione, nel registro pubblico del
Consiglio, documento 12959/1/08 REV 1.
6
L’accesso diretto e gratuito al diritto dell’Unione europea è disponibile nel
sito http://eur-lex.europa.eu.
7
Il documento adottato è disponibile nel registro pubblico del Consiglio sot-
to il numero 13148/08.
314
Unione europea: accesso al diritto e molteplicità delle lingue
8
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, C326, 20.12.2008, 1.
9
I tre altri ostacoli erano tecnici (relativi alla stessa concezione di ciascuna
delle banche dati nazionali), giuridici (la conoscenza delle strutture giuridiche
elementari del diritto straniero è indispensabile) e documentari (i metadati docu-
mentari associati in ciascuno dei sistemi ai documenti divergono fortemente e non
permettono sempre l’utilizzazione degli stessi criteri di ricerca).
10
Si veda http://europa.eu/eurovoc/.
315
Pascale Berteloot
11
Per un’informazione aggiornata in materia di traduzione automatica, si ve-
da Y. Wilks, Machine translation, its scope and limits, Springer 2009.
12
Ad es. il Belgio, con francese, olandese e tedesco, Malta con inglese e malte-
se e la Finlandia con finlandese e svedese.
13
Per il sito ufficiale sviluppato dalle Autorità federali della Confederazione
svizzera, si veda http://www.admin.ch/ch/f/rs/rs.html.
316
14.
Il linguaggio giuridico
nella prospettiva
computazionale
di Daniela Tiscornia
14.1. Introduzione
321
Daniela Tiscornia
322
Il linguaggio giuridico nella prospettiva computazionale
1
Peters - Sagri - Tiscornia (2006).
2
«L’elaborazione, l’interpretazione e l’applicazione del diritto hanno biso-
gno di operazioni di carattere diverso […] Il loro svolgimento implica da un lato
l’enunciazione del diritto, la quale avviene nel linguaggio del diritto, e dall’altro un
discorso sul diritto, che a sua volta avviene nel linguaggio dei giuristi» (Kalinowski
1965, 197).
323
Daniela Tiscornia
3
Per uno sguardo di insieme su un tema oggetto di vastissima letteratura,
si veda il numero monografico La traduzione di informazioni giuridiche, Ars In-
terpretandi, Annuario di Ermeneutica giuridica, Traduzione e Diritto 5 (2000),
Padova, Cedam. Agli aspetti di confronto ed integrazione fra comparatisti, on-
tologi e linguisti è dedicato il volume The multilingual complexity of European
law. Methodologies in comparison, ed. by G. Ajani, G. Peruginelli, G. Sartor and
D. Tiscornia, Firenze, European Press Academy Publishing, 2007.
4
Rossi (2007).
5
Gallas (2006).
324
Il linguaggio giuridico nella prospettiva computazionale
6
Allen (1958).
7
Biagioli (2007).
8
Mochales Palau - Moens (2008).
9
Smith (2003), 156.
325
15.
Referenti in testi
normativi *
di Giuseppe Lorini
* Il presente saggio è dedicato a Maria-Elisabeth Conte (Soest in Westfalen,
12 novembre 1935 - Pavia, 6 marzo 1998), esploratrice dei riferimenti anaforici,
nel decennale della sua scomparsa.
1
Ricordo che di «segni designativi nel linguaggio in uso normativo» parla
già Uberto Scarpelli nel Contributo alla semantica del linguaggio normativo, 1959,
1985, 119.
339
Giuseppe Lorini
2
Mi avvarrò della ricerca sul linguaggio della Carta svolta da Paolo Di Lu-
cia nel saggio La carta dei diritti fondamentali. Linguaggio axiologico e linguaggio
deontico, 2003. Nel presente saggio, indago i termini designativi in testi normativi.
Per un’indagine, invece, dei verbi deontici in testi normativi, cfr. A.G. Conte, Va-
lori non-normativi di verbi deontici in testi normativi, 2007.
3
L’aggettivo ‘ontico’ (che appare nell’espressione «entità ontiche») ha una
trasparente etimologia: deriva dal secondo membro del sintagma greco tÕ Ôn (tò
ón) «ciò che è», l’«essente», secondo membro che è il neutro del participio pre-
sente del verbo e„m… «essere».
340
Referenti in testi normativi
4
Cfr. G.M. Azzoni, L’arbitrarietà del corpo umano, 2003.
5
Dai termini designativi di valori (ad esempio, ‘libertà’), termini che sono
avalutativi, si distinguono i «termini valutativi» (ad esempio, ‘depravato’), o
axionimi, nella terminologia di Maria-Elisabeth Conte (Deissi testuale ed anafora,
1981, 1988, 23).
341
Giuseppe Lorini
6
Il termine ‘deontico’ deriva dal secondo membro del sintagma greco tÕ
dšon (tò déon) «ciò che è necessario», «ciò che si deve».
7
A.G. Conte, Studio per una teoria della validità, 1970, 1989, 62. In que-
sto saggio, Conte indaga quali siano le entità che possono fungere da referenti del
342
16.
Xenonimía Sinonimía
Sinsemía
di Amedeo Giovanni Conte
1
Stanisław Jerzy Lec (Lwów, 1909 - Warszawa, 1966), Myśli nieuczesane
wszystkie, redakcja i posłowie Lidia Kos´ka, Warszawa, Noir sur Blanc, 2007; tr.
it. dal polacco P. Marchesani (a cura di), Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati,
Milano, Bompiani, 1984, 1992².
2
La prima tesi (Il linguaggio serve a manifestare il pensiero) è documentata
in Molière (Jean-Baptiste Poquelin [Paris, 1622 - Paris, 1673]).
3
La seconda tesi (Il linguaggio serve a nascondere, a déguiser il pensiero) è
documentata in Voltaire (François-Marie Arouet [Paris, 1694 - Paris, 1778]).
353
Amedeo Giovanni Conte
4
Lec, Myśli nieuczesane wszystkie cit.
5
Io uso le virgolette semplici: ‘ ’ solo per indicare che ciò che esse includono
è in suppositione materiali. In tutti gli altri casi, io uso le virgolette doppie: « ».
6
Il sintagma ‘lingua a qua’ exempla il sintagma ‘terminus a quo’; il sintagma
‘lingua ad quam’ exempla il sintagma ‘terminus ad quem’.
354
Xenonimía sinonimía sinsemía
due lingue (una lingua a qua l1 e una lingua straniera ad quam l2) il
secondo dei quali (t2: il «traducente») sia (in un dizionario bilingue)
una traduzione del primo (t1: il «traducendo») 7.
Xenonimo è un concetto relazionale, un concetto-di-relazione: nes-
sun termine è, in assoluto, uno xenonimo. Ogni xenonimo è xenonimo
in relazione ad un altro termine. ‘Xenonimo’ equivale a ‘xenonimo-di’.
L’etimo di ‘xenonimía’ [Xenonymie; xenonymy; xénonymie] e di
‘xenonimo’ [Xenonym; xenonym; xénonyme] è trasparente:
(i) xšnoj (xénos) «straniero» (cfr. ‘xenofobia’, ‘xenoglossia’);
(ii) Ônuma (ónyma) vel Ônoma (ónoma) «nome» (cfr. ‘omonimia’, ‘sino-
nimía’, ‘pseudonimo’) 8.
Ecco cinque esempi di xenonimía:
(i) Il sostantivo polacco prawo è uno xenonimo polacco (una ustrez-
nica polacca) del sostantivo finnico oikeus;
(ii) il sostantivo polacco prawda è uno xenonimo polacco del sostanti-
vo russo истина (istina);
(iii) il sostantivo polacco sprawiedliwość è uno xenonimo polacco del
sostantivo tedesco Gerechtigkeit;
7
La xenonimía (l’essere un termine xenonimo di un altro termine) è questio-
ne puramente fattuale: è questione puramente fattuale se almeno un dizionario
bilingue (ad esempio, il dizionario bilingue polacco-francese: K. Kupisz - B. Kiel-
ski, Podrȩczny słownik francusko-polski, Warszawa, Wiedza Powszechna, 1987)
indichi il termine polacco prawda come xenonimo del termine francese vérité. Il
termine prawda è effettivamente indicato come xenonimo del termine vérité, e pre-
cisamente alla p. 887. Analogamente, è questione puramente fattuale se almeno un
dizionario bilingue (ad esempio, il dizionario bilingue tedesco-inglese: K. Wildha-
gen - W. Hérancourt, Englisch-Deutsches Deutsch-Englisches Wörterbuch / Eng-
lish-German German-English Dictionary, Wiesbaden - London, Brandstetter - Al
len and Unwin, 1972) indichi (così come indica: cfr. vol. I, p. 87) il termine tedesco
Buch come xenonimo del termine inglese book.
8
Sia i sostantivi ‘xenonimía’, Xenonymie, xenonymy, xénonymie, sia i so-
stantivi xenónimo, Xenonym, xenonym, xénonyme, sono neologismi di Amedeo
Giovanni Conte. Talvolta, gli xenonimi sono chiamati «traducenti». Ignoro a chi
risalga l’uso di ‘traducente’ per «xenonimo», e di ‘traducenza’ per «xenonimía».
Giulio Ciro Lepschy propone di chiamare «il traducendo» il termine, del qua-
le uno xenonimo è, appunto, xenonimo («traducente»). (Testimonianza di Jac-
queline Visconti). Il sostantivo (maschile) italiano ‘traducente’ è tradotto con il
sostantivo (femminile) sloveno ustreznica (vocabolo proparossitono: ustréznica)
in D.F. Bajc, Sloveno. Dizionario compatto Sloveno-Italiano Italiano-Sloveno, Bolo-
gna, Zanichelli, 2005, sezione Italiano-sloveno, voce «traducente», 480.
355
gli autori
Pascale Berteloot è stata Chef d’Unité alla Corte di Giustizia delle Co-
munità europee dal 1995 e attualmente all’Ufficio delle Pubblicazio
ni dell’Unione europea, lavorando sempre in domini relativi al trat-
tamento del multilinguismo e dell’informatica giuridica. Relatrice in
molti congressi internazionali, è autrice di diverse pubblicazioni su
questi temi.
Office for Official Publications of the European Communities, Lux-
embourg.
e-mail: pascale.berteloot@publications.europa.eu.
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