AFFILIATO ALLA
PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA
IN ROMA
STORIA DI ISRAELE
PRESENTAZIONE
Vede la luce in una veste notevolmente rinnovata la storia di Israele uscita in forma di
dispense scolastiche dell’Istituto Teologico Saveriano nel novembre 1983.
L'esperienza didattica che si è venuta accumulando ha mostrato quanto sia utile, per non dire
indispensabile, allo studio dell'AT una seria conoscenza delle storia di Israele. Le opere
bibliche, anche quelle che non appartengono al genere narrativo, sono profondamente segnate
dall'ambiente politico e culturale che le ha viste nascere ; questi rappresenta il contesto che
rende intelligibile il testo.
Quanto più si conosce il film degli avvenimenti, la galleria dei personaggi, il cammino delle
idee, tanto più si è in grado di capire e di gustare quella letteratura in cui l'Israele biblico ha
narrato e interpretato la sua vicenda umana e religiosa, ha espresso la sua fede, ha delineato la
sua identità di popolo.
La istoria di Israele si pone di conseguenza quale premessa di partenze per la comprensione
del messaggio teologico delle varie opere.
- Ma non si tratta solo di motivi didattici, cioè di funzionalità in ordine alla lettura dei testi ; si
possono invocare ben più stringenti ragioni di ordine culturale e teologico a sostegno di
questa scelta. Verranno illustrate nella Introduzione che segue e che costituisce la
impostazione del corso.
Qui basti sottolineare come sia preferibile una rigorosa storia di Israele alla generica
"Introduzione alla Storia della salvezza" proposta dai programmi ufficiali, la quale si riduce a
una scorribanda nei territori dei libri biblici, cioè a un primo semplice contatto con i temi e i
problemi dell'AT, togliendo, dal punto di vista, pedagogico, novità ai successivi corsi di
esegesi.
Del resto un sostegno al progetto di studio storico dell'AT e un indizio della sua validità,
deriva dalla quantità e qualità di "Storie di Israele" apparse nella pubblicistica di questi ultimi
anni. E’ un settore che tira e nel quale diversi validi studiosi si sono buttati.
Si poteva certo prendere un volume, ad es quello di Herrmann e farlo servire da manuale, da
strumento usuale nello studio del tema.
- Ho preferito invece ricorrere ancora una volta alle Dispense, anzitutto per la possibilità che
offrono di ridurre a sintesi contributi diversi e molteplici. Inoltre l'intenzione è di premettere
ai vari segmenti di storia, la presentazione letteraria delle "fonti" da cui derivano le nostre
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Storia di Israele
conoscenze e così entrare in contatto con alcune opere bibliche che non è possibile accostare
nei previsti corsi di esegesi di questo Istituto Teologico.
Data la vastità della materia e la tirannia del tempo, non sarà possibile dire tutto e trattare in
modo esauriente i problemi. Verranno forniti gli elementi essenziali, le strutture portanti del
divenire storico di Israele, sufficienti però a entrare nei testi.
Il contatto diretto con il testo biblico come termine principale di riferimento risulta
essenziale. Gli studenti sono impegnati a seguire il corso con la lettura integrale delle opere
bibliche più vicine al genere storico : Giudici, 1 e 2 Sm, 1e 2 Re, Esdra e Neemia, 1 e 2
Maccabei.
La lettura per intero dell'Esateuco accompagnerà invece il corso sulle tradizioni narrative di
Gn ed Esodo.
- Una certa quel aridità potrà essere inevitabile per chi non è ancora familiare con la materia ;
le cose nella vita non si capiscono e non si gustano subito. Ci vuole inizialmente
l'atteggiamento della disponibilità e la risorsa della pazienza, poi l'attesa produce i suoi frutti.
L'augurio è che siano saporiti e soprattutto nutrienti ...
INTRODUZIONE
LE BUONE RAGIONI
Perché studiare la Storia di Israele ? E' utile e importante nella vita chiedersi perché si
fanno certe cose : l'atteggiamento della "curiositas", del domandare ragione, del chiedere il
perché è segno di intelligenza, è principio di conoscenza.
Anche nell'affrontare un nuovo ambito di studio è opportuno domandarci quali motivi
urgono, dove vogliamo arrivare, quali mete perseguire e quali tappe percorrere.
Le buone ragioni per dedicare un po' del nostro tempo e delle nostre energie alla Storia di
Israele non mancano.
a) Scopo culturale : ricostruire in forma scientifica la storia politico-sociale di Israele,
conoscerla in modo rigoroso è una operazione culturale. Significa riandare ad un patrimonio
nei confronti del quale, volenti o nolenti, siamo debitori. La cultura occidentale discende
dalle acquisizioni del mondo biblico, ha incorporato le ricchezze del genio Greco e della
Latinità. La iscrizione sulla croce di Cristo redatta in ebraico, greco e latino (cf Gv 19,20)
può essere presa come sigla dei tre ambiti culturali, nei quali si radica le nostra civiltà
occidentale nei suoi valori umanistici.
Nella conoscenza dell'Antico Medio o Vicino Oriente non si può prescindere dal "caso
Israele". Infatti "quel minuscolo popolo posto all'estremità orientale del Mediterraneo, è stato
intimamente legato alla storia politica delle dominanti grandi potenze orientali" (Herrmann).
Assiria, Babilonia, Egitto, Grecia, Roma hanno avuto a che fare con Israele, hanno incontrato
e condizionato l'elemento ebraico. Israele è vissuto all'incrocio di notevoli influssi politici,
spirituali e religiosi, talvolta in una posizione di ponte.
"Se Erodoto è stato il padre della storia , i primi a dare significato alla storia stessa sono stati
gli Ebrei. Fu l'antico popolo di Israele ad attribuire alla storia una importanza decisiva,
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Storia di Israele
creando in questo modo una visione del mondo, delle cui premesse si appropriarono in un
secondo tempo la cultura cristiana e quella islamica" (Yerushalmi).
Anche chi non muove da ragioni specificamente religiose può accostarsi con frutto alla Storia
di Israele (e più generalmente alla Bibbia) per capire meglio le correnti spirituali di oggi e le
stesse vicende politiche dell'area mediorientale.
Per degli studenti di teologia lo studio della Storia di Israele può significare la possibilità e
legittimità di un approccio "laico" al mondo della Bibbia, per semplici ragioni di cultura.
Conoscere come Israele è apparso sulla scena storica, come vi si è inserito, ne è stato segnato
e l'ha influenzata, l'ha raccontata, interpretata e pregata, tutto questo è un elemento di
comprensione dei libri biblici. Ogni opera è espressione del suo tempo, anche i grandi
capolavori che poi trascendono le frontiere dello spazio e del tempo : quanto più si capisce di
quella epoca storica tanto più riesce agevole penetrare il significato e il messaggio del libro
nato in quel determinato momento.
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Storia di Israele
Del significato, delle possibilità e del metodo della scienza storica si è occupata la cultura
moderna elaborando diverse teorie anche, in contrasto tra loro. Si può ricordare le figura di
un pioniere, Gianbattista Vico con la sua opera fondamentale "La scienza nuova" . Egli
assegnava al discorso storico un duplice obiettivo : "accertare il vero e inverare il certo"
(quindi por lui non vi è identità tra certo e vero).
La storiografia, se vuole essere fedele al suo statuto epistemologico, deve ricostruire
obiettivamente il passato, raggiungere la certezza degli accadimenti (questo si oppone alla
leggenda che è frutto di fantasia ; si contrappone alla falsità, alla presentazione parziale o
tendenziosa). Deve proporsi come meta anche la "verità" dei fatti : non significa soltanto
"nulla tacere di vero, nulla affermare di falso" ma si ha nell'impegno a cogliere i significati
delle storia, a capirne le dinamiche profonde, perché le cose sono andate così e quali
conseguenze sono derivate. In questo senso un altro studioso del secolo XVIII, Ludovico
Antonio Muratori ha detto che la verità è "l'oggetto primario ed anima non che condimento
della storia".
Lo storico non è chiamato solo a registrare passivamente i fatti come una pellicola che si
lascia impressionare, a lui spetta anche il compito di decifrare gli avvenimenti, interpretarli,
coglierne le risonanze. Del resto la pura obiettività è irraggiungibile (l'ideale positivistico di
storia è stato abbandonato), perché l'interprete anche più spassionato interferisce in modo
inevitabile con la sua persona.
Questo è un limite, ma può diventare anche una ricchezza, quando lo storico obbliga a
pensare, a discutere, a confrontarsi sul senso degli avvenimenti.
- Perché si possa ricostruire il passato e capirlo, occorre però che esistano delle mediazioni tra
il passato e noi, che la storia vissuta abbia lasciato una qualche traccia e testimonianza di sé.
Nel discorso storico le possibilità di esso sono legate ai documenti, che con linguaggio
tecnico si chiamano le "fonti" ; non è possibile conoscere il passato dell'uomo, se questi non
ha lasciato orme del suo passare.
Quanto più le fonti sono ricche e affidabili, tanto più siamo in grado di entrare nella
comprensione di un'epoca storica e di lasciarci illuminare da essa.
La storiografia adopera due tipi di fonti o di criteri per acquisire la dignità di scienza.
* Criteri archeologici : l'archeologia, il cui nome significa alla lettera "discorso sulle cose
antiche", si propone di raccogliere, di catalogare e decifrare i reperti dell’antichità : i
monumenti che documentano la presenza e l'attività dell'uomo, gli oggetti che vengono alla
luce ad esempio in una campagna di scavi ; pitture, pezzi di mosaici, resti di fondamenta,
utensili ...
E' una scienza relativamente giovane, perché le grandi avventure della archeologia
appartengano tutte all'epoca moderna. E' una scienza con i suoi fini ed i suoi metodi, in
ordine al discorso storico è una disciplina ausiliaria, isagogica.
Cf "Le grandi avventure della Archeologia" opera collettiva in 6 vol Armando Curcio
Editore, Milano 1980
* Fonti letterarie : si tratta dei documenti scritti che una determinata epoca ci ha lasciato.
Testi che possono essere di vario genere sia riguardo al materiale che al contenuto : graffiti,
papiri, òstraka, iscrizioni su monumenti, pergamene … saghe, miti, poesie, racconti, proverbi
… Di particolare interesse è la letteratura storica prodotta da un determinato periodo.
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Storia di Israele
Naturalmente le fonti devono essere usate in modo corretto non distorto : il loro utilizzo
suppone la soluzione di problemi preliminari legati al valore delle fonti stesse, quali ad es la
loro integrità, la autenticità, l'iter di trasmissione, il genere letterario.
L'attendibilità delle fonti storiche dipende quindi da molteplici fattori.
Quanto più è solida la convergenza dei criteri, tanto più rigorosa diventa la ricostruzione
storica ; se invece essi sono carenti, rimarrà lacunosa, ipotetica, esposta ad errore ogni
possibilità di discorso.
Anche nella composizione di una storia dell'Israele biblico dobbiamo affidarci a criteri
archeologici e letterari.
- Non è possibile ora dilatare il discorso sulla archeologia biblica, che è meglio chiamare
"archeologia palestinese". A partire dal secolo scorso l'archeologia ha conosciuto il "boom",
si è affermata ed è andata crescendo la passione per gli scavi alla ricerca delle antiche civiltà
sepolte. Anche sul suolo palestinese si cono succedute diverse campagne di scavi con
notevole dispendio di mezzi e di personale.
Il materiale venuto alla luce è stato piuttosto modesto in rapporto all'investimento economico
e alle attese dei ricercatori (tanto è vero che l'avvenimento più importante della archeologia
biblica, cioè Qumràn è venuto alla luce in maniera casuale, fortuita) ; tuttavia è esagerato
affermare che l'archeologia palestinese "è muta" (Soggin). Risultati limitati ma non
insignificanti.
Più fortunate le spedizioni effettuate in paesi attigui ad Israele : Egitto, Siria, Mesopotamia,
Asia Minore ; sono state dissepolte intere civiltà ed è notevolmente cresciuta la nostra
conoscenza del mondo antico mediorientale, si pensi a Tell El Amarna, Mari, Nuzi, Ugarit, e
più recentemente Ebla…
- Molto più importanti sono i criteri letterari. Una grande fetta della letteratura vt è
rappresentata da tradizioni narrative ; per la composizione del quadro storico della Bibbia ci
sono a disposizione parecchi testi dell'AT. In ebraico lo stesso vocabolo DABAR significa
contemporaneamente Parola ed Evento. In un termine solo si riesce a condensare la struttura
fondamentale della storia, per la quale l'evento diventa parola ; il fatto non espresso e non
interpretato muore, diventa silenzio e non si fa storia. Come aveva scritto E. Meyer, Israele è
stato probabilmente il padre della storiografia" (Ravasi).
A questo punto il problema diventa : come valutare le tradizioni storiche di Israele ? Sono
attendibili oppure no ? Quale affidabilità danno ? Come narravano la storia gli antichi
scrittori ?
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Storia di Israele
STORIA SCIENTIFICA E STORIA KERIGMATICA
Per tanti secoli sia in ambito ebraico che cristiano l'AT è stato letto e impiegato come
fonte obiettiva ed autorevole per conoscere la storia dell'Israele biblico : si accettava lo
svolgimento storico così some si presentava a partire dal libro della Genesi fino alle vicende
narrate nei due libri dei Maccabei.
In un ambiente di ''cristianità" l'elemento meraviglioso, il "miracolo" non faceva problema ;
la dottrina della inerranza biblica contribuiva a dare credito ai racconti biblici. Si ragionava
pressappoco così : se la B è ispirata non può non essere vera. Di conseguenze le informazioni
che trasmette sono credibili, corrisponde a ''come effettivamente sono andate le cose". Tutto è
successo così come la B lo presenta e lo descrive.
- Questo modo semplice, ingenuo di vedere le cose, con l’avvento del pensiero storico-critico
in epoca moderna è andato irrimediabilmente in crisi. La cultura moderna si distingue per la
istanza di razionalità nella interpretazione dei fenomeni, per una accresciuta esigenza critica,
per il bisogno di vederci chiaro, di procedere per via dimostrativa (lasciamo
momentaneamente da parte gli eccessi razionalistici).
Nel campo del sapere storico non ci si accontenta più dei documenti del passato, ma essi
vengono passati al vaglio della critica interna ed esterna allo scopo di verificare la loro
attendibilità. Non basta più l'aggettivo "storico" che si è svilito nel suo contenuto ('"non
raccontarmi storie" diciamo ancora oggi per avvisare "non raccontarmi frottole") ; ad esso si
aggiunge una specificazione : "storico-critico".
Indica un tipo di approccio ai documenti del passato non fatto di fiducia cieca verso il
patrimonio della tradizione, ma piuttosto di dubbio, di attesa ("andiamo pieno a dire che sono
veri, vediamo un po' come stanno realmente le cose, se possono risultare credibili ... ")
Si può infatti dare anche il caso di "falsi storici".
^ La conoscenza delle lingue orientali e il reperimento delle antiche letterature. A partire dal
secolo scorso la scienza, è riuscita a decifrare alcune lingue antiche fino allora
incomprensibili.
CHAMPOLLION a partire dalla lapide di Rosetta ha svelato il mistero dei geroglifici e con
ciò la cultura egizia antica ha acquistato potenza di voce. La scoperta dei caratteri cuneiformi
mesopotamici è dovuta a GROTEFEND e G. SMITH, il fenicio è stato decifrato da
BARTHELEMY.
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Storia di Israele
popoli con i quali Isr è vissuto quasi gomito a gomito. L'ambiente ne è uscito notevolmente
arricchito e ha per alcuni aspetti illuminato a giorno la scena biblica. Osserva H. Cazelles :
"Per redigere una vera storia di Israele fu necessario attendere di poter situare Israele e la sua
Bibbia nello sviluppo delle civiltà orientali".
Nel periodo poi tra le due guerre mondiali si è riusciti a mettere a punto le cronologie
mesopotamiche ed egiziane a partire dal 1500 aC, e con ciò a contestualizzare meglio alcuni
momenti ed avvenimenti della vicenda dell'Israele biblico.
- Che cosa si è ottenuto con tutto questo ? E' venuta meno la fiducia acritica nel valore storico
dei racconti, perché positivamente si è capito meglio il genere letterario dei testi, la
intenzionalità dei narratori biblici e l'oggetto formale della "verità biblica". Oggi non è più
possibile (e non si deve più) guardare ai racconti biblici con la mentalità semplice di un
tempo. La critica storico-letteraria è certo una sfida della ragione alla fede, che però deve
essere affrontata, perché la fede va purificata ed essenzializzata. "Intellectum valde ama",
tornerebbe a dirci Agostino.
Il succo del discorso e il risultato della ricerca potrebbero essere formulati in questi termini : i
cosiddetti "libri storici dell'AT non sono opere di storia nel senso moderno dell'espressione,
non hanno un intento storiografico. I loro autori non sono mossi principalmente dalla
preoccupazione di redigere un racconto obbiettivo ed ordinato di Israele a partire dalle origini
del mondo, non hanno una pretesa di organicità e sistematicità.
Si tratta al contrario di una "teologia narrativa", di una "storia kerygmatica-confessata". Per
essere più chiari : i racconti biblici sono nati dalla esigenza di proclamare (ecco il
"kerygma"), confessare e celebrare la presenza e l'azione di Dio nella vicenda di Israele.
L'antico popolo ha una visione in fede della storia : essa non è solo opera dell'uomo ma anche
realizzazione di un piano di Dio, il dispiegarsi di una provvidenza vigile. L'ottica della fede
non si preoccupa della cronaca, del "brutum factum", vuole invece narrare il disegno di Dio,
interpretare in profondità gli avvenimenti, mostrarne la perenne significatività. Questo lo fa,
già lo si è visto nella Introduzione Generale al mondo della Bibbia, adoperando diversi
modelli : quello miracolistico, quello antropomorfico e quello antropologico.
Questo non significa voler dissacrare la Bibbia operare una demitizzazione selvaggia del
testo, eliminare il soprannaturale ; risponde piuttosto alla esigenza di un maggior rigore
culturale nei confronti del testo alla luce del cammino che ha fatto la scienza storica ed anche
filosofica. Risponde anche ad una visione più esigente dell'Essere e dell'agire di Dio nella
storia, nella quale egli opera, ma non in modo banale, non sostituendosi normalmente alle
cause naturali, ma potenziando dall'interno le risorse dell'uomo.
Nella Bibbia incontriamo una lettura credente della storia : i racconti incorporano insieme il
fatto e la sua interpretazione religiosa, a tutto vantaggio della seconda. La finalità di questa
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Storia di Israele
storia non è quella di soddisfare esigenze culturali, ma piuttosto quella di suscitare e
alimentare la fede in YHWH, il dio della storia.
"Con sempre maggior chiarezza si evidenzia egli occhi dello studioso odierno, il valore
costruito e non strettamente oggettivo della storia di Isr quale ci viene trasmessa dai libri
storici e, in parte, profetici dell'AT. Raramente l'esposizione dei fatti segue l'ordine reale o
cronologico degli avvenimenti ; essa è piuttosto dettata da intenti interpretativi radicati in una
particolare visione delle cose e rispondenti a peculiari scopi e bisogni. Le grandi sintesi
storiche dell'AT e le riflessioni ad esse connesse scaturiscono, in buona parte dalla necessità,
avvertita dai gruppi più coscienti e responsabilizzati, di ritrovare la propria identità, messa in
crisi dal crollo totale della nazione e dalle sue istituzioni più significative" (Merendino).
cf dello stesso autore R. P. MERENDINO, Le costruzioni teologiche della storiografia, in
"La Parola spezzata", Borla 1982 pp 41-49.
- Di conseguenza sono entrate in crisi tutto quelle storie di Isr (esempio classico quella di
Ricciotti) che partono dal "presupposto tacito o espresso che sia, che i racconti biblici siano il
riflesso fedele (con tutte le limitazioni e inadeguatezze proprie di un'epoca che non conosceva
ancora i metodi storico-critici) di avvenimenti o personaggi realmente avvenuti o esistiti.
Peraltro, tali presupposti sono oggi inaccettabili ... è evidente infatti che le ragioni per le quali
i redattori dei libri sacri raccolsero alcune antiche tradizioni e le collegarono tra loro, non
sono storiografiche, ma essenzialmente teologiche : si tratta di materiali che dovevano servire
per il culto, per la predicazione, per l'istruzione, per l’edificazione delle comunità in ascolto"
(Soggin).
"Perciò gli avvenimenti vengono scelti e narrati, in maniera da diventare epifanie di questa
salvezza di Dio, secondo diversi schemi che i singoli autori intendono seguire. Va da sé che
la lettura marcatamente teologica dei fatti non squalifica storicamente un racconto ma solo ne
ridimensiona il valore documentario ; va quindi tenuta presente per valutare la portata storica
degli eventi narrati, specie nei particolari " (Vallauri).
- Non si deve d'altra parte giudicare in modo superficiale la impostazione teologica delle
tradizioni storiche dell’AT, bollandola semplicemente come "mitica" e quindi superata da una
cultura scientifica come la nostra. A ben riflettere ogni storiografia incorpora il fatto e la sua
interpretazione ; dicevamo che l'ideale positivistica della pura obiettività è una illusione,
perché ciascun autore entra nella sua opera (nemmeno la fotografia e totalmente obiettiva).
Questo non è un limite, perché interessa, poco un avvenimento nella sua precisione
cronachistica, se poi non fa senso e non lo si capisce.
Questa duplicità di elementi : fatto e sua interpretazione è ineliminabile e deve essere
riconosciuta nell'opera storica.
Anche nello studio della narrativa biblica (dei libri storici) dobbiamo essere consapevoli di
questa duplicità. Nella utilizzazione dei libri dell'AT, per una storia dell'Israele biblico,
bisogna in primo luogo verificare il valore della fonte letteraria, cercando di discernere il
fondo reale, fattuale, dalla interpretazione crescente, frutto della tradizione o espressione di
una scelta dell'autore.
Si tratta concretamente di individuare la forma letteraria precisa delle narrazioni e il cammino
del materiale nella tradizione.
- Non è inutile aggiungere che fa parte della storia di Israele e di una conseguente storiografia
scientifica, "laica", non solo la successione di determinati fatti, ma anche la coscienza riflessa
del loro significato per l'esistenza di questo popolo, la consapevolezza del loro valore
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Storia di Israele
teologico, rivelativo dell'essere di Dio con questo popolo. La religione di Israele e la sua
storia sacra fanno parte integrante del pensiero israelitico e sono quindi anch'esse un
elemento della storia del popolo.
Per la problematica suscitata da questo capitolo si può consultare l'opera collettiva, "La
storiografia nella Bibbia" Atti della XXVIII settimana della Associazione Biblica Italiana
(ABI), EDB 1986.
La storia di un popolo è la storia della sua cultura e la cultura a sua volta è tutto ciò
che costituisce e promuove il divenire di un gruppo umano ; abbraccia di conseguenza
molteplici dimensioni. L'aspetto politico è certamente importante ed emergente ; è
rappresentato dalle persone e dalle scelte che esse operano in ordine alla gestione della
"polis", alla amministrazione della cosa pubblica e nelle relazioni internazionali. I "politici"
trascinano in bene o in male e determinano la sorte di interi popoli.
Però la storia non è fatta soltanto dai "grandi" e la storiografia non si compila solo alla corte
dei re negli archivi della ufficialità.
C'è una storia delle idee, un cammino del pensiero, tracciato dalle élites culturali di
una nazione, dai suoi pensatori, scienziati, letterati ed artisti e che si esprime in un patrimonio
notevole di realizzazioni nel campo delle opere letterarie e delle arti.
E c'è una storia di popolo, di gente umile e semplice che non è soltanto ricettiva verso gli
elaborati altrui, ma reagisce, pensa, produce, talora condiziona avvenimenti quando acquista
dignità è consapevolezza di popolo. Anche questa "maggioranza silenziosa" è soggetto
storico e deve essere presa in considerazione. Ormai è superata una visione elitaria,
aristocratica del discorso storiografico.
Una cosa comunque va detta subito : per conoscere i libri della B non è utile solo
l'informazione politica, ma riesce di notevole vantaggio lo studio dell'ambiente spicciolo,
feriale di essa. La storia di tutti i giorni con i problemi legati al vivere quotidiano, le
"istituzioni" di Israele legate al mondo della famiglia, della politica, della scuola e della
religione, le strutture sociali insomma, tutto contribuisce a comporre il tessuto della Bibbia e
la conoscenza di queste cose, che sembrano di dettaglio, fa spesse volte balenare il testo.
Non mancano buone opere che permettono di accostare anche questo versante dimesso della
storia biblica, cioè il complesso degli usi e costumi.
Per la conoscenza dell'ambiente culturale l'opera più completa e tuttora insuperata è quella di
R. DE VAUX, Le istituzioni dell'Antico Testamento, Marietti - Torino 1972. L'edizione
originaria francese è del 1964. E' sufficiente elencare le sue parti per intuirne il valore :
I Il nomadismo e le sue sopravvivenze
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Storia di Israele
II Istituzioni familiari
III Istituzioni civili
IV Istituzioni militari
V Istituzioni religiose
Un compendio di quest'opera enciclopedica si trova in appendice al secondo volume della
"Bibbia Marietti '80" alle pp 1445 - 1480
- Uno strumento più divulgativo e dimesso è "La vita quotidiana nella Bibbia" di A.
AMMASSARI, Roma Ed Studium 1979
- In parallelo e in eccedenza rispetto alla letteratura biblica può essere catalogata come fonte
anche l'opera di Flavio Giuseppe (autore ebreo vissuto nel primo secolo dC e passato ai
Romani) intitolata "Antichità Giudaiche". Gli estremi del suo lavoro sono : La creazione del
mondo (sic) al tempo in cui governò la Palestina il procuratore romano Gessio Floro (64 dC).
Si tratta in qualche modo della "Bibbia di Giuseppe". Purtroppo non è facilmente accessibile
perché l'unica traduzione italiana sul mercato è quella in cinque volumi di un certo Francesco
Angiolini edita a Milano nel 1822 con la tipografia De' Fratelli Sonzogno.
- Vi sono anche fonti extrabibliche del mondo egizio, mesopotamico, ittita, greco, assai
preziose per i loro rapporti con l'ambiente biblico e più in generale per la conoscenza dello
sfondo culturale dell'epoca. Queste fonti si sono fatte prossime grazie alla decifrazione delle
antiche lingue orientali.
L'opera scientifica di collezione dei documenti extrabiblici è quella curata da J. B.
PRITCHARD e pubblicata la prima volta nel 1950. Porta come titolo : "Ancient Near Eastern
Texts relating to the Old Testament" (sigla ANET). Riporto per comodità l'indice del
materiale :
I Miti, Epica e leggende
II Testi legali
III Testi storici
IV Testi Rituali, incantesimi, descrizioni "of festivals"
V Inni e preghiere
VI Letteratura didattica e sapienziale
VII Lamentazioni
VIII Canti secolari e poemi
IX Lettere
X Miscellaneous texts
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Storia di Israele
Lo stesso curatore ha poi pubblicato ANEP = The Ancient Near East in Pictures Relating to
the Old Testament, Princeton University Press 1969.
Uno strumento più ridotto e accessibile ma non meno rigoroso è :
J. BRIEND et MJ SEUX, Textes du Proche-Orient Ancien et Histoire d'Israël, Du Cerf -
Paris 1977
cf anche il numero 1 dell'anno 1984 della"Rivista Biblica" che riporta gli Atti di un convegno
di Studi Veterotestamentari svoltosi nel 1983 a Bocca di Magra : "Il mondo ebraico alla luce
delle fonti extrabibliche. I. Il periodo preesilico". Il periodo postesilico è stato preso in esame
nel Convegno del 1985 : cf della stessa rivista 1986/1-2
In Questo nostro secolo ha continuato a occuparsi di storia biblica l'area culturale tedesca, ma
ad essa si sono aggiunti poi altri studiosi. E' giustificava la menzione di Albrecht ALT che ha
prodotto diversi studi relativi alla storia biblica ("Israel in Aegypten" 1909) ed ha fatto
scuola. Del mondo italiano, ha conosciuto un discreto successo la "Storia di Israele" in due
volumi di Giuseppe Ricciotti, pubblicata da SEI Torino nell'anno 1933.
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Storia di Israele
E’ sufficiente questa rassegna di opere per intuire l'interesse scientifico permanente
attorno alla vicenda biblica e il cammino continuo degli studi in questo settore.
Bisogna dare uno sguardo anche agli ATLANTI BIBLICI, che forniscono oltre alla
ricostruzione storica anche la documentazione geografica, tramite cartine e notevole
materiale fotografico per capire un po' di più l’ambiente culturale.
Bastino pochi nomi :
- P. LEMAIRE e D. BALDI, Atlante Biblico, Marietti - Torino 1963 pp 61-129 per il quadro
storico.
- E. R. GALBIATI e A. ALETTI, Atlante storico delle Bibbia e dell'Antico Oriente, Massimo
- Jaka Book, Milano 1983
- F. MAYER e P. BRUIN, La terra Santa, EP 1985 (vale più per la documentazione
fotografica)
Normalmente si fissa l'inizio della storiografia al "miracolo greco" e alla figura di Erodoto nel
secolo V aC. A quel tempo Israele aveva già alle spalle una ricchissima vicenda storica
trasformata in materiale, narrativo e in opera letteraria. Non è sbagliato vedere in Israele il
popolo che per primo ha fatto ricorso al genere storico.
Quello che viene considerato il capolavoro della storiografia 'ebraica' cioè il "Racconto della
successione a Davide" risale al X secolo aC all'epoca dello splendore salomonico !
cf P. GIBERT, La Bible a la naissance de l'Histoire. Au temps de Saul, David et Salomon.
Fayard Paris 1979.
PREMESSA :
ELEMENTI DI GEOGRAFIA BIBLICA
Lo spazio fisico infatti non è una grandezza indifferente per lo sviluppo di un individuo e per
l'evoluzione culturale di un popolo : la terra, dove un gruppo umano abita, contribuisce
notevolmente a segnarne il carattere, ne forgia la psicologia collettiva, ne determina talvolta
la vicenda politica.
Ecco perché in quasi tutte le moderne Storie di Israele un capitolo preliminare è riservato alla
geografia palestinese.
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Storia di Israele
"La Sacra Scrittura sarà molto più penetrabile per colui che ha visto con i suoi occhi la
Giudea, che ha ritrovato i resti delle antiche città ed ha appreso i nomi identici o trasformatisi
delle varie località. Questo e il pensiero che ci guidava quando ci siamo imposti di percorrere,
insieme ai più eruditi ebrei, la regione il cui nome risuona in tutte le chiese di Cristo"
(Girolamo, Ad Domnionem et Rogatianum in 1Paral. Praef).
- "Quasi non c'è pagina della Bibbia che non contenga allusioni a qualche luogo o borgata
della Palestina. Per comprendere il libro occorre farsi un'idea della terra che l'ha visto nascere
e conoscere la situazione palestinese nell'insieme geografico di cui fa parte, perché nulla
influisce sulla formazione e sviluppo di un popolo come la necessità del suolo e le
caratteristiche di un paesaggio" (C. Charlier).
Di questo parere è anche M. Noth : "La storia di Israele in quanto storia reale e autentica, ha
subito costantemente l'influsso più forte dalle condizioni naturali del suolo sul quale si è
sviluppata.
Per questo la geografia palestinese è una delle condizioni essenziali per comprendere la storia
di Israele. Una breve veduta d'insieme delle particolarità naturali per spiegare la vita e
l'attività dei suoi abitanti, deve dunque precedere l'esposizione storica".
J. Alberto Soggin, qualificato storico dell'Israele biblico nell'area culturale italiana, dedica i
seguenti paragrafi alla geografia palestinese : il nome, caratteristiche geografiche ed
orografia, il clima, la flora e la fauna (cf o. c. )
- A questi motivi culturali validi per qualsiasi popolo, si aggiunge una ragione teologica :
"Adorasse ubi steterunt pedes Domini pars fidei est ; et quasi recentia nativitatis et crucis ac
passionis vidisse vestigia" (Girolamo, Ep 47 ad Desiderum, PL LXXII, 493 ; altrove però è
del parere opposto : "Non pensare che manchi qualcosa alla tua fede, perché non hai visto
Gerusalemme" (Lettera 58,2 a Paolino di Bordeaux, vescovo di Nola verso il 395 e ancora
nella stessa lettera : "Non Jerosolymis fuisse, sed Jerosolymis bene vixisse laudandum est".
Evidentemente ciascuno rivendica qualche volta il diritto di contraddissi !)
Ad ogni modo "la terra della Bibbia è per il credente anche un riflesso luminoso di Dio,
perché è la tenda dell'incontro tra Dio e il suo popolo, incontro che ha il suo vertice in Cristo,
Signore del cielo e cittadino di questa terra palestinese. " (Ravasi).
Ecco perché è nata, ancor prima della pace costantiniana ( anno 313 - Editto di Milano) la
prassi del pellegrinaggio in terra santa, "per scoprire i tratti della Legge e dei Profeti che
concernono il nostro Salvatore e tutta la fede", come ama esprimersi Eusebio di Cesarea
(Storia Ecclesiastica, PG 20,547), a proposito della visita in Palestina di Melitone vescovo di
Sardi verso il 150 dC.
Il pellegrinare cristiano, come quello ebraico, si fonda sulla dimensione storica della
rivelazione biblica. La terra, teatro degli interventi di YHWH nelle storia del suo popolo, non
può non mantenere per l'uomo che ha fede un valore profondo e un significato particolare.
13
Storia di Israele
Per questo un genere letterario della produzione cristiana fin dai primi secoli è proprio il
"diario di pellegrinaggio" : cosi lo "Itinerarium Burdigalense" (pellegrino di Bordeaux
dell'anno 333) o l’"Antonini Placentini Itinerarium" del 570 dC. Un eccezionale reportage di
viaggio è lo "Itinerarium Egeriae" (o "Eteriae") opera nata da un pellegrinaggio effettuato
negli anni 381-383 (il manoscritto è venuto alla luce ad Arezzo nel 1884). Questa pellegrina
scrive : "Era sempre nostra abitudine, tutte le volte che potevamo accedere ai luoghi
desiderati, di dire dapprima una orazione e poi di leggere il brano relativo della Bibbia, di
dire anche un salmo pertinente, poi di concludere di nuovo con un'orazione".
Lo spazio geografico che è stato sede della storia e della rivelazione biblica, ha ricevuto nel
corso dei secoli, denominazioni diverse.
^ "Terra di Canaan" è il primitivo nome riportato dal testo biblico.
I Cananei rappresentano la popolazione locale, autoctona, sono gli antichi abitanti della
regione. Talora vengono menzionati anche i sottogruppi : "Paese del Cananeo, dell'Hittita,
dell'Amorreo, del Perizzita, dell'Eveo e, del Gebuseo : (cf Es 3,8. 17).
La stessa terra però è chiamata diversamente nei testi egizi e mesopotamici dell’epoca.
^ Con l'insediamento di una nuova entità etnica chiamata Israele, anche il territorio cambia
nome, diventa " 'Erets Israel" = Terra di Israele (ad es in 1Sm 13,19). Termine fascinoso per
l'ebreo di ogni tempo : è la "Heimat". La terra del cuore, quella dei propri avi, là dove si
hanno le proprie radici. Nelle mentalità ebraica di sempre "terra, popolo, Libro" formano un
trinomio indissolubile.
^ "La regione del Giordano" : è la denominazione secondo Lc 3,3. Termine nautico, perché
evita il problema politico per registrare un semplice fatto geografico : la terra attraversata dal
Giordano (cf ancora oggi "Giordania, Cisgiordania, Transgiordania").
^ La denominazione usuale di Palestina era corrente fino a non molti anni fa, esattamente fino
al 1948, allorché è cessato il Protettorato Britannico sulla regione ed è nato tra aspre contese
uno stato ebraico autonomo, Israele e contemporaneamente è esploso anche il problema
palestinese. Palestina significa etimologicamente "Terra dei Pelishtim" cioè dei Filistei,
gruppi stanziatisi sulla zona costiera verso la fine del secondo millennio. Questo nome è
prevalso a partire dall'epoca ellenistica ; originariamente era "Syrìa Palaistine".
^ "Terra Santa" è denominazione credente con derivazione biblica : "Il Signore si terrà Giuda
come eredità nella terra santa" (Zacc 2,16). Ugualmente il termine "terra promessa" è di
carattere teologico. Lo si incontra ad es in Ebr 11,9 : "Per fede Abramo soggiornò nella terra
promessa come in una regione straniera".
Oggi il linguaggio internazionale chiama la regione "Israele" a motivo della presenza dello
stato ebraico.
"Basta consultare una carta di geografia fisica per accorgersi che il paese biblico non è
un'unità indipendente, ma si incorpora in un insieme più vasto. Questa constatazione è
capitale perché è la spiegazione della storia di Israele. Da una parte la Palestina, non si separa
nettamente dalle regioni situate più a Nord, Libano e Siria attuali, che geograficamente
costituiscono lo stesso paese, attraversato dalla stessa catena di montagne e limitato ad ovest
dal Mar Mediterraneo ; e all'Est dallo stesso deserto, quasi impraticabile, dell'Arabia. E’
dunque lo stesso, unico, stretto corridoio.
14
Storia di Israele
D'altra parte questo corridoio termina alle sue estremità in vaste regioni, che basta nominare
per capirne la importanza : al Nord c'è la vallata superiore dell'Eufrate, al livello della sua
grande ansa, dove si apre l'immensa pianura delle Mesopotamia ; a Sud, c'è vicinissimo il
delta del Nilo.
La terra Palestinese viene così a trovarsi al centro di una specie di grande arco o "Mezzaluna
fertile", la cui punta superiore penetra fino all'estremità del golfo Persico e la inferiore tocca i
confini della Etiopia. Non sfuggirà l'importanza eccezionale di questa posizione, pensando
alla grandezza delle due potenze che essa ha unito o separato. l'Egitto e l’Assiro-Babilonie
sono le due sole grandi civiltà rimaste nel Medio Oriente, in atto sino all'avvento del mondo
greco e la cui storia si riassume in quella delle loro alleanze e dello loro lotte. Altri popoli
come gli Ittiti in Asia Minore e i Mitanni in Siria, hanno avuto un' importanza più effimera.
Per queste alleanze e lotte, una sola via di comunicazione era possibile tra il deserto
impraticabile e il mare : il corridoio palestinese.
La Palestina è così una piattaforma predestinata ... terra di scambi e crogiuolo di nazioni, ma
anche pomo di discordia e oggetto di incessanti rivalità" (Charlier).
1. Zona costiera : la coste mediterranea della Regione si presenta piatta e rettilinea e non
offre insenature, porti naturali che possano invitare gli abitanti a farsi marinai. Vi e soltanto il
porto di Giaffa (la Cesarea del NT).
"Le coste sono in genere sabbiose e poco adatte sia alla agricoltura che alla costruzione di
porti. Quest'ultimo elemento spiega la diffidenza degli antichi Israeliti verso il mare,
considerato una sopravvivenza dell'antico caos, ed il loro carattere poco navigatore, a
differenza dei loro vicini Fenici" (Soggin).
A Sud abbiamo la Filistea propriamente detta, che ha impresso poi il nome all'intera regione.
Più a Nord la pianura di Saron solcata da brevi corsi d'acqua (lo Yarkon è il torrente di
rilievo). E' una zona ubertosissima, cantata da Is 33,9 ; 35, 2 e Ct 2,1.
15
Storia di Israele
Più a nord si incontra il promontorio del Carmelo, che determina un golfo naturale ; qui parte
la pianura di Izreel ("Esdrelon" in epoca ellenistica) attraversata dal fiume Qishon, essa pure
assai fertile.
Questa zona costiera si prestava almeno in parte come strada naturale per le carovane e gli
eserciti nei rapporti tra le potenze bipolari : Egitto e Assiria ; si tratta della celebre "via maris
= dèrek hayyam" (cf Is 8,23 e 19,23).
Più a Nord si trova la "montagna di Efraim", cioè il massiccio montagnoso della Samaria : i
due monti più importanti sono il Garizim (m 881), luogo delle benedizioni per il suo carattere
verdeggiante e di fronte l'Ebal (m 940), monte delle maledizioni per la sua condizione brulla
(cf Dt 27).
Poi la montagna declina nella piana di Izreel, nella quale si distacca nettamente il Tabor,
legato nell'AT alla vicenda di Deborah e dei Cananei (cf Gdc 4-5). E' alto appena m 588.
L'altopiano settentrionale è dato dalla "montagna di Neftali" nell'alta Galilea. Le catene del
Libano e dell'Antilibano con il monte Hermon formano una barriera a Nord. Nella B sono
citati come emblema di maestà e grandezza : "Il Tabor e l’Hermon cantano il tuo nome" (s
89,13).
La vallata giordanica, chiamata oggi "Ghor" dagli Arabi, è percorsa dal fiume omonimo, il
quale è il risultato di tre corsi d'acqua che scendono dalle pendici dell'Hermon : Dan, Banyas
e Ashbani.
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Storia di Israele
Anticamente il Giordano, poco dopo l'inizio del suo corso, formava il lago paludoso di Hule,
oggi prosciugato dagli Israeliani e diventato appezzamento agricolo.
Procedendo nel suo corso, il Giordano forma un lago chiamato nell'AT "Yam Kinnèret =
Mare cetra" a motivo della sua configurazione (cf Nm 34,11), mentre nella letteratura nt porta
diversi nomi : lago di Genezareth o di Tiberiade (del nome della città fatta costruire da Erode
Antipa in onore dell'Imperatore Tiberio) ed anche "mare di Galilea". E’ lungo 21 km, largo
11 e profondo fino a 45m. E' già a 208 m sotto il livello del mare. Pescoso e sovente agitato
da forti venti.
Il Giordano conosce un cammino lento e tortuoso, cioè di notevoli meandri. Riceve affluenti
degni di nota, solo dalla riva sinistra : Yarmuk, Yabbok, Arnon e Zered (questi due ultimi si
gettano direttamente nel Mar Morto).
Il Giordano, il cui nome significa alla lettera "forte corrente", sbocca e muore nel Mar Morto,
chiamato così a motivo del carattere esiziale delle sue acque. L'alta concentrazione salina, i
residui bituminosi e la forte evaporazione rendono impossibile ogni forma di vita acquatica,
L'AT lo chiama "Yam Hammelah = Mare del sale (cf Nm 34,12) appunto perché vi
ricavavano il sale.
E' a meno 394 rispetto al Mediterraneo (quello che i Romani avrebbero pomposamente
definito "Mare nostrum", viene dai testi biblici designato come "mare grande" cf 47,10b di
Ez).
Lungo 85 Km, largo 17, profondo 400m
E' un lago praticamente senza emissari ; infatti la vallata a Sud è asciutta e porta il nome di
Arabah = regione stepposa. Finisce nel golfo di 'Elat.
^ La regione del Giordano, teatro della storia biblica, è più un corridoio, cioè un luogo di
passaggio, che un territorio naturalmente circoscritto, geograficamente ben delimitato.
Considerata politicamente dalle grandi potenze come zona cuscinetto.
La mancanza di unità geografica si accompagna con un rilievo irregolare, che rende difficili
le comunicazioni e favorisce l'isolamento.
^ Sotto l'aspetto climatico è terra di notevoli contrasti, conosce infatti sbalzi rilevanti di
temperatura : un clima mite sul litorale mediterraneo, caldo e afoso nelle vallata giordanica,
arido nel deserto del Sud e freddo al Nord. Le stagioni fondamentali sono due : quella delle
piogge da Ottobre ad Aprile, il resto dell'anno è clima arido e caldo.
Sotto l'aspetto agricolo è una regione sostanzialmente povera, nonostante alcune plaghe
fertili. L'approvvigionamento idrico è questione essenziale, ma esso può essere assicurato
solo dalle piogge. Ecco perché la pioggia è considerata una benedizione e l'acqua diventa
sinonimo di vita e di felicità.
Gli Ebrei hanno dato nomi diversi ai vari tipi di pioggia : vi è la prima pioggia, la moreh (cf
ad es sal 84,7), quella autunnale che accompagna il momento della semina, vi è l’acquazzone
che arriva improvviso, vi è le "pioggia a suo tempo" e la "pluvia serotina" che favorisce la
maturazione delle messi (cf Os 6,3).
Le piante e i prodotti del suolo sono quelli della flora mediterranea : abbiamo già detto del
trinomio "olio, grano e vino", viene elogiata la palma (Tamar), che secondo un detto
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Storia di Israele
rabbinico, affonda i piedi nell'acqua e ha la testa nel cielo, si conoscono fichi e meli ecc ...
Tutti i profumi e i sapori di questa terra vengono assunti dalla poesia amorosa del Cantico.
^ L'espressione ricorrente "terra dove scorre latte e miele" ha sapore mitico piuttosto che
essere un dato reale. Viene prediletta dal Dt, che è "il libro della terra". Certo per dei nomadi
provenienti dalle penisola sinaitica tutta deserto, le terre a cultura della regione del Giordano
rappresentavano comunque una situazione notevolmente migliore.
Cf "Geografia della Palestina e delle Terre Bibliche" in "I Libri di Dio", Marietti - Torino
1975 pp 343 - 356
+ La "terra d'Israele" abitata dalle tribù, si può considerare divisa in tre regioni : la Giudea, la
Samaria e la Galilea. Come termine geografico, la GIUDEA designa la parte Sud della
Palestina nei tempi greci e romani. E' il territorio abitato dall'antica tribù di Giuda. Dopo aver
dato nome al Regno del Sud con capitale Gerusalemme, il termine designa nel post-esilio la
regione e la comunità ebraica stanziata nelle vicinanze della capitale.
- La SAMARIA invece è la regione di centro e prende nome dalla nuova capitale del Regno
del Nord, fatta edificare da Omri (1Re 16, 24) e fortificare da Acab. Essa interessa le vicende
vt per lo stanziamento in essa delle tribù del centro, la più cospicua delle quali è la tribù di
Efraim ; quando la città capitale cade, la regione viene popolata da coloni Assiri. Nel
postesilio si afferma un notevole contrasto tra i Samaritani e la comunità giudaica, che
ritroviamo anche nel NT. Nei testi nt la regione svolge una funzione geografica ed anche
teologica.
Prima di delineare il percorso della storia di Israele, è utile dal punto di vista
metodologico, avere una visione sintetica di essa, cioè individuare le varie tappe, determinare
i grandi periodi in cui essa si articola.
Ogni periodo ha una sua propria caratterizzazione dovuta a diversi elementi : struttura
politica, organizzazione sociale, situazione culturale e religiosa. Questi ed altri fattori
concorrono a formare la fisionomia di un'epoca, a creare un determinato tipo di cultura, di
concezione e pratica della vita individuale e collettiva.
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Storia di Israele
Alcuni avvenimenti poi, visti retrospettivamente, appaiono avere uno spessore così denso, da
diventare fatti-spartiacque di periodi storici. Sono stati decisivi e capaci di orientare
diversamente un'epoca, punto di arrivo di un processo storico e punto di partenza di un nuovo
tratto di cammino.
Certamente non è che si cambi di cultura dall'oggi al domani, il passaggio è graduale e lento.
Oggi si parla di "accelerazione della storia" ; in rapporto al movimento della storia più
moderna si può dire che oggi cambiamo secolo ogni dieci anni, ma nell'antichità il cammino
dei fatti e delle idee è certamente più ritardato. Tuttavia non è errato attribuire ad alcuni
avvenimenti un valore reale e insieme simbolico di tornanti della storia di un popolo.
Conoscere fin dall'inizio dello studio questi periodi e gli eventi miliari ha un'utilità
orientatrice.
Dopo un periodo travagliato di assestamento nella terra, che va sotto il nome di "epoca dei
Giudici", in mezzo a difficoltà e resistenze, Israele perviene allo status monarchico,
timidamente con Saul e poi a vele spiegate con Davide e Salomone : è il momento del
massimo splendore dal punto di vista politico ed economico.
L'avvenimento cesura che conclude questo cammino in ascesa di Israele e pone le premesse
di uno sviluppo diverso, può essere individuato nell'anno 932 aC, allorché alla morte di
Salomone scoppia la ribellione in mezzo alle tribù del Nord, che si separano da Gerusalemme
e dalla dinastia davidica per costituirsi in unità politica autonoma.
2. L'epoca monarchica
Politicamente questo periodo segna una parabola discendente. I due regni divisi, di Israele e
di Giuda, hanno vita grama, soprattutto quando si affacciano sullo scenario le grandi potenze
di allora : Egitto, Assiria e Babilonia.
Il regno del Nord viene politicamente spazzato via dalla storia, allorché gli Assiri muovono
contro la città capitale Samaria e la fanno cadere nell'anno 721. Il regno di Giuda con capitale
Gerusalemme riesce a sopravvivere altri 150 anni circa. Saranno i Babilonesi con
Nabucodonosor nel 586 a distruggere Gerusalemme con la reggia e il tempio e ad estinguere
la dinastia davidica.
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Storia di Israele
Incomincia la cattività babilonese, l'amara esperienze dell'esilio in terra straniera.
Il periodo persiano arriva fino alla figura di Alessandro il Macedone, che a partire dall'anno
333 (battaglia di Isso) diventa il nuovo "dominus mundi" dell'antico Medio Oriente.
Anche la comunità giudaica cambia padrone, incomincia il periodo greco. Politicamente è
sottomessa ai Diadochi (Lagidi o Tolomei di Egitto, oppure i Seleucidi di Siria).
Culturalmente il Giudaismo incomincia ad avvertire la pressione e il fascino dell'ellenismo.
L’insurrezione maccabaica a partire dal 166 aC, rappresenta il tentativo del mondo giudaico
di scrollarsi di dosso prima il controllo religioso e poi il giogo politico dei Greci.
La fine simbolica di quest'epoca può essere individuata nell'anno 134 : morte di Simone
Maccabeo e inizio della dinastia Asmonea con Giovanni Ircono.
Mentre il secondo periodo era stato un'epoca di grande creatività letteraria e teologica (è
caratterizzato dalla esplosione del movimento profetico), questa terza fase vede il prevalere
della riflessione sapienziale e la raccolta-compilazione degli scritti biblici.
Il Giudaismo diventa sempre più un fenomeno culturale e religioso, una "chiesa ".
E' impossibile offrire datazioni sicure per l'epoca patriarcale e per l'esodo : Abramo
verso il 1850 ? oppure 1600 ? Uscita dall'Egitto verso il 1250 ?
932 morte di Salomone ; scisma politico tra Nord e Sud
721 caduta di Samaria ; fine del regno del Nord
586 crollo di Gerusalemme ; muore la dinastia davidica
538 termina l'esilio babilonese con l'avvento del potere persiano
333 battaglia di Isso ; passaggio della comunità giudaica dalla sottomissione alla
Persia al "dominio dei Greci"
166 inizio della rivolta maccabea all'ellenismo
134 morte di Simone Maccabeo ; inizio dinastia Asmonea, Intertestamento
63 la Palestina provincia Romana con Pompeo
Nb ! Come curiosità per la suddivisione della storia di Israele, si veda Mt 1,17 : anche per
l'evangelista - che non muove da preoccupazioni storiche ma teologiche - i pilastri portanti
sono Abramo, Davide, l'esilio babilonese ; il Messia.
UN PROBLEMA DI METODO
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Storia di Israele
Il primo si riferisce agli estremi di essa : dove far incominciare e dove far finire una storia di
Israele ?
La domanda è tutt’altro che banale e inutile ; basta consultare le opere di storiografia
israelitica apparse in epoca moderna per rendersi conto delle opzioni diverse tra gli studiosi.
Siamo ben lontani dall'aver maturato un consenso sugli estremi dell'Israele biblico.
- Incominciando a ricostruire la vicenda, sembrerebbe ovvio partire dagli inizi, come nella
biografia di un individuo si esordisce parlando della nascita e della famiglia di origine.
Concretamente si tratterebbe di partire dall'epoca patriarcale, cioè di discernere il volume
storico di Gn 12-50 : in questo modo si risale a quella entità etnica e religiosa che chiamiamo
Israele, le cui antiche radici affondano nella Mesopotamia : "I vostri padri ... fin dai tempi
antichi abitavano al di là del Fiume e servivano altri dei", recita il prologo storico in Gs 24,2.
Dal periodo patriarcale prendono le mosse autori come De Vaux, Herrmann o Cazelles.
Effettivamente Israele non è un meteorite caduto dal cielo e quindi nell'epoca patriarcale
devono essere colti gli albori della sua esistenza, i segni della sua preistoria di popolo, solo
che la ricostruzione delle origini di Israele (concretamente cosa ci sta sotto di veramente
accaduto nella narrativa dei patriarchi e dell'esodo) si presenta estremamente problematico
dal punto di vista di una storiografia scientifica. Qualcuno, come lo storico Liverani, parla
addirittura di "progetto irrealizzabile"
Le fonti scritte, cioè il testo biblico, sono troppo distanti dagli eventi narrati e risentono più
che altrove della organizzazione del materiale a partire dalle esigenze e dal simbolo della
fede. Si può al massimo ricomporre l'ambiente, ricostruire il quadro generale socio-culturale,
ma i singoli lineamenti (il contenuto storico dei vari personaggi come i patriarchi, Mosé e
Giosuè, lo spessore effettivo di avvenimenti come l'uscite dall'Editto, la rivelazione e alleanze
sinaitica ecc) sfuggono all'analisi rigorosa dello storico, non sono facilmente verificabili.
- Ecco perché altri studiosi adottano un metodo diverso : preferiscono partire da un punto
storicamente fermo, documentato, obiettivabile e da questo fatto semmai fare il commino
all'indietro per discernere nella giungla delle tradizioni religiose il materiale utile e capire ciò
che c'è stato prima.
Per M. Noth questo fatto certo, storicamente dimostrabile è la presenza sul suolo palestinese
verso la fine del secondo millennio aC di una nuova entità etnica, chiamata Israele.
Per un altro, Soggin, si deve ulteriormente abbassare l'avvenimento di partenza. Egli scrive :
"Unico punto di partenza, fermo al di sopra di ogni controversia, è quello dell'esistenza per
circa tre quarti del X sec aC della monarchia israelitica, unita sotto Davide prima, sotto
Salomone poi".
cf J. A. SOGGIN, Il punto fermo nella storia di Israele, in "Atti del I convegno sulla storia
dell'Antico Vicino Oriente", Roma 1970 pp 71-61
idem, Le origini di Israele. Problemi, proposte e prospettive, in "Henoch" 1986/2 pp 129-148
Io propongo questa scelta : incominciare lo studio della storia a partire dall'ingresso di Israele
in Canaan e recuperare l'aspetto storico dei fatti che precedono (periodo patriarcale,
permanenza in Egitto, uscita ed entrata nella terra, alleanza sinaitica), affrontando nel corso di
"esegesi libri storici" lo studio della Genesi e dell'Esodo.
21
Storia di Israele
Per essere metodologicamente corretti partiamo dalle fonti letterarie a nostra disposizione,
vediamo il panorama dei testi. Le fonti bibliche a nostra disposizione sono abbondanti ma
eterogenee, i testi vt sull'entrata di Israele in Canaan sono molteplici ma difficilmente
armonizzabili. Ecco i principali :
^ La versione che possiamo chiamare ufficiale : Giosuè 1-12 ai quali si fa seguire Gdc 1,1-2,5
presentati letterariamente come un compimento dei precedenti.
^ L'incursione di Levi e Simeone contro Sichem in Gn 34
^ L'invio di esploratori dal Sud sull'altopiano meridionale : Nm 13-14 e Dt 1,22ss
probabilmente in origine una tradizione di conquista
^ La conquista da parte di Kaleb del proprio territorio : Gs 15,13-20 e Gdc 1,12-15
^ La conquista da parte di Dan del proprio territorio all'estremo Nord del paese : Gdc 17-18 e
Gs 19,47ss
^ L'occupazione della regione di Sichem ; Gs 8,30-35 e cc 23-24
^ Conquista di Gerusalemme ; 2Sm 5,69 ; 1Cr 11,4-9
^ Occupazione di Ghèzer : 1Re 9,16-17
^ Territori nella Transgiordania : Nm 32 e Dt 3,8-22
* Allusioni alla conquista in altri libri biblici specie il salterio : sal 78,52-69 e136,16-24
cf J. A. SOGGIN, I testi vt sulle conquiste della Palestina, in"Rivista Biblica" I960 pp 45-58
- A. ROLLA, La conquiste di Canaan e l'archeologia palestinese, stessa rivista pp 89-96
Tutti questi testi hanno un dato comune ; la coscienza di Israele di non essere
autoctono, cioè di non abitare da sempre nella terra di Canaan, ma di esservi penetrato
dall'esterno, anzi - nella lettura in fede degli avvenimenti - di averla ricevuta in dono del
Signore. Questa convergenza non può non nascondere qualcosa di solido dal punto di vista
storico. Ma come Israele è entrato in Canaan ?
La stele di Israele
Per completare il panorama dei dati dobbiamo accennare a un documento letterario
extrabiblico, il primo della serie. La più antica menzione scritta che abbiamo di Israele è una
iscrizione su pietra, chiamata per questo dagli storici "stele di Israele". E' stata scoperte nel
1895 da Flinders PETRIE nel tempio funerario del faraone MENEPHTA, successore di
Ramses II, ad Ovest di Tebe ed è oggi conservata al Museo del Cairo.
Comporta una iscrizione di 28 linee, di cui la parte principale riporta le vittorie dei faraone
sui Libici nell'anno V del suo regno. Alle linee 26-27 il testo evoca la sottomissione dei
popoli asiatici e menziona Israele :
" ... i principi sono sottomessi e dicono pace,
nessuno più alza il capo tra i nove archi,
devastata è Tehenu, pacificata è Hatti,
saccheggiata e Canaan con ogni male,
deportata è Ascalon, catturata è Gezer, annientata è Janoam,
DEVASTATO E’ ISRAELE SENZA PIU’ SEME,
Harru è diventato una vedova per l'Egitto. . "
Israele, registrato qui per la prima volta, negli archivi delle superpotenze, appare tra le glorie
del Faraone. Nella iscrizione si mescolano insieme nomi di città e nomi di popoli. Israele
viene nominato nel quadro palestinese (Harru = Palestina), non porta però la determinazione
di territorio, bensì quella di un gruppo etnico : la penetrazione in Canaan è agli inizi.
22
Storia di Israele
Cazelles commenta così : "Malgrado le difficoltà dell'interpretazione, l'iscrizione invita a
scoprire un gruppo umano che porta il nome di Israele e che è più o meno sedentarizzato nel
Nord del paese di Harru.
Certo Israele della fine del secolo XIII non può rappresentare l'insieme delle dodici tribù, ma
un gruppo tribale che va a congiungersi alle tribù che hanno partecipato all'uscita dall'Egitto.
Questa congiunzione può essersi fatta a Sichem, se si tiene conto di Gs 24".
- Per situare meglio il problema bisogna far riferimento a un altro notevole reperimento
archeologico : LE LETTERE cuneiformi di TELL EL AMARNA.
Si tratta delle celebri tavolette degli archivi della capitale del faraone AMENOFIS IV e
risalenti alla prima metà del secolo XIV aC.
Furono scoperte casualmente da una vecchietta nel 1887, scavando tra le rovine di Tell El
Amarna.
Possediamo per il momento 380 documenti, soprattutto lettere diplomatiche scambiate con i
grandi re (Babilonia, Mitanni, Hittiti, Cipro) e i re vassalli di Siria-Palestina. I nomi di questi
re sono semitici indoeuropei e burriti e tra questi ultimi compare un re di Gerusalemme che
porta il nome di Abdi-Héber. Questi re vassalli sono attaccati dagli Hapiru, ma non è ancora
questione di Israele nella regione.
- In conclusione ; sul finire dell'età del bronzo e agli inizi" del periodo Ferro I si ha
nell'Antico Medio Oriente un sommovimento di popoli, nel quale si inserisce una nuova
realtà etnica chiamata Israele.
In quest'epoca agitata e nel vuoto di potere che la segue, appare sulla scena della storia un
popolo minuscolo che sarà il protagonista della Bibbia.
Tra le lettere di Amarna e la stele di Israele passa circa un secolo.
Con ogni probabilità, sotto il regno di Ramses II si ha la oppressione degli Ebrei e il
conseguente esodo verso la fine del suo regno.
Al tempo del suo successore Menepta (o Menephta) cioè negli anni 1234-1220 gli Ebrei sono
già nelle terra di Canaan.
a) L’ipotesi dell’invasione
E’ la interpretazione tradizionale dei fatti. La Palestina è stata conquistata militarmente da
Israele, un nuovo popolo ha invaso la terra di Canaan. E’ la lettura dei fatti portata avanti
dalla Scuola Americana, un cui autorevole rappresentante è MF. ALBRIGHT. Famosa la sua
23
Storia di Israele
opera : "From the Stone Age to Christianity". E' una interpretazione condivisa anche da J.
Bright, R. De Vaux, R. Michaud ...
Una simile visione delle cose si fonda soprattutto sul libro di Giosue. E' quella che potremmo
definire "interpretazione ufficiale, dell'evento". L'entrata in Canaan è descritta come una
gloriosa epopea dell'antico popolo di Dio, una campagna trionfale fatta quasi esclusivamente
di vittorie. Il carattere della narrazione è epico-liturgico. Epico, cioè eroico-celebrativo.
Sotto la guida di Giosuè, il popolo incede in modo processionale preceduto dai sacerdoti che
portano l'arca dell'alleanza (3,6).
Al passaggio del Giordano si rinnovano i prodigi dell'Esodo : le acque si sprono e il popolo
può attraversare il fiume a piedi asciutti (cf 3,15-17).
Dopo di che c'è la circoncisione di tutta la nazione e la celebrazione della prima pasqua, nella
terra (c 5) ; conquista di Gerico al suono delle trombe (c 6) e poi di Ai (c 8) è celebre
battaglia di Gabaon al c10, allorché Giosuè ferma il sole !
Guerra lampo nella Palestina meridionale (10,28) e settentrionale al c 11 e finalmente in 12
troviamo le tavole riassuntive delle conquiste.
Ormai la terra è pronta ad essere spartita.
Che dire di questo bollettino di vittorie, che sta sotto questa forma letteraria ?
- Secondo lo storico tedesco N. Noth, che parte dal cap 13 quale testo base per capire la
composizione di Giosuè, sotto il materiale confluito nei cc 2-10 si trova un complesso di
tradizioni legate alla tribù di Beniamino e al santuario di Gilgal. Le vittorie sporadiche di
questa tribù sono diventate un modello esteso poi a tutto Israele (versione "panisraelitica"
dell'ingresso).
Di questo parere è anche Enzo CORTESE nella sua recente opera : "Da Mosè ad Esdra. I
libri storici dell'Antico Israele", EDB 1985. Scrive : "La culla delle tradizioni confluite nei cc
2-9 deve essere soprattutto l'ambiente beniaminita di Galgala. Ai tempi del primo re di Israele
Saul, appartenente alla tribù di Beniamino, questa città era il centro cultuale, dove si recava
frequentemente anche Samuele. Il clima guerriero di quel periodo e di quella tribù spiega
l'origine dei racconti, la cui raccolta secondo Noth sarebbe stata compiuta in ambiente
giudaico dopo l'età salomonica" (pp 174-5).
- La seconda parte del libro di Gs (cc 13-21) descrive invece i confini ideali della Palestina e
la ripartizione del territorio tra le singole tribù. Essa risulta dalla fusione di due documenti tra
loro cronologicamente distanti :
^ Un documento antico del 1050 circa aC che configura una situazione premonarchica (Noth
lo chiama "Grenzfixpunkte")
^ Una fonte più recente del VII secolo (epoca di Giosia) : testo ufficiale che descrive i singoli
distretti del regno di Giuda, una specie di catasto ("Gauliste").
La cornice invece dell'intero libro (cc 1 e 22a24) è prodotto della Scuola deuteronomista.
- L'ipotesi della invasione è certamente insostenibile almeno nella forma assunta in Giosuè :
ha contro di sé non solo argomenti letterari (la temperie della narrativa epico-liturgica), ma
anche archeologici.
Si sa che alcuni siti biblici non erano occupati (vedi Gerico ed Ai), all'epoca in cui si suole
collocare la conquista.
24
Storia di Israele
sono giustapposti e successivi : non si racconta il seguito della conquista, ma piuttosto
l’entrata stessa nella terra e l'assestamento delle tribù nell'ambiente cananaico. Osserva
Cazelles : "Alla visione unitaria del libro di Gs, la critica continua a dare la preferenza alla
tavola proposta da Gdc c 1 sulla installazione delle singole tribù. Il libro di Giosuè è una
sintesi non senza fondamenti storici, ma le tribù si sono stanziate in ordine sparso".
-"Dopo la morte di Giosuè, gli Israeliti consultarono il Signore dicendo : Chi di noi andrà per
primo a combattere contro i Cananei ? " (1,1). Il capitolo passa poi in rassegna gli episodi
militari delle singole tribù (ma il tono è aneddotico). Dapprima i gruppi del sud, cioè Giuda e
Simeone, Caleb e i figli di Beniamino (vv 1-21) ; poi ; le tribù del centro, Efraim e Menasse
che formano "la casa di Giuseppe" (22-29) e infine le tribù stanziatesi al Nord Zabulon,
Asher e Neftali (Dan) ; vv 30-36.
Chiaramente ci troviamo di fronte ad una versione antitetica, più obbiettiva, vicina ella realtà
dei fatti. A partire da Gdc 1 è difficile parlare di entrate trionfale, si tratta piuttosto di una
infiltrazione lenta, difficile, frammentaria, che non esclude episodi di guerriglia ma in gran
parte si sviluppa in termini pacifici. Non un ingresso corale, ma episodi isolati, portati avanti
con esito alterno dalle singole tribù, vengono occupati dalle tribù israelitiche territori
disabitati o scarsamente abitati cioè la steppa e le regioni dell’altipiano, mentre le città e i
fertili territori delle pianure che erano densamente abitati, rimasero saldamente in mano agli
abitanti locali, cioè i Cananei , militarmente più forti, perché conoscevano l'uso del ferro : "Il
Signore fu con Giuda, che scacciò gli abitanti delle montagne, ma non poté espellere gli
abitasti della pianura, perché muniti di carri di ferro" (1,19).
"Gli esegeti definiscono il passo di Gdc 1,21. 27-35 'elenco negativo delle proprietà', perché
ricorda le città che le tribù non poterono occupare " ( Zenger ) .
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Storia di Israele
La posizione di Gottwald può essere riassunta in quattro punti :
a) la "conquista" non è in primo luogo il risultato di un'invasione, ma piuttosto il frutto di una
"rivoluzione" sociale e politica all’ interno del paese.
b) la popolazione di Israele non è composta da nomadi, ma da contadini, che praticano
l'allevamento.
c) Questi contadini si sono sollevati contro le città cananee e contro il regine feudale di
sfruttamento loro imposto.
d) Contro il regime elitario e oppressivo della città, si sono organizzati in modo veramente
nuovo ; hanno creato una società di uguali, la cui fede in un mitico Dio rappresentava
l'espressione simbolica.
L'opera di Gottward ha suscitato notevoli reazioni nel campo della scienza biblica ed è stata
recensita da diversi studiosi. Per la sua puntigliosità merita una menzione la critica di Gian
Luigi Prato : "Le origini dell'antico Israele nell'analisi socioreligiosa di N. K. Gottwald" in
GREG 62 (1981) 553-561
Sostanzialmente l'ipotesi è state respinta, perché va contro molti altri testi biblici, si basa su
argomenti linguistici assai fragili, non tiene conto adeguato dei risultati della archeologia ed
applica in maniera ideologica i canoni della sociologia : avvenne così, perché, doveva
succedere così !
- Ad ogni modo il lavoro merita di essere preso in considerazione, perché anche la sociologia
può certamente dare un contributo ad una migliore ricostruzione e comprensione della storia
biblica ; cf al riguardo Ph. de ROBERT, Approches sociologiques de l'Ancien Israel, in
RHPR 1984/4 pp 403-406
Legata a quanto detto si può aggiungere una nota relativa al senso esatto del termine EBREI
(‘brim).
E’ interessante rilevare che nell'AT l'appellativo è dato agli Israeliti degli stranieri (Gn 39,14.
17 ;41,12 ; Es 1,16-19) E’ pure usato dal narratore biblico, ma quasi sempre in un contesto
riguardante i rapporti degli Israeliti con gli stranieri : i testi difficili sono Gn 14,13 ; Es 1,15 ;
1Sm 13,3. 7 ; 14,21 ecc E’ molto più ricorrente l’ espressione "bene Israel" ad indicare i
componenti del popolo.
Cosa significa il termine Ebrei ? Deriva forse dal verbo " 'abar" che significa passare, per
indicare dei popoli carovanieri, nomadi ? "Non è probabile" (Zorell).
- Gli storici sono piuttosto interessati al rapporto tra questo termine ed una parola dal suono
simile "Hapiru, Habiru, Apiru" di cui parlano i documenti pervenuti a noi dal II millennio aC,
sia i testi mesopotamici di Mari e di Nuzi, sia i testi egizi di Tell El Amarna.
In queste fonti extrabibliche antiche, il gruppo umano indicato con questo nome è
caratterizzato da una condizione sociale inferiore più che da una appartenenza etnica. Si tratta
di "miserabili sradicati che trovano un mezzo di sussistenza per se stessi e per le loro famiglie
mettendosi alle dipendenze di altri in varie forme. Un elemento fondamentale della loro
indigenza doveva essere la mancanza di diritti come stranieri nelle regioni dove si trovavano
a vivere. Molti di loro si organizzavano in corpi militari, secondo i bisogni delle località nelle
quali vivevano" (M Greenberg).
Questo gruppo di fuorilegge, i "paria" di allora, anche se non formalmente schiavi, si trovava
diffuso in tutto l'antico Medio Oriente, de Canaan alla Mesopotamia meridionale.
26
Storia di Israele
"Nell'AT il termine ebreo sembra indicare chiaramente un termine etnico, non la
designazione di una condizione sociale. E' quindi difficile identificare gli Habiru con gli
Ebrei della Bibbia. Ma è anche difficile affermare che fra i due non vi fosse alcun rapporto"
(Mc Kenzie). Per una recente messa a punto del problema cf di O. LORETZ, Habiru-
Hebraer. Eine sozio-linguistische Studie über die Herkunft des Gentiliziums 'ibri vom
Appellativum habiru, Berlin-New York 1984
Finora abbiamo sempre usato il nome di Israele come sinonimo di un popolo, quello
della Bibbia ; è ora di vedere meglio cosa sta dietro questo termine, per capire maggiormente
la sua stessa storia.
- Osserva giustamente H.Cezelles : "La più antica realtà sociologica è la tribù … non
conviene incominciare una storia politica di Israele con Abramo, che non è l'antenato di una
tribù che porta il suo nome, ciò che si chiama un eponimo ... la Bibbia invece parla spesso dei
'figli di Israele' … si tratta di dodici tribù che si ricollegano in una maniera o in un'altra ad un
eponimo che porta il nome di Israele".
Questo sistema duodecimale è a noi pervenuto in due forme, che divergono in un punto :
nella prima Levi o Giuseppe sono computati come tribù, nella seconda manca Levi ed il
numero dodici si ottiene sostituendo il nome Giuseppe con i nomi dei suoi due figli, Efraim e
Manasse.
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Storia di Israele
^ Il terzo gruppo raccoglie le tribù risalenti ai figli di Giacobbe, nati dalle due mogli schiave
(Bila e Zilpa). Sono le tribù di Dan, Gad, Asher e Neftali. Tribù politicamente e socialmente
inferiori ? Quasi non hanno fatto storia.
La vicenda di Israele, dall’entrata in Canaan all'esilio, è sostanzialmente una rivalità fra le
tribù di Lia e quelle di Rachele.
cf R. MICHAUD, De l'entrée en Canaan à l'exil a Babylone. Histoire et théologie, Paris Du
Cerf 1982.
Lia (o Lea) la primogenita, è la madre di Giuda. Essa incarna dunque il Sud, la regalità di
Davide e la teologia di Sion.
Rachele, la secondogenita, è la madre di Giuseppe e di Beniamino. E’ ad essa che si
richiamano le tribù del Nord, il regno di Israele (la casa di Giuseppe o d'Efreim), così come le
tradizioni sull'esodo, la alleanza sinaitica e la persona di Mosè.
- Questa stessa prima forma (cf anche Gn 35,23-26) compare in altre due pagine molto
interessanti per lo storico delle origini di Israele.
^ il primo testo da considerare è Genesi 49.
Appare formalmente come il testamento di Giacobbe (cf vv 1-2 e 28), come l'insieme delle
benedizioni dell'antenato morente per le singole tribù circa il loro destino futuro. In realtà è
un "poema tribale", formatosi certamente sul finire del secondo millennio. Vuol celebrare (e
talora anche condannare) le singole tribù per bocca del padre della nazione, il quale, con detti
e proverbi, con epigrammi e profezie ex eventu, con giochi di parole e con simboli,
caratterizza e interpreta la storia delle medesime.
Sono informazioni arcaiche e perciò preziose sulle caratteristiche etniche, sul lento sviluppo,
profano e religioso, delle singole tribù. Prima le sei tribù di Lia, poi le tribù delle serve, infine
le tribù di Rachele. La preminenza data alla confederazione di Lia e alla figura di Giuda, "il
leone" che tiene in mano lo scettro e domina sugli altri fratelli, è un indizio evidente della
matrice meridionale di questo testo.
^ La seconda pagina è invece Deuteronomio 33.
Porta espressamente come titolo : "Benedizione con la quale Mosè, uomo di Dio, benedisse
gli Israeliti prima di morire". Anche questo testo è antico, risalendo probabilmente ad un
periodo anteriore ella monarchia. Nel computo manca Simeone, lo spazio maggiore è
riservato alle figure di Levi, di cui si illustra il servizio sacerdotale : estrarre le sorti,
insegnare la Torah, gestire il culto, e di Giuseppe, oggetto del "favore di colui che abitava nel
roveto".
Queste accentuazioni tradiscono l'origine levitica e settentrionale del testo. Abbiamo anche
qui informazioni preziose, per capire la fisionomia delle singole tribù, in un'ottica diversa
dalla precedente.
- La seconda forma più recente, dove il nome di Levi è scomparso, si trova ad es in Nm 26,4-
51 : secondo censimento prima di entrare nella terra.
Il problema si complica ulteriormente, perché il testo biblico mette in scena altri gruppi, come
Caleb, Otniel, i Keniti, che sono all'opera nella penetrazione in Canaan (cf Gdc 1) ; però non
vengono mai computati come tribù.
Merita parimenti di essere ricordato il nome di Makir ("il venduto" ?) "Appare solidamente
legato all'aurora della storia israelitica nella bassa vallata dello Yabbok non lontano dal
Giordano … probabilmente è tramite un’alleanza tra Efraim ed un Manasse orientale che
Makir fu attaccato a Giuseppe" (Cazelles).
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Storia di Israele
Come spiegare queste divergenze del testo biblico ? Il sistema delle dodici tribù è un dato
oggettivo, storico, rispondente alla realtà dei fatti o piuttosto una "tavola teorica", una
costruzione libera, una composizione artificiosa ? E perché le cose stanno così ?
- E’interessante rilevare inoltre come questo sistema duodecimale non sia esclusivo di Israele,
ma comune ed altri popoli del mondo extrabiblico antico. Ad es. Gn 25,13-16 menzione le
dodici tribù di Ismaele (antenato degli Arabi) ; sempre in Gn 22,20-24 appaiono
complessivamente dodici nomi delle tribù Aramee, in 36,10-14 altrettanti nomi per le tribù di
Edom ; in 36,20-28 compaiono sei tribù urrite.
Di più, l'esistenza di simili raggruppamenti è attestata nell'antica Grecia ed anche sul suolo
italico. In Grecia rappresentanti di dodici stati si riunivano in primavera e Delfi, in autunno
ad Antela per le feste in onore di Apollo e di Demetra ; religioni misteriche.
Coso vuol dire tutto questo ?
- "Questi numeri (12 o 6) sono simboli precostituiti, mediante i quali una comunità di gruppi
diversi per origine, e formatasi nel corso della storia, afferma la propria identità. Una volta
compreso il significato del numero dodici in questo sistema di tribù, non farà meraviglia che
diversi testi dell'AT elenchino sempre dodici tribù, ma a volte ne cambino l'ordine, mentre a
volte si sostituiscono alcune con altri gruppi di clan" (Zenger).
Avremmo qui secondo Noth un sistema comune all'area mediterranea antica, un modello
adottato da diverse culture per designare la struttura di un popolo nella fase di passaggio
dall'epoca nomadica alla organizzazione in stato politico. A questa struttura - realtà
sociologica - si dà il nome di "anfizionia".
- Secondo Noth, Israele ho adottato questo modello sociologico nell'epoca di transizione dal
nomadismo alla monarchia. In effetti alcuni elementi fanno pensare.
Oltre alla costanza del numero 12 per indicare le tribù israelitiche, in epoca premonarchica c'è
un santuario centrale a cui le tribù fanno riferimento. Questi è legato alla presenza della "arca
dell'alleanza", la quale "appare come l'oggetto di un culto comune che raccoglie attorno a sé
tutto Israele" (Noth). Si trova già nelle tradizioni del deserto come santuario portatile dei
seminomadi o come luogo di convegno (cf Es 33, 7-11 ). All'epoca dell'insediamento in
29
Storia di Israele
Canaan, Sichem nella Palestina centrale, è stato il primo centro anfizionico, come sembra
documentare l'importante pagina di Gs 24. Poi incontriamo l'arca sicuramente a Silo in pieno
territorio di Efraim (cf 1Sm cc 1-4), dove resta fino a quando è catturata nello scontro con i
Filistei.
Il santuario, dove l'arca era custodita, godeva sia di una forma embrionale di sacerdozio (cf le
vicende di Eli e i suoi figli). Certamente le feste agricole di primavera, estate e autunno (cf Es
23,17) venivano celebrate nei santuari locali delle singole tribù, non avrebbero potuto
convogliare tutto Israele davanti all'arca ; forse però un testo come 1Sm 1,3 o 2,19 adombra
un pellegrinaggio ed una festa annuale di tutte le tribù.
- Pur svendo una fisionomia prevalentemente religiosa, l'anfizionia assume talora carattere
giuridico e politico. In occasione delle feste le tribù discutevano problemi di interesse comuni
per mezzo dei loro rappresentanti ed inviati ufficiali chiamati "nesi’im" (cf Nm 1,5-16 ; 13, 4.
15 ; 34,17-28). L'autorità somma era detenuta del "giudice", che aveva un ruolo essenziale
nella considerazione, soggetto di autorità divina, egli emanava norme vincolanti per tutti.
Queste sembrano essere le "parole della legge" accompagnate da benedizioni e da
maledizioni( cf Gs 8,32 e Dt 27,9).
Secondo Noth i veri "giudici" sono quelli che correntemente vengono designati come
"Giudici minori" (cf Gdc 10,1-5 ; 12,8-15) : "uniche informazioni esatte e non approssimative
per l'epoca precedente la formazione dello stato" (Noth). Forse eletti dai rappresentanti
ufficiali delle tribù in occasione di qualche assemblea. Il loro compito consisteva nel
proclamare le esigenze ufficiali del diritto divino, secondo il racconto di Gdc 20 la Lega
veniva convocata per i casi di grave trasgressione : "non s'è mai vista un'infamia simile in
Israele" (19,30). In questo caso il luogo di convocatone è Betel : "L'arca dell’alleanza di Dio
in quel tempo era là" (20,27). Ci risultano ignote le cause precise del trasferimento dell'arca
da Sichem a Betel, a Silo.
Sintetizziamo il discorso con le parole di Enzo Cortese : "Rispetto a quanto affermano gli
oppositori, la tesi di Noth ha il vantaggio di spiegare un elemento fondamentale della storia di
Israele : l'unità in cui questo popolo ha sempre dimostrato di credere. Non si può pensare che
tale unità sia stata creata dalla monarchia. Sotto Davide e Salomone facevano parte del regno
anche gruppi etnici che non furono mai considerati israeliti. Inoltre l’unione costruita dalla
monarchia era qualcosa di profondamente diverso da quella che legava le dodici tribù. Si
trattava di un fatto politico, in un certo senso sovrapposto alla genuina unità di Israele, e che
si rivelò tanto fragile da spezzarsi subito dopo la morte di Salomone.
Nonostante la grave e irreparabile scissione che allora si produsse, Israele continuò e sentirsi
un solo popolo e a considerare come patrimonio comune la storia del passato, tramandata al
Nord e al Sud in due filoni paralleli. L'esistenza della lega anfizionica all'epoca dei giudici,
con il conseguente pullulare di vita spirituale intorno ai santuari, "sembra l'unica ipotesi in
grado di render ragione di tutto questo e di dare una spiegazione plausibile di quel bagaglio di
30
Storia di Israele
norme, di istituzioni e di credenze religiose che distinguono profondamente il popolo di
Israele degli altri popoli dell'epoca premonarchica. Le tribù, a livello di vita quotidiana, erano
pressoché indipendenti l'una dall'altra, per cui non si capisce, al di fuori dall'ipotesi
anfizionica come avrebbe potuto crearsi un patrimonio comune così caratteristico ...
Possiamo dunque criticare alcuni aspetti della teoria di Noth, ma non il nucleo sostanziale
della tesi dell'anfizionia. Possiamo negare che ci sia un'analogia con le anfizionie greche e
italiane, e che in Israele la lega sia sempre stata composta dalle dodici tribù e abbia sempre
avuto un solo specifico santuario.
Possiamo rifiutare l'ipotesi che i nesi'im fossero originariamente i rappresentanti delle dodici
tribù e che ci fosse un solo diritto civile comune. Possiamo avanzare dei dubbi a proposito
degli influssi dell'anfizionia sulla vita civile. Possiamo discutere l'importanza che Noth
attribuisce ai giudici all'interno di questa lega e la distinzione che lo stesso autore opera tra
giudici maggiori e minori. Possiamo non essere d'accordo con lui nelle descrizione delle fasi
attraverso cui l'anfizionia si sarebbe costituita, e possiamo criticare la sua interpretazione dei
dati genealogici o geografici da cui si ricavano i sistemi tribali. Ma non si può sostenere con
De Vaux che 'il sistema delle dodici tribù non è anteriore alle fine dell'epoca dei giudici' o
che ''né l'uno né l'altro sistema rappresenta un'istituzione che abbia realmente funzionato"
(oc,190-1)
TERMINOLOGIA
Il periodo storico che Israele attraversa in Canaan prima dell'avvento della monarchia
con Saul va sotto il nome di epoca dei giudici.
Il fatto che il libro dei Gdc venga immediatamente dopo Gs ha portato talora ad equivocare
sulla sua effettiva consistenza storica. Non si può parlare dei giudici, osserva giustamente
Noth, come di un periodo successivo alle conquista, come se l'operazione "ingresso in
Canaan" fosse praticamente chiusa e pacifica. Al contrario il periodo dei Giudici deve essere
riguardato come il difficile processo storico che porta Israele a installarsi definitivamente
nelle terra a consolidarne il possesso, a difendere il territorio acquisito.
E’ un'epoca di transizione, paragonabile alla adolescenza nello sviluppò dell'individuo ;
periodo turbolento, di notevoli contrasti, irrequieto, prima dell'assestamento dell'età adulta ( =
monarchia).
Nondimeno i giudici biblici non appaiono mai in funzione di giudizio, cioè incaricati di
dirimere cause (unica eccezione è Debora cf Gdc 4,5), ma la loro attività è designata dalla
seguente terminologia :
"giudicare" per Iair, Ibsam, Elon, Abdon, Debora ;
"salvare" per Samgar, Eud e Gedeone ;
31
Storia di Israele
"giudicare e salvare" per Otniel, Jefte, Sansone e Tola
- Parlando dei "giudici" di Israele si suole introdurre una distinzione tra "minori" e
"maggiori".
^ Minori sono quelli di cui il libro omonimo offre scarne, telegrafiche informazioni. Abbiamo
una lista spezzata in due parti : 10,1-5 conosce i nomi di Tola e Jair ; 12,8-15 comprende i
nominativi di Ibsan, Elon, Abdon.
Noth ritiene che questi siano i veri giudici, a cui si applica in modo appropriato il verbo "spt",
nel senso che sarebbero i promulgatori e garanti del diritto divino, cioè di quelle norme sacre
valevoli per tutta la confederazione israelitica.
Queste figure appena nominate potrebbero avere rapporti con la istituzione dei "suffeti"
cartaginesi ; i due termini hanno la stessa radice e Cartagine era una colonia fenicia, un paese
confinante con Israele.
^ Si chiamano invece "giudici maggiori" quei personaggi biblici che dominano
letterariamente il libro che porta il loro nome ; corpose sono le narrazioni che li riguardano. I
"maggiori" sono per lo più "salvatori della patria", quasi dei capitani di ventura suscitati nel
momento del pericolo, per difendere l'esistenze di Israele o piuttosto di qualche tribù,
ricacciando indietro i nemici con la prassi della guerra santa.
Sono condottieri improvvisati, generosi e coraggiosi, utili in situazione di emergenza, poi
possono rientrare nell'ombra. Altro tratto che li accomuna è la menzione dello spirito che si
impossessa di loro : cf 3,10 ; 11,29 ; 15,25 ecc ...
Sono uomini carismatici : il loro valore militare viene attribuito alla "forza" al "vento di Dio"
(tale è il significato originario della parola ebraica "ruha". "Dans la force de l'ésprit" intitola
per questo G.Auzou il suo commento al libro dei Gdc.
- L'opera scritta è l'approdo di un lungo cammino del materiale nella tradizione orale. Le
vicende narrate risentono da una parte della matrice popolare che privilegia il gusto del
dettaglio, gli aspetti domestici, il "sense of humor" e talora anche il piccante ... D'altra parte
l’intelaiatura è robustamente teologica e suppone quindi una elaborazione di pensiero
religioso dovuto a ciò, che si suole chiamare 'scuola deuteronomista'.
Non conviene entrare nei dettagli del processo formativo, perché i risultati della ricerca non
sono ancora sicuri, però si può accettare come un dato acquisito la realtà stratificata dell'opera
e la sua sistemazione definitiva in epoca esilica.
Davanti al libro ci si può porre muovendo da un triplice interesse :
32
Storia di Israele
a) angolatura storica : l'opera contiene frammenti preziosi sulla storia delle tribù israelitiche e
sui personaggi più rappresentativi di Israele prima della monarchia. Interessante è la
rilevazione dell'ambiente.
b) ottica letteraria : si può studiare il libro alla ricerca delle "leggi del racconto", studio della
forma poetica dell'opera. Ci si imbatte in una letteratura naif, efficace, colorita, carica di
humour o di dramma in rapporto alle situazioni della vita.
c) come opera teologica, cioè del pensiero religioso di Israele, il libro intero e le sue sezioni
sono calati in uno stesso stampo, dovute alla visione deuteronomista e qui conviene fermarsi
un istante.
Lo schema può essere semplificato e ridotto a "quattro tempi" : peccato, castigo, pentimento,
salvezza ; a questo proposito qualche commentatore parla di "pragmatismo a quattro tempi".
E' una concezione un po' ciclica della storia.
Si veda il programma di questa storia esposto a chiare lettere nella introduzione teologica di
2,6-3,6. Essa risponde anche al problema che si è posto per la fede di Israele : come mai
abbiamo faticato tanto a entrare nella terra della promessa ?
Le risposte sono tre :
^ A motivo delle infedeltà all'alleanza, dei peccati del popolo
^ "Allo scopo di mettere alla prova per mezzo loro Israele" (3,1)
^ "Ciò avvenne soltanto per l'istruzione delle nuove generazioni degli Israeliti, perché
imparassero la guerra : quelli per lo meno che prima non l'avevano conosciuta" (3,2)
Colpisce anche il fatto che il redattore sia riuscito a collegare pressappoco ciascun giudice a
una tribù differente, come ora mostreremo passando in rassegne le figure più rappresentative.
EUD E I MOABITI
33
Storia di Israele
- Il primo giudice ad essere esaltato è la figura di Eud nella lotta di Israele con Moab. Era una
popolazione abitante ad Est del Mar Morto (cf Gdc 11,18 : "L'Arnon segna il confine di
Moab") e si era installato nel territorio prima di Israele.
Il folklore israelita annovera Moab tra il discendenti di Lot e di sua figlia (cf Gn 19,357) ; con
questo aneddoto si riconosceva la parentela tra Moab e Israele. Nel secolo XIII poco prima
dell'entrata degli Israeliti in Canaan, apparve in Moab una civiltà urbano-agricola che sarebbe
durata quanto la monarchia israelita (cf Dt 2,9).
Nella B viene menzionato anche il santuario moabita di Baal Peor, dove si praticava un culto
licenzioso (cf Nm 25,1-5). Moab comparirà anche nella lista dei popoli stranieri contro i quali
i profeti lanciano i loro strali a motivo di comportamenti immorali (Is 15-16 ; Ger 48 ; Ez
25,8 ; Am 21,1-3).
Secondo il racconto di Gdc 3 i Moabiti appaiono più forti di Israele ; nella loro espansione
oltre il Giordano invadono lo spazio vitale della tribù di Beniamino costringendola ad un
tributo.
Il nome Beniamino significa letteralmente "figlio della destra". Di questa tribù Gn 49,27
dice : "Beniamino è un lupo che sbrana ; al mattino divora la preda e alla sera spartisce il
bottino". Doveva essere una tribù piccola ma bellicosa. In Dt 33,12 invece leggiamo :
"Prediletto del Signore Beniamino, abita tranquillo presso di lui ; egli lo protegge sempre e
tra le sue braccia dimora". La frase si capisce tenendo presente la posizione geografica di
Beniamino ; era una tribù incuneata tra Nord e Sud, limitrofa alla tribù di Giuda che in
Gerusalemme ospitava la presenza del Signore nel Tempio.
Nb : circa il nome di Otniel in 3,9-11. Secondo Cazelles il popolo contro cui combatte
sarebbe EDOM non Aram. In questo modo la tribù di Giuda sarebbe in testa. La tradizione
biblica ha conservato, il ricordo delle abilità dei Beniaminiti a giocare con la mano sinistra sia
con l'arco che con la spada (1Cr 12,2 ; 2Cr14,7).
DEBORAH E I CANANEI
"Dopo la conquista egiziana della Palestina, nel sec XV aC si ebbe una diminuzione di
popolazione sia numericamente sia a livello culturale : la si può attribuire almeno in parte alla
pesante oppressione dei governanti egizi. I Cananei così indeboliti, furono poi soggetti ad
invasioni, non soltanto ebraiche ma anche filistea e aramea ; in seguito la civiltà cananea fiorì
in Fenicia. I Cananei del territorio israelita furono conquistati o sopravvissero come singole
34
Storia di Israele
città stipulando trattati con gli invasori : in ambedue i casi, nel corso del tempo, la
popolazione fu assorbita da Israele" (J. McKenzie ).
- Abbiamo "un solo esempio di una battaglia più importante tra le tribù israelite e il territorio
degli stati urbani, vale a dire in una piana ... si tratta di un avvenimento assolutamente
straordinario" (Noth)."
Il filo storico deve essere rintracciato sotto la forma letteraria di Gdc 4-5. Protagoniste furono
due tribù : Neftali e Zabulon ; le altre risposero parzialmente. Secondo Gn 49,13 Zabulon fa
cabotaggio insieme con i Fenici per la sua collocazione geografica "lungo il lido del mare",
mentre Neftali ha tratti di tribù dedita alla caccia ! "è una cerva slanciata che dà bei cerbiatti"
(Gn 49,21) ; era attestata ed Ovest del lago di Genezareth (cf Dt 33, 23 "il mare e il meridione
sono sua proprietà").
La vittoria arrise a Israele ; la conseguenza più importante fu il superamento del complesso di
difficoltà nei confronti dei Cananei.
- L'avvenimento è giunto a noi narrato in due forme. Gdc 5 "il canto di Debora" lo riporta in
poesia. E’ uno dei testi più arcaici della B e la sua composizione deve essere assai vicina agli
avvenimenti narrati. A causa della sua antichità il testo comporta numerose difficoltà di
traduzione" (TOB).
"In questo canto del secolo XI si menzionano due gruppi di tribù. Il primo viene esaltato,
perché ha combattuto con decisione e coraggio : sono le sei tribù di Beniamino, Efraim,
Machir (Manasse), Issacar, Zabulon, Neftali. Un secondo gruppo di quattro tribù : Ruben,
Gad, Dan e Asher invece è deriso e disprezzato, perché non ha partecipato alla lotta, benché
questo fosse suo dovere. Non si parla invece della tribù di Giuda e Simeone, che di solito
negli elenchi delle dodici tribù sono collocate a Sud, perché la barriera meridionale delle
città-stato ne impediva la partecipazione, ostacolando così il processo di unificazione"
(Zenger).
Il cantico fonde felicemente insieme i rumori di guerra con i motivi familiari. Debora appare
la donna eroina che salva il popolo, per questo riceve il titolo solenne di "madre in Israele".
- Il testo in prosa del c 4 adopera il linguaggio della "guerra santa" ed è carico di motivi
umoristici oltre che drammatici.
Debora significa "ape" ha alle sue dipendenze uno strano generale di nome Barak che vuoi
dire ''lampo", ma è tuttaltro che un fulmine di guerra. Al contrario è un tipo negato ad ogni
iniziativa ; si muove soltanto quando Debora gli assicura in pieno "copertura politica".
L'episodio militare rimane sullo sfondo, perché in primo piano si colloca la figure di un'altra
donna, "la maschia Gioele" (Manzoni).
Appartiene a lei il fatto risolutore, che è di "stampo domestico".
Con il suo fascino irretisce Sisara coccolandolo e poi quando ne è diventata padrone, lo
sopprime, ficcandogli nella tempia il picchetto della tenda.
"Così Dio umiliò quel giorno Iabin re di Canaan, davanti agli Israeliti" (4,23).
GEDEONE E I MADIANITI
Si chiamano cosi i razziatori della steppa, sono i beduini del deserto, i "grandi
nomadi". Insieme ad Amaleciti ed Arabi portano nella B il nome di "figli d'Oriente" (cf Gdc
6,3). Rappresentano un'ondata successiva di invasione. Avevano addomesticato il cammello e
perciò erano in grado di coprire lunghi percorsi, facendo incursioni in terra di Israele,
devastando i raccolti e seminando il panico (6,2-6).
35
Storia di Israele
- La lotta contro di loro è narrata in Gdc 6-7.
Il giudice liberatore è Gedeone, della tribù di Manasse, del clan di Abiezer. Secondo la saga
di Gn 50,23 Manasse aveva stabilito un legame con Efraim già in terra di Egitto. Però nello
scontro con Madian le città di Succot e di Penuel non si sentono solidali con Gedeone
l'abiezerita. Efraim è ostile (cf c 8) ; l'unione è lontana dall'essere realizzata, ma è importante
notare il ruolo di Asher (6,35) che sarà ugualmente un elemento solido della monarchia di
Saul (2Sam 2,9).
Gli Ammoniti costituivano una tribù aramea lungo lo Jabbok superiore, dove si erano
stanziati non molto tempo prima del secolo XII aC. L'origine aramea degli Ammoniti è
indicata dal resoconto ebraico della loro discendenza da Lot (cf Gn 19,38) ; secondo lo stesso
racconto sono imparentati etnicamente con Israele, con gli antenati degli Ebrei. Ben presto, in
ogni caso prima di Israele, riuscirono a formare un piccolo stato. Entrarono in conflitto con
Israele, allorché una parte delle tribù di Efraim, per esigenze di spazio dovute al numero degli
abitanti (cf 12,4), si trasferì al di la del Giordano nel Galaad. Li ritroveremo nella vicenda di
Davide, che vendica un affronto subito, muovendo loro guerre e conquistandone la capitale.
Anche questo popolo e questo regno sono annoverati negli oracoli di giudizio dei profeti :
Ger 9,25 ; 49,1-6 ; Ez 21,35-37 ; 25,1-7 ; Am 1,13-15 ; Sof 2,8-11.
Il none Ammon è conservato dall’attuale città di Amman, capitale del regno di Giordania,
costruita sul luogo dell'antica Rabba.
36
Storia di Israele
ma chiede due mesi di tempo per vagare sui monti e piangere la sua verginità. "Essa non
aveva conosciuto uomo ; di qui venne in Israele questa usanza : ogni anno le fanciulle di
Israele vanno a piangere la figlia di Jefte il Galaadita per quattro giorni" (Gdc 11,40).
cf A. BONORA, Jefte sacrifica sua figlia vergine (Gdc 11,29-40), in "PSV" 12 (1985) pp 20-
30
SANSONE E I FILISTEI
Sono di gran lunga il nemico più temibile. Essi rappresentano un gruppo etnico
diverso da Israele ; non praticavano la circoncisione e per questo la B li deride come " 'arelim
= incirconcisi". Erano penetrati in Canaan prima di Israele ed avevano occupato la zona
costiera al Sud. Sono ricordati la prima volta nella storia da Ramses III re d'Egitto dal 1196 al
1165 aC. Furono quei "popoli del mare" che invasero l'Egitto e furono respinti dal faraone in
una battaglia dall'esito incerto, narrata nelle iscrizioni di Medinet Habu.
I Filistei erano di origine egeo-asiatica, sebbene sia incerto il luogo preciso di provenienza ;
potrebbero aver raggiunto il bacino Egeo dalla penisola continentale balcanica. Il loro
spostamento dalle sedi originali fu causato dall'invasione dell'Europa da parte di popoli
barbari attorno al 1200 aC. Essi rappresentano le avanguardie della invasione dorica.
L'AT ricorda Caftor, cioè Creta, come luogo di provenienza (cf ad es in Gn 10,14 "tavola dei
popoli" oppure Am 9,7) però è senz'altro una tappa intermedia.
Non hanno lasciato né documenti né trecce della loro lingua che ci è sconosciuta, però
avevano una tecnica particolare nel modellare e dipingere i vasi ; gli archeologi parlano di
"ceramica filistea".
Erano superiori ai Cananei e a maggior ragione agli Israeliti sia nelle armi, sia nella
organizzazione militare come anche fisicamente. Furono essi che introdussero l'uso del ferro
in Palestina e per qualche tempo esercitarono il monopolio su armi ed utensili, (cf 1Sm
13,19-22). Dopo il 1150 sostituirono l'Egitto nel controllo sulla regione che da loro prese il
nome, ma progressivamente.
La loro struttura politica contemplava la presenza di città-stato governate da un sovrano
(principe) chiamato "sèren" termine che corrisponde al greco "tyrannos". La confederazione
filistea della pentapoli (Ashdod, Ascalon, Ekron, Gat, Gaza) era più fortemente organizzata di
qualsiasi gruppo palestinese di quel periodo e l'egemonia filistea durò fin verso il 1000 aC
quando vennero sconfitti da Davide che aveva unificato la monarchia israelita.
- A parte l'informazione fugace di Gn 10,14 la prima volta che la B ce li presenta è nel blocco
dei cc 13 e 17 del libro dei Giudici : "In quel tempo i Filistei dominavano Israele" (14,4).
L'innamoramento di Sansone con le "figlie dei Filistei" (14,1) potrebbe significare un iniziale
abbraccio tre i due popoli, una loro coesistenza pacifica. Frizioni invece dovettero sorgere
allorché la tribù di Dan, stanziatasi al centro del paese, si ingrandì e abbisognò di territorio
per vivere ; nello scontro la tribù ebbe la peggio, fu costretta a lasciare le colline, la zona
pedemontana e a trasferirsi a Nord della regione. Sansone infatti è un danita.
Il testo di Gn 49,16-17 gioca con la etimologia del termine "dan" che significa giudice e parla
del carattere astuto di questa tribù, mentre Dt 35,22 ne esalta le forze di "giovane leone".
- E’ in questo contesto che ci imbattiamo con la celebre figura di Sansone che è un tipico eroe
popolare, primitivo. E' la figura del partigiano generoso, valoroso ma sprovveduto. E' poca la
materia storica che si riesce a cavare da questa narrazione. Più ricca la verità umana che
contiene : i valori dell'amore-passione, della forza e della intelligenza e i contrasti che essi
suscitano ...
37
Storia di Israele
Nella storia di Sansone ricorre una costante universale e simbolica : lo scontro tra la forza
bruta e l'amore, tra la cecità d'amore e l'accecamento fisico. Con le vicende di Sansone si
potrebbe quasi costruire un fotoromanzo.
E’ con difficoltà che si può chiamare giudice Sansone : non basta la affermazione di 16,31b a
persuaderci che le sue qualità siano quelle classiche del giudice.
Sotto il profilo dottrinale-teologico è invece degno di nota il c 13 che contiene un racconto
nel genere letterario "annunciazione". Un angelo del Signore appare ad una coppia sterile per
annunziare la venuta dell'erede.
- Il significato della sezione può essere sintetizzato con queste parole di Enzo Cortese : "Le
vicende del danita Sansone non sembrano contenere grandi, messaggi religiosi. "Le antiche
favole narrate dal testo si fanno ammirare per la bellezza degli 'enigmi', per le 'trovate' che
danno a queste pagine l'accento caratteristico della prima fase della sapienza israelitica.
Fanno eccezione il c 13 (l'apparizione dell'angelo alla sterile moglie di Manoach) e il finale di
tutta la storia, dove il timbro profano e a tratti erotico viene cancellato dalla tragica ed eroica
fine di Sansone.
I racconti sono antichi. Lo stile, stando anche alle recenti (e matematiche) analisi è diverso da
quello di Gdc 1-12 e si avvicina piuttosto a quello dei successivi capitoli 17-21.
Se c'è un motivo teologico per l'inversione di questi capitoli, potrebbe essere ricercato nel
fatto che per la prima volta entrano in scena i filistei, che saranno i nemici per eccellenza di
Israele da questo momento fino all'epoca di Davide" (oc pg 194)
PREMESSA
I testi biblici è vero non mancano di sottolineare il regime di aperto disordine e anarchia che
caratterizza il finire dell'epoca dei giudici a causa della mancanza di un potere unico e
sovrano. Interessante è il caso di Gdc cc 17-21, dove tutti i racconti sono tenuti assieme da
una specie di ritornello : "in quel tempo non c'era un re in Israele"(17,6 ; 18,1-, 19,1 ; 21,25).
Degno di nota è il fatto che ai due estremi, in apertura e in chiusura (17,6 e 21,25), il
ritornello è accompagnato da un'altra frase : "ognuno faceva quel che gli pareva meglio".
Tale espressione contiene un severo giudizio negativo, perché si oppone al classico "fare ciò
che è retto agli occhi di YHWH". La monarchia è dunque vista favorevolmente dal redattore
a cui dobbiamo queste frasi.
In particolare Gdc 19, "il misfatto di Gabaa", è un racconto unitario avente lo scopo di
persuadere i lettori sulla necessità della istituzione monarchica, è un piccolo capolavoro
stilistico di propaganda " a favore della, monarchia.
Cf H. W. Jüngling, Richter 19 : Ein Fladoyer für das Konidgtum, Rom 1981. Ma non fu
l'adolescenza turbolenta di Israele a trasformarsi per il naturale corso delle cose in età
equilibrata e matura.
- Anche se non è sempre facile discernere nel testo attuale la prospettiva redazionale dagli
atteggiamenti e comportamenti originari, si può nondimeno affermare la presenza nell'antico
38
Storia di Israele
Israele di una ripugnanza religiosa alla introduzione dell'istituto monarchico : le tribù che
dalle steppe si erano stanziate nella terra erano gelose della loro autonomia garantita da
YHWH (cf Gdc 8,23).
"E’ nella poco densa colonizzazione manassita che si fonda una prima monarchia, quella di
Gedeone e di Abimelek" (Cazelles).
Essa è di tipo cananaico a Sichem ; è probabilmente incominciata ad Ofra con Gedeone ; il
suo harem è già regale, i suoi figli avevano "ciascuno l'aspetto di un figlio di re" (Gdc 8,18) ;
l'oro e l'argento che riceve assomiglia molto ad un tributo (8,25-27). In ogni caso suo figlio
Abimelech si fa conoscere come re a Sichem, invocando la sua parentela.
La scelta di un re era considerata come un attentato alla regalità di Dio, che garantiva uno
spazio di grande libertà politica alle tribù e al loro territorio. "Lo sviluppo della potenza
filistea, che cercava di ottenere la supremazia su tutto il paese, è il quadro storico in cui si
produsse l'avvento di Saul al regno" (Noth).
I Filistei minacciarono l'esistenza di Israele.
LA FIGURA DI SAMUELE
Nel cammino verso la monarchia, come elemento di raccordo tra i giudici e Saul, il
primo re, incontriamo la figura di Samuele, uno dei grandi personaggi della Bibbia.
Una delle figure chiave della storia di Israele, ma anche una delle più complesse a motivo del
carattere composito ed eterogeneo delle tradizioni che lo riguardano.
Due libri del canone biblico dell'AT portano il suo nome : 1e 2 Sm. Erano in origine un unico
volume ; esso fu diviso in due dalla LXX , seguita dalla Vg ; la divisione fu introdotta nel
testo ebraico nel 1448.
Il materiale relativo a questa figura, è assai ricco, il personaggio attraversa per intero il primo
libro che porta il suo nome, è legato al santuario di Silo, alle vicende dell'arca, alla comparsa
e al declino della monarchia di Saul e alla splendida ascesa di Davide.
In modo particolare, la sua figura campeggia in 1Sm 1-15.
"Possiamo dividere questa parte del primo libro di Sm in tre sezioni : cc 1-3 : nascita e
vocazione di Samuele ; cc 4-6 : storia dell'arca ; cc 7-15 : inizi della monarchia e declino di
Saul.
Dagli antichi racconti della prima e della seconda sezione, traspare una religiosità profonda :
semplice, serena e un po' triste nella storia dell'infanzia e della chiamata del piccolo
Samuele ; ingenua, popolare e tragica nei racconti dell'arca, che nonostante l'apparente
39
Storia di Israele
grossolanità esprimono la sacra venerazione di cui era circondato un oggetto che ha coagulato
attorno a sé tante tradizioni e aspirazioni dell'antico Israele. Entrambi i cicli di racconti sono
ambientati a Silo, antica sede dell'arca, a metà strada tra Gerusalemme e Sichem" (Cortese).
- Gli storici moderni di Israele sono piuttosto sbrigativi nel delineare questo personaggio :
Noth lo vede come semplice custode del santuario di Silo, Herrmann accenna di traverso a
questa figura, solo in rapporto a Saul, anche Fohrer vi dedica poche righe.
E' difficile dire con sicurezza chi sia stato effettivamente Samuele.
Allo stato attuale della ricerca dobbiamo rassegnarci a non essere troppo sicuri sulla, densità
storica reale della figura di Samuele.
SAUL, IL PRIMO RE
40
Storia di Israele
Si ricorre allora a qualcosa di eccezionale : si preleva da Silo l'Arca come garanzia della
presenza divina sul campo di battaglia e quindi di vittoria. "Per quanto ne sappiamo è la
prima volta che la lega tutta intera si muove per difendere l'esistenza, materiale di Israele"
(Noth).
Ma nonostante questo provvedimento e quantunque uniti, gli israeliti vengono pesantemente
sconfitti e il "carroccio" rimane in mano ai nemici (cf 1Sm 4). Gravi le conseguenze : il
santuario di Silo, sede anfizionica, venne distrutto (probabile allusione in Ger 7,12-14 ;26,9) ;
gli abitanti di Isr furono ridotti a vassalli, costretti al disarmo con la proibizione di forgiare
oggetti di ferro (1Sm 13,19-22). I Filistei stabilirono un governatore e una guarnigione (10,5 ;
13,3).
Di questa situazione drammatica approfittarono gli Ammoniti per sferrare un attacco contro
Israele nella Transgiordania e precisamente contro la città di Jabes del Galaad (cf. l Sm 11) :
la gente assediata cerca di resistere, di temporeggiare di scendere a patti e nel frattempo,
vengono inviati messaggeri per sollecitare l'aiuto delle tribù della Cisgiordania.
Probabilmente, nonostante il dominio filisteo, esistevano limitate possibilità di manovra.
E’ questo il contesto immediato che vede l'entrata in scena di Saul.
- Anche per quanto si riferisce alla figura di Saul, bisogna rinunciare ad una storicità precisa
fin nei dettagli. Le fonti di cui disponiamo incorporano certamente tradizioni antiche, ma
elaborate molto posteriormente in funzione di interessi diversi. La storiografia dt anche qui fa
sentire il suo influsso.
Fohrer si esprime così : "Non possediamo indicazioni storione che illuminino completamente
la figura di Saul ; possiamo soltanto collocare intorno al 1030-1010 il periodo del suo regno
… il materiale pur non offrendo una rappresentazione organica della vita e del regno di Saul,
consente tuttavia di tracciare un profilo essenziale delle sua importanza storica".
Sotto Saul ebbe inizio il periodo della massima potenza politica di Israele ; egli ne costituisce
soltanto un preannuncio.
41
Storia di Israele
acclamato re a motivo della sua qualità di capo carismatico, al di là di ogni predestinazione.
"Dei tre racconti che trattano dell'accesso alla regalità di Saul, il più antico pare essere quello
di 1Sm 11,1-15 ; è lui che invia messaggeri e convoca le tribù, senza che vengano precisate
quali ... il secondo racconto della accessione si ha in 1Sm 9,1-10,16 ... nel terzo racconto,
quello più recente, la città è Mizpah" (Cazelles).
- Designato come capo in un momento di emergenza, Saul cerca di coalizzare le forze delle
tribù contro gli Ammoniti ; questo, si diceva, fu possibile, perché la supremazia filistea era
meno avvertita ai bordi della Cisgiordania. Lo scontro con Ammon risultò favorevole a Saul
e "l'avvenimento ebbe un influsso psicologico enorme su Israele" (Noth).
Come conseguenza di questa vittoria abbiamo il riconoscimento ufficiale della regalità di
Saul nel santuario beniaminita di Galgala :
"Tutto il popolo si portò a Galgala e là davanti al Signore in Galgala riconobbero Saul come
loro re ; qui ancora offrirono sacrifici di comunione davanti al Signore e qui fecero grande
festa Saul e tutti gli Israeliti" (11,11).
La scelta di Saul come primo re si spiega non solo per la prestanza fisica del personaggio (cf
9,2), ma anche per la sua appartenenza alla tribù di Beniamino, che era piccola e con ciò
rendeva impossibile un accentramento del potere o mire espansionistiche. La collocazione
centrale dal punto di vista geografico poteva, aiutare un raccordo tra le varie tribù. Bisogna
ricordare anche che "quando Saul divenne re 'non' prese in consegna un territorio
rigorosamente limitato ; egli fu acclamato da un numero di tribù solo vagamente indicato ...
regno poggiante sul consenso delle tribù e da esse totalmente dipendente" (Herrmann).
- Il regno di Saul fu sostanzialmente di tipo militare, cioè fondato sulla guerra e a difesa dai
nemici ; Saul non ha dispiegato un'attività governativa vera e propria. Dopo il primo successo
il compito principale di Saul fu quello di preparare ed organizzare la riscossa di Isr sui
Filistei. "Di questa lotta conosciamo solo gli avvenimenti iniziali e finali" (Fohrer). In 1Sm
14,52 leggiamo : "Durante tutto il tempo di Saul vi fu guerra aperta con i Filistei". Si trattò
piuttosto di una guerriglia, continue azioni di disturbo, realizzate dal nuovo re, ma anche dal
figlio Gionata, incidenti di frontiera, attacchi di sorpresa, che ebbero il merito di accelerare il
confronto risolutore.
La conquista di Gabaon fu sanguinosa (cf 2 Sm 21,5) e Beniamino diventerà "il lupo che
squarcia" (cf Gn 49,27). A due riprese si fa menzione di una penetrazione di Saul nel deserto
di Giuda, in 1Sm 15 contro gli Amaleciti e in 1Sm 24 e 26. Nella sua penetrazione verso
l'Ovest filisteo è venuto a contatto con dei Betlemiti, figli di Isai, che furono ingaggiati nella
sua armata.
E’ difficilmente verificabile la notizia di 14,47 di guerre contro Moab, Edom, Ammon ;
dovette trattarsi di episodi modesti.
42
Storia di Israele
Anche dal punto di vista politico le cose non dovettero correre piane.
Saul ebbe i suoi avversari. I "figli di Belisi" che disprezzano Saul, secondo 10,27 e 11,12 è
possibile che siano stati degli Efraimiti, che già si erano opposti a Gedeone e a Jefte ; "dietro
queste opposizioni si profilano tensioni tra clan e tribù" (Cazelles).
Il carattere nevrastenico del re può anche spiegare atti come il massacro del clero di Nob,
sospettato di parteggiare per Davide (c 22) e la caccia egli indovini e negromanti (cf 28,9).
Infatti "il carattere di Saul e complesso e tragico. Gli storici generalmente concordano nel
sostenere che egli soffriva di alienazione mentale. Era questo lo spirito maligno che por
volere di YHWH lo tormentava, e ciò rende più comprensibile la sua gelosia patologica e il
suo odio per David, le sue furie omicide contro Davide e contro i sacerdoti di Nob, il fatto
che egli abbia trascurato il suo dovere mentre era impegnato in un vano inseguimento del suo
avversario e il fatto che perfino i suoi figli si allontanassero da lui" (McKenzie).
Nb ! Per una vigorosa ricreazione letteraria del personaggio si può ricordare e accostare la
delirante tragedia - autoritratto . "Saul" composta da Vittorio Alfieri nel 1783.
PREMESSA
Davide è uno dei personaggi più rappresentativi della storia di Israele, una delle figure
più ricche e suggestive della vicenda biblica. Personaggio polivalente : temperamento dotato
e contraddittorio, politico lungimirante, abile guerriero, robusto credente, artista ispirato. E'
difficile anche oggi sfuggire al "fascino di una delle più straordinarie dimensioni di umanità
che ci offre la storia. Sono convinto che in Davide figlio di Isai, vissuto tremila anni fa in
terra promessa, non manca nessuna delle frontiere dell'uomo universale od eterno ; e pertanto
moderno, nostro contemporaneo" (Coccioli).
43
Storia di Israele
Questa densità umana del personaggio spiega l'interesse riservato a Davide dalla narrativa
moderna e più in generale dall'arte. Si possono : ricordare :
- P. BARGELLINI, David, Morcelliana - Brescia 1936
- C. COCCIOLI, Davide, Rusconi - Milano 1976
- J. HELLER, Lo sa Dio, Mondadori - Milano 1985
E’ una figura che ha segnato in profondità la storia, la letteratura e la teologia di Israele : a lui
infatti si riallaccia il messianismo, una delle strutture portanti della fede e della speranza
ebraiche e, nella visione cristiana, una linea indispensabile per capire la persona e l'opera di
Gesù, Messia e figlio di Davide.
"Hai cantato Dio tutta la vita. Hai fatto di Dio la tua passione dominante e ispiratrice : tuo
amore e afflizione, tua pace e tuo tormento. Hai convertito in preghiera la storia dell'uomo.
Hai cantato e pianto come nessuno. Una esistenza sempre protesa e aperta al divino
colloquio, oppure al divino orribile silenzio ... O Davide, ecco una cosa ti chiedo : uomo
dell’arpa divina, uomo secondo il cuore di Dio, ritorna, ritorna a cantare ... " (David M.
Turlodo)
LA SITUAZIONE LETTERARIA
La figura di Davide occupa quasi per intero il blocco di capitoli che vanno da 1Sm 16
a 1Re 2 passando per l'intero secondo libro di Sm. Il materiale narrativo quindi non manca,
anche se il suo valore storico è diverso in rapporto al carattere eterogeneo delle fonti.
Ciascuno di questi due plessi narrativi esige una valutazione a parte, perché hanno un valore
disuguale. Purtroppo la critica storico-letteraria, quella che cerca di ricostruire il retrotesto,
non è ancora pervenuta a conclusioni sicure e condivise, per cui esistono ancora oggi ipotesi
diverse circa la genesi del materiale e il suo uso nella redazione finale dell'opera. Non
conviene di conseguenza, per il livello del nostro studio, entrare nei dettagli ; è sufficiente
essere consapevoli della complessità dei problemi.
"Entrambe le parti della storia di Davide sono tanto vivaci e interessanti sia come intreccio
che come stile narrativo, che non possono essere riassunte in poche righe, ma meritano di
essere lette per intero" (Cortese).
44
Storia di Israele
ripete come un ritornello . "il Signore era con lui" (16,18 ; 17,37 ; 18,12. 14. 28 ; 20,13 e 2Sm
5,10).
Tutta la storia è scritta a gloria di Davide, di cui si sottolineano la lealtà verso Saul (24,11 e
26,23), l'umanità (il calore della sua amicizia per Gionata) ; la magnanimità (verso Abner in
2Sm 3 e Isboset in 2Sm 4) e l'attaccamento verso il suo popolo, quando l'eroe si trova
costretto a servire i Filistei (1Sm 27,8-12 ; 29,2-5 ; 30,29-31)" (TOB).
"La prima parte è quella meno strutturata. Più che un'unica storia, sembra una raccolta di
episodi, che a volte si ripetono. Si tratta tuttavia di episodi molto belli e famosi ... hanno lo
scopo di mettere in risalto la figura di Davide, forte e valoroso ma nemico della violenza, o
almeno di quella anarchica nei riguardi di Saul : sebbene, il re malato di nervi e insidioso,
cerchi continuamente l'occasione per ucciderlo, per ben due volte Davide gli risparmia la vita.
Questa ascesa al trono senza ricorso alla violenza è vista come opera di Dio. Tale prospettiva
emerge in particolare da 1Sm 25, e soprattutto dal discorso di Abigail, che dopo la morte del
marito Nabal, non avvenuta per mano di Davide, diviene moglie di quest'ultimo (si vedano i
vv 26-31)" (Cortese).
Il carattere elogiativo del pezzo invita quindi ad essere critici nei confronti della fondatezza
storica del racconto.
Uno studio recente sulla genesi e sviluppo di questo materiale è stato condotto da F.
Lenglamet in una serie di articoli su "Revue Biblique" anni 1979-80-81 dedicati a "David et
la maison de Saul".
Una valutazione storico-letteraria del secondo racconto la faremo più avanti, allorché
imposteremo il discorso sulla vicenda del secondo Davide.
cf R. NORTH, David 's Risen : sacral, military or psychiatric, in "Biblica" 63 (1982) 524 -
544
Nel testo biblico attuale si incontrano tre narrazioni diverse, riguardanti la comparsa di
Davide sulla scena storica del suo tempo.
a) 1 Sm 16,1-13 : questo è il racconto sacrale che riferisce della unzione di Davide a re,
ancora vivente Saul, da parte di Samuele, il quale a nome di Dio si recò a Betlemme, scarta
tutti i figli di Iesse, "perché l'uomo guarda l'apparenza, il Signore, guarda il cuore" e
concentra l'interesse sul minore, Davide, "fulvo, con begli occhi e gentile d'aspetto".
In questa narrazione Davide appare quindi un predestinato ; il suo destino di gloria è segnato
in anticipo da Dio, il cui Spirito riposa in modo permanente sull'eletto (cf 16,13).
Questo episodio sembra, derivare dalla tradizione profetica e resta senza legame con il
rimanente della storia : Davide infatti ; verrà unto come re, prima dai componenti della sua
tribù in Ebron (2Sm 2,4) e successivamente dagli anziani di Israele (2 Sm 5,3). L'unzione
sacra che apre la storia dell'ascesa non verrà più menzionata ; anzi secondo 17,28 Eliab
(fratello di Davide), nonostante 16,13 "in mezzo ai suoi fratelli", la ignora.
b) In 16,14-23 invece Davide arriva alla corte di Saul come menestrello, incaricato di
rasserenare con il suono delle cetra l'animo cupo di Saul (potenza della musica, ben
conosciuta della Bibbia) ; successivamente Davide diventa anche scudiere di Saul (v 2l) e a
questo titolo accompagna il re nella guerra contro i Filistei (cf 17,1 -11 ) segnalandosi in un
particolare e famoso combattimento contro Golia (17,32-53).
45
Storia di Israele
Altrove però (in 2Sm 21,20-21) si dice che il Filisteo è stato abbattuto da Gionata, nipote di
Davide.
c) Secondo una terza narrazione (17,12-34 + 17,55-18,5) Davide è un giovane pastore
sconosciuto a Saul ; va a trovare i suoi fratelli sotto le armi proprio nel tempo in cui il
campione filisteo provoca Israele ; Saul fa venire il giovane al può servizio.
Partendo da questi dati si può riassumere in questi termini l'entrata di Davide nella cerchia di
Saul : "Questo eroe simpatico e prestigioso, malgrado le sue colpe e la sua vecchiezza,
nacque a Betlemme da un certo Isai del gruppo (èleph) d’Efrata (cf Michea 5,1). Questo
villaggio sprovvisto di sorgente al limite di una zona arida, porta il nome di un antico dio
della vegetazione Lahmu. Forse è menzionato nelle lettere di Tell El Amarna ...
Allorché Saul incominciò a spingersi verso il sud e l'ovest, Davide fu uno dei primi guerrieri
che egli ebbe a reclutare (cf 1Sm 14,52) e tra i guerrieri di élite che più tardi circonderanno
costui, molti sembrano essere stati suoi compagni di giovinezza (2Sm 21,15-22 ; 23,8-39)"
(Cazelles).
DAVIDE E SAUL
- E' anche probabile che tutte le tensioni tra Samuele l'Efratita e Saul si ripercuotessero sui
rapporti tra il re e Betlemme Efrata. Un giorno che Davide era partito per una festa familiare
a Betlehem (= casa del pane) ed ebbe a prolungare il suo soggiorno, Saul sospettò un
complotto (cf 1Sm 20,24ss).
Perseguitato dal re, Davide abbandona dunque la corte di Saul e ritorna nella sua tribù : non si
ferma però a Betlemme, ma incomincia una vita di avventuriero, raccogliendo attorno a sé un
gruppo di sbandati che si danno alle razzie : "Si radunarono allora con lui quanti erano in
strettezze, quelli che avevano debiti e tutti gli scontenti ed egli diventò loro capo. Stettero
così con lui circa quattrocento uomini" (22,1-2).
Questa è una tappa importante nella vicenda di Davide : egli infatti, diventa così un soldato di
mestiere e può imparare con elementi difficili l'arte del comando.
In queste azioni di disturbo sono in parecchi ad essere molestati : i Filistei e Saul stesso. Ad
un certo punto la mania persecutoria del re si fa così intensa, che Davide è costretto a riparare
addirittura presso i Filistei, fingendosi pazzo (cf 21,14).
Si pone al servizio di un principe locale, Achìs, mantenendo tuttavia libertà di manovra grazie
alla possibilità di sfruttare la località di Ziklag, come fortezza e quartier generale.
"Che Davide si sia costituito vassallo del re filisteo durante un certo tempo non poté che far
problema alla coscienza israelita ... A Ziklag Davide poteva controllare le tribù del sud.
Questo soggiorno doveva avere la più grande importanza per la storiografia israelita. Davide
non era solo. Aveva con sé Ebiatar, superstite del massacro della famiglia sacerdotale di Nob,
sacerdote, erede lui stesso delle tradizioni del tempio di Silo in Efraim. Ziklag era nella
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Storia di Israele
regione della tribù di Simeone, nei pressi del santuario di Bersabea, dove Abramo aveva
soggiornato e onorato E1 Olam (Gn 21,33) … mentre Davide combatteva, Ebiatar poteva
raccogliere le tradizioni su Abramo ed Isacco, senza dimenticare le informazioni su Mosè che
gli trasmettevano i Calebiti venuti da Cades Barnea" (Cazelles).
- In questa posizione scomoda di dipendenza dai Filistei, Davide seppe comportarsi con
accortezza ; riuscì infatti a mantenere i contatti con la sua tribù, alla quale inviava i frutti
delle sue razzie (30, 26-31).
Al momento dello scontro decisivo in Afek troviamo un Davide opportunamente defilato o
meglio emarginato dai capi filistei (c 29) ; "fu provvidenziale per lui nel breve e nel lungo
periodo" (Cazelles).
Davide rimase a guardare l'esito delle cose aspettando il suo momento.
Anzitutto Davide esprime il suo dolore e fa il lutto per la fine violenta di Saul e le morte
precoce dell'amico del cuore, Gionata. In 2Sm 1,19-27 incontriamo il lamento funebre
intonato da Davide, preso da una fonte scritta, il "Libro del Giusto".
Si tratta di un pezzo di rara bellezza, che rivela il mondo interiore di Davide e la sua capacità
letteraria ; è chiamato "canto dell'arco". Nel latino della Vg è stato assunto e potenziato dalle
melodie gregoriane.
Poi Davide con il suo drappello di uomini si trasferisce in Ebron, una città di Giuda ed è
proprio qui che arrivano "gli uomini di Giuda" cioè esponenti qualificati della sua tribù a
riconoscerlo re e a ungerlo tale (2Sm 2,4). Si trattò di un fatto di grande importanza. Come si
è reso possibile ? Saul aveva fatto cadere ben presto il prestigio della monarchia beniaminita,
se gli anziani di una tribù consideravano cosa legittima l'unzione come re di un componente
della tribù stessa. Forse fu Davide stesso a ispirare il gesto.
- Ma Davide non si accontentava di una tribù, voleva tutto il potere sopra Israele, cioè
raccogliere l'eredità di Saul. Si frapponevano però degli ostacoli : era rimasto un erede di
Saul, un certo Isbaal (chiamato spregiativamente Isbòshet = uomo di vergogna). Il racconto ci
mostra questo figlio di Saul del tutto incapace, una semplice pedina nelle mani di colui che
era rimasto l'uomo forte del momento, Abner, il capo dell'esercito di Saul. Costui, dopo la
sconfitta, aveva trasferito l'erede a Macanaim, ma prendendosi contemporaneamente una
concubina di Saul, faceva atto di candidatura alla regalità perché nell'uso di allora le donne
del re morto passavano al suo successore.
Capita così che il popolo sia nettamente diviso in due fazioni in lotta, tra loro : "La guerra tra
la casa di Saul e la casa di Davide, si protrasse a lungo. Davide con l'andar del tempo si
faceva più forte, mentre la casa di Saul andava indebolendosi" (2Sm 3,1).
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Storia di Israele
I fatti presero una piega favorevole a Davide, in parte senza suo merito. La sua ascesa era
possibile solo con la eliminazione degli avversari e questi si dettero da fare per spianargli la
via.
Il primo avvenimento fu la rottura tra Abner, "diventato potente nella casa di Saul" (3,6) e
Isbaal. A un certo punto Abner deve essersi convinto che non era possibile fare affidamento
sul debole figlio di Saul e per questo gli conveniva mettersi dalla parte di Davide.
A tale scopo venne concordato un incontro in Ebron, dove vennero decise le modalità per far
passare le tribù del Nord sotto lo scettro di Davide. Ma le cose andarono diversamente dal
previsto, nel senso che Abner venne assassinato sulla via del ritorno da Joab, generalissimo di
Davide, formalmente per vendicare il sangue di Asael suo fratello (3,27), in realtà per il
timore che l'entrate in scena di Abner dovesse significare la perdita del posto.
Questo fatto di sangue però risultava insidioso per Davide, che correva il rischio di passare
davanti alla opinione pubblica come mandante del delitto. Per questo si dette da fare allo
scopo di rimuovere da sé ogni sospetto : organizzò solenni esequie di stato, vi partecipò
pubblicamente, intonò il lamento e pronunziò celebri parole : "Sappiate che oggi è morto un
prode in Israele" (3,38).
- "Quando il figlio di Saul seppe della morte di Abner in Ebron, gli cascarono le braccia e
tutto Isr si sentì scoraggiato" (4,1).
Ad eliminare l'erede fantoccio pensarono due individui, Recab e Baana ; "vennero nell'ora,
più calda del giorno alla casa di Isbaal, mentre egli stava facendo la siesta. Ora ecco, la
portinaia della casa, mentre mondava il grano, si era essopita e dormiva : perciò Recab e suo
fratello poterono introdursi inosservati. Entrarono dunque in casa, mentre egli giaceva sul
letto e riposava. Lo colpirono, l'uccisero e gli tagliarono la testa ; poi, portando via la testa di
lui, presero la via dell'Araba, camminando tutta la notte" (cf 4,5-7).
Dopo questo secondo colpo di fortuna la via verso la acquisizione piena del potere era
spianata. Gli anziani delle tribù del Nord vengono ad Ebron e "fanno alleanza" con Davide,
cioè lo riconoscono come re, "davanti al Signore", cioè nel santuario, e lo ungono come tale
(2Sm 5,1-5). Nella persona geniale di Davide i due blocchi delle tribù si fondono : unione
personale più che reale. "La regalità di Saul era stata una monarchia nazionale assai
insofferente delle minoranze e dei santuari locali come Nob ... quella di Davide sarà al
contrario assimilatrice e rispettosa delle tradizioni locali, avendo una sicura visione
unificatrice attorno al re e al suo Dio YHWH" (Cazelles).
Questa concentrazione del potere nella figura di Davide non poteva certo passare inosservata
agli occhi dei Filistei e sembra proprio che contro costoro, prima ancora di conquistare
Gerusalemme, Davide abbia combattuto. Si decideva la supremazia sul territorio ; il testo,
biblico accenna od un duplice scontro nella valle di Rèfaim. In questa operazione Davide non
impiega l'esercito regolare delle tribù, ma la "sua gente", cioè il drappello dei mercenario.
Riporta vittoria e costringe i Filistei a rinunciare ad ogni pretesa egemonica e a rimanere
attestati nella zona costiera (cf 5,17-25).
''Toltasi dal fianco la spina filistea, Davide pensò ad organizzare il suo stato,
dotandolo anzitutto di una città capitale ed è qui che ha espresso intelligenza politica tramite
"un'iniziativa accorta e lungimirante" (Metzger) : la conquista di Gerusalemme.
Era una roccaforte gebusea ; con uno stratagemma Davide la sottrae agli abitanti del luogo e
la sceglie come sua capitale, proprietà personale e sede della amministrazione centrale del
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Storia di Israele
nuovo stato e così diventa "la città di Davide" (cf 2Sm 5,6-12). Davide vi stabilì la sua corte
con l'amministrazione e le sue donne.
Non contento di questo, seguace della politica che congiunge insieme "trono ed altare" e fa
della religione un "instrumentum regni", Davide fece trasferire a Gerusalemme l'Arca,
richiamo alla centralità religiosa di tutto Israele, e organizzò per l'occasione grandiosi
festeggiamenti, ai quali il re partecipò in forma assai democratica (cf 28m 6).
"L'importanza che Gerusalemme godrà nella storia non è dovuta alla natura del luogo, ma alla
intelligenza e volontà di un uomo" (Noth).
"E’ stata davvero attraverso i secoli un luogo di incrocio della storia, una delle capitali morali
del mondo, un simbolo altamente evocatore. Sia dunque permesso per l'importanza del tema
aprire un excursus su "Gerusalemme, storia e simbolo".
- Il discorso biblico relativo a Gerusalemme è quanto mai fecondo : essa compare come realtà
storica nelle tradizioni narrative di Israele, essa si converte in simbolo nei testi profetici e
lirici della Bibbia.
E’ sempre stata anche dopo la tragedia del 70 dC la patria spirituale dell'ebraismo disperso
nel mondo e per il cristiano la città della Cena e della Pasqua.
"Attorno alla città-madre, la metropoli Gerusalemme, si ritrovano le tre grandi fedi
monoteistiche e tutte e tre attorno a una pietra di Sion : la pietra del Muro del Pianto è il
segno della shekinah - presenza di Dio. per Israele ; la pietra del Santo Sepolcro è il simbolo
della Pasqua cristiana ; la roccia della Moschea di Omar, da dove Maometto ascese al ciclo e
i1 segno della speranza islamica" "(Ravasi).
E’ commovente notare le attestazioni di stima e di affetto nei confronti della città da parte
dell'Isr biblico. Basti pensare ai "cantici di Sion", che la esaltano "città salda e compatta",
"casa del Signore e casa di Davide", città della giustizia, e della pace (il salmo 122 è un
canto-saluto al nome di Gerusalemme). Si pensi ai grandi testi profetici che vedono in essa il
centro del mondo, il luogo di attrazione dei popoli, la sede del raduno messianico (ad es Is
2,1-5 ; 54, 60, 66). Anche nelle tradizioni sapienziali rimane la "città amata", dove la
sapienza divina, conosce un movimento di discesa e di concentrazione (cf Sir 24). Allora
capiamo espressioni come : "Ai tuoi servi sono care le pietre di Sion e li muove a pietà la sua
rovina" (sal 102,15) oppure "Se ti dimentico Gerusalemme, si paralizzi la mia destra ; mi si
attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di
sopra di ogni mia gioia" (sal 137,5-6).
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Storia di Israele
"Il mondo è come l'occhio : il mare è il bianco, la terra è l'iride, Gerusalemme è la pupilla e
l'immagine in essa riflessa è il tempio".
"Dieci porzioni di bellezza sono state accordate dal Creatore al mondo e Gerusalemme ne ha
ricevute nove. Dieci porzioni di scienza sono state date dal Creatore al mondo e
Gerusalemme ne ho ricevute nove. Dieci porzioni di sofferenza sono state accordato dal
Creatore al mondo e Gerusalemme ne ha ricevuto nove".
Gerusalemme quindi non è solo la "civitas pulchri decoris, gaudium universae terrae" (s 48,3)
ma anche la città delle lacrime, come tutte le città e le case in cui abitiamo.
Gerusalemme è infine grande simbolo escatologico : "Vidi anche la città santa, la nuova
Gerusalemme, scendere dal ciclo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo"
(Ap 21,2).
La chiesa vi contempla il suo mistero finale : "Coelestis urbs Jerusalem, beata pacis visio,
quae celsa de viventibus saxis ad astra tolleris, sponsaeque ritu cingeris mille angelorum
millibus ... "
L'ORACOLO MESSIANICO
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Storia di Israele
Contro Edom, popolazione al sud di Giuda e acerrima nemica, non conosciamo la causa
esatta della lotta. Anche qui trattamento crudele : sterminati i maschi (cf 1Re 11,15-17). Altra
campagna militare si ebbe contro Ammon, il cui re aveva insultato gli ambasciatori inviati da
Davide a porgergli le condoglianze per la morte del padre (cf 2Sm 10). La guerra venne
affidata a Joab ed ebbe esito favorevole. Davide cinse la corona di Ammon (2Sm 12,26-31),
ne fece deportare gli abitanti e li sottomise ai lavori forzati.
- Tuttavia il culmine della storia di Davide non sono le sue imprese militari, le sue
realizzazioni politiche, la sua abilità letteraria.
Il momento vertice della sua vicenda di uomo e di credente è una promessa che Dio gli fa, è
l'alleanza del Signore con la sua dinastia.
Al di là di Davide come protagonista, si alza la Parola di Dio creatrice di storia : Natan è il
suo profeta privilegiato. 2Sm 7 è il vero centro della storia di Davide : è una pagina
eccezionale per la comprensione della Bibbia, costituisce infatti "la magna charta del
messianismo", cioè di quella corrente storica legata alla figura della dinastia davidica e carica
di speranza nell'Unto avvenire.
Il testo nella redazione attuale si presenta stratificato, cioè risente di ampliamenti e di riletture
rispetto all'oracolo originario.
"L'oracolo originario probabilmente fu breve, montato sul duplice senso della parola CASA :
edificio e dinastia ... ma questo oracolo, conciso nella sua formulazione iniziale, produce una
reazione viva nel popolo che lo riceve, creando una corrente storica ; il popolo ricettore
reagisce a sua volta, spiegandolo e arricchendolo" (Alonso).
Spinto da un sincero atteggiamento religioso, Davide progetta di costruire un Tempio, una
casa del Signore ove trasferire l'Arca che aveva ricevuto una sistemazione provvisoria e
domanda consiglio su ciò a Natan, il profeta di corte. Costui risponde positivamente
lasciandosi guidare dal buon senso religioso : che cosa c'è di meglio che costruire un luogo
per il culto divino ? Ma il Dio di Israele non è di questo avviso e spedisce il suo profeta a
ritirare l'appoggio offerto a Davide in precedenza. Non sarà il re a costruire una casa al
Signore, sarà YHWH ad edificare una casa a Davide, cioè a rendere sicura e stabile la sua
dinastia.
Per quale motivo ? Il testo lo dice espressamente : Dio rivendica la sua libertà, non è legato
ad un edificio in muratura, è un Dio in cammino con il suo popolo, non può essere fermato.
Una tenda è una dimora più consona a significare l'identità del Dio di Israele.
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Storia di Israele
Il v 13 successivo, che autorizza Salomone ad edificare un tempio, appare chiaramente
contraddittorio ed è posteriore all'oracolo primigenio. Alla promessa gratuita del Signore,
Davide fa seguire una bella preghiera di riconoscenza e di lode : in essa Davide proclama la
sua indegnità di fronte al dono di Dio e chiede che l'impegno che il Signore ha assunto si
compia ,(vv 18-29).
E' stato merito di Julius Wellhausen l'aver isolato circa un secolo fa, all'interno del
materiale relativo a Davide, un blocco letterario sostanzialmente omogeneo, rappresentato da
2Sm 9-20 + 1Re 1-2.
Si è rilevato infatti che 2Sm 9-20 viene dopo il c 8 che sappiamo essere un bollettino di
vittorie e si interrompe con un altro elenco in 2Sm 20,23-25 cui seguono appendici ; il
racconto riprende poi con l'inizio di un nuovo libro e finisce quando compare una nuova
fonte, il "libro degli Atti di Salomone" chiamato così in 1Re 11,41.
Vi sono quindi dei testi-cornice che permettono di individuare un racconto, chiamato dagli
studiosi "narrativa della successione a Davide" a indicare l'orientamento del testo.
Questa ipotesi letteraria ha incontrato molta fortuna tra gli studiosi che in essa hanno visto un
capolavoro sia dal punto di vista letterario che teologico. Afferma ad es P. Grelot : "La
storiografia israelita, inizia con un capolavoro : la storia interna del regno di Davide ... opera
di un cronista contemporaneo ... scritta molto verosimilmente sotto il regno di Salomone".
"Lungi dal voler dare una storia completa e di seguito del regno di Davide, l'autore ha scelto
alcuni episodi adatti ad illustrare il suo disegno : intende mostrare che Salomone è proprio
l'erede di Davide, che il Signore ha scelto eliminando i concorrenti reali ed eventuali.
Questa intenzione dell'autore, senza dubbio un letterato della corte, è espressa con tanta
discrezione, che si possono considerare questi capitoli un pezzo di storia profana ...
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Storia di Israele
l'obiettività apparente deriva probabilmente dal fatto che l’autore è stato testimone diretto di
alcuni avvenimenti riportati" (TOB)
E il più grande studioso di teologia dell'AT, G. Von Rad, osserva : "Nella storia della
successione a Davide la storiografia israelita si presenta, almeno dal punto di vista formale,
nel suo aspetto più compiuto. Magistrale è l'articolazione del complesso materiale in una
limpida successione di scene, brillante la descrizione dei personaggi : ma soprattutto
raggiunge qui la perfezione la tecnica dei richiami teologici inseriti nella narrazione".
- Questa ipotesi letteraria ha incontrato però anche delle contestazioni : si possono ricordare i
nomi di L. Rost, O. Eissfeldt, R. N. Whybray, E. Wurthwein. I contributi più recenti sono :
- "G. GARBINI, "Narrativa della successione" o "storia dei re" in "Henoch" 1 (1979) pp 19-
41
- F. LANGLAMET, « David fils de Jessé » Une édition prédeutéronomique de l'histoire de la
succession, "RB" 1982/1 pp 5-47
Ogni medaglia ha il suo rovescio : anche nel caso di Davide, la grandezza del
personaggio e le sue molteplici realizzazioni si accompagnano ad aspetti assai negativi della
sua vicenda umana ed a momenti assai tristi. Per il narratore biblico sembra che tutte le
disgrazie abbiano nella famiglia di Davide la loro matrice, che la tragedia domestica si
ripercuota negativamente su tutto il resto ; è difficile crederlo. D'altra parte ci manca la
documentazione per ampliare il discorso ed includervi altre cause esterne alla famiglia di
Davide.
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Storia di Israele
I cc 11-12 di 2Sm descrivono con onestà il duplice peccato di Davide : adulterio con
Betsabea, della cui bellezza il re si era invaghito, ed uccisione del marito di lei Uria (lo ha
fatto collocare in prima"linea nell'urto contro gli Ammoniti), allo scopo di legittimare
l'inserimento della donna nel suo harem, visto che era rimasta incinta.
Il comportamento criminale di Davide viene smascherato dalla Parola di Dio, mediata dal
profeta Natan ; come castigo del peccato del sovrano muore il bambino partorito da Betsabea
ed il profeta annuncia l’ avvicinarsi della "spada", emblema delle disgrazie che si
abbatteranno sulla famiglia di Davide.
A provocare la riconciliazione tra padre e figlio ci pensò l'astuto Joab, facendo abilmente
intervenire una donna saggia di Tekòa, allo scopa di indurre Davide al perdono. L'episodio è
raccontato in modo magistrale in 2Sm14 (più in generale tutto il materiale relativo alla
"narrativa della successione" è pregevole dal punto di vista formale per la caratterizzazione
psicologica dei personaggi, per la asciuttezza del dettato, per la forza dei contrasti. )
Davide non svendette il suo perdono : consentì ad Assalonne di rientrar a Gerusalemme, ma
lo costrinse anche a fare due anni di anticamera prima di riceverlo e riappacificarsi del tutto
con lui.
LA RIVOLTA DI ASSALONNE
- Con cattivo gusto si portò ad Ebron, dove Davide era stato acclamato e unto re e ne
proclamò la destituzione, preparandosi così ad entrare in Gerusalemme con l'appoggio delle
tribù del nord.
Vista la piega drammatica che prendevano i fatti, Davide decise in tutta fretta di lasciare la
capitale con il manipolo dei suoi (Cretei e Peletei) ; non consentì però che venisse prelevata
l'arca e lasciò nelle file nemiche, fingendo che fossero passati dalla parte dei congiurati, due
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Storia di Israele
suoi fedelissimi e cioè Zadok, il sacerdote, e il consigliere Cusai, allo scopo di stravolgere i
piani di Assalonne.
E" certamente il momento più triste della carriera politica di Davide.
Davide abbandona Gerusalemme, durante la fuga deve subire anche la umiliazione dei
sudditi, mentre il figlio ribelle si insedia da padrone nella capitale e, sentendo in pugno la
situazione, abusa delle concubine di suo padre, "alla vista di tutto Israele" (16,22).
- "Gli Israeliti erano fuggiti ognuno alla sua tenda" (19,9c). La situazione vedeva a quel punto
un Israele del Nord ribelle e un Davide vincitore, intenzionato a rientrare a Gerusalemme per
assumere di nuovo il comando. Fu lui stavolta a sbagliare nella scelta dei tempi.
Per realizzare il suo piano infatti sollecitò iniziativa e accoglienza da parte degli "anziani di
Giuda", cioè i responsabili della sua tribù i quali vennero a Galgala per andare incontro al re e
fargli passare il Giordano" (19,16) .
Fu un errore politico : infatti impressionò sfavorevolmente le tribù del Nord che si
considerarono escluse e non videro in Davide un "uomo super partes" capace di rappresentare
l'unità politica della nazione. La conseguenza fu che la ribellione del Nord, appena domata,
riesplose virulenta, capeggiata da "un uomo iniquo chiamato Seba, figlio di Bicrì, un
beniaminita" (20,2).
Soltanto l'eliminazione di costui, per l'intervento di un'altra donna assennata, e la consegna
della sua testa a Joab, consente alla rivolta di placarsi (cf 20,14-22) e a Davide di ristabilire in
pieno il suo potere.
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Storia di Israele
LA MORTE DI DAVIDE
Scomparso Assalonne, il problema della successione non era risolto ma solo rinviato.
L'erede uscì da un intrigo di palazzo, nel quale Davide fu più spettatore che protagonista. La
narrazione biblica lascia capire come l'avanzare degli anni si è fatto sentire nella gestione
politica di Davide, che non teneva più in pugno la situazione.
Era Adonia che avrebbe dovuto ereditare il potere per ordine di anzianità ; ne era consapevole
e fiero ed aveva dalla sua parte il generalissimo Joab ed il sacerdote Ebiatar.
Ma il principio della successione dinastica non doveva essere così pacifico e scontato, visto
che assistiamo al formarsi alla corte di Davide di un partito opposto, costituito da Benaìa,
capo dei mercenari e rivale di Ioab, da Zadok, l'altro prete funzionario di corte e da Natan,
profeta di palazzo. Costoro appoggiavano Salomone, forse il figlio che ormai Davide amava
di più, perché natogli da Betsabea, dopo la morte del primo bambino (cf 2Sm 12,24-25).
Davide dunque cedette alle pressioni di Betsabea e del partito prosalomonico, fece ungere da
Zadoq Salomone come re e gli trasmise le insegne regali associandolo al potere ; "Voi
suonerete la tromba e griderete : Viva il re Salomone ! Quindi risalirete dietro a lui, che verrà
a sedere sul mio trono e regnerà al mio posto" (1Re 1 , 34-55).
Tutto questo avveniva (perfetto tempismo) mentre Adonia e la sua fazione banchettavano
ignari, non molto distante, convinti di tenere in pugno il potere.
"Tutti gli invitati di Adonia allora, spaventati si alzarono e se ne andarono ognuno per lo sua
strada. Adonia che temeva Salomone, alzatosi andò ad aggrapparsi ai corni dell'altare" (1,49-
50).
- Così finisce il gronde combattente e politico dell'antico popolo, il "soave cantore di Israele"
in cui parlava "lo Spirito del Signore" (2Sm 23,1-2).
"L’importanza storica di Davide va al di là del suo tempo. Sebbene il grande regno da lui
fondato si disgrugasse già durante il regno di suo nipote, la sua discendenza, tuttavia, sedette
sul trono dello stato di Giuda per quattro secoli, risultando in tal modo la dinastia che,
nell'antico Oriente, riuscì a conservare il potere più a lungo di qualunque altra" (Metzger).
SALOMONE IL MAGNIFICO
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Storia di Israele
Il materiale relativo alla figura di Salomone è raccolto in 1Re cc 3-11. E' nettamente
inferiore a quello dedicato a Davide non solo quantitativamente, cioè per estensione testuale,
ma soprattutto qualitativamente, cioè per il valore storiografico. "Sembra che il personaggio
Salomone non abbia ispirato nessuno a fare del suo regno una esposizione coerente" (Noth).
Sul finire del racconto (11,41) viene citato un "libro degli Atti di Salomone", al quale l'autore
rinvia per saperne di più sulle azioni e sapienza del re. E' probabile che da questo documento
ufficiale, appartenente all'archivio di corte, il redattore stesso abbia attinto materiale, almeno
quello relativo alla lista degli amministratori e le notizie sull'attività politica, interna e
internazionale.
Una notevole importanza ha avuto senza dubbio l'archivio del tempio, per fornire dati relativi
alla costruzione, disposizione, arredamento.
Ad altre fonti è dovuta la storia finale dell'intervento del profeta Achìa.
"Sul piano archeologico siamo invece meglio informati di quello che eravamo con Davide,
sebbene anche qui i dati siano deludentemente scarsi" (Soggin).
- Ciò che emerge dalla analisi interna della sezione è il carattere eterogeneo e discontinuo di
questo racconto ; non è una narrazione ragionata e progressiva in un rapporto di causalità tra
gli avvenimenti. Fohrer parla di "raccolta varia e discontinua di materiali molto disparati. Essi
risalgono, almeno indirettamente all'archivio di corte, in parte a quello del tempio e sono
largamente attendibili dal punto di vista storico".
La narrazione su Salomone "si differenzia radicalmente da quella su Davide. Essa non
racconta più, entro l'arco teso della problematica complessa, la genesi e la evoluzione della
personalità del re e della sua potenza, ma è assolutamente statica. Essa narra ciò che c'era al
tempo di Salomone, descrive le condizioni dello stato, senza riguardo alle circostanze della
loro origine. Annota i funzionari di Salomone ; i distretti amministrativi, le fortezze e i
possedimenti del re, le sue mogli, la sua ricchezza, le sue relazioni con gli stranieri"
(Herrmann).
La parte del leone la fa il racconto della preparazione, costruzione e consacrazione del
tempio, che abbraccia i cc 5-8 in posizione centrale. Questo è l'avvenimento clou dell'epoca
salomonica e attorno a questo ruota tutto il resto.
Il racconto certamente non è pervenuto a noi nella forma primigenia, ma porta visibili le
tracce della redazione deuteronomista : si pensi, per citare solo un es alla bella preghiera di
dedicazione riportata al c 8.
Si può concludere con il giudizio di J. Alberto Soggin : "I libri delle Cronache ci offrono
come nel caso di Davide una descrizione nella quale l'interesse agiografico prende la mano
agli autori : la persona del monarca non viene più vista in termini realistici, appare come una
combinazione tra l'eroe nazionale e il santo. E' essenzialmente sapiente e dedicato alla
organizzazione del culto, del quale è, nella successione di suo padre, in buona parte il
fondatore".
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Storia di Israele
Dopo questa premessa letteraria possiamo passare in rassegna i principali aspetti della figura
di Salomone e del suo governo.
GLI INIZI
Salomone inaugura il suo regno con la stagione delle purghe, inizia con episodi di
sangue, eliminando le opposizioni.
Il fratello Adonìa, che era stato candidato alla successione, viene messo a morte (2,13-25) ; il
sacerdozio passo nelle mani di Sadoq, un nome che merita di essere ricordato come principio
di una linea sacerdotale. Mentre l'altro prete Ebiatar viene esiliato ad Anatot e risparmiato
solo perché insignito di potere sacro (2,26-27. 35).
Ioab, che tanto aveva fatto per Davide ed era uscito vincente da tante traversie, ora viene
soppresso violentemente, nonostante il suo ricorso al diritto di asilo nel santuario (2,28-35) e
così il poterà militare e l'esercito passano nelle mani di Benaìa.
Anche Simei, che aveva oltraggiato Davide in fuga da Gerusalemme, viene raggiunto dalla
vendetta : dapprima costretto a domicilio coatto e poi si approfitta della prima infrazione per
sopprimerlo (2,36-46).
Attuava certo le disposizioni testamentarie di Davide, ma non era una politica di buon
auspicio.
POLITICA ESTERA
Per due volte si dice che nelle mani di Salomone il regno "si consolidò molto" (2,12.
46b). Questo è vero ; Salomone non fece alcun tentativo di ingrandire il regno con conquiste
ulteriori. La tradizione non riporta nessuna guerra relativa a questo periodo, Salomone, che
sembra fosse negato all'ars militaris, non badò tanto ad estendere il territorio, ad allargare
l'impero, ma piuttosto a proteggerlo e difenderlo. Epoca non di espansione ma di
rafforzamento, di consolidamento.
Questo si verificò nell'esercito che venne notevolmente potenziato. Fu creato un corpo dotato
di carri da guerra : 1400 carri con 12.000 cavalli e altrettanti uomini, dal momento che ogni
carro ne portava tre (cf 10,26-28).
Sembra addirittura (se prestiamo fede a 10,28) che Salomone avesse il monopolio dei carri e
dei cavalli, poiché dominava le vie di comunicazione fra l'Egitto da un lato e la Siria e l'Asia
Minore dell'altro.
Inoltre guarnigioni vennero dislocate in punti nevralgici : esse testimoniano chiaramente il
passaggio intenzionale da una fase di conquista ad un'epoca di difesa del paese contro
attacchi dall'esterno.
Questo tuttavia non bastò a preservare la integrità territoriale dal regno : infatti già sotto
Salomone si verificano incrinature nel suo dominio, come documenta 11,14-28. Le
informazioni sono buttate lì fugacemente, ma per lo storico sono quanto mai sintomatiche.
Vengono presentati tre nemici di Salomone (i primi due sono detti "satàn" = avversari).
Un certo Hadad, principe di Edom, rifugiatosi in Egitto sotto Davide ; dopo la disfatta inflitta
al suo popolo, quasi certamente con l’appoggio di Sheshonk (945-921) della XXII dinastia,
rientra nel paese di origine e riprende in mano il potere.
Sempre sul finire del regno un altro nemico ; un avventuriere arameo di nome Razon, "prese
Damasco, vi si stabilì e divenne re. Fu avversario di Israele per tutta la vita di Salomone"
(11,24b-25).
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Storia di Israele
Sotto la pressione aramea, segnata da vitalità e indisciplina in questo tempo, l'impero
realizzato da Davide incomincia a perdere colpi. Il terzo nemico, stavolta interno, è
Geroboamo, un giovane efraimita che si era distinto per le sue capacità nella conduzione dei
lavori forzati, essendo preposto alle corvè della "casa di Giuseppe" ; ad un certo punto sotto
la pressione dei circoli profetici (cf l'episodio di Achìa di Silo in 11,29-59) si ribella al potere
centrale e ripara in Egitto. Lo ritroveremo più avanti.
- Sulla, fine del regno di Salomone dunque il complesso edificio realizzato da Davide
incominciò a disgregarsi. Molto meglio andarono le cose dal punto di vista diplomatico.
Salomone badò a tessere rapporti di buon vicinato particolarmente con l'Egitto e con la
Fenicia : "cercò di inserire il regno nel contesto della politica mondiale, aumentandone così il
prestigio" (Herrmann).
Con la potenza dei Faraoni strinse un patto suggellato da un matrimonio politico, nella prassi
di allora e di tutti i tempi "si imparentò con il faraone, re d'Egitto. Sposò la figlia del Faraone,
che introdusse nella città di Davide, ove rimase finché non terminò di costruire la propria
casa, il tempio e le mura di cinta di Gerusalemme" (3,1).
"Il faraone, re d'Egitto, con una spedizione aveva preso Ghezer, l'aveva data alle fiamme,
aveva ucciso i Cananei che abitavano nella città e poi l'aveva assegnata in dote alla figlia,
moglie di Salomone" (9,16). Questo breve idillio tra la nuova monarchia e l'Egitto deve aver
avuto come interlocutore il faraone Siamon.
Il contatto con l'ambiente egizio deve essere tenuto presente per capire l'origine della
"sapienza di corte" all'epoca di Salomone ; all'Egitto Salomone deve essersi rivolto per avere
gli scribi, necessari alla buona amministrazione.
Ai Fenici invece si è rivolto per le costruzioni. Con Tiro ci fu "un vero e proprio trattato
commerciale" (Herrmann), riguardo al quale il testo biblico dice : "Fra Chiram e Salomone
regno la pace e i due conclusero un'alleanza" (5,6). Dalla Fenicia venivano tecnici e
materiale ; notevole quantitativo di legname di cedro e di abete veniva trasportato sul mare
con zattere e Salomone lo retribuiva con l'oro e con il grano (cf 5,21-25). Non bastando i
generi alimentari, ha dovuto cedere come compenso venti villaggi della Galilea, ma a Chiram
"non piacquero" (9,11).
POLITICA INTERNA
Il periodo salomonico è passato alla storia come l'epoca aurea di Israele per quanto si
riferisce all'aspetto economico. L'idea è iscritta nel nome stesso del sovrano : Salomone è
imparentato con "shalom = pace", che in ebraico non indica solo l'assenza di guerra, ma
positivamente designa la prosperità, l'integrità, la pienezza. Salomone è il Magnifico, il
Grande.
"Davide fu soprattutto un guerriero. Salomone sarà più un malku che un sharru ... con lui va a
prevalere la sapienza diplomatica e amministrativa ... fu soprattutto un amministratore nella
linea della saggezza politica dell'Oriente" (Cazelles).
E’ nella politica interna che Salomone ha concentrato tutto il suo impegno, accrescendo il
livello di benessere con l'incremento degli sviluppi commerciali e con le grandi costruzioni.
Israele diventa una potenza marittima, tramite il porto di Elat, situato nel golfo di Aqaba :
"Salomone costruì anche una flotta in Ezion - " Gheber, cioè in Elat, sulla riva del Mar Rosso
nella regione di Edom. Chiram inviò sulle navi i suoi servi, marinai che conoscevano il mare
insieme con i servi di Salomone" (9,26-27).
59
Storia di Israele
Fitti gli scambi commerciali non solo di cavalli e di legname, ma anche di pietre preziose, di
metalli di valore ; il testo menziona la favolosa Ofir, località dell'Arabia celebre per la qualità
del suo oro (cf 9,28).
- Salomone ha organizzato il suo regno sul modello degli stati orientali contemporanei,
tramite una efficiente ma anche costosa amministrazione centrale con responsabili per i vari
settori (cf 4, 1-6).
Il territorio era diviso in distretti in numero di dodici, ciascuno dei quali aveva a capo un
prefetto - ispettore che governava a nome del re e riscuoteva le imposte. Ogni distretto a
turno era incaricato di provvedere alle spese della corte (cf 4,7 ; 5,2-3).
Ricchezza e denaro quindi circolavano abbondantemente ; la prosperità si esprime anche nel
linguaggio delle immagini, nascono frasi che poi passeranno in proverbio : "Giuda e Israele
erano numerosi come la sabbia del mare e mangiavano e bevevano allegramente" (4,20).
"Ognuno stava sotto la propria vite e il proprio fico" (5,5).
"Salomone riedificò Ghezer, Bet-Coron inferiore, Baalat, Tamar nel deserto del paese e tutte
le città di rifornimento che gli appartenevano. Le città per i suoi corri, quelle per i suoi cavalli
e quanto Salomone aveva costruito in Gerusalemme, nel Libano e in tutto il territorio del suo
dominio" (9,17-19). Il testo allude alle celebri scuderie salomoniche, un esemplare delle quali
si incontra forse negli scavi archeologici di Megiddo.
IL TEMPIO SALOMONICO
E' senz'altro l’opera più celebre cui Salomone ha legato il suo nome, come del resto
attesta l’ampiezza del dettato biblico.
E’ indubbio un atteggiamento - spirito religioso in questa impresa, anche se non appartiene a
Salomone la splendida preghiera di dedicazione che il redattore dtr gli mette sulle labbra in
1Re 8.
E' altrettanto indubbio un calcolo politico di strumentalizzazione della religione, come del
resto, si era comportato Davide con il trasferimento dell'Arca.
Il tempio edificato in Gerusalemme non presentava una architettura originale, non aveva
nulla di straordinario rispetto ai templi di Egitto e Fenicia, ma ripeteva un modello
standardizzato che ritroviamo in tutto l'Antico- Medio Oriente.
"E’ praticamente impossibile oggi, sulla base dei dati offerti dalla BH ricostruire l'aspetto
esterno e interno del tempio, i dettagli della sua costruzione e della sua struttura, anche se la
sua topografia è sufficientemente nota" (Soggin).
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Storia di Israele
- Il Tempio antico era concepito come un edificio di tre vani :
a) una cella oscura riservata alla divinità (sacrario). In Grecia è l'adyton, in Israele è chiamata
"debir" oppure "Santo dei Santi" e conteneva l'arca dell'alleanza, il cui coperchio prende il
nome di "Ka/Ippòret = propiziatorio". Sopra di questo vi erano due cherubini con le ali
aperte, da cui l'espressione : "YHWH che siede sui cherubini". L'arca era intesa come luogo
della presenza del Signore in mezzo al suo popolo, sia "trono di YHWH", sia "sgabello del
suoi piedi".
b) Il secondo ambiente è una sala intermedia, chiamata in greco "naos" e in ebraico "hekal".
La BC traduce con "navata", porta anche il nome di "Santo", cioè spazio sacro, riservato ai
sacrifici e ai sacerdoti. Vi si trovava l'altare dell'incenso, l'altare dei sacrifici e la tavola con
i"pani dell’ offerta".
Il Santo dei Santi era rialzato di 2,5 m rispetto all'aula, vi si accedeva quindi tramite gradini
ed era separato dal "velo del tempio"
c) L'ambiente più esterno è l'atrio, in greco "pronaos = ciò che sta davanti al tempio" e in
ebraico "oulam". Vi si trovavano l'altare degli olocausti e il "mare di bronzo", che era un
ampio catino per le abluzioni dei sacerdoti.
Bisogna tuttavia sapere che c'è stata una evoluzione nella comprensione e nella utilizzazione
degli ambienti, allorché si passa dal "primo" al "secondo tempio", cioè dal tempio salomonico
a quello postesilico.
L'intero edificio (secondo Herrmann) misurava 35m di lunghezza, 10 di larghezza e 15 di
altezza ; per quei tempi era una costruzione imponente e per Israele motivo di vanto.
Per la descrizione del tempio cf 1Re 6 ; per il NT cf Ebr 9,1-10. In De Vaux, Istituzioni,
questa struttura è presentata alle pp 311 - 328.
- L'importanza del tempio nella storia di Israele è eccezionale ; tra alterne vicende è stato il
centro spirituale dell’ebraismo per un millennio, potrebbe essere preso come "filo rosso" per
l'intere vicenda dell'Israele biblico.
Al tempio è legato il culto, il sacerdozio, la preghiera di Israele con la composizione e la
recita dei salmi, i pellegrinaggi con i "cantici delle ascensioni" ad essi legati (salmi dal 120 al
134).
Si formerà una "teologia del tempio" che troverà il suo compimento nel NT.
La predicazione dei profeti, nella sua libertà critica, attaccherà anche questa sacra istituzione
(cf Mich 3,9-12 ; Ger 7,1-15) : il "segno del tempio" non è automatico, cioè non comporta
una presenza magica del Signore nello spazio sacro quale garanzia di sicurezza, al contrario è
la fedeltà all'alleanza la condizione per godere della presenza del Signore nel suo santuario.
Del tempio salomonico nulla è rimasto.
LA SAPIENZA DI CORTE
Il tema della sapienza, è una sottolineatura evidente del racconto biblico su Salomone.
In 1Re 3 viene raccontato il sogno di Gabaon e la preghiera del nuovo sovrano a Dio per
conseguire il dono della sapienza : "Concedi al tuo servo un cuore capace di ascoltare, perché
sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (v 9). In 5,9-14
viene illustrata la "sapienza enciclopedica" del re e delle varie forme in cui essa si è
manifestata : arte del governare, grandi costruzioni, versatilità, capacità letteraria. Il tenore
del testo è senz'altro enfatico, la pagina però lascia intuire l'inserirsi di Isr nella cultura del
tempo.
61
Storia di Israele
Infine 10,1-13 racconta la visita a Salomone della regina di Saba "per metterlo alla prova con
enigmi".
Salomone passerà alla storia come prototipo del saggio e quale padrino del genere sapienziale
(gli vengono attribuiti Pr, Ct, Qoh, Sap) ; questa tradizione non può essere stata inventata di
sana pianta, ma ha senz'altro un fondamento storico. Salomone è stato una persona colta e
capace, anche se "globalmente considerato non era una personalità espansiva e creatrice come
Davide" (Herrmann).
- L'accento però sulla sapienza di Salomone non evidenzia solo una caratteristica del sovrano,
definisce anche l'indole di un'epoca ; dice cioè qualcosa dell'ambiente culturale nuovo che si
respira in Gerusalemme a partire dai due centri della "intellighenzia" di allora, il tempio e la
corte. Ecco perché si parla di "illuminismo salomonico".
^ Bisogno di raccogliere e compilare le antiche tradizioni orali, sia quelle di tipo narrativo, sia
il patrimonio della sapienza tribale (passaggio della sapienza popolare alla saggezza di corte).
Nascono in quest'epoca le prime storie scritte : racconto della "ascesa di Davide", "narrativa
della successione", "storia sacra jahvista" ; le prime compilazioni sapienziali (cf Pr 10,1 e
25,1).
"Ciò che più conta in questa civiltà salomonica è la nascita di una letteratura, donde uscirà le
Bibbia" (Cazelles).
E' anche questo mecenatismo ante litteram che ha procurato e Salomone la fama di saggio, di
cui gode all'interno della Bibbia.
^Attitudine a delineare vasti contesti storici, capacità di descrivere e dominare empi archi di
storia in quadri coerenti. "Nel momento stesso in cui nasceva e si sviluppava la monarchia,
Israele inaugurava una fase nuova della sua storia, intellettuale e religiosa, marcata dalla
nascita e dallo sviluppo della storia" (Gibert).
^Crescita teologica : mutamento nel modo di intendere la presenza e la attività di Dio nella
storia. Si registra una diminuzione della mentalità sacrale, una interpretazione più esigente
dell'opera di Dio nella vicenda umana. La presenza-provvidenze di Dio è colta negli
avvenimenti e nelle persone, nella trama ordinaria dei fatti, dietro le quinte ; incomincia ad
apparire il "modello antropologico" (cf testi come 1Sm 16,14 ; 2Sm 5,10 ; 17,14 ; 1Re 12,15)
62
Storia di Israele
riconosciuti che come culto di angeli del Signore, subordinati a lui e suoi messaggeri nelle
parole teofaniche tradizionali. Il Dio guerriero delle tribù doveva essere considerato come il
solo Dio nazionale, il cui trono era ora nel tempio di Gerusalemme ...
L'arte di costruire una scena psicologica e drammatica sopra un dato storico fa parte delle
sapienza di questi scribi a base di esperienza".
LE OMBRE
Nonostante il tono elogiativo della narrazione, sgusciano dal racconto su Salomone gli
aspetti negativi del personaggio, i suoi limiti.
Il testo mostra comprensione circa il "culto sulle alture" praticato dal re, che potrebbe rivelare
un sincretismo religioso nella figura di Salomone (cf 1Re 3,2-3) ; è assai severo nei confronti
del vasto harem di Salomone, una specie di "don Giovanni" impenitente (si veda 11,1ss).
Salomone è passato nella tradizione anche come il saggio fuorviato dalle donne straniere, di
cui ha sfruttato non solo l'amore ma anche le rispettive divinità e ciò viene visto come causa
della dissoluzione del suo regno (cf Sir 47,19).
Questo giudizio morale negativo è però posteriore a Salomone, riflette una sensibilità
successiva, quella della redazione dtr dell'opera. Che Salomone amasse parecchie donne e di
altri culti non deve aver fatto molta impressione al suo tempo.
- Più pesante il giudizio sulla politica fiscale di Salomone. Lo splendore dell'epoca ha avuto
la sua pesante contropartita nello sfruttamento cui il popolo è stato sottoposto, Salomone si è
comportato come un "faraone domestico".
Certo "come a Ugarit, la richiesta di lavoro (requisizione) è un dato normale delle monarchie
del tempo e il 'diritto del re' (1Sm 10,25) messo da un testo profetico sulla bocca di Samuele
(8,11-17) non fa che evidenziare questa possibilità di requisizione ... il notabile e i suoi
divengono 'servi del re' e i Deuteronomisti chiameranno più tardi questo tipo di società a
modello faraonico 'casa di schiavitù' ...
Non si può dire, malgrado l'apparizione del commercio su larga scala alla fenicia, che la
società salomonica sia già una società classista. La tensione si manifesta tra la corte e la
campagna o piuttosto la provincia. Il popolo del paese non è diviso tra proprietari e servi.
Tutti fanno corpo perché tutti abitano in città più o meno vaste e tutti vanno a lavorare fuori.
Ma tutti sentono il peso della amministrazione centrale e le sue esigenze. Perciò l'opposizione
si tradurrà in rivolta delle tribù" (Cazelles).
- Circa la pressione fiscale e la requisizione obbligatoria i testi sono divergenti : 1Re 5,27
parla di un reclutamento di "tutto Israele", mentre 9,15-22 accenna alla popolazione non
israelitica dei vecchi stati cananei ridotta in schiavitù e impegnata a produrre per il re.
E' più probabile la prima informazione : "I sudditi venivano costretti a servizi di corvée per la
costruzione degli edifici regi. Questo obbligo non riguardava certamente soltanto la
popolazione cananaica, bensì anche gli Israeliti, sebbene più tardi si sia tentato di contestare
questo imbarazzante particolare" (Fohrer).
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Storia di Israele
- Possiamo chiudere a questo punto lo studio della figura e dell'epoca Salomonica ; il
racconto biblico assegno al regno salomonico la stessa durate di ciclo di Davide :
quarant'anni e chiude la narrativa su Salomone con una pagina di derivazione profetica, che
preannuncia la spaccatura del regno, cioè l'oracolo di Achìa di Silo a Geroboamo
accompagnato da un gesto simbolico, la scissione del mantello.
"Salomone si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide ; gli succedette
nel regno il figlio Roboamo" (11,43).
Così fa anche 2Cr 9,30.
Per la figura di Salomone nella tradizione biblica si può consultare il "libro dei padri", cioè il
Siracide 47,12-23.
Nel Vangelo agli occhi di Gesù la meravigliosa bellezza del giglio dei campi supera tutto lo
splendore di Salomone (Mt 6,29) e la figura umile del Figlio dell'uomo è ben più di Salomone
(cf Mt 12,42).
Cosa succede in Israele alla morte di Salomone ? Gli avvenimenti dolorosi che si
svilupparono, determinando un nuovo corso della storia biblica, vengono narrati in 1Re 12.
Sappiamo che Salomone aveva un harem considerevole, eppure dei suoi figli non conosciamo
che Roboamo, nato negli ultimi anni di Davide. Costui all'età di 45 anni si prestava ad
assumere il potere quale erede legittimo, ma le cose non filarono così lisce.
Roboamo fu subito riconosciuto re dalla sua tribù, quella di Giuda, ma non dalle tribù del
Nord, le quali, tramite i loro rappresentanti, chiesero un incontro e confronto con il nuovo re,
prima di esprimergli assenso e sottomissione. Ciò dice da una parte come la dinastia davidica
non era affatto un dato scontato per la globalità del popolo e apre d'altra parte uno spiraglio
sulla concezione israelitica del potere politico, che non ha un valore assoluto, ma deve
ricevere un riconoscimento del basso.
Davanti alla richiesta di chiarimento inoltrata dalle tribù del Nord, Roboamo si comportò
inizialmente con saggezza, accettando che il luogo dell'abboccamento non fosse
Gerusalemme, ma Sichem, località carica di memoria per i gruppi del Nord, e lì trovò
svolgimento un'assemblea che sarebbe passata alla storia.
- Gli interlocutori sono : da una parte Roboamo e il suo partito e dall’altra gli esponenti delle
tribù del Nord, capeggiati da Geroboamo, persona di rilievo, perseguitata - come sappiamo -
dal potere salomonico (cf 1Re 11,26-28). "Si vorrebbe sapere di più sopra questa assemblea :
Geroboamo era stato convocato dall'opposizione, oppure non è entrato in scena che dopo la
vittoria ? E' più verosimile questa seconda alternativa" (Cazelles).
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Storia di Israele
Il racconto narra di una duplice consultazione effettuata dal re. Il primo dialogo lo ebbe con
gli anziani, uomini di esperienza, che avevano conosciuto le ristrettezze e la precarietà
dell'epoca davidica prima di godere del benessere salomonico ; questi consigliarono a
Roboamo di venire incontro alle richieste ragionevoli inoltrate dal Nord.
Diametralmente opposto invece fu il parere espresso dai "giovani", coetanei di Roboamo, i
figli del boom salomonico : proposero un giro di vite, un inasprimento ulteriore della
pressione fiscale.
Cazelles commenta così : "In quella occasiona si affrontarono i vecchi consiglieri e la nuova
scuola, rappresentata dai giovani camerati del re, educati nella ideologia monarchica dalle
scuole degli scribi : le decisioni del re sono un oracolo che non ammette critica (Pr 16,19)".
- Roboamo "stoltezza del popolo e privo di senno" (Sir 47,23), seguì il parere dell'elemento
giovanile, trattò con asprezza e disprezzo Geroboamo e il popolo venuti a ricevere la
risposta : "Il mio mignolo è più grosso dei fianchi di mio padre. Se mio padre vi caricò di un
giogo pesante, io renderò ancor più grave il vostro giogo ; mio padre vi castigò con fruste, io
vi castigherò con flaggelli" (12,10-11).
Questo comportamento politico dissennato fu la causa della ribellione da parte dell'Israele del
Nord, le cui tribù non si sentirono più vincolate alla monarchia davidica, vollero recuperare la
loro autonomia ed espressero questo loro proposito con una metafora legata alla esperienza
libera del nomadismo : "Che parte abbiamo con Davide ? Non abbiamo eredità con il figlio di
Iesse. Alle tue tende Israele ! E tu Davide pensa alla tua casa" (12,16).
"Israele si ribellò alla casa di Davide fino ad oggi" (12,19).
LA POLITICA DI GEROBOAMO
Anch'egli si è servito della religione come forza politica, per consolidare la sua posizione gli
fu necessario creare un contraltare rispetto al Tempio e al suo sacerdozio. Il narratore biblico
non nasconde questa intenzione : "Se questo popolo verrà a Gerusalemme per compiervi
sacrifici nel tempio, il cuore di questo popolo si rivolgerà verso il suo signore, versò
Roboamo, re di Giuda" (12,27).
Perciò adotta alcuni provvedimenti :
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Storia di Israele
^ Valorizza e potenzia come centri di culto due santuari locali ben presenti nella tradizione
religiosa del Nord e situati alle estremità del territorio : Betel e Dan.
^ In essi fa piazzare due vitelli d'oro. Il racconto attuale interpreta l'episodio come apostasia,
pratica idolatrica, come una riedizione della scena del vitello d'oro nel deserto (interessante è
rilevare la stessa espressione in Es 32,4 e 1Re 12,28).
In realtà i due tori erano soltanto piedistalli della presenza di YHWH : il culto in immagini
nello stile cananeo soddisfaceva maggiorente la religiosità popolare rispetto al culto
aniconico di Gerusalemme. "I due vitelli non dovevano essere strettamente parlando due
idoli. Il toro, simbolo di potenza e di fecondità era l'animala sacro a Baal raffigurato
comunemente in piedi sul dorso dell'animale" (Grelot).
Questo fatto passa comunque nella tradizione biblica come il peccato originale di Israele" e
Geroboamo diventa il prototipo in negativo dei sovrani, l'inizio di un processo irreversibile di
corruzione religiosa.
^ Per una legge universale di fenomenologia religiosa, allorché si crei un luogo di culto, viene
anche costituito il personale per custodirlo e gestirlo ; una delle funzioni del sacerdote infatti
è quella di essere custode del santuario.
Cosi si è comportato anche Geroboamo : "Egli edificò templi sulle alture e costituì sacerdoti
presi dal popolo, i quali non erano discendenti di Levi" (12,31). Per il narratore, che legge i
fatti in un'ottica giudaica, si tratta evidentemente di un sacerdozio illegittimo ; per
Geroboamo significava vincolare maggiormente al nuovo stato il personale del culto.
^ Nella stessa linea alternativa a Gerusalemme si colloca un altro provvedimento :
"Geroboamo istituì una festa nell'ottavo mese, simile alla festa che si celebrava in Giuda"
(12,32). Siccome l'anno incominciava in primavera, l'ottavo mese corrisponde quindi a
ottobre : si tratta quindi della festa autunnale del raccolto, che prende il nome di "festa delle
Capanne".
Però, alla luce del passato delle tribù, la divisione politica è solo un ritorno allo stato
precedente, quello della anfizionia israelitica con due blocchi distinti al Nord e al Sud,
unificati dal sentimento di appartenenza etnica e soprattutto dal riconoscimento della stessa
divinità nazionale, YHWH. Questa unità rimane, nonostante la rottura politica. Soltanto
l’emergenza filistea prima e la forte personalità di Davide erano riuscite a fondere in un
progetto politico unitario le aspirazioni libertarie delle tribù. Venuto meno quel tessuto
connettivo, si ritorna alla situazione di un tempo.
- Meno ancora si può parlare di "scisma religioso" : giudicando globalmente le cose, non si
può dire che Geroboamo abbia voluto introdurre una nuova religione ; se avesse voluto fare
questo, tutti, popolo e sacerdoti gli sarebbero saltati addosso : Creò dei santuari a scopo
politico, esattamente come si erano comportati Davide e Salomone.
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Storia di Israele
Poiché la maggioranza dei sacerdoti, che serviva nei santuari del regno settentrionale, era
fuggita a Gerusalemme, attratta dalle migliori condizioni economiche che offriva il tempio,
Geroboamo si vide costretto a istituire nuovi sacerdoti presi direttamente dal popolo.
- Ad ogni modo a partire dalla morte di Salomone, la vicenda biblica diventa la "storia di
Israele e di Giuda" (titolo dell'opera di Castel). Due frazioni politicamente, culturalmente,
religiosamente autonome, pur nella condivisione dell'unica fede. Politicamente i due stati
sono "fratelli-coltelli", cioè in perenne contesa tra loro : "durante due secoli il vero erede
politico di Davide è il regno del Nord, che comprende almeno dieci tribù con una parte di
Beniamino" (Cazelles).
Si odiano cordialmente e si fanno le scarpe a vicenda : "ci fu guerra continua fra Roboamo e
Geroboamo" (14,30). "Ci fu guerra fra Asa e Baasa re di Israele, per tutta la loro vita" (1Re
15,16).
Avremo di conseguenza due entità diverse da prendere autonomamente in considerazione.
^ Anche culturalmente conducono una esistenza autonoma : è innegabile che anche al Nord
hanno continuato ad essere trasmesse le antiche tradizioni, furono compilate delle opere,
l'ebraico settentrionale conobbe una sua evoluzione. Spesso non si tiene abbastanza presente
questo fatto, quando si guarda alla Bibbia come prodotto fortemente unitario.
^ Religiosamente conoscono uno sviluppo autonomo le tradizioni veicolate dai rispettivi
blocchi di tribù : la frazione Nord approfondisce i temi dell'Esodo e dell'Alleanza, il Sud
elabora i temi di Gerusalemme, del Tempio e del messianismo. Il profetismo classico vedrà la
luce nel regno del Nord con Elia ed Eliseo (IX secolo) per poi passare in Giuda e conoscere il
periodo del massimo splendore (Isaia, Geremia Ez e DtIs). Vedremo che i due affluenti ad un
certo punto confluiranno insieme a determinare un solo fiume culturale e religioso, quello
inalveato nella Bibbia.
Fedeli al nostro metodo, che consiste nel far precedere ad ogni segmento di storia di
Israele, l'analisi critica della fonte corrispondente, prima di addentarci nello studio della
vicenda del popolo della Bibbia a partire dallo scisma del 932/1 all'esilio, vogliamo
identificare lo spessore storico dei libri dei re.
I libri dei Re (dei "Regni" secondo la titolatura della LXX che include in questo nome anche
1e 2Sm), continuano, come dice il nome, la storia della monarchia, cominciata con Saul e con
Davide, e la portano sino alla catastrofe di entrambi i regni ; infatti l'ultimo capitolo
dell'opera (2Re 25) parla della caduta di Gerusalemme e dell'esilio babilonese.
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Storia di Israele
Se il tempo dei Giudici e di Davide-Salomone costituisce il movimento ascendente, l'epoca
dei re che vede consumarsi la tragedia nazionale, funziona da anticlimax, rappresenta la
parabola discendente.
- Il racconto cerca di condurre avanti parallelamente la storia dei due regni con un
procedimento che potremmo chiamare " a zig zag". "Questo rende abbastanza difficile la
lettura, che andrebbe fatta tenendo sott'occhio la tavola cronologica dei re che si sono
succeduti nel nord e nel sud" (Cortese).
La narrazione rivela una aritmetica elementare della storia : vengono menzionati 19 re al
Nord e 19 al Sud, benché il regno di Giuda duri molto più di un secolo del regno di Israele
(oltre il 721 data della caduta di Samaria fino al 586).
La differenza più seria è che Israele (regno del Nord), allontanandosi dalla linea davidica, in
poco più di due secoli cambia ben otto volte dinastia, mentre al Sud si mantiene al potere la
casa di Davide e le cospirazioni, che non mancano, cambiano tutt’al più un membro
all'interno della stessa famiglia dinastica. Appare subito da questo semplice dato il progetto
teologico di questa storia : la promessa fatta dal Signore a Davide (ricordare 2Sm 7) si
dimostra vera. Dio è fedele al suo impegno verso la casa di Davide e questo viene ricordato
ed esaltato in particolari momenti drammatici, allorché la dinastia si salva miracolosamente
per l'intervento divino.
L’orizzonte narrativo è sempre ristretto ai due regni divisi ; la scena internazionale, cioè lo
scacchiere medio-orientale in cui Israele è collocato, appare di sfuggita, solo per le
interferenze con il caso Israele. Manca dunque al redattore una visione d'insieme, la capacità
di situare la storia nazionale in un contesto internazionale ; o per carenza di informazione o
per difetto di interesse o per principio. Soprattutto è assente la motivazione complessa di
molti fatti narrati. La costruzione della storia è per lo più una giustapposizione di dati, senza
connessioni causali.
- E’ visibilissima nel racconto la presenza di uno stesso schema, che si ripete in modo
identico a base di formule stereotipe :
^ x figlio di y salì al trono di Giuda/Israele nella città di ...
^ l'anno a del regno di x re di Israele/Giuda
^ aveva x anni quando salì ai trono e regnò x anni
^ sua madre si chiamava ... figlia di ... (questo solo per Giuda) a questo punto vengono
inserite le informazioni specifiche con una valutazione morale del regno ...
^ per ulteriori dati su x si consultino le Cronache/Annali di ...
^ gli succedette sul trono alla morte in ... o meglio " x morì e lo seppellirono in ... gli
succedette N"
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Storia di Israele
adatto, l’autore stesso entra in scena per dire la sua, per interpretare i fatti dal suo punto di
vista (cf 2Re 17 per la caduta di Samaria).
Questi discorsi si distinguono per lo stile retorico inconfondibile e per la loro dottrina
semplificata. Essi risentono della redazione deuteronomistica dell'opera.
cf E. CORTESE, Lo schema deuteronomistico per i re di Giuda e di Israele, in "Biblica" 56
(1975) pp 37-51
"La storia dei re non è narrata in modo molto interessante. Il resoconto segue uno schema
fisso, in cui vengono inserite poche notizie sui singoli sovrani. L'autore si sofferma invece
sulle storie dei profeti" (Cortese).
- Anche nel caso dei libri dei re siamo davanti ad una storiografia religiosa non ad un
resoconto scientifico dei fatti narrati. Questa storia è governata da un principio teologico
totalizzante : quello dell'alleanza. Di che si tratta ?
Il parametro, il criterio con cui vengono giudicati re e regni è quello della fedeltà o meno al
patto e alle sue esigenze. I meriti politici, militari o diplomatici, diventano secondari e
irrilevanti rispetto alla testimonianza di fedeltà alla Legge nell'esercizio del governo da parte
dei sovrani.
La fedeltà al patto comporta concretamente la osservanza del decalogo, in particolare del
"primo comandamento" quello della "gelosia di YHWH" che esclude ogni, culto idolatrico, e
del secondo, quello relativo al divieto delle immagini, che proibisce qualsiasi raffigurazione
della divinità o degli idoli.
- C'è di più : l’esigenza di un ritorno all'alleanza e alle sue esigenze ha comportato nel corso
del VII secolo (anno 622) l'adozione di un provvedimento concreto : la centralizzazione del
culto in Gerusalemme, nel Tempio, la distruzione dei santuari locali e la destituzione dei
rispettivi preti di provincia (cf Dt 12 e 2Re 22-23). Questo principio viene fatto
anacronisticamente funzionare in senso retroattivo.
"L'autore prende il risultato finale, la unificazione del culto, e lo erige a criterio di
interpretazione e valutazione della storia precedente" (Alonso).
- Finora abbiamo espresso un giudizio sincronico dell'opera ; se ora passiamo alla diacronia
del testo, ci accorgiamo che il materiale confluito nel libro dei re è eterogeneo. Il redattore, ha
utilizzato e rielaborato fonti a lui precedenti.
Per passare in rassegna i documenti che sono stati usati per scrivere la storia dei re possiamo
seguire M. Noth, che li suddivide in due gruppi : le leggende profetiche e gli atti dei re di
Giuda e di Israele.
^ Le leggende profetiche : Il termine non deve essere inteso nel senso negativo di "favole" ma
nella etimologia della parola : "ciò che si può o deve leggere riguardo ai profeti". Si tratta di
racconti su profeti anteriori alla redazione dt, inseriti dal redattore "soprattutto per
sottolineare, nella sua ottica teologica, il destino del regno del Nord" (Cortese).
Si può ricordare il "ciclo di Elia", quello di Eliseo, la narrativa su Isaia ; ciascuno di essi è
oggetto di studio nel corso sui Libri profetici. Qui basti osservare come per il redattore
69
Storia di Israele
biblico la storia non è fatta solo dai re e dal loro governo ( = potere politico), ma accanto alla
istituzione c'è il carisma : comprimari nel dramma di Israele sono anche i profeti con la loro
vita e la loro parola.
^ Gli Atti dei re di Giuda e di Israele : "Queste fonti-base, citate rispettivamente 15 e 17 volte
(sempre alla conclusione dei singoli episodi di regno), non sarebbero documenti ufficiali, ma
racconti elaborati in base a vari documenti " e ad altro materiale. Da essi il redattore deduce i
dati cronologici che costituiscono l'ossatura della sua storia, unitamente ad altre informazioni
sulle gesta dei vari re. Anche le notizie che riguardano episodi cultuali avvenuti nel regno di
Giuda potrebbero essere state desunte da queste ipotetiche fonti.
In ogni caso, ciò che conta è vedere chi e come ha amalgamato i racconti nell'opera
omogenea, che oggi abbiamo di fronte" (Cortese).
Per la cronologia del periodo dei re (le date segnalate dall'opera fanno talvolta problema per
la loro apparente contraddittorietà) si può consultore sempre di V. Pavlovsky unito ad E.
Vogt un importante articolo in "Biblica" 45 (1964) pp 321-347
Questo periodo è anche il più ricco di dati extrabiblici che segnalerò puntualmente : si
possono citare subito gli "Annali Assiri" e la "Cronaca Babilonese". Il suolo stesso di Israele
e di Giuda ci ha conservato dati epigrafici ed archeologici di estremo interesse.
b) Il testo come realtà letteraria : a questo livello l'interesse è posto sugli aspetti formali
dell'opera. E’ un libro scritto bene o male ? Lo stile del dettato, l'arte compositiva.
A questo riguardo si può consultare :
B. O. LANG, 1Kings, with an Introduction to Historical Literature, Ed. Grands Rapids
(Michigan) 1983 .
E' il volume IX di una importante collana prevista in 24 tomi dal titolo : The Forms of the
Old Testament Literature = FOTL
c) Il livello della comprensione teologica : la storia dei re come storia di salvezza, quale
rivelazione progressiva del disegno di Dio su Israele. Si ricordi che il periodo dei re è
caratterizzato dalla esplosione del movimento profetico : re e profeti si incontrano e si
scontrano, fanno storia e interpretano la storia.
Il libro dei Re come prodotto della fede di Israele, della sua forte coscienza religiosa.
- Dopo questa nutrita premessa è possibile passare in rassegna questo teso arco di storia. Non
percorrendo in dettaglio le vicende dinastiche del Nord e del Sud sia per mancanza di tempo,
sia perché non risulta necessario a livello del nostro studio ; ci concentreremo su alcuni
70
Storia di Israele
episodi maggiori. Del resto lo studio successivo dei Libri profetici costringerà a rivangare il
materiale della storia di Israele e a ripescare parecchi dati.
Come osservazione iniziale si può dire con Cazelles : "Il regno di Israele e la cultura
israelitica è rappresentata dal regno del Nord. Gerusalemme erediterà tutto questo solo dopo
lo caduta di Samaria nel 722. Ma durante tutto un periodo, Gerusalemme accetterà la
supremazia della sua rivale. Ai tempi di Atalìa, è Gerusalemme la scismatica, mentre
Samaria, purificata crudelmente dal re Jehu" è la ortodossa".
In altri termini : dal punto di vista politico fa più storia il Nord che il Sud nonostante la
dinastia davidica al potere.
Secondo il testo biblico solo Giuda fu interessato alla incursione, ma abbiamo in questo caso
una fonte extrabiblica che integra la testimonianza della Scrittura : è la iscrizione del farsene
Sheshonk (così è chiamato nel documento egizio) in Karnak, nel tempio di Ammon. Questa
iscrizione era già stata trovata da Champollion, l'interprete della lapide di Rosetta, colui che
svelò al mondo il segreto dei geroglifici, però non riuscì ad interpretarla a motivo della
disposizione enigmatica dei caratteri.
Soltanto in tempi recenti (anno 1956) è stata decifrata : il professor MAZAR intuì che la
successione dei geroglifici seguiva un andamento "bustrofedico" ( = movimento del bue
quando ara).
Secondo questo testo egizio l'invasione non interessò solo il regnò di Giuda, ma anche
diverse località del regno del Nord (ad es Megiddo), che vennero sistematicamente depredate
e distrutte.
Dopo il lungo regno di Geroboamo (22 anni), il Nord conosce sotto i suoi discendenti
un periodo di instabilità e travaglio politico in continua frizione con il Sud : "Ci fu guerra fra
Asa e Baasa, re di Israele per tutta la loro vita" (15,16).
La dinastia infatti di Geroboamo l’Efraimita è soppiantata da Baasa della tribù di Issacar, che
in maniera violenta prende il potere in Tirza (cf 1Re 15,27-29) ma non riesce a conservarlo a
lungo.
- La situazione migliora con l'avvento al trono di OMRI (885-874) : egli conquista il potere
con un colpo di stato (opponendosi al rivale Zimri) e lo consolida dopo una lunga ed aspra
guerre civile, a cui accenna il testo biblico in 1Re 16,15-22.
Benché il giudizio del narratore col suo solito stampo religioso, sia pesantemente negativo,
Omri è stato politicamente un grande sovrano, fondatore di una dinastia rispettata dallo
71
Storia di Israele
straniero ; anche dopo la caduta della sua dinastia, il paese continuerà ad essere chiamato
negli Annali Assiri come "Bit-Humri = Casa di Omri".
Ha difeso i confini ed ha ampliato il regno, estendendo la sua sovranità su una parte di Moab.
La sua figura è legata anche al trasferimento della capitale da Tirza (il nome significa
letteralmente "la bella, la leggiadra" cf Ct 6,4), che era rimasta bruciata e distrutta dalla
guerra civile a Samaria. Secondo il racconto biblico il nome dato alla nuova città proviene da
"Semer", il proprietario del colle (16,24). In realtà la etimologia è diversa : nel termine
risuona il verbo "smr", che significa difendere, proteggere. La città prende nome dalla sua
posizione strategica : è collocata sopra un colle alto circa 440m in una posizione difendibile.
- Ad Omri succede il figlio ACAB (874-853) di cui il racconto biblico si occupa in 16,29-34
e successivamente nel ciclo di Elia.
Acab ha completato la costruzione e soprattutto la fortificazione di Samaria, tanto che potrà
essere conquistata dagli Assiri soltanto perché stretta nel morso della fame.
Proseguì la politica paterna anche nella difesa del vasto regno, specialmente contro il pericolo
assiro. Sappiamo di tre guerre di Acab contro gli Aramei e di un conflitto con l'Assiria.
Religiosamente il regno di Acab sogna un'epoca di decadenza per lo jahvismo che minaccia
di soccombere sotto l'assalto del baalismo, la religione di Canaan. L'aggressione del baalismo
si è fatta più forte a motivo degli influssi stranieri su Israele.
Acab aveva saldato il trattato di pace con la Fenicia per mezzo di un matrimonio politico con
una principessa straniera, la celebre Gezabele figlia del re di Tiro, Et-Baal (cf IRe 16,31b).
Era una donna colta e dotata di una forte personalità che incuteva soggezione al marito : "Lo
aveva ammaliato-stregato" dice efficacemente la pagina biblica in 1Re 21,25-26. Ora si sa
che i matrimoni politici comportavano nelle antichità diverse concessioni in ambito religioso.
Acab ha dovuto non solo rispettare ma anche assecondare le convinzioni della sposa e del suo
entourage : "Eresse un altare a Baal nel tempio di Baal, che egli aveva costruito in Samaria.
Acab eresse un palo sacro" (16,32). Approfittando inoltre della sua posizione, la regina
straniera avvia una politica aperta di persecuzione nei confronti dei cultori dello Jahvismo e
dei profeti (cf 1Re 18,4).
La causa della fede trova un intrepido combattente nella figura di Elia, "il profeta di fuoco", il
difensore dei diritti di Dio e dell' uomo. E’ il vero avversario di Acab e rappresenta "il carro
di Israele e il suo cocchiere" (cf 2Re 2,12).
Secondo il racconto di 1Re 22, Acab muore in battaglia contro gli Aramei, avendo per alleato
Giosafat, re di Giuda (ma l'informazione non è del tutto attendibile : sembra meglio adattarsi
al figlio di Acab di nome Ioram come appare in 2Re 8,28-30).
Con Ioram (852-841) termina la dinastia di Omri. Questo re fa certi sforzi per limitare il culto
alle divinità pagane ; "Fece ciò che è male agli occhi del Signore ; ma non coma suo padre e
sua madre" (2Re 3,2). E' probabile che già senta montare forti opposizioni contro il culto di
Baal, collegato alla crisi dal regno e all'azione dei profeti. Il maggiore di essi è "Eliseo,
l'erede di Elia, il cui ciclo coincide appunto col declino del regno, mutilato anche nel
72
Storia di Israele
territorio per la perdita della regione di Moab e per le erosioni che sta subendo ed opera del
regno di Damasco.
- Sulla dinastia degli Omridi siamo informati anche da una fonte extra biblica, la celebre
"STELE DI MESHA".
Si tratta di una stele in basalto nero che misura m 1,10 di altezza e 0,60 di larghezza. E’ stata
rinvenuta nel 1868 a Dibhan, la biblica Dibon da un missionario tedesco a salvata da
Clermont-Ganneau, ed ora si trova al Museo del Louvre - Parigi.
Comprende 34 linee e risale alla fine della dinastia di Omri o forse ai primi anni di Jehu verso
l’842-840.
In essa Mesha, re di Moab, racconta come è riuscito a sottrarsi alla sudditanza di Israele, circa
la quale 2Re 3,4 dice : "Mesha, re di Moab era un allevatore di pecore. Egli inviava al re di
Israele centomila agnelli e la lana di centomila arieti".
La frase di questa iscrizione moabita, che maggiormente ci interessa suona così : "OMRI fu
re di Israele ed oppresse Moab per molti giorni, poiché era adirato Kemosh contro la terra
sua. E gli successe suo figlio e disse anch'egli : Opprimerò Moab ! Ai miei giorni egli disse
così, ma io prevalsi su di lui e sul suo casato e Israele perì di perdizione eterna".
Da questa lapide "risulta che Omri aveva occupato Madaba, Baal-Meon, Atarat, Kiriataim e
Jaaz. L'occupazione durò quarant'anni appunto fino al tempo della riscossa di Mesha"
(Galbiati).
L'anno 640 è una data importante nel regno del Nord, segna una svolta : termina la
dinastia degli Omridi ed il potere viene assunto de Jehu, che era il generalissimo di Acab.
Ispirato dai circoli profetici (il grande manovratore è Eliseo), Jehu organizza un
ammutinamento militare e si fa acclamare dalla truppe come nuovo sovrano (cf 2Re 9) e
come prima cosa sopprime contemporaneamente il re di Israele, Ioram, figlio di Acab e
quello di Gerusalemme, Ocozia, alleati in quel tempo insieme contro Ramot Gilead.
Conquistato il potere, Jehu strappa alla radice ogni possibilità di risollevarsi da parte dei
discendenti del re assassinato. Gezabele, la regina madre che aveva incontrato il vincitore,
viene scaraventata dalla finestra (cf 2Re 9,30-37) e la famiglia reale viene tutta massacrata.
Dopodiché Jehu finge di organizzare una grande cerimonia in onore di Baal, ne convoca da
ogni parte i sacerdoti e poi li fa sgozzare tutti. Il tempio di Baal in Samaria diviene una
cloaca. (cf 2Re 10).
"Jehu fece scomparire Baal da Israele" dice con troppa sicurezza il narratore biblico in 10,28.
E’ difficile che il fanatismo produca frutti durevoli.
Come non basta un colpo di stato per ristabilire una situazione. Questo re sanguinario non
riuscì a conservare il potere acquisito e il regno subì delle amputazioni : "In quel tempo il
Signore incominciò a ridurre il territorio di Israele ; Cazael sconfisse gli Israeliti in tutti i loro
confini" (10,32).
- Ma le cose non andarono male solo con Damasco. Jehu dovette anche accettare il
vassallaggio nei confronti dell'Assiria e versare un grosso tributo all'imperatore Salmanassar
III.
Nulla di tutto ciò dice il racconto biblico ; la nostra fonte informativa è ancora l'obelisco nero
di Salmanassar, che, in un bassorilievo ritrae Jehu prostrato ai piedi del re assiro nell'atto di
versare il tributo e sopra la sua figura compare l'iscrizione : "Tributo di Jehu figlio di Omri :
73
Storia di Israele
argento, oro, una coppa d'oro, un vaso d'oro con fondo a punta, bicchieri d'oro, secchie d'oro,
stagno, uno scettro per il re, legni di 'purunthu' da lui ricevuti" . (cf ANET pg 281)
Questo monolito è conservato al Museo Britannico.
- Le cose peggiorano ancora sotto il regno di suo figlio Ioacaz (814/3-798). Il regno passa da
un'umiliazione all'altra, alla mercé dei sovrani aramei di Damasco : "Di tutte le truppe di
Ioacaz, il Signore lasciò soltanto cinquanta cavalli, dieci carri e diecimila fanti (2Re 13,7).
Ma la situazione si capovolge sotto Ioas figlio di Ioacaz (798-783). Il re Assiro Adad-Nirari
(figlio della famosa Semiramide) ha battuto più volte il regno di Damasco, e Ioas ne
approfitta per attaccare i suoi nemici indeboliti, riuscendo a recuperare i territori perduti
nell'alta Galilea. Dà pure inizio alla riconquista delle regioni perdute al di là del Giordano, ed
è perfino in condizione di dare in affitto un corpo dei suoi soldati al re di Giuda.
Proprio a causa di costoro scoppia poi una guerra Israele-Giuda : e la vince ancora Ioas, che
addirittura giunge a saccheggiare Gerusalemme.
- Negli ultimi anni di regno, Ioas si è associato nel comando il figli Geroboamo II, che poi
regnerà lungamente fino al 754. Questi è l'uomo di tutte le rivincite : "Egli ristabilì, i confini
di Israele ... perché il Signore aveva visto l'estrema miseria di Israele ... il Signore che aveva
deciso di non far scomparire il nome di Israele sotto il ciclo, li liberò per mezzo di
Geroboamo, figlio di Ioas" (2Re 14, 23-27).
La Bibbia però non si diffonde in particolari sulle condizioni sociali e politiche del regno.
Qualcosa di più sappiamo dai testi assiri di cui si è parlato ; dagli "òstraka" (cocci con
incisioni) ritrovati a Samaria ; ma soprattutto dalla vigorosa contestazione profetica, che ha in
Amos, il profeta ruggente, il suo capofila.
Geroboamo è effettivamente un liberatore per i suoi sudditi ; recupera tutti i territori
transgiordanici perduti, e con una serie di battaglie vittoriose trasforma il regno degli Aramei,
da minaccia permanente, in Stato tributario di Israele ; giunge persine a occupare
temporaneamente lo loro capitale, Damasco. Vittorie, bottino, sicurezza militare portano la
prosperità economica ; il regno ritorna opulento, ma è pure corroso dai gravissimi mali che
produce la ricchezza iniquamente distribuita ; si formano ceti nuovi di ricchi corrotti e
prepotenti, precipitano nella miserie e nella schiavitù per debiti i ceti più poveri. Le feste
religiose a Dan, a Betel e a Galgala sono solenni e frequentatissime ; ma serpeggia in mezzo
ai riti la pratica della "prostituzione sacra". E’ questo il quadro politico, sociale e religioso, in
cui si situa la vigorosa figura di Amos, il difensore dei diritti umani.
- La dinastia di Jehu finisce con Zaccaria che regna pochi mesi ; e poi viene assassinato da
Sallum, che addirittura rimane sul trono poche settimane, presto spodestato e ucciso da
Menachem (per questa situazione di anarchia cf 2Re 15,8ss).
Nemmeno le grandi vittorie militari e lo sviluppo economico hanno reso stabile il violento
regno del Nord. Su di esso sta ora per rovesciarsi la prima grande invasione assira, l'inizio
della fine.
L'anno 745 aC è un'altra data chiave nella storia dell'Antico Medio Oriente : segna
infatti il risveglio del colosso assiro con una figura prestigiosa di re conquistatore, Tiglat
Pileser III, il quale avvia una politica di espansione, fagocitando progressivamente gli
staterelli medio-orientali.
74
Storia di Israele
Per far frante al comune nemico sul suolo palestinese vede la luce una coalizione antiassira,
di cui fanno parte anche Aram (o Siria) dove al potere è Rezin e Israele, dove regna Pekach.
Costoro cercano di guadagnare alla causa antiassira dapprima Iotam re di Giuda e poi il suo
successore Achaz, ma questi, giudicando probabilmente sproporzionate le forze, negano il
loro appoggio e il loro apporto.
Di fronte a questo reiterato rifiuto Aram e Israele marciano insieme contro Giuda e
Gerusalemme con l'intento di deporre Achaz, per collocare sul trono un loro candidato
favorevole, un certo Ben Tabeel.
In questa situazione quasi disperata, Achaz chiama in aiuto addirittura l'Assiria, per essere
liberato dai due re nemici e da aggredito Giuda diventa aggressore e sposta i confini (cioè la
frontiera con Samaria) a suo profitto (cf Os 5,10).
A questo grappolo di episodi si dà il nome (a partire da Lutero che ha coniato l'espressione)
di guerra o crisi siro-efraimita.
Essa viene narrata in 2Re 16 e rappresenta anche lo sfondo della seconda attività profetica di
Isaia, riflessa nel "libro dell'Emmanuele"(Is cc 6-8).
Nel 734 dunque Giuda veniva invaso dalle truppe di Samaria (cf Mich 1,6. 10-15) ; gli
Edomiti riescono a riprendersi Elat con l'appoggio del re di Damasco (2Re 16,6) ; Edom
"insegue suo fratello" (Am 1,11) e Gerusalemme è praticamente assediata (Cf Is 7,1-2).
Chiamata in causa, l'Assiria interviene ben volentieri, "assalì Damasco e la prese, ne deportò
la popolazione a Kir e uccise Rezin" (16,9).
Il regno del Nord non viene momentaneamente annientato, ma solo amputato di vari territori
"Galilea e la provincia di Galaad, di cui deporta la popolazione appartenente alla tribù di
Ruben, Gad e Menasse" (cf 1Cr 5,26 e 2Re 15,29). Conosce quindi una prima deportazione
(anno 732) e Pekach, dicono gli Annali Assiri, viene detronizzato dalla sua stessa gente dopo
la disfatta. I territori perduti diventano province assire e per sopravvivere il re di Samaria
deve recitare la parte del vassallo e pagare annualmente il tributo.
Ma neppure Achaz, re di Giuda, può inneggiare alla vittoria : l'intervento liberatore della
Assiria gli era costato un tributo onerosissimo (2Re 16,8) ; il regno di Giuda ormai gravitava
nell'orbita assira e la condizione di vassallaggio comportava anche l'accoglienza degli usi e
dei culti stranieri, determinando così un tempo di decadenza religiosa (2 Re 16,10-18).
Nonostante lo smembramento causato dallo campagna assira del 732 il regno del Nord
era riuscito a salvarsi, ma per poco.
L'ultimo re è un certo Osea (non c'entra con l'omonimo profeta che predicava in quegli stessi
anni) al potere per nove anni.
"Contro di lui marciò Salmanassar, re di Assiria ; Osea divenne suo vassallo e gli pagò il
tributo. Poi però il re d' Assiria scoprì una congiura di Osea che aveva inviato messaggeri e
So (Sais) (al) re d'Egitto e non spediva più il tributo al re di Assiria, come faceva prima.
Perciò il re di Assiria lo fece imprigionare e lo chiuse in carcere" (2Re 17,2-4).
- L'ultimo re del Nord cerca dunque di salvarsi con un rovesciamento delle alleanze politiche,
ma aveva sbagliato i calcoli : l'Egitto non interviene e Samaria viene assediata dalle truppe
assire di Salmanassar V ; privata del re (cf Os 10,3) deportato in Assiria. Samaria resiste fino
al dicembre 722, quando è costretta a capitolare dopo tre anni, vinta dalla fame (cf 2Re 17,5-
6). cf anche 2Re 18,9-12 Giuda nulla fece per aiutarla.
75
Storia di Israele
Sargon II ha lasciato nei suoi Annali brevi notizie "sulla presa di Samaria, che avvenne
nell'anno in cui egli salì al trono : "All'inizio del mio regno ... assediai e conquistai la città dei
Samaritani ... Deportai come prigionieri 27.290 abitanti e requisii 50 carri per il mio esercito
reale ... Ricostruii la città meglio di quanto non fosse prima e la ripopolai con genti delle terre
che avevo conquistato. Misi a capo di essa uno dei miei ufficiali e imposi loro tributi e tasse
come agli Assiri (linee 10-17)".
Questi dati concordano sostanzialmente con la narrazione biblica, che parla di deportazione -
travaso di abitanti nelle due direzioni. Il regno del Nord diviene una provincia assira, abitata
da coloni assiri : che si mescolano ai locali, dando luogo ad una popolazione ibrida, da cui
usciranno i Samaritani : "Fino od oggi essi seguono questi usi antichi ; non venerano il
Signore e non agiscono secondo i suoi statuti e i suoi decreti né secondo la legge e il
comando che il Signore ha dato ai figli di Giacobbe, che chiamò Israele" (2Re 17,34).
- La fine del regno del Nord come entità politica nel 722/1 aC non significa l'esaurirsi della
tradizione religiosa affermatasi in Israele. Il testo biblico non lo dice, ma senz'altro con la
ceduta di Samaria c'è stato uno spostamento di gente verso il Sud : lo attesterebbe il fatto che
sotto Ezechia, il re di Giuda contemporaneo, Gerusalemme si è allargata con un nuovo
quartiere, la "mishneh", per accogliere il rapido arrivo di nuovi abitanti (forse c'è una
allusione in Is 14,52).
E' altrettanto sicuro che anche le tradizioni orali e i testi scritti formatisi al Nord (atti della
corte di Samaria, materiale profetico, levitico -inizi Deuteronomio-, innico) siano trasmigrati
al Sud ad ingrossare il fiume dell'eredità spirituale di Israele.
Comunque dopo il 722 il regno del Nord non fa più storia, e il baricentro politico e culturale
si sposta decisamente al Sud.
IL REGNO DI EZECHIA
Nel testo biblico appaiono tra loro datazioni divergenti ; la soluzione che salva più
dati ed ha un buon fondamento oggettivo o che Ez sia salito al trono nel 727 (cf 2Re 18,1. 9),
però essendo minorenne il potere venne esercitato da un reggente. Solo nel 715 Ezechia
diviene re a tutti gli effetti. Di lui si interessano 2Re 18-20 e 2Cr 29-32. Altra fonte storica è
il libro del primo Isaia.
La cerimonia di investitura del piccolo sovrano è forse evocata in Is 9,5-6.
- Ezechia, consigliato inizialmente da Isaia, ha inaugurato per certi aspetti una politica nuova.
Il suo nome è legato ad opere di fortificazione e ammodernamento in Gerusalemme (cf 20,20
" ... tutte le sue prodezze, la costruzione della piscina e del canale con cui portò l'acqua nella
città... ")
L' archeologia palestinese, di solito così avara, ha confermato questa ultima informazione ; si
tratta della "Iscrizione di Siloe", incisa nella galleria fatta scavare dal re per portare entro
Gerusalemme l'acqua della sorgente del Gihon. Ritrovata nel 1880, è attualmente conservata
ad Istanbul nel Museo dell'Oriente Antico.
Religiosamente Ez intraprende una riforma (cf 2Re 18,4), di cui Michea di Morèshet, molto
severo con i governanti di Samaria e Gerusalemme, (3,9-12), sarà il profeta ascoltato. "Egli
76
Storia di Israele
eliminò le alture, frantumò le stele, abbatté il palo sacro e fece a pezzi il serpente di bronzo
eretto da Mosè (18,4). Il re Acaz, padre di Ezechia, aveva eretto nel Tempio un altare al dio
Assur. Ebbene, uno degli episodi più importanti della riforma fu appunto la distruzione di
questo altare ordinata da Ezechia, il quale eliminò anche altri idoli purificando il Tempio e
restaurando il culto del Signore.
- Politicamente Ez è stato ondivago, incerto tra la sottomissione alla Assiria, di cui Giuda era
vassallo dai tempi di Achaz e la ribellione all'odiato straniero, facendo affidamento sull'altra
superpotenza di allora, cioè l'Egitto.
Per diversi anni Ezechia riuscì a resistere ad ogni tentazione di ribellarsi all'Assiria,
consigliato in ciò da Isaia.
La situazione doveva cambiare a partire dall'anno 705 aC, allorché Sargon II muore, ucciso
da un soldato, probabilmente sul campo di battaglia ed è una sollevazione generale contro
l'Assiria. Si forma una grande coalizione contro l’Assiria, di cui il faraone Shabaka,
l’etiopico, è l'animatore. Inutilmente scoraggiato da Is (cc 29-31) il re si butta a capofitto
nell’impresa e si prepara alla guerra, fortificando Gerusalemme, curandone
l'approvvigionamento idrico, tessendo relazioni con l'Egitto e forse con Babilonia (cf Is 39 e
2Re 20, 12-18)
Ora sull'Assiria regnava il successore di Sargon, Sennacherib (705 - 681), il quale lasciò fare
in Palestina per qualche tempo, essendo alle prese con rivolte in altre regioni, ma nel 701
intraprese un'energica campagna militare anche contro il territorio siro-palestinese. Della
impresa abbiamo notizie dalla Bibbia e dalle fonti assire, ma la concatenazione storica dei
fatti rimane confusa e la loro interpretazione è diversa secondo i vari punti di vista.
Disceso sulla costa mediterranea, il re Sennacherib conquistò le città filistee aderenti alla
lega, sconfisse l'esercito egiziano accorso a sostenere i coalizzati e rimise sul trono il re di
Accaron, già prigioniero di Ezechia. Infine attaccò il regno di Giuda.
- Il territorio venne invaso e Gerusalemme cinta d'assedio. Ezechia si trovò ben presto in
situazione disperata e offrì la resa. Sennacherib l'accettò, imponendo un pesante tributo, che
fu pagato spogliando il tesoro del Tempio. Il paese di Giuda fu spartito fra le città-stato fenice
e a Ez rimase solo il governo di Gerusalemme, sotto il controllo dei vincitori.
Nel documento commemorativo delle sue campagne militari, il "prisma di Taylor", la più
grande descrizione di fatti pervenutaci su un prisma di terracotta, Sennacherib così descrive
per i posteri la ribellione e la sottomissione di Ezechia :
"Ezechia di Giuda non volle sottomettersi al mio giogo. Io posi l'assedio a 46 delle sue
città fortificate, a fortezze e a innumerevoli piccoli villaggi dei dintorni : le conquistati
facendo terrapieni, erigendo e avvicinando torri con truppe d'assalto, con brecce nelle mura,
con cunicoli sotto i contrafforti e con colpi di ariete. Presi il bottino e deportai come
prigionieri 200.150 persone, giovani e vecchi, uomini e donne, cavalli, muli, asini, cammelli,
bestiame piccolo e grosso in quantità. Lui (Ezechia) rinchiusi nella sua residenza in
Gerusalemme come un uccello in gabbia : la circondai di terrapieni per vendicare l'audacia di
chiunque avesse osato uscire dalle porte della città. Le città saccheggiate le tolsi dal suo
territorio e lo diedi a Mutindi, re di Ashdod, a Padi, re di Ecron, a Sillibel, re di Gaza. Ridussi
il suo territorio. Al precedente tributo che doveva pagare ogni anno, ne aggiunsi un altro,
oltre ai doni del patto dovuti a me come superiore. Ezechia restò impressionato dal terrore
della mia potenza ... per pagare il tributo e attestare lo sua sottomissione mi mandò un suo
ambasciatore personale a Ninive".
77
Storia di Israele
- I testi biblici attribuiscono l'interruzione dell'assedio di Gerusalemme non alla resa di
Ezechia, ma ad un prodigioso intervento divino : "Quella notte l'angelo del Signore scese e
percosse nell'accampamento degli Assiri 185.000 uomini" (19,35). Erodoto invece, uno
storico greco, parla di una peste diffusa dai topi che decimò gli Assiri.
E' questa epidemia, probabilmente l'Angelo del Signore, lo Sterminatore che in una rinnovata
notte pasquale, libera il suo popolo.
La liberazione di Gerusalemme venne considerato un miracolo, come una vittoria della
politica della fede predicata da Is (nel c 22 il profeta ci trasmette l'esultanza della città
scampata dalla morte e ci fa ascoltare il suo pianto) e anche come una prova della
inviolabilità della città che accoglieva il Tempio del Signore.
Ma basta un luogo santo a salvare una città ?
Ad Ezechia seguì sul trono di Giuda il figlio Manasse (698-643). Religiosamente egli
si comportò in modo diametralmente opposto al padre. Per tenere pacificamente in mano il
potere, gestì una politica del tutto filoassira : accettò il vassallaggio politico ed anche le sue
implicazioni religiose : pratiche idolatriche, culto astrale, prassi dei sacrifici umani, specie di
bambini. E' forse il punto più basso dello jahvismo ; questo spiega il giudizio senza
remissione formulato contro di lui dall'autore deuteronomista. Il suo regno fu parecchio
lungo : 55 anni (cf 2Re 21).
Del contesto internazionale si può ricordare nel 663 aC la caduta di Tebe, capitale dell'Alto
Egitto ad opera degli Assiri (Nahum 3,8-10).
- A Manasse segue nel governo il re Amon, per breve tempo però, perché viene assassinato in
seguito ad una congiura dei suoi ufficiali. Ma "il popolo del paese", un settore della
popolazione difficile da identificare, probabilmente i "Giudei di pieni diritti che vivevano
nella campagna" (Fohrer) uccide i congiurati e proclama coma re legittimo Giosia.
Con lui cambia notevolmente la situazione. In politica estera l'epoca è caratterizzata da una
progressiva, decadenza dell'Assiria a partire dalla morte di Assurbanipal (Sardanapalo) "in
una data non ancora precisata, verso il 628" (Cazelles). Giosia, diventato nel frattempo
maggiorenne, approfitta del diminuito controllo dell'Assiria per annettersi gli antichi territori
del Nord : diventati provincia assira. Questa restaurazione politica marca di notevole
entusiasmo l'epoca di Giosia. Nel 628/7 gli avvenimenti precipitano. E’ la guerra civile in
Assiria : l'impero assiro perde il controllo di Babilonia, dove nel 626 Nabopolassar si
impadronisce del potere.
Nell'anno 612 i Medi e i Babiloni riusciranno a distruggere Ninive, una delle capitali
dell'Assiria, prostrandola ulteriormente.
La caduta della città è cantata selvaggiamente dal libretto del profeta Nahum da Elcos :
"oracolo su Ninive" (1,1) : "Celebra le tue feste Giuda ... il Signore restaura la vigna di
Giacobbe" (2,1-2).
78
Storia di Israele
Il racconto che il tonto biblico dedica alla figura e all'opera di Giosìa (2Re 22-23 e in
parallelo 2Cr 54-55) si sofferma quasi esclusivamente sulla Riforma Religiosa, prescindendo
dalla restaurazione politica che ne ha costituito la premessa.
L'occasione della riforma religiosa fu lo scoperta del "Libro della Legge" durante i lavori di
restauro del tempio nell'anno 622. "Ho trovato nel tempio il libro della Legge" dice il
sacerdote Chelkìa (cf 22,8). Questo libro viene letto una prima volta allo scriba Safan e questi
lo trasmette al re. Giosia sentì il bisogno di "consultare il Signore" colpito profondamente dal
suo messaggio ("si stracciò le vesti" in 22,11).
Viene consultata la profetessa Culda per decidere il da farsi : essa conferma l’oracolo di
sciagura contenuto nel libro (22, 16) ma nei confronti di Giosia formula una prospettiva meno
pessimistica : "Io ti riunirò ai tuoi padri, sarai composto nel tuo sepolcro in pace" (22,20).
- Come valutare questo episodio ? Qualche storico (ad es Wellhausen) lo ha interpretato come
una "pia frode", cioè come una invenzione del clero di Gerusalemme, un testo scritto per
l'occasione allo scopo di giustificare e sostenere l'operato di Giosia, il suo progetto di
restaurazione politico-religiosa.
Oggi questa tesi è abbandonata : si riconosce fondatezza storica al fatto e si riconosce nel
Libro della Legge il nucleo dell'attuale Deuteronomio, un testo nato nell'Israele dei Nord,
portato a Gerusalemme dopo la caduta di Samaria, rimasto nascosto e inoperoso per molto
tempo durante il lungo regno di Menasse.
La scoperta di questo rotolo viene considerato un evento provvidenziale e le sue norme
diventano legge nazionale, acquistano indole ufficiale.
- Tutta questa riforma viene presentata nello schema di una rinnovazione dell'Alleanza, che
contempla un raduno assembleare con la lettura solenne del Libro della Legge e la risposta di
adesione del popolo :
79
Storia di Israele
"Il re in piedi presso la colonna (lo spazio a lui riservato ndr) concluse un'alleanza davanti al
Signore. Tutto il popolo aderì alla alleanza" (25,1-5). C'è anche una significativa innovazione
nel modo di celebrare la Pasqua, che da "rito domestico" diventa ora celebrazione di popolo
nel Tempio, ma forse già Ezechia aveva introdotto questo : "Celebrate la Pasqua, per il
Signore vostro Dio con il rito descritto nel libro di questa alleanza" (23,21 in parallelo con Dt
16,1-6).
Due giudizi qualificati per concludere questa trattazione : "La politica di riunificazione di
Giosia sembra essersi scontrata con notevoli opposizioni da parte del Nord. Le tribù avevano
ricordi malvagi dei re di Giuda : Salomone, Roboamo, Basa, Amasia, Achaz ...
Osea se n'era fatto eco ... il popolo era ben lontano dalla dinastia di Davide e dalle tradizioni
del Sud ... I commissari inviati nel Nord per distruggere gli alti luoghi e per eliminare il clero
locale, trovarono una notevole resistenza ... Giosia si circondò di un gruppo di riformatori"
(Cazelles).
"L'attuazione di qs riforma dovette incontrare gravi difficoltà. Il Dt prevedeva che i sacerdoti
addetti a questi luoghi di culto soppressi, rimasti disoccupati e senza mezzi di sussistenza,
avrebbero potuto officiare a Gerusalemme con gli stessi diritti dei sacerdoti del tempio (cf Dt
18,6-8 : 'egli riceverà per suo sostentamento una parte uguale a quella degli altri. ') ; ciò che
Giosia non poté fare per la opposizione del clero di Gerusalemme (2Re 23,8-9). Così sorse
una classe di sacerdoti di secondo ordine che diede origine ai Leviti o si unì ai leviti già
esistenti" (Galbiati).
- La fine del re riformatore fu tragica : morì in guerra a Megiddo nell'anno 609 aC : "Durante
il suo regno il faraone Necao re di Egitto si mosse per soccorrere l'Assiria sul fiume Eufrate.
Il re Giosia gli andò incontro, ma Necao l'uccise al primo urto". (23,29)
L'Assiria sappiamo che era stata sonoramente battuta a Ninive dai Medi e Babilonesi
nell'anno 612 e cercava di risollevarsi. L'intervento del 609 di truppe egizie a fianco
dell'armata assira è particolarmente interessante : gli antichi nemici combattono insieme un
avversario comune in fase crescente : Babilonia appunto.
Perché Giosia ha cercato di sbarrare il posso all'esercito egiziano rimanendone travolto ?
"Forse temeva che dopo la fine dell'occupazione assira si sostituisse ad essa nel suo paese una
dominazione egiziana" (Herrmann). E fu proprio così !
"La morte di Giosia avvenne in un momento in cui Giuda, probabilmente compreso anche il
territorio israelitico, più che mai aveva bisogno di una guida sagace e sicura" (Herrmann).
La morte di Giosia segna l'inizio della fine del regno di Giuda, che incomincia un
declino inarrestabile.
All'indomani dei tragici fatti del 609 "il popolo del paese prese Ioacaz figlio di Giosia, lo
unse e lo proclamò re al posto di suo padre ... regnò tre mesi in Gerusalemme" (2Re 23,30-
31). Infatti, "il faraone Necao l'imprigionò a Ribla, nel paese di Amat per non farlo regnare in
Gerusalemme …nominò re Eliakim, figlio di Giosia al posto di Giosia suo padre,
80
Storia di Israele
cambiandogli il nome in Ioiakim. Quindi prese Ioacaz e lo deportò in Egitto ove morì"
(23,33-34). Per la miseranda sorte di Ioacaz chiamato anche Sallum cf Ger 22,10-12.
- Il nuovo re è dunque un vassallo del Faraone : "Joiakim consegnò l'oro e l'argento al faraone
per pagare il denaro secondo la disposizione del faraone" (23,3c). In politica interna, si è
comportato in modo tirannico con un totale dispregio del popolo e dei suoi diritti, meritandosi
una opposizione serrata da parte del profeta Geremia, oggetto della persecuzione del re (cf
Ger 22,13-19).
Nell'anno 605 avviene un nuovo rivolgimento nello scacchiere mediorientale : è l'anno della
battaglia di Karchemish sull'Eufrate tra Egitto e Babilonia per la egemonia su tutta la regione.
Contro tutte le previsioni la vittoria arride ai Babilonesi guidati da Nabucodonosor (cf Ger
46,1). Babilonia è la superpotenza del momento e anche il regno di Giuda, pur continuando
formalmente ad esistere, di fatto cambia padrone e diventa vassallo di Nabucodonosor con
l'obbligo di versare il tributo, "Il re di Egitto non uscì più dal suo paese perché il re di
Babilonia, aveva conquistato quanto una volta apparteneva al re di Egitto" (24,7).
- La caduta di Gerusalemme è una tragedia in due atti : il primo nell'anno 598 (primo assedio
e prima deportazione) ; il secondo nel 587/586 (distruzione ed esilio).
L'occasione del primo intervento babilonese fu la ribellione di Ioiachim : "Gli fu sottomesso
per tre anni, poi gli si ribellò" (24,1). Il testo non dice perché ; fortunatamente possediamo
altre fonti informative e cioè le "Cronache Neobabilonesi" di Nabopolassar (626-605) e di
Nabucodonosor II (605-562). "Sono le più precise sulla politica internazionale" (Cazelles).
cf D. J. WISEMAN, Chronicles of Chaldean Kings (626-556 BC) in the British Museum
1956. Sono chiamate anche "Cronache di Wiseman".
Sappiamo dunque che nel 601 Nabucodonosor ebbe a subire una isolata sconfitta in terra di
Egitto (cf Ger 47,1) e Jioiachim si lasciò tentare da questa situazione per ribellarsi.
Vennero i Babilonesi e posero l'assedio alla capitale di Giuda, durante il quale il re morì in
circostanze poco chiare : Geremia gli aveva predetto la "sepoltura di un asino" (cf 22,19 e
36,30).
Il suo successore, il figlio Ioiachin chiamato anche Conìa o Geconìa regnò appena tre mesi in
Gerusalemme e non poté far altro che trattare la resa a Babilonia (16 o 17 marzo del 597),
accettandone le condizioni .
^ Deportazione del re e della corte, della élite di Gerusalemme, rappresentata dai personaggi
influenti nell'ambito della politica, del clero e della manodopera specializzata, in tutto
diecimila persone. "Rimase solo la gente povera del paese" (cf 2Re 24,10-17)
^ Spogliazione dei tesori del Tempio e della reggia
^ Come re vassallo Nabucodonosor pone sul trono di Gerusalemme sempre nella linea
davidica, perché figlio di Giosia, un certo Mattanìa, che si vede il nome cambiato in Sedecia.
- A partire dal 597 dunque risulta smembrata in due parti : vi è una frazione influente a
Babilonia con Ioiachin ivi deportato e la comunità rimasta in terra di Giuda con Sedecìa in
situazione di vassallaggio.
Nel paese di Giuda risuona la voce del profeta Geremia, che inizialmente trova credito presso
Sedecia, in terra straniera viene suscitato nell'anno 595 un sacerdote profeta, Ezechiele, allo
scopo di interpretare gli accadimenti presso gli esuli.
81
Storia di Israele
Sedecia era nell'insieme un tipo sicuro (assai poco) influenzabile, non un "re tentenna" o "re
travicello" : inizialmente ha mantenuto la sottomissione a Babilonia, come realisticamente
suggeriva Geremia, poi ha voluto scrollarsi di dosso il giogo di Nabucodonosor, sperando in
un appoggio dell'Egitto.
Nell'anno 593 ebbe la brutta idea di ospitare a Gerusalemme un incontro al vertice : arrivano i
legati di Edom, Moab, Ammon, Tiro e Sidone allo scopo di organizzare la rivolta contro
Babilonia. Per scongiurare la cosa, Geremia pose uno dei suoi soliti gesti impressionanti :
gira" per la capitale con un giogo sulle spalle, invitando tutti a starsene buoni. Difatti quel
"summit" si è risolto in un giro di valzer, la cosa è finita in niente : per riconfermare la sua
fedeltà Sedecia spedì un messaggero a Babilonia (cf Ger 51,59).
- La situazione si rimette in movimento qualche anno dopo alla morte del faraone
Psammetico II nel 509. Gli succede il non meno dinamico Chofra che regna dal 589 al 569.
In Giuda riprende fiato il partito antibabilonese, il quale confida nell'aiuto dell'Egitto e preme
su Sedecia perché si passi finalmente all'azione. Secondo Ez 17,15 è il governo di Sedecia
che prende l’iniziativa di mandare un'ambasciata in Egitto e rompe l'alleanza con i Babilonesi
negando il tributo (cf 2Re 24,20 e Ger 52,3).
Amron partecipa alla coalizione (Ez 21,24) e probabilmente Moab e Tiro ma non Edom che
resta fedele a Babilonia e poi prenderà parte al saccheggio della città (cf s 137,7). Cf anche il
Libro di Abdia.
- Secondo Ger 37,5 gli Egiziani ad un certo punto si sono mossi, costringendo i Babilonesi
momentaneamente a ritirarsi ; ma si è trattato di un aiuto poco convinto e momentaneo.
L'assedio è ripreso e la città è stata costretta a cadere : "Quando la fame dominava la città e
non c'era più pane per la popolazione, fu aperta una breccia nelle mura della città" (25,3-4).
Sulla tragica fine di Gerusalemme oltre che da 2Re 25 siamo informati anche da Ger 39. Per
il concorso alla caduta di Gerusalemme da parte dei popoli vicini cf s 137,7 : "Ricordati
Signore dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme dicevano : Distruggete, distruggete
anche le sue fondamenta" ; ed anche Zacc 1,15 : "Ardo di sdegno contro le nazioni superbe,
poiché mentre io ero un po' adirato, esse cooperarono al disastro". Un lamento nazionale
come il salmo 7 potrebbe pure essere una fotografia dei "giorni dell'ira".
82
Storia di Israele
Come sempre accade, davanti al precipitare della situazione, i responsabili maggiori
cercarono di darsela a gambe, ma inutilmente. "Il re fu preso e condotto dal re di Babilonia a
Ribla ove fu pronunziata contro di lui la sentenza. Furono uccisi alla presenza di Sedecia i
suoi figli e a lui Nabucodonosor fece cavare gli occhi, l'incatenò e lo condusse a Babilonia"
(25,6-7).
^ I capi della rivolta subirono un'analoga sorte : portati a Ribla e abbattuti (25,18-21) ; un
secondo gruppo fu esiliato ; un terzo gruppo rappresentato dai contadini e dai soldati disertori
fu lasciato libero nella terra (25,11-12).
^ Nabucodonosor diede poi ordine di bruciare il tempio, la reggia e le case di lusso (15 o 18
agosto del 586) ; la cinta muraria venne abbattuta e Giuda si trasforma in provincia
babilonese, cf 2Cr 36,19. Portate a Babilonia furono soprattutto le suppellettili del Tempio e
singoli pezzi architettonici. "E’ strano che in queste contesto non si faccia menzione
dell'arca ; ma è da ritenere che allora essa andò distrutta oppure fu portata via con il resto"
(Herrmann). Un testo come Ger 3,14-18 potrebbe essere estremamente significativo a questo
riguardo.
- Gli avvenimenti del 586 mettono fine al regno del Sud/Giuda e alla dinastia davidica.
Finisce dunque la monarchia con la sua struttura relativamente autonoma e termina anche
provvisoriamente il culto nel Tempio distrutto. E' un vero trauma storico quello che si
produce ; lo choc per la fede che dovettero rappresentare questi fatti è difficilmente
immaginabile ; è davvero la catastrofe nazionale, la fine delle illusioni, Gerusalemme torna
all'anno zero. Un'eco della crisi di fede si incontra nel salmo 89,39-52.
L’ ESILIO BABILONESE
QUALI FONTI ?
- Cosa dire di più dell'esilio babilonese ? "Quod non est in actis, non est in mundo", insegna
la saggezza antica ; "ciò che non è documentato non esiste" o è come se non esistesse.
Non c’è tra i libri storici di Israele nessuno che copra il periodo dell'esilio e documenti in
modo soddisfacente la situazione dei deportati e quella dei rimasti in patria.
Carenza di informazioni ? Vuoto di memoria ? Ignoranza volontaria ? Fenomeno collettivo di
rimozione ?
Le fonti a nostra disposizione sono lacunose e frammentarie ; dobbiamo pescare le notizie
qua e là all'interno di diverse opere letterarie dell'AT ed anche in reperti archeologici
extrabiblici.
83
Storia di Israele
interessantissimo di storia. Dobbiamo accontentarci in parte di congetture. Però alcuni dati ci
permettono di conoscere con un discreto margine di sicurezza come sono andate le cose.
Il discorso storico relativo all'esilio deve prendere in esame due gruppi : i rimasti in
patria e i deportati. Si differenziano per fisionomia e per esperienza storica.
Del primo gruppo, i rimasti in terra di Giuda, possediamo dati parziali riferentisi ai primi anni
dopo il 586 ; si trovano in 2Re 25,22-26 e soprattutto in Geremia cc 40 a 44.
"Quanto al popolo che restava nel paese di Giuda, lasciatovi da Nabucodonosor re di
Babilonia, gli fu posto a loro capo Godolia" (25,22).
Costui era un moderato ; aveva fissato la sua residenza in Mizpa con la intenzione di
rasserenare l'ambiente e di porre le premesse di una ripresa della vita dopo la distruzione.
Anche il profeta Geremia che aveva scelto di rimanere con i poveri del paese, abitava con
questa piccola comunità in Mizpa.
Purtroppo quella serenità ebbe durata corta, perché qualche mese dopo, nell'ottobre del 586,
Godolia venne assassinato da un gruppo di fanatici, capeggiati da un certo Ismaele (cf 25,25).
Conseguenza : "Tutti, dal più piccolo al più grande, e tutti i capi delle bande armate si
mossero per andare in Egitto, perché temevano da parte dei Caldei" (25,26). E questo contro
il sofferto oracolo di Geremia che viene trascinato a viva forza in terra di Egitto dove
scompare" Sappiamo anche (da Ger 52,30) che nell'anno 582 ebbe luogo un'altra
deportazione (e siamo alla terza !), dovuta quasi certamente a ribellioni locali contro
Babilonia.
- Nell'insieme però questi rimasti in Giuda dovettero condurre una esistenza piuttosto
modesta, non fanno storia. Il libretto delle Lamentazioni (attribuito a Geremia senza essere
suo, appartiene piuttosto ed un suo avversario) ci fa toccare con mano il clima di
rassegnazione, l'atmosfera di scoraggiamento che regnavano in Giuda, l'angoscia di un
presente infinitamente triste : "Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'è
un dolore simile al mio dolore ... le mie vergini e i miei giovani sono andati in schiavitù ... i
miei sacerdoti e i miei anziani nella città sono spirati mentre cercavano cibo per sostenersi in
vita ... il nostro respiro, l'unto del Signore è stato preso nei loro trabocchetti, lui di cui
dicevamo : Alla sua ombra vivremo fra le nazioni ... la nostra eredità è passata a stranieri, le
nostre case ad estranei ... l'acqua nostra beviamo per denaro, la nostra legna si acquista a
pagamento ... il monte Sion è desolato, le volpi vi scorazzano ... "
Certo una qualche forma di vita comunitaria e cultuale dovette sopravvivere : le stesse cinque
lamentazioni hanno il loro ambiente vitale in assemblee liturgiche che rievocano le amare
vicende della caduta della capitale e della fine del tempio. Quattro giorni ogni anno sembra
fossero dedicati a queste "liturgie del dolore" in ricordo della data d'inizio dell'assedio, della
irruzione babilonese nella città, della distruzione di Gerusalemme e dalla uccisione di
Godolia (cf Zacc 7,3. 5 e 8,19).
Anche se Noth ed Herrmann si prodigano in uno sforzo di riabilitazione dei rimasti in patria,
di fatto non sono loro che segnano il rilancio successivo della storia di Israele.
- Gli esuli a Babilonia, che portano il nome tecnico di "golah", rappresentano il vero centro
culturale e religioso di Israele, in quel difficile frangente storico.
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Storia di Israele
Il gruppo come si è visto è venuto ingrossandosi per successive ondate. Se dovessimo
prestare fede alle cifre di Ger 52,28-30 i maschi deportati furono in tutto 4600 persone,
quindi un gruppo non esorbitante.
- Altre testimonianze parlano invece della grande sofferenza degli Ebrei esuli a Babilonia,
dell'odio e del desiderio di vendetta covato nel cuore contro la "figlia di Babilonia
devastatrice" che aveva afferrato i piccoli scagliandoli contro la pietra ; della struggente
nostalgia della città santa e del desiderio di farvi presto ritorno.
Si pensi al sal 137 "sui fiumi di Babilonia" e al famosissimo coro del Nabucco che lo
riecheggia. "Va pensiero sull'ali dorate. "
Anche alcuni passaggi del libro di Ez (ad es la vigorosa visione delle "ossa aride" del c 37)
sono un chiaro indizio del clima cupo di pessimismo presente nella comunità esule : "La
nostra speranza è svanita ; noi siamo perduti".
Per questo Babilonia da realtà storica si convertirà in simbolo, cioè rappresenterà la città della
confusione e della dispersione (cf Gn 11), la città della oppressione e dell'imperialismo, della
incredulità e della opposizione a Dio, meritandosi gli strali, gli "oracoli di giudizio dei profeti
(cf Is 13 e Ger 50-51).
Nel NT passerà a significare la Roma imperiale, il luogo del potere della politica e della
finanza, che perseguita i discepoli di Gesù. "la grande meretrice","ebbra del sangue dei santi
e del sangue dei martiri di Gesù" (Ap 17,6).
- Probabilmente la diversità di atteggiamenti messa in luce dai testi si spiega non tanto a
partire da gruppi diversi di esuli che in essa si esprimono, ma dalla evoluzione delle cose. Si
sa che il tempo è una buona medicina, che aiuta a rimarginare ferite anche profonde : una
iniziale ostilità e irriducibilità nei confronti di Babilonia può aver lasciato il posto a una
posizione meno polemica.
Lo stesso trattamento babilonese nei confronti del gruppo esule ha registrato un attenuarsi del
rigore. Il libro dei Re termina con l'annuncio della liberazione di Ioiachim, ammesso alla
mensa del re di Babilonia (cf 25,27-30) ; è un debole raggio di sole e di speranza nell'inverno
dell'esilio.
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Storia di Israele
- L'esilio non è stato la fine di Israele, ma piuttosto l'epoca di una "semina nelle lacrime" per
un "raccolto nella gioia" secondo l'immaginario del salmo 126. Proprio quando il popolo
violentemente spogliato delle sue strutture politiche e religiose poteva sembrare prossimo a
sparire, esso ritrova nella sua storia e nella sua fede la forza par ricominciare daccapo. Si
potrebbe dire paradossalmente che ; l'esilio è stato la grazia più grande che Dio abbia fatto a
Israele.
Si presenta in effetti come un periodo di grande vivacità intellettuale, letteraria e teologica.
^ E' stato il momento propizio per tracciare un bilancio sul passato storico del popolo e una
messa a punto delle sue tradizioni religiose : gli studiosi assegnano all'epoca dell'esilio la
redazione della storiografia deuteronomista e la composizione dell'Opera Sacerdotale. Questo
non si trova scritto da nessuna parte, ma lo si deduce da una intelligente "critica interna" del
Pentateuco.
Tutto il passato di Israele è stato rivisitato "sub lumine fidei" in funzione dei tempi nuovi.
^ Non si è trattato solo di un bilancio ; la Parola di Dio è stata testimoniata da voci nuove che
confluiranno in nuovi testi profetici. Ez era nato come profeta nell'anno 595 facendo assai
probabilmente parte del primo nucleo di esuli (i diecimila del 598) ; era stato nella prima fase
del suo ministero "profeta di giudizio", disilludendo i suoi fratelli circa la prospettiva di un
immediato ritorno. Aveva vissuto tragicamente nella sua carne con la perdita della parola e
con una paralisi l'epilogo della Città Santa ; dopo la caduta di Gerusalemme cambia
completamente registro. In sintonia con il profondo avvertimento di Abdia 12 : "Non gioire
dei figli di Giuda nel giorno della loro rovina. Non spalancare la bocca nel giorno della loro
angoscia", in terra di Babilonia diventa il conforto e il sostegno degli esuli e pone le premesse
della ricostruzione (cf Ez cc33-48).
Considerazioni analoghe si possono fare a proposito del grande "mebassèret" dell'esilio, cioè
del profeta evangelista, voce totalmente imprestata alla Parola e che i critici chiamano
convenzionalmente Deutero o Secondo Isaia. Il suo "poema fluviale" è presente nei cc 40-55
del libro di Isaia e a partire dalle sue battute iniziali viene chiamato "il messaggio di
consolazione agli esiliati".
^ L'esilio non è stato dunque solo sguardo rivolto all'indietro per non disperdere una preziosa
eredità. C'era bisogno di questo, affinché Israele non smarrisse la sua identità (durante l'esilio
ad es si attua una netta ripresa e reinterpretazione di istituzioni religiose come il Sabato e la
circoncisione, elevate addirittura a distintivo a "status confessionale"). L'esilio è stato anche
uno sguardo in avanti, rivolto al futuro per aspettarlo e prepararlo ; in esso si sono poste le
premesse, si sono gettate le basi di quel terzo periodo della storia biblica che va sotto il nome
di Giudaismo, dotato di una sua specifica fisionomia culturale. Lo si può paragonare anche ad
una travagliata gestazione, che ha preparato la nascita di un Israele nuovo. "L'esperienza
dell'esilio : abbandono e speranza" (Bonora).
- Il crollo di Babilonia e il sorgere di una nuova potenza, la Persia con Ciro, nell'anno 558,
saranno i fatti destinati a determinare una svolta nella storia del popolo dell'Antico
Testamento.
Ma qui si apre com'è giusto un nuovo capitolo.
IL PRIMO POSTESILIO :
RITORNO E RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO
I documenti biblici per la conoscenza del rimpatrio da Babilonia e del primo postesilio
sono rappresentati principalmente dai libri di Esdra e di Neemia. Ricaviamo dati dal libretto
86
Storia di Israele
del profeta Aggeo (appena due capitoli) e dal ProtoZaccaria (cc 1-8). Un'eco di questo
periodo storico si fa ascoltare anche nella terza parte del libro di Is (cc 56-66) e forse anche
nel libro di Malachia.
"Non bisognerebbe credere che la storia di questo periodo sia più facile da tracciare che
quella delle epoche precedenti. L'epoca è più recente, ma i documenti sono meno precisi e più
difficili da analizzare. Non vi sono più Annali o archivi di stato a Gerusalemme" (Cazelles).
Come già si è fatto in precedenza, conviene valutare le fonti, in particolare la cosiddetta
"opera del Cronista".
L'autore, per quanto è dato sapere dall'analisi interna dell'opera, è un giudeo (forse un levita
di Gerusalemme), che vive in un periodo di pace e di relativo benessere, probabilmente verso
la fine dell'epoca persiana o all'inizio di quella greca.
Scrive nella convinzione che la sua gente, la comunità postesilica del IV secolo, costituisca a
pieno diritto il piccolo Resto, predetto dai profeti, con una missione speciale da svolgere.
"Egli redige una nuova (numericamente) storia sacra di Israele : non ritorna al passato per il
semplice gusto di raccogliere memorie e tradizioni, ma guarda al presente e si proietta
nell'avvenire. Secondo il cronista il passato non è ne da rimpiangere né da glorificare ;
bisogne assumerlo responsabilmente e farlo fruttificare nel presente.
Si tratta di una "nuova meditazione sulla storia di Israele" (BCC), forse anche eretta come
muro divisorio nei confronti del mondo samaritano.
"In generale possiamo affermare che l'autore delle Cronache si propone di far vedere come la
comunità gerosolimitana sia l'unica erede autentica delle promesse, poiché possiede gli unici
pegni rimasti dopo le catastrofi di Israele e la misera restaurazione tentata a varie riprese, da
Zorobabele e Giosuè, Neemia e ad Esdra. Il cronista mantiene un tono dimesso, non descrive
un brillante avvenire come fanno le pagine profetiche trado-escatologiche o apocalittiche.
Questo non significa che egli non nutra nessuna speranza messianica, accontentandosi del
benessere ( ?) raggiunto dalla comunità teocratica postesilica retta dai sadokiti. Diciamo
piuttosto che la sua è una speranza debole, adeguata alla situazione politica del tempo e legata
ai residui delle glorie passate, intesi come pegno di benevolenza divina nella quale si
continua ad avere una fede abbastanza serena. Questi residui sono il tempio e l'attività dei
superstiti attorno ad esso" (Cortese).
a) I Libri delle Cronache : poiché l'attività letteraria del Cronista si è espressa in due coppie
diverse di opere, conviene articolare il discorso in due momenti distinti. In 1e 2 Cr l'autore
ricostruisce a grandi linee la vicenda di Israele partendo da Adamo, il capostipite
dell'umanità.
I primi nove capitoli non sono altro che un arido elenco di nomi e di genealogie ; il racconto
vero incomincia al c 10, che serve come testo di transizione per legittimare il passaggio di
potere da Saul a Davide. Dopo questo prologo genealogico amplissimo lo scrittore mette le
ali, allorché può stendere il suo panegirico su Davide (cc 10 a 29). La monarchia di Davide è
l'utopia realizzata di Israele e cioè l'epoca ideale, l'età dell'oro, l'archetipo, il modello che
comanda la configurazione di ogni comunità israelitica nel tempo futuro. Alla figura di
87
Storia di Israele
Salomone riserva la sezione di 2Cr 1-9 : il re viene elogiato soprattutto per la costruzione del
Tempio.
I rimanenti capitoli (da 10 a 36) sono consacrati ai re di Giuda, fino alla caduta di
Gerusalemme e all'esilio.
- L'opera dunque può essere considerata a pieno titolo come una sintesi di tutta la storia della
salvezza ("significantius Chronicon totius divinae historiae possumus appellare" afferma
Girolemo nel "prologus galeatus"). Il titolo che ha ricevuto nella LXX e poi passato nella Vg,
è come già sappiamo quello di "Paralipomeni" = I libri delle cose tralasciate. I traduttori
hanno visto nell'opera quasi un supplemento al racconto di 1 e 2 Sm e 1 e 2 Re. Noi
parleremmo meglio di un "doppione", il quale però non è senza significato : l'opera è un
tentativo teologico di superare lo scandalo rappresentato dall'esilio.
Non è vero che la dinastia davidica è stata spazzata via dalla storia ; la comunità postesilica
rappresenta la continuità di quella sacra istituzione. Per questo il Cronista ricostruisce la sua
storia di Israele usando meccanismi di semplificazione, concentrazione ed anche invenzione
per noi sorprendenti.
- Il linguaggio del Cronista è arido, come e più di quello della Scuola Sacerdotale, il tono è
meditativo e dottorale ; raramente (ad es in 1Cr 29) o mai raggiunge vette poetiche, anche se
non si può negare un certo estetismo liturgico. E' un po' poco !
Ad ogni modo il discorso deve essere completato con la presa in esame della, seconda coppia
di opere : Esdra e Neemia.
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Storia di Israele
b) I libri di Esdra e Neemia : rappresentano la continuazione delle Cronache. La identità di
linguaggio, di tono e di interessi testimonia della loro appartenenza al Cronista. Un
argomento ulteriore della unità dell'opera è offerto dal testo di 2Cr 36,22-23 in chiusura della
prima coppia, ripreso in termini identici in Esdra 1,1-3 : è come l'anello di congiunzione delle
due parti.
L'opera vuole essere una storia delle origini del Giudaismo in continuazione con la vicenda
preesilica di Israele : copre praticamente i primi 150 anni dopo il ritorno da Babilonia. I
riflettori sono puntati sui due pionieri e fondatori del Giudaismo : il sacerdote Esdra e il laico
Neemia.
Sappiamo come l'intento del redattore non è primariamente storico. Quello che sorprende in
lui è la capacità di utilizzare la materia storica in funzione di un discorso teologico o
didattico. Disponendo il soggetto in quattro o cinque grandi sequenze, egli ottiene un quadro
storico-simbolico delle origini della comunità giudaica, che risulta vivo ed attuale. Esalta i
momenti individuali e comunitari delle origini, ne ripropone il fascino trascinatore, insegna la
santità incontaminata del popolo, il suo coraggio, la sua fedeltà alla Legge, alla città santa, al
tempio e al suo culto.
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Storia di Israele
In questo modo l'obiettivo del Cronista di dare attualità ai fatti e personaggi del passato è
pienamente riuscito : "La decisione di mettere per iscritto la storia postesilica non si
spiegherebbe se l'autore non fosse animato da una certa speranza, ai documenti che egli
riporta (o eventualmente ritocca o costruisce ex novo) traspare addirittura un atteggiamento di
entusiasmo. E' l'entusiasmo degli inizi della restaurazione" (Cortese).
L'impero neobabilonese affermatosi con Nabopolassar prima (625 aC) e poi consolidatosi con
Nabucodonosor (605-562) alla morte di costui inizia un periodo di rapida decadenza.
L'ultimo sovrano è un certo Nabonide (556-539), "personaggio discusso, tanto nella sua
epoca che ai nostri giorni" (Cazelles).
Costui, introdusse improvvidamente una riforma religiosa, declassando il culto a Marduk,
divinità nazionale, a vantaggio della divinità lunare Sin, alienandosi così l'appoggio della
classe sacerdotale e le simpatie del popolo. Nel 552 ebbe la strana idea di abbandonare la
capitale Babilonia per trasferirsi nell'oasi di Teima, nell'Arabia del Nord, dove resterà dieci
anni.
"Aveva lasciato come governatore di Babilonia il suo figlio Baldasar. Ma costui non era
abilitato a celebrare le feste solenni del Nuovo Anno. Babilonia si sentiva così frustrata ed
inquieta ... Nabonide ritornò a Babilonia nel 542 ma ormai era troppo tardi. Il governatore
della provincia di Gutium alla frontiera del regno, Ugbaru (Gubaru o Gobrias) era passato al
servizio di Ciro" (Cazelles).
- Contemporaneamente si assiste alla ascesa della Persia. Artefice ne è Ciro. Originario della
regione di Ansan, costui era inizialmente suddito dei Medi ; però nel 553 era riuscito a
ribellarsi contro Astiage e a conquistare Ecbàtana, la capitale della Media. La sete di potere lo
spinse poi verso Occidente : nel 547 marciò contro la Lidia e il suo re Creso e ne sottomise la
capitale Sardi estendendo così il suo regno fino all'Asia Minore.
Poi si diresse contro Babilonia, senza incontrare praticamente resistenza, data anche la
defezione a suo vantaggio di Ugbaru.
"Ciro è vincitore ad Opis il 26 ottobre 559 e Ugbaru entra di sorpresa a Babilonia il 12
ottobre. Baldasar è ucciso e Nabonide viene fatto prigioniero. Entra a sua volta Ciro il 29
ottobre ...
Diventato re di Babilonia, re delle regioni, Ciro si presenta come liberatore e fa circolare un
pamphlet, dove Nabonide è presentato come empio e pazzo" (Cazelles).
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Storia di Israele
- Caratteristica dunque della nuova potenza è quella della "mano morbida" : non vendette e
deportazioni verso i popoli vinti (com'era stato nella prassi di Assiri e Babilonesi), ma
clemenza nei confronti dei popoli sconfitti e rispetto dei culti locali.
I testi biblici confermano a loro volta questo stato di cose. Il profeta dell' esilio, suscitato
quale interprete della situazione nuova, cioè il DtIs, presenta Ciro come strumento
provvidenziale di Dio a favore del popolo eletto, lo chiama "mio pastore", lo presenta
addirittura "messia" del Signore (cf Is 41,1-5 e 44,24 - 45,13 = inni a Ciro) .
IL RIMPATRIO
Alla luce di quanto detto, si capisce anche il nuovo corso della storia biblica a partire
dall'avvento della potenza persiana.
Un provvedimento fu emanato a favore della comunità ebraica esule a Babilonia. Si tratta del
cosiddetto "Editto di Ciro", giunto a noi in triplice esemplare : 2Cr 36,23 ed Esdra 1,2-4
contengono una forma ebraica del testo, mentre in Esd 6,3-5 si incontra una versione
aramaica. Confrontandoli tra loro, non c'è solo differenza di lingua ma di impostazione : il
testo in aramaico, che sembra riprendere i termini esatti del protocollo ufficiale, autorizza la
ricostruzione del tempio, impartisce norme circa le sue dimensioni e parla del finanziamento
dell'opera. L'Editto di Ciro non concerne che questo restauro e non dice nulla di un rimpatrio
dei deportati, che non doveva rappresentare un grosso problema, essendo essi una minoranza
in parte già acclimatati.
E' il Cronista che ha trasformato il provvedimento di Ciro in un editto di rimpatrio ; egli si
disinteressa dei rimasti in Palestina, per lui la ricostruzione può venire solo dagli esuli.
Per questo descrive con entusiasmo il ritorno, riportando la lista dei Sionisti (lo stesso elenco
di rimpatriati si trova in Esd 2 e Nee 7 relativamente a due situazioni storiche diverse).
Per il Cronista sono simbolicamente le dodici tribù che ritornano a conquistare la terra.
- Non si devo però pensare ad un ritorno corale ed entusiasta di popolo. Certamente da alcuni
fu vissuto come un "sogno" : "Quando il Signora ricondusse i prigionieri di Sion ci sembrava
di sognare ; allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia"
(sal 126,1-2).
Non c'è stato un ritorno in blocco, bensì una serie di ritorni a distanza di tempo. Diverse
ondate insomma. E la prima ondata, come leggiamo nel libro di Esdra, comprendeva "quanti
Dio aveva animato a tornare per ricostruire il Tempio del Signore a Gerusalemme" (1,5).
Cioè i più ferventi, i più entusiasti.
Fu questo primo gruppo a riportare a Gerusalemme i vasi e gli arredi sacri trafugati da
Nabucodonosor e restituiti da Ciro. Dirigeva l'operazione-ritorno l'autorevole Sesbassar, che
viene chiamato "principe di Giuda" (1,8). Si può discutere sul contenuto preciso della sua
carica : "E’ però escluso che gli fosse stata attribuita una qualche giurisdizione sul territorio
della Giudea ; egli deve aver agito solo come capo della carovana, e come una sorta di
delegato reale per gli affari ebraici, di controllore del trasferimento" (Cavedo).
Come sia andato il viaggio di ritorno non sappiamo. La Bibbia ci trasporta subito a
Gerusalemme, alla grande impresa del Tempio. Contrastatissima però. Difatti la prima pietra
fu collocata da Sesbassar nell'anno 537 aC, ma quasi subito i lavori si interruppero.
Il gruppo dai rimpatriati non accetta di essere aiutato dai locali (cf Esd 4,1-5). Urti vi furono
con le autorità di Samaria e con gli stessi rimasti in terra di Giuda, sconcertati
91
Storia di Israele
dall'esclusivismo e dai principii dei rimpatriati : "Allora la popolazione indigena si mise a
scoraggiare il popolo dei Giudei e a molestarlo per impedirgli di ricostruire" (4,4).
Come succede sempre, non mancano i motivi economici. Li documenta il libretto del profeta
Aggeo. Tutta la gente è scoraggiata e dice : "Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la
casa del Signore" (1,1-2) ; al contrario "ciascuno si dava premura per la sua propria casa"
(1,9).
Ognuno doveva pensare a procurarsi un'abitazione, a rientrare in possesso delle sue terre, o
risolvere liti e contese sugli antichi diritti di proprietà, contestati da coloro che nel frattempo
avevano occupato il paese (cf Ez 11,15).
A ciò si aggiunga l'inevitabile carestia : "Anche la terra, dice Aggeo, ha diminuito il suo
prodotto". Quindi grave crisi economica.
Non si devono neppure escludere perplessità di ordine teologico, sensibilità religiose diverse,
riflesse nella Terza parte di Isaia.
Da una parte ascoltiamo il popolo che in un lamento accorato rivolto a Dio dice : "Il nostro
tempio santo e magnifico, dove i nostri padri ti hanno lodato è divenuto preda del fuoco ;
tutte le nostre cose preziose sono distrutte" (Is 64,10) e dall'altra il Signore stesso prende le
distanze nei confronti dell'impresa, dichiarando la sua onnipresenza nella creazione e la
figura del povero come oggetto di predilezione del suo sguardo (cf Is 66,1-4).
- "Così fu sospeso il lavoro per il tempio in Gerusalemme e rimase tale fino all'anno secondo
del regno di Dario re di Persia" (Esd 4,24). C'era bisogno di un nuovo impulso e questo venne
impresso da due nuovi profeti suscitati per l'occasione, Aggeo e Zaccaria, che con la loro
predicazione verso gli anni 520 ridestarono energie assopite è spronarono alla prosecuzione e
al completamento dei lavori (cf Esd 5,1-2).
Per situare meglio la loro predicazione, bisogna ricordare che nell'anno 522, alla morte di
Cambise, c'erano stati rivolgimenti nell'Impero Persiano, prima che Dario riuscisse a salire al
trono e a consolidare il suo potere. I sussulti al centro dell'impero provocarono delle
vibrazioni anche in periferia, nella comunità di Giuda, all'interno della quale incomincia a
diffondersi una psicologia di attesa di grandi cambiamenti : il Regno sta per venire ! "Ancora
un po’ di tempo e io scuoterò il cielo e la terra, il mare e la terraferma. Scuoterò tutte le
nazioni ... " (Ag 2,6-7).
Aggeo e Zaccaria puntarono tutte le loro speranze di rinascita religioso-politica su un certo
Zorobabele, figlio di Sealtiel, capo insieme con Giosuè di una carovana di rimpatriati e
descritto come governatore in Gerusalemme (cf Nee 12,1). "E’ la prima volta, osserva
giustamente Martin Noth, che noi vediamo dei profeti attaccare le loro speranze di un messia
futuro ad un personaggio storico presente".
Aggeo lo chiama "sigillo eletto del Signore" (2,23) : la metafora indica il ruolo secondo il
profeta preparatogli da Dio, infatti "la delega d'autorità poteva essere accompagnata dalla
cessione del sigillo personale" (Alonso). Zaccaria invece lo definisce "germoglio" (3,8)
allacciandosi così ad Is 11,1. Cf anche "mio servo" in Ag 2,23
La palingenesi desiderata non ci fu, le speranze svanirono ben presto : allorché Dario riuscì
ad avere in pugno la situazione : ecco perché in Zacc 6,9-14, che in origine prospettava
l'incoronazione di Zorobabele, il suo nome è stato sostituito con quello di Giosuè, sommo
sacerdote.
92
Storia di Israele
- "Si terminò le costruzione di questo tempio il giorno tre del mese di Adar nell'anno sesto del
regno del re Dario" (Esd 6,15).
Nel nostro computo corrisponde alla data del 12 marzo 515 aC.
Ovvio che le celebrazioni per la dedicazione del nuovo santuario nazionale furono trionfali e
coincisero con la celebrazione della Pasqua (cf Esd 6,16-22).
E' la data di inaugurazione del "secondo tempio", quello che sarà visitato da Gesù, ampliato e
abbellito da Erode il Grande e infine distrutto dall'armata romana di Tito nell'anno 70 dC.
L'avvenimento dal punto di vista storico è essai importante : la comunità ritrova il suo centro
religioso, il tempio diventa un segno di unità e identità nazionale, ormai Israele si avvia a
diventare la grande comunità cultuale del santuario.
Questo stato di cose contribuì anche a dare all'elemento sacerdotale una importanza che non
aveva conosciuto in precedenza. L'antico Israele non aveva conosciuto una rigida gerarchia
sacerdotale, ora c'è tutta una graduatoria : sommo sacerdote, preti, leviti, cantori, inservienti.
Mancando ormai la struttura statale, Israele finisce con il concentrare la sua vita sociale
attorno al tempio e alla Legge.
Certo il secondo tempio era molto più modesto di quello salomonico, mancavano i mezzi ;
alcuni non poterono nascondere la loro delusione (cf Esd 3,12). La maggioranza si adattò al
dato di fatto.
La comunità poteva constatare che era riuscita a sopravvivere alla tremenda esperienza della
devastazione e dell'esilio, doveva riconoscere che "le misericordie del Signora non sono
finite, non è esaurito il suo amore sviscerato", anche se l'epoca successiva al ritorno non ci
appare né chiara né grande" (Von Rad).
- Dei 50 anni che fanno seguito alle dedicazione del secondo tempio non possediamo quasi
documentazione storica, "ma che la situazione fosse poco confortevole lo testimonia la
raccolta di profezie che va sotto il nome di Malachia e che si data con ragione nell'epoca che
va dal termine del tempio alla entrata in scena di Esdra e di Neemia" (Noth).
Due sono gli abusi che il profeta denuncia :
a) Il formalismo e la venalità nel culto, imputabile soprattutto ai sacerdoti. Cattivo
funzionamento del santuario. Messaggio sferzante con la casta sacerdotale, che non trasmette
"la conoscenza di YHWH" (cf 1,6-2,9).
b) La piaga del divorzio e il fenomeno dei matrimoni misti, considerati pericolosi per la
purezza della fede Jahvista (cf 2,10-16).
IL PROBLEMA CRONOLOGICO
93
Storia di Israele
"Nell'anno settimo del re Artaserse, Esdra ... arrivò a Gerusalemme nel quinto mese"
(Esd 7,7)
"Nel mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse" (Nee 2,1)
"Nell'anno trentaduesimo di Artaserse ero tornato presso il re" (13,6)
Stando a questa ricostruzione tra la missione ufficiale del sacerdote Esdra e quella del laico
Neemia vi sarebbero tredici anni di differenza, ma fondamentalmente sono contemporanei ed
infatti appaiono insieme nel momento culminante della promulgazione della Legge (cf Ne 8,9
e 12,26).
- Però a ben guardare i dati non quadrano, i conti non tornano. Il primo ad accorgersene fu nel
1890 A. van Hoonackér e da allora la cronologia di Esdra e Neemia è diventata una
"questione sconcertante" (Talmon) che ancora oggi divide gli storici e non è approdata ad una
soluzione definitiva. Ecco gli aspetti problematici :
^ Se i due personaggi erano contemporanei, è possibile che si ignorassero a vicenda ?
All'interno dell'opera infatti non appare un rapporto reale di collaborazione tra i due, si tratta
di una pura vicinanza materiale.
^ Ambedue erano incaricati ufficiali per la restaurazione della comunità giudaica. E' possibile
che il re di Persia abbia affidato a due persone lo stesso incarico ?
^ Esdra trova una Gerusalemme già ricostruita e popolata, ma questo è precisamente il frutto
dell'opera di Neemia, che stando al Cronista viene dopo.
ì La presenza di Neemia accanto ad Esdra appare ad un esame rigoroso dei testi di Nee 8 e
12,26. 36 una glossa.
^ La ricostruzione dei testi e dei fatti proposta dalla maggior parte degli esegeti moderni
corrisponde anche meglio alle poche notizie storiche fornite dai documenti extrasbiblici e
soprattutto dai papiri di Elefantina (498-399) ... E’ difficile pensare che, con l'autorità di cui
era investito, Esdra permettesse ai Giudei di Elefantina quel comportamento cultuale
disinvolto che traspare dalle loro lettere. E' più probabile che tali lettere siano state scritte
prima dell'arrivo di Esdra in Palestina, il che sarebbe in sintonia con i dati storici nell'ipotesi
che Esdra non sia giunto prima dell'inizio del IV secolo" (Cortese)
- Oggi gli storici propendono in maggioranza per questa soluzione : la figura e l'opera di
Neemia precedono la riforma religiosa di Esdra.
L'attività di Neemia, è cominciata nel 445 (corrisponde all'anno ventesimo di Artaserse I, che
è lo stesso Serse delle guerre persiane contro la Grecia e regna dal 486 al 465).
La presenza, politica di Neemia in Gerusalemme si è protratta per più anni in due successivi
periodi ( la seconda volta verso il 430).
L'opera di Esdra è invece posteriore : venne probabilmente a Gerusalemme nel 398 aC, che
corrisponde all'anno settimo, però di Artaserse II (404-358). E’ più plausibile che si affermi
prima la restaurazione politica di Neemia della Riforma religiose di Esdra.
Il Cronista ha invertito l'ordine storico dei due personaggi, perché dal suo punto di vista la
priorità va data all'azione di risanamento morale condotta da Esdra !
- Siamo di fronte a due personaggi diversi per estrazione e per indole : Neemia laico,
funzionario regio, Esdra invece sacerdote e scriba. Essi hanno agito successivamente,
separatamente. Il primo è stato un grande organizzatore politico amministrativo, il secondo
un grande rinnovatore religioso. La restaurazione della comunità giudaica è in gran parte
opera loro, e si è compiuta nel tempo in cui Atene viveva le sue ore più belle, nell'età di
94
Storia di Israele
Pericle, dei grandi tragici, di Socrate. E’ il tempo in cui l'immenso impero persiano comincia
lentamente a declinare sotto i colpi appunto dei Greci. La prima grande sconfitta è stata
quella di Maratona (490 aC) e il tracollo definitivo arriverà un secolo e mezzo dopo con
Alessandro Magno. L'opera di Neemia e poi di Esdra, estesa per circa un cinquantennio, si
pone a metà circa di questo periodo.
I vari tentativi di rifare le mura sono falliti regolarmente, perché i governatori di Samaria
intervenivano subito a bloccarli. Nel libro di Esdra c'è un puntiglioso carteggio tra Samaria e
la corte, contro 1a ricostruzione delle mura di Gerusalemme, descritta come un covo di
sediziosi : "Questa città è ribelle, causa di guai per i re e per le province, e le ribellioni, vi
sono avvenute fin dai tempi antichi ... Se questa città verrà ricostruita e saranno rialzate le sue
mura ben presto nella regione d'Oltrefiume non avrai più alcun possesso" (Esd 4,14-16).
Così, il re aveva deciso : "Date ordine che quegli uomini interrompano i lavori e cha quella
città non sia ricostruita, fino a nuovo mio ordine. Badate di non essere negligenti ... " (Esd
4,21-22).
In questa situazione si capisce anche la supplica accorata del salmo 51,20 : "Nella tua bontà
fa' grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme".
- E' questa le situazione prospettata a Neemia da una delegazione di Giudei arrivata e Susa,
dove in quel tempo risiedeva la corte.
La reazione di Neemia al racconto drammatico dei suoi connazionali è insieme sofferta e
decisa : vuole fare qualcosa. Approfittando della sua posizione influente, ce lo racconta il suo
"memoriale", ottiene dal sovrano l'incarico ufficiale di partire per Gerusalemme allo scopo di
ricostruire le mura della città.
La posta in gioco era altissima : si trattava addirittura di convincere il re a cambiare il suo
stesso decreto. La domanda di Neemia ottenne un successo insperato : confermando ancora
una volta la volubilità del suo carattere, Artaserse acconsente (cf Ne 2,6).
- La missione viene preparata con lungimiranza ; per avere più spazio politico e libertà di
manovra e in previsione della opposizione dei governatori persiani in loco, Neemia si fa dare
delle lettere credenziali e nominare "governatore", diventando così plenipotenziario del re di
Persia nelle provincia della Giudea (cf 2,7-10).
Arrivato a Gerusalemme con il lasciapassare del re, Neemia tiene nascosti per il momento i
suoi piani, ma già tre giorni dopo durante una perlustrazione notturna, prende visione dello
stato miserevole della città e della cinta muraria.
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Storia di Israele
Dopo di che decide di dare subito avvio ai lavori, mettendo in conto l'ostilità non solo dei
suoi avversari politici ma la stesse resistenze all'interno della comunità giudaica. "Se a corte
Neemia si è dimostrato buon diplomatico, a Gerusalemme si rivela energico organizzatore,
appassionato difensore della sua città, tenace e prudente" (Danieli).
Il diario di Neemia non può fare a meno di notare le opposizioni dei suoi stessi connazionali :
"I notabili non piegarono il collo a lavorare all'opera del Signore" (3,5b).
La cinta muraria venne divisa in diversi segmenti, la ricostruzione dei quali affidata ad
altrettanti distretti. Dal suo "memoriale" Neemia appare un tipo deciso, capace di
galvanizzare energie.
In effetti l'impressa venne condotta a termine a tempi di record. : appena 52 giorni (cf 6,15) e
l'inaugurazione fu una festa di popolo con il rito della "circumambulazione" come in Giosuè
6 e Neemia si sofferma nel descriverla al c 12. "La gioia di Gerusalemme si sentiva di
lontano" (12,43).
- Rifatte le mura, si trattava ora di ripopolare la città, ancora molto scarsamente abitata e con
poche case (cf 7,4). Si preferiva vivere in campagna, perché questa dava da mangiare.
Neemia convoca riunioni popolari con i notabili e i magistrati, si fa il censimento e si decide
uno spostamento di abitanti dalla campagna alla città, nella quale prendono residenza le
autorità locali, prima sparpagliate anch'esse in varie località. E’ probabile che Neemia abbia
incontrato resistenze a questo provvedimento se dice : "I capi del popolo si stabilirono a
Gerusalemme ; il resto del popolo tirò a sorte per far venire uno su dieci a popolare
Gerusalemme, la città santa ... Il popolo benedisse quanti si erano offerti spontaneamente per
abitare Gerusalemme" (11,1-2).
Al consolidamento politico - Gerusalemme ritorna ad essere una cittadella e la residenza di
un governatore con poteri autonomi - Neemia fece seguire provvedimenti di carattere
sociale ; dovette ingaggiare un'altra battaglia, quella contro le ingiustizie e i disordini che si
erano accumulati nel tempo, provocando differenze sociali drammatiche, con un proletariato
in estrema miseria. Nelle sue memorie (c 5 che è uno dei più belli del libro per il suo
messaggio sociale) accenna ad un editto sulla abolizione generale dei debiti per allentare la
tensione tra le varie classi. Secondo Soggin è un provvedimento che ordinava "la
terminazione d'autorità di tutte le liti insorte intorno ai terreni degli esiliati che
Nabukadnezzar aveva distribuito ai rimasti… i terreni restavano a chi li aveva coltivati per
oltre un secolo".
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Storia di Israele
SECONDA MISSIONE DI NEEMIA A GERUSALEMME
Neemia rimane a Gerusalemme per dodici anni, poi nell'anno 32° di Artaserse, cioè
nel 433, torna alla corte reale di Susa, forse per farsi rinnovare l'incarico.
In effetti, più tardi, un secondo viaggio lo riporta a Gerusalemme per una seconda missione,
durante la quale ha varato un pacchetto di provvedimenti :
a) Ha dato disposizioni per il culto nel tempio, imponendo l'obbligo di versare ai Leviti le
decima e così ha potuto assopire il malcontento del clero.
b) Ha imposto un maggior rigore nella osservanza del riposo in giorno di sabato, tramite un
"ordinamento del mercato" : la sera di venerdì vengono chiuse le porte della città e così i
mercanti che vengono dalla campagna sono impediti di entrarvi a smerciare le loro derrate nel
giorno consacrato al riposo.
c) Ha emanato anche delle norme per quanto si riferisce ai matrimoni misti, cioè ai legami di
Giudei con donne straniere. Neemia punisce severamente i contravventori, però non esige la
rottura dei vincoli precedentemente contratti : "Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai
alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare nel nome di Dio che non avrebbero dato le loro
figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso come mogli le figlie di quelli per i loro figli né
per se stessi" (13,25).
La ratifica solenne di queste norme con un giuramento collettivo quale "impegno stabile,
messo per iscritto ... documento sigillato" si ha al c10 di Neemia.
- Così la Città Santa conosce un momento di rinascita. Artefice del miracolo è Neemia,
questo laico di idee aperte e di grande coraggio abituato a dialogare nel segreto del suo cuore
con Dio. Le sue memorie ai cc 3,5,6 e 13 sono punteggiate di invocazioni straordinariamente
personali : "Ascolta, Dio nostro, come siamo disprezzati", "Mio Dio ricordati di me per
quanto ho fatto a questo popolo". "Ma tu, o Dio, fortifica adesso le mie mani !". "Ricordati di
me, o Dio, per il mio bene ! "
Altro dato da rilevare nel "memoriale" di Neemia : l'assenza di miracoli, di fatti strepitosi,
mentre la presenza di Dio è colta nella ordinarietà della vita (2,12. 20 ; 4,9 ; 6,16 ; 7,5).
LA MISSIONE DI ESDRA
- Nel testo biblico Esdra riceve due titoli : "sacerdote e scriba della Legge del Dio del cielo"
(7,12).
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Storia di Israele
In quanto sacerdote apparteneva alla famiglia dei "sadokiti" ; la meticolosità con cui è
riportato l'albero genealogico in 7,1-3 è quanto mai espressiva del proposito di mostrare
l'ascendenza legittima del personaggio.
In quanto al titolo di "sopher = scriba", la parola può avere attribuzioni diverse.
^ Nel linguaggio della corte persiana equivale e "ministro di stato per gli affari ebrei". Era
l'uomo che nel quadro della amministrazione statale persiana doveva occuparsi dei problemi
della comunità giudaica. Era un superministro della Diaspora giudaica.
^ invece nel linguaggio posteriore della tradizione ebraica l’appellativo significa "esperto
della Legge", competente della Torah, rabbino. "Egli era uno scriba abile nella legge di Mosè,
data dal Signore Dio di Israele ... si era dedicato con tutto il cuore a studiare la legge del
Signore e a praticarla e ad insegnare in Israele la legge e il diritto" (7,6. 10).
- Non sappiamo quali avvenimenti abbiano determinato la sua entrata in scena, forse
pressioni dell'ambiente sacerdotale sulla corte. Fatto sta che nell'anno 398 aC si ha una nuova
ondata di rimpatriati guidata da Esdra, anche lui debitamente autorizzato dal re, anzi con
l'appoggio finanziario della corte.
Il viaggio di ritorno dura più di tre mesi, circa centodieci giorni (cf 7,9) : dall'inizio delle
primavera fino all'estate. Arrivati finalmente in patria, Esdra e i suoi compagni riposano per
tre giorni, poi offrono una quantità di vittime in sacrificio a Dio (cf 8,35).
Esdra si mette subito al lavoro. La lettera reale che ha portato con sé costituisce una delle
svolte più significative nell'intera storia di Israele : Artaserse infatti, ha affidato a lui il
compito di controllare la vita dei connazionali sulla base della Legge di Dio proclamata da
Mosè che diviene per ciò stesso legge del re.
Esdra è autorizzato inoltre a stabilire persone in autorità, cioè a nominare i titolari delle
cariche pubbliche, e a utilizzare anche i mezzi coercitivi affinché la Legge di Dio venga
osservata (7,25-26). Si trattava quindi di una missione politico-religiosa insieme. "Questa
decisione ebbe immensa portata" (Noth).
L'autorità persiana riconosceva ad una legge religiosa il valore di codice civile, atto a regolare
la comunità giudaica. Non solo : la Legge portata da Esdra aveva valore giuridico anche al di
fuori della Giudea, funzionava anche per il giudaismo della satrapia dell'Oltrefiume.
Il potere centrale la riconosceva e la rispettava. Qualcosa di simile farà Cesare quasi quattro
secoli dopo per il Giudaismo dell'epoca.
In questo modo la comunità giudaica acquisiva uno status giuridico che le permetteva di
praticare la sua religione in mezzo alle nazioni.
Si tratta di un momento davvero eccezionale, si può vedere in esso, come fa la BJ, l'atto di
nascite del Giudaismo.
98
Storia di Israele
Ormai l'ebraismo possiede il suo testo maggiore e "ispirato" diventa anche "religione del
libro", la Legge scritta si converte in un motivo di riconoscimento e di identità per questo
popolo.
- Ma quale libro legge Esdra per sette giorni consecutivi, suscitando tanta emozione nella
folla ? Si tratta del "libro della Legge di Mosè" come viene chiamato in Ne 8,1 o anche
"Libro della Legge del Signore" (cf Ne 9,3) ; è senz’altro il testo che Artaserse ha autorizzato
Esdra a insegnare e a far osservare : "intorno alla osservanza della Legge del tuo Dio che hai
nelle tue mani" (7,4).
IL RIFORMATORE RELIGIOSO
Esdra si è impegnato a sradicare la piaga dei matrimoni misti, considerata corrosiva della
identità giudaica : "hanno profanato la stirpe santa con le popolazioni locali ; anzi i capi e i
magistrati sono stati i primi a darsi a questa infedeltà" (9, 2).
A tale scopo ha costituito una commissione (cf 10,16-17) con l'incarico di procedere con
estrema durezza ; si giunse infatti al punto di dividere e rovinare i nuclei familiari già
costituiti : "Tutti quanti avevano sposato donne straniere le rimandarono insieme con i figli
avuti da esse" (10,44).
"Era un gesto disumano, reso possibile solo dal fanatismo religioso che caratterizza l'epoca e
dal distacco amministrativo di Gerusalemme dalla provincia di Samaria" (Sacchi).
- Questa misura estrema è indicativa di una certa piega che assume il Giudaismo : la
comunità si chiude a riccio, gelosa della sua diversità e paurosa di proiettarsi e confrontarsi
con l'esterno. Ormai funziona il principio e il metodo della "habdalah" o "separazione" da
tutto ciò che non è sacro, da qualsiasi nemico tale o supposto.
Respirano questa tendenza i libri di Tobia, Ester e Giuditta, mentre un orientamento opposto
esprimono i libretti di Rut e di Giona, soprattutto quest'ultimo : Dio ama i pagani e vuole la
salvezza dell' oppressore di Israele, se Ninive si converte. Ninive è la sigla della oppressione.
99
Storia di Israele
Dopo le vicende di Neemia e Esdra le fonti bibliche della storia di Israele tacciono per quasi
due secoli : dobbiamo arrivare al termine del II secolo per incontrare nuovamente "libri
storici", cioè i due libri dei Maccabei, che documentano la rivolta del Giudaismo
all'ellenismo, scoppiata nella prima metà del II secolo. Di questo periodo di transizione
possediamo solo informazioni indirette da opere bibliche (gli scritti sapienziali) e da testi
extrabiblici.
IL GIUDAISMO
E' un periodo storico ricco e complesso, il che spiega l'interesse degli studiosi nei suoi
confronti :
- Ben Ziom BOSKER, Il giudaismo ; profilo di una fede, Ed Mulino 1969
- P. SACCHI, Storia del mondo giudaico, SEI - Torino 1976
- C. SAULNIER, Histoire d'Israël. III. De la conquête d'Alexandre a la destruction du
Temple (331 aC - 135 aD), Cerf - Paris 1985
b) Manca uno stato indipendente, ma continua ad esistere una nazione (terra, popolo, Libro).
Esiste un "ethnos" dotato di un forte spirito di appartenenza. Un gruppo umano che si
richiama ad una identica storia e cultura, ad un comune patrimonio religioso : monoteismo
jahvista.
Il mondo giudaico non aveva una unità geografica, presentava invece una unità etnica,
religiosa e morale, la cui coesione era solidamente mantenuta dal duplice legame della fede
monoteista e -fatta eccezione per i proseliti- dal sangue.
100
Storia di Israele
c) Finisce l'unità territoriale. La nazione giudaica non abita tutta in Giudea (la regione attorno
a Gerusalemme, residenza dell'antica omonima tribù). Al contrario gli Ebrei si sono
disseminati, o a causa delle guerre o per motivi economici, in tutto il mondo allora
conosciuto, e vivono in comunità ben riconoscibili all'interno del loro ambiente. Ce ne sono
in Babilonia e in Persia (gli antichi rimasti che non volevano perdere i benefici acquisiti) ; in
Egitto hanno fatto storia le comunità di Alessandria ed Elefantina, da cui ci è pervenuta una
abbondante e sconcertante documentazione.
Nell'isola di Elefantina, vicino ad Assuan nell'alto Egitto, si sono ritrovati gli archivi di una
colonia militare giudaica. I testi, scritti in aramaico, appartengono al V secolo. Originario
della Giudea, questo gruppo di Ebrei si è conservato fedele alla religione dei padri, allo stato
in cui si trovava prima della riforma di Giosìa.
Questi giudei compiono il sacrificio pasquale nella propria abitazione hanno un loro tempio ;
ma la loro fede lascia trasparire infiltrazioni pagane. L'amministrazione persiana, però
favorirà l'introduzione, anche in questa lontana comunità, della legge ufficiale giudaica.
Più tardi avremo cospicue comunità giudaiche in Grecia e a Roma, tanto che Giuseppe Flavio
potrà affermare con orgoglio : "Non è facile trovare un solo luogo nel mondo in cui questo
popolo non abiti ed abbia autorità" (Antichità Giudaiche 14, 115)
E’ questo il fenomeno detto tecnicamente della Diaspora, (il termine significa letteralmente
disseminazione-dispersione). Il giudaismo palestinese e quello della diaspora però formavano
una sola e identica comunità nazionale e spirituale ed erano frequenti i contatti fra i centri o
colonie giudaiche all'estero alla madre patria (cf 2Macc 1,1 : "I fratelli giudei che sono in
Gerusalemme nella regione della Giudea, ai fratelli giudei sparsi in Egitto"). Dalla diaspora
provenivano, elargizioni (cf Zacc 6,9-10).
d) Importanza della Legge quale fattore di identità e di coesione, e in essa valore crescente di
alcune pratiche, quali la circoncisione e il sabato. Con esse l'elemento ebraico difendeva con
orgoglio la sua diversità : "Vi è un popolo segregato e anche disseminato fra i popoli di tutte
le province del tuo regno, le cui Leggi sono diverse da quelle di ogni altro popolo"( Est 3,8).
A questo riguardo lo storico romano Tacito parlerà più tardi del "Judaeorum mos absurdus
sordidusque".
Accanto alla Legge scritta assume grande importanza anche la legge orale, cioè la tradizione
interpretativa e applicativa della Torah, con la quale si viene a formare un patrimonio
chiamato "tradizione degli antichi" (cf Mc 7,3). Pericolo del legalismo.
e) Fine dal profetismo. Dopo l'esilio la vena profetica si esaurisce rapidamente ; i profeti della
restaurazione quali il Terzo Isaia, Aggeo Zaccaria e Malachia non reggono il confronto con i
grandi che li hanno preceduti. L'assenza di profeti, il silenzio di queste voci che interpretano
in modo autorevole la storia, rappresenterà una delle prove più dolorose del Giudaismo : "Ci
fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava da quando fra loro erano scomparsi i
profeti" leggiamo in 1Macc 9,27 ; cf anche 4,46.
f) Venuti meno i profeti, le guide spirituali della comunità diventano i sacerdoti, il tempio e il
suo culto rimangono punti di attrazione e di riferimento. Più tardi l'istituzione delle sinagoghe
prima nella diaspora e poi sul suolo palestinese alimenterà la linfa vitale del Giudaismo
tramite il contatto con la Parola : nella sinagoga infatti, "beth Knesset" = casa della riunione
si leggono e si commentano le Sacre Scritture e si discutono i problemi della comunità.
101
Storia di Israele
Anche i Saggi diventano punto di riferimento ; il postesilio è l'epoca d'oro della riflessione
sapienziale, nascono i capolavori della tradizione didattica ed anche opere di contestazione
come Qoh e Giobbe.
"Nel libro di Daniele (una generazione posteriore a Ben Sira) il posto, principale non lo
occupano né i martiri né i guerrieri, ma i maestri, la cui attività principale è quella di
promuovere la conversione. Cf Dn 12,3 (Alonso).
EPISODI SIGNIFICATIVI
Meritano di essere segnalati alcuni fatti che hanno influenzato la vita del Giudaismo
prima della insurrezione maccabaica.
2. Lo scisma samaritano
Nell’epoca di transizione da Esdra ai Maccabei si produce un avvenimento grave, la frattura
insanabile tra il mondo samaritano e il Giudaismo. Quando si è verificato non è possibile
sapere con certezza. Flavio Giuseppe (Ant Giud XI 8,3-7) riferisce che questo avvenne
allorché Alessandro Magro visitò la Palestina ; ma ci sono nel suo racconto alcune
inesattezze, che fanno sospettare che egli non abbia potuto disporre di documenti di prima
mano.
Quasi certamente la rottura si ebbe allorché venne costruito il santuario sul monte Garizim (cf
2Macc 6,2). Equivaleva ad una aperta sconfessione di Gerusalemme, quale centro unico di
riconoscimento del Giudaismo e della sua liturgia.
I Samaritani si costituirono in gruppo rigidamente chiuso, con possibilità di contrarre
matrimoni solo all'interno (i loro discendenti vivono ancora oggi in via di estinzione). Dalle
Scritture ebraiche accettarono solo il Pentateuco con delle modifiche a loro favorevoli (si
veda ad es in Dt 27,4 il nome Garizim al posto di Ebal).
Questa rottura non ci sorprende più di tanto : essa infatti non faceva altro che ratificare una
tensione Nord-Sud che datava da tempi immemorabili (dall'epoca premonarchica sappiamo) e
che era venuta approfondendosi dopo gli avvenimenti del 721.
I Giudei ortodossi giudicarono assai grave questa scissione : si legga in questa luce 2Re 17
(già citato) o Sir 50,26b : "Lo stolto popolo che abita in Sichem" o più in generale l'Opera
Cronistica.
Gli stessi testi evangelici testimoniano della antipatia e delle frizioni tra i due gruppi : "I
Giudei non mantengono buone relazioni con i Samaritani" (Gv 4,9b).
102
Storia di Israele
facciamo riferimento alle sconfitte subite da Dario e da Serse ad opera dei popoli dell'Ellade
all'inizio del quinto secolo (Maratona e Salamina), ma all'impresa militare e politica
realizzata da Alessandro il Grande, figlio di Filippo il Macedone. Egli riuscì in pochi anni a
conquistare un immenso impero che andava dalla Grecia fino all'Indo e comprendeva anche
l'Egitto. La partita con la potenza persiana fu decisa nell'anno 333 ad Isso, allorché
l'imperatore Dario III Codoman fu sconfitto.
Le Persia soccombeva come potenza trascinando nella sua sorte tutti i popoli sottomessi ; la
comunità giudaica senza accorgersene, cambiava padrone, finiva sotto il "dominio dei Greci"
(cf 1Macc 1,10).
Non si hanno nei testi biblici testimonianze chiare di questo sommovimento e di questo
passaggio : alcuni studiosi qui vedono lo sfondo di Abacuc 1-2, però la cosa non è sicura ; si
può difendere infatti la datazione preesilica del libretto.
Il Deutero Zaccaria (cc 9-14) appartiene già all'epoca greca.
Alla sua morte come è noto si scatenò la lotta tra i suoi generali per la spartizione del potere.
L'impero venne diviso in tre grandi zone di influenza sottomesse ai rispettivi Diadochi =
successori : la Grecia sotto gli Antigonidi, l'Oriente sotto i Seleucidi con Antiochia di Siria
quale capitale e l'Egitto sotto i Legidi o Tolomei attorno alla nuova città costruita in onore del
Grande Caduto, cioè Alessandria.
La Palestina e con ciò la comunità giudaica gravitavano nell'orbita dei Tolomei ; pare che
questo fatto non abbia prodotto alcun trauma.
La libertà religiosa venne rispettata, la comunità salvaguardata nella sua fisionomia
particolare. Fu un tempo di relativa pace e prosperità : l'epoca dei grandi viaggi di Ben Sira e
della costituzione della fiorente colonia ebraica nel quartiere delta di Alessandria.
Più importante da ricordare è il cambiamento culturale intervenuto nel mondo orientale di
allora, cioè l'Ellenismo : "graduale e pacifica fusione delle diverse civiltà in un'unica civiltà
internazionale" (Fohrer). Si respira un clima ecumenico di tolleranza : la Koinè al posto
dell'aramaico diventa le nuova lingua internazionale, veicolo di trasmissione delle nuove
idee.
103
Storia di Israele
di Israele prima del periodo cristiano e ci conducono infatti alle soglie del primo secolo con
Roma che si affaccia sul settore orientale del Mediterraneo.
Analogamente a quanto fatto in precedenza per gli altri "libri storici" dell'AT, cerchiamo di
valutare il grado di "verità storica" di cui sono portatori (esistono anche un 3° e un 4°
Maccabei, ma sono apocrifi).
"Bisogna dire che 1 e 2 Macc non attirano molto l'attenzione degli esegeti ... sembra che
nessun Padre della chiesa si sia dato la pena di commentarli, salvo qualche omelia sui martiri
di 2Macc 7 …Quello che forse ha contribuito alla messa in disparte dei due libri, cioè il
trovarsi in zona di transito tra AT e NT, costituisce in realtà un elemento importante di
interesse, perché i libri toccano un periodo in cui in pratica si sono definite le situazioni
politico-religiose che troviamo all'alba del NT" (Vallauri).
- Il tema dei due libri è la reazione violenta e nazionalista dei Giudei contro il processo di
ellenizzazione portato avanti con fermezza da una corrente stessa del Giudaismo e cioè dal
partito filoellenico, con l'appoggio e il sostegno di Antioco IV Epifane.
Benché il tema sia comune, varia però in maniera considerevole il modo di affrontarlo da
parte dei due autori.
I titoli stessi suggeriscono un'idea sbagliata delle cose ; la tradizione che li abbina è certo
molto antica, risalendo almeno fino a Clemente Alessandrino, ma non per questo risponde in
modo appropriato al loro contenuto. Infatti 2Macc non è la continuazione del primo (come
invece capitava con 1e2Sm, 1e2Re, 1e2Cr) ; non è così, le due opere sono del tutto autonome,
anzi il secondo copre un arco di tempo storico inferiore al primo. Valgono di conseguenza
due discorsi distinti.
L'opera venne scritta sul finire del secondo secolo con tutta probabilità a Gerusalemme o
almeno in Palestina, data la buona conoscenza della geografia del paese che l'autore mostra di
possedere. Fu composta sotto Giovanni Ircano per esaltare la memoria dei combattenti per la
libertà e l'indipendenza della nazione e per giustificare la monarchia regnante, cioè le dinastia
asmonea al potere : "L'autore è certamente un difensore degli Asmonei, dei quali vuole
esaltare l'opera e forse anche legittimare la carica sacerdotale, che a partire da Gionata era
stata ricoperta dai membri della famiglia … bisognerebbe concludere che l'autore fosse un
sadduceo …. ma potrebbe trattarsi anche di un fariseo moderato" (Vallauri) .
- L'autore è uno storico appassionato e credente ; sposa, senza riserve l'operato dei Maccabei.
Nutre una avversione radicale contro l’ ellenismo ed approva i campioni della fede e della
indipendenza nazionale, anche quando la idealità religiosa cede il passo al calcolo politico.
C'è una netta polarizzazione etica, una visione un po’ manichea delle cose. Presso alcuni
104
Storia di Israele
studiosi l'autore gode fama di storico obiettivo e imparziale : "Nella Bibbia nessuno dei libri
cosiddetti 'storici' corrisponde al nostro concetto di storia meglio di 1Macc" (Penna).
"E’ bene informato sui fatti e racconta con molta esattezza le prodezze di Giuda e dei suoi
fratelli. Ritrova d'istinto la forma letteraria ed anche la mentalità degli antichi storiografi di
Israele, di cui imita a volte anche i procedimenti stilistici. Egli però non si accontenta come
essi, di riprodurre le sue fonti ; compone invece una narrazione continua, alla maniera degli
storici greci" (Grelot).
E’ un po' difficile riconoscersi in questi giudizi ; non bisogna dimenticare che i due libri dei
Maccabei ci consegnano le ragioni dei vincitori, contengono la "historia oficial", la versione
ufficiale degli avvenimenti ; il nostro autore ci offre la "sua" lettura dei fatti, il suo punto di
viste senza nulla concedere alle tesi degli avversari.
"Il nostro libro si pone alla confluenza della storiografia ebraica e di quella greca" (Vallauri).
Secondo Maccabei : "Nulla in comune con il primo" (Grelot)" Giudizio esagerato. E' un'opera
profondamente diversa ma parallela. "Il libro è scritto in buon greco, maneggiato non come
lingua d'acquisto ma come lingua materna, per cui si potrebbe concludere a un autore non
palestinese, cosa che sembra confermata dalla scarsa geografia della regione … è possibile
che si tratti di un Giudeo d'Egitto … il che spiegherebbe anche il minor slancio patriottico
che vi troviamo in confronto a 1Macc, l'anelito più contenuto per la libertà politica e
l'indipendenza nazionale e una certa consonanza con i movimenti di opinione dell'Egitto
tolemaico … che l'autore fosse un fariseo sono in molti a pensarlo a motivo della mentalità
che traspare dal libro" (Vallauri).
L'autore che scrive verso il 124 e probabilmente prima di 1Macc, dice espressamente di voler
riassumere un'opera molto più vasta in cinque libri di un certo Giasone di Cirene (cf 2,23),
oggi perduta. L'intento dello scrittore appare chiaro nella prefazione e nell'epilogo :
"Vedendo la massa dei numeri e l'effettiva difficoltà per chi desidera inoltrarsi nelle
narrazioni storiche, a cause della vastità della materia, ci siamo preoccupati di offrire diletto a
coloro che amano leggere, facilità a quanti intendono ritenere nella memoria, utilità a tutti gli
eventuali lettori" (2,24-25).
E alla conclusione : "Se la disposizione dei fatti è riuscita scritta bene e ben composta, era
quello che volevo ; se invece è riuscita di poco valore e mediocre, questo solo ho potuto fare.
Come il bere solo vino e anche il bere solo acqua è dannoso, e viceversa come il vino
mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così l'arte di ben disporre
l'argomento delizia gli orecchi di coloro cui capita di leggere la composizione. E qui sia le
fine"(15,24-39).
Come appare da queste righe, lo scopo non è scientifico, di ricostruzione rigorosa del passato,
ma piuttosto didattico e letterario. Ideale antico del "miscere utile dulci". Il linguaggio è
aulico, enfatico, celebrativo ; vuole colpire l’ immaginazione del lettore con il gusto del
meraviglioso, del "soprannaturale gratuito" ed i sentimenti del pubblico con racconti
strappalacrime.
"Il libro è un'opera di edificazione a base storica e non ha scrupolo di prendersi una certa
libertà nei particolari. Esso contiene sicuramente preziose informazioni, ma le sviluppa
mirando alla istruzione morale e sfruttando i procedimenti letterari propri di un genere che
l’ellenismo chiamava "storia patetica" (Grelot).
Pur con questi limiti l'opera è una fonte preziosa se non altro come spaccato di un ambiente :
alcune informazioni storiche e di costume sono preferibili a quelle di 1Macc. In ogni caso
"bisogna guardarsi dalle forzature concordistiche" (Vallauri).
105
Storia di Israele
Mentre 1Macc insiste sulla liberazione terrena, privilegiandola fino a quasi farla diventare
unico intento dell'agire di Dio, 2Macc accentua l’aspetto religioso e sottolinea una salvezza
divina che va oltre la vita terrena.
L'arco di storia contemplato nell'opera è inferiore a 1Macc ; comprende infatti quel periodo
che va dal 180 al 160 aC, cioè dal tempo del Sommo Sacerdote Onia III fino alla morte di
Nicanore, generale di Demetri I re di Siria. Gli avvenimenti narrati sono quindi in parte
anteriori e in parte contemporanei a quelli narrati nei cc 1-9 di 1Macc.
Per informazioni più estese si vedano :
- A. SISTI, I Maccabei, in 5/Il Messaggio della Salvezza. Gli "Scritti" dell'Antico
Testamento, LDC 1985 pp 343-387
- E. VALLAURI, 1-2Maccabei, Queriniana LoB - Brescia 1982
L'ELLENISMO IN PALESTINA
Non è facile delineare quel processo storico che ha prodotto la crisi maccabea ed ha
portato il Giudaismo palestinese a rispondere con la rivolta ad una situazione di soffocamento
divenuta insostenibile.
Non è facile per il carattere peculiare delle fonti storiche a nostra disposizione e per
l'incrociarsi di cause molteplici e di natura diversa che hanno esasperato l'ambiente della
prima metà del secolo II aC.
I motivi non sono di ordine esclusivamente religioso, "spirituale" e cioè difesa della fede
jahvista e delle istituzioni ad essa collegate, ma anche di carattere politico = recupero della
indipendenza nazionale.
Non sono principalmente esogene, cioè provenienti dall'esterno del Giudaismo =
soppressione delle libertà religiose sotto Antioco IV, ma soprattutto endogene, interne alla
comunità giudaica - divaricazione crescente tra le due anime della cultura ebraica dell'epoca :
106
Storia di Israele
il partito del dialogo, aperto alla cultura greca e ai valori della secolarità ed invece il partito
conservatore, ermeticamente chiuso,"pronto a interpretare ogni apertura al mondo greco
come un tradimento della fede.
La Lotta sarà soprattutto tra questi due gruppi-tendenze. Forse è per questo che Lutero ha
potuto dire a proposito dei due libri dei Maccabei : "Vorrei che non fossero mai stati scritti".
- Le radici devono evidentemente essere ricercate nel trapasso di cultura che si è verificato a
partire dalla impresa di Alessandro Magno e che abbiamo già sommariamente delineato. La
civiltà ellenica eminentemente sincretista, eclettica, ha costretto il Giudaismo non solo quello
della Diaspora ma anche quello palestinese a confrontarsi e scontrarsi con il mondo greco e i
suoi valori : il culto del corpo, la bellezza, la tolleranza, gli affari ...
Lo stesso Giudaismo palestinese, per quanto arroccato nella difesa della sua fisionomia e
specificità entro la "siepe della Legge", non poteva essere immune rispetto alle nuove idee e
proposte che circolavano. Non era vaccinato. Uno strato della popolazione, le classi colte e
agiate, guardava con simpatia i nuovi costumi, lo stesso clero di Gerusalemme non era
indifferente al fascino della civiltà greca. Si tratta di una "minoranza colta, fautrice delle
nuove forme di vita e di apertura al vento dell’ovest perché Israele potesse sopravvivere
rinnovandosi" (Vallauri).
Il quadro è descritto a tinte fosche in 1Macc 1, dove vengono, denunziate le "istituzioni dei
pagani : cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza ; si
unirono alle nazioni pagane e si vendettero a fare il male".
E' un processo di mondanizzazione, di secolarismo quello che si infiltra nella comunità
giudaica, che non risparmia nemmeno le guide spirituali di essa, l'elemento sacerdotale. Ad
es il sommo sacerdote dell'epoca, Giosuè, seguendo la moda del giorno, cioè la mania di
ellenizzare i nomi, si fa chiamare Giasone : "Intraprese con zelo a costruire una palestra, ai
piedi dell'acropoli e a indurre i giovani più distinti a portare il petaso. Così era raggiunto il
colmo della ellenizzatone e la diserzione verso i costumi stranieri per l'eccessiva corruzione
dell'empio e falso sommo sacerdote Giasone.
Perciò i sacerdoti non erano più premurosi del servizio dell'altare, ma, disprezzando il tempio
e trascurando i sacrifici, si affrettavano a partecipare agli spettacoli contrari alla legge nella
palestra, appena dato il segnale del lancio del disco. Così tenendo in poco conto le dignità
degli antenati, stimavano nobilissime le glorie elleniche" (2 Macc 4,12-15).
- Come in ogni analisi storica che si rispetti, non possiamo sottacere i fattori economici : per
far carriera nell'amministrazione dello Stato bisognava parlare greco, adottare costumi
ellenici e insomma mettere un po' da parte la propria identità nazionale. Le vecchie
aristocrazie sociali compresero rapidamente che per accostarsi al nuovo potere bisognava
ellenizzarsi ; infatti le istituzioni giudaiche come la circoncisione o le prescrizioni alimentari
(divieto di mangiare carne suina) o la rigida normativa del riposo nel sabato, risultavano
quasi incomprensibili alla mentalità liberale greca e poi romana.
D'altra parte la ellenizzazione delle famiglie più potenti trovava resistenza nell'opinione
pubblica e presso tutti coloro che restavano esclusi dai vantaggi del collaborazionismo.
107
Storia di Israele
"Ma il passaggio da una sfera d'influenza all'altra non fu così brusco come potrebbe far
sospettare il fatto di essersi prodotto in seguito ad una battaglia ; fu probabilmente graduale e,
se alla fine Gerusalemme ne fu sconvolta nel suo aspetto e nella sua ideologia tradizionali,
ciò va imputato soprattutto alla profonda evoluzione avvenuta nella mentalità giudaica in
questo periodo" (Sacchi).
Nel 198 dunque Tolomeo V è sconfitto da Antioco III. La Giudea passa così sotto il controllo
delle Siria comandata dai Seleucidi ; la capitale era Antiochia, una città costruita in epoca
ellenistica alle foci dell'Oronte ; assumerà importanza crescente insieme con Alessandria di
Egitto e sarà più tardi lo stesso centro della missione cristiana come documenta la pagina di
Atti 13.
L'inizio del dominio seleucide non cambiò le cose in Gerusalemme. Flavio riporta un
documento di Antioco III ricco di concessioni in favore della comunità giudaica. La
situazione mutò con l'avvento al trono nel 175 di Antioco IV Epifane (appellativo
corrispondente al nostro "Magnifico"). La Bibbia da parte sua lo chiama '''radice di peccato"
(1Mac 1,10). "Tra le figure non giudaiche è causa e interlocutore primo della rivolta
maccabaica" (Vallauri).
- Approfittando del fatto che Roma era impegnata nella guerra contro la Macedonia,
intraprese una campagna militare contro l'Egitto per consolidare il suo potere sulla Celesiria
che i Tolomei rivendicavano.
Roma ormai da tempo aveva messo lo zampino in Oriente e faceva pesare la sua mano ;
infatti sconfitto Annibale a Zama nel 202aC, aveva incominciato a volgere gli occhi ad
Oriente e si era scontrata con Antioco III (223-187aC), il quale aveva provocatoriamente
accolto Annibale nella sua corte contro il bando del senato romano, che certamente non
dimenticò l'affronto subito.
Nello scontro con i Romani, Antioco III era stato sconfitto prima alle Termopili (191aC) ; poi
ritiratosi con l'esercito in Asia Minore, fu travolto a Magnesia (190aC) e costretto ad una
pace estremamente onerosa (pace di Apamea nel 188aC) : l'indennità di guerra richiesta dai
Romani fu talmente pesante che le finanze dello stato siro ne furono non solo dissestate, ma
sfasciate.
Queste sono le premesse per capire la successiva presenza di Roma sullo scenario
mediorientale. Ritornando ad Antioco IV e alla sua campagna contro l'Egitto, dobbiamo dire
che le cose andavano militarmente bene par lui (cf 1Macc 1,20 : "dopo aver sconfitto
l'Egitto"), quando Roma intervenne di prepotenza, con il veto del senato romano a proseguire
le ostilità contro l'Egitto.
Egli dovette rinunciare alla conquista ormai a portata di mano, non sentendosela di urtarsi
con Roma.
Di ritorno dalla infelice spedizione, pieno di rabbia per lo smacco subito e infuriato per le
sommosse scoppiate in Palestina alla falsa notizia della sua morte, si fermò a Gerusalemme,
spazzò via i capi delle varie fazioni che si facevano guerra e spogliò il tempio.
Più in dettaglio : per rifarsi almeno in parte delle ingenti spese di guerra, pretese che gli
venisse consegnato il tesoro del Tempio di Gerusalemme, il che fu fatto con il consenso del
sommo sacerdote Menelao di tendenze filoelleniche. Ma questo comportamento determinò un
malumore notevole nel partito avversario e nacquero disordini nella comunità giudaica. Per
reprimerli e ristabilire la pace in questa parte indocile del suo regno, Antioco,"furioso come
una belva", fece pigliare con la forza Gerusalemme ; 1e mura furono in parte smantellate, la
città parzialmente data alle fiamme ed una guarnigione siriana si installò all'interno della città
108
Storia di Israele
in una fortificazione chiamata Accra, per meglio tenere sotto controllo la situazione (cf
1Macc 1,29-36 ; 2M 5).
Il colmo lo si raggiunse in una data storica infausta, quella del 15 dicembre dell'anno 167,
allorché venne introdotto nel Tempio quello che l'autore di 1Macc 1,54 (ma cf anche Dn
9,27 ; 11,31 ; 12,11) chiama "abominio della desolazione", probabilmente un altare pagano o
addirittura una statua di Zeus.
Anche il tempio del Garizim fu dedicato a Giove Xenio (2Macc 6,2).
Era in atto una vera e propria persecuzione religiosa. Alcuni defezionarono, si adattarono allo
stato di cose, anche una parte del clero tra cui il Sommo Sacerdote Menelao : "Anche molti
del popolo si unirono a loro, tutti i traditori delle legge, e commisero il male nella regione e
ridussero Israele a nascondersi in ogni possibile rifugio" (1Mac 1,52) ; "tuttavia molti in
Israele si fecero animo e forza a vicenda per non mangiare cibi immondi e preferirono morire
pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa Alleanza ; per questo appunto
morirono. Sopra Israele fu così scatenato il furore" (1Mac 1,62-64). Per il giudaismo è l'epoca
dei martiri !
L’INSURREZIONE MACCABEA
109
Storia di Israele
- Accanto alla risposta armata e quale sostegno ad essa, il Giudaismo fedele dell'epoca
produsse un altra forma di intervento : l'attività letteraria, una nuova elaborazione di pensiero.
E’ questo infatti il contesto in cui nasce il libro di Daniele nelle sue parti apocalittiche : è una
specie di "samiszdat", un testo clandestino con cui vengono diffusi messaggi, valutazioni
politiche meditazioni religiose e altamente spirituali tra i dissidenti e tra il popolo interessato
ai valori profondi.
Il libro di Daniele è un'opera in codice, la vicenda è collocata all'epoca dell'esilio babilonese,
ma il messaggio è rivolto alla generazione dei perseguitati da Antioco IV allo scopo di
incoraggiarli, di sostenerli nella fedeltà. E’ questo il senso della letteratura apocalittica, opere
di speranza in un momento di crisi.
Il libro di Dn "e l'unica apocalisse propriamente detta che figuri nel canone dell'AT. Il libro
sembra riflettere il pensiero degli hasidim, legati a Giuda Maccabeo fin dall'inizio della
guerra santa. La sua edizione completa può datare verso la fine del 164 o inizio del 163.
Uno spirito simile ma più nazionalista si ritrova nella haggadah di Giuditta, che sembra fare
eco al clima delle guerre maccabee" (Grelot) Giuditta infatti, una delle grandi figure muliebri
della storia biblica, non è un personaggio storico, ma una figura-simbolo, rappresenta la
Giudea (è il senso esatto del suo nome), è la nazione in armi che lotta con le armi e con la
preghiera per la propria libertà e canta il Signore, il Dio che stronca le guerre (16,2).
- Se Mattatia ebbe il merito di far scoccare la scintilla della insurrezione, fu compito del figlio
Giuda raccoglierne la consegna e organizzare la guerra partigiana : "Al suo posto sorse
Giuda, figlio di lui chiamato Maccabeo ; lo aiutavano tutti i fratelli e quanti si erano legati al
padre e conducevano la battaglia di Israele con entusiasmo" (1Macc 3,1~2). Non si conosce il
senso esatto dell'appellativo "maccabeo" : martello ? predestinato ?
Giuda, salutato dai testi biblici come novello salvatore della patria seppe imprimere una
svolta decisiva alla lotta : "E’ chiaro che la lotta cominciò come gierra civile ; poi dato
l'appoggio che i siriani davano necessariamente al partito di Gerusalemme", la lotta prese
sempre più carattere di guerra di liberazione nazionale" (Sacchi).
Giuda, di cui 1Macc tesse l'elogio in 3,3-9, seppe trasformare la guerriglia in un progetto di
"attacco armato al cuore dello stato", cioè in una insurrezione generale contro i nemici della
Legge. Incomincia una vera guerra di religione, Israele combatte per difendere la sua fede e
la sua sopravvivenza ; non è propriamente una guerra santa nello stile del Pentateuco, anche
se vengono mutuate alcune cerimonie ; la differenza principiale sta nel fatto che l'antica
"guerra santa" ha di mira la difesa fisica-politica del popolo, non c'entra la difesa-diffusione
della fede.
- Il governo centrale non prese inizialmente molto sul serio la ribellione ed i primi scontri
militari arrisero a Giuda, che adottando la pratica della guerriglia, aveva il vantaggio, di
conoscere bene i luoghi. Il primo obiettivo che Giuda si riprometteva era quello della libertà
religiosa e concretamente la purificazione del tempio e il ritorno in esso di un culto e
sacerdozio legittimo. Questo lo ottenne nell'anno 164, allorché riuscì ad entrare in
Gerusalemme e a costringere la guarnigione seleucida a rinserragliarsi nell'Acra.
La data della riconsacrazione-dedicazione del santuario è accuratamente notata in 1Macc 4,52
e corrisponde all'8 dicembre 164.
"Grandissima fu la gioia del popolo, perché era stata cancellata l'onta dei pagani. E Giuda e i
suoi fratelli e tutta l'assemblea di Israele stabilirono che si celebrassero i giorni della
dedicazione dell'altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando del
venticinque del mese di Casleu, con gioia ed esultanza" (1Macc 4,58-59). Questi versetti
alludono all'ingresso di una nuova festa nel calendario liturgico di Israele, quella della
110
Storia di Israele
"hanukkah" o "dedicazione", chiamata anche "festa delle luci" ; "allora fu adottato come
simbolo il candelabro a sette braccia" (L. Storoni).
cf E. NODET, La Dédicace, les Maccabées et le Messie, in RB 1986/3 'pp 321-375.
- Un passo importante era stato fatto ma molto rimaneva da compiere, soprattutto cacciare gli
occupanti Seleucidi dalla Città Alta. Giuda in un primo tempo conduce battaglie secondarie
nella Galilea e nella Transgiordania, poi decise di sferrare l'attacco contro la guarnigione
dell'Acra, la quale chiama in aiuto le forze centrali. Questa volta i Seleucidi/siriani prendono
la cosa sul serio e mettono in campo un esercito alla guida del generalissimo Lisia. Lo
scontro ebbe luogo a Beth Zaccaria e vede impegnati da parte dei Siriani anche gli elefanti e
Giuda venne sonoramente battuto, anche se l'autore attenua la portata della sconfitta
evidenziando alcuni episodi di valore (cf 1Maac 6,17-54). Ma ecco l'evento salvatore : le
rivalità tra i capi greci obbligano i Siriani a ritirarsi e a concludere in tutta fretta un armistizio,
un accordo di pace, che restituisce all'ethnos giudaico la sua libertà religiosa e la sua
fisionomia culturale ; "Ora offriamo la destra a questi uomini e facciamo la pace con loro e
con tutto il loro popolo e permettiamo loro di seguire le loro tradizioni come prima ; proprio
per queste tradizioni che noi abbiamo cercato di distruggere, essi si sono irritati ed hanno
provocato tutto questo. " (cf 1Mac 6,58).
- Non fu però la fine delle ostilità : conseguita la libertà religiosa Giuda aspirava ad un
traguardo più ambizioso, l'indipendenza politica a costo di lacerare ulteriormente la comunità.
Proprio questo secondo obiettivo determinò una contrapposizione tra visioni diverse delle
cose : da una parte i sostenitori ad oltranza di Giuda, che ne condividono il progetto politico e
dall'altra gli Asidei, per i quali la riconquista della libertà religiosa obbliga ormai a deporre le
armi. La lotta continuò, anzi Giuda cercò di rompere l'isolamento in cui versava la comunità
giudaica e di infastidire i Seleucidi stringendo alleanza con Sparta e con Roma. I testi dei
trattati sono :
8,23-32 : trattato con Roma a iniziativa di Giuda
12,3-18 : trattato con Sparta e rinnovo dell'alleanza con Roma ad opera di Gionata
14,20-30 : rinnovo dell'alleanza con Sparta e Roma sollecitato da Simone
15,16-21 ; risposta di Roma
Questi testi pongono particolari interrogativi circa, la storicità. Essi così come sono stesi
rivelano un compiacimento un po' infantile ed una concezione ingenua della potenza di
Roma, e del suo governo. L'autore esalta la forza dei suoi eserciti, la sua fedeltà nel
soccorrere i deboli, la semplicità del suo governo democratico ...
"Per quanto riguarda i rapporti con Roma non è facile accettare il racconto secondo cui la
massima potenza mondiale di allora si sarebbe impegnata su basi paritarie in un'alleanza con
un movimento praticamente ancora partigiano, qual era quello capeggiato da Giuda
Maccabeo, o anche già affermato ma non ancora indipendente, come sotto Gionata e Simone,
stante l'usanza romana di stipulare accordi internazionali con realtà giuridicamente ben
definite ...
Si può invece pensare a 'pattuizioni paragiuridiche', mediante le quali Roma attuava una sua
presenza di ammonimento o di minaccia o poneva un elemento destabilizzante in un settore
dello scacchiere mediterraneo che le premeva mantenere in tensione ...
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Storia di Israele
Per quanto riguarda l'alleanza con Sparta, a quel tempo non era più una potenza sulla scena
mondiale, neppure piccola e la sua amicizia non poteva valere più di tanto di fronte al gigante
siro"(Vallauri).
Anche Simone finì tragicamente i suoi giorni, vittima di un complotto ordito dal genero
Tolomeo durante un banchetto a DOK una fortezza. E' l'anno 134 (cf 1Macc 16,11-23). Il
potere passa nelle mani dell'unico figlio riuscito e scampare alla congiura, Giovanni Ircano,
con cui inizia la dinastia asmonea. Ma qui siamo già nell'ambito delle Storia del Nuovo
Testamento.
cf M. HENGEL, Ebrei, Greci, Barbari, Aspetti della ellenizzazione del Giudaismo in epoca
cristiana, Paideia 1982 – Brescia
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Storia di Israele
- L. ALONSO SCHOEKEL, Maccabeos, Madrid 1976
Il periodo dei Maccabei è un momento storico nel segno della ambiguità, non facile da
districare ; più che in altre epoche si mescolano insieme luci ed ombre, idealità morali e
compromessi pratici.
"Vi sono ragioni per fare un bilancio positivo della situazione dei Maccabei : in un elemento
di grave crisi giudaica si alzano con le armi, lottano, muoiono portano alle soglie
l’indipendenza nazionale.
Lottarono per la libertà religiosa, simboleggiata dal tempio e purificarono il tempio
profanato ; lottarono poi per la indipendenza politica simboleggiata da Gerusalemme ed
eliminarono la Polis greca, perché Gerusalemme fosse la città santa ; lottarono per la
costituzione politico religiosa che si esprimeva nella legge.
Vollero mantenere l'identità del popolo e ravvivare le sua coscienza. . Lottarono contro
stranieri potenti e organizzati : contro il loro fascino culturale e la loro violenza mercenaria,
contro l'oppressione e la seduzione.
Lottarono soprattutto contro i loro compatrioti, colpevoli in alcuni casi di apostasia e di
tradimento, in molti altri casi di una concessione tollerante e progressista.
113
Storia di Israele
implacabile, non un profeta impose la sua interpretazione : l'impresa dei Macc fu una nobile
avventura eroica ed ambigua in un vasto processo ; non fu un punto di arrivo" (Alonso
Schokel).
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Storia di Israele
STORIA DI ISRAELE .................................................................................................. 1
PRESENTAZIONE ............................................................................................................................................... 1
INTRODUZIONE .................................................................................................................................................. 2
Le buone ragioni ................................................................................................................................................. 2
Il problema del metodo ....................................................................................................................................... 3
Applicazione al caso Israele ................................................................................................................................ 5
Storia scientifica e storia kerigmatica ................................................................................................................. 6
Storia politica e storia culturale .......................................................................................................................... 9
Le fonti della storia di Israele ........................................................................................................................... 10
Bibliografia : Opere generali............................................................................................................................. 11
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Storia di Israele
La morte di Davide ........................................................................................................................................... 56
116
Storia di Israele
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Storia di Israele