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Proteine fibrose

Sono fondamentalmente presenti nella matrice extracellulare sintetizzate dai fibroblasti che poi
vengono esportate e riversate nella matrice. Possono avere funzioni strutturali (collagene,
elastina), di contatto (laminina, fibronectina), formare i GAG e proteoglicani.
La matrice ha la funzione di supporto costituendo la materia di riempimento che tiene unite le
porzioni funzionali dell’organismo, soprattutto parenchima ed epitelio. Il maggior componente
della matrice è sicuramente il collagene.
Collagene
La molecola del collagene è costituita da associazioni di più molecole di tropocollagene costituite,
a loro volta, da 3 catene ognuna delle quali forma delle catene sinistrorse, superavvolte in maniera
destrorsa e stabilizzata da numerosi legami a idrogeno. Viene prodotto dai fibroblasti e si trova
nelle ossa, nei tendini, nelle cartilagini ecc. ed è resistente alla trazione. La composizione
amminoacidica del collagene è molto caratteristica perché presenta la glicina, la prolina e
l’idrossiprolina. Vi è una ripetitività di triplette amminoacidiche. Ha un grado variabile di
glicosilazione e più catene si legano insieme tramite reticolazioni.
Il collagene rappresenta il 25% della massa proteica del corpo e se ne conoscono 28 tipi diversi
classificabili in due famiglie, tutti caratterizzati da tre catene in cui è presente almeno un breve
tratto a tripla elica:
Fibrillari

 Formanti fibrille: I, II, III, V, XI, XXVI e XXVII


Non fibrillari

 Formanti reti: IV, VIII, X


 Associati alla superficie delle fibrille: IX, XII, XIV, XXI, XXII
 Proteina di membrana: XIII, XVII, XXIII, XXV
 Formanti endostatina: XV E XVIII
 Formanti filamenti a “collana di perle”: VI
Una molecola di collagene è costituita dall’associazione di più unità strutturali di base e cioè
molecole di tropocollagene, costituita da tre catene polipeptidiche di 1000 aa, nel complesso il suo
peso molecolare è 285.000 Da. La molecola è fortemente allungata avendo una lunghezza di 300
nm e in diametro di 1,4 nm. Nel tropocollagene un residuo su tre circa è una Gly che consente una
maggiore libertà conformazionale; contiene anche molta Pro e la presenza di alcuni amminoacidi
come la 4-idrossiprolina, la 3-idrossiprolina e la 5-idrossiprolina.
L’analisi della struttura primaria delle catene del tropocollagene permette di rilevare delle
sequenze ripetute di triplette Gly-X-Y, dove X è un residuo di prolina e Y l’idrossiprolina. Questi due
aa non si trovano mai l’una al posto dell’altra perché l’anello formato dalla catena laterale della
prolina ha una conformazione diversa nei due aa.
La struttura secondaria è rappresentata dall’elica sinistrorsa che viene detta α-catena che però
non deve essere confusa con l’α-elica perché hanno caratteristiche diverse. L’elica del
tropocollagene contiene 3,3 residui per ogni giro, il passo è di 9Å per giro, quindi è un’elica molto
più distesa e non presenta legami a idrogeno intracatena il che vuol dire che questa struttura non
è stabile se presa da sola, per questo si associano più eliche tra loro.
Data l’instabilità delle catene quando passiamo alla descrizione della struttura terziaria si osserva
che tre catene sinistrorse si avvolgono tra loro che si avvolgono in senso destrorso. Questo fatto
dell’avvolgimento opposto dà maggiore forza alla molecola e risulta più resistente alla trazione
meccanica. L’associazione delle tre catene è molto serrata e questo è possibile perché ogni tre
residui della catena c’è una Gly che va ad interfacciarsi all’interno della tripla elica; inoltre questa
stretta associazione fa si che si possano generare dei gruppi a idrogeno tra i gruppo -NH della
glicina interna e i gruppi -CO degli altri residui dell’elica, quindi si crea per ogni giro di elica un
network di 3 legami a idrogeno che stabilizzano la struttura. Un’ulteriore stabilizzazione è
garantita dalla presenza di residui di idrossiprolina che formano legami a idrogeno grazie ai loro
gruppo -OH addizionati come modificazione post-traduzionale.
Il collagene è una proteina in cui si possono osservare numerose modificazioni post-traduzionali. Il
tutto parte da delle modificazioni che avvengono nelle catene amminoacidiche del tropocollagene
e sono interessanti le reazioni di idrossilazione a carico dei residui di prolina e lisina e che si
svolgono ne RER prima che le tre catene del tropocollagene si avvolgano tra loro; nel caso
dell’idrossiprolina la funzione di questo amminoacido è quella di stabilizzare la molecola. La
reazione di idrossilazione è catalizzata dall’enzima prolil-idrossilasi
che contiene ferro allo stato di ossidazione 2+ e che per poter
funzionare necessita della vitamina C che ha la funzione di impedire
al ferro di ossidarsi ulteriormente. Analogamente i residui di lisina
vengono idrossilati e l’idrossilisina che si forma rappresenta il punto
di attacco delle catene oligosaccaridiche perciò diventa il substrato
della glicosilazione. La reazione di idrosilazione è catalizzata
dall’enzima lisil-idrossilasi che contiene sempre ferro e vitamina C.

La funzione dell’idrossiprolina è quindi quella di stabilizzare la molecola di tropocollagene nella


maniera che abbiamo visto prima e poi perché l’anello di questa molecola ha una struttura C
gamma eso e solo questo tipo di conformazione è può essere posizionata nel posto Y della
tripletta, quindi una mancata idrossilazione della prolina determina una
stabilizzazione doppia.
la funzione della 5-idrossilisina è quella di legare molecole di
glucosilgalattosio attraverso un legame O-glicosidico che coinvolge il
gruppo ossidrile legato al carbonio 5. IL grado di glicosilazione del
collagene è importante perché conferisce rigidità alla molecola, infatti tra
i diversi tipi di collagene per esempio nella pelle è poco glicosilato perciò
la pelle è più elastica, mentre è massimale a livello delle lamine basali.

Gli enzimi prolil-idrossilasi e lisil-idrossilasi agiscono in modo analogo. La prima è costituita da un


tetramero α2β2 con un peso molecolare di 140 KDa. Contiene il ferro suscettibile di ossidazione.
Queste idrossilasi utilizzano come cofattore l’α chetoglutarato e l’acido ascorbico come
antiossidante. E l’ossigeno come agente ossidante. Nella reazione l’ossigeno viene scisso, uno dei
due atomi viene usato per formare idrossi-prolina o idrossi-lisina e l’altro viene inserito all’interno
dell’α cheto glutarato dopo decarbossilazione. Quindi quest’ultima molecola perde il gruppo
carbossile (COO-) e il carbonio libero lega l’ossigeno e si forma il succinato, qui l’acido ascorbico
ossidandosi impedisce l’ossidazione del ferro presente negli enzimi.

Formazione di allisina
L’idrossilazione di prolina e lisina non è l’unica modificazione post-traduzionale del collagene.
Durante la sintesi del collagene in ambiente extra cellulare alcuni residui di lisina possono essere
ossidati in allissina e l’enzima della reazione è la lisil-ossidasi un enzima rame dipendente che
contiene uno ione rame fondamentale per lo svolgimento della funzione dell’enzima. Catalizza una
reazione di ossidazione dove il carbonio ε della catena laterale dell’allisina viene ossidato a gruppo
aldeidico, con liberazione di ammoniaca e uno ione ossidrile trasformando il carbonio ε in C=O.

Legami crociati
La presenza di allisina è importante per la formazione dei legami crociati che si formano in
ambiente extracellulare e hanno la funzione di rendere la molecola di collagene più rigida. I
legami crociati sono presenti in quantità diverse in base al tipo di collagene e all’età dell’individuo.
Esistono due tipi diversi di reticolazioni che si possono formare. Il primo è quello in cui un residuo
di allisina reagisce con un residuo di lisina, in una reazione tra un gruppo aldeidico e un gruppo
amminico si forma un legame tipo base di Shiff dopo la perdita di una molecola di acqua; l’altra
possibilità è quella in cui due catene laterali di allisina (una in una forma aldeidica una in forma

isomerica) reagiscono tra loro attraverso una reazione di condensazione aldolica che, per
disidratazione, porta alla formazione di un residuo di lisinonorleucina che al pari della basi shiff
prevede legami tra catene laterali modificate e non che appartengono a molecole diverse di
tropocollagene adiacenti. Oggi sappiamo che l’enzima lisil-ossidasi è implicato nel fenomeno di
metastatizzazione tumorale. Un esempio è il tumore al seno primario che si accresce rapidamente,
dove la rete vascolare non può non essere sufficiente per la crescita
veloce del tumore e determina una condizione di ipossia che causa
la liberazione di LOX che va a localizzarsi a livello osseo, attivando gli
osteoclasti che creano delle piccole lesioni a livello osseo dove le
cellule tumorali possono risiedere e dare origine alla metastasi.

Sintesi e maturazione del collagene


In primo luogo si ha la sintesi delle catene polipeptidiche al livello
del RER, cioè il pre-pro-collagene. Il secondo passaggio è
l’idrossilazione del pro-collagene sui residui di prolina e lisina con
formazione i drossiprolina e idrossilisina. Il terzo passaggio è il processo di glicosilazione che si
svolge per la maggior parte e livello del Golgi e in questo caso residui di glucosio e galattosio
vengono legati, con legami O-glicosidici, ai residui di lisina. Nel Golgi abbiamo la formazione della
tripla elica e il processo ha inizio dalle estremità C-terminali del procollagene. che hanno struttura
globulare e sono particolarmente ricche di cisteina per formare numerosi legami disolfuro, a
questo punto gran parte della molecola è avvolta a tripla elica mentre l’estremità N-terminale
rimane destrutturata. Le molecole di procollagene, una volta uscite dalla cellula, subiscono dei
tagli proteolitici che eliminano le due estremità formando il tropocollagene fibrillare, a questo
punto si associano tra loro formando le fibrille, interviene la LOX si generano residui di allisina e si
formano i legami crociati. A questo punto la molecola di collagene è matura.
Le singole eliche si associano a formare le molecole di tropocollagene, più molecole di
tropocollagene si associano a formare le fibrille (lunghezza 1μm) e più fibrille si associano a
formare le fibre (lunghezza 10μm). L’organizzazione del collagene però cambia anche in base alla
funzione e al tipo di collagene considerato; per esempio nei tendini è ovvio che debba offrire la
maggiore resistenza possibile e infatti le fibre sono disposte tutte nello stesso verso, nella cute
invece viene a stratificarsi in varie angolazioni per resistere alla trazione ecc.
Il collagene è una molecola molto stabile il cui ricambio avviene in tempi molto lunghi addirittura
di anni. La degradazione è ad opera delle collagenasi, metalloproteasi della matrice. La gelatinasi e
la stromelisina digeriscono il collagene stesso.

Elastina
È un’altra proteina del tessuto connettivo che ha proprietà elastiche. Si trova a livello della pelle,
nei polmoni, nei vasi, nei legamenti e in tutte le zone in cui è necessaria l’elasticità. È un polimero
proteico costituito da molecole di base che prendono il nome di tropoelastina formate da 700 aa e
con un peso molecolare di 70 kDa. L’elastina in condizioni di riposo si presenta come un polimero
di forma globulare in cui sono presenti anche dei legami crociati e, nel momento in cui il tessuto si
distende, anche la molecola si distende per poi ritornare alla forma originale quando la tensione
diminuisce. Come nel tropocollagene anche nella tropoelastina troviamo una sequenza
amminoacidica peculiare, con un’abbondanza di residui di glicina (circa 30%), residui di alanina e
valina (60%) e prolina (10%). Quello che si osserva è il ripetersi di una sequenza in cui la
successione di prolina e glicina porta alla formazione di diversi β-turn che fanno assumere alla
tropoelastina una conformazione tridimensionale detta spirale β. Tra le diverse molecole di
tropoelastina si generano dei legami intercatena in cui vengono coinvolti 3 residui di allisina e 1 di
lisina. I primi si producono per azione della LOX.
Le proprietà elastiche dell’elastina sono dovute proprio alla presenza di legami crociati unici che si
possono rappresentare nella cosiddetta desmosina in cui 4 catene laterali (3 allisine e 1 lisina) si
legano insieme a formare questa particolare struttura. La desmosina consente di distendere la
molecola di elastina ma alla fine della distensione anche un perfetto recupero della forma
originale.

Cheratina
Un’altra proteina fibrosa è l’α-cheratina, una proteina che entra nella costituzione di annessi
cutanei. Appartiene alla famiglia dei filamenti intermedi ed è costituita da una lunga elica
leggermente distorta che non è nelle condizioni di poter essere stabile in forma isolata. Due di
queste α-eliche si associano tra loro con un avvolgimento sinistrorso a formare una struttura
chiamata coiled coil. Due di questi possono a loro volta associarsi a formare i protofilamenti che
hanno uno spessore di 20-30 Å. Più protofilamenti si associano a formare le protofibrille e le
protofibrille formano i filamenti intermedi.
Innanzi tutto, guardando la sequenza amminoacidica delle singole eliche, ci si accorge della
presenza di un particolare motivo di sequenza di sette amminoacidi che vengono classificati con le
lettere da a-g e queste sequenze si ripetono continuativamente all’interno dell’α-cheratina. La
cosa importante è che gli amminoacidi di prima e quarta posizione sono idrofobi che hanno il
compito di formare la superficie delle α-eliche conferendo appunto l’idrofobicità. Ogni α-elica è
quindi anfipatica che però ha bisogno di esporsi da un lato in un ambiente idrofobo e dunque due
α-eliche di questo tipo si associano tra loro superavvolgendosi in maniera sinistrorsa ed
esponendo gli amminoacidi idrofobi. I paramentri strutturali della cheratina sono leggermente
distorti infatti il passo è di circa 5,2 Å e gli aa per giro è 3,5.
Le molecole di α-cheratina formano anche dei legami crociati tra loro grazie alle catene laterali di
cisteina che formano legami disolfuro con altri residui di cisteina delle molecole adiacenti.

Fibroina
È presente nella seta e nelle ragnatele, in questo caso prevale la struttura a foglietto beta, in cui
sono presenti delle sequenze ripetute di Gly-X dove X può essere Ala o Ser. I filamenti beta
formano dei foglietti beta che si associano grazie alle facce idrofobe mettendo in contatto le gly e
ala tra loro. La fibroina è una proteina inestensibile ma le interazioni che legano i foglietti sono
deboli quindi ha una certa flessibilità che non è presente nella cheratina.

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