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Analisi e commento del passo a pp. 114 s.

del manuale di letteratura

Prima parte.- rr. 1-14.


1) Ai rr. 1-5 Jacopo descrive all’amico gli effetti del bacio di Teresa. Quali? 2) Quale visione della
natura emerge nella prima parte del passo? 2) Ai rr. 6-14 Jacopo riflette sula funzione
fondamentale dell’amore nella vita degli uomini. Perché è così essenziale? Perché non se ne può
proprio fare a meno?
1) Il bacio ha l’effetto prodigioso di sublimare gli affetti e l’immaginazione di Jacopo (le sue idee
sono più alte e ridenti, il cuore è più compassionevole, incline cioè al sentimento della
compassione o pietà, virtù che per Foscolo, eleva gli uomini al di sopra degli istinti aggressivi) e di
rendere tutto il suo essere in armonia con la natura (mi pare che tutto s’abbellisca a’ miei sguardi
ecc.). L’esperienza dell’amore si configura pertanto come estasi (dopo quel bacio sono fatto
divino: lo stato d’animo di Jacopo è di sentirsi al di sopra di se stesso e dei propri limiti umani),
come riconquista dell’antica armonia con la natura, perduta dall’uomo moderno (il mio ingegno è
tutto bellezza e armonia).
2) Dalla prima parte del passo emerge la visione, tipicamente romantica, del paesaggio come
proiezione dello stato d’animo di chi lo contempla: qui si assiste a una vera e propria
trasfigurazione della natura pervasa dall’estasi che ha sublimato Jacopo fino a renderlo “divino”.
3) L’amore è descritto come una forza generatrice da cui hanno origine le arti, in particolare la
poesia (sola virtù utile ai mortali); l’amore ha portato sulla terra la poesia, la cui funzione è sacra,
perché grazie ad essa i poeti tramandano ai posteri canti capaci di elevarsi al di sopra delle miserie
umane e ispirati da voci divine, spronandoli così a imprese eroiche. È il tema dei Sepolcri, della
poesia eternatrice che incita a grandi imprese. L’amore è infine una forza vitale della natura che
genera la continuità degli esseri viventi ed è contrapposta al disordine e alla distruzione.

Seconda parte, rr. 15 s.


Prima parte (fino a fontane). 1) Lasciandosi andare al vitalismo 1 che lo pervade (delirando
deliziosamente) Jacopo scrive all’amico di immaginare di vedere – nelle frequenti permanenze
nel luogo in cui ha baciato Teresa – tutta una serie di presenze legate al mondo antico,
all’antichità classica. Quali? 2) Com’è concepito qui il mondo classico? Cosa rappresenta rispetto
al presente?
1) Si tratta delle Ninfe che saltano nude con ghirlande di rose, le Muse, la personificazione
dell’Amore, le Naiadi, custodi delle fontane, che affiorano dalle acque coi capelli madidi come
Venere. 2) Il mondo classico è vissuto come un luogo mitico in cui regnano armonia e serenità.
L’evocazione del mondo antico è suggerita dallo «scenario naturale che è quello idillico, caro ad
una lunga tradizione che risale ai poeti antichi». «Il mondo classico» - afferma Baldi nel commento
al passo – «è concepito come un paradiso di serenità, gioia e armonia, grazie alla facoltà, propria
degli antichi, di crearsi delle illusioni. In questo l’antichità è per Foscolo un modello da seguire
ancora oggi».
Seconda parte (da Illusioni! fino alla fine). 1) Le «illusioni», cioè l’evocazione delle Ninfe, delle
Muse, delle Naiadi, cioè di creature fantastiche frutto della vivida immaginazione degli antichi e
così consone ora all’animo di Jacopo, si contrappongono a che cosa? 2) Qual è la funzione delle
illusioni? 3) In cosa consiste per Jacopo-Ugo F. l’attualità del mondo antico?

1
Vitalismo = con sign. generico, manifestazione di vitalità, esuberanza, anche non necessariamente rivolta a un fine
determinato.
Le illusioni che nascono dal cuore sono in antitesi con la razionalità illuminista qui rappresentata
dal filosofo, che nel linguaggio del tempo è il philosophe illuminista, che sottopone tutto al vaglio
rigoroso della ragione, mettendo in dubbio ogni realtà che non sia immediatamente verificabile
razionalmente, come, in questo caso, le figure mitologiche evocate da Jacopo nel suo «delizioso
delirio».
2) Le illusioni per Foscolo non sono un’evasione dalla realtà, una fuga, ma «l’unico modo per avere
un rapporto attivo con essa» (Baldi ad loc.): la ragione non lascia spazio all’immaginazione, perché
fornisce un’immagine vera, esatta della realtà, sfrondandola di ogni aspetto irrazionale e
inspiegabile, togliendo tutto il mistero. Nel far questo rivela all’uomo la vera faccia della natura,
una natura che non si cura degli esseri umani, indifferente, una natura-macchina che alimenta se
stessa in un ciclo inarrestabile di vita-distruzione-morte di cui l’uomo è un piccolo anello assieme
alle altre creature viventi. La ragione svela dunque il vero volto della vita, della realtà, spegne le
illusioni, generando un sentimento di rassegnazione, di noia e di passività. Solo le illusioni possono
sottrarre l’uomo da questo stato di inerzia e indurlo all’azione. Foscolo trova dunque nel
vagheggiamento dell’antico, nell’evocazione del mondo antico, una forza che spinge all’azione,
contraltare del nichilismo e della passività determinati da un approccio razionalistico.

FOSCOLO TRA ROMANTICISMO E NEOCLASSICISMO


1) In Foscolo convivono una sensibilità tipicamente romantica e un richiamo continuo al mondo
classico, in particolare alla Grecia antica: quali aspetti del passo che abbiamo letto possono
essere ricondotti alla sfera romantica, quali al gusto neoclassico? 2) Il recupero del mondo
classico in Foscolo non è mai un fatto puramente formale, ma si carica di profonde valenze
filosofiche. Quali in questo caso?
La concezione dell’amore come esperienza estatica che rende divini, che innalza l’uomo dai limiti
della sua umanità ripristinando l’antica armonia con la natura è tipicamente romantica, come pure
la visione del paesaggio come proiezione dell’interiorità di chi lo contempla; è romantica anche la
concezione dell’amore come forza positiva e generatrice, come fonte primaria dell’ispirazione
poetica. Vicina al gusto neoclassico è invece l’evocazione del mondo antico e della mitologia
suggerita peraltro dalla presenza di un locus amoenus, un luogo classico per eccellenza; non si
tratta però di un fatto puramente formale, cioè di un espediente per impreziosire una materia
prosaica o impoetica come nel caso di Monti, ma di qualcosa di molto più profondo che riguarda il
senso ultimo dell’esistenza umana: contro il razionalismo illuminista che annulla ogni forma di
illusione, rivelando all’uomo la vera faccia della natura (una macchina che procede indifferente nel
suo processo di creazione, distruzione e rigenerazione), l’arido vero (come dirà Leopardi), il mondo
classico con i suoi miti, le sue creature immaginarie, il suo vedere nella natura creature vive (le
Ninfe, le Naiadi), può sottrarre l’uomo dallo stato di inerzia e indurlo all’azione. Foscolo trova
dunque nel vagheggiamento dell’antico, nell’evocazione del mondo antico, una forza che spinge
all’azione, contraltare del nichilismo e della passività determinati da un approccio razionalistico.

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