Sei sulla pagina 1di 17

ATTI E DOCUMENTI

57
COMITATO SCIENTIFICO

Bernard Ardura, Ugo Baldini, Agostino Borromeo, Onorato Bucci, Philippe Chenaux,
David D’Avray, Enrico dal Covolo, Maria de Lurdes Correia Fernandes, Luigi Michele
de Palma, Bernard Dompnier, Giulia Gasparro Sfameni, Johannes Helmrath, Emilia
Hrabovec, Marek Inglot, Elisabeth Kieven, Gaetano Lettieri, Werner Maleczek, Gert
Melville, Nelson Hubert Minnich, Sergio Pagano, Agostino Paravicini Bagliani, Cesare
Pasini, Antón M. Pazos, Claude Prudhomme, Gianpaolo Romanato, Carlos René Salinas
Araneda, Josep Ignasi Saranyana Closa, Francis Assisi Thonippare, Giovanni Maria Vian.

La Collana è diretta da
Luigi Michele de Palma.
PO N T IFICI O CO MI TAT O DI SCIENZE STORICHE
________________________________________________________

IDENTITÀ EUROPEA
E RADICI CRISTIANE
Atti del Convegno Internazionale di Studio
Veliko Tarnovo, 26 maggio 2018

a cura di
KIRIL PLAMEN KARTALOFF
© Copyright 2021 – Libreria Editrice Vaticana
00120 Città del Vaticano
Tel. (06) 698.45780
E-mail: commerciale.lev@spc.va

ISBN 978-88-266-0563-0
www.libreriaeditricevaticana.va
www.vatican.va
INDICE GENERALE

Presentazione
BERNARD ARDURA, Presidente del Pontificio Comitato di Scienze
Storiche. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Prolusione
S.E.R. Card. PAUL POUPARD, Presidente Emerito del Pontificio Consiglio
della Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso 7

PRIMA PARTE

RICCARDO BURIGANA , Superare le divisioni. Parole di Papa Francesco per


l’Europa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
CYRIL VASIL’, I Santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa. Ispirazione per
l’ecumenismo e l’evangelizzazione di oggi . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
FRANCO BUZZI, Ragione e fede alle origini dell’Europa cristiana . . . . . . . . 43
MASSIMO DE LEONARDIS, L’identità cristiana dell’Europa tra solidarietà
internazionale, ricerca della pace e conflitti . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
KIRIL P. KARTALOFF, «Europa: una sinfonia di Nazioni». Alcuni temi fondamentali
dell’insegnamento di San Giovanni Paolo II . . . . . . . . . . . . . . . . 95
ROBERTO REGOLI, Benedetto XVI e l’identità europea . . . . . . . . . . . . 105
CATERINA CIRIELLO, Donne e cristianizzazione dell’Europa . . . . . . . . . 117

SECONDA PARTE

VASSIL GIUZELEV, La Chiesa Cattolica di Sofia nel secolo XV e i suoi cappellani 143
axinia džurova, Communitas Studiorum. Gli studi e la persona del Prof.
Dujčev nelle istituzioni pontificie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 153
LILIA ILIEVA, L’opera letteraria di Petar Bogdan, Arcivescovo di Sofia (1601-1674) 167
KRASSIMIR STANTCHEV, L’Abagar di Filip Stanislavov nell’evoluzione della
stampa bulgara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177
STRAHIL KAVALENOV, La diocesi di Nicopolis ad Istrum nei secoli . . . . . 187
PAOLO CORTESI, L’episcopato di Mons. Pavel Dovanlia (1776-1804) e l’arrivo dei
primi missionari Passionisti nella diocesi di Nicopoli . . . . . . . . . . . . 199
Conclusione
S. E. jan tombińSKi, Ambasciatore dell’Unione Europea presso la Santa
Sede . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 225
Indice dei nomi di persona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 233
Indice dei nomi dei luoghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 241
L’ABAGAR DI FILIP STANISLAVOV NELL’EVOLUZIONE
DELLA STAMPA BULGARA

KRASSIMIR STANTCHEV

In occasione del 370° anniversario della diocesi di Nicopoli è opportu-


no, anzi, doveroso rivolgere ancora una volta lo sguardo alla figura del suo
primo vescovo, Filip Stanislavov: uno dei personaggi più interessanti e più
controversi del Seicento bulgaro.
Nato tra il 1608 e il 1610 (la documentazione pervenutaci non permette
una maggiore precisione cronologica) nel villaggio di Oreš sulla riva destra
del Danubio1, Stanislavov proveniva da una famiglia di pauliciani bulgari2
che si era convertita al cattolicesimo3 – un altro ramo era invece passato
all’Islam. In una relazione del 4 febbraio 1659 egli stesso afferma di avere
« parenti anco Turchi »4 e lascia intendere che, oltre il bulgaro, parlava bene
turco, tataro e valacco5. Inizialmente studiò nella scuola presso il convento
di Čiprovci (Chiprovaz), la “capitale” del cattolicesimo bulgaro nel Seicento,
e nel 1627 fu inviato a Roma a continuare gli studi superiori. Nello stesso
anno aveva ripreso la propria attività il Collegio Illirico di Loreto, e Stanisla-
vov si trovò così a studiare a Loreto, avendo come compagni di studi il futu-
ro arcivescovo di Marzianopoli, diplomatico e grande patriota bulgaro Petăr
Parčevič, nativo di Čiprovci, e il futuro arcivescovo di Ocrida e poi di Skopie,
l’albanese Andrea Bogdani. A Loreto, dove fu ordinato sacerdote secolare,
Filip Stanislavov rimase fino al 1634 quando partì per Roma con l’idea di
continuare gli studi presso il Pontificio Collegio Urbano “De Propaganda
Fide”. Della sua permanenza romana non conosciamo i particolari, sappia-
mo però che egli fece ottima impressione al segretario della Congregazione
De Propaganda fide Francesco Ingoli, in particolare per le sue competenze lin-

1
Oreš (Horresae nei documenti di Propaganda fide in lingua latina, Oresc, Orasaz oppure
Orascie in quelli in italiano).
2
Sui pauliciani bulgari, con ampia bibliografia, v. la recente pubblicazione di TSIBRAN-
SKA-KOSTOVA 2017.
3
Al processo informativo per la nomina vescovile di Stanislavov entrambi i testimoni affer-
mano che egli « è nato di legitimo matrimonio et di honesti et cattolici padre et madre » – dujčEv
1937: 103, cfr. anche p. 106.
4
jačov 1992, II: 22, nota 4.
5
jačov 1992, II: 31.
178 Krassimir Stantchev

guistiche; alcune volte ricorsero a lui come interprete, in qualche occasione


anche per papa Urbano VIII (1623-1644)6. Pare che, dopo il ritorno in Bul-
garia, Stanislavov sostenesse di essersi adottorato a Roma; uno dei testimoni
al processo informativo per la sua nomina vescovile, tenutosi il 26 maggio
1648, dice così: « Ho sentito dire che detto don Filippo si sia (ad)dottorato
in Roma da 10 o 12 anni in qua, non so in che scienza »7.
Comunque sia andata, nel settembre 1635 il vescovo di Sofia (con sede a
Čiprovci) Ilija Marinov, la cui giurisdizione si estendeva su tutto il territorio
bulgaro, scrisse ai cardinali di Propaganda fide: « supplico le Emminenze loro,
che quanto prima mi mandino Filippo Stanislavo che studia in Roma, perché
spero che convertirà tutta la sua villa infetta dell’errore Paulichiano »8.
Ritornato in Bulgaria, Stanislavov si lasciò coinvolgere subito nel con-
flitto tra il clero regolare (Čiprovci era il centro della missione francescana
insediatasi nei territori bulgari già dal 1595)9 e quello secolare al quale egli
stesso apparteneva10. La nomina come missionario presso i pauliciani nel-
la pianura danubiana, nella zona dove era nato, gli stava stretta, giacché si
sentiva investito di una missione molto più grande e importante: rinnovare
l’ordine cattolico nelle terre bulgare, sottraendolo al controllo dei frati fran-
cescani (dell’Osservanza). Essendosi fatto carico di una tale responsabilità,
Stanislavov non solo non cercò di tacitare ma, come i documenti lasciano
intendere, cercò anzi di alimentare la voce sparsasi tra i cattolici bulgari che
egli era stato inviato da Roma non quale semplice missionario, ma come
visitatore apostolico11. Scrive egli stesso:
« ... quivi tutti mi appellano Visitatore Apostolico et non missionario, però io
mi son intrigato a fare ogni cosa come Visitatore et la voglio fare volentieri per
utilità di questi poveri cristiani »12.
Non era sicuramente il modo più corretto di agire, ma non si può negare
la nobiltà delle intenzioni di Stanislavov. Un mese prima della lettera citata
sopra, scrisse a mons. Ingoli:

6
Questa informazione viene riportata da Stanislavov stesso nella sua relazione del 1659 –
v. jačov 1992, II: 21.
7
dujčEv 1937: 105.
8
FErmEndžin 1887: 39.
9
Cfr. STANTCHEV 2011 e la bibliografia ivi citata.
10
Su questo conflitto con pubblicazione di documenti fino ad allora inediti v. JERKOV CA-
PALDO 1989.
11
V. JERKOV CAPALDO 1989: 45, 63-65.
12
JERKOV CAPALDO 1989: 65., lettera di F. Stanislavov ai cardinali di Propaganda fide del
16.02.1636.
L’Abagar di Filip Stanislavov nell’evoluzione della stampa bulgara 179

« Sig[nore] I[llustrissi]mo io voglio fare che la Bulgaria fiorisci, o veramente vo-


glio venire genaro a Roma et restare lì con pane et aqua per non vedere questa
miseria della mia Natione »13.
E presentava così una delle misure concrete che avrebbe voluto applica-
re per sottrare la propria nazione alla miseria:
« O’ pensato di fare così: voglio pigliare di ogni vilagii 2. o 3. puti et di tutte altre
terre e menargli a Chiprovaz acio che lì studiano le scienze che sarano la grama-
tica per far che possino intendere latino scrivere bene et li casi di conscentia, et
poi fargli sacerdoti et mandargli ogni uno al suo vilaggio »14.
Stanislavov tenterà di realizzare questa idea anni più tardi quando, già
vescovo, nel paesetto pauliciano di Trănčovica istituirà una scuola che a volte
con orgoglio non privo di vanità (che non era estranea al suo carattere) chia-
merà “collegio”. Nel 1636 concentrò invece le energie in un’altra direzione.
Scrisse alla Congregazione lettere che contenevano accuse contro il vescovo
di Sofia Ilia Marinov (« non ce al meno una parte buona in lui, lui è ogni
giorno imbriago […], sodomitico marcio » ecc.)15, non dimenticandosi di
lanciare qualche freccia anche contro il custode francescano Petăr Bogdan16:
« isteso custode non lo vuole riprendere essendogli compare, et non vuole dirgli
cosa alcuna, come può chi se fa magiore, ma come è il capo così è la coda, il
quale custode pretende lui essere dopo la morte di lui fra Elia essere vescovo et
si fa ben volere da tutti, ma sono tutti una mano di ignorantia »17.
Stanislavov immaginava se stesso al posto di vescovo coadiutore di Ma-
rinov con diritto di successione, ma a Roma decisero diversamente e nel
1637 investirono di questa carica Petăr Bogdan che nel 1641 divenne vesco-
vo, succedendo al defunto Marinov, e nel 1643 fu promosso arcivescovo.
Stanislavov, invece, dovette attendere il 1648 per essere nominato vescovo
di Nicopoli con giurisdizione sui pauliciani della Bulgaria centro-settentrio-
nale: nomina per la quale P. Bogdan aveva contrapposto un candidato suo, il
francescano čiprovacense Francesco Soimirovič.18

13
JERKOV CAPALDO 1989: 62.
14
JERKOV CAPALDO 1989: 61.
15
Lettera a mons. Ingoli del 21.02.1636, JERKOV CAPALDO 1989: 66.
16
Petăr Bogdan (Petrus Deodatus, Pietro Diodato) Bakšič, 1600/1601 – 1674, fu il più
illustre personaggio della cultura bulgara del XVII sec., non solo in ambito cattolico. L’unica mo-
nografia su di lui, non priva di errori fattologici è DIMITROV 1985 (20012). Recentemente è stato
riscoperto il manoscritto della sua Storia della Bulgaria, fino a poco tempo fa considerato perduto,
v. ILIEVA 2018 (a p. 100 foto dell’inizio del manoscritto).
17
JERKOV CAPALDO 1989: 67.
18
V. sinteticamente su di lui STANTCHEV 2008.
180 Krassimir Stantchev

La rivalità tra P. Bogdan e F. Stanislavov, nata subito dopo il ritorno di


quest’ultimo in Bulgaria, durò fino alla scomparsa di entrambi nel 1674.
Stanislavov si sentiva sottovalutato; P. Bogdan, più anziano sia d’età sia nella
carriera, offeso e di questo egli stesso scriveva in modo esplicito in una let-
tera (inedita) del 17 agosto 1653:
« … et dopo fu fatto proprio vescovo di Nicopoli Monsig[no]r Filippo Stanislao,
il quale adesso va con bocca aperta da per tutto esclamando et dimandando li
conti da me, minaciandomi anco in diverse maniere […] Monsig[no]r Filippo
non ha rispetto almeno che io essendo sacerd[o]te novello, l’ho catechizato, e
battezzato in Ciprovaz, che già era d’età più di 16. anni; et quello che ha da noi
ha dopo Iddio, et adesso è intrato in tanta arroganza che non stima nissuno »19.
Nonostante la rivalità con Petrăr Bogdan, Filip Stanislavov dovette col-
laborare con lui in virtù delle circostanze, e col tempo tra di loro s’impose
una collaborazione che io definirei “concorrenziale”. Naturalmente, l’atteg-
giamento di competizione distingueva soprattutto il comportamento di Sta-
nislavov che, da un lato, non perdeva occasione di mettere in cattiva luce
il proprio rivale davanti alle autorità romane, e d’altro canto ne seguiva le
orme, tenendolo come modello al quale rifarsi. Fu così anche in campo
letterario. Nel 1637 Petăr Bogdan divenne vescovo e nel 1638 a Roma uscì
la sua traduzione « in lingua slava » (« v yezik Slovinski ») delle Meditationes
S. Bonaventurae, ovvero della loro edizione italiana ridotta a 22 capitoli20. In
fondo alla traduzione P. Bogdan aggiunse un suo poema Od dvostruke smarti
ciovieka (“Della doppia morte dell’uomo”) composto da 60 quartine e una
strofa finale di cinque versi21. Il libro era già pronto per le stampe nell’estate
del 1637, e per questo, nonostante sia poi uscito nel 1638, nel frontespizio P.
Bogdan viene indicato come « custode Bulgariae » e non come vescovo. La
seconda pubblicazione di P. Bogdan, invece, ovvero la traduzione del Tesoro
celeste della divozione di Maria Vergine Madre di Dio di Andrea Gelsomini (prima
ed. Padua 1618), apparve nel 1643, in concomitanza con la sua promozione
ad arcivescovo. Sul frontespizio del nuovo libro il traduttore è indicato con
il suo novo titolo di “Arcivescovo di Serdica ovvero Sofia”, e ai lati della

Archivio storico di Propaganda fide (Roma), SOCG vol 220, f. 516r (la lettera intera: ff
19

516 e 530). L’affermazione di P. Bogdan che egli stesso abbia catechizzato e battezzato F. Stani-
r-v

slavov quando costui aveva almeno 16 anni rende come più probabile anno di nascita di quest’ul-
timo il 1608 (v. sopra), e mette in dubbio le testimonianze secondo le quali Stanislavov era nato
da genitori cattolici: forse tutta la famiglia si è convertita più tardi, comunque dopo la sua nascita.
20
Meditationi divotissime di S. Bonaventura cardinale, sopra il mistero dell’humana Redentione, cioè
sopra la Passione, et Morte del nostro Sig. Giesu Christo (Mantova 1480, Venezia 1487 e molte edizioni
successive).
21
Ed. critica: JERKOV CAPALDO 1984.
L’Abagar di Filip Stanislavov nell’evoluzione della stampa bulgara 181

sontuosa composizione barocca in cui è inserita l’intestazione del libro vi


sono lo stemma del Regno di Bulgaria22 a sinistra e, a destra, lo stemma dello
stesso P. Bogdan e il motto VIVIT ANIMO REFLORIVIT.
Similmente a Petăr Bogdan, anche Filip Stanislavov decise di celebrare la
propria ordinazione vescovile con una pubblicazione che spesso viene indi-
cata come il primo libro a stampa in lingua (neo)bulgara: l’Abagar 23, dato alle
stampe il 6 maggio 1651. Come sempre, egli cercò di distinguersi dal rivale,
con il quale competeva, e ci riescì appieno.
Va detto all’inizio che nel caso dell’Abagar non si tratta di un libro vero
e proprio, cioè di un codex, ma di cinque fogli di grande formato (H 335 x
L 445 mm), stampati in quattro colonne da un solo lato con lo scopo di
essere ritagliati e incollati ottenendo un rotolo lungo oltre 6 metri. L’ulti-
ma mezza colonna è occupata dal colophon di Filip Stanislavov (scritto,
erroneamente, Станислаωвф) che si presenta come « vescovo della grande
Bulgaria », il quale ha « raccolto e messo insieme dai vari Libri dei Santi Padri
conciliari questo Abagar e [lo ha] offerto al proprio Popolo Bulgaro per-
ché lo porti con sé al posto di reliquie potenti ». A differenza di P. Bogdan,
dunque, che traduce libri di contenuto teologico-devozionale ufficialmente
riconosciuto e che hanno l’imprimatur delle autorità ecclesiastiche, Stani-
slavov stampa un amuleto al quale dà il titolo di Abagar tratto dall’omo-
nimo apocrifo (la leggendaria corrispondenza tra il re di Edessa Abagar/
Abgar e Gesù Cristo) inserito nel rotolo assieme ad altri testi, canonici e
non: i noti 72 nomi del Signore e della Madre di Dio e preghiere varie –
per il viaggiatore, contro il malocchio, contro l’infertilità femminile, per i
malati ecc. Vi sono anche 9 immagini xilografiche con iscrizioni in cirilli-
co, com’è in cirillico l’intero rotolo: l’Incoronazione di Maria Regina Coeli,
s. Elena e il re Costantino (lui ha il nimbo intorno alla testa, ma nella didasca-
lia non è intitolato ‘santo’, in accordo con la tradizione occidentale), Michele
Arcangelo, s. Nicola, i santi Cirillo e Atanasio (d’Alessandria), s. Giorgio,
s. Basilio Magno, s. Demetrio e s. Stefano protomartire. Non essendo un
libro teologico o liturgico, l’Abagar non doveva ottenere l’imprimatur dalle
autorità ecclesiastiche romane nonostante fosse stampato, come indica il ca-
rattere tipografico, nella tipografia di Propaganda fide. Il suo contenuto, però,
non ha niente a che vedere con i « Libri dei Santi Padri conciliari » e distingue

22
Lo stemma è molto vicino, ma non identico a quello inserito nel famoso libro di M.
ORBINI, Il regno degli Slavi, Pesaro 1601, p. 398.
23
Ed. fotoanastatica: RAJKOV 1979. L’edizione curata da B. Rajkov fu accompagnata da una
edizione-souvenir in forma di rotolo, in esemplari numerati (il mio porta il n° 103), della quale
mi servo qui.
182 Krassimir Stantchev

nettamente l’Abagar dai due libri di Petăr Bogdan del 1638 e 1643, mentre
per la sua forma di rotolo rimane unico nell’ambito di tutta la tradizione di
stampa slava antica: cirillica, glagolitica o in caratteri latini. Per contenuto e
funzione appare vicino sia ad alcuni amuleti manoscritti dell’epoca, diffusi
nei Balcani slavi, sia ai libriccini per i viaggiatori stampati nei secoli XVI-X-
VII, come ad esempio il Libro per varie occorrenze edito a Venezia nel 1571/72
dal bulgaro Jakov Krajkov24. Con le edizioni del primo editore-tipografo
bulgaro lo collega anche il carattere cirillico dell’edizione che, tanto per i
pauliciani bulgari dell’epoca, quanto per i bulgari d’oggi, lo rende più fami-
gliare rispetto al carattere latino delle edizioni di P. Bogdan.
Basta, tuttavia, iniziare a leggere il testo dell’Abagar per vedere quanto è
strana la sua ortografia a confronto con tutte le edizioni cirilliche dell’epoca.
Nel rotolo, lungo, come è stato già detto, più di 6 metri, una solo volta s’in-
contra la lettera O, per il resto troviamo sempre la ω; c’è sempre Ц sia per Ц
che per Ч (che compare una sola volta); non viene mai usata la Щ ma sem-
pre il digrafo ШТ; vengono confuse У e В, С e З, Ш е Ж… A lungo non
sono riuscito a spiegarmi queste stranezze finché mi sono reso conto che
non si tratta di ortografia influenzata da una strana mescolanza di dialetti,
bensì di una stesura del testo realizzata da una persona con abitudini tipo-
grafiche non cirilliche, ma latine. Probabilmente un collaboratore oppure ex
compagno di studi di Stanislavov, che non sapeva bene come si rende in ca-
ratteri cirillici la cosiddetta “lingua illirica”, ha eseguito il lavoro seguendo le
proprie abitudini tipografiche latino-illiriche: confonde Ц e Ч perché pensa
alla C nella prassi italiana, У e В perché nella prassi scrittoria secentesca U
e V non si distinguevano foneticamente ma solo come minuscola/maiusco-
la, С e З perché influenzato dalla diversa pronuncia della S a seconda della
posizione; sempre all’uso dei caratteri latini per stampare in “lingua illirica”
sono infine legati i problemi della resa di Ж, Ш e Щ. L’uso della sola ω per
O, invece, è tipica per la prassi cirillica dei cattolici čiprovacensi che seguono
certi modelli bosniaci. È da notare anche l’uso di ГН sul modello italiano di
‘gn’ per rappresentare la consonante nasale palatale.
Non ci è pervenuto alcun autografo cirillico di Stanislavov che ci con-
senta di fare un confronto nel tentativo di capire se questa ortografia fosse
sua, oppure sia dovuta, come da me ipotizzato, all’intervento di un collabo-
ratore che conosceva poco e male la tradizione cirillica. Fatico, però, a crede-
re che Stanislavov potesse sbagliare la grafia del proprio nome nel colophon
e questo, assieme ad alcuni altri errori che è difficile attribuirgli, mi fa dubi-

24
Recente edizione facsimile e dettagliata descrizione in bulgaro e in italiano: džurova
2014; per uno studio dettagliato: TSIBRANSKA-KOSTOVA 2013.
L’Abagar di Filip Stanislavov nell’evoluzione della stampa bulgara 183

tare che l’ortografia dell’Abagar possa essere attribuita senza esitazione al ve-
scovo di Nicopoli. Ciò, a sua volta, getta l’ombra del dubbio sull’attribuzione
delle particolarità linguistiche, o almeno di alcune di esse, a Filip Stanislavov.
Anzi, oserei avanzare qui un’altra ipotesi: che nell’Abagar non si rispecchino
affatto le proprie abitudini linguistico-ortografiche di Stanislavov il quale
nel colophon si presenta come compilatore dell’amuleto, che aveva « raccol-
to e messo insieme » (« сабра и свади ») i testi che compongono « questo
Abagar ». Giacché nulla ci dice che egli avesse trascritto/compilato manu
propria l’intero rotolo, possiamo tranquillamente immaginare che egli abbia
attinto da diverse fonti i singoli testi, indicato l’ordine e lasciato da svolgere
a qualche collaboratore di fiducia “il lavoro sporco” di assemblare il tutto
insieme, assolvendo anche al ruolo di redattore-correttore del testo. Tale
ipotesi trova parziale sostegno nelle vicende della pubblicazione del primo
libro di P. Bogdan, nel 1638. Del volume si sono conservate anche le bozze
per la stampa25 trascritte da qualcun altro e poi definitivamente riviste da P.
Bogdan con l’inserimento di proprio pugno di qualche correzione e delle
prefazioni alle due diverse parti del libro. Ciò nonostante il testo stampato
differisce dalle bozze dalle quali è tratto in alcuni non insignificanti dettagli
ortografici (!): grazie a ciò, per esempio, nel testo stampato del poema Delle
due morti dell’uomo compaiono versi di 9 sillabe che non erano stati scritti così
da P. Bogdan che aveva invece cercato di rispettare abbastanza fedelmente
lo schema isosillabico scelto, basato su 8 sillabe.
Nel caso appena citato le correzioni ortografiche vanno in direzione di
una ulteriore croatizzazione della “lingua illirica” del libro, mentre nel caso
dell’Abagar è difficile dire se il tipografo-correttore abbia cercato di “miglio-
rare” l’espressione linguistica o, viceversa, di semplificarla avvicinandola alla
parlata dei pauliciani bulgari. Di solito si privilegia la seconda ipotesi, spesso
attribuendola a Stanislavov stesso. Io non oserei prendere una posizione de-
cisa sull’argomento perché mancano le basi per un confronto sia con la par-
lata degli pauliciani dell’epoca, sia con le abitudini linguistiche di Stanislavov,
giacché tutto ciò che di lui ci è pervenuto in autografo è scritto in italiano
o in latino. Non posso, però, non concordare con i colleghi che, studiando
la lingua dell’Abagar (e non di Stanislavov!), la definiscono non neobulgara,
come spesso viene fatto in pubblicazioni divulgative, bensì “illirica”, con
presenza di alcuni (neo)bulgarismi26. Fermo restando, naturalmente, che la
cosiddetta “lingua illirica” non rappresenta una fase pre-nazionale della lin-

25
Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Borg. illir. 23, seconda parte.
26
Cfr. IVANOVA 1985 e TSIBRANSKA-KOSTOVA 2016. M. Tsibranska-Kostova ritiene che la
personalità di Stanislavov abbia avuto un ruolo-chiave nella creazione dell'Abagar (op. cit., p. 20).
184 Krassimir Stantchev

gua croata, ma era la norma linguistica scritta, letteraria, prevalentemente


ecclesiastica, degli Slavi meridionali di confessione cattolica – norma con-
sapevolmente coltivata durante tutto il XVII sec. Era naturalmente legata
alle parlate croate e bosniache, nei territori bulgari era stata importata dalla
missione francescana venuta dalla Bosnia appunto, però non era una lingua
nazionale ma per eccellenza sovranazionale, come lo slavo ecclesiastico degli
Slavi ortodossi dell’epoca (al quale, a proposito, nell’epoca in questione si è
fatto qualche tentativo di avvicinarla).
Tornando a Filip Stanislavov e il suo Abagar, io personalmente penso
che egli abbia voluto proporre un’edizione in lingua letteraria, cioè “illirica”,
però in cirillico, poiché nell’ambiente dove svolgeva la propria attività i ca-
ratteri latini erano praticamente sconosciuti. Ed è proprio la stampa cirillica
(nonostante tutte le sue particolarità “illiriche”) che rende l’Abagar più vicino
alla percezione del bulgaro dell’epoca moderna, lo fa sentire come qualcosa
di “nostro” a differenza dei due libri di P. Bogdan stampati in caratteri lati-
ni27. E, sempre nel confronto con le edizioni di P. Bogdan, c’è qualcos’altro
che fa sentire l’Abagar un libro “più bulgaro”: il fatto che Stanislavov lo
abbia indirizzato al « mio popolo bulgaro », mentre i libri di P. Bogdan erano
pubblicati « pro commodo et sp[irit]uali Nationis Illyricae benefitio »28. Ed è sempre
l’esplicito senso di appartenenza alla nazione bulgara, alla quale fa destinare
la propria opera, ciò che distingue Filip Stanislavov anche da Jakov Krajkov
da Sofia, che ottanta anni prima aveva pubblicato il suo libriccino per i viag-
giatori Varie occorrenze, ma senza ancora esprimere una simile autocoscienza
nazionale.
L’ulteriore destino del primo vescovo di Nicopoli è pieno di inaspettate
vicissitudini. Nel 1662 egli fu sospeso dalle proprie funzioni, affidate a Fran-
cesco Soimirovič, pupillo e fedele collaboratore di P. Bogdan. Verrà riabili-
tato solo nel 1673, un anno prima di chiudere gli occhi per sempre. Non è
possibile dare una valutazione univoca della sua attività di missionario durata
quasi quarant’anni, spesso influenzata da pregiudizi nei confronti del clero
regolare e punteggiata di azioni dovute al suo carattere orgoglioso e indipen-
dente che difficilmente sopportava le condizioni di lavoro sotto il dominio
ottomano alle quali i frati francescani riuscivano ad adeguarsi con più umiltà.
Una cosa, però, è fuor di dubbio: che nel bene e nel male Filip Stanislavov,

27
In realtà, P. Bogdan aveva chiesto il permesso di stampare il suo primo libro anche in
cirillico, ma non lo ha mai ottenuto.
28
Dalla recensione di R. Levaković per la traduzione delle Meditationes S. Bonaventurae – Bi-
blioteca Apostolica Vaticana, ms. Borg. illir. 23, f. 144 (f. 3 del ms. originale, ora rilegato dopo
un altro codice).
L’Abagar di Filip Stanislavov nell’evoluzione della stampa bulgara 185

come scrive egli stesso nel 1636, voleva « fare che la Bulgaria fiorisca ». E per
questo desiderio e gli sforzi per la sua realizzazione che comprendono anche
l’edizione dell’Abagar, oggi non possiamo che rendere il dovuto omaggio alla
sua memoria.

BIBLIOGRAFIA CITATA

DIMITROV 1985: Б. Димитров, Петър Богдан Бакшев – български политик и историк


от ХVII век. Наука и изкуство, София 1985 (II ed.: Sofija 2001).
dujčEv 1937: i. dujčEv, Il cattolicesimo in Bulgaria nel sec. XVII secondo i processi infor-
mativi sulla nomina dei vescovi cattolici, Roma 1937 (= Orientalia Christiana Analecta,
111).
džurova 2014: A. džurova, Jakov Krajkov e il suo Libro per varie occorenze (Libro
del viaggiatore) del 1571/1572. [Descrizione dettagliata in bulgaro e in italiano e,
in volumetto separato, edizione facsimile secondo l’esemplare conservato nella
Biblioteca Ambrosiana, S.Q.V.I.41; i due volumi sono uniti in coffanetto), Sofia
2014.
FErmEndžin 1887: E. FErmEndžin, Acta Bulgariae ecclesiastica. Ab anno 1565 usque ad
annum 1799, Zagreb 1887 (= Monumenta Spectantia Historiam Slavorum Meridiona-
lium, XV).
ILIEVA 2018: Л. Илиева, Открит е първият трактат върху българската история:
Петър Богдан, За древността на бащината земя и за българските неща. –
Balcanistic Forum / Балканистичен форум, XVXII, 2018. n° 1, 98-103.
IVANOVA 1985: Н. Иванова, Илирийският език на южните славяни в българското
книжовноезиково развитие през ХVII в. (част ІІ). ІІІ. Сборникът „Абагар“ от Фи-
лип Станиславов. – Годишник на Софийския университет „Климент Ох-
ридски“. Факултет по славянски филологии. Том 79, 2. Книга 2 – Ези-
кознание, 1985, 3-48.
jačov 1992, II: m. jačov, Le missioni cattoliche nei Balcani durante la guerra di Candia
(1645-1669), vol. II, Città del Vaticano 1992 (= Studi e testi, 353).
jErKov capaldo 1984: j. jErKov capaldo, Tanatologia negativa in una poesia bulgara del
seicento, « Europa Orientalis », 3 (1984), p. 33-91.
jErKov capaldo 1989: j. jErKov capaldo, “Peccati del diavolo” e “scandali dell’inferno”
nella chiesa cattolica bulgara del XVII secolo, « Europa Orientalis », 8 (1989), p. 41-69.
RAJKOV 1979: Б. Райков, Абагар на Филип Станиславов. Рим 1651. Фототипно изда-
ние. Народна култура, София 1979.
StantchEv 2008: K. StantchEv, Francesco Soimirović: un protagonista poco noto della cultu-
ra bulgara dell’età barocca, « Nel mondo degli Slavi. Incontri e dialoghi tra le culture.
186 Krassimir Stantchev

Studi in onore di Giovanna Brogi Bercoff », vol. II, a cura di M. DI SALVO – G.


MORACCI – G. SIEDINA, Firenze 2008, p. 601-613.
StantchEv 2011: K. StantchEv, I francescani e il cattolicesimo in Bulgaria fino al secolo
XIX. – In: I francescani nella storia dei popoli balcanici. A cura di V. NOSILIA E M.
SCARPA, Venezia 2011, p. 135-186.
TSIBRANSKA-KOSTOVA 2014: М. Цибранска-Костова, Сборникът „Различни потре-
би“ на Яков Крайков между Венеция и Балканите през XVI век. Изд. Валентин
Траянов, София 2013.
TSIBRANSKA-KOSTOVA 2016: М. Цибранска-Костова, Абагарът на Филип
Станиславов: от артефакта към езиковия ресурс. – Zeszyty Cyrilo-Metodiaṅskie,
бр. 5, 2016, с. 6 – 23.
tSibranSKa-KoStova 2017: m. tSibranSKa-KoStova, Paulicians Between the Dogme and
the Legend, « Studia Ceranea », 7 (2017), p. 229-263.

Potrebbero piacerti anche