FUNZIONE DI INTERMEDIAZIONE
Trasferimento delle risorse monetarie tra agenti economici con bisogni contrapposti e che devono
eseguire prestazioni contrapposte e distanziate nel tempo in virtù dei contratti finanziari da
rispettare. I soggetti in avanzo hanno il bisogno di impiegare il risparmio e quindi vanno ad
accumulare le attività finanziarie mentre i soggetti in disavanzo hanno necessità di finanziamento
per coprire gli investimenti e quindi vanno ad emettere passività finanziarie. Il sistema finanziario
va a collegare questi due operatori economici tramite l’allocazione di risorse realizzata tramite la
valutazione e la selezione degli investimenti e creando le condizioni di convenienza economica ad
investire per i soggetti in avanzo.
SALDI FINANZIARI DELLE SINGOLE UNITA’ ECONOMICHE
I comportamenti economici sono volti a modificare le dotazioni iniziali di ricchezza, ogni
operazione di un agente economico può trovare un’ideale rappresentazione contabile nello:
Stato patrimoniale: il patrimonio netto costituisce la ricchezza netta disponibile ed è data
dalla differenza tra le attività (reali o finanziarie) e i debiti. Le attività (diritto a ricevere) e
passività (impegno ad eseguire la prestazione) finanziarie sono rappresentative di
operazioni finanziarie che trovano espressione in vari generi di contratti finanziari. le
attività reali (beni materiali o immateriali) compaiono nello stato patrimoniale di un solo
operatore e ne attribuiscono la facoltà di determinarne l’uso. Il patrimonio netto si
incrementa per effetto del risparmio corrente e si rivaluta o svaluta per effetto delle
variazioni del valore delle attività e passività finanziarie (AF+AR-PF=PN). In un’impresa il
patrimonio netto può aumentare anche grazie a nuovi apporti di capitale determinati
dall’ingresso di nuovi soci o dalla sottoscrizione da parte dei vecchi. Le partecipazioni al
capitale di rischio sono attività finanziarie per il socio e passività per l’impresa. Le attività
sono rappresentative di impieghi di fondi e le passività e il patrimonio netto di fonti di
fondi. Il patrimonio misura la ricchezza netta, per fare questo le diverse attività devono
essere oggetto di valutazione: le attività reali sono misurate al lordo o al netto
dell’ammortamento che misura l’obsolescenza o l’utilizzo; le attività e le passività
finanziarie possono essere misurate in termini di costo storico (esborso monetario) oppure
reali cioè tenendo conto degli effetti dell’inflazione e del loro potere d’acquisto (se c’è
inflazione invece le attività reali si rivalutano), altra soluzione è la valutazione in base al
valore di mercato. Una eccedenza di debiti indica un’incapacità ad onorare gli impegni
assunti e quindi una situazione di insolvenza potenziale. Se l’attivo finanziario supera il
passivo si ha una situazione creditoria netta mentre al contrario debitoria netta che non
implica insolvenza perché bilanciata dalle attività reali.
Conto economico: sono rilevate tutte le operazioni che concorrono al risultato d’esercizio.
Può essere denominato conto del reddito e rilevare i flussi in uscita (usi di fondi) e in
entrata (fonti di fondi). Vengono rilevate solo le operazioni correnti, cioè solo quelle che
rientrano nell’ambito degli atti ripetitivi di gestione tipica e caratteristica. Il saldo contabile
è il risparmio che può assumere valori positivi e negativi. Gli utili non distribuiti sono il
risparmio netto. Il risparmio del periodo va ad incrementare il patrimonio netto, che è
rappresentato dal capitale sociale, dalle riserve di utili e di capitale e dall’utile di esercizio
corrente che se non è distribuito funge da autofinanziamento.
Conto della formazione del capitale e il saldo finanziario: transazioni realizzate in funzione
dell’accumulazione di capitale. Queste operazioni sono dirette a produrre modificazioni
delle consistenze patrimoniali e possono interessare tanto gli elementi finanziari che reali.
Queste ultime sono rappresentate soprattutto da investimenti reali che sono finanziati dal
risparmio del periodo. Lo sbilancio tra il risparmio e la variazione delle attività reali
rappresenta il saldo finanziario, che può essere positivo o negativo (SF=S-I). Al saldo
finanziario si contrappongono anche variazioni di attività e passività finanziarie nei
confronti di altre unità economiche (S-I=SF=Var.AF-Var.PF). Tutte queste decisioni vanno a
modificare la situazione patrimoniale delle unità economiche.
I SALDI FINANZIARI DEI SETTORI ISTITUZIONALI E I FATTORI DI CREAZIONE DELLA ATTIVITA’
FINANZIARIE
Gli schemi di contabilità finanziaria possono essere estesi a gruppi o classi significative
caratterizzate da un elevato grado di omogeneità di comportamento, per il sistema europeo dei
conti (SEC) sono cinque i settori istituzionali, definiti rispetto alla produzione e distribuzione del
reddito, impiego finale di risorse, formazione del risparmio e decisioni in ambito finanziario:
1. Famiglie: i redditi correnti di norma superano la spesa per consumi, originando un valore
di risparmio superiore all’investimento in attività reali. Per le unità che decidono di
investire in attività finanziarie di solito si ricorre all’indebitamento. In questo settore
rientrano anche imprese individuali, società di persone e società di fatto con meno di 5
addetti.
2. Società non finanziarie: produzione di beni e servizi non finanziari. Tipiche unità in deficit. I
fondi sono raccolti con l’emissione di passività finanziarie come nuovi debiti o aumento del
capitale sociale.
3. Società finanziarie: servizi di natura finanziaria, raccolgono risorse tramite l’emissione di
passività finanziaria e le impiegano attraverso la creazione di attività finanziaria. Il saldo
finanziario è considerato pari a zero
4. Amministrazione pubblica: servizi non finanziari non destinabili alla vendita e operazioni di
redistribuzione del reddito e della ricchezza. Si suddivide in: amministrazione locale e
centrale e enti di previdenza e assistenza sociale. Il saldo finanziario è dato da T-G.
5. Estero: operatori non residenti che scambiano con i residenti. Il saldo finanziario è dato da
divario tra entrate e uscite di parte corrente della bilancia dei pagamenti e in base al segno
rappresenta un risparmio o un investimento dell’estero. Se positivo indica un risparmio
dell’estero mentre se negativo indica un investimento. Il saldo finanziario corrisponde in
importo ma non in segno algebrico al saldo delle partite correnti (SF=M-X=-PC)
Il saldo finanziario di ogni settore rileva il divario tra il risparmio e l’investimento oltre che la
differenza tra il flusso di attività e passività finanziarie e quindi tra domanda e offerta netta di
risorse monetarie. La contrapposizione tra i settori identifica l’origine e la destinazione delle
risorse monetarie e andando a porre il saldo delle imprese finanziarie pari a zero avremo che
(S-I)+(M-X)=SF+SFestero=0 e ponendo M-X=0 ritroviamo la relazione S=I. Questa equivalenza vale
solo ex-post, e non necessariamente ex-ante, poiché è di fatto raggiunta solo attraverso vari
meccanismi di aggiustamento. L’indebitamento netto della pubblica amministrazione può essere
scritto come -SFpa=(G-T) e da qui ricaviamo la contrapposizione tra il saldo finanziario della
pubblica amministrazione e del settore privato: (S p-Ip)-(G-T)=0. Questo determina che un
disavanzo della pubblica amministrazione corrisponde a un’accumulazione da parte del settore
privato. Inoltre un saldo del conto della formazione del capitale dei settori interni corrisponde a un
accreditamento o un indebitamento dell’economia nazionale nei confronti dell’estero:
(S-I)=-SFe=(X-M). Se il SFe>0 allora indica un’accumulazione di attività finanziare dell’estero volte a
integrare un risparmio nazionale che non riesce a soddisfare i bisogni di investimento interni,
viceversa se SFe<0. L’espressione può essere riscritta come (X-M)=(Sp-Ip)-(G-T). Esprimendo il tutto
in funzione della variazione di attività finanziarie del settore privato avremo:
VarAFp=(X-M)+VarPFp+(G-T).
LA DISSOCIAZIONE TRA RISPARMIO E INVESTIMENTO
La separazione tra risparmio e investimento trova evidenza nell’esistenza di saldi finanziari di
segno opposto e richiede l’esistenza di contratti finanziari che possono funzionare da veicoli per il
trasferimento di risorse. Il settore estero alterna saldi positivi e negativi poiché una ripetizione nel
tempo di saldi positivi diventa insostenibile per via sia del debito crescente sia degli oneri per
interessi. L’interdipendenza tra economie rende insostenibili elevate situazioni di avanzo o
disavanzo reiterate nel tempo e una crisi di fiducia potrebbe innescare una crisi economica e
finanziaria. Tanto è più elevata la dissociazione (soprattutto tra settore imprese e famiglie), cioè
l’ammontare relativo dei saldi finanziari dei settori istituzionali rispetto al PIL, tanto più è ampia la
domanda di servizi di intermediazione finanziaria. Le dimensioni e la distribuzione dei saldi
finanziari per settore istituzionale sono collegate ad una pluralità di fattori reali tra i quali spiccano
la distribuzione dei redditi e le strategie di finanza pubblica. È da considerare che data la
simmetria dei saldi finanziari segnalata dalle identità contabili, l’elevato deficit di uno o più settori
istituzionali trova corrispondenza nei surplus di altri.
I CONTI FINANZIARI
La formazione dei saldi finanziari dei settori istituzionali trova evidenza nei conti economici, dove
sono descritti solo i flussi di natura reale e il saldo finanziario è il risultato finale di transazioni reali.
Queste rilevazioni vanno a trascurare le operazioni di finanziamento, le modalità di trasferimento
dei saldi finanziari e l’intervento di collegamento tra unità in avanzo e in disavanzo operato dal
sistema finanziario. Queste informazioni sono descritte nei conti finanziari. Questi contabilizzano
le variazioni delle attività e passività finanziarie, inoltre rilevano anche le loro consistenze. Le varie
operazioni finanziarie sono rilevate per categorie e tipologie, in questo modo è possibile ottenere
una rappresentazione dei rapporti tra i settori non finanziari e quelli con le istituzioni finanziarie. I
conti finanziari consentono di classificare gli intermediari finanziari in: banche, altre istituzioni
finanziarie (leasing, risparmio) e assicurazione. A livello di singolo settore, l’esame di flussi
finanziari permette di evidenziare:
La dimensione e la composizione delle attività finanziarie detenute dal settore famiglie,
invece il loro rapporto di indebitamento può essere calcolato rapportando il totale delle
passività finanziarie al totale delle attività.
La dimensione e la composizione del finanziamento esterno delle imprese e
dell’indebitamento del settore pubblico.
La dimensione delle relazioni finanziarie intrattenute con l’estero e le relative
caratteristiche qualitative, inoltre possiamo evidenziare il grado di apertura del sistema agli
scambi finanziari con l’estero.
Altre informazioni si possono cogliere dagli indicatori che evidenziano il peso dei servizi svolti dagli
intermediari e dal mercato:
1. Rapporto di intermediazione: rapporto tra passività finanziarie emesse dagli intermediari e
il totale delle passività emesse dai settori non finanziari, questo offre una misura del peso
relativo delle istituzioni finanziarie rispetto al sistema finanziario nel complesso. Inoltre ci
da informazioni dell’orientamento “al mercato” oppure “agli intermediari” del sistema,
quindi una preferenza del canale diretto rispetto all’indiretto.
2. Rapporto di intermediazione bancaria: quoziente tra l’entità delle attività finanziarie
detenute dalle banche e il totale delle attività detenute da tutti gli intermediari.
3. Rapporto tra le attività negoziabili e il totale delle attività, questo fornisce un’indicazione
del peso che i mercati assumono nell’intermediazione finanziaria del sistema.
Questi rapporti sono molto elevati in fase di decollo economico, mentre una riduzione indica un
ampliamento e una differenziazione delle tipologie sia di intermediari che di strumenti finanziari in
risposta a una diversificazione delle esigenze da parte delle unità in surplus e in deficit.
CANALI DI FINANZIAMENTO
È una modalità di intervento del sistema per rispondere alle esigenze dei prenditori e prestatori di
fondi. Le modalità di collegamento sono o diretta o indiretta.
1. Diretta: scambio finanziario connette direttamente il prenditore finale e il prestatore finale
di fondi, le passività emesse dai settori in deficit (strumenti finanziari primari come titoli
azionari o obbligazionari) sono acquisite dai settori in surplus, quindi questi ne assumono
tutti i rischi derivanti dal possibile inadempimento e dalle variabili di mercato. Il
collegamento può realizzarsi con l’ausilio di un intermediario (circuito intermediato), così si
svolge su mercati organizzati (aperti) e ci si avvale dell’opera degli intermediari finanziari
mobiliari che offrono dei servizi specifici diretti a facilitare sia l’accesso degli operatori finali
ai mercati sia la conclusione degli scambi: questi servizi sono consulenza, assistenza,
gestione portafogli e negoziazione. Nei mercati aperti l’ordinamento formale degli scambi
consente una vera interazione tra domanda e offerta sia nel mercato primario che
secondario. Oppure può avvenire attraverso circuiti autonomi dove i due operatori devono
sostenere oneri e necessitano di conoscenza nel campo giuridico finanziario, oltre le spese
derivanti dalla ricerca delle controparti, di mancanza di informazione e di incertezza,
questo è un mercato di natura occasionale.
2. Indiretto: tra gli operatori finali si interpone il bilancio di un intermediario finanziario, in
modo tale da creare separati e distinti rapporti di finanziamento (strumenti finanziari
secondari come depositi e prestiti). Gli intermediari, creditizi o assicurativi, sostengono i
rischi e offrono alle unità in surplus di poter impiegare le proprie risorse in maniera meno
rischiosa rispetto al canale diretto. Gli intermediari si assumono pertanto il compito di
trasformare le caratteristiche di aleatorietà, di scadenza, di rendimento e di liquidità dei
contratti finanziari negoziati. Emettono passività di natura monetaria o non, e concedono
finanziamenti alle unità in deficit dopo una valutazione della solvibilità della controparte
cercando di rendere inavvertibili l’impatto sui finanziatori dei rischi di credito assunti.
Inoltre si pone la liquidità delle passività maggiore delle attività mentre la scadenza
dell’attivo risulta superiore a quella del passivo e questo comporta una differenza tra tassi
attivi e passivi oltre ad una asincronia tra entrate e uscite di cassa.
I MERCATI FINANZIARI
DEFINZIONE E CLASSIFICAZIONE
I mercati si identificano con l’insieme degli scambi di strumenti finanziari. Possono essere luoghi
fisici oppure circuiti telematici.
MERCATI A NEGOZIAZIONE DIRETTA E I MERCATI APERTI
Si collega alla distinzione tra canali finanziari diretti e indiretti e riguarda il grado di
personalizzazione e di standardizzazione dei contratti oggetti di scambio. I mercati a negoziazione
diretta sono quelli in cui gli scambi si concretano in contratti finanziari bilaterali e personalizzati.
Sono strumenti finanziari indiretti come i prestiti creditizi e non, i depositi e i contratti assicurativi.
Sono mercati a negoziazione diretta quello creditizio e quello assicurativo. Elementi rilevanti sono
la ricerca autonoma della controparte e il contatto diretto tra i due agenti economici, hanno
importanza la forza contrattuale e le preferenze delle parti. Tutti gli elementi del contratto
possono essere oggetto di negoziazione e queste caratteristiche di personalizzazione limitano
fortemente la loro trasferibilità. La natura bilaterale crea relazioni finanziarie stabili e continuative,
fondate sulla fiducia reciproca e sulla confidenzialità delle informazioni. Inoltre c’è un’ampia
differenziazione del prezzo degli strumenti negoziati.
I mercati aperti sono fondati sullo scambio di attività finanziarie caratterizzate da una
predisposizione alla circolazione. Due sono gli elementi distintivi: sono titoli autonomi, dato che il
documento incorpora i diritti sia patrimoniali che amministrativi, che sono standardizzati e
presentano caratteristiche identiche per tutti i portatori; presenza di regole e procedure di
negoziazione definite dalle autorità pubbliche che presiedono al funzionamento dei mercati
(mercato aperto pubblico) o da accordi tra privati (mercato aperto privato). La trasmissione di
informazioni avviene attraverso la pubblicizzazione dei prezzi.
MERCATI NAZIONALI E INTERNAZIONALI
Mercato internazionale: due operatori di nazioni diverse o valuta del contratto finanziario
differisca da quella del paese di negoziazione. Tra questi risalta l’euromercato che ha ricevuto un
notevole impulso per la crescente liberalizzazione dei capitali che ha consentito l’emissione e
l’investimento in strumenti finanziari denominati in valute diverse da quelle di negoziazione. Ai
mercati internazionali è riconducibile quello dei cambi.
Mercato nazionale: creazione e scambi di attività finanziarie in valuta nazionale.
MERCATO PRIMARIO E SECONDARIO
Mercato primario: nuove emissioni di strumenti finanziari alla ricerca del primo collocamento. Qui
affluisce la domanda di risorse finanziarie da parte degli emittenti per coprire il fabbisogno di
fondi.
Mercato secondario: negoziazione di strumenti finanziari già in circolazione. Domanda e offerta
sono espressione della volontà negoziale di due investitori che desiderano cambiare la
composizione del loro portafoglio. Qui gli operatori possono smobilizzare l’investimento in titoli
così da rendere indipendente l’holding period dalla scadenza.
La funzionalità del mercato primario dipende dall’efficacia del mercato secondario parlando di
liquidità e la determinazione di prezzi coerenti con il contenuto economico dei titoli. Gli investitori
sono più disponibili a comprare sul mercato primario se il secondario presenta facilità di
smobilizzo e prezzi significativi e quindi anche l’emittente riesce a collocare i titoli a condizioni più
favorevoli. Le nuove emissioni possono essere percepite come azioni intente a rivelare caratteri
dell’attività del soggetto emittente non altrimenti osservabili dal mercato.
ALTRI PROFILI DI CLASSIFICAZIONE DEI MERCATI FINANZIARI
Mercato finanziario: strumenti a medio-lungo termine, o mercato monetario: strumenti che
scadono prima di 12 mesi. Mercato all’ingrosso: operatori professionali in grandi quantità oppure
mercato al dettaglio: generalità degli investitori. Mercati cash (a pronti): negoziazione degli
strumenti finanziari base o mercati derivati (a termine): contratti che derivano da strumenti
finanziari di base.
FORME ORGANIZZATIVE DEL MERCATO PRIMARIO
Le caratteristiche di prezzo-rendimento assunte da un titolo all’emissione sono il risultato delle
opposte esigenze dei prenditori e del sottoscrittore. Nel momento in cui il prenditore propone al
mercato il titolo questi potrebbe non accogliere con favore il titolo proposto, richiedendone una
quantità inferiore oppure la domanda potrebbe essere superiore all’offerta. In entrambi i casi non
viene conseguito l’obiettivo dell’operazione. Il rischio di insuccesso è collegato al rischio di non
allineamento tra domanda e offerta. Bisogna trovare il meccanismo di emissione più efficiente.
L’efficienza si basa sulla capacità di individuare un prezzo dei titoli tale da raggiungere il più
possibile l’equilibrio tra domanda e offerta. Le modalità di emissione sul mercato primario sono:
1. Collocamento privato: contattare direttamente i potenziali investitori cercando un accordo
preventivo sulle caratteristiche dell’emissione (condizioni e quantità). Gli strumenti non
sono destinati al mercato generale quindi hanno meno vincoli informativi e minor costi di
distribuzione e collocamento.
2. Collocamento pubblico: l’emittente per il tramite di un intermediario finanziario si rivolge a
un numero elevato di potenziali investitori. È necessario un prospetto informativo come
obbligo. La funzione dell’intermediario finanziario è quella di consentire una riuscita
dell’operazione in modo rapido e efficiente. Le nuove emissioni sono realizzate da un
consorzio di sottoscrizione e collocamento coordinati da un capofila.
3. Collocamento a condizioni prestabilite: l’emittente definisce tutte le condizioni contrattuali
e la quantità. La sottoscrizione può essere in forma pubblica o privata, una sintesi del
prospetto informativo viene pubblicata sugli organi di stampa. Dopo aver raccolto le
richieste di sottoscrizione si procede all’aggiudicazione. L’allineamento è molto raro e se la
domanda supererà l’offerta deve essere preventivamente definito un criterio di esclusione
delle richieste: privilegiare il tempo, ripartire la richiesta complessiva in modo da
soddisfare proporzionalmente tutti gli investitori (più comune) o selezionare casualmente
gli investitori. L’emittente si espone al rischio di insuccesso in modo pieno per ridurlo può
coinvolgere istituzioni finanziarie.
4. Collocamento a rubinetto: l’emittente mira a rendere flessibile l’elemento quantità. Nella
fase di offerta viene reso noto tutto meno che la quantità. Nel momento in cui il
sottoscrittore ne fa richiesta, l’emittente procede all’aggiudicazione a condizioni
prestabilite. Si offrono in questo modo i certificati di deposito le cui condizioni di emissione
sono valide fino a modifica e modificandole l’emittente va a variare in modo indiretto la
quantità richiesta dal mercato.
5. Collocamento tramite asta: l’emittente cerca di individuare il prezzo desiderato dal
mercato prima che abbia luogo l’assegnazione dei titoli e spera che con la giusta pressione
dal lato della domanda il prezzo aumenti. L’emittente quindi non comunica il prezzo a cui è
disposto a vendere, questo origina dall’interazione e la competizione tra i potenziali
acquirenti. I meccanismi d’asta impiegati sono: asta marginale per titoli con scadenza
medio lunghe e competitive per i BoT. Le aste sono organizzate dalla banca d’Italia e
possono parteciparvi banche e imprese di investimento.
6. L’emissione di titoli può avvenire attraverso consorzi e sindacati di collocamento o per
sottoscrizione diretta.
FORME ORGANIZZATIVE DEL MERCATO SECONDARIO
I mercati aperti attraverso la determinazione dei prezzi esprimono una valutazione delle società
emittenti e delle loro prospettive economiche e finanziarie. Il prezzo rifletterà l’incrocio tra
domanda e offerta e le prospettive di dividendi futuri scontati per il tasso richiesto dall’investitore.
Il funzionamento dei mercati si valuta attraverso:
1. Efficienza valutativa: se il prezzo riflette il valore fondamentale allora si è in presenza di un
mercato con efficacia valutativa. Questa condizione dipende da diversi requisiti:
disponibilità di tutta l’informazione rilevante, questa condizione è molto difficile da
raggiungere se non attraverso altissimi costi di acquisizione dell’informazione e inoltre
l’asimmetria informativa può realizzarsi sia ex-ante che ex-post (sui risultati realizzati)
attraverso business plan troppo ottimistici o attraverso politiche di redazione del bilancio
non corrette.
2. Efficienza informativa: capacità di reagire alla nuova informazione disponibile secondo uno
schema di interpretazione comune. Se l’informazione disponibile non è tutta quella
rilevante siamo in un caso di efficienza informativa se i prezzi sono basati su una corretta
valutazione dell’informazione disponibile. In un mercato di questo genere l’utilizzo al
meglio di tutta l’informazione non permetterebbe extra-profitti di tipo speculativo
(esempio 100 euro). Numerosi sono i fattori di imperfezione come i costi di transazione, la
razionalità limitata degli investitori cioè le diverse tipologie di investitori con diverse
capacità valutative.
3. Efficienza tecnico-operativa: modalità di funzionamento microeconomico dei mercati sono
rilevanti nel trasformare gli ordini di acquisto e vendita in negoziazioni deve far si che
avvenga al minor costo possibile e quindi con maggiore efficienza. Se gli ordini di acquisto
pervenissero sul mercato contemporaneamente a quelli di vendita ci sarebbe la definizione
di un prezzo e di una quantità, tuttavia si registrano delle asincronie che possono
ostacolare la regolare fissazione dei prezzi.
STRUTTURE DI INTERMEDIAZIONE
Le forme organizzative sono rappresentate da combinazioni tipiche degli elementi strutturali tra i
quali rilevano le modalità di negoziazione e il ruolo degli intermediari mobiliari nel funzionamento
dei mercati.
Mercati a ricerca autonoma: forma non organizzata, incontro diretto tra domanda e offerta.
Questo tipo di mercato presenta tutti gli svantaggi dei costi-oneri e si sviluppa solo quando il
numero di transazioni è molto ridotto.
Mercati dei broker: il broker è un intermediario specializzato nel servizio di ricerca di una
controparte e di contrattazione del prezzo per un cliente in cambio di una commissione, inoltre si
occupa anche di consulenze. Il broker non assume una propria posizione in titoli e quindi non da
certezza che gli ordini vengano eseguiti.
Mercati dei dealer: il dealer offre un servizio di liquidità immediata ponendosi come controparte al
cliente con il suo bilancio, l’impegno a negoziare è generico e riflette valutazioni di convenienza
che sono basate sullo spread che è la differenza tra il prezzo di acquisto e di vendita di un titolo da
parte del dealer. Maggiore è lo spread maggiore è la convenienza per il dealer ad assumere una
posizione sul titolo. Esso esercita la funzione di market maker per alcuni titoli di cui prende
l’impegno formale, lui si impegna a rendere pubbliche con una certa regolarità e per lotti definiti le
condizioni di prezzo a cui è disposto a negoziare, ci troviamo davanti a un mercato quote driven.
Mercato ad asta: gli ordini di acquisto e di vendita confluiscono sul mercato rendendo noti a tutti
gli operatori le diverse combinazioni di quantità-prezzo, quindi il singolo operatore può
confrontare la sua posizione con quella di tutte le possibili controparti. L’asta a chiamata: il
banditore in un dato momento della giornata raccoglie tutti gli ordini e fissa un prezzo in grado di
soddisfarne la maggior parte. Asta continua: gli ordini arrivano durante tutta la giornata e danno
luogo ad una serie di prezzi fissati in relazione alla variazione di domanda e offerta. In questo caso
ci troviamo davanti a un mercato order driven dove le proposte di acquisto, ordinate in modo
decrescente, si incrociano con le proposte di vendita, ordinate in modo crescente, e guidano il
mercato.
Il prevalere di una organizzazione è collegato alle caratteristiche degli scambi sui mercati, come il
taglio e la frequenza che sono inversamente proporzionali.
CARATTERISTICHE DEGLI ORDINI: AMPIEZZA, SPESSORE E ELASTICITA’ DEI MERCATI
Le caratteristiche degli ordini di acquisto e vendita in termini di volumi e frequenza degli scambi
sono sintetizzati in tre concetti:
1. Ampiezza: situazione in cui sul mercato pervengono ordini di acquisto e di vendita da
volumi consistenti, tali ordini riflettono il numero di operatori e di titoli presenti nei loro
portafogli.
2. Spessore: le schede di domanda e offerta risultino articolate, cioè esprimano diverse
combinazioni di prezzi e quantità per ogni singolo titolo oggetto di scambio. Un mercato è
spesso se eventuali squilibri di domanda e offerta trovano espressione in un prezzo molto
prossimo a quello realizzato in equilibrio.
3. Elasticità: eventuali squilibri attraggono nuovi ordini in grado di riportare tempestivamente
in equilibrio il mercato, collegato strettamente alla rapidità con cui l’informazione sui
prezzi e sui flussi di ordini viene resa disponibile agli operatori mettendoli nella posizione di
poter reagire prontamente.
REGOLE DI SVOLGIMENTO DEGLI SCAMBI
Quantitativi minimi: rende più agevole l’incontro delle parti per quanto riguarda la quantità, sono
per convenzione stabiliti in termini di: numero fisico di titoli, valore nominale in euro. La semplice
definizione di un lotto minimo può segmentare gli investitori tra professionisti e piccoli investitori.
Sistema di liquidazione degli scambi: ci sono due tipologie: i contratti a pronti dove la consegna dei
titoli in cambio del denaro avviene entro pochi giorni dalla stipula e i contratti a termine dove la
liquidazione e la consegna avvengono dopo un intervallo di tempo superiore. La procedura di
liquidazione si articola in più fasi tipiche: riscontro dei contratti, compensazione delle operazioni e
rilevazione dei saldi titoli e denaro, regolamento monetario e consegna o ritiro del titolo. In base al
sistema scelto varia anche il rischio corso: rolling settlement impone che tutte le transazioni
effettuate nell’arco di una giornata vengano liquidate a pochi giorni di distanza (a pronti) mentre
l’account settlement prevede che tutti i contratti di un certo periodo vengano liquidati in una
giornata e questo comporta un maggiore rischio di inadempienza.
SEDI DI NEGOZIAZIONE
I mercati finanziari sono storicamente di controllo pubblico per eliminare l’instabilità per evitare
crisi che si propaghino all’economia reale. Solo negli anni recenti c’è stata una privatizzazione dei
mercati dei titoli che ha portato alla nascita di società private che operano ricercando l’efficienza
ma in un quadro normativo e di controlli riconducibile alle principali autorità pubbliche di vigilanza
sui mercati. Si sono andati sviluppando circuiti alternativi che permettono di scambiare titoli non
quotati o quotati in altri circuiti senza sottostare alle norme di selezione degli emittenti e di
determinazione dei prezzi tipiche dei mercati regolamentati. Questo è stato possibile con il
recepimento della MIFID I dove sono stati eliminati gli obblighi di concentrare gli scambi su
mercati regolamentati e introdotte nuove figure di sedi di negoziazione. Con la MIFID II poi ci si è
posti l’obiettivo di sviluppare un mercato unico dei servizi finanziari in Europa, nel quale siano
assicurate la trasparenza e la protezione e la tutela degli investitori. Le sedi quindi previste dalla
direttiva sono i mercati regolamentati, i sistemi multilaterali di negoziazione e i sistemi organizzati
di negoziazione che sono la novità più importante della direttiva in quanto si pone l’obiettivo di
regolamentare le forme di negoziazione over the counter per gli strumenti non-equity (strumenti
finanziari strutturati e strumenti derivati). Nei mercati regolamentati e nel MTF le operazioni si
svolgono secondo norme predefinite mentre il gestore degli OTF ha più margini, le principali
differenze sono che: il gestore di OTF può negoziare solo obbligazioni, strumenti finanziari
strutturati, quote di emissione e derivati, che esegue ordini su base discrezionale e che ha dei
clienti e non dei partecipanti quindi deve rispettare le disposizioni a tutela degli investitori.
BORSA ITALIANA SPA: ORGANIZZAZIONE E OPERATIVITA’
Il suo obiettivo principale è di massimizzare la trasparenza, la liquidità, la competitività e
l’efficienza. Tra le sue responsabilità: vigilare sul corretto svolgimento delle negoziazioni, definire i
requisiti e le procedure di ammissione e permanenza per le società emittenti e per gli
intermediari, gestire l’informativa della società. Si caratterizza per regole formali, soggetta al
controllo dei pubblici poteri e retta sul principio della concentrazione degli ordini e negoziazioni in
un luogo eletto a sede delle contrattazioni tra operatori professionisti che intervengono in veste di
intermediari ufficiali. Le contrattazioni riguardano solo titoli quotati.
MERCATI REGOLAMENTATI GESTITI DA BORSA ITALIANA SPA
MTA: mercato azionario con un’ampia articolazione di emittenti e una gamma di strumenti
finanziari. Si da particolare attenzione ai requisiti di qualità delle imprese che intendono quotarsi e
alla liquidità dei titoli la loro emessi, nel MTA vengono negoziati solo azioni, obbligazioni
convertibili, warrant e opzioni. È diviso in: MTA STAR, con società con capitalizzazione minima di
40 mln e massima di 1mld che si impegnano a soddisfare requisiti di elevata trasparenza, elevata
liquidità (35% flottante minimo) e corporate governance allineata agli standard internazionali.
Presenza di un operatore specialist che funge da market maker per sostenere la liquidità
rispettando uno spread definito da borsa italiana; MTA, capitalizzazione minima 40 mln e flottante
minimo 25%.
MOT: negoziati contratti di compravendita relativi a titoli di stato e obbligazioni, mercato al
dettaglio, taglio minimo 1000 euro, ci sono due segmenti: DomesticMOT, strumenti finanziari
liquidati presso sistemi di liquidazione nazionali, ripartiti in due classi omogenee “titoli di stato
nazionali” e “titoli di debito in euro o altre valute”; EuroMOT, strumenti finanziari liquidati presso
sistemi di liquidazione esteri come ABS, euro-obbligazioni, titoli di emittenti stranieri e altri titoli di
debito. Questi segmenti hanno le stesse funzionalità e fasi di negoziazione.
SISTEMI MULTILATERALI DI NEGOZIAZIONE GESTITI DA BORSE ITALIANE SPA
Possono partecipare solo imprese di investimento, banche e gestori di mercati regolamentati.
AIM Italia: nasce con l’obiettivo di razionalizzare l’offerta di quotazione dedicata alle piccole e
medie imprese e di raccogliere il massimo consenso da società, investitori e operatori. Offre alle
PMI la possibilità di accedere in modo efficiente a una platea selezionata di investitori focalizzati
sulle small caps. C’è un rapporto equilibrato tra adempimenti richiesti alle società e tutela
dell’investitore. In fase di ammissione non è richiesto pubblicare un prospetto informativo, il
mercato si basa sul nominated advisor che è un soggetto incaricato di valutare l’appropriatezza
della società e in seguito assisterla e guidarla durante la permanenza sul mercato. Non è prevista
una dimensione minima, minimo 10% flottante. Nel documento di ammissione vengono
sintetizzati per gli investitori informazioni utili sulla società.
Extra-MOT: obbligazioni già quotate su un altro mercato regolamentato. Il mercato è order driven
come quello EuroMOT con la presenza di specialisti. Dal 2017 è nato Extra-MOT Pro che offre alle
PMI un primo accesso ai mercati di capitali, gli unici requisiti sono gli ultimi due bilanci di cui
l’ultimo sottoposto a revisione contabile e un documento informativo con alcune informazioni
essenziali.
GEM: negoziazione di azioni di emittenti di diritto estero su mercati regolamentati dell’UE e
dell’area OCSE. Permette di negoziare alcuni dei titoli più liquidi dell’area Euro in modo fungibile ai
mercati di prima quotazione.
SeDeX: negoziazione dei covered warrant che sono strumenti emessi da un’istituzione finanziaria
che conferisce all’acquirente la facoltà di acquistare un certo quantitativo dell’attività sottostante
ad un prezzo prestabilito.
QUOTAZIONE E REQUISITI DI AMMISIONE
Processo di quotazione: la quotazione in borsa può avere svariati obiettivi: reperire i capitali
necessari per finanziare un progetto articolato di crescita dimensionale, affermare la visibilità
dell’impresa, rinnovare la governance, fornire possibilità di uscita dall’investimento per investitori
istituzionali e valorizzare adeguatamente l’azienda. L’offerta può avvenire: con alienazione di
azioni possedute dagli attuali azionisti o con sottoscrizione di nuove azioni. Con la quotazione si
riequilibra la struttura patrimoniale della società, c’è però uno sforzo in termini di trasparenza
informativa e organizzazione interna. La domanda di ammissione deve essere sottoscritta dal
legale rappresentante e dall’intermediario che assume la qualifica di sponsor e che assicuri un
ordinato svolgimento della quotazione degli strumenti finanziari, e deve essere inviata a borsa
italiana. Per alcune tipologie di strumenti l’ammissione alla quotazione deve essere preceduta
dalla nomina di uno specialist. Borsa italiana può rigettare la domanda.
MODALITA’ E ORARI DI NEGOZIAZIONE E LIQUIDAZIONE
Tutti i mercati regolamentati sono telematici e order driven oppure ibridi se è necessario
l’intervento di uno specialist. Le modalità di contrattazione sono rappresentate dalle combinazioni
di un sistema di asta e uno di negoziazione continua. Le proposte sono ordinate in base al prezzo e
a parità di prezzo temporalmente. L’asta di apertura e chiusura sono aste a chiamata. Ci sono
diverse fasi:
1. Asta di apertura:
Fase di determinazione del prezzo teorico dell’asta di apertura: vengono immesse
le proposte di negoziazione con o senza un limite di prezzo. Viene determinato il
prezzo come quello al quale è negoziabile il maggior numero di strumenti finanziari.
Fase di conclusione dei contratti: non sono accettati più ordini e si effettua la
conclusione automatica dei contratti eseguibili al prezzo di apertura.
2. Negoziazione continua
3. Asta di chiusura: stesse fasi dell’asta di apertura
4. Negoziazione al prezzo d’asta di chiusura: opportunità di esecuzione degli ordini al prezzo
di chiusura
La liquidazione avviene il secondo giorno di borsa aperta successivo alla transazione.
INDICI AZIONARI
Informazioni sintetiche sui prezzi di tutti i titoli o di un loro sotto insieme. Sono strumenti di analisi
ma anche di valutazione della performance, strumenti di gestione del portafoglio e sottostante dei
derivati costituendo così strumenti di copertura delle posizioni e strumenti di trading. Gli indici
azionari possono essere suddivisi in varie categorie in base alla scelta dei pesi: indici equally
weighted, fattori di ponderazione sono uguali per tutti i titoli; indici price weighted, dove il peso
dipende dal prezzo del titolo; indici value weighted che si basa sulla capitalizzazione in borsa del
titolo. Inoltre possono essere classificati in base al settore, alla geografia, alla metodologia di
calcolo e altri modi. L’FTSE MIB è il principale benchmark del mercato azionario italiano composto
da società di primaria importanza e a liquidità elevata nei diversi settori, rappresenta 40 aziende
ed è ponderato in base alla capitalizzazione corretta per il flottante.
MERCATO TELEMATICO SECONDARIO DEI TITOLI DI STATO
Negoziazione dei titoli di stato italiani e altri titoli a reddito fisso, presente in tutti i paesi dell’area
euro. Ha una forte connotazione internazionale e le piattaforme vengono utilizzate
quotidianamente dalle diverse controparti garantendo la liquidità ottimale per tutti i partecipanti.
Si articola in mercati regolamentati e MTF non solo nell’area euro ma anche in US e UK. L’MTS
Italia è organizzato in due segmenti: cash, dove vengono negoziati titoli di stato, e repo, che
costituisce la piattaforma professionale per trading, determinazione dei prezzi e liquidità in tempo
reale per il mercato dei pronti contro termine europei. L’ammontare minimo di negoziazione è 2
mln con multipli aggiuntivi di 0,5 mln.
INTERMEDIARI FINANZIARI
La loro attività tipica è la creazione, la detenzione e la negoziazione sistematica di strumenti
finanziari oltre alla prestazione di servizi a supporto della conclusione di operazioni finanziarie.
Presentano una triplice caratteristica: componenti essenziali del loro bilancio sono le attività e
passività finanziarie, i costi e i ricavi originano dalla produzione e dallo scambio di attività
finanziarie e sono rappresentati da interessi e commissioni, la loro attività è soggetta a una serie di
rischi tipici delle attività finanziarie. Gli intermediari del canale indiretto interpongono il loro
bilancio alla richiesta degli operatori e attuano una trasformazione qualitativa e quantitativa dei
rapporti di natura creditizia a proprio rischio. Fanno parte di questa specie gli intermediari
creditizi, bancari e non, assicurativi e previdenziali. L’assunzione di partecipazioni può avere lo
scopo di controllare l’impresa non finanziaria oppure fornire capitale di rischio. Gli intermediari del
canale diretto offrono servizi a supporto delle scelte di investimento del proprio portafoglio, di
emissione, di collocamento e della negoziazione di strumenti primari. Non hanno rapporti diretti, il
loro obiettivo è trovare soluzioni per la copertura dei fabbisogni finanziari, risolvere problemi di
natura tecnica e gestionale, effettuare l’esecuzione di investimento in maniera rapida e
acquisizione di informazioni. Inoltre questa seconda categoria può essere suddivisa in: imprese di
intermediazione mobiliare con servizi collegati al mercato primario, servizi relativi al mercato
secondario (broker, dealer, market maker) e attività di amministrazione e custodia, consulenza e
gestione di portafoglio. Il servizio di gestione del risparmio è a sua volta diviso in gestione
individuale (anche banche e SIM) e collettiva (SGR, SICAV).
IMPERFEZIONI DEI MERCATI E FUNZIONE ALLOCATIVA DEGLI INTERMEDIARI
La canalizzazione delle risorse verso destinazioni produttive si fonda sulla valutazione e sulla
selezione sistematica di impieghi finanziari caratterizzati da profili di rendimento e di rischio attesi
differenziati. Inoltre le istituzioni hanno anche una funzione di sorveglianza che assolvono nel
verificare ex post le attività dei prenditori finali di fondi e la qualità dei risultati raggiunti. Il
processo di selezione si basa sui prezzi degli strumenti, sui futuri rendimenti attesi e sulla loro
variabilità. Attraverso i prezzi i mercati vanno a fornire indicazioni e segnali per orientare le
decisioni dei prestatori di fondi, è come se la formazione dei prezzi fosse un’aggregazione di
informazioni. I processi di selezione e controllo: gli intermediari diretti concorrono al processo di
aggregazione delle informazioni e alla qualità dei meccanismi di formazione dei prezzi; gli
intermediari indiretti hanno rapporti di tipo bilaterale quindi si basano su informazioni
confidenziali, esperienza e capacità professionali. I meccanismi di controllo sono affidati alla
possibilità di imporre una disciplina di comportamento ai prenditori, specie se partecipa al capitale
di rischio, mentre se è un creditore questi va a valutare l’operato se rinnova o meno il
finanziamento. La solvibilità degli intermediari dipende dal processo di valutazione, di selezione e
di controllo sistematico sui prenditori finali.
INTERMEDIARI FINANZIARI E COSTI DI INFORMAZIONE
Per il trasferimento di risorse, le controparti devono sostenere diversi oneri:
Costi legati alla divisibilità finita degli strumenti finanziari, collegati alla difficoltà di
conciliare le richieste di entrambi sulla quantità.
Costi di ricerca della controparte, elevati se il richiedente è poco conosciuto o se la
richiesta ha caratteri di eccezionalità.
Costi contrattuali: clausole per la tutela verso comportamenti che potrebbero
compromettere la conclusione dello scambio
Costi informativi: legati alle informazioni per chiudere lo scambio e la valutazione della
controparte al momento dell’investimento iniziale e successivamente
Il livello di tali oneri può risultare inferiore se interviene un intermediario finanziario, dato che lui
può conseguire rilevanti economie di scala. Gli intermediari creditizi possono superare i vincoli
posti dall’indivisibilità degli strumenti finanziari e ridurre i costi di produzione degli strumenti
finanziari mentre nel mercato aperto i costi di collocamento sono inversamente proporzionali al
grado di frazionamento delle passività. Gli operatori possono anche internalizzare in parte gli oneri
complessivi, avvalendosi solo di alcuni servizi.
INTERMEDIARI FINANZIARI E INCERTEZZA
In una relazione diretta tra le controparti i loro bisogni devono essere coincidenti sulle
caratteristiche economiche, tecniche e giuridiche dello strumento finanziario e la sua aleatorietà.
Dato che questo difficilmente si realizza ci si rivolge agli intermediari che hanno una posizione
migliore per una assunzione diretta di rischi dell’intermediazione, dato che possono affrontarli
attraverso appropriate combinazioni di operazioni e di strutture di bilancio, attuando
diversificazione e frazionamenti dei rischi così da ridurre l’incertezza e gestire il rischio di cambio,
grazie alla concentrazione di operazioni finanziarie che negoziano. La loro attività è quella di
attuare una sistematica trasformazione delle scadenze che comporta una scadenza media
dell’attivo maggiore di quella del passivo, proprio questa asincronia è alla base del divario tra tassi
attivi e passivi (redditività) e dell’incertezza temporale dei movimenti di entrata e uscita (liquidità).
Gli intermediari sono in grado di attuare una trasformazione dei rischi e di offrire opportunità di
impiego ad un livello di rischio minore di quello delle proprie attività e di quello degli strumenti
diretti emessi dai prenditori. Quest’ultimi sono disposti a pagare un costo più elevato pur di
ottenere crediti in linea con le loro esigenze. I prestatori di fondi possono accedere a strumenti
facilmente liquidabili ad un tasso di rendimento minore rispetto a quello del mercato aperto.
L’attività di intermediazione e l’accollo di diversi rischi trova remunerazione con la differenza tra i
tassi dell’attivo e del passivo. La capacità di trasformazione dei rischi è anche svolta dalle
compagnie di assicurazione, con la trasformazione di rischi individuali in collettivi. Anche
intermediari mobiliari che svolgono la funzione di gestione delegata dell’investimento vanno a
trasformare i rischi, utilizzando la diversificazione e il frazionamento, senza però interporre il
proprio bilancio nelle operazioni dato che gli investitori rimangono titolari dell’investimento.
INTERMEDIARI FINANZIARI E ASIMMETRIE INFORMATIVE
L’accesso alle informazioni da parte degli operatori non è omogeneo, tra i diversi agenti economici
gli intermediari finanziari sono in una posizione di vantaggio rispetto ad altri soggetti. Nell’ambito
del collegamento diretto l’investitore si trova in condizioni di inferiorità rispetto all’emittente dato
che questi conosce realmente i rischi e le prospettive economiche future che possono indurre gli
investitori a errori di valutazione (adverse selection). Se ci fosse una maggiore disponibilità di
informazioni il problema non si risolverebbe poiché il prestatore non avrebbe la possibilità di
controllare le affermazioni dell’emittente e ci sarebbe un problema di moral hazard
(comportamenti opportunistici). Gli intermediari sono in grado di ridurre il divario di informazione.
Gli intermediari finanziari possono godere di vantaggi informativi anche rispetto agli emittenti se
questi ricorrono in via occasionale all’emissione sul mercato aperto, questo giustifica il ricorso ad
intermediari mobiliari per l’emissione di titoli e il collocamento. Alcune istituzioni come le agenzie
di rating sono specializzate nella valutazione e nel controllo della qualità degli strumenti finanziari,
in funzione del grado di affidabilità degli emittenti. Questo tipo di servizio può essere richiesto sia
dagli investitori sia dagli emittenti che in questo modo possono dare un’informazione attendibile
sul grado di rischio delle passività emesse. Gli emittenti migliori cercano di differenziarsi dalla
media segnalando la diversità di status (misura del dividendo, rapporto di indebitamento). Gli
intermediari finanziari possono anche fungere da produttori di segnali per il mercato, andando a
sottoscrivere a fermo le passività delle imprese oppure agevolandone il collocamento. Agli
intermediari è attribuibile una superiore capacità di valutazione degli emittenti grazie ai vantaggi
informativi dati dalla loro professionalità e specializzazione. Anche gli intermediari creditizi sono in
grado di produrre informazioni riguardo ai debitori in relazione all’attività di selezione e della
successiva sorveglianza e verifica del merito creditizio. Inoltre l’intermediario creditizio ha
informazioni confidenziali di cui diventa custode dato che il rapporto ha base fiduciaria, inoltre le
imprese a volte non vogliono rivelare informazioni che permetterebbero di ottenere prestiti
maggiormente vantaggiosi ma che darebbero informazioni rilevanti ai concorrenti. Attraverso
l’attività di finanziamento l’intermediario mette in gioco la sua reputazione e questa si concreta
anche nel rendere inavvertibili ai suoi creditori i rischi potenziali dell’attività svolta.
I costi di transazione, l’incertezza e le asimmetrie informative sono i parametri che guidano gli
utenti finali nella selezione dei servizi di intermediazione, diretti o indiretti, offerti dal sistema
finanziario.
INTERMEDIARI DEL CANALE DIRETTO
Attraverso l’interposizione del proprio bilancio gli intermediari attuano una trasformazione
qualitativa e quantitativa di alcuni elementi dell’attivo rispetto al passivo. Alcune tipologie attuano
una intermediazione di secondo grado finanziandosi presso istituzioni finanziari anziché presso il
pubblico (società di leasing). Possiamo suddividere questi intermediari in tre classi:
1. Intermediari creditizi bancari: sono il gruppo principale e le loro attività o passività sono
strumenti di debito/credito fruttiferi di interessi. Il risultato economico della gestione
caratteristica è rappresentato dal margine di interesse mentre al risultato complessivo
concorrono anche componenti di ricavo derivanti dalla prestazione di servizi diversi
dall’erogazione del credito e dalla raccolta dei fondi e dall’acquisto e dalla vendita di
strumenti finanziari. A seconda che le loro passività svolgano o meno la funzione di
moneta, gli intermediari possono essere divisi in monetari (banca d’italia e altre banche) e
non. L’attività caratteristica si esplica attraverso l’esercizio congiunto della concessione di
prestiti, della raccolta di fondi e della produzione di proprie passività, sostitutive della
moneta legale. I rapporti finanziari intrattenuti con le controparti sono nettamente
separati ma coordinati e amministrati in via unitaria con assunzione di un rischio pieno.
Oltre alle passività monetarie, la raccolta bancaria si basa anche su strumenti a medio e
lungo termine. Nella misura in cui la banca ha una raccolta indirizzata al medio lungo
termine, l’allungamento della durata media dell’attivo risulta maggiormente compatibile
con una gestione equilibrata delle scadenze e quindi si riduce il rischio di liquidità. Da
prendere in considerazione il rischio di interesse quando raccolta e impieghi hanno diverse
tipologie di tassi, tra fissi e variabili. Per ridurre i rischi le banche operano sia mediante il
frazionamento e la diversificazione degli impieghi, sia dotandosi di un adeguato livello di
attività liquide prontamente utilizzabili per le esigenze di rimborso delle passività. È
possibile analizzare le caratteristiche essenziali dell’attività di intermediazione delle banche
attraverso le principali voci che ne compongono il bilancio che dal 2005 si redige secondo
standard contabili internazionali. La legislazione comunitaria si è indirizzata a realizzare
un’armonizzazione delle normative dei singoli paesi allo scopo di unificare i diversi mercati
dei servizi finanziari attraverso il mutuo riconoscimento delle normative nazionali. Quindi ci
sarà libertà di circolazione di capitali, libertà di insediamento e di prestazione di servizi
assicurando una maggiore concorrenza. Un soggetto abilitato nel proprio paese di origine
acquisisce il diritto di estendere la sua attività sull’intero territorio dell’UE. Con il
recepimento della direttiva è nato il modello della banca universale che offre tutti i servizi
mutuamente riconosciuti. Vi sono due aree precise che le banche non possono gestire
direttamente: attività assicurativa e gestione collettiva del risparmio, ma possono gestirle
creando delle controllate nell’ambito di una struttura di gruppo. Inoltre c’è la possibilità di
partecipare a delle imprese non finanziare rispettando determinati limiti per non elevare
troppo il livello di rischio. Con la direttiva si è passati anche a una vigilanza prudenziale
basata su requisiti oggettivi per ricercare la stabilità, l’efficienza e la competitività del
sistema finanziario. Al CICE è attribuito un potere di indirizzo nella definizione delle norme
destinate a disciplinare l’attività degli operatori sottoposti al controllo. Al ministro del
tesoro spettano poteri di intervento sanzionatorio su proposta della banca di italia. Alla BdI
sono attribuiti i controlli e il potere di emanare le istruzioni di vigilanza, di adottare
provvedimenti di carattere particolare e di esercitare in concreto la funzione di controllo
nei suoi aspetti di vigilanza regolamentare, informativa e ispettiva rendendo pubblici i
criteri che ne ispirano l’attività. L’accesso al mercato bancario è subordinato
all’autorizzazione della BdI. Il gruppo bancario è definito in base alla sua composizione:
banca italiana capogruppo e società controllate oppure società finanziaria o a
partecipazione finanziaria capogruppo italiana e dalle società bancarie, finanziarie e
strumentali controllate quando vi sia almeno una banca italiana controllata e abbiano
rilevanza determinante le partecipazioni in società bancarie e finanziarie.
2. Intermediari creditizi non bancari: sono istituzioni non bancarie che svolgono un’attività
specializzata su particolari forme di finanziamento in cui il sostegno creditizio è associato
alla prestazione di servizi finalizzati a migliorare la gestione finanziaria. Questi intermediari
hanno il divieto di raccolta di risparmio tra il pubblico, quindi spesso si realizzano
intermediazioni di secondo grado. Gli intermediari sono suddivisi a seconda che siano
emanazione di gruppi industriali, di banche e di joint venture tra banche e imprese: nel
primo caso sono qualificate captive poiché sono finalizzate alla prestazione di servizi
all’impresa controllante e agli stakeholders, nel secondo caso sono creati per esercitare
un’attività che poteva essere svolta direttamente per convenienze organizzative e
economiche, le joint venture realizzano entrambe le finalità sopracitate.
Le società di leasing: finanziamento di acquisto di beni di consumo durevole e di beni di
investimento attraverso una forma contrattuale che prevede la cessione in uso dei beni.
Generalmente all’utilizzatore è attribuita la facoltà di acquistare alla scadenza del contratto
il bene a un prezzo prefissato. Il locatore riceve il pagamento periodico di un prezzo
prefissato. L’attivo delle società di leasing è composto da attività reali.
Società di factoring: l’attività è l’acquisto dei crediti di impresa. L’intermediario finanziario
acquista i crediti notificando la cessione al debitore e assumendo gli oneri dell’incasso,
della contabilizzazione e talvolta anche dell’insolvenza. Offre quindi un servizio di gestione
dei crediti e eventualmente di natura assicurativa. La società di factoring può assicurare
anche il buon esito dei crediti (cessione pro-soluto) oppure lasciarli sulle spalle del
creditore originale (cessione pro-solvendo). L’impresa cedente può ricevere il netto ricavo
alla scadenza del credito ceduto oppure in via anticipata (funzione creditizia
dell’intermediario)
Società di credito al consumo: erogazione di prestiti esclusivamente alle famiglie destinati a
finanziare l’acquisto di beni di consumo, specialmente, durevoli o semidurevoli. In base alla
modalità di erogazione abbiamo il credito al consumo e il credito rateale. Un’altra
distinzione è tra credito finalizzato dove il venditore del bene sulla base di un accordo con
l’intermediario funge da tramite e il prestito non finalizzato. Il prestito può essere concesso
contro la cessione del quinto dello stipendio (trattenute sullo stipendio).
3. Intermediari finanziari di partecipazione: sono società di capitali, che effettuano
investimenti mobiliari con il fine di esercitare il controllo di altre imprese, oppure istituzioni
finanziarie che svolgono attività di promozione dello sviluppo di imprese industriali,
commerciali e di servizi.
Holdinig finanziarie: realizzano una diversificazione del portafoglio mediante il controllo di
più imprese. Possono essere holding finanziarie o miste, queste sono parte di un insieme di
imprese giuridicamente indipendenti ma connesse da legami azionari. Alle holding di solito
è affidato il ruolo di capogruppo in gruppi di imprese di tipo gerarchico. Le holding
finanziarie sono lo strumento per realizzare una diversificazione di investimenti finalizzati
all’esercizio del controllo di altre imprese e sono la base di riferimento su cui si impernia un
mercato di servizi e risorse finanziarie interne al gruppo dato che pianifica la strategia di
finanza del gruppo, gestisce la tesoreria e la liquidità e acquisisce finanziamenti per conto
delle società del gruppo.
Merchant banks: l’attività può essere svolta da società di intermediazione finanziaria,
banche e SIM, a differenza delle holding non perseguono il fine ultimo di controllo. I
principali servizi sono: assunzione di partecipazioni nel capitale di imprese non finanziarie,
intermediazione mobiliare su mercati secondari, organizzazione di operazioni di
finanziamento e consulenza e assistenza per operazioni di finanza straordinaria. Le
partecipazioni sono di natura temporanea e strumentale e rispondo a criteri di
frazionamento del rischio di portafoglio. Lo scopo è la crescita dimensionale dell’azienda.
Società di private equity: sostegno finanziario attraverso fornitura di assistenza e capitale
di rischio specie nelle fasi iniziali delle imprese (venture capital) o per imprese già
affermate che hanno bisogno di capitali per affrontare importanti processi di crescita, lo
scopo è quello di investire in società con buone prospettive di sviluppo e al momento della
consolidazione disinvestire e realizzare una plusvalenza. Questo servizio comporta elevati
rischi.
4. Intermediari assicurativi
5. Intermediari del canale diretto: offrono una serie di servizi funzionali alla realizzazione
degli scambi, lavorano su tre principali aree:
Servizi all’emissione e al collocamento dei titoli sul mercato primario: consulenza tecnica
circa i fabbisogni dell’emittente e gli strumenti con cui coprirli, le condizioni e le procedure
di emissione e la raccolta di sottoscrizioni attraverso la propria rete di distribuzione. Si può
aggiungere l’impegno di sottoscrivere: con l’assunzione a fermo l’intera emissione di
strumenti e in questo caso la remunerazione è data dalle commissioni e dallo spread tra
prezzo d’acquisto e vendita oppure con l’assunzione con garanzia i titoli rimanenti dopo
l’emissione che non hanno trovato sottoscrittori. Per fronteggiare i rischi di collocamento
una singola emissione è seguita da più intermediari. Non assume rischi l’intermediario
quando agisce da broker. In caso di eventi di finanza straordinaria l’intermediario può
offrire assistenza nella ricerca di soluzioni finanziarie per la crescita esterna dell’impresa.
Servizi di ricerca della controparte e di liquidità sul mercato secondario: operazioni di
compravendita in conto terzi o in conto proprio, nel primo caso si ricerca semplicemente
una controparte mentre nel secondo si diventa controparte e si attua un servizio di
liquidità al momento dell’esecuzione della transazione.
Servizi di consulenza e di gestione degli investimenti titoli: analisi delle esigenze finanziarie
del cliente, raccolta e elaborazione di informazioni e proposta di soluzioni. Particolare
attenzione rivestono le agenzie di rating che producono informazioni e sono specializzate
nella valutazione dei titoli. I servizi di gestione sono relativi ad attività svolte nell’interesse
della clientela che delega le decisioni di investimento. Nelle gestioni individuali i singoli
investitori possono orientare le scelte dell’intermediario, cosa che non accade nelle
gestioni collettiva.
INTERMEDIARI MOBILIARI
L’attività di intermediazione mobiliare è riservata alle imprese di investimento e alle banche, sono
previste riserve di attività per le società di gestione del risparmio che possono prestare servizi di
gestione su base individuale e di consulenza e i consulenti finanziari che possono prestare servizio
di consulenza. Tra le imprese di investimento sono comprese le SIM, le imprese di investimento
comunitarie e extra-comunitarie (autorizzazione Consob).
1. SIM: ha sede legale in Italia, può avere succursali nel territorio nazionale e operare in uno
stato comunitario svolgendo le attività ammesse al mutuo riconoscimento.
L’autorizzazione è rilasciata dalla Consob, il Ministro del Tesoro ha il compito di precisare i
requisiti di onorabilità degli amministratori e la BdI deve definire i regolamenti sulla sana e
prudente gestione (adeguatezza patrimoniale, contenimento del rischio) che variano in
base al servizio offerto: le attività di negoziazione in conto proprio e di assunzione a fermo
comportano la gestione di un portafoglio con assunzione dei correlati rischi.
2. Società di gestione del risparmio: svolge il servizio di gestione collettiva del risparmio.
Devono essere iscritte in un apposito albo alla BdI che ne è anche autorità di vigilanza.
Queste possono: promuovere, istituire e organizzare fondi comuni di investimento, gestire
il patrimonio degli OICR, prestare servizio di gestione portafogli, istituire e gestire fondi
pensione, servizio di consulenza su investimenti, commercializzare quote o azioni di OICR e
prestare il servizio di ricezione e trasmissione ordini se autorizzate a prestare il servizio di
gestioni FIA
Tutela dell’investitore: la normativa va a garantire la trasparenza e la correttezza dei
comportamenti degli intermediari e la loro sana e prudente gestione. L’obiettivo è la tutela
dell’investitore e la salvaguardia della stabilità del mercato. La consulenza può essere pagata in
base al servizio offerto senza la trattenuta di qualche incentivo sulla base della collocazione, i
produttori devono approvare ogni strumento finanziario prima della sua commercializzazione e
l’emittente deve definire modalità distributive appropriate e le autorità di vigilanza possono
bloccare o limitare la vendita di strumenti finanziari che potrebbero destabilizzare il mercato.
Vengono distinte la clientela al dettaglio dalla clientela professionale. Ci sono tre principali ambiti
regolamentari:
1. Osservanza di regole e l’uniformità delle procedure nello svolgimento del servizio che
tutelino l’interesse del cliente: si stipula un contratto scritto dove sono specificati i servizi
forniti, la durata, l’indicazione del tipo, della frequenza e dei contenuti della
documentazione da fornire all’investitore a rendiconto dell’attività svolta. Vanno indicate
anche le operazioni che l’intermediario non può compiere senza autorizzazione e se
l’intermediario può delegare a terzi la gestione. L’investitore può recedere sempre dal
contratto o disporre in tutto o in parte dei propri valori. Gli intermediari devono eseguire le
negoziazioni in modo da ottenere il miglior risultato possibile per i suoi clienti.
2. Trasparenza informativa: offerta di un’informazione adeguata a sostenere le decisioni
dell’investitore tutelandolo dai rischi potenziali dell’attività di investimento. Nei servizi di
consulenza su investimenti o gestione devono operare secondo adeguatezza e
appropriatezza, prima di iniziare il servizio di investimento l’intermediario deve acquisire
informazioni sull’esperienza dell’investitore e sulla sua propensione al rischio.
L’intermediario non può prestare servizi prima di aver informato l’investitore su i rischi e le
implicazioni della specifica operazione o servizio.
3. Conflitti di interesse: comportamenti dell’intermediario che possono danneggiare un
cliente in favore di un altro o dell’intermediario stesso. Sono tenuti ad adottare e
mantenere strutture organizzative per individuare e gestire questi casi, nei casi dove la
gestione non sia possibile devono informare il cliente della natura generale e delle fonti di
tali conflitti di interessi, prima di agire per loro conto.
REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA
RAGIONI DELLA REGOLAMENTAZIONE E DEI CONTROLLI DI VIGILANZA
La regolamentazione del settore finanziario è un insieme di norme imposte agli operatori in via
legislativa o amministrativa da parte degli organi di vigilanza, questo processo di
regolamentazione è affiancato da un’attività di controllo che interviene in caso di inadempienza, i
due ambiti sono strettamente connessi infatti l’attività di regolamentazione secondaria e di
vigilanza viene definita funzione di vigilanza, il fine degli interventi è il buon funzionamento
dell’economia e garantire condizioni di continuità, stabilità e efficienza nello svolgimento delle
funzioni del sistema finanziario. I rischi possono determinare un rischio sistemico, quindi un
effetto domino su tutta l’economia, per questo la regolamentazione mira a limitare l’esposizione
ai diversi rischi e imporre presidi idonei come l’adeguatezza patrimoniale. La crisi del 2007
(sistemica) affonda le sue radici in una eccessiva assunzione di rischi e in una funzione di vigilanza
non adeguata.
OBIETTIVI
Gli obiettivi sono da collegarsi alle funzioni svolte dagli intermediari bancari e sono definiti in:
tutela dei risparmiatori, dato che sono i contraenti deboli; stabilità dei singoli intermediari e del
sistema finanziario nel suo complesso, evitando che una crisi idiosincratica possa dare origine a
una sistemica; efficienza, buon funzionamento del canale di intermediazione e della concorrenza,
può definirsi come allocativa, distribuzione di risorse, tecnico-operativa, minori costi operativi per
gli intermediari e quindi di riflesso per il cliente, informativa e valutativa (mercato mobiliare)
quindi la capacità dei prezzi di riflettere le informazioni e fungere da segnale per gli investitori e di
rappresentare attraverso il prezzo il valore fondamentale del titolo; correttezza e trasparenza dei
comportamenti degli intermediari, riguarda il rischio di conflitti di interesse che potrebbero
emergere in caso di banca universale.
Nel canale indiretto l’intervento è più incisivo per conseguire la stabilità degli intermediari, questo
si ricollega al fatto che loro sono controparte diretta degli investitori e per la funzione monetaria
da loro svolta, per evitare crisi sistemiche. Il risparmio raccolto sotto forma di depositi è definito
risparmio inconsapevole e quindi è normale che le misure del canale indiretto siano stringenti.
Inoltre, la stabilità degli intermediari e del sistema sono situazioni necessari per la funzione di
trasmissione della politica monetaria.
Nel canale indiretto gli obiettivi sono la garanzia di correttezza e trasparenza nel comportamento
degli intermediari e dare ai clienti le informazioni necessarie per le scelte di investimento. la
regolamentazione opera su: mercati, ordinato e efficiente svolgimento delle negoziazioni e tutela
degli investitori funzionale alla stabilità del mercato, per questo vengono separate la funzione
organizzativa gestionale da quella di supervisione; intermediari mobiliari, hanno rilevanza
maggiore gli obiettivi di correttezza e trasparenza rispetto a quello di stabilità; emittenti, garantire
che l’accesso sia consentito a che segue le norme di correttezza e trasparenza e la massima
informazione.
STRUMENTI
Gli interventi ex-ante, strumenti e controlli di tre tipi:
1. Vigilanza regolamentare: interviene su aspetti di struttura e operatività e il fine e di
limitare e monitorare l’assunzione di rischi.
Gli strumenti strutturali definiscono e modificano la morfologia del comparto finanziario
interessato e mirano a influenzare in modo diretto il grado di concorrenza attraverso:
controlli all’entrata, regole per l’accesso all’attività; vincoli dell’operatività; restrizioni a
operazioni di finanza straordinaria.
Gli strumenti prudenziali monitorano i rischi assunti dagli intermediari e mirano a
rafforzarne la stabilità, garantendone la liquidità e solvibilità (requisiti di capitalizzazione,
patrimoniali che devono rispettare gli accordi di Basilea, sulla liquidità e limiti
sull’assunzione e concentrazione di rischi)
Controlli di trasparenza e correttezza (fair play regulation) effettuati riguardo alle
caratteristiche dei rapporti negoziali tra cliente e intermediario e le condizioni applicate e
sulle operazioni in titoli e la modalità per garantire che esse siano svolte nell’interesse del
cliente.
2. Vigilanza informativa: monitorare i rischi assunti dagli intermediari, a questi è richiesto
l’invio periodico di flussi informativi. Le autorità sono libere di chiedere altre informazioni.
3. Vigilanza ispettiva: verifiche sul campo periodiche, in caso di esigenza anche non
periodiche.
Gli interventi ex-post: risolvere in modo ordinato i casi di crisi bancarie per scongiurare effetti
sistemici e per evitare ricadute sui depositanti e sull’intera economia. Le soluzioni sono o la
risoluzione, quindi una ristrutturazione che mira a evitare interruzioni nella prestazione dei servizi
essenziali e liquidare le parti restanti, oppure la liquidazione coatta amministrativa.
Assicurazione dei depositi, sistema di garanzia che offre tutela ai depositanti prevedendo rimborsi
entro un certo limite. Si salvaguarda il risparmio inconsapevole e anche la funzione monetaria. È
anche un intervento ex ante da un lato per disincentivare il ritiro e riducendo il rischio di liquidità.
ORGANI DI VIGILANZA
Perseguono le finalità generali della funzione di vigilanza, intervenendo con gli strumenti sopra
individuati. In molti paesi si ha un’architettura di vigilanza per finalità definita “twin peaks” basata
sulle finalità: stabilità e correttezza e trasparenza, e sull’attribuzione ad autorità diversa delle due
diverse funzioni. Un ulteriore obiettivo che è affiancato è quello della tutela della concorrenza con
la relativa autorità. Uno dei limiti di questo approccio è che non è agevole attribuire efficacemente
e chiaramente i compiti alle diverse autorità.
QUADRO REGOLAMENTARE E DI VIGILANZA NELL’UNIONE EUROPEA
Il processo normativo comunitario è basato sul principio della libertà di stabilimento e di
prestazione di servizi finanziari all’interno dei paesi UE e sull’armonizzazione minima degli aspetti
regolamentari. L’impostazione è quella prudenziale e poggia sull’adeguata patrimonializzazione
delle banche a fronte delle dimensioni operative e dell’entità e tipologia dei rischi. Gli intermediari
possono elaborare le loro strategie basandosi su due presidi: adeguate risorse patrimoniali a
fronte dei rischi assunti e un efficace sistema di risk management e una struttura organizzativa
idonea a monitorare e gestire i rischi. Il principale strumento di vigilanza bancaria sono i
coefficienti patrimoniali. Un ulteriore presidio si pone per affrontare il rischio di liquidità. Ci sono
stati dei provvedimenti volti a irrobustire il capital adequacy delle banche di rilevanza sistemica
che hanno requisiti patrimoniali aggiuntivi. Per l’attività di vigilanza l’approccio seguito è definito
risk based e organizational based. Il focus è da un lato verso i rischi assunti e dall’altro sulla
capacità di fronteggiarli attraverso presidi interni, organizzativi e patrimoniali.
ASSETTO DEI CONTROLLI DI VIGILANZA IN UE E ITALIA
Nel 2011 l’UE si è inizialmente indirizzata verso la costituzione di un primo assetto paneuropeo di
vigilanza mantenendo la funzione di vigilanza a livello dei singoli paesi. Verrà raggiunta solo per il
comparto degli intermediari creditizi con il Single Supervisory Mechanism. Si introduce la
distinzione tra vigilanza micro e macro prudenziale, creando due organismi:
1. L’European Systemic Risk Board con competenze macro-prudenziali per limitare il rischio di
crisi sistemiche. Supportato dal punto di vista logistico e operativo dalla BCE, ha compiti di
analisi sul sistema finanziario europeo e la segnalazione di aree di rischio e vulnerabilità.
L’introduzione di politiche macro-prudenziali rimane a discrezione delle autorità nazionali.
L’ESBR può formulare raccomandazioni non vincolanti. Vigila sull’effettiva attuazione delle
raccomandazioni e coinvolge il Consiglio e le autorità di vigilanza europee se non ritiene
opportune le azioni correttive nazionali.
2. L’European System of Financial Supervisors: vigilanza micro-prudenziale relativa alla
stabilità del singolo intermediario. Si compone di tre agenzie, gli European Supervisory
Authorities con competenze sul sistema bancario, mobiliare e assicurativo. Nelle ESA sono
rappresentati i competenti organi di vigilanza nazionali. Hanno diversi compiti:
coordinamento degli organi di vigilanza nazionale e dello scambio tra gli organi, raccolta di
informazioni e costituzione e gestione di base dati comuni per la valutazione dei rischi;
sviluppo di regole comuni per favorire l’armonizzazione della regolamentazione
prudenziale. È importante segnalare il ruolo che ha assunto l’European Banking Authority
nella regolamentazione secondaria degli intermediari creditizi.
Per spezzare il circolo vizioso creatosi con la crisi rischio-sovrano, rischio-banche dal 2012 ha preso
avvio la creazione di una unità bancaria europea che è condizione necessaria affinchè l’ESM possa
ricapitalizzare direttamente le banche in crisi. L’unione bancaria europea si basa su tre pilastri:
1. Vigilanza integrata: applicazione delle norme prudenziali, del controllo dei rischi e della
prevenzione della crisi in tutta l’area.
2. Sistema di risoluzione europeo delle crisi bancarie: permette una liquidazione ordinata
degli istituti in crisi irreversibile. La BRRD prevede piani di risoluzione da mettere in atto in
momenti di crisi. Strada non percorribile è il bail-out (salvataggio esterno a discapito dei
contribuenti). È stato introdotto il bail-in che consente di ridurre il valore delle azioni, di
convertire i crediti in azioni e comunque salva i depositanti fino a 100000€.
3. Sistema europeo di garanzia dei depositi: disciplina armonizzata del funzionamento
nazionale.
Il Single Supervisory Mechanism è un sistema di vigilanza unificato in carico alla BCE per le banche
dei paesi dell’area euro. C’è una suddivisione di compiti tra la BCE e le autorità nazionali. Le
competenze del SSM riguarda la vigilanza prudenziale degli intermediari creditizi (esclusi
trasparenza e correttezza). Alla BCE spetta la vigilanza sulle banche significant che hanno almeno
una di queste caratteristiche: attività>30 mld; ATTIVITA’/PIL>20%, essere uno dei tre maggiori
istituti, richiedere aiuti all’ESM, avere attività transfrontaliere significative. La BCE ha poteri di
vigilanza prudenziale, ispettiva e informativa, coordina le autorità nazionali nell’EBA, per evitare
conflitti di interesse tra la funzione di vigilanza e quella di politica monetaria è stato creato il
supervisory board. Le autorità nazionali mantengono poteri che non riguardano la vigilanza
prudenziale (trasparenza e correttezza, anti-riciclaggio, usura) e la vigilanza diretta su banche less
significant.
Organi di vigilanza in Italia:
BdI: controlli di stabilità sulle banche less significant. Correttezza e trasparenza, norme
anti-reciclaggio e usura per tutto il sistema bancario. Supervisiona e vigila i mercati
all’ingrosso dei titoli di stato e dei fondi interbancari e, insieme alla BCE, i sistemi di
pagamento.
Consob: controlli di correttezza e trasparenza su strumenti finanziari, tutela del pubblico
risparmio, regolamentazione della prestazione dei servizi e delle attività di investimento
degli intermediari. Vigila sulla trasparenza e correttezza degli intermediari e sugli emittenti
e ha dei poteri di vigilanza e supervisione generale sui mercati.
Istituto di vigilanza assicurativa
Commissione di vigilanza sui fondi pensione
Antitrust cui compete la vigilanza sul rispetto della normativa antimonopolistica e che
interessa quindi i vari operatori economici e finanziari
TITOLI DI DEBITO
I titoli di debito a reddito fisso sono strumenti finanziari emessi da soggetti in deficit e sono
sottoscritti da soggetti in surplus. Il titolo di debito è caratterizzato da alcuni elementi
distintivi: durata fissata al momento dell’emissione, diritto al rimborso del capitale alla pari
e in misura integrale o pro-quota alle date previste dal piano di rimborso, diritto al
pagamento degli interessi, se provvisto di cedole o incorporati nella differenza tra prezzo di
rimborso e di emissione. Nell’ambito di tale ampia categoria i titoli possono essere
raggruppati secondo:
la natura dell’emittente (governativo o societario) concorre a definire il rischio di
inadempienza, questo rischio è valutato dal rating esterno.
periodicità dei flussi di cassa corrisposti (coupon bond e zero coupon bond)
tipologia dei flussi di cassa corrisposti (fissi o variabili)
durata (breve o medio-lungo termine)
valuta di denominazione e nazionalità del soggetto emittente, si può emettere
anche in valuta estera sul mercato locale.
mercato di quotazione, possono essere mercati regolamentati o non quotati (over
the counter), questa indicazione da carattere alla liquidità.
I TITOLI DI STATO
Questi titoli presentano le seguenti caratteristiche comuni:
1. circolazione al portatore: trasferimento con consegna,
2. dematerializzazione, non esistono in forma cartacea ma vengono iscritti in un conto titoli
elettronico.
3. Aliquota fiscale pari al 12,5%, solo per i BOT viene applicata in via anticipata
4. Tagli minimi: 1000 euro di valore nominale e multipli,
5. Mercati di negoziazione e relativi importi minimi, sono quotati sul MOT (dettaglio) e MTS
(ingrosso, taglio minimo 2,5 mln)
6. Valuta di denominazione in euro
OBBLIGAZIONI SOCIETARIE
Emessi dalle imprese non finanziarie, enti pubblici, banche e organismi internazionali al fine di
finanziarsi e ottenere liquidità. Ci sono numerosi obblighi informativi per coloro che decidono di
emettere e collocare strumenti obbligazionari mediante un’offerta al pubblico. Bisogna emettere il
prospetto informativo che fornisce al pubblico dei risparmiatori informazioni analitiche ed
aggiornate sul soggetto emittente e sulle caratteristiche degli strumenti. La durata non è stabilita
in maniera standardizzata, il taglio minimo del MoT è pari a mille. L’aliquota è al 26% sia sui capital
gain che sugli interessi. Le obbligazioni societarie sono: semplici, che non si discosta molto da
quelle di stato; strutturate. Una particolare tipologia di obbligazione bancaria sono i covered bond,
i cui flussi di pagamento sono coperti da una garanzia di una parte del patrimonio della banca.
Data questa garanzia sono meno remunerativi. Una componente di rischio dell’obbligazione è
rappresentata dal grado di subordinazione dei diritti del titolare dell’obbligazione rispetto ad altri
creditori in caso di fallimento della società. I titoli subordinati hanno una remunerazione superiore
a quelli non subordinati ma sono più rischiosi.
CONTRATTI ASSICURATIVI
INTRODUZIONE
Rischio puro: possibilità che si verifichi un evento futuro sfavorevole di natura aleatoria che si
tradurrebbe in un danno. Questi possono essere assicurabili.
Rischio finanziario/speculativo: può portare a diversi esiti sia positivi che negativi.
CONTRATTO ASSICURATIVO
Le polizze si distinguono in ramo vita o ramo danni, in relazione all’evento aleatorio. I soggetti
coinvolti sono: assicuratore, colui che affronta il trasferimento del rischio a fronte di una
remunerazione (premio), assicurato, colui il cui interesse è protetto dal contratto assicurativo,
contraente, colui che stipula il contratto e si impegna a pagare il premio, beneficiario, soggetto a
favore del quale l’assicuratore è tenuto ad effettuare prestazioni nel caso in cui accada l’evento. Il
premio viene pagata in via anticipata ed è definito dalla probabilità di accadimento dell’evento
rischioso assicurato e dall’entità del risarcimento previsto nel caso in cui il sinistro si verifichi. Il
contratto può prevedere il pagamento di un premio unico o di premi periodici.
CONTRATTI ASSICURATIVI RAMO DANNI
Lo scopo dei contratti nel ramo danni è quello di sottrarsi all’incertezza e agli effetti patrimoniali
degli eventi dannosi, trasformando l’alea in un costo certo. Operazioni hanno una durata breve.
La copertura riguarda solo rischi tecnici e non commerciali. Ci sono tre macro-tipologie di rischi
che consentono di definire anche la classificazione di base dei contratti:
Assicurazione infortuni
Assicurazione malattia
Assicurazione incendio
Assicurazione furto
Assicurazione responsabilità civile: tutelano contro il rischio di dover rimborsare terzi per
danni causati da negligenze.
CONTRATTI ASSICURATIVI RAMO VITA
Chi sottoscrive una polizza per la vita vuole garantire una rendita a chi gli sopravvivrà oppure a sé
stesso nel caso arrivi in pensione. Il premio pagato viene investito dall’impresa di assicurazione, il
ciclo temporale è molto esteso e il pagamento del premio può essere destinato a alimentare una
forma di accumulazione a scadenza aleatoria. I prodotti assicurativi si pongono in concorrenza con
quelli del risparmio. Possono essere classificati secondo un’ottica normativa, tecnico-assicurativa o
finanziaria.
CLASSIFICAZIONE NORMATIVA
Sono individuati dalla normativa 6 rami di attività per insiemi omogenei di rischi. Nell’ambito del
ramo vita la classificazione è la seguente:
1. Assicurazioni sulla durata della vita umana
2. Nuzialità e natalità
3. Le assicurazioni come quelle dei rami 1 e 2 le cui prestazioni principali sono legate al valore
di quote di organismi di investimento collettivo del risparmio ecc.
4. Assicurazione malattia e contro il rischio di non autosufficienza
5. Operazioni di capitalizzazione
6. Operazioni di gestione di fondi collettivi costituiti per l’erogazione di prestazione in caso di
morte, di vita o per riduzione o cessazione dell’attività lavorativa.
CLASSIFICAZIONE TECNICO-ASSICURATIVA
Consente di distinguere i prodotti sulla base della tipologia del rischio assicurato: prodotti di
capitalizzazione, cioè senza riferimento a dati demografici, prodotti relativi alla qualità della vita
che coprono i rischi collegati alla variazione del nucleo famigliare e sulla malattia e prodotti relativi
alla durata della vita che a loro volta possono ripartire in funzione del tipo di rischio coperto tra tre
famiglie di prodotti:
1. Assicurazione caso vita: tipiche funzioni previdenziali. Prevedono il pagamento da parte
dell’impresa di assicurazione di un capitale differito o di una rendita solo in caso di
sopravvivenza dell’assicurato. La rendita può essere di diversa natura: immediata se
l’erogazione della prestazione avviene alla stipula del contratto oppure differita; può
essere temporanea oppure vitalizia che si estingue alla morte del beneficiario, fatte salve
eventuali opzioni di reversibilità. Può essere presente una contro assicurazione per riavere
in caso di morte del beneficiario la restituzione dei premi pagati. È possibile attivare
garanzie aggiuntive rispetto allo stato di salute dell’assicurato.
2. Assicurazioni caso morte: pagamento da parte dell’impresa di assicurazione di un capitale
in caso di morte dell’assicurato entro la scadenza del contratto. Distinzione tra
assicurazioni temporanea caso morte dove l’impresa paga solo se l’assicurato muore entro
un certo periodo stabilito con un periodo di carenza iniziale indicativamente di sei mesi e
l’assicurazione a vita intera che prevede il pagamento di una quota in qualunque epoca
avvenga il decesso, questa consente il riscatto della polizza.
3. Assicurazioni miste: combinazioni delle precedenti categorie. Tali polizze prevedono il
pagamento al beneficiario in caso di morte durante il periodo di contratto o all’assicurato
in caso di sua sopravvivenza alla scadenza del contratto. Si distinguono l’assicurazione
mista ordinaria e quella a termine fisso (pagamento indipendente dalla vita o morte
dell’assicurato a fine contratto)
CLASSIFICAZIONE FINANZIARIA
Riflette il modo in cui sono riconosciuti al cliente il rendimento finanziario ottenuto
dall’investimento, questo può essere definito nel contratto o collegato all’andamento dei
parametri la cui dinamica futura non è nota.
Polizze rivalutabili: prevedono maggiorazione della rendita assicurata attraverso il riconoscimento
di utili realizzati da fondi interni all’impresa gestiti separatamente dal resto. La percentuale
retrocessa (aliquota di retrocessione) deve essere resa nota annualmente insieme al tasso tecnico.
Questo è il tasso di interesse fisso riconosciuto dall’impresa al momento del pagamento del
premio per ottenere capitale o la rendita assicurati inizialmente. Vige il consolidamento delle
prestazioni: gli interessi conseguiti dalla gestione e retrocessi vengono acquisiti definitivamente.
Polizze index e unit-linked
L’entità delle prestazioni dipende dal valore assunto da un indice azionario o da un altro valore di
riferimento. Le polizze unit-linked sono contratti in cui l’entità del capitale assicurato dipende dalle
prestazioni di fondi comuni di investimento esterni o fondi interni appositamente costituiti. È
consentito far scegliere al cliente a quale fondo legarsi. Il valore del capitale che spetterà
all’assicurato dipende totalmente dal valore del fondo. Le polizze index-linked sono indicizzate
all’andamento di uno o più indici di riferimento. In entrambi i casi può essere garantito il capitale
minimo.
CONTRATTI DERIVATI
INTRODUZIONE
Sono operazioni a termine, obblighi contrattuali che possono trasformarsi o meno in prestazioni in
base all’accadimento di determinati eventi. La valorizzazione dei contratti dei diritti contrattuali
dipende da variabili sottostanti (contratto più semplice scambiato sul mercato a pronti). I derivati
sono negoziati nei mercati regolamentati in modo standardizzato e secondo regole precise per la
tutela dei partecipanti e l’assicurazione della liquidità oppure in modo OTC se sono non
standardizzati con negoziazioni di natura bilaterale e personalizzata. La funzione dei mercati a
termine consiste nella gestione e nella copertura dei rischi finanziari, nella speculazione e
nell’arbitraggio. È funzionale alla copertura dei rischi in relazione alle oscillazioni dei prezzi delle
attività finanziarie sottostanti, può riguardare il rischio di cambio, di interesse, di variazione dei
prezzi azionari e di credito.
Le principali categorie sono: futures e forwards, opzioni, swaps e derivati ceditizi. I financial
futures sono trattati su mercati regolamentati, i forward, gli swap e i derivati creditizi sugli OTC
mentre le opzioni su entrambe.
FUTURE E FORWARD
Sono contratti per l’acquisto/vendita di un’attività a una certa data futura. Nel mercato future
l’esecuzione del contratto è differita rispetto alla stipula e alla fissazione del prezzo. È un contratto
simmetrico poiché impegna entrambe le parti. Si distinguono financial futures e commodities
futures. Presenta quattro elementi caratteristici:
1. Standardizzato: ogni elemento del contratto tranne il prezzo è predefinito. L’attività
sottostante è un titolo nozionale cioè non esiste sul mercato le cui caratteristiche di
scadenza e di tasso nominale permettono di quotare uno strumento finanziario standard.
Tutti i contratti negoziati in un certo periodo hanno la stessa data d’esecuzione.
2. È oggetto di negoziazione su mercati regolamentati e organizzati con la presenza della
Clearing House che opera come controparte in tutte le transazioni garantendo il loro buon
fine attraverso il sistema dei margini. In questo modo garantisce liquidità e solvibilità al
mercato.
3. Sistema dei margini: somme versate a seguito di un’apertura di una o più posizioni al fine
di eliminare il rischio di controparte. Il margine iniziale è un deposito cauzionale che
devono costituire ogni volta che aprono una posizione sul mercato. Il margine di variazione
è calcolato giornalmente al termine di ogni seduta di borsa, in caso di variazione
sfavorevole di prezzo viene addebitato e viceversa (marketing to market). Il margine
aggiuntivo giornaliero può essere richiesto dalla CH se ci sono ampie oscillazioni di prezzo o
se la posizione presa viene giudicata eccessiva.
4. Modalità di consegna: il regolamento del contratto può avvenire solo mediante la
consegna dei titoli aventi caratteristiche simili a quello nozionale, detti consegnabili. Per
alcuni contratti in cui non è possibile la consegna il regolamento è attraverso un
differenziale in denaro.
La liquidazione può avvenire anche prima della scadenza, consiste in un’operazione di
compensazione cioè viene stipulato un contratto di segno opposto a quello da cancellare. Questo
è possibile poiché i contratti sono standardizzati e omogenei per scadenza. Il risultato è definito
dalla liquidazione differenziale. I financial futures possono essere usati per coprirsi dal rischio di
interesse.
OPZIONI
Il contratto di opzione conferisce dietro al pagamento di un premio anticipato, il diritto ad
acquistare (call) o a vendere (put) una determinata attività finanziaria ad un prezzo fissato ad una
certa data o entro una certa data. Il contratto è asimmetrico. Le opzioni vengono dette in the
money se risultano conveniente, at the money se indifferenti e out of the money se non
convenienti. Fungono da strumenti di copertura per il rischio di diminuzione di un prezzo di un
titolo.
SWAP
Accordi tra due parti che si impegnano a versarsi dei pagamenti periodici a titolo di interesse
calcolati su un capitale nozionale sottostante. L’obiettivo è di modificare la valuta in cui sono
denominati gli strumenti finanziari senza modificare i rapporti contrattuali che li generano. Gli
interest rate swap consistono nello scambio di flussi di interesse calcolati rispetto al medesimo
ammontare di capitale di riferimento a scadenze prefissate, passare quindi da tasso di interesse
fisso a variabile. L’utilizzo degli IRS è per ottenere immunizzazione delle variazioni dei tassi di
interesse contrapponendo passività a tasso fisso con attività a tasso fisso.
DERIVATI CREDITIZI
Consentono di negoziare il rischio di credito. Un soggetto cede ad un altro soggetto l’alea collegata
all’insolvenza di un credito di un determinato debitore. Questi contratti consentono una gestione
attiva dei rischi creditizi e di separare l’attività di erogazione di finanziamenti dall’assunzione del
rischio di insolvenza del debitore. Il compratore dei CDS si assicura contro il fallimento di un
debitore. Il compratore effettua pagamenti periodici fino alla scadenza del contratto o fino al
credit event, il capitale assicurato è costituito dal capitale nozionale del CDS. Lo swap si estingue al
verificarsi del credit event con la consegna fisica (vendita) dei crediti al seller al valore nominale
oppure la liquidazione per contanti se viene determinato il prezzo di mercato delle obbligazioni il
seller paga il differenziale tra il valore nominale e il valore degli strumenti. Il CDS spread è il
rapporto tra l’ammontare del pagamento su base annua effettuato dal buyer e il capitale
nozionale del CDS. Indica il prezzo che il mercato attribuisce all’insolvenza del debitore. La
quotazione dei CDS spread è espressa in punti base dalle banche che agiscono come market maker
indicando un prezzo per essere buyer e un prezzo per essere seller.