Euro 15,30
Ruggero Eugeni
Analisi semiotica
dell’immagine
Pittura, illustrazione, fotografia
MILANO 2004
In copertina e nel frontespizio: elaborazione grafica da una fotografia di Étienne-Jules Marey
(1890 ca.)
© 1999-2004 I.S.U. Università Cattolica – Largo Gemelli, 1 – Milano
http://www.unicatt.it/librario
ISBN 88-8311-014-5
Terza edizione aggiornata.
Stampato presso Selecta Group – Milano
Indice
INDICE
PRESENTAZIONE.................................................................................................................. 7
1. TRACCE, PROFILI, PERCORSI
1.1 L’IMMAGINE ......................................................................................................................... 9
1.2 L’ANALISI ............................................................................................................................10
1.3 LA SEMIOTICA ....................................................................................................................12
1.4 L’ANALISI SEMIOTICA DELL’IMMAGINE ........................................................................14
1.4.1 L’oggetto e il metodo ..................................................................................................14
1.4.2 L’articolazione ..........................................................................................................15
1.4.2.1 L’interpretazione dell’immagine come processo costruttivo e ciclico....16
1.4.2.2 Livelli e percorsi dell’analisi................................................................................20
1.5 LA LINEA DEL DISCORSO .................................................................................................22
3
Analisi semiotica dell’immagine
4
Indice
5
Analisi semiotica dell’immagine
NOTE ........................................................................................................................................205
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI................................................................................233
TAVOLE...................................................................................................................................263
6
Presentazione
PRESENTAZIONE
7
Analisi semiotica dell’immagine
8
Capitolo primo. Tracce, profili, percorsi
1.
1.1 L’immagine
9
Analisi semiotica dell’immagine
1.2 L’analisi
10
Capitolo primo. Tracce, profili, percorsi
11
Analisi semiotica dell’immagine
1.3 La semiotica
12
Capitolo primo. Tracce, profili, percorsi
13
Analisi semiotica dell’immagine
14
Capitolo primo. Tracce, profili, percorsi
1.4.2 L’articolazione
15
Analisi semiotica dell’immagine
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Capitolo primo. Tracce, profili, percorsi
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Analisi semiotica dell’immagine
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Capitolo primo. Tracce, profili, percorsi
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Analisi semiotica dell’immagine
20
Capitolo primo. Tracce, profili, percorsi
LIVELLO
META Rinvio alla situazione di visione e interpre-
COMUNICATIVO tazione dell’immagine e al suo statuto
Materiali
Operazioni grafici
interpretative
Conoscenze e
competenze
21
Analisi semiotica dell’immagine
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Capitolo primo. Tracce, profili, percorsi
23
Capitolo secondo. Forme, colori, figure
2.
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Analisi semiotica dell’immagine
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Capitolo secondo. Forme, colori, figure
2.2.2 La forma
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Analisi semiotica dell’immagine
2.2.3 La testura
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Capitolo secondo. Forme, colori, figure
2.2.4 Il colore
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Capitolo secondo. Forme, colori, figure
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Capitolo secondo. Forme, colori, figure
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Capitolo secondo. Forme, colori, figure
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Capitolo secondo. Forme, colori, figure
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Capitolo secondo. Forme, colori, figure
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modellato
Area figura
piatto
(area “busto”) (aree “stoffa” e “capigliatura”
123
non-piatto non modellato
Area fondo
39
Analisi semiotica dell’immagine
678
/nudo/
Corpo della donna
/ornato/
il busto stoffa e capigliatura
123
/non ornato/ /non nudo/
Fondo
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Capitolo secondo. Forme, colori, figure
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Capitolo secondo. Forme, colori, figure
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Capitolo secondo. Forme, colori, figure
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Capitolo terzo. Movimenti, azioni, passioni
3.
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Capitolo terzo. Movimenti, azioni, passioni
Abbiamo già parlato del ruolo degli indicatori e degli ! Gauthier 1984
astanti nell’immagine: ai margini dell’azione principale # 3.3.3.2; 4.2.4;
essi indicano e osservano i punti salienti di quanto si sta 4.3.3
svolgendo. Aggiungiamo ora che questi soggetti possono
anche reagire patemicamente a quanto accade. La loro
presenza diviene in tal modo decisiva: essi introducono
una componente passionale nel racconto iconico e co-
stringono la rappresentazione a un complessivo riequili-
brio. Un buon esempio è costituito da alcune illustrazioni
che accompagnano un romanzo di avventure di Jules
Verne: Le superbe Orénoque, in Le Magasin d’éducation et de
récréation, Hetzel 1898.
Verne era un appassionato e competente lettore di
resoconti di viaggi realmente effettuati e scientificamente
documentati; egli trae quindi il materiale per il suo ro-
manzo dal memoriale di una vera spedizione effettuata
alla fine dell’Ottocento in Africa da Jean Chaffanjon.
Questi aveva accuratamente descritto il suo viaggio in
81
Analisi semiotica dell’immagine
82
Capitolo terzo. Movimenti, azioni, passioni
Ad esempio, nel già citato Paesaggio con uomo ucciso da ! Marin 1970
un serpente, Poussin pone in primo piano il personaggio di " Tav. 24
un viandante dominato dai segni dell’orrore nel vedere # 3.3.3.1; 3.4.2
sulla sua (e nostra) sinistra un uomo morente. La posa
corporea che esprime orrore viene ripresa dal soggetto
posto in secondo piano: una donna nell’atto di lavare i
panni. Ancora: un gruppo di pescatori sullo sfondo sono
ancora atteggiati in base alla stessa mimica - per quanto
con un grado minore di intensità -. Le azioni dei tre
gruppi sono ben distinte e disposte su tre piani prospettici
separati. Tra di esse non sussiste nessuna relazione di
causa ed effetto o di prima e dopo sul piano dell’azione. I
sintomi della paura passano al contrario fluidamente da
un personaggio all’altro, in un’onda passionale che accen-
tua la propria tensione nel passaggio dall’uomo in primo
piano alla donna in secondo piano e si distende legger-
mente nel successivo passaggio ai personaggi di sfondo.
Il racconto delle azioni viene quindi sovrastato e so-
stituito dal racconto patemico. E la discontinuità viene
superata dalla continuità del flusso passionale con la sua
modulazione in tensione e distensione.
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
4.
I am an eye.
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
4.2.9.1 Il dipinto
Ripercorriamo i sette steps del meccanismo di costru- " Tav. 26a
zione del punto di vista sulla base di un’immagine precisa: # 5.3.2
Las Meninas, di Diego Velázquez. Questo procedimento
ci consentirà di calare in pratica gli argomenti trattati e di
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
C - + -
D - + +
E + - -
F + - +
G + + -
)
H + + + MASSIMO
COINVOL-
GIMENTO
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Analisi semiotica dell’immagine
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
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Capitolo quarto. Sguardi, ruoli, posizioni
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Capitolo quinto. Specchi, riflessi, inganni
5.
Non c’è niente di misterioso che non divenga evidente, e viceversa tutto ciò
che è evidente nasconde in sé un mistero.
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Capitolo quinto. Specchi, riflessi, inganni
Nel Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck (1434) ! Corrain 1987:
i due protagonisti sono raffigurati in figura intera, colloca- 226; Butor 1980
ti verso il primo piano della stanza da letto. Sulla parete di " Tav. 7
fondo, al centro dell’immagine e tra i due coniugi, è col-
locato uno specchio; la sua forma è bombata: esso distor-
ce l’immagine e al tempo stesso abbraccia un angolo vi-
suale più ampio del normale. In esso sono dunque riflessi
sia le parti della stanza che l’osservatore vede (ovviamente
dalla parte non visibile da costui), sia la parte invisibile
dell’immagine. Tramite lo specchio possiamo dunque
vedere la porta della stanza, collocata sul versante
dell’osservatore e di fronte ai soggetti ritratti: due figure si
affacciano dalla porta e guardano la scena.
Questa immagine installa dunque tre potenti segnali
di rinvio alla situazione interpretativa. Il primo è lo spec-
chio, figura dell’immagine stessa e anzi forte metafora
dello stesso potere “riflessivo” di questa. Lo specchio è
inoltre un forte elemento di riflessività per un altro moti-
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Se, giunti a questo punto, riportiamo davanti agli oc- " Tav. 26 a e 26b
chi Las Meninas di Velázquez (1656) possiamo renderci # 4.2.9
conto che questo quadro si presenta come una summa esplicita dei
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verità
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{ 123}
essere apparire
segreto menzogna
falsità
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Oggetto Tipo di
del giudi- giudizio Verità Verosimiglianza
zio *
)
Mondo testuale ! Indicazioni conte- ! Rispetto delle regole
stuali e cotestuali: di funzionamento
didascalie, titoli, ecc. del mondo reale e
! Indicazioni testuali in particolare
a oggetti, personag- dell’unità spazio
gi o luoghi cono- temporale della sce-
sciuti e riconoscibili na
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Note
NOTE
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Analisi semiotica dell’immagine
206
Note
207
Analisi semiotica dell’immagine
2 Odin 1976.
3 Cfr. Bertin 1967.
4 Arnheim 1974: 276 ss. Sulla linea come «tratto» cfr. Damisch 1994
5 Cfr. Massironi 1989: 41 ss.
6 Sull’importanza della testura a livello plastico insiste il Groupe Mu 1992: 70-
72; 197-209; 331-337. Vedi anche il contributo di Caivano 1990.
7 Per un esame delle diverse teorie sul colore cfr. AA.VV., 2001; Appiano 1993:
126-164; Aumont 1994; Barberis 1991; Groupe Mu 1992: 228-250.
8 Una teoria semiotica della luce e della luminosità nei testi visivi è sviluppata da
Fontanille 1995.
9 Una chiara e aggiornata sistemazione della materia è in Frova 1994. Il modello
attualmente usato per rappresentare la mappa dei colori è il diagramma di cromati-
cità della CIE (Commission Internationale de l’Eclairage), che perfeziona precedenti
modelli (atlante di Munsell, triangolo di Maxwell, ecc.). Esso consiste in una
sorta di triangolo con la punta superiore arrotondata, i cui tre vertici corrispon-
dono ai colori primari additivi (verde, rosso e blu), mentre alla metà circa dei
lati si collocano i primari sottrattivi (giallo, cian e magenta). Al centro c’è il
bianco. La disposizione lungo i lati determina quindi la cromaticità, mentre la
collocazione rispetto al centro determina per un verso la saturazione e per altro
verso la luminosità.
10 Schapiro 1970: 493; per lo sfruttamento della disposizione destra-sinistra a
fini significativi nelle icone russe, cfr. Uspenskij 1973, 1975 e 1976.
11 Su tali problemi cfr. l’ottima sintesi di Aumont 1990.
12 Massironi 1989: 138 ss., e bibliografia ivi riportata.
13 Massironi 1989: 265.
14 Arnheim 1974: 41-54, Pierantoni 1986: 409; Pierantoni 1996: 54-119.
15 Nel caso di una correlazione semisimbolica «i contrasti plastici [...] possono
realizzare una sovrasegmentazione significante di cui non rende conto la sem-
plice lessicalizzazione della dimensione figurativa» (Greimas e Courtés 1986:
voce «Sémi-symbolique (système, langage, code ~)», p. 204. Il brano è dovuto a
Jean Marie Floch). In pratica i contrasti plastici suggeriscono significati ulteriori
rispetto all’immediato riconoscimento da cui prende le mosse il livello figurati-
vo. Rinviamo all’esempio riportato in 2.4.1.
16 Pensiamo in particolare alle “leggi” di opposizione dei colori primari sottrat-
tivi. Si è detto che i tre colori primari sottrattivi sono il giallo, il magenta e il
cian. Ora, questi possono amalgamarsi a coppie creando un’opposizione rispet-
to al terzo escluso; ne deriva la seguente serie di opposizioni: blu vs. arancione
(magenta + giallo); giallo vs. porpora (magenta + blu); magenta vs. verde (giallo
+ cian). Si tratta in effetti di leggi soprattutto operative, scoperte empiricamente
da alcuni artisti e poi più o meno codificate; ad esempio le tre opposizioni
espresse sopra sono scoperte da Delacroix in un appunto del 1832: cfr.
Arnheim 1974: 291. Su teorie e problemi relativi a una sintassi del colore cfr.
208
Note
1974: 291. Su teorie e problemi relativi a una sintassi del colore cfr. Groupe
Mu: 242-249.
17 Arnheim 1974: 48-49; vedi anche Arnheim 1982. Sulla configurazione com-
plessiva nell’opera d’arte può essere esercitato il potere organizzativo della com-
posizione geometrica, studiata dal classico Bouleau 1963.
18 Le virgolette sono imposte dal fatto che al livello plastico ci riferiamo in
effetti all’area dell’immagine che, a livello figurativo, viene interpretata come
busto; lo stesso vale per il nostro modo di nominare le altre aree.
19 «Si intende per quadrato semiotico la rappresentazione visiva
dell’articolazione logica di una categoria semantica qualunque» (Greimas e
Courtés 1979, voce «Quadrato semiotico», p. 275 ed. it.). L’articolazione è data
da una opposizione elementare tra due termini contrari (per esempio essere vs.
apparire), completata dalla opposizione di due termini subcontrari che rappre-
sentano i contraddittori dei due contrari primari (non apparire vs. non essere).
20 Richard Wilhelm, “Introduzione”, in I Ching, il libro dei mutamenti, Milano,
Adelphi, 1991 (ed. originale dell’introduzione 1923), p. 45.
21 Duyvendak J.J.L., «Introduzione», in Tao-tê-ching. Il libro della Via e della Virtù,
Milano, Adephi, 1973, p. 20 (ed. originale dell’introduzione 1953).
22 Su alcuni punti, e in particolare su questa interpretazione finale, ci siamo
distaccati dall’analisi del Groupe Mu da cui abbiamo preso spunto.
23 Panofsky 1955.
24 Bonerba 1982; Floch 1985a; non concordiamo comunque con la identifica-
zione compiuta da quest’ultimo tra le categorie di Panofsky e quelle di Barthes
1964b.
25 Arnheim 1969.
26 Lyotard 1971.
27 Deleuze 1981.
28 I rapporti tra teorie artistiche della pura visibilità e semiotica plastica sono al
centro del lavoro di Lancioni 2001; cfr. Corrain 1996: 41-48.
29 Corrain, 2004: 7.
30 Cfr. Floch 1981 e 1985a; Greimas 1983a; Marrone 1995: 113-131; Thürle-
mann 1982; Valenti 1991. Una riflessione semiotica più direttamente legata al
paradigma “energetico” della Gestalt è quella della semiotica topologica canade-
se: cfr. Carani 1987 e Saint-Martin 1987. Vedi anche Odin 1976, che esprimeva
già concetti vicini parlando di «isotopie minimali dell’immagine». L’idea di un
funzionamento non successivo, ma simultaneo e sinergico dei due procedimen-
ti di significazione potrebbe collegarsi all’idea propria di alcuni psicologi della
percezione che esista una “doppia realtà percettiva delle immagini”, tale per cui
i dati della percezione bidimensionale non solo sopravviverebbero nel momen-
to in cui scatta una percezione tridimensionale dell’immagine, ma sosterrebbero
e rinforzerebbero la percezione tridimensionale: cfr. Pirenne 1970, Aumont
209
Analisi semiotica dell’immagine
1990: 44. Resta ovviamente la differenza che, per i semiologi, il livello plastico
rimane autonomo rispetto a quello figurativo nella determinazione dei propri
formanti.
31 Si veda la rapida disamina di Groupe Mu 1992: 113-119. E’ importante non
identificare le produzioni artistiche “astratte” con lo sfruttamento del livello
plastico (omologando l’opposizione plastico / figurativo a quella astratto /
figurativo): l’astrazione è una strategia rappresentativa che può coinvolgere
differenti livelli dell’immagine. Cfr. Régis (a cura di) 1987 e Floch 1993.
32 Per una critica ai limiti del concetto di semisimbolismo (che rischia di confi-
gurarsi come una semplice ridondanza del plastico rispetto al figurativo, e dun-
que in una nuova versione della svalutazione del livello plastico) cfr. Sonesson
1989.
33 Su questo spostamento della «soglia inferiore» della semiotica fino ad abbrac-
ciare i processi percettivi cfr. Eco 1997.
210
Note
di Cueva Remigia; nuvolette di polvere sollevate dai cavalli, in una delle «inven-
zioni» di Leonardo già menzionata (Cfr. Pierantoni 1986: 22). Inoltre le durate
di movimenti futuri possono essere inferite a partire dagli spazi da percorrere e
dal loro ritmo. Per esempio nell’iconografia cinque e seicentesca della Presenta-
zione della Vergine al tempio, la bambina è indirizzata verso l’altare da sinistra a
destra, ove l’attende il sacerdote; la strutturazione dello spazio, e in particolare
la lunghezza della scala che la fanciulla sta per percorrere o sta percorrendo (cfr.
soprattutto Tiziano e Tintoretto) comunica anche un senso di ritmo e di durata
dell’azione (Cfr. Gombrich 1982: 54). In altri termini la durata e il ritmo del
movimento (sia esso già effettuato o da effettuare) sono resi sfruttando non più
la posa della figura, ma la spazialità circostante; proprio il senso della durata
evidenzia dunque il legame tra tempo e spazio iconici nella resa del mutamento
(uno sfruttamento dello spazio, si badi bene, differente da quello che ritrove-
remo parlando delle strategie di resa del racconto).
11 Arnheim 1974; Jaffe 1983; Pierantoni 1986; Reinach 1900-1901.
12 Viene qui implicato il problema delle «invarianti percettive», cioè di quei pun-
ti di riferimento relativamente stabili nel flusso variabile della visione che, se-
condo alcuni psicologi della visione (in particolare J. J. Gibson) svolgerebbero
un ruolo importante nell’organizzazione delle configurazioni percettive; cfr.
Pierantoni 1986: 91-92 e Pierantoni 1996: 54-119.
13 Uspenskij 1973.
14 Pierantoni 1986: 55.
15 Kepes (a cura di) 1968. Vedi anche Maltese 1973.
16 Da un punto di vista percettologico la capacità di cogliere il movimento a
partire da una sequenza di questo tipo sembra derivare dal modo in cui perce-
piamo normalmente il movimento: in maniera sostanzialmente puntiforme,
costruendo microinferenze istantanee tra punti differenti: cfr. Massironi 1989 e
rinvii alla nota 4 di questo capitolo.
17 Gli esempi sono tratti da Arnheim 1974: 87; 352-54.
18 Pierantoni 1986: 416- 17; cfr. anche Ejzenstejin 1940.
19 Cfr. Corrain 1987: 90.
20 Uspenskji 1973: 355.
21 Pierantoni 1986: 504-508. Osserviamo infine che sono possibili casi interme-
di tra la soluzione verosimile e quella non verosimile. Un esempio in proposito
è rappresentato da quella forma parziale di stroboscopia che è l’uso di linee
cinetiche, diffuse soprattutto nei fumetti: cfr. Gombrich 1982, Barbieri 1991.
22 La narratologia, branca della semiotica che studia il racconto, distingue tra gli
avvenimenti e le azioni: nel primo caso l’agente delle trasformazioni non sarebbe
umano, mentre nel secondo sì. In effetti in termini più astratti si può prescinde-
re da questa distinzione, che concerne le personificazioni dei ruoli narrativi e
non i ruoli stessi: un danno può essere provocato tanto da un fiume che strari-
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sono tradotti e riuniti in Cuccu e Sainati (a cura di) 1987; per gli USA Bordwell
1985 e Branighan 1984.
2 E’ possibile considerare questi soggetti quali “proiezioni” all’interno del mon-
do testuale del soggetto del sistema di sguardo di base, cioè dello spettatore
stesso. Emittente e recettore, cioè autore e spettatore dell’immagine divengono
così entità testuali, reperibili attraverso il tessuto dei segni. La semiotica testua-
le, riprendendo a questo proposito una terminologia linguistica, parla di enuncia-
tore ed enunciatario per indicare emittente e recettore del testo considerati in quanto
origine di queste proiezioni testuali, istanze astratte (e di per sé “invisibili”) che oc-
corre postulare in quanto punto di partenza e di riferimento dei riflessi simula-
crali contenuti nel testo. Su immagine ed enunciazione la bibliografia è molto
vasta; richiamiamo solamente: per una sintesi dei problemi su pittura ed enun-
ciazione Calabrese 1985b: 37-47; su enunciazione e figuratività cfr. Tamba
Mecz 1981. Due sintesi sulla teoria dell’enunciazione in generale sono Manetti
1993 e (con particolare attenzione alla dimensione visiva) Bettetini e Giaccardi
1994.
3 Esso si differenzia ovviamente rispetto allo spettatore, che viene non implicato
ma presupposto dall’immagine. La distinzione tra presupposizione e implicatura è
uno dei problemi centrali della logica, della linguistica e della pragmatica; rin-
viamo alla sintesi di Bertuccelli Papi 1993: 167-244. Osserviamo che nel sogget-
to osservatore è possibile ritrovare sia un riflesso dell’enunciatore in quanto
istanza responsabile dello sguardo che ha prodotto l’immagine; sia un riflesso
dell’enunciatario, in quanto istanza cui quello sguardo è destinato per essere
“ricalcato”. Sul ruolo della costruzione prospettica in questo processo vedi una
sintesi in Colombo e Eugeni 1996; vedi anche la riflessione in chiave fenome-
nologica di Spinnici 1997.
4 Potremmo parlare a questo proposito di una «prospettività» quale strumento
complementare alla prospettiva nella determinazione del sistema di sguardo
dell’osservatore: cfr. Corrain 1996: 87-88.
5 Riprendiamo il termine da Damisch 1987. Queste possono essere riferite o
all’enunciatario (qualora prevalga il legame semantico del “vedere”) o all’enun-
ciatore (qualora prevalga il richiamo al “far vedere”, cioè al mostrare), e più
spesso a entrambi. Osserviamo che le tre modalità di proiezione testuale dei
soggetti dell’enunciazione rinviano almeno in parte alla tipologia dei segni di
origine peirciana: gli indici (corrispondenti ai segnali dell’osservatore), le icone
(gli astanti/indicatori) e i simboli (le epigrafi o insegne). In effetti la corrispon-
denza non è perfetta, in quanto tutte e tre i rinvii lavorano all’interno di una
dimensione iconica.
6 Con il termine “interpretazione” intendiamo di seguito non le attività svolte
dallo spettatore nei confronti dell’immagine, ma quelle svolte da indicatori,
astanti e osservatori nei confronti del mondo testuale - e quindi proposte allo
spettatore nei confronti degli stessi oggetti e personaggi rappresentati -.
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vremmo anzi dire che, in effetti, ogni tipo di rappresentazione del movimento
rimanda a una tensione tra due sistemi: il sistema osservato e il sistema dell’osser-
vatore - anche quando il sistema dell’osservatore è statico, ovvero solidale con
lo spazio osservato: cfr. Calabrese 1985b: 42.
Possiamo confrontare le possibili espressioni del movimento dell’osservatore
con quanto dicevamo in 3.2. circa le strategie espressive del movimento dei
personaggi e degli oggetti in scena. Ci accorgeremo allora che questo nuovo
settore della messa in scena del movimento non introduce nuove strategie di
rappresentazione. Esso riprende piuttosto le soluzioni già evidenziate nel para-
grafo precedente.
Il movimento bloccato comporta in questo caso l’esibizione di punti di vista poco
equilibrati e instabili. Un esempio interessante è quello di Edgar Degas che,
suggestionato probabilmente da alcune istantanee fotografiche, dipinge alcune
immagini con tagli anomali, non perfettamente centrati sul soggetto, tali da
esprimere una frammentazione dello spazio. Il taglio dell’inquadratura pittorica
rinvia in tal modo a un osservatore immerso nel tempo, che “getta lo sguardo”
sul reale e non è più capace di costruire composizioni organiche e totalizzanti.
Un osservatore flâneur sintonizzato con i ritmi percettivi della moderna metro-
poli (Francastel 1951: 124 ss.; Francastel 1970: 211; Gombrich 1982: 59).
Nel caso del movimento contratto le differenti configurazioni visive derivanti dallo
spostamento del punto di vista vengono compattate sulla figura oggetto
dell’osservazione. Non esiste una soluzione verosimile (sul modello del movi-
mento contratto nascosto), ma solo una soluzione non verosimile. Questa si
ritrova nelle icone russe, e in particolare nella «prospettiva rovesciata». La figu-
ratività orientale parte infatti dal presupposto della mobilità del punto di vista; la
somma delle impressioni visive prodotte dal dislocamento del punto di vista
produce la deformazione, la frattura e il frastagliamento delle figure: ad esempio
le forme cilindriche (come un trono) sono rappresentate come l’innestarsi di
strati ogivali concentrici (Uspenskji 1973: 345-346). Anche nelle avanguardie
del primo Novecento troviamo procedimenti simili: famosi gli esempi cubisti,
le cui forme “astratte” sono in effetti la sommatoria di impressioni visive di
uno stesso oggetto esaminato da più punti di vista differenti (Francastel 1970:
246).
Nel caso del movimento articolato la successione dei punti di vista dà luogo a una
sequenza distesa di impressioni visive. E’ possibile in questo caso una soluzione
verosimile: diversi soggetti sono riconducibili ad una stessa figura che è in stasi,
ma che al tempo stesso viene osservata da punti di vista differenti. E’ il caso del
Martirio di San Sebastiano del Pollaiolo (1473), in cui i sei arcieri che saettano il
Santo sono in effetti il prodotto di una rotazione di 160 gradi sul proprio asse
di sole tre figure; queste vengono quindi rappresentate come se fossero viste in
uno specchio a destra e a sinistra (cfr. Pierantoni 1986: 226 ss.; l’autore collega
il fenomeno per un verso all’uso di modelli tridimensionali nella costruzione di
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uno spazio pittorico misurabile; per altro verso ad alcune tendenze percettive
relative al riconoscimento visivo di un oggetto mediante appunto la sua rota-
zione). E’ possibile anche una soluzione non verosimile: nell’iconografia orien-
tale delle icone russe possiamo trovare una stessa figura mostrata contempora-
neamente da più parti senza che vengano prodotti effetti di compattazione
(Uspenskji 1973).
39 Calabrese 1991b: 62.
40 Cfr. l’analisi di Fontanille 1989: pp. 77-81.
41 Corrain 1987: 202
42 Riprendiamo il termine “interpellazione” da Casetti 1985, adattandolo tutta-
via al nostro discorso. Il termine viene qui assunto in un senso “largo” per certi
versi e “ristretto” per altri. E’ assunto in senso largo perché non comporta solo
un rapporto diretto tra astante e osservatore, un “guardarsi negli occhi”, ma si
estende a una casistica più ampia caratterizzata dal particolare percorso inferen-
ziale di ricostruzione dell’attività interpretativa dell’osservatore. Più “ristretto”
perché parliamo qui solo del rapporto tra astante e osservatore, non compren-
dendo (per il momento) il rapporto con lo spettatore.
43 Per una analisi in questa chiave delle pose dei soggetti nelle immagini
fotografiche pubblicitarie, si veda Landowski 1997.
44 Calabrese 1985b: 199.
45 Il distacco viene inoltre accentuato dall’assenza di astanti o emblemi.
46 Calabrese 1985b: 213.
47 Calabrese 1985b: 138.
48 Seguiamo su questo punto i suggerimenti di Fontanille 1989: 98-104, adat-
tandoli in alcuni punti e congiungendoli con le osservazioni di Calabrese 1985b,
riferite alla Venere di Velazquez (anch’essa nell’atto di specchiarsi).
49 Calabrese 1985b: 211.
50 Calabrese 1985b: 210.
51 Calabrese 1985b: 210.
52 Calabrese 1985b: 147.
53 Calabrese 1985b: 148.
54 Calabrese 1985b: 148.
55 Calabrese 1993: 110-111.
56 Calabrese 1993: 110.
57 Da cui, peraltro, un possibile accostamento tra natura morta e specchio,
messo in luce da Corrain e Fabbri, 2001.
58 Floch 1983.
59 Corrain 1991b: 47.
60 Corrain 1991b:47. Vedi anche l’analisi di Cristo davanti ad Anna di Gerrit van
Hontohorst (1616-1617) in Corrain 1996: 86-102.
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7 Cfr. ancora Chastel 1979, e per gli specchi Chastel 1969: 120-122; vedi anche
la ripresa in termini semiotici del motivo della porta in Gandelman 1984. Più in
generale per le superfici in cornice Stoichita 1993 (in particolare 41-72) e ri-
mandi ivi contenuti. Per la tematica dell’immagine nell’immagine cfr. Kerbrat
Orecchioni 1979.
8 Altri riferimenti all’autore presupposto giocano sui richiami intertestuali tra le
opere, e consistono quindi in tutti quei giochi di citazioni, omaggi, ecc. che
lasciano trasparire una operazione realizzativa dell’immagine. Cfr. per esempio
il caso dei ritratti e autoritratti “indiretti” di Manet e Degas analizzati da
Stoichita, 2002.
9 Cfr. un esame delle varie discussioni in proposito in Damisch 1987: 177 ss.
10 Benché la centralità non sia perfetta: cfr. ancora Damisch 1987.
11 Damisch 1987: 234.
12 Damisch 1987: 277.
13 Damisch 1987: 351.
14 Il discorso di Damisch è comunque più complesso: egli osserva infatti come
la riflessività di questa immagine si può cogliere mediante due serie di rimandi
intertestuali Per un verso c’è un rinvio all’esperimento di Brunelleschi che segna
l’avvio della prospettiva: anche in quel caso c’era un osservatore sulla porta del
Duomo di Firenze, e anche in quel caso l’oggetto dell’osservazione era un tem-
pietto se non circolare per lo meno poligonale, come il Battistero del Duomo.
Per altro verso c’è un rinvio alle altre due tavole apparentate, cui questa è legata
da un gioco accorto di sintomatiche riprese e variazioni di una costellazione di
elementi plastici e figurativi.
15 Si tenga conto del fatto che non sempre lo specchio è posto esplicitamente
come tale: talvolta sono delle superfici lucide - per esempio le armature o gli
scudi - a svolgere funzioni speculari.
16 E anzi per così dire attua una figurativizzazione dello stesso osservatore, una
sua trasposizione nel mondo testuale, l’assegnazione al punto di osservazione di
un ruolo di personaggio: cfr. Marin 1975, che analizza un cartone per tappezze-
ria di Le Brun raffigurante l’incontro tra Luigi XIV e Filippo IV di Spagna, nel
1660 all’Île des Faisants, all’interno del quale lo specchio posto frontalmente
rispetto all’osservatore viene lasciato intenzionalmente vuoto.
17 La firma dell’artista è un altro elemento di rinvio alle modalità di produzione
del dipinto, sia che venga posta sulla superficie bidimensionale della tela, sia che
venga tradotta in figura per esempio mediante scritte scolpite su pietra o carti-
gli. Uno, molto famoso, è quello sul pavimento dello studio di S. Agostino nella
Visione di s. Agostino di Carpaccio (1502), a Venezia, Ciclo di S. Giorgio degli
Schiavoni, con scritto «Victor Carpathius fingebat»). Cfr. Calabrese 1985b: 47.
18 E, occorre aggiungere, di un avverbio di luogo come l’«hic» all’interno
dell’espressione di firma.
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Vilches Lorenzo
1988 La lectura de la imagen. Prensa, cine, televisión, Barcelona -
Buenos Aires - México, Paidós Comunicación, 3a edizione
1993 Teoría de la imagen periodística, Barcelona - Buenos Aires -
México, Paidós Comunicación, 2a edizione.
Whiteside Anna
1988 «Verbal icons and self-reference», in Semiotica, n. 69, pp.
315-329
Withalm Gloria
1988 «Depictions - reflections - perspective: Some remarks on
the self-referential discourse on/in semiotics», in Semiotica,
n. 69, pp. 149-178
262
7$92/(
Tavole
Tav. 1.
Teodoro, Tabula iliaca
capitolina, tardo I secolo
a.C., bassorilievo su pie-
tra, cm. 25 x 42, Roma,
Musei Capitolini. Dise-
gno della parte centrale
con evidenziata la figura
di Enea (da Brilliant
1984).
Tav. 2.
Giotto, Compianto
sul Cristo Morto,
1305-1310 ca.,
affresco, cm. 200 x
185, Padova, Cap-
pella degli Scrove-
gni.
265
Analisi semiotica dell’immagine
Tav. 3
Simone Martini, Il
beato Agostino Novel-
lo, 1328, tempera su
tavola, cm. 198 x
257, Siena, Museo
della città. Partico-
lare: Miracolo del
bambino azzannato
dal lupo.
Tav. 4
Masaccio, La Trinità,
1426-27, affresco, cm.
317x489, Firenze, Chiesa
di Santa Maria Novella
266
Tavole
Tav. 5
Masaccio, Il tributo al tempio, 1452, affresco, cm. 598 x 255, Firenze, Chiesa del
Carmine, Cappella Brancacci
Tav. 6 Tav. 7
Masaccio, S. Pietro guarisce i malati con Jan Van Eyck, Ritratto dei coniugi
la sua ombra, 1452, affresco, cm. 162 Arnolfini, 1434, olio su tela, cm. 82 x
x 230, Firenze, Chiesa del Carmine, 59,5, Londra, National Gallery
Cappella Brancacci
267
Analisi semiotica dell’immagine
Tav. 8a
Piero della Francesca,
Polittico di S. Antonio,
Annunciazione, 1470
ca., olio su tavola, cm.
230 x 338, Perugia,
Galleria Nazionale
Tav. 8b
Piero della Francesca,
Polittico di S. Antonio,
Annunciazione, Rico-
struzione dello spazio
da un punto di vista
obliquo (da Martone
1991)
268
Analisi semiotica dell’immagine
Tav. 9
Leonardo da Vinci, Annunciazione, 1475 ca., olio su tavola, cm. 217 x 98, Firenze,
Uffizi
Tav. 10
Anonimo, La città ideale, seconda metà del 1400, olio su tavola, cm. 239,5 x 67,5,
Urbino, Galleria nazionale delle Marche
269
Analisi semiotica dell’immagine
Tav. 11
Andrea Mantegna,
Cristo morto, 1480 ca.,
olio su tavola, cm. 66
x 81, Milano, Brera
Tav. 12
Andrea Mantegna,
La Camera degli sposi:
la volta, terminata nel
1474, affresco, altez-
za della volta al cen-
tro cm.695, Mantova,
Palazzo ducale
270
Tavole
Í!HansTav.Memling,
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13
Bethsa-
Ï
" Tav. 14
7DY
Hans Holbein il LOgio-
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bea, 1485 ca., olio su
DGC CN DCIPQ FD vane,
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)NKambasciatori,
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tavola, cm 191,5 x
ROLR VX WDYROD FP 1533, olioROLR
TK su tavola,
VX WDYROD
[84,5,
Stoccarda,
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6WDD cm
FP206
x [209,
Lon-
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GUDNational
1DWLRQDO Gallery
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Tav. 15
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*LRUJLR daGD Castelfranco
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di Dresda,
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olio
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WHOD cm
FP108,5
x
[ 175, Dresda, *HPlOGHJDOHULH
'UHVGD Gemäldegalerie
271
Analisi semiotica dell’immagine
Tav. 16
Lorenzo Lotto, Susanna
e i vecchioni, 1517, olio Tav. 18
su tela, cm 50 x 60, Jacopo Robusti detto il Tintoretto, Susanna al
Firenze, Collezione bagno, 1557, olio su tela, cm 146,6 x 193,6, Vienna,
Contini Bonacossi Kunsthistorisches Museum
Tav. 17
Tiziano Vecellio, La Venere di Urbino, 1538, olio su tela, cm 119 x 165, Firen-
ze, Uffizi
272
Tavole
Tav. 19 Tav. 20
Disegno da un particolare di Luca Michelangelo Merisi detto il Cara-
da Leida (?), Loth e le sue figlie, prima vaggio, La testa di Medusa, 1596-
metà del XVI secolo, tavola, cm. 58 1598, scudo da torneo in legno
x 34, Parigi, Louvre dipinto, Firenze, Uffizi
Tav. 21
Matthias Stomer, Annunciazione, 1632 ca., olio su tela, cm. 112 x 165, collezione
privata
273
Analisi semiotica dell’immagine
Tav. 22
Nicolas Poussin, Rinaldo
e Armida, 1630 ca., olio
su tela, cm. 80 x 107,
Londra, Dulwich College
Tav. 23
Nicolas Poussin, La caduta della Manna, 1637-1639, olio su tela, cm. 149 x
200, Parigi., Louvre.
274
Tavole
Tav. 24
Poussin Nicolas, Paesaggio con uomo ucciso da un serpente, 1648 ca., olio su
tela, cm. 119 x 198,5, Londra, National Gallery.
Tav. 25
Poussin Nicolas, Paesaggio con Piramo e Tisbe, 1651, olio su tela, cm. 192,5
x 273,5, Francoforte sul Meno, Städelsches Kunstinstitut.
273
275
Analisi semiotica dell’immagine
Tav. 26a
Diego Velázquez, Las
Meninas, 1656, olio su
tela, cm. 318 x 276, Ma-
drid, Prado.
Tav. 26b !
Diego Velázquez, Las
Meninas, ricostruzione
dello spazio prospettico
(da Snyder1985)
276
Tavole
Tav. 27 Tav. 28
Rembrandt van Rijn, Autoritratto al Vermeer da Delft, L’arte della pittura, 1665
cavalletto, 1660, olio su tela, cm. 111 x ca., olio su tela, cm. 120 x 100, Vienna,
85, Parigi, Louvre. Kunsthistorisches Museum
Tav. 29
Giovan Battista
Piazzetta, Giuditta
e Oloferne, prima
metà del 1700,
olio su tela, Mila-
no, collezione
privata
277
Analisi semiotica dell’immagine
Tav. 30 Tav. 31
Johann Heinrich Füssli, L’incubo, William Turner, Pioggia, vapore e velocità, 1844,
1790-1791, olio su tela, cm. olio su tela, cm. 91x122, Londra, National
76x63, Francoforte, Goethe Gallery
Museum
Tav. 32
Katsushika Hoku-
sai, La grande onda,
stampa, 1834-
1835
278
Tavole
Tav. 34
Tav. 33
Maurits Cornelis Escher, La
Maurits Cornelis Escher, Divisione spaziale
torre di Babele, 1928, silografia
cubica, 1925, litografia, cm. 26,5 x 27
Tav. 35 Tav. 36
Maurits Cornelis Escher, Castro- Maurits Cornelis Escher, Su e giù
valva, 1930. litografia, cm. 42 x 53 (parte superiore), 1947, litografia,
cm. 20,5 x 50,5
279
Analisi semiotica dell’immagine
Tav. 37
Fotogramma da Citizen Kane (Orson Welles,
USA, 1941)
Tav. 39
Tav. 38
Michael Snow, Authorization, installazione
Edouard Boubat, Nudo, fotogra-
con fotografie, Ottawa, Galerie Nationa-
fia
le du Canada, 1969
Tav. 40
“Hai sognato diamanti, perché tacerlo?”,
annuncio pubblicitario su doppia pagina,
1994, Cliente: De Beers; agenzia: JWT;
prodotto: “Collection” di sette produttori
orafi italiani. Responsabile creativo: Alber-
tina Bassi; contact: Franca Invernizzi;
fotografo: Maria Vittoria Corradi
280
Questo libro intende costituire una “cassetta degli attrezzi” per chi desidera
intraprendere l’analisi dell’immagine fissa: esso fornisce indicazioni metodologiche,
suggerimenti bibliografici e esempi pratici di analisi delle immagini. Vengono presi in
considerazione dipinti, affreschi, bassorilievi, illustrazioni, stampe, fotografie d’arte e
pubblicitarie. Una particolare attenzione viene dedicata alle relazioni tra l’immagine
fissa e l’immagine in movimento propria di cinema e audiovisivi.
Il metodo di analisi proposto è quello della semiotica del testo. L’immagine viene
considerata un tessuto di segni progettato per entrare in interazione con le attività
interpretative dello spettatore e con i suoi saperi culturali in modo da produrre
costrutti cognitivi a differenti livelli. A livello plastico essa si presenta come un insieme
di forme e colori disposte in uno spazio a due dimensioni. A livello figurativo l’immagine
simula una scena tridimensionale in cui sono riconoscibili elementi del mondo naturale
e un’articolazione narrativa di azioni e passioni. A livello comunicativo l’immagine
propone allo spettatore una posizione spaziale e un ruolo specifico rispetto alla scena
tridimensionale. A livello metacomunicativo infine l’immagine suggerisce allo
spettatore una riflessione sugli stessi atti del rappresentare e del guardare condotti fino
a quel momento.
Il libro si appoggia costantemente a esempi di analisi desunte dalla letteratura del
settore o appositamente realizzate. Gli apparati teorici vengono tenuti sullo sfondo
della trattazione in modo da non compromettere la comprensione del testo da parte di
un pubblico non specialistico.
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