Sei sulla pagina 1di 3

ARETEO DI CAPPADOCIA

Libro terzo (i.e. primo libro della sezione Sulle cause e segni delle malattie croniche)

Cap. I. Proemio
“Il malato deve essere coraggioso e cooperare con il medico contro la malattia. Poiché, avvinghiandosi
fortemente al corpo, la malattia non si accontenta di distruggerlo e di devastarlo completamente, ma
produce anche, molto frequentemente, alterazioni dei sensi e rende anche “maniaca” l’anima per il
disequilibrio del corpo (akrasíē toû sōmatos/ἀκρασίῃ τοῦ σώµατος). È il caso della melancolia e della
mania”.

Cap. V. Sulla melancolia


La bile nera, se nelle malattie acute appare nella parte superiore del corpo è un male molto grave; se
passa verso il basso, è un male meno grave. Invece, nelle malattie croniche, se essa si dirige verso il
basso, finisce in dissenteria e dolore del fegato. Nelle donne sostituisce l’evacuazione mestruale, e per
il resto rimane senza molto pericolo. Se invece essa sale verso la bocca dello stomaco e il diaframma
(φρένες/phrénes), produce la melancolia. Allora questa causa flatulenze verso l’alto e eruttazioni fetide
e mal odoranti e, verso il basso, flatulenze rumorose. Allo stesso tempo essa stravolge anche l’intelletto
(xuntrépei… tēn gnōmēn/ξυντρέπει… τὴν γνώµην). Per questo gli antichi hanno chiamato sia
‘melancolici’ sia ‘affetti da flatulenze’ coloro che soffrono di questa malattia. Ma ancora, in alcuni casi,
non c’è né flatulenza né bile nera, ma solo collera, tristezza e terribile scoramento/depressione
(athumíē/ἀθυµίη). […]
Tali diventano i melancolici quando soccombono al loro male. Si tratta di depressione con un’idea fissa
(athumíē epì miē phantasíē / ἀθυµίη ἐπὶ µιῇ φαντασίῃ), senza febbre. La melancolia sembra essere parte
della mania, sembra esserne l’inizio. Così nei maniaci lo spirito/intelletto (gnōmē/γνώµη) si rivolge a
volte verso la collera a volte verso il piacere; nei melancolici si rivolge, invece, soltanto verso la tristezza
e lo scoramento/depressione (athumíē ἀθυµίη). I maniaci trascorrono la maggior parte della loro vita
agendo in modo dissennato (aphronéontes/ ἀφρονέοντες) e compiendo azioni terribili e ignobili. I
melancolici al contrario si concentrano ciascuno su un’idea: uno sospetta avvelenamenti, altri fuggono
in luoghi isolati per misantropia (misanthrōpíē/µισανθρωπίῃ), o si volgono alla superstizione, o hanno
in odio il vivere. Se a volte hanno una tregua dallo scoramento/depressione, sopravviene in loro la gioia,
ma diventano maniaci.
Spiegherò ora da quali parti del corpo provengano la maggior parte di questi mali. Se la causa resta negli
ipocondri (hupochóndria/ὑποχόνδρια), è colpita la regione intorno al diaframma (φρένες/phrénes) e la
bile passa verso l’alto o verso il basso nei melancolici. Ma se questa affligge anche la testa per simpatia
(ἐς ξυµπαθείην/es xumpatheíēn) e trasforma gli stati di collera improvvisa in un senso di gioia e piacere
per la maggior parte del tempo, costoro diventano maniaci a causa di un accrescimento della malattia
piuttosto che a causa del dolore dell’affezione.
Per entrambi (i.e. melancolici e maniaci) la causa è la secchezza. Gli uomini adulti e giovani sono
soggetti alla mania e alla melancolia; le donne partecipano della mania e di una mania più furiosa dei
quella degli uomini. Riguardo all’età, si tratta dell’età matura e quella che la precede immediatamente.
Riguardo alla stagione, estate e autunno le generano, la primavera le porta alla fase critica.

[Parafrasi/riassunta della parte seguente: segue quindi la descrizione dei vari sintomi che
caratterizzano i melancolici: i malati sono calmi, tristi, abbattuti, poi diventano collerici e irascibili e
non dormono, ma fanno spesso incubi e, una volta svegli, temono ciò che hanno sognato. Cambiano
spesso opinione, fanno discorsi cavillosi e sono avari, poi d’improvviso diventano franchi e generosi,
cambiamento dovuto non al valore dell’anima (aretē psuchē/ἀρετῇ ψυχῆς), ma alla variabilità/carattere
multiforme della malattia (poikilíē nosēmatos/ποικιλίῃ νοσήµατος)].

Cap. VI. Sulla mania


Innumerevoli sono le specie di mania, ma riguardo al genere essa è una sola. È in effetti un delirio
(ekstatis) che perdura, senza febbre. Poiché se giungesse la febbre, essa non sarebbe dovuta alla mania,
ma a un’altra causa, poiché anche il vino infiamma e fa delirare nello stato di ebbrezza. Produce un
comportamento maniacale l’assunzione di sostanze come la mandragora e il giusquiamo, ma i loro
effetti non sono chiamati mania. Infatti, questi fenomeni insorgono all’improvviso e il ritorno alla calma
giunge rapidamente, mentre la mania dura a lungo. Non si deve giammai confondere la mania con il
farneticare, che è un male della vecchiaia e che in effetti è un torpore della sensibilità (nárkē
aithēsios/νάρκη αἰθήσιος) e un intorpidimento dell’intelletto (nárkōsis gnōmēs/νάρκωσις γνώµης) dovuto
al raffreddarsi del tonos [oppure del nous].
La mania invece è per sua natura calda e secca; è caratterizzata da un comportamento agitato. Il
farneticare che deriva dalla vecchiaia non conosce intervalli (diáleipsis/διάλειψις) e cure attente ne
vengono completamente a capo. L’intervallo non è però definitivo se si verifica durante l’evolversi
naturale della mania o se il trattamento del male non è conveniente o ancora se la ripresa è dovuta a
una buona temperatura della stagione. Poiché, per citare casi di ammalati che sembrano in buono stato,
la primavera, un errore di regime o una collera dovuta a una qualsiasi circostanza fa ripresentare la
malattia. E in effetti questa malattia colpisce le nature colleriche, pronte ad eccitarsi, che amano
l’azione, che sono estroverse, allegre, amanti del gioco. Quelli, la cui natura ha tendenze opposte, cioè
tutti coloro che sono svogliati, tristi, lenti ad apprendere, ma pazienti di fronte agli sforzi e dimentichi
di ciò che hanno appreso, costoro, dico, sono affetti soprattutto da melancolia. Quelli che appartengono
alla prima categoria diventano maniaci, così come quelli che sono nell’età in cui il calore e il sangue
sono abbondanti diventano maniaci, cioè coloro i quali si avvicinano all’adolescenza e i giovani e coloro
che sono nel periodo di massimo vigore del loro essere. Ma quelli nei quali il calore è prodotto dalla bile
nera e la cui costituzione tende al secco, sono colti più facilmente dalla melancolia. […]
Tali sono le cause evidenti; esse inducono un uomo alla mania se una qualsiasi causa impedisce il flusso
abituale di sangue, di bile o di sudore. Quelli in cui la mania assume una forma gaia, ridono, scherzano,
danzano di notte come di giorno, dirigendosi verso l’agorà senza paura di mostrarsi, incoronati, a volte,
come vincitori che escono da una lotta. Una tale forma di mania è esente, per chi sta intorno, da fastidi.
Ma ci sono anche coloro che la collera rende maniaci; è il caso di quelli che hanno strappato le proprie
vesti, che hanno ucciso i servi e cha hanno rivolto la mano contro se stessi. Questa malattia non è senza
rischio nemmeno per chi sta intorno. Ma vi sono mille forme di mania. […]
Nella gente priva di educazione, le forme che la mania può assumere sono quelle di portare pesi, di
lavorare l’argilla; sono carpentieri o tagliatori di pietre. Ma vi sono altre forme di immaginazione
straordinarie: uno temeva, per esempio, la caduta di boccette, un altro non beveva, credendosi un
bricco, per la paura di essere distrutto dall’acqua. Ecco ancora cosa si racconta. Un carpentiere nella sua
bottega era un operaio ricco di buon senso, misurava legnami, tagliava, piallava, assemblava,
aggiustava, veniva a capo di una costruzione senza fare storie, manteneva relazioni con chi gli
commissionava il lavoro, si accordava con lui, chiedeva per il suo lavoro un compenso ragionevole. Sul
posto di lavoro questa era la condizione del suo intelletto (gnōmē/γνώµη). Ma se doveva uscire per
andare all’agorà o al bagno o per qualsiasi necessità, posando i suoi attrezzi, prima si metteva a gemere,
poi se li caricava sulle spalle per uscire. Quando era lontano dalla vista dei suoi oggetti familiari, quando
era lontano dall’attività e dal luogo del suo lavoro, diveniva completamente maniaco; e se ritornava sui
suoi passi, rapidamente ritrovava il suo buon senso. Tale era il legame tra il luogo e lo stato del suo
intelletto.
La causa della malattia risiede nella testa e negli ipocondri. A volte sono colpiti contemporaneamente,
a volte l’uno va in soccorso dell’altro e viceversa. Le viscere ricoprono il ruolo principale nella mania e
nella melancolia […].

Potrebbero piacerti anche