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geomorfologia

Geomorfologia → studio, interpretazione ed evoluzione della superficie terrestre di contatto tra litosfera, idrosfera,
biosfera e atmosfera.

– La geomorfologia differisce dalla geologia perché la prima si occupa della superficie terrestre collegate da un
punto di vista genetico ocn ciò che osserviamo attualmente mentre la geologia si occupa di depositi connessi
con paesaggi non più osservabili direttamente per perdita di questi o mutazioni complete
[ES formazioni del quaternario, circa 1.800.000 anni fa]
Geomorfologia → depositi legati all'influenza dei ghiacciai
Geologia → depositi accumulati in ambiente marino attualmente non ricoperti da acqua
– Geomorfologo → studia paesaggi più o meno naturali, più o meno morfoclimatici, dove l'uomo ha agito in
modo più o meno significativo. Analizza il paesaggio per capire i processi che l'hanno modellato nel passato,
che lo stanno modellando nel presente e cercare di capire quale può essere l'evoluzione futura

Paesaggio → Complessa combinazione di oggetti e fenomeni legati tra loro da mutui rapporti funzionali, oltre che di
posizione, così da costituire unità organica
– Devono esserci processi di carattere fisico ma anche di carattere antropologico
– Risultato dell'interazione tra elementi naturali (caratteristiche climatiche, geologia [intesa come litologia],
morfologia [tipi di versanti, pianure, conche etc.], idrografia [acqua come agente di modellamento], fauna e
vegetasione) ed i prodotti umani (infrastrutture, strade etc.)

Modellamento del rilievo

– Forze endogene → deformazione crostale, attività tettonica, trasferimento di calore dall'interno della terra che
formano le grandi forme del rilievo
– Forze esogene → hano origine nel sistema solare, come gravità ed agenti del modellamento in modo più
preciso e dettagliato
– Avremo zone hanno un potenziale geomorfologico più alto in alcune zone piuttosto che in altre, è più alto dove
abbiamo rilievi più elevati.

Per comprendere le cause del modellamento si può scomporre l'analisi in tre fattori

1. Agenti del modellamento [mare, ghiaccio, gravità, uomo etc.]


2. Fattori geologici [litologia, struttura geologica]
3. Condizioni climatiche

Cause dei processi geomorfologici


– Fattori strutturali
1. Litologia → porosità, durezza [coesione], permeabilità
2. Tettonica → fratturazione nel tempo dopo la formazione in base al livello [primaria o secondaria]

– Situazioni Morfologiche
1. Accilività
2. Esposizione → insolazione, efficacia di agenti del modellamento
3. Concavità
4. Planarità
– Agenti del modellamento
1. Forza di gravità → lungo i versanti, porta a valle i prodotti della disgregazione e viene rallentata dall'attrito. Si
formano caratteristiche fasce che bordano i versanti verticali a volte di forma conica a causa di disgregazione
fisica/alterazione chimica. Agisce su materiali sciolti e detriti, NO rocce dure. Frane più o meno significative
[ES frane siperficiali] che possono modificare il paesaggio [ES interruzione di corsi d'acqua con formazione di
laghi; ]
2. Acqua → trasporto di sedimenti depositati a formare particolari morfologie a valle [argini, barre, ventaggi di
rotta, dossi], incisi poi dai corsi d'acqua [ES piana alluvionale], formazione dei meandri che possono essere
incassati (scavati direttamente dal corso d'acqua). Formano i calanchi per scorrimento superficiale [erosione
incanalata/a solchi in base al tipo di litologia].
3. Mare → erosione, trasporto e accumulo a causa del moto ondoso, erosione in senso stretto come scogli e
faraglioni isolati a volte anche molto distanti dalla linea di costa
4. Vento → trasporto e sedimentazione, erosione limitata all'escavazione [corrasione] levigando le rocce,
accumulo del materiale trasportato [duna]
5. Ghiacciai → morfologie di erosione [circo, horn → struttura a piramide data dall'erosione su tutti i versanti ES
cervino, valli glaciali → tipica forma a V, valli sospese → si affacciano alla valle principale e sono date
dall'accumulo di detriti]
6. Ghiaccio → formazione di accumuli sotto le quali si trovano spessori molto grandi di ghiaccio che può
trasportare ed accumulare detriti
7. Neve → nella stagione invernale, tramite erosione e trasporto di neve e materiale sottostante si hanno
formazioni che si possono notare anche nella stagione estiva [ventaglio di valanga ]
8. Uomo → attività meno impattanti [caccia e pastorizia] e più impattanti [agricoltura, opere ingegneristiche,
attività di estrazione e sfruttamento delle risorse sia minerarie che legate al sistema terra]

– Condizioni climatiche
1. Dirette → precipitazioni, temperature
2. Indirette → copertura vegetale, pedogenesi [sviluppo ed evoluzione del suolo]

Fattore tempo → governa le cause dei processi geomorfologici

1. Processi attivi → agiscono nel presente grazie alle condizioni morfoclimatiche


2. Processi non attivi → non agiscono nel presente per mancanza di condizioni morfoclimatiche
3. Processi quiescenti → processi per cui le condizioni morfoclimatiche attive ma mancano fattori che le
innescano totalmente

Convergenza geomorfologica

– Forme di rilievo con la stessa geomorfologia ma legate a processi del modellamento completamente diversi
[ES scarpata con superficie inclinata a strapiombo delimitata da una superficie pianeggiante, superiormente,
ma a seconda dell'agente del modellamento sarà legata adiversi processi → stessa forma, diverso ambiente,
scarpata fluviale/scarpata di faglia (movimento tettonico con innalzamento di un blocco rispetto
all'altro)/scarpata in fronte di cava (uomo)/falesia marina (moto ondoso)]

Processi di modellamento → processi di modellamento che producono le forme del paesaggio

– Erosione
– Trasporto/Deposito
– Sedimentazione

Processi

– Zonali → si sviluppano in particolari zone/condizioni climatiche


– Azonali → attivi indipendentemente da zone/condizioni climatiche
[ES forza di gravità, uomo]
– Extrazonali → caratteristici di determinate condizioni climatiche, eccezionalmente si possono verificare in
altre zone
– Plurizonali → comuni a più zone climatiche
geomorfologia azonale e plurizonale

Processi elementari

1. Meteorizzazione
– Si origina quando una roccia si trova in posizione d'instabilità con l'ambiente il che può portare a
meteorizzazione in base alle condizioni climatiche [umidità, precipitazioni e temperatura], al tipo di roccia, alle
situazioni morfologica e all'agente prevalente. I materiali che si ottengono vengono presi in carico da altri
agenti [ES frattura per temperature alte poi portati a valle dalla forza di gravità]
1. Disgregazione → può interessare solo la parte più superficiale [esfoliazione, granulare], frantumazione a
blocchi/prismi senza forma particolare. I detriti che si ottengono hanno caratteristiche diverse.
Condizioni → in generale si può dire che la disgregazione chimica è più tipica di zone a temperatura alta,
precipitazioni elevate ed estesa copertura vegetale [ambiente caldo umido]; la disgregazione fisica avviene
invece dove abbiamo alternanza di periodi secchi e piovosi, con vegetazione scarsa e sbalzi di temperatura
importante [ambiente savana]
• Disgregazione fisica → crioclastismo [ghiaccio], termoclastismo [sbalzi di temperatura, sole, scarsa copertura
vegetale], idroclastismo [acqua, rocce argillose soprattutto], aloclastismo [evaporazione dei sali che esercitano
pressione quando tornano solidi], bioclastismo [esseri viventi come piante (radici) o animali (tane nel terreno)
o uomo]
• Alterazione chimica → Soluzione, Idratazione, Idrolisi, Ossidazione, Azione indiretta degli organismi viventi

Processi di disgregazione meccanica


– estremamente lunghi,
– formazione di clasti a causa di processi fisici

1. Crioclastismo
Importante e caratteristico delle zone alpine e dei climi subpolari marittimi, determinato dalla pressione
esercitata dall'acqua infiltratasi nella roccia e che, congelando, aumenta il suo volume a seguito dei cicli di gelo
e disgelo. Interessa principalemtne le pareti verticali/subverticali delle montagne.
• Abbondanza di acqua
• Cicli di gelo e disgelo rapidi e frequenti
• Roccia con molti pori di dimensioni grandi/abbastanza permeabile/già fratturata
I clasti prodotti hanno fratture parallele e vengono chiamati crioclasti. Spesso grazie alla forza di gravità vanno
a formare bordi tramite l'azione della forza di gravità.
2. Termoclastismo
Importante e caratteristico delle zone in cui abbiamo variazioni di temperatura legate all'insolazione diurna ed
il raffreddamento notturno come regioni desertiche [NO copertura vegetare, zone di alta montagna].
• Frequenti ed intense variazioni termiche [giorno + di 40°; notte anche sotto lo zero]
• I clasti tendono a desquamare, la parte più in profondità non è interessata.
• Nelle rocce formate con livelli paralleli il termoclastismo agisce per sblocchettamento
• Più le rocce sono scure e più intensi saranno i processi di termoclastismo poiché tendono a scaldarsi
maggiormente
3. Aloclastismo
Tipico degli ambienti litorali marini, rocce con copertura vegetale scarsa o assente. L'acqua è ricca in sali
soluti, spesso nei periodi piovosi si infiltra nelle porosità della roccia, nei periodi caldi invece evaporano con
precipitazione delle sostanze che cristallizzano nelle fenditure che esercitano pressione all'interno dei pori
dando deformazioni e disgregazioni. Avviene spesso in tutti i tipi di rocce.
• Molti sali in soluzione
• Più efficace in ambienti marini
• Clasti più o meno fini
• Strutture e morfologie particolari
• I clasti possono avere aloni bianchi dati dai cristalli
• Più efficace nelle rocce calcaree dove abbiamo rocce e spuntoni prodotti da questo tipo di disgregazione
4. Idroclastismo
Particolarmente efficace su rocce argillose e marmose, poco permeabili/impermeabili e tendono quindi ad
imbibirsi di acqua nel tempo, acqua che tende a rimanere intrappolata. Tipo spugne. Se sottoposte a cicli di
umidificazione frequenti in stagioni invernali, primaverili ed autunnali e a cicli di essiccazione in stagioni
estive, tendono a crepare in fessure a forme poligonali. Tipico di ambienti marini ma osservabile anche in
appennino. Possono formarsi esfoliazioni superficiali in rocce arenose siltose
5. Bioclastismo
Legato agli organismi viventi e alle loro azioni tra cui l'attività antropica. Più diffusamente abbiamo come
azioni quelle delle radici [frantumano le rocce ed il substrato su cui poggiano], animali roditori [formazione di
tane e cunicoli ES nutrie accusate del cedimento degli argini] e attività antropica [su larga scala, ES
estrazione/miniere creano molti bioclasti]. Può interessare qualsiasi tipo di roccia indipendentemente da
struttura e composizione.

Processi di alterazione chimica


– dove abbiamo molta vegetazione
– clima con temprerature elevate e precipitazioni intense

1. Soluzione
Esistono rocce solubili in acqua, specialmente salgemma e gesso. Danno luogo a caratteristiche forme di
accrescimento o di erosione. I carbonati di calcio sono invece insolubili in acqua ma possono essere trasformati
in bicarbonato di calcio [solubile] La presenza di determinate soluzioni può portare all dissoluzione ed
asportazione di alcuni materiali e alla precipitazione di materiali di precipitazione chimica
• Deve esserci molta acqua
• La presenza di acqua sui calcari determina la formazione delle conche dette vaschette di soluzione
• Da luogo al carsismo
• La presenza di discontinuità, come le fratture, può dare zone di dissoluzione con una orientazione preferenziale
• Al di sotto della superficie possiamo trovare grotte, stallattiti, stallagmiti, colate.
2. Idratazione
L'acqua risulta fondamentale [acqua di cristallizzazione] e rende i minerali meno compatti per assunzione di
acqua il che comporta un aumento di volume nelle peridotiti dove abbiamo sia alterazioni chimiche [anidrite
→ gesso; ematite → limonite] sia alterazioni fisiche come fratture a causa dell'imbibizione di acqua di
cristallizzazione. Alcuni effetti non sono così importanti ma questa alterazione risulta abbastanza importante
sia per i materiali granitici contenenti ortoclasio e kfeldspato. Dal punto di vista geomorfologico da i tafoni,
spesso confusi per prodotti dell'erosione eolica [ES rocce granitiche di Sardegna e Corsica]
• Serve molta acqua
• Serve una temperatura alta
3. Ossidazione
Reazione in cui alcuni minerali, soprattutto quelli ricchi di ferro/manganese, reagiscono con l'ossigeno di
acqua o atmosfera. E' più efficace ed evidente su minerali ricchi in ferro e manganese. Morfologicamente si
nota una colorazione nerastra quando contengono più manganese/rossiccia quando contengono più ferro,
interessata dal passaggio di ossigeno.
4. Idrolisi
Razione tra H+, OH- e ioni silicati. Porta i minerali insolubili a diventare solubili favorendone l'asportazione, i
minerali solubili a diventare insolubili generando così prodotti residuali. Viene chiamata anche alterazione
argillosa ed in climi caldi-umidi, dove è presente più H2O, è più forte se il grado di dissociazione degli ioni in
H+ e OH- è maggiore [influenzato dalla temperatura]. Porta alla formazione di strutture di ambiente marino
chiamate Tafoni

agenti del modellamento

1. Forza di Gravità
Versante → qualsiasi superficie terrestre inclinata rispetto al piano orizzontale comprese quelle suborizzontali
o in contro pendenza, sono escluse i fondovalle.
Gli effetti dell'azione della gravità su materiali che poggiano su una superficie inclinata sono più importanti.
Bisogna definire la sua altezza, lunghezza ed inclinazione. Volendolo analizzare in maniera geomorfologica
parleremo di Zona di Cresta [da dove si staccano i clasti], Tratto intermedio [il percorso che fanno i clasti] ed il
Piede [zona in cui i clasti si depositano ed accumulano].
I versanti possono essere:
• Misti [convesso-concavo; concavo-convesso]
• Semplici[Rettilinei; Concavi; Convessi]
Le superfici dei versanti possono essere
• Planari
• Tronco-coniche [convesse o concave]
I processi di disgregazione iniziano con la meteorizzazione e l'alterazione chimica per poi essere spostati verso
il piede dei versanti tramite più agenti del modellamento [acqua, aria] ma principalmente per la forza di
gravità.
I processi dipendono da
• Fattori strutturali
• Condizioni climatiche
• Situaioni morfologiche
• Altri agenti del modellamento
La forza di gravità g è scomponibile in un vettore destabilizzante s [tende a mettere in moto i clasti], una forza
c [stabilizzante e proporzionale all'attrito] e l'attrito a [si oppone al movimento ed è diverso in base alla
morfologia del versante ES presenza di rocce/sassi/superficie ruvida/superficie liscia]. Con g ed a costanti,
tutto dipende dall'inclinazione del versante.
Quando si parla di pendenza ne possiamo descrivere due
• Pendenza di distacco → l'acclività minima necessaria perché inizi lo spostamento di un clasto sul versante, per
valori inferiori ad essa non si verificano movimenti. Circa 45°
• Pendenza di accumulo → l'acclività massima necessaria perché un clasto si fermi, per valori superiori il clasto
non si può fermare. Circa 35°
Il detrito che precipita al piede del versante si può disporre in modo diverso in base alla topografia del pendio
• Accumulo di frana, materiale coinvolto di volume molto alto, 2-3 m sotto il piano campagna
• Cono di valanga, aiuta la neve
• Conoide torrentizio, sono presenti acque incanalate
• Cono di detrito, essenzialmente solo grazie alla forza di gravità. I detriti sono incanalati.
• Falda di detrito, essenzialmente solo grazie alla forza di gravità I detriti si dispongono in modo diffuso

I detriti sono
• Di dimensioni varie [ciotoli, massi ciclopici immersi in detrito fine di sabbia, argilla]
• Disordinati
• A spigoli vivi [non sono trasportati a lungo e quindi non sono stati levigati]
• I più grossolani stanno alla base dell'accumulo, i più fini all'apice
• Le litologie che li costituisce sono presenti sulla parete/nelle vicinanze

Processi superficiali

– Movimenti estremamente lenti che hanno luogo lungo i versanti, superficiali e non facilmente distinguibili [in
inglese non vengono distinti]
– Roccia non coerente/detriti
– Il principale responsabile è la forza di gravità

1. Soliflusso
Coinvolge materiale fine e copertura detritica, materiali argillosi/limosi che si imbibiscono facilmente d'acqua.
Avviene anche su pendii poco inclinati. Coinvolge vaste porzioni di versante [da qualche decimetro a qualche
metro l'anno]. Il materiale tende a colare verso valle formando decorticazioni [lobi] e terrazzamenti.
2. Reptazione
Tende a interessare i singoli elementi detritici di terreni sciolti che compongono materiali non coerenti
muovendosi, a causa della forza di gravità, quasi individualmente. Più lento del soliflusso e quasi
impercettibile, può interessare versanti poco acclivi sempre inferiori ai 30-35°. Dal punto di vista delle forme
notiamo la formazione di scarpate, terrazzamenti e decorticazioni parallele tra di loro.
Ci sono altre cause all'innesco di questo processo
• Alternanza di cicli gelo-disgelo
• Alternanza di cicli umidificazione-essiccazione
• Esseri viventi [uomo → aratura; animali → pascolo frequente che aumenta il peso sul versante]

Movimenti franosi
– L'agente del modellamento principale è la gravità, non è però un agente esclusivo poiché abbiamo altri agenti
coinvolti [tipo di materiale, resistenza, porosità, permeabilità, fratturazione, condizioni
climatiche/meteorologiche, acqua]
– I movimenti franosi sono movimenti di una massa di roccia/terra/detriti lungo un versante
– Diversi tipi di movimento possono avere volumi e velocità molto diversi, importante ai fini di capire dove è
meglio costruire
– Interessano le parti meno superficiali del versante [spessore di almeno 1-2 mt]
– Sono la risposta ad impulsi/variazioni/modifiche interne o esterne al versante, che provocano una instabilità
immediata [ES scossa sismica] o a cui serve del tempo per avvenire.
– Il parametro tempo governa il modellamento dei versanti stessi, infatti l'abbassamento/instabilità di un versante
può essere determinata da cause che tendono a diminuire la resistenza del materiale provocando un fenomeno
di instabilità
– Le cause possono essere ulteriormente suddivise in:
1. Predisponenti
2. Preparatorie
3. Innescanti

Cause interne
– Processi che avvengono all'interno del versante che provocano una diminuzione della resistenza al taglio dei
materiali [ES saturazione di acqua]
– Sono influenzate dalle sue caratteristiche interne [porosità, permeabilità, etc.] e morfologiche [elevata energia
del rilievo, parete verticale/subverticale, acclività]

Cause esterne
– Processi che tendono ad aumentare le forze destabilizzanti [ES modifica della geometria del versante come
l'erosione al piede per attività antropica o naturale] o a determinare situazioni di stress [ES scossa sismica che
va a modificare le proprietà fisiche dei materiali]

Cause Predisponenti
– Caratteristiche geologiche/mordologiche/idrogeologiche che agiscono da catalizzatori aumentando la
suscettibilità alla franosità [ES crioclastismo intenso]

Cause Preparatorie
– Processi che diminuiscono la stabilità dei versanti in maniera progressiva. Sono tutti quei fattori dinamici che
possono aumentare l'instabilità in versanti predisposti al dissesto [ES scossa sismica alla quale non segue un
evento franoso ma diminuisce la stabilità del versante]

Cause Innescanti
– Processi che inducono una risposta immediata in termini di instabilità [ES Scossa sismica alla quale segue un
evento franoso]

Cause Geologiche
– Tipo di litologia [composizione, tessitura, composizione, storia tettonica]
– Osservando la distribuzione territoriale dell'indice di territorialità del nostro appennino, tramite la carta
litotecnica, si nota una correlazione tra pendenza, tipo di roccia ed indice di franosità. Le litologie argillose
sono più interessati da fenomeni franosi, così come quelli che hanno una lunga storia tettonica e quindi
strutturalmente complessi
– Mettendo in relazione indice di franosità e litologie
1. Le unità dove abbiamo alternanza di roccie più e meno resistenti [roccia dura alternata a rocce con materiale
più fine] abbiamo una correlazione tra indice di franosità e quantità di materiale fine → più è alta la quantità di
pelite [materiale fine] e maggiore è la frequenza delle frane
2. Nelle classi prevalentemente pelitiche, l'indice di franosità è inferiore nelle rocce più omogenee, poco
tettonizzate e giaciture poco complesse [materiali litologicamente omogenei, poco fratturati, poco interessati
da movimenti tettonici]
3. La maggior parte delle frane avviene nelle unità litotecniche delle argille scagliose [materiale argilloso con
storia tettonica complessa quindi piegate, dislocate e fratturate per lungo tempo] che sono deformate in modo
significativo senza quindi l'omogeneità delle classi precedenti.

Cause Idrologiche
– Si riferisce alle azioni delle acqua sia che scorrano superficialmente al versante o che si infiltrano e vengono
raccolte nel sottosuolo.
– L'acqua è la causa fondamentale [NO DAI?!]

Cause Geomorfologiche
– La morfologia del rilievo, l'acclività, l'altezza, la lunghezza del versante → geometria del versante
– Esposizione del versante
– In particolare, si è visto che le probabilità d'innesco di una frana, in relazione all'acclività del versante, è più
alta tra i 10° e i 15° [colamento lento, scivolamenti, frane superficiali] e tra i 30° e i 40° [crolli, colamenti
rapidi, ribaltamenti]
– Non c'è una correlazione tra eventi franosi e pendenza
Cause Climatiche
– Condizionano la copertura vegetale con attività di stabilità [trattiene il materiale grazie alle radici] ma una
copertura vegetale troppo estesa attiva l'instabilità del versante [troppo peso]. Il disboscamento può concorrere
nell'evento franoso ma non è il principale
– Ruolo fondamentale nell'innesco degli eventi franosi, soprattutto le precipitazioni ed il loro regime
– In generale si può dire che precipitazioni brevi ed intense favoriscono l'innesco di fenomeni superficiali;
precipitazioni prolungate con intensità nella norma stagionale ma un arco di tempo troppo esteso tendono a
favorire l'innesco di fenomeni più profondi

Cause Antropiche
– Agente del modellamento fondamentale anche per quanto riguarda l'innesco delle frane
– Soprattutto per le attività/opere antropiche [ES scavi, asportazione di materiali] e per l'uso del suolo
– Mettendo in relazione l'indice di franosità in base all'uso del suolo:
1. Molto basso in zone industriali, estrattive, verdi artificiali non agricole
2. Abbastanza alto in seminativi, zone boscate e zone con vegetazione arbustiva/erbacea
– Andando a considerare l'area collinare e montana
1. L'indice di franosità maggiore sono i prati stabili
2. Seminativi, zone con vegetazione arbustiva/erbacea e le zone agricole eterogenee sono meno suscettibili alle
frane
3. Per tutte le altre categorie, normalmente le frane quiescenti sono di molto superiori rispetto alle attive a parte le
zone estrattive/discariche/cantieri, le zone con vegetazione arbustiva/erbacea e le zone con vegetazione
rada/assente a causa del degradamento del suolo

Spesso più processi/fattori portano ad indebolimento progressivo del versante minandone la stabilità.

Fattore di sicurezza
– E' importante cercare di capire la storia del versante ed i processi/fattori/cause predisponenti, preparatori o
innescanti che possono determinare una progressiva diminuzione del fattore di sicurezza [rapporto tra forze
stabilizzanti e destabilizzanti] idealmente uguale ad 1.
– Se il fattore di sicurezza dovesse abbassarsi avremmo un aumento delle forze destabilizzanti che porta ad un
disequilibrio e qualsiasi impulso interno/esterno al versante può diventare la causa innescante di una frana.
– Mettendo in relazione il fattore di sicurezza ed il parametro tempo, si riesce a comprendere la storia del
versante con picchi negativi che vanno ad abbassare i fattore di sicurezza [piogge, shock sismici, scioglimento
delle nevi] temporenamente. Il fattore di sicurezza tende a tornare ad una situazione di equilibrio diversa da
quella iniziale poiché il versante decade progressivamente.
– Arrivati in prossimità del valore 1, un qualsiasi impulso interno/esterno al versante può determinare la rottura
del versante stesso.
– Mai dimenticarsi il fattore tempo.

Tipologia di frana
– Descritte con una serie di attributi in sequenza che danno informazioni sul tipo di movimento, l'attività

Stato di attività → descrive l'evoluzione della frana e grado di attività in relazione al tempo
Stile di attività → descrive la combinazione/ripetizione dei diversi tipi di movimento che possono caratterizzare un
fenomeno franoso
Classificazione di Cruden e Varnes [1996] in base ai movimenti

1. Crollo
2. Ribaltamento
3. Sviolamento [rotazione e traslativo]
4. Espansione laterale
5. Colata

in base al materiale

1. Roccia
2. Roccia sciolta/terra [detrito grossolano e detrito fine]

Una stessa tipologia di movimento che coinvolge materiale coerente e consistente, avrà morfologie e cinetica molto
diverse dal materiale detritico più grossolano o più fine.
Stato di attività

1. Frana attiva → fenomeni in movimento all'atto dell'osservazione o che si sono mobilitati nell'ultimo ciclo
stagionale
• Attive in senso stretto, movimenti mentre si osservano direttamente
• Sospese, mosse nell'ultimo ciclo stagionale ma inattive mentre si osservano direttamente
• Riattivate, attive in senso stretto che rappresentano la mobilitazione di frane pre-esistenti
2. Frana inattiva → fenomeni che non hanno mosstrato evidenze di movimento nel corso dell'ultimo ciclo
stagionale
• Quiescenti, le cause che le hanno originate sono ancora completamente presenti [condizioni morfoclimatiche
che possono determinare ulteriori movimenti del corpo franoso che, tuttavia, non presenta segni di attività
nell'ultimo ciclo stagionale ma si può presupporre che nelle attuali condizioni morfoclimatiche possa riattivarsi
la frana]
• Stabilizzate, le cause originarie del movimento non possono mobilitare il corpo i frana [ES naturale →
abbandonato; intervento antropico → artificialmente stabilizzata]
• Relitte, frane verificate in condizioni morfoclimatiche diverse da quelle attuali che quindi non sussistono
attualmente

Stile di attività → descrive la combinazione dei diversi tipi di movimento

1. Singoli fenomeni di frana [ES crollo singolo]


2. Frane multiple → stesso tipo di movimento che può ampliare la superficie di rottura [ES crollo progressivo
verso monte con aumento della superficie di rottura]
3. Complesse → combinazione di due o più tipi di movimento in sequenza temporale collegate geneticamente
[ES Crollo che aumenta il peso → Scivolamento/Colata dopo pioggia intensa]
4. Composite → più tipologie di movimento, possono avvenire anche contemporaneamente all'interno dello
stesso corpo di frana non collegate geneticamente. [ES Crollo e Scivolamento simultanei]

Crollo
• Parete verticale/subverticale, normalmente interessa materiale roccioso, da cui cadono liberamente detriti che
si distaccano, rimbalzano e rotolano alla base della scarpata dove formano accumuli disordinati.
• La morfologia dell'accumulo alla base della parete è collegato all'inclinazione del versante, all'altezza a cui
avviene il distacco del materiale e dalle caratteristiche elastiche di materiale e versante alla base [ES
composizione dellacopertura vegetale]
• Può interessare roccia o detrito grossolano/fine. La maggior parte dei crolli interessa materiali rocciosi
resistenti, spesso intensamente fratturati.
• Processo rapido, tipologia di frana a cinematismo più rapido

Ribaltamento
• Interessano principalmente versanti verticali/subverticali molto fratturati, più di quelli interessati dai crolli. Le
fratture sono persistenti che interessano tutta la massa rocciosa e tendono ad isolare prismi/fette di materiale ed
il movimento avviene per rotazione attorno ad un asse sotto il centro di gravità dell'ammasso roccioso
fratturato. La frantumazione avviene successivamente al piede del versante stesso.
• Possono verificarsi in luoghi dove abbiamo un versante roccioso con fratture e fessurazioni significative

Scivolamento/Scorrimento
• Movimenti di roccia o detriti su superfici lungo le quali si concentra lo sforzo di taglio che ne provoca lo
spostamento
• Può essere
Rotazionale, superfici di neoformazione [stress, forze destabilizzanti], che si verifica a seguito dell'aumento
degli sforzi di taglio. La superficie si forma a causa delle forze di taglio al momento della rottura, ha una forma
generalmente curva e concava verso l'alto. Le evidenze morfologiche sono fratture evidenti nella cresta del
versante, parallele alla scarpata di frana, mentre il corpo di frana ha ribassamenti con una scarpata principale
ed una serie di scarpate minori col materiale che tende a ruotare verso valle. Al piede del versante il materiale
si accumula formando delle specie di lobi.
Traslativo, superfici preesistenti [normalmente planare/ondulata, inclinata nella stessa direzione del versante],
in presenza di intercalazioni di materiali più o meno resistenti. Può avvenire lungo i flish [corpi di arenaria
intercalata da corpi argillosi]
Espansioni laterali
• Forze di trazione lungo fratture di taglio che portano gli ammassi rocciosi ad aprirsi verso l'esterno
• Interessano anche ammassi rocciosi al di sopra di materiali come le argille. I blocchi naturalmente fratturati
sono interessati da forze di trazione che ne comportano la deformazione
• ES sdoppiamento di cresta, trincee
• Normalmente non creano danni alle infrastrutture

Colate
• Possono avvenire per roccia, detrito grossolano e detrito fino
• In base al tipo di materiale coinvolto possono essere molto rapide [materiale fino] o molto lente [rocce]
• Nel caso delle rocce abbiamo volumi molto importanti mentre nel caso del materiale detritico abbiamo volumi
anche molto limitati ma con una maggior quantità d'acqua coinvolta
• Le frane per colata in roccia [Sackung] sono poco pericolose, avvengono con tempi di ritorno limitati.
Abbiamo deformazioni che determinano un abbassamento del corpo di frana nella porzione più a monte e
rigonfiamenti nelle parti medio-basse.
• Le frane per colata in detrito avvengono con frequenze a breve termine
• Le frane più rapide sono anche le più pericolose in base al detrito [grossolano, fine e ultrafine].
• Colate di detrito, caratteristiche delle zone montane ed avvengono a seguito di precipitazioni abbondanti ed
improvvise. Avvengono in presenza di grandi quantità di detrito sciolto. Abbiamo una sorgente in cui il detrito,
che può essere dalla granulometria diversa, viene preso in carico dall'acqua che scende a valle creando lobi
caratteristici. Caratteristico delle regioni di alta montagna in occasioni di precipitazioni improvvise in
autunno.primavera o anche la fusione massiccia del manto nevoso. Sono incanalati nei fossi torrentizi
scendendo a grande velocità. Le evidenze morfologiche generano cicatrici sul versante [ES Cortina
d'Ampezzo]
• Colate di fango, caratteristiche di terreni composti da detriti molto fini [argilla/silt]. Sono tra le più pericolose
con flusso discoplastico [grande capacità di trasporto] con un comportamento misto tra frana pura e trasporto
di acqua corrente incanalata, normalmente scendono lungo dei solchi vallivi, molto rapidamente, disponendosi
alla base andando a formare lobi di materiale con spessori anche molto notevoli [ES Sarno, 1998]
• Colate di terra, movimenti da lenti a molto rapidi. Molte delle frane nel nostro appennino appartengono a
questa tipologia, non sono sempre particolarmente distruttive ma soprattutto quelle del nostro appennino sono
di carattere argilloso e tendono a mobilitare spessori non troppo notevoli. Sono legate a precipitazioni intense.
• Colate di roccia, provocano un insaccamento del versante in seguito a deformazione visco-plastiche che
avvengono in profondità. Mostrano rigonfiamenti nelle parti medio-basse

Dilavamento
• Erosione delle acque meteoriche/pluviali che scorrono in superficie.
• Gli effetti legati a questi sono sia svolti dal semplice impatto delle gocce sul terreno [azione erosiva] ma
soprattutto dall'azione di scorrimento in superficie.
• Le cause che condizionano gli effetti geomorfologici sono molteplici e condizionano sia l'entità che le forme
prodotte dallo scorrimento e sono molto complesse:
1. Quantità di pioggia
2. Tipo di Pioggia
3. Il regime termico del terreno
4. Tipo di Materiale
5. Morfologia del versante [grado di inclinazione, lunghezza]
6. Copertura vegetale [condiziona l'intensità poiché un terreno con copertura vegetale scarsa/assente risentirà
maggiormente dell'effetto del dilavamento]
7. Fattori antropici [disboscamento, pratiche agricole]

• Equazione di erosione del suolo


A=RxKxLxSxCxP

R → indice di erosività della pioggia, data dall'intensità della pioggia


K → fattore di erodibilità del terreno, legata alla natura del materiale [coesione e granulometria]
L → fattore di lunghezza, condiziona l'incremento della velocità e dell'energia delle acque
S → fattore di acclività, incrementi di energia cinetica dell'acqua/capacità erosiva
C → fattore di coltivazione,
P → fattore relativo alle pratiche di difesa del terreno
• Il dilavamento è diviso in
1. Azione della semplice caduta delle acque sul terreno [erosione d'impatto], mobilitazione delle particelle più
fini che si spostano verso valle/nella zona circostante andando ad occludere i pori del suolo il che porta ad una
diminuzione della permeabilità del suolo. L'asportazione del materiale più fino comporta inoltre un
impoverimento per l'esportazione dei materiali più fini. Nella mobilitazione verso valle, questi materiali sono
più propensi ad essere spostati da altri agenti del modellamento. E' più efficace nelle zone con pendenza,
rispetto alle zone pianeggianti soprattutto se abbiamo una scarsa copertura vegetale
2. Azione di scorrimento delle acque sul terreno [erosione laminare], l'acqua scorre sulla superficie tramite filetti
d'acqua, piccoli rivoli che creano una rete convergente e questa azione è molto più efficace rispetto all'azione
d'impatto soprattutto sui terreni privi di copertura vegetale e sui terreni saturi che non la fanno passare
costringendone lo scorrimento superficiale. Ulteriore mobilizzazione del materiale detritico che porta ad un
ulteriore riduzione della permeabilità per ostruzione dei pori ed un ulteriore impoverimento del suolo.
3. Erosione a rivoli, incremento nell'intensità/quantità della pioggia, il suo prolungarsi nel tempo oppure il
progressivo aumento delle acqua di ruscellamento dalla sommità verso la base dei versanti portando ad una
crescita della portata e della velocità con conseguente aumento dell'energia delle acque. Abbiamo rivoli sub
paralleli di scorrimento preferenziale.
4. Erosione a solchi, avviene quando i rivoli diventano più profondi e porta ad una concentrazione di acqua in
linee preferenziali conferendole potere erosivo di ruscellamento. Si vengono a generare solchi che diventano
sempre più profondi e si ramificano con un arretramento delle testate delle incisioni. Interi versanti appaiono
erosi da vallecole che si vengono a formare tramite fossi ramificati e generano creste.
5. Calanchi → tipo di erosione a solchi che si verifica su terreni argillosi formando ripide vallecole prive di
vegetazione. La genesi è correlata a velocità e quantità di scorrimento superficiale dell'acqua, impermeabilità
dell'argilla ed acclività/lunghezza dei solchi.
6. Dorsi di elefante → forme residuali di rilievo argilloso modellato da processi calanchivi. Si presentano come
collinette cupoliformi con fianchi solcati da rivoli
7. Piramidi di terra → si formano su rocce clastiche contenenti blocchi litoidi immersi in un materiale più fine. Si
generano a causa di blocchi troppo pesanti e resistenti all'erozione per essere attaccati dall'acqua dilavante.
Rimangono in situ e proteggono i materiali più fini sottostanti mentre quelli circostanti vengono erosi

Azione dei corsi d'acqua


– Processi di modellamento del paesaggio terrestre derivanti dal deflusso superficiale delle acque incanalate
– intensità ed entità dipendono da:
1. Quantità di acqua che scorre
2. Energia del rilievo
3. Influenza antropica
4. Dimensione del bacino
5. Struttura geologica
6. Vegetazione
– I corsi d'acqua sono i principali agenti del modellamento operanti sulle superficie terrestre [erosione normale]
che agiscono su scala mondiale e trasportano ogni anno una quantità di materiale con quantità notevoli [16
miliardi di tonnellate di sedimenti all'anno].
– Prima dell'avvento dell'uomo, la quantità di materiale trasportato era molto minore poiché l'uomo mette a
disposizione una maggior quantità di materiale sciolto. D'altra parte però l'uomo è anche responsabile della
costruzione di dighe ed opere in generale che tendono a regimare le acqua riducendo il materiale trasportato,
soprattutto per quanto riguarda i materiali più voluminosi. Inoltre attraverso la cementificazione diminuiscono
i tempi di corrivazione [velocità che porta una goccia d'acqua a passare per la falda prima ed arrivare poi alla
foce] il che aumenta la velocità delle acque che scorrono più velocemente, con maggiore energia, il che
provoca una maggiore rapidità delle onde di piena.
– Portata → volume d'acqua che transita in una sezione del canale in un'unità di tempo. E' una grandezza
estremamente varia, cambia da un corso d'acqua all'altro in base alle caratteristiche climatiche, geologiche,
strutturali, morfologiche di un bacino geografico ma considerata per un solo corso d'acqua, la portata aumenta
dalla sorgente alla foce e varia anche nel tempo.
– Energia cinetica → in funzione a velocità e portata, parte di essa viene usata per vincere gil attriti interni
[viscosità] ed esterni [rugosità sul letto, resistenza dell'aria] mentre la parte in eccesso è utilizzata per erodere.
– In un corso d'acqua abbiamo tre situazioni diverse:
1. Erosione → energia netta positiva
2. Sedimento → energia netta negativa [diminuzione di portata/velocità]
3. Trasporto → energia netta uguale a zero
– La capacità di erodere e sedimentare i granuli è strettamente collegata alla sua velocità. Per ogni elemento
detritico abbiamo una velocità critica al di sopra della quale viene eroso mentre abbiamo una energia al di sotto
della quale i detriti vengono sedimentati. In generale, possiamo dire che a velocità maggiori abbiamo un'azione
maggiore.
– Per quanto riguarda le sabbie, esse sono i clasti più erodibili e vengono presi in carico con velocità
relativamente minori
– Per quanto riguarda le argille, esse sono clasti abbastanza resistenti con proprietà che oppongono resistenza
maggiore all'erosione rispetto a quella opposta delle sabbie a velocità uguale. Una volta prese in carico restano
in sospensione più a lungo.

Erosione

1. Erosione fluviale in senso stretto → prelievo ed assunzione del materiale detritico di fondo e dalle sponde di
un letto fluviale. Indica il rapporto tra la velocità e la granulometria. Per ogni elemento abbiamo una velocità
critica al di sopra della quale viene assunto in carico ES sabbie medie, velocità inizialmente maggiore che può
diminuire una volta in carico; argille, molto coese resistendo quindi all'erosione ed una volta prese in carico
rimangono in sospensione. Può avvenire in verticale [incisione del canale che presenta effetti intensi ma
limitati, condizionata dai litotipi] oppure in orizzontale [migrazione del corso d'acqua in condizioni erosive]
2. Cavitazione fluviale → azione meccanica dell'acqua su pareti/base dell'alveo
3. Abrasione fluviale → azione meccanica conseguente all'urto ed al logorio dei materiali detritici trasportati
dalla corrente
4. Degradazione fluviale → complesso dei fenomeni morfogenetici legati alla presenza del corso d'acqua
5. Gole e Forre → incisioni a versanti ripidi con scarso materiale trasportabile, energia elevata
6. Valli fluviali → depressioni allungate delimitate da due versanti convergenti verso il fondovalle. Hanno
pendenza del profilo longitudinale e forma a V in quello trasversale

Trasporto
• Carico → volume del materiale solido trasportato da un corso d'acqua misurato ad una data sezione del suo
tracciato [la quantità massima è detta Carico Limite]
• Competenza → dimensione massima degli individui detritici che una corrente può trasportare [sia in
sospensione che sul fondo]

Tipi di movimento
1. Soluzione → dai processi di disgregazione/alterazione chimica ed acque sotterranee abbiamo acque ricche di
ioni.
2. Galleggiamento → trasporto nella parte superiore del corso d'acqua poiché il peso è minore di quello
dell'acqua
3. Sospensione → tutti i materiali fini come argilla/silt che può depositare in laghi/mari.
4. Di fondo → più consistente [5-20% carico totale], interessa i detriti più grossolani ed avviene per:
• Strisciamento
• Saltazione
• Rotolamento
5. Tracimazione → può essere diffusa [formazione di argini naturali con cuneo di sedimentazione di fianco ed
acclive rivolte verso il canale] oppure concentrata [formazione del ventriglio di rotta, legata ai cedimenti degli
argini, la fuoriuscita porta ad erosione e sedimentazione]

Tipi di profilo
• Longitudinale → andamento altimetrico dell'alveolo dalla sorgente alla foce
• Di equilibrio → profilo di fondo in cui erosione e sedimentazione sono ai minimi termini. Non viene mai
raggiunto grazie a litologia e tettonica.
• Livello base → livello di riferimento del profilo di equilibrio, al di sotto del quale l'acqua non incide il
substrato. Ogni suo cambiamento porta ad alterazione del profilo di fondo, avviene con variazione di quota del
livello marino ma anche localmente.

Sedimentazione
• E' selettiva → inizia dai materiali più grossolani e coinvolge via via quelli più fini poiché diminuisce la
competenza della corrente
• Si effettua da monte a valle, dal centro verso l'esterno il che fa si che i corsi d'acqua abbiano una particolare
struttura [letto fluviale → detriti trasportati dal corso d'acqua appiattiti con bordi molto arrotondati che si
dispongono in una struttura lenticolare, incorociata o imbriciata.]
• La sedimentazione avviene verticalmente [aggradazione], orizzontalmente [progradazione, lungo direzione
preferenziale] o in alveolo [barre disposte all'interno del canale, forme in continua evoluzione]

Conoide alluvionale → conseguenza della pendenza del corso


Pianura alluvionale → distnzione di aree depresse, in cui decantano argille e limi dalle piene tracimate dagli alveoli, e
microrilievi allungati, che corrispondono agli argini.
Morfologia fluviale

Letto fluviale → può essere generalmente di erosione o di sedimentazione, se confinati fluiscono sul substrato poso
erodibile mentre se liberi scavano una piana e possono modificare il loro percorso.
• Rettilinei
• Meandriformi
• Braided → intreccio di diversi rami, isole e barre, acclività e granulometria elevate. Formano reti di canali
effimeri separati da isole, tipici di pianure pedemontane con regime torrentizio, abbondante trasporto di fondo
e separazione dovuta a sedimentazione
• Anastomosati → canali meandriformi separati da isolotti di detrito, acclività e granulometria minore. Si
sviluppano in zone depresse irregolari con formazione per effetto di erosione
• Meandri → tipici di fiumi con coarico solido composto da sabbie e limi in sospensione, la tortuosità del letto si
organizza in associazioni di curve uguali tra loro con una deviazione maggiore o uguale a 45°
• Meandri liberi → divagazione del corso d'acqua indipendente dal tracciato della valle ed il letto fluviale ha
fondo alluvionale mobile. I vari meandri vengono definiti da raggio di curvatura, ampiezza e lunghezza con
anse sempre più pronunciato mano a mano che passa il tempo
Terazzo → superficie piana con debole inclinazione, delimitata da una repentina rottura di pendio. Si forma in risposta
alle azione delle acqua incanalate, a causa di incisione fluviale di una superficie sub-pianeggiante preesistente. La
superficie può sottendere precedenti depositi fluviali/depositi dovuti ad altri agenti del modellamento. Si formano in
seguito a variazioni della morfologia del reticolo idrogeografico e delle geometrie del letto fluviale, variazioni
dell'assetto idrodinamico [portata, carico e velocità]. Possono essere cause climatiche, precipitazioni e differenze di
temperatura, eustatiche, erosione/sedimentazione connesse a variazioni del livello base, tettoniche,
erosione/sedimentazione dovute a movimenti tettonici, oppure locali, variaione del livello base locale anche a causa
dell'uomo. Sono suddivisi in ordini, il più antico è quello più in alto.
Tipi di terrazzo
• A ripiani → tra due ordini affiora un substrato di roccia in posto [erosione + intensa sedimentazione]
• Incastrati → non affiora il substrato [intensa sedimentazione]
• Accrescenti → depositi più spessi localizzati da monte a valle
• Decrescenti → depositi più esili localizzati da monte a valle
• In base al profilo longitudinale, con dislivello costante tra gli ordini, possiamo avere scarpate divergenti
[dislivelli maggiori da monte a valle] o convergenti [dislivello minore da monte a valle]

Morfologia dei litorali

• Litorale marino → fascia più o meno estesa a contatto tra terra e mare e comprende la linea di riva [linea che
nel tempo si modifica notevolmente a seconda delle caratteristiche del moto ondoso e delle maree ma anche
delle variazioni del livello del mare]. Il livello del mare è invece la linea fissa a cui si fa riferimento quando si
considerano le varie quote in maniera identificativa sia per terre emerse che sommerse
• L'ambiente morfogenetico marino è considerato Azonale ovvero vi si verificano processi legati al moto ondoso
e nelle diverse zone morfoclimatiche abbiamo una serie di processi dipendenti in modo diretto/indiretto dal
clima
• Ciò che influenza il litorale marino in maniera più elevata è il moto ondoso. Le onde marine prodotte da
oscillazioni e perturbazioni esterne al sistema mare [VENTO la più importante]. La pressione e l'attrito che il
vento esercita sulla superficie del mare provoca il moto ondoso che non termina quando cessa il vento ma si
attenua molto lentamente sia nel tempo che nello spazio.
• Le dimensioni delle onde non dipendono solo dalla velocità del vento ma anche dall'ampiezza della superficie
su cui esso soffia [fetch] senza incontrare ostacoli.
• Onde
1. Capillari → le prime che si formano, molto piccole e legate ad ampiezza, velocità e [] del moto ondoso
2. Vive → si propagano fino a grandi distanze senza mutamenti apparenti
• Le onde si propagano senza un reale spostamento di materiale trasportato [ES soluti] e particelle d'acqua. Esse
compiono in realtà orbite circolari chiuse quando ci troviamo lontano dal fondo e non abbiamo interazione con
esso. Avvicinandosi alla costa, le onde interagiscono col fondale e le orbite circolari cambiano in ellittiche e
con conseguenze dell'interazione col fondo, le onde tendono a crescere in altezza e lunghezza, le onde tendono
a ribaltarsi su loro stesse quando il fondale ha una profondità inferiore a ½ della lunghezza d'onda . Quando
consideriamo le onda bisogna considerare una serie di parametri
1. Lunghezza dell'onda → distanza tra due creste [parte più alta] o tra due cavi [parte più bassa]
2. Altezza → dislivello tra cavo e cresta
• Frangenti d'onda, frangenti di spiaggia e risacche tendono a modificare in modo più consistente la linea di
costa.
• La capacità di un'onda/del moto ondoso di modificare il litorale è legata alla velocità di propagazione delle
onde
V=L/T
• L'energia del moto ondoso è data da
E=k(H2L)
• Anche il moto ondoso, quando si avvicina alla linea di costa, tende a subire riflessione, rifrazione e diffrazione
che sono responsabili della morfologia dei litorali, questo in base a forma e profondità dei fondali.
1. Rilfessione → importante nelle falesie dove abbiamo un fondale piuttosto profondo
2. Rifrazione → con fondali piuttosto bassi con profondità inferiore alla ½ dela lunghezza d'onda, il moto
interferisce in modo consistente col fondale che lo rifrange. Le onde che vengono dal largo ed arrivano verso la
costa, tendono a disporsi parallele ad essa. Può essere Totale [il moto ondoso interferisce col fondale in una
direzione perpendicolare/poco inclinata rispetto alla linea di costa dissipando l'energia in un tratto più vasto ed
i fronti d'onda si dispongono parallelamente] o Parziale [il moto ondoso ]
Se associate possono produrre correnti longitudinali alla linea di costa, responsabili del trasporto a zig zag dei detriti.
3. Diffrazione → le caratteristiche del moto ondoso cambiano in corrispondenza di ostacoli come le isole. Si ha
una propagazione di onde circolari che trasferiscono l'energia del moto nel tratto di mare riparato dall'ostacolo.
In presenza di un'isola, le due estremità dell'ostacolo formano altrettanti punti di origine di onde circolari ce si
propagano nel retrostante tratto di mare.
Il trasporto ha modalità e condizioni dipendenti dall'acqua marina e dalla forma dei matriali. Abbiam otrasporto in
soluzione, in sospensione o per galleggiamento, per strisciamento, rotolamento o saltazione.

Erosione in senso stretto → prelievo e assunzione dal litorale.


Cavitazione → azione meccanica d'urto a causa della sola acqua
Abrasione → azione meccanica data dai detriti
Degradazione → complesso di fenomeni legati alla presenza delle maree
La sedimentazione diminuisce all' aumentare dell'energia della corrente, alla presenza di ostacoli e all'interferenza tra
due correnti opposte

Spiaggia → fascia litorale di depositi incoerenti, delimitata verso il mare dalla linea di minima bassa marea e verso terra
da dune/affioramenti rocciosi.
• Retrospiaggia → accumulo di depositi costieri non attuali, eccezionalmente invasa dall'acqua marina,
racchiude stagni costieri
La dinamica d'insieme della spiaggia è caratterizzata da erosione e sedimentazione alternate [la prima prevale quando
abbiamo più prelievi mentre la seconda quando abbiamo più apporti; nel perido estivo la spiaggia è in avanzamento
mentre in quello invernale è in erosione].
Il pendio della spiaggia dipende dalla granulometria, dipendendo da quanto sono grossolani i detriti e dall'energia del
moto ondoso.
L'accumulo di sedimenti marini nella parte più bassa della baia porta alla formazione della spiaggia di baia con
formazione di:
• Tombolo → striscia di sedimenti che collega l'isola alla terraferma. I fronti d'onda incontrano un ostacolo, si
incurvano ed i tremi d'onda si annullano formando dei cordoni
• Frecce litorali → strisce di sedimento che si protendono verso il mare aperto. La corrente si allontana dalla
costa con dispersione del flusso e diminuzione di energia portando alla sedimentazione
• Saliente cuspidato → cuspide di sedimenti rivolto verso il mare aperto dato dall'incontro di diverse correnti
• Cordone litorale → striscia di sedimenti che rettifica un tratto di mare fino a chiuderlo. Derivano
dall'emersione di una barra litorale in seguito all'alimentazione di materiale.

Coste
• In base alla morfologia
1. Alte → tutte quelle coste per lo più modellate in materiali rocciosi [falesie] che si raccordano col mare
attraverso scarpate verticali o subverticali ma comunque con un pendio ripido ed acclive, caratterizzate da
processi di erosione
2. Basse → tutte quelle costituite da materiali più o meno fini con granulometrie varie dalla sabbia alla
ghiaia/ciottoli e si raccordano al mare in maniera dolce.
• In base a morfologia, genesi ed evoluzione in relazione alla variazione del livello del mare
1. Di sommersione [fiordi] → coste la cui genesi è legata ad abbassamenti tettonici [variazioni della storia
tettonica della zona] o sollevamenti eustatici [del livello del mare]
2. Di emersione → coste in cui il tratto litorale è legato al sollevamento tettonico o un abbassamento eustatico
[del livello del mare]
3. Neutre [delta] → coste la cui genesi non è strettamente collegata al livello dal mare ma all'accumulo di detriti
non legati al moto ondoso ma ad altri agenti del modellamento [corsi d'acqua, attività vulcanica]
4. Composite → coste legate a processi di sollevamento ed abbassamento ripetuti
5. Ereditate → coste la cui genesi non è strettamente collegata al mare che tende a modificarle da poco tempo

Falesie → scarpata rocciosa a contatto col mare, in forte pendio verticale senza vegetazione. E' dovuta all'erosione del
mare.
• Falesie vive → attualmente lambite dal mare
• Falesie morte → separate dal mare tramite depositi
I processi di formazione dipendono sia dal moto ondoso ma anche dal tipo di roccia. Per rocce compatte, si formano
scarpate a strapiombo con erosione lenta. Per rocce non compatte, si formano scarpate con fronti meno pendenti ed
isolamento di scogli [faraglioni]
L'erosione avviene in prossimità della superficie marina dove si viene a formare una cavità. Parte della scarpata crolla
con deposizioni sul fondale mentre il ciclo continua con formazione di una superficie sub-orizzontale a debole pendenza
[piattaforma di erosione
Con la trasgressione abbiamo un arretramento della falesia mentre con regressione la falesia muore.

Coste ereditate

• Fiordi → non sono legati al modellamento da parte del moto ondoso e delle correnti ma delle insenature molto
strette con sponde estremamente ripide, modellate dall'esalazione glaciale [antiche valli glaciali] I fondali sono
più profondi perso la terra ferma, dove il ghiacciaio era più spesso, hanno una soglia rocciosa che li delimita e
solo successivamente sono state invase dalle acque quindi il modellamento attuale è collegato all'attività
marina che non ha però influenzato la loro genesi. Si trovano nelle aree scandinave, Canada e Alaska
• Rias → tipiche della zona atlantica dell'Europa centrale [Spagna e Portogallo]. Sono insenature molto
ramificate e molto profonde che all'origine erano valli fluviali. Hanno un tipico profilo a V perché sono state
rimodellate dalle acque solo in tempi geologicamente recenti.
• Struttura tettonica → tipico esempio della costa Dalmata che presenta una struttura particolarmente complessa,
composta da pieghe sinclinali ed anticlinali in parte sommerse ed in parte emerse. Il risultato mostra la parte
sinclinale è più bassa e quindi sommersa, composta da canali paralleli alla costa, mentre la parte anticlinale
attualmente compongono isole allungate e parallele alla linea di costa.
• Vulcaniche → tipico delle isole italiane come Pantelleria, Vulcano o le isole Hawaii, la morfologia non è
collegata al tipo di effusione delle lave e alla distribuzione delle colate ma alla solidificazione delle lave
• Terrazzi marini → si formano per abbassamento del livello del mare per cause eustatiche o di sollevamento
tettonico, sono limitati verso il mare dalle falesia.

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