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07/02/2020

Oggetto del corso: statualità contemporanea → costrutto fondamentale della modernità


come qualcosa che caratterizza la modernità e che si forma progressivamente. la statualità
è uno dei processi storici fondamentali per lo studio degli ultimi 2 secoli. lo stato diventa il
soggetto della storia
soluzione weberiana:
statualità → ​ weber, organizzazione gerarchica e burocratica del potere su un territorio
delimitato su cui si esercita la sovranità, quindi una struttura che raggiunge un determinato
territorio in maniera accentrata, che ha quindi un nucleo come punto di origine del controllo
del territorio
gerarchico → ha una serie di istanze
burocratico→ organizzato in senso amministrativo. si intende qualcosa di farraginoso ma
nel senso di organizzazione, amministrazione dei diversi settore in funzione del loro
funzionamento questo è uno dei fattori fondamentali dello stato moderno
lo stato chiede un​ territorio​ perché territorio significa confini e vuol dire che al loro interno il
potere va esercitato e le leggi hanno titolo ad essere rispettate, la giustizia funziona entro
quei confini. Quindi la territorialità è consustanziale all’affermazione dello stato.

Si intende quindi per statualità l’organizzazione accentrata, gerarchica e burocratica del


potere su un territorio delimitato da confini su cui si esercita la sovranità

sovranità​ → weber, potere che esercita il monopolio della forza legittima:


- monopolio → è arrivato a compimento quel lungo processo storico in base al quale il
potere centrale combatteva contro tutti gli altri poteri esistenti per poter esercitare in
ultima istanza su tutti gli altri poteri esistenti. Quindi monopolio significa che è
arrivato a compimento il processo di formazione dello stato moderno (il potere
centrale nei secoli aveva contrattato con combattuto contro i poteri religiosi e i poteri
feudali, ossia tutti i poteri particolari → particolarismo (caratteristica del potere nel
periodo medioevale e in parte nella modernità) come opposto al monismo,
centralismo, il potere via via si accentra ed è la linea di indirizzo verso lo stato
moderno. La legge è al di sopra di ogni potere ma perché questo sia possibile il
potere deve essere accentrato.
- forza legittima→ quindi non soltanto del comando ma anche della capacità di far
obbedire questo comando (forze armate, apparato legislativo e giudiziario), quindi
tradotto significa che non ci può essere guerra civile, garantendo che non ci siano
conflitti dopo quel lungo processo. è la ragione perché in europa salvo per ragioni
speciali non vi è libertà di portare armi (non facendo parte delle libertà individuali)
perché lo stato si è fondato sul monopolio della forza legittima.

Questa definizione weberiana, ormai generalizzata, è una definizione primo novecentesca,


formulata dopo la prima guerra mondiale e frutto di una storia e precedente di sviluppi
successivi. ​→ Quindi questa è la definizione di stato ma vedremo che alcune cose sono
cambiate nel tempo in quanto sono cambiate le condizioni.
es. i nuovi poteri economici (le grandi corporation) attraversano i confini ma una delle
domande è “dove restituiscono la loro grande ricchezza?”
Il punto della statualità è che la forza legittima si alimenta con la fiscalità (l’imposizione e
l’esazione delle tasse) la quale è implicita nella burocrazia perché io posso mantenere i
servizi che tengono in piedi il territorio e la sua popolazione se sono in grado di imporre ed
esigere tasse.
Google, Amazon,.. tasse, nel luogo in cui producono ricchezza, ne pagano pochissime se
non nessuna, quindi sfuggono da queste dinamiche anche se loro fanno parte della nostra
società. Ora la politica sta cominciando a riflettere e questo questi intanto è un indice di
cambiamento.

Questa statualità moderna che si è imposta e che viene considerata essere il prodotto

è nel 1648 con la pace di westfalia che prende forma storicamente visibile questo tipo di
stato con potere accentrato e che permette le relazioni internazionali (ordine westfaliano)
perchè ne determina i soggetti.

con la faccia di weber ci ricordiamo che la statualità è un processo storico che per sua
natura è sempre stato accompagnato da una concettualizzazione, ossia quella del suo
tempo, quindi la cultura giuridica e politica europe ha sempre accompagnato questo
processo di formazione con delle sistemazioni concettuali. è quindi stata sempre via via
concettualmente definita dal pensiero politico, giuridico, sociologico che accompagna questo
percorso. Questo nesso è tipico della storia europea e la concettualizzazione
è frutto lui stesso dei processi storici.

Quindi il paradigma westfaliano è un concetto, come lo è il monopolio della forza legittima e


il welfare state.

Formazione storica della statualità


Indicarne una periodizzazione è già definirne i caratteri fondamentali.

Leviatano 2.0
Mayer intende trattare il periodo che va da metà 800 fino a circa gli anni 70 del 900
considerando questa fase come il momento culminante delle proprietà fondamentali della
statualità contemporanea.
- Perchè leviatano? Il Leviatano di Thomas Hobbes, pensatore inglese che scrive nel
periodo della guerra civile, nel periodo in cui il parlamento combatteva contro il
tentativo della dinastia Stuart di affermare un potere assoluto in Inghilterra. Il suo
contrattualismo è frutto di un momento in cui l’europa è divisa dalle guerre di
religione. Lui ha testimoniato il disordine e lo squilibrio che nasce dalla mancanza di
controllo centrale su un territorio. Perciò la sua teoria è una risposta ai problemi del
suo tempo → (approccio filosofico) ossia che la società è formata da individui che
singolarmente non riescono a garantire un equilibrato governo della società perché
tendono alla conflittualità reciproca. Quello che serve perché la società diventi una
società politica cioè governata serve un contratto tra i singoli membri della società
che affidano il loro potere ad una autorità superiore designata, la quale esercita in
loro vece la forza ed è in grado quindi di mantenere l’ordine all’interno ed in caso a
scontrarsi all’esterno → contratto sociale
Il Leviatano è quindi questa autorità benefica che si erge al di sopra degli individui e
governa per loro con il loro assenso ma per Hobbs questo assenso non può essere
ritirato, quindi una volta che c’è un sovrano legittimo non si possono fare rivoluzioni.
Questo aspetto distingue questo Leviatano da quello di John Locke, secondo il cui si
può ritirare il Leviatano nel caso in cui questo potere centrale legittimo sia dispotico
per esempio.

Leviatano è la teorizzazione di tutto questo filone che a partire dal 600 pone il
contratto sociale alla base del potere politico, diventando il concetto simbolo della
statualità europea

- Secondo Mayer 2.0 lo diventa quando questa stessa statualità, che non cambia nella
sua natura, ossia è sempre un potere centrale che esercita la forza legittima con tutte
le sue caratteristiche originali, inizia però ad acquisire una maggiore concentrazione
di poteri, diventa più esteso, fa più cose, i fattori sono più concentrati, la aspirazioni
più ambiziose,.. Quindi non vi è una cesura del Leviatano originale ma solo un livello
ulteriore di intensità, così come i leviatani successivi sono una diversa configurazione
ma non una natura diversa della statualità.

Continuando a seguire il ragionamento di Mayer:


Mayer comincia la sua trattazione con la battaglia di Little Bighorn nel 1876.
Negli Stati Uniti in formazione, a Little Bighorn i soldati sono stati sbaragliati da una alleanza
di guerrieri nativo americani guidata da Toro Seduto. Fu una delle poche vittorie campali
vinte dalle tribù dei nativi americani. I soldati americani avevano il compito di respingere
verso sud i nativi stavano difendendo le terre in maniere consuetudinaria, terre che venivano
progressivamente occupate dai minatori che si spingevano sempre oltre i confini delimitati
dai vari trattati siglati e sempre unilateralmente inattesi. Questo ha sempre scatenato la
difesa armata dei nativi che venivano sempre sconfitti.
Fu in realtà una vittoria illusoria perché l’avanzata è stata fermata per un po’ di tempo ma poi
è ripresa secondo le stesse modalità. I territori delle riserve venivano continuamente erosi.
Meyer compie una scelta di prospettiva in questa sua storia del Leviatano ossia dello stato,
mettendosi dalla parte di coloro che hanno posto resistenza a questa espansione, dei popoli
che hanno cercato di resistere alle politiche espansionistiche del leviatano.
La prospettiva dei sconfitti non è nuova, molte storie sono state raccontate dalla parte di chi
ha subito i processi. Meyer lo fa guardando la storia dello stato e ci ricorda in questo modo
un aspetto fondamentale di questo processo di formazione dello stato ossia che ha un costo,
incide nelle vite delle popolazioni, produce vantaggi per alcune parti del popolo e svantaggi
per altre, innesca trasformazioni che hanno conseguenze diverse e questo avviene in tutti i
processi storici.
Nel caso specifico l’espansione dello stato produce gerarchie di potere all’interno del
territorio ed in particolare la nascita degli Stati Uniti cristallizza nel tempo la differenza tra
nomadi e stanziali, distinzione che nasce nel neolitico e che quindi accompagna la storia
universale, in questa fase di affermazione dello stato, la forza del controllo del territorio è
talmente estesa che le popolazioni nomadi diventano residuali tecnicamente, ossia ristretti in
recinti e riserve.
Questo avviene anche nel periodo tra 800 e 900 come nell’espansione dell’impero degli zar
nelle steppe dell’asia centrale, storicamente abitate da popoli seminomadi. Questi popoli
dovranno riconoscere lo zar e adottarne gli stili di vita. (4A - 4B)
L’immagine 4C mostra un uomo circondato da un leone e da un orso i quali rappresentano
rispettivamente l’impero britannico e l’impero russo e nel centro un afgano premuto da
entrambe le parti sul quale non avranno la meglio.
Un altro esempio riguarda i tentativi dell’Italia liberale di conquistare l’Etiopia tribale.
Era quindi presenti alcune zone di resistenza ma erano periferiche e residuali rispetto alla
grande espansione della statualità europea. A vincere sono stati i rappresentanti delle
potenze europee e dei discendenti di quelle americane organizzati della macchina di
governo più potente del mondo e capaci quindi di strutturare lo stato weberiano.
Anche per Mayer il leviatano ha le fattezze dello stato weberiano (5A → immagine della
burocrazia), il quale ha preso forma a livello internazionale con il sistema westfaliano.

Quindi il monopolio della forza legittima dentro un territorio determinato, nesso tra statualità
e territorialità, condizione di esistenza dello stato e l’esercizio della sovranità di un'autorità
suprema sulla virtualmente assoluta.
Virtualmente assoluta perché in pratica storicamente difficilmente è davvero assoluta la
sovranità perché è sempre in lotta con altri elementi, ha sempre bisogno di combattere per
affermarsi su poteri preesistenti (la chiesa) o i nuovi poteri che emergono. Ripetiamo che è
un processo sempre in atto, non esiste l’assoluto in natura. Lo stato sovrano è laico perché
distinto dal potere religioso, frutto del processo di secolarizzazione. Punto di passaggio sono
i trattati di westfalia che fanno si che lo stato sia riconosciuto come autorità suprema sia
all’interno di un territorio sia all’esterno e con westfalia diventa appunto superiore all’autorità
religiosa e quindi espressione di un legittimo potere supremo entro i confini del territorio
nazionale e di pieni diritti nei confronti di altri stati.

Quanto europeo è questo processo?


Il postcoloniale è un tema di rilievo parlando do questi argomenti.
Abbiamo parlato finora del paradigma della statualità così come si è definito nella storia
europea. Quindi stiamo parlando forse in termini eurocentrici macchiandoci di
occidentalismo?
L’ottica post coloniale si fonda sull’estensione del concetto di orientalismo coniata negli anni
70 del 900 da Edward Said, pensatore palestinese-statunitense. Secondo lui il canone
interpretativo sulla base dei quali l’occidente guarda agli altri popoli del mondo è un riflesso
spesso inavvertito ed ideologico della storia europea stessa e perciò tende a creare delle
immagini dell’altro sulla base di canoni strutturalmente europei ma che non vengono
riconosciuti come tali e che quindi impediscono di poterlo comprendere, formando
rappresentazioni culturali del resto del mondo che finisco per essere una proiezione
dell’europa ma lontani da quello che vorrebbero rappresentare. L’europa in un certo senso
con il concetto di orientalismo si intende in qualche modo criticare e quindi negare la
legittimità dei concetti che benché nati in europa vengono applicati in maniera riflessa alla
comprensione del resto del mondo. Orientalismo è come l’occidente guarda il resto del
mondo e pecca quindi di occidentalismo (parlare della sua storia come se fosse la storia
universale)

Quanto questo discorso sullo stato pecca di occidentalismo? Quanto questa


rappresentazione analitica può essere considerato affetto da occidentalismo?
(→ Domanda che si pone il testo di Romanelli) ​(fino a pag 142)

14/02/2020

Storia dello stato moderno europeo


Lo stato moderno nella definizione di Weber è un prodotto storico. Quella di Weber è una
formalizzazione novecentesca di un processo che dura diversi secoli è quindi frutto di un
processo. Questa definizione è quindi il prodotto di una storia (storia che ora analizzeremo),
tra l'altro di una storia europea (rischiando di peccare di occidentalismo).

3 termini chiave per analizzare la storia:


- Stato
- Moderno
- Europeo

Ricostruzione di Fioravanti su “stato e costituzione”


Tratta questa storia dal punto di vista storico-giuridico e storico-istituzionale che vede lo
stato weberiano come punto d’arrivo. Propone la storia dello stato europeo come un insieme
cercando una linea di fondo. Secondo Fioravanti lo stato moderno europeo è quindi una
realtà politico istituzionale che caratterizza la storia europea nell’arco di 6 secoli, un arco di
tempo più lungo di quello del nostro libro.
Fa iniziare la storia dello stato europeo con il basso medioevo e secondo lui dal 14 secolo
ad oggi lo stato moderno, attraverso una serie di trasformazioni, che consentono di
identificare 3 grandi periodi (stato giurisdizionale, stato di diritto e stato costituzionale) che
però hanno caratteristiche comuni.
Questi caratteri fondamentali che permettono di parlare di stato già da fine medioevo sono:
Diventa evidente la​ tendenza al governo dei territori​ (imprescindibile) secondo una
configurazione che ha 3 fattori fondamentali:
● Esistenza di un territorio in senso politico quindi uno spazio sul quale un signore
esercita i poteri di​ imperium​ (→ si intende il potere di esercitare la giustizia, di
esigere imposte e chiamare alla armi, le quali si sommano nella figura del signore).

● Assemblea rappresentativa​: Non è più solo il consiglio privato del re, ossia
un’assemblea che presta consiglio e aiuto, ma condivide con il signore il governo del
territorio dove vengono rappresentate le diverse componenti del territorio e non
soltanto quelle feudali.
Hanno una duplice funzione: da una parte pongono limiti al sovrano, quindi una sorta
di competizione tra i due elementi ma dall’altra condividono il governo perché
condividono le decisioni, per esempio approvano i tributi. (es. La guerra civile in
inghilterra è generata dal rifiuto da parte del parlamento di ratificare una imposta
decisa dal re per poter rafforzare la sua flotta.)

● Insieme di norme scritte​: Sono spesso di origine consuetudinaria perché sono la


messa per iscritto delle consuetudini dei diversi poteri che compongono il territorio,
su cui tendenzialmente si esercita l’imperium del signore ma che comprende però
una pluralità di soggetti. Quindi le regole servono a riconoscere e conservare le
consuetudini, le antiche libertà e gli antichi privilegi (stratificazioni che si sono
sommate nel tempo e che vanno a costituire diritti che hanno un'accezione diversa
da quella attuale che potremmo definire privilegi togliendo il carattere spregiativo che
noi attribuiamo al privilegi).

Non c’è una cesura netta sulla nascita dello stato europeo ma è un processo. Questo
avviene attraverso conflitti, non è pacifica. La finalità di questo stato è consociare,
compenetrare le forze esistenti sul territorio sia pure con l’affermazione di un potere di
imperium che è unitario ma non unico, monopolistico (non vi è monopolio dell’esercizio del
potere, ne sovranità..) quindi ​questo primo stato è pluralistico e particolaristico​ perchè ci
sono comuni, autorità ecclesiastiche,.. → tutti i poteri precedenti permangono in questa fase.
Un esempio di particolarismo e pluralismo di questo primo stato sono le università, che
erano dei corpi ossia vi era la concezione di comunità che aveva le sue proprie norme e un
suo potere di imperium nel suo ambito (assimilabili ai monasteri), ora invece sono una parte
del ministero, quindi una fetta dell’amministrazione centrale. Pensiamo anche alle comunità
montane, non potevano essere alterate senza averne riconosciuto queste prerogative e aver
trattato in base a queste, altrimenti avrebbero potuto muovere guerra. Questo è l’esistenza
quindi di soggetti diversi all’interno di un determinato territorio, ciascuno dei quali con una
propria fisionomia politica.
Vista dal lato della popolazione questa situazione comporta obblighi molteplici, obbligazioni
ad una pluralità di potere perché la stessa popolazione può dovere tributi a poteri diversi che
insistono sullo stesso territorio (la chiesa è un caso tipico) ma anche i comuni presentano
una pluralità di obbligazioni con diversi livelli di poteri.
Questa forma di stato viene definita come s ​ tato giurisdizionale​ che inizia nel tardo
medioevo e secondo fioravanti arriva fino alla rivoluzione francese (il punto d’arrivo)
ed è la compartecipazione elastica e anche conflittuale tra i due poli, quello del signore che
tende a concentrare ed istituzionalizzare i poteri di imperium sul territorio, e quello della
pluralità di poteri preesistenti.
Esprime quindi una realtà complessa ed ha l’intento di mantenere l’equilibrio all’interno di
questa complessità senza riuscirci sempre, anzi passando attraverso continui conflitti.
Si chiama cosi perche governa attraverso l’esercizio della giurisdizione e non
dell’amministrazione → il sovrano esercita il suo imperium attraverso i tribunali (guidati dagli
emissari del re), non attraverso gli uffici, la sua prerogativa è quella di amministrare la
giustizia. Il sovrano non applica la legge, se nascono controversie tra le consuetudini (leggi
scritte) vengono risolte attraverso la giurisdizione, cioè giudicando. Una traccia di questo
potere giurisdizionale la troviamo nel presidente della repubblica che può concedere la
grazia. Questo perché è un residuo storico del lontano potere giurisdizionale detenuto dal
sovrano.

Secondo Fioravanti questa lunga fase comprende anche il periodo dell'assolutismo europeo
(ultima fase dello stato giurisdizionale) (1600-1700) che rappresenta una trasformazione,
indica una tendenza a concentrare nelle mani del monarca il potere di imperium, di
concentrare l’esercizio della giurisdizione, del potere di imporre tributi creando anche a
questo scopo una burocrazia professionale e non feudale, quindi creando un
amministrazione. Quindi è tendenzialmente monocratico perché, secondo Fioravanti, i poteri
pre-esistenti non sono però abrogati: i ceti, i poteri feudali rimangono, quindi l’assolutismo va
nella direzione ma non la realizza ancora perché manca un passaggio per un diverso tipo di
stato, cioè lo stato di diritto.
Precisiamo che questa chiave di lettura di Fioravanti, benché ponga in evidenza un
processo storico innegabile, ossia il fatto che l’antico regime è si l’affermazione di un potere
centrale ma mantiene ancora in vita i poteri preesistenti, tuttavia nel ridimensionare il ruolo
dell’assolutismo, Fioravanti si stacca da una linea interpretativa che invece è molto
importante nella storia Europea. Basti pensare a Tocqueville che nella sua opera ha visto
tutte le caratteristiche dello stato rivoluzionario essere già preparate nell’ultima fase
dell’antico regime: l’accentramento, la burocrazia, la limitazione dei poteri feudali,.. ci è
quindi tutta una chiave di interpretazione che vede la rivoluzione come il colpo di grazia di
una storia che si era già svolta, facendo quindi iniziare un nuovo tipo di stato con
l’assolutismo e non con la rivoluzione. L’assolutismo viene visto da alcuni interpreti di
Tocqueville come un nuovo tipo di stato, Fioravanti invece lo vede come una trasformazione
di una forma precedente (questo per dire come queste chiavi di lettura sono orientative e
mai esaustive).

Lo stato giurisdizionale corrisponde l’assetto cetuale della società. Questo perché fino alla
rivoluzione francese in Europa vi è questa lunga coesistenza di un potere centrale e di una
diversa e plurale quantità di soggetti disseminati nel territorio. Questi soggetti sono soggetti
collettivi (non individuali) e per questo vengono chiamati corpi o ceti, i quali hanno una loro
fisionomia politica, le loro prerogative, libertà e diritti. Senza comprendere la loro esistenza
non può essere compresa la storia dello stato moderno.
I ceti hanno avuto un duplice ruolo :
- Difesa dei loro privilegi e consuetudini
- Partecipazione e condivisione del governo attraverso le loro assemblee.
(Vale a dire che l’elemento dell’assemblea prevede i ceti nel governo del territorio)
Il popolo dello stato giurisdizionale, su cui si base la costituzione cettuale, è quindi un popolo
che non è costituito da individui ma da entità collettive, sociali e plurali. Il singolo non ha
prerogative sulle quali farsi forza ma ha prerogative che gli spettano a seconda del contesto
cetuale del corpo all’interno del quale la sua nascita lo colloca (status). La singola persona
giuridica si eguagliava alle altre che componevano quel corpo e si differenzia da tutte le altre
che componevano altri corpi.
Il popolo riconosce l’imperium del signore e il signore a sua volta deve riconoscere i privilegi
e le caratteristiche dei gruppi componenti il popolo → incontro/scontro di due dimensioni →
costituzione cetuale.
La costituzione cetuale e lo stato giurisdizionale è caratterizzato sempre da complessità, è
quindi una costituzione mista dove si trovano vari livelli di giurisdizione. Per esempio il re
dopo una guerra civile non può governare da solo ma solo in presenza del parlamento,
quindi con la presenza dei rappresentanti della nobiltà e con l’insieme dei rappresentanti dei
ceti che non compongono le aristocrazie. Solo nella discussione con essi il re può governare
(→ nella fase assolutistica l’elemento della sovranità è stato accentuato).Un pensiero politico
che esprime questa tendenza è quello di Bodin. Egli nei sei libri della repubblica mostra
come il sovrano possa e voglia esigere al di sopra dei poteri plurali l’obbedienza in forza di
una pre esistenza del potere centrale perché di diritto divino, che tende a sfuggire dalla
condivisione dei poteri e a far pendere l’ago della bilancia dalla parte del sovrano.

Ma quello che da origine ad una nuova forma di stato non è l’assolutismo ma è la rivoluzione
francese, quello che definitivamente fa fare il salto, perché l’affermazione del principio di
sovranità (avviato dall’assolutismo) si somma con il giusnaturalismo moderno cioè con il
principio dei diritti individuali naturali.

La scintilla che fa scattare la rivoluzione francese sono le lagnanze che vengono raccolte nel
corso dei mesi che preparano la convocazione degli stati generali, in cui il popolo (formato
da corpi) manifesta la propria insoddisfazione e chiede al re di porre fine alle ingiustizie che
sono ancora il retaggio delle vecchie prerogative dei seggi ma che cominciano ad essere
percepiti come privilegi, abusi, disuguaglianze. Questo fa capo al concetto dei diritti
individuali che ogni individuo porta con sé dalla nascita. Nel frattempo si afferma nella
cultura europea e avrà come effetto ultimo l’illuminismo.
L’antico regime sopravvive all’affermazione della sovranità ma non all’affermazione della
sovranità insieme al principio di eguaglianza → rivoluzione → nuova forma di stato.

Giusnaturalismo → Monopolio dell’imperium + uguaglianza individui.


Significa che esistono dei diritti individuali propri di ogni individuo con i quali nasce.
Essendo diritti naturali sono uguali per tutti, vi è cioè un principio di eguaglianza
individuale che è in radicale antagonismo con il particolarismo della struttura cettuale
del tempo.

art. 3 “Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione. Nessun corpo o
individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da essa.” → Secondo
Fioravanti è questo il vero passaggio storico. Vengono aboliti tutti i poteri preesistenti e
rimane la sovranità popolare, ovvero esiste un solo corpo e un solo popolo che è la nazione.
Ora il popolo è un insieme di individui e la sovranità è unitaria, è l’espressione di una
comunità di uguali cioè la nazione. All'interno di un territorio tutti i cittadini hanno un’identica
porzione indivisa della sovranità.
Nuova configurazione dello stato è di sovranità nazionale e popolare e di sua unicità in
quanto la sovranità è l’espressione di un solo popolo. Il territorio quindi, sempre
indispensabile, che prima era abitato da una pluralità di soggetti ora diventa neutro e può
essere quindi suddiviso e governato con gli strumenti dell’amministrazione.
La nuova caratteristica del nuovo stato è il ridimensionamento del potere giurisdizionale, in
quanto il potere politico appartiene al popolo che la esercita attraverso i propri
rappresentanti riuniti in assemblea e (art. 6 “dichiarazione dei diritti dell’uomo e del
cittadino”) la legge è espressione della volontà generale.
Quindi la sovranità nazionale prende forma nella volontà generale che si esprime attraverso
la legge quindi il potere supremo nello stato post rivoluzionario è il potere legislativo e non
quello di giudicare che viene ricondotto a applicazione della legge, Non a caso la divisione
dei poteri viene teorizzata alla fine dello stato assolutistico (nel quale i poteri erano
sommati).
Il potere legislativo in questo tipo di stato ha la preminenza perché è la legge che esprime la
volontà generale.

21/02/2020

Il passaggio dalla prima fase dello stato giurisdizionale allo stato di diritto, passaggio che
avviene attraverso la cesura rappresentata dalla rivoluzione francese, passaggio che viene
preparato nel periodo assolutistico, è quello che viene riassunto dal passaggio dal concetto
della pluralità a quello della unicità. Lo stesso imperium, la capacità di coazione esercitata
dallo stato sugli individui è possibile solo a condizione di essere unica, di non dover
competere con i poteri preesistenti sul territorio.
Tutti questi soggetti che animavano il territorio sono stati sopravanzati da un imperium che
sola può pretendere di governare il territorio. Il territorio ora diventa bidimensionale, piatto e
può essere riorganizzato dal potere centrale secondo una logica che obbedisca ad una
razionalità amministrativa, pensata per non lasciare vuoti di potere. Questo territorio
bidimensionale diventa la nazione abitata da individui singoli e non più poteri preesistenti.
La rivendicazione dell’indipendenza nazionale ha attraversato, a varie ondate anche
rivoluzionarie, tutta l’europa. Non sono quindi concetti che rimangono sulla carta ma sono
concetti che muovono l’azione dei popoli.

Quali sono le forme, i limiti del potere sovrano? (che è unico perché i corpi sono stati aboliti)
Questa sovranità se non incontrasse limiti avremo il dispotismo assoluto
Lo s
​ tato di diritto​ ​incontra i seguenti limiti:
1. Diritti dell’individuo
Lo stato di diritto incontra il limite della sovranità proprio nell’esistenza dei diritti
individuali, le singole unità che si trovano di fronte a questa seconda fase dello stato
sono dotate di diritto, di fronte ai quali lo stato incontra il suo limite. Quindi lo stato
nato dalla rivoluzione francese non può essere assoluto infatti l’art.1 della
dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, su cui nasce questa fase dello stato,
enuncia proprio questo → non dice la forma di stato che deve costruirsi ​(*)​ ma dice
che gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Quindi questa fase
raccoglie l’eredità del giusnaturalismo (ossia la corrente di pensiero che ha affermato
che i diritti individuali sono corredo dell'individuo dalla nascita) e lo pone alla base
della nuova forma di stato. Uno stato che nasce da queste fondamenta non può
impedire la libertà al cittadino, a meno che questo non sia previsto dalla legge.
2. Divisione dei poteri → ​ (forma che lo stato di diritto assume) la funzione
giurisdizionale, quella su cui si basava la fase precedente dello stato, si separa nello
stato di diritto. Chi fa le leggi non deve anche applicarle e nemmeno essere quello
che giudica. In precedenza erano sommati e poi si sono divisi separando il potere
giudiziario da quello esecutivo: il sovrano giudicava, anzi forse era la più evidente
forma di sovranità, ora non lo può più fare. Ora è compito dei giudici applicare le
leggi e non possono essere chiamati a rispondere della razionalità o irrazionalità di
un provvedimento legislativo non essendo loro a farle. In un certo senso il potere
giudiziario viene ridotto di importanza in un certo senso perché applica ma non
contribuisce a crearla, anche il potere esecutivo idem. Secondo Fioravanti ciò che ha
la preminenza in questo meccanismo è il potere legislativo, che si raccoglie nei
parlamenti (o nelle assemblee nazionali), è il cuore in questo modello di stato perchè
ha un ruolo primario in quanto è l’espressione della volontà generale cioè della
nazione (diverso dalla volontà di maggioranza, ma che si forma dopo un dibattito)
L’art.6 “La legge è l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto di
concorrere personalmente o mediante i loro rappresentanti alla sua formazione”
* In questo articolo inoltre viene previsto che la forma di governo non debba essere
per forza la democrazia diretta (democrazia ateniese) ma può anche essere quella
rappresentativa (ovvero i cittadini si riuniscono per eleggerne uno)
La volontà generale è quella che rappresenta e vincola tutti allo stesso modo. Implica
una procedura di dibattito democratico al termine del quale di forma una volontà
unica.
Passaggio da status a contratto.
Cittadinanza
Esercizio dei diritti della sovranità politica di cui un cittadino è dotato. E quindi una
sorta di frazione indivisa della sovranità popolare nazionale.
In questa matrice originaria la cittadinanza occupa, secondo Fioravanti, anche un
posto superiore alla costituzione in quanto possono essere revocabili perché quando
la volontà generale cambia anche la costituzione cambia. La legge è quindi quella
che ha la preminenza nello stato di diritto (dalla rivoluzione industriale alla prima
guerra mondiale)

3. Nascita dell’amministrazione
Indispensabile affinché la volontà generale ottenuta dalle leggi venga posta in
essere, diventi concreta. è tutto il complesso di strutture che fanno vivere la legge nel
contesto sociale dei territori e per questo che per esempio lo stato napoleonico pone
così tanta importanza nella riorganizzazione amministrativa nei territori che vanno a
formarsi e a sua volta l’impronta napoleonica, nell’amministrazione non viene
revocata neanche nel periodo della restaurazione.
L’amministrazione è un tassello fondamentale per capire lo stato di diritto. Ha
caratteristiche di unitarietà perché fa capo ad un centro e di uniformità, le norme
devono essere applicate in maniera uguale in tutti i territori a prescindere dalla
condizioni pre esistenti. Il punto di sutura tra uguaglianza e amministrazione è il
codice legislativo, non a caso il lascito napoleonico è il codice e tutti gli stati europei
dell’epoca cercano di adotterne uno. Il codice è un insieme riordinato di leggi che si
applicano a varie specificazioni.
L’amministrazione veniva usata dagli stati multinazionali per far fronte agli stati
nazionali, visti più avanzati (es. Impero ottomano).

Uguaglianza​ →
Si concretizza in alcune provvidenze che vengono poste affinché la libertà degli
individui non venga vulnerata (art. 5 → “La legge ha il diritto di vietare solo le azioni
nocive alla società. Tutto ciò che non è vietato dalla legge non può essere impedito
o costretto a fare ciò che essa non ordina” → tratto caratteristico delle costituzioni
liberali). (art. 4 → “La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non è nocivo per
altri”) → caratteri essenziali della natura liberale di questi diritti. Sono infatti i diritti
degli altri cittadini a costituire il limite della libertà di ciascun cittadino)

Natura della costituzione​ →Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata,
ne la separazione dei poteri determinata, non ha costituzione. Nella fase dello stato
di diritto liberale la costituzione non è necessariamente una carta costituzionale ma è
un insieme di norme e garanzie che assicurano il rispetto dei diritti e la separazione
dei poteri (es. Gran Bretagna ha una costituzione ma non ha una carta
costituzionale)

In sostanza quindi lo stato di diritto post rivoluzionario è quella forma di stato che è dotato di
una costituzione di tipo liberale, ovvero che muove dalla presunzione di libertà, che riserva
alla legge l’individuazione di limiti da presupporre e che stabilisce forme di governo non
assolutistiche perchè incontra, nei diritti degli individui, i limiti all’esercizio del potere
sovrano. Questo stato riconosce quindi la centralità della legge come manifestazione di
sovranità e garanzia dei diritti individuali e fa ricorso a carte costituzionali nel caso in cui la
costituzione non sia il frutto di una esperienza storica precedente.

Questo assetto dello stato di diritto basato sull’esistenza di diritti individuali presenta nel
corso dell’800 una serie di insufficienze perché questo stato liberale di diritto è fondato su
una polarizzazione dello stato da una parte e l’individuo dall’altra perché nato dall’abolizione
dell’antico regime (chiamato così da ora), di tutto quell’assetto plurale. Il gesto tipico è la
legge sull’abolizione delle corporazioni (parte dei diritti feudali) contestualmente vietava
qualsiasi associazione di mestiere proprio perché ogni forma collettiva poteva riecheggiare
l’esistenza di corpi e poteva quindi essere una forma di riproduzione di soggetti di antico
regime e quindi solo l’individuo era portatore di diritti. Cancellando antiche forme collettive si
lasciava solo l’individuo di fronte ad una società in velocissima trasformazione, i lavoratori ai
quali era vietato associarsi quale forza potevano avere di fronte al grande industriale che
pretendeva 14 ore di lavoro continue?
Si presentano nella concretezza dell’evoluzione storica altri problemi a cui questo assetto
dualistico non è in grado di elaborare, anzi costituisce il principale ostacolo ad una soluzione
a questi problemi. Per affermarsi c’è bisogno di lunghe lotte combattute contro un nuovo
assetto che avrebbe dovuto mostrare la modernità, perché l’organizzazione dei lavoratori
era fuori legge in moltissimi stati. l'esistenza di questo vuoto era ben presente anche ai
pensatori politici più avvertiti per esempio Tocqueville, nobile francese liberale, che era
preoccupato del rischio di dispotismo che le società a democrazia liberale a cui andavano
incontro perché essendo lo stato sempre più forte e avendo solo l’individuo, si temeva che il
solo limite dei loro diritti non sarebbe bastato a fermare il dispotismo. Tocqueville lo pensava
dal dispotismo napoleonico e anche a quando napoleone 3 applica nuovamente un
dispotismo ancor più maggiore. T vede un antidoto in America perchè lo spazio vuoto,
intermedio era occupato da associazioni di individui. Quindi l’esistenza di associazioni libere
è, secondo Tocqueville un antidoto al dispotismo e al rischio di polarizzazione tra individui e
stato, che è il vero limite dello stato di diritto così come si è formato storicamente.
Più in generale possiamo dire che la polarizzazione tra stato e individuo, caratteristica alla
base dello stato di diritto, concepisce le esigenze di natura democratica come una minaccia
perché fa riemergere interessi particolari di parte rispetto alla volontà generale unitaria che
in alcuni casi si pensa possa essere rappresentata ad una piccola parte della società. Non è
un caso che si privilegiasse far votare le persone più illuminate e con i mezzi economici più
indipendenti della società potesse anche comprenderne i bisogni. Le esigenze della
democrazia (parti-ti) sono visti potenzialmente come una minaccia nel corso dell’800.
L’elemento di crisi dell’Italia liberale fu proprio perché lo stato non era attrezzato contro la
democrazia di massa, non sapeva integrare le spinte diverse che ne provenivano.
Questo tipo di stato quindi non regge alle trasformazioni sociali.

ULTIMA FORMA DI STATO - 3° TIPO


Stato costituzionale ​→ ​in questa crisi dello stato liberale di diritto le costituzioni che le
assemblee rappresentative vanno a formulare vogliono essere una soluzione a questa
inefficacia dello stato liberale perché vogliono (* Weimar, 1919 come base) non definire i
rapporti tra stato ed individuo ma disegnare un modello di società rispetto alla quale lo stato
deve essere garante e quindi organizzare anche lo spazio intermedio. Ciascuna con un
progetto. Vi è una volontà costituente che va ad incidere anche in tutta la successiva
produzione legislativa perché questa architettura di società deve sovrastare le successive
applicazioni, le successive decisioni amministrative (tutte le leggi che vengono a formarsi
devono essere coerenti con il modello di società definito dalla carta costituzionale) è per
questo che secondo Fioravanti in questo modello di stato non è la legge ad avere la
preminenza ma la costituzionale, ciò giustifica l’esistenza delle corti costituzionali. Una
legislazione per diventare esecutiva deve superare il vaglio di costituzionalità.
Tutte le costituzioni di questo tempo sono rigide perché non possono essere modificate per
evitare di tornare al primato della legge. Vincola la propria vita al rispetto di quel progetto di
società.
La centralità della costituzione che viene invocata nel dibattito politico secondo fioravanti è
giustificata dalla fase storica nella quale in cui viviamo per la centralità che nel 900 hanno le
costituzioni all’interno delle società.
è un progetto di società perché per esempio se pensiamo alla costituzione di Weimar,
questa riconosce il ruolo di tutti quei soggetti che nel corso dell’800 non erano presi in
discussione, riconosce il ruolo partiti, dei sindacati, istituti per trovare canali di governo della
società stessa. Riempiendo così lo spazio lasciato vuoto tra stato ed individuo, in questo
modo, secondo Fioravanti, riemerge l’articolazione pluralistica della società che era stata
annientata dal momento rivoluzionario, trova una forma nuova per riemergere.
Un elemento dello stato 800esco mai nominato è il ruolo dell’economia, del mercato, del
commercio, del dominio internazionale dell’europa. Quegli stessi diritti individuali che lo stato
liberale garantisce e che ne sono il limite sono anche diritti di proprietà, in quanto avviene in
un sistema di mercato che dall’applicazione di questo tipo di istituzioni riceve un’enorme
spinta propulsiva. Il mercato, l’industria europea va di pari passo all’affermazione di questo
stato di diritto. La tutela dei diritti dell’individuo all’interno degli stati europei si è affermata
all’interno degli stati ma al loro esterno vi è la storia della colonizzazione ai quali quegli
stessi diritto non venivano riconosciuti → orientalismo/occidentalismo

LEZIONE 4- 13 MARZO 2020


Sabino Cassese Lectio Magistralis
Lo Stato italiano: caratteri originari e sviluppi
Sabino Cassese= giurista storico del diritto.
In occasione dei 150 anni Cassese ha proposto una sua lettura della storia complessiva
dello stato italiano individuando dei tratti di fondo: DEBOLEZZA dello stato italiano.
Rispetto ai caratteri della statualità contemporanea il caso italiano si distingue per la
debolezza delle istituzioni italiane.
Società a carenza di presenza e incidenza dell’istituzione statuale. => STATE LESS
SOCIETY
Ma è solo un’opinione di Cassese, significherebbe portare l’esperienza italiana al di fuori di
quella europea, ma non è così.
Società priva di civiltà politica, ma non si è a questo punto.

Caratteri generali della storia dello stato italiano (secondo Cassese aspetti di
inadeguatezza):
1. Debolezza delle carte costituzionali.
• Statuto Albertino 1848 (esteso poi a tutto il territorio italiano)
Era debole e con caratteri di scarsa incidenza storica perché è stato uno statuto concesso
dal Re Carlo Alberto; lui ha concesso lo statuto per prevenire il fatto che la carta
costituzionale venisse approvata da un’assemblea popolare.
Eravamo nel momento delle rivoluzioni, delle assemblee popolari che si stavano
organizzando in tutta Europa, in Francia in primo luogo (Seconda Repubblica con una nuova
carta costituzionale approvata dal popolo, non della sovranità monarchica); stava
succedendo anche in Italia con ad esempio la Repubblica Romana, con le repubbliche
rivoluzionarie che si sono formate in quei giorni.
Storicamente quindi si stavano determinando momenti in cui le assemblee popolari
approvavano una costituzione che fosse effetto della sovranità popolare. Carlo Alberto per
prevenire decide di concedere uno statuto che mettesse a riparo la monarchia dell'irruzione
di richiesta di sovranità e rappresentanza dal basso.
Lo statuto albertino tradizionalmente è definito come elastico, le cui norme sono agili, esili
quindi la struttura non è eccessivamente pesante, rigida e articolata
=> in realtà ha potuto sopravvivere a cambi di regime, in primo luogo all’affermazione del
fascismo, mai modificato nemmeno nei decenni dell’Italia liberale, quindi a quando il nostro
paese veniva trasformato da paese a rappresentanza limitata a paese con una sorta di
democrazia liberale, prima dell’avvento del fascismo.
è stato mantenuto ma non aveva la forza di determinare l’assetto istituzionale della società,
era piuttosto uno strumento agile e flessibile.
Il giudizio di Cassese è negativo in termini di carattere comparativo, nel senso che rispetto
alla costituzione degli Usa in cui vi è un forte accento di forza popolare, o in confronto a
quella della GB che determina con forza e precisione la funzione dei diversi poteri di cui si
compone lo stato (corona, comuni…).
Nello Statuto Albertino manca questa forza dello stato sulla società.
Giudizio condiviso dalla maggior parte degli storici.
Da altri punti di vista però questa agilità ha consentito durante il periodo fascista che un
substrato di legalità costituzionale fosse pur sempre mantenuto.

• Costituzione Italiana Repubblicana


(prof sospende il suo giudizio)
Cassese che ha un’idea positiva data la sua esperienza, crede che la costituzione italiana
nella prima parte sia riuscita, dove si registrano i principi fondamentali, mai sostanzialmente
alterati.
Nella seconda parte però ci sono delle carenze relativo ai poteri pubblici (Giudizio anche
politico di Cassese); nesso troppo stretto tra maggioranza popolare, quindi di orientamento
politico, maggioranza parlamentare, governo e presidente del consiglio che vi sia un
continuum, che determina una sorta di predominanza, la maggioranza politica una volta che
si è affermata nel paese non ha contro bilanciamenti, di nuovo il modello a cui fa riferimento
Cassese è quello anglo-americano, con contrappesi, una volta che si afferma questa
maggioranza politica questa non è tenuta sotto controllo da latri poteri dello stato, questo
non è saggio, perché fa in modo che ci sia una prevalenza politica sull’istituzione .
Infatti, l’unico contrappeso è costituito dal potere giudiziario della Magistratura.
Un controllo è il controllo delle leggi affidato alla Corte Costituzionale, ogni nuova legge deve
superare il vaglio di costituzionalità della Corte.
Un altro è il ruolo neutrale del Presidente della Repubblica, che non è espressione di una
maggioranza politica, contrariamente al caso francese ad esempio, e poi l’autonomia della
legislazione regionale.
Questi aspetti però non sono sufficienti perché *Punto 6.
Ritardo nella sua attuazione per alcuni aspetti, ad esempio l’istituzione della Corte
Costituzionale che avviene nel 1956, quindi il decennio successivo all’istituzione del nuovo
stato repubblicano, e soprattutto la costituzione delle regioni nel 1970, quindi la lentezza
della costituzione del dettato costituzionale, soprattutto rispetto all’adeguamento di norme
legislative del periodo fascista, ha fatto si che l’incidenza di questa costituzione fosse
estremamente rallentata.

2. Distacco tra lo stato e la società


Distacco tra paese reale e legale, nel DNA dello stato liberale, ma che si mantiene nel corso
dei 150 anni.
(secondo prof giudizio storicamente esatto e problematico, soprattutto durante periodo
liberale, questo può implicare un argomento di nazionalismo, proclamato e basta)
Solo il 2 % della popolazione al momento della nuova costituzione aveva il diritto di voto.
6, 8 % qualche anno dopo.
25 % nel 1913 con il suffragio universale.
=> Durante tutto periodo liberale forte distanza, in più solo la metà della popolazione degli
aventi diritto si recava a votare.
Cassese dimentica però di osservare che dopo il 1946, quindi Italia Repubblicana, la
partecipazione alle elezioni è molto alta, uno dei paesi europei con partecipazione più alta,
soprattutto per i primi decenni, superiore al 90 %.
Un altro distacco è quello tra cittadinanza e l’appartenenza al territorio per la forte
emigrazione di masse di cittadine, transoceanica e interna da sud a nord, più recentemente
dei giovani altamente scolarizzati verso altri paesi europei, soprattutto verso la GB.
=> investimento delle risorse pubbliche della formazione dei giovani che ha grandi costi va in
perdere

3. Espressione di sociologo americano negli anni ’50, il familismo amorale


I comportamenti pubblici della società civile dettati non dalla fedeltà alle indicazioni della
legge, ma in primo luogo dalla fedeltà ai legami familiari e sociali.
Se legge e legami familiari venissero messi a contrasto, prevarrebbe attenzione al legame
familiare.
Tratto antropologico tipico italiano, soprattutto nelle parti arretrate della società che avevano
avuto uno stato percepito come lontano e non come espressione dell’effettiva volontà della
cittadinanza, senza uno stretto legame tra stato e società.
Questo familismo che ha caratterizzato a lungo il comportamento soprattutto le masse
popolari, ma non solo. Tratto dei 150 anni, è matrice dei comportamenti clientelari e della
criminalità organizzata.
Matrice della richiesta continua di protezione ad agenzie diverse da quelle dello stato, quindi
di nuovo protezione clientelare, alla mafia.
Grande stagione storiografica da anni ‘80 a 2000, ha messo a fuoco nascita della mafia
soprattutto nelle regioni meridionali come risposta ad un’esigenza di protezione della
popolazione che lo stato non era in grado di dare.
Tratto caratteristico della state less society.

4. Giuridicità debole
A fronte della scelta dell’uniformità legislativa adottata, quindi di un coordinamento uguale di
tutti i territori dello stato italiano, uniformità che doveva raggiungere un territorio composto
da regioni con diverse storie e quindi con forti dislivelli interni.
A fronte di questa scelta esigenza di provvedere con delle leggi speciali in deroga che
derogassero alla norma generale ed andassero a prendere provvedimenti specifici per
regioni specifiche.
L’azione del governo ha quindi previsto fin dai primi anni dello stato liberale questa
combinazione tipica dell’Italia tra norma generale e norma eccezionale.
Es. Legge speciale per Napoli-1885
Dopo l’unità, condizioni gravi anche dal punto di vista sanitario, ma questo avvia una
differenziazione delle norme a seconda del territorio => c’è per forza un indebolimento della
norma generale, poiché nel momento in cui avviene che laddove esiste sufficiente forza
politica per richiedere una norma particolare, per contrattare, per far sentire la propria voce
che richiede un provvedimento specifico, inevitabilmente le norme generali diventano
passibili di deroga, di eccezione.
Riproposta anche nel 1904 ed è la prima di una lunga serie di leggi speciali; nel caso di
Napoli si consentivano anche delle azioni di tipo urbanistico, ristrutturazione per la
modernizzazione della città.
Proprio su questo modello, molte città nella fine dell’800 hanno chiesto di poter anch’esse di
aver titolo ad una specialità nella normativa, per poter attuare quelle stesse azioni di
infrastrutturazione e modernizzazione.
Rete fognaria, servizi idrici, illuminazione elettrica, trasporti interni…=> costruzione delle
città industriali
La legislazione ordinaria non bastava e necessitava di continue deroghe e legislazioni
speciali.
Es. Legge speciale per Venezia-1973, a seguito della grande alluvione del 1966
Serie di facilitazioni per il risanamento interno della città.
Proposta più volte, ma alla fine sorta di ragnatela che ingabbia anche gli enti locali.
=> Questo comporta una proliferazione di norme, la difficoltà per la politica e anche per il
potere giudiziario per metterle in ordine e capire la gerarchia di queste e soprattutto induce
alla negoziazione da parte dei poteri che chiedono alla politica di avere sempre un
trattamento speciale.
Sovrabbondanza di norme e discrezionalità => rafforzano rapporti clientelari, influenzano
negativamente secondo Cassese l’esperienza repubblicana.

5. Mancata emancipazione dello stato dalla società


Porosità dello stato. non tutela gli interessi collettivi,quindi penetrabile da interessi privati.
es.mancata abolizione con crispi del ministero dell’agricoltura, dove con i loro interessi
potevano far leva
Stato accessibile e penetrabile dalla manifestazione degli interessi privati e dalla
rappresentanza degli interessi di gruppo all’interno dei suoi meccanismi istituzionali.
Incapacità dello stato di rendersi indipendente dagli interessi settoriali ​che possono essere
individuali quando l’individuo è forte, oppure quando gli individui si collegano in gruppi di
interesse e pressione che si fanno sentire presso le istituzioni che recepiscono interessi
particolari e riescono ad organizzare un’azione di governo che sia orientata all’interesse
generale.
Natura intrinsecamente corporativa dello stato.
Risultato di continua disuguaglianza interna.
Es. Notai=gruppo di interesse forte con privilegi
=> mancata autonomia dalla società civile
La società civile non sente lo stato come autorità giuridicamente autorevole, proprio perché,
con apparente contraddizione, è uno stato con una insufficiente indipendenza rispetto alla
stessa società; stato aperto all’influenza settoriale di singoli gruppi=> è uno stato non al di
sopra delle parti=> anche motivo della richiesta particolaristica corporativa di condizioni e
protezioni particolari, della penetrazione di interessi privati di categoria.
Cassese= caratteristica iniziata dall’Italia liberale, con la mancata abolizione con Crispi del
ministero dell’agricoltura e non è stato possibile farlo perché gli interessi delle grandi
proprietà terriera erano opposti.
Doveva essere in teoria visto come positivo perché così la grande proprietà avrebbe visto
togliere di mezzo l’istituzione che avrebbe dovuto guidarla e normarla con vincoli magari
sgraditi, invece lo hanno voluto perché lo vedevano come il luogo in cui i loro interessi
particolari potevano avere accesso e penetrare e in cui fare leva, per approvare singoli
provvedimenti che coprissero singoli interessi economici.
In forme diverse si mantiene in tutti i 150 anche se in forme diverse; durante il fascismo si
costruisce un sistema corporativo che vuole dare spazio alla rappresentanza degli interessi
anche se bisogna dire che gli interessi imprenditoriali erano rappresentati direttamente
mentre quelli di lavoratori dovevano passare attraverso il sindacato fascista=> sbilanciato.
Nell’Italia repubblicana questa settorialità degli interessi particolari avviene attraverso il
sistema di governo proprio della Democrazia Cristiana che si è caratterizza proprio per
essere in grado per la sua composizione plurale al suo interno che porta dentro la politica e
alle istituzioni un insieme di interessi particolari.
6. *Instabilità degli esecutivi; autonomia della legislazione regionale
Il predominio della maggioranza politica e la mancanza di contrappesi è secondo Cassese
collegato a questo sesto carattere, ovvero l’instabilità degli esecutivi. perche non è organico
Questa matrice assembleare, parlamentare del potere in Italia, espressione appunto della
maggioranza politica popolare e parlamentare, necessaria per la costituzione del governo, il
quale deve fare sempre fare riferimento per la propria azione alla maggioranza stessa.
=> debolezza degli esecutivi, instabilità
Tratto che parte secondo Cassese dall’Italia liberale, lo statuto albertino non diceva nulla a
proposito del governo di gabinetto, ovvero la formula ottocentesca per definire quello che
non designiamo normalmente come governo.
= Nell’esperienza liberale prevista dallo statuto albertino, le azioni di governo erano le azioni
dei singoli ministri che si riferivano direttamente all’assemblea parlamentare, ma non era
un’azione coordinata del gruppo di ministri, ovvero il gabinetto e quindi non era segnato da
una propria significativa da una propria impronta politica complessiva.
Solo azioni dei singoli ministri.
L’esecutivo non è quindi organico nell’esperienza dell’Italia liberale=> frequenti rimpasti,
perché un ministro può essere sostituito e le maggioranze potevano anche conoscere delle
modifiche nel corso della stessa legislatura = radice del trasformismo = accordi stretti tra
esponenti del governo ed esponenti del parlamento che appoggiassero singole e
determinate azioni, espressione e risposte di esigenze e interessi portati avanti da quei
gruppi parlamentare che quindi appoggiavano l’azione del governo in modo disorganico.
Tratto degli esecutivi che conosce una cesura durante il periodo fascista, potere esecutivo
ha una prevalenza assoluta con la dittatura. Tutti i poteri sono subordinati a quelli del capo.
Il fascismo ha fatto si che la costituzione repubblicana metta ogni cura per evitare un peso
eccessivo a quello esecutivo che a quello legislativo. Nel periodo repubblicano torna
prevalente il potere esecutivo quindi tornano i governi instabili, determinando anche
l’interruzione dell’azione legislativa.
Quindi durante l’Italia repubblicana era difficile vedere applicate delle riforme (scuola,
tributaria, urbanistica…).

7. Assenza di un corpo professionale di funzionari


Assenza di investimento nella formazione di funzionari pubblici (come invece FR, GB, USA)
che invece vengono spesso reclutati attraverso canali che riproducono il modello
particolaristico disegnato fino ad ora.
Storicamente comprovato, soprattutto durante l’Italia liberale; non vi sono scuole di pubblica
amministrazione.
Ci sono dei tentativi, anche nella stessa Ca’ Foscari, ma non ci si arriva.
giulio melis, l’amministrazione non nasce con lo scopo di unificare l’italia ma nasce non la
necessità di amministrare la
8. Duplicazione dello stato
Amministrazioni parallele che vadano a svolgere funzioni pubbliche particolari che lo stato
non ha la forza, non intende realizzare. → disuguaglianza, fallimento di ug sociale → troppo
poco stato secondo cassese
Es. nell’Italia liberale, vi era un importante ruolo di supplenza affidata alle professioni liberali,
ad esempio i notai, svolgevano una parte delle funzioni proprie dell’anagrafe pubbliche. Non
provvedeva son strutture proprie e uniformi
Durante il periodo fascista che rimane lo stato liberale, lo stato agile dello statuto albertino,
però per andare a svolgere le nuove funzioni che la società di massa stava richiedendo, va a
costituire quella che la storiografia ( Guido Melis) le amministrazioni paralleli, serie di istituti
nati durante il fascismo per coprire e provvedere ad una serie di funzioni pubbliche,
collegate allo stato ma al di fuori dello stato=> tendenza di nuovo alla negoziazione.

=>Insieme di questi tratti negativi comporta essenzialmente un risultato di diseguaglianza di


sviluppo tra le diverse parti del paese, di servizi e strumenti, di garanzie pubbliche, della
presenza e dell’azione pubblica nelle diverse parti del paese.
=>fallimento dell’obiettivo costituzionale, ovvero del raggiungimento di condizioni di
uguaglianza sociale
Troppo poco stato. Dovremmo avere più stato, più capacità di sollevarsi al di sopra degli
interessi particolari e non più democrazia.

Caratteristiche dell’Italia liberale


Cassese ritiene che nei primi anni siano state fatte delle scelte che hanno dato delle precise
impronte.
• Prima fra tutte la scelta della continuità dello stato con l’esperienza precedente.
Non rifondazione di un nuovo stato tratto originario.
• Preminenza del focus economico

19/03/2020​ - ​Continuità e rotture !!!Domanda d’esame!!!


Continuità
Discontinuità
Questo ci consente di mettere a fuoco gli aspetti specifici della statualità italiana ma anche di
praticare una delle azioni che sono tipiche della conoscenza storica, perché distinguono la
conoscenza storica da tutti gli altri campi di conoscenza. L'attenzione cioè a ciò che
permane a ciò che cambia. Permanenza che possono avere ragioni diverse e che possono
appartenere a sfere diverse della vita sociale e le fratture, le peculiarità e le singolarità.
Questa combinazione è quindi un tratto fondamentale della conoscenza storica (perché così
si fa storia)

Cassese sottolinea la fortissima continuità, che caratterizza non solo il passaggio al


fascismo ma nel caso dello stato liberale, con l’esperienza statuale precedente, parla
addirittura di ​unificazione italiana come conquista regia​. Questa è una chiave
interpretativa che è stata formulata relativamente e in contemporanea all’unificazione italiana
perché sappiamo esistevano diverse componenti politiche che andavano ad ospitare il
processo di unificazione vi era la componente democratica e repubblicana per esempio
Manin e Garibaldi i quali si sono allineati alla strategia politica e di estensione dello stato
piemontese portata avanti da Vittorio Emanuele II e da Cavour. Soprattutto Mazzini e la
corrente democratica repubblicana che più direttamente si riconnetteva all’esperienza
rivoluzionaria della Francia era critica nei confronti delle guerre di indipendenza e del
processo di unificazione condotto come estensione della sovranità di uno stato preesistente,
ma questo è quello che è realmente avvenuto. Cassese lo sottolinea. è vero che il regno
sardo ha progressivamente esteso i suoi confini, con una serie di successive conquiste,
ratificato però da tutti i plebisciti (contrariamente a quello che è avvenuto dall’unificazione
tedesca). Si è trattato però di una estensione del confine del regno sardo di una progressiva
conquista regia che anche negli ordinamenti ha esteso per molte materie importanti la
legislazione preesistente. è vero che il parlamento subalpino nel corso degli anni 50/60
dell’800 aveva conosciuto un processo di democratizzazione con Cavour ministro
dell’agricoltura quindi la legislazione del regno di sardegna era una legislazione con forti
tratti liberali e forti tratti che la avvicinavano a quelli dei contemporanei stati europei, in
particolare a Francia e Gran Bretagna per certi aspetti. Tutta dia si è trattata di
un’estensione progressiva. Il disegno di Cavour è quello di rinviare tutte le questioni relative
al futuro ordinamento interno del nuovo stato ad un momento successivo all’unificazione,
non vi è cioè un progetto per il nuovo stato. La classe dirigente che ha guidato l’unificazione
non aveva un’idea di come andare a formare, prima ancora di governare, questo nuovo
stato. Questo è un tratto spesso a lungo sottolineato in termini critici. → ​Forte continuità con
il sistema precedente
Una politica quindi dei due tempi, prima formare il nuovo stato e poi dargli un assetto, un
ordinamento interno che spesso è stato l’estensione che c’era prima. Quindi se dal punto di
vista politico nel processo di unificazione italiana vi sono stati degli elementi che potevano
avere carattere rivoluzionario, pensiamo alla conquista del mezzogiorno che è avvenuta con
l’iniziativa di un gruppo di volontari e quindi una cancellazione dello stato preesistente (il
regno delle due sicilie). Di fatto dal punto di vista istituzionale va registrata una profonda
continuità dello stato tra prima e dopo. Riferendosi a quello che Fioravanti ha definito, ossia
un momento un cui vi è una progettualità da parte dei soggetti che esercitano in quel
momento la loro sovranità, direttamente o indirettamente, per disegnare i caratteri del nuovo
stato. ​Nei primi anni del nuovo stato non si è quindi determinato un vero e proprio periodo
costituente, non vi è una volontà costituente, non vi è la volontà di formare un nuovo
soggetto con nuove caratteristiche e dotarlo di nuovi strumenti che rispondono ai nuovi
problemi che questo stato deve affrontare e che guardino al suo futuro. Come ricorda
Cassese in realtà tutti i provvedimenti sono stati l’adeguamento delle leggi fondamentali già
in vigore nello stato sardo per il nuovo stato. Per esempio il sistema scolastico​: l’assetto
della legge casati del 59 (quindi legge presente nel regno di sardegna) viene esteso a tutto il
paese; la legge comunale provinciale del 65 di fatto estende a tutto il paese la legge Rattazzi
del 59 (la struttura impregnata su una forte centralità amministrativa e su un forte
centralismo politico e un decentramento di natura burocratica attraverso l’istituzione della
figura del prefetto). è stata proprio questa la scelta politico legislativa che maggiormente
dava un’indicazione circa la volontà della classe politica unitaria perché ​adottando questi
ordinamenti di natura liberale per tutto lo stato si intendeva imporre la modernità e gli
ordinamente liberali su un paese arretrato in modo da stimolarne lo sviluppo. Questa scelta
indirettamente dice molto della considerazione da parte della classe dirigente liberale del
problema posto dalla società che andavano a governare.

Era una società sentita quasi estranea alla quale doveva essere imposto uno stimolo perché
diventasse qualcosa di diverso da se stessa cercando quindi di raggiungere la​ modernità,​
diventando quindi simile al regno di sardegna. Quindi questa è stata una sorta di gabbia che
però imponeva al paese di muoversi ma dentro ad una struttura fortemente delimitata da
una scelta unificante.
Per ciò si è subito passati a cercare di conoscere la nuova realtà: uno dei primi atti fu il
censimento della popolazione​ (attraverso il quale si rileva che l’80% della stessa era
analfabeta), ovunque vennero istituiti i registri della popolazione, gli uffici comunali e
provinciali, gli uffici di statistica comunale, la condizione sanitaria della popolazione, …
Ci sono nel tempo dei provvedimenti come l’estensione dell’istruzione obbligatoria, la riforma
sanitaria, .. che cercano di rispondere a questi elementi di conoscenza del nuovo stato.

Cassese rileva con forza che le uniche scelte più importanti fatte dalla classe politica liberale
subito dopo l’unificazione, oltre ai provvedimenti che attuavano questa continuità e che
imponevano questa libertà uniforme, andavano verso l’unificazione economica. In sostanza
Cassese sottolinea l’importanza della classe dirigente unitaria l’importanza della​ formazione
di un mercato interno,​ va ad enumerare infatti l’intensità del lavoro legislativo su questi temi
e ci ricorda che furono prese misure sull’unificazione di pesi e misure, dei sistemi monetari,
dei bilanci e per l’incremento dei diversi tesori dei diversi stati, l’unificazione del demanio,
delle dogane (va ricordato che la maggior parte delle entrate derivava da dazi doganali e
quindi tutte queste misure erano importanti per un riordinamento delle imposte e delle tasse)
Tutte queste misure di carattere economico hanno occupato la gran parte dell’attività
legislativa del primo periodo liberale. Questo state building particolare non rispondeva a
esigenze militari di difesa, .. ma rispondeva ad un’esigenza di natura mercantilistica, creare
uno spazio economico all’interno del quale permettere alla nuove forze economiche di avere
uno spazio di azione. Questa Importanza del mercato e delle forze economiche e dei flussi
di mercato economici internazionali sono quelli che in realtà collocano il nostro paese in
linea con la storia della statualità europea del periodo perché la grande trasformazione e il
grande processo di modernizzazione, e il processo di affermazione dell’europa nel mondo
dalla seconda metà dell’800 fino alla prima guerra mondiale segue la dinamica delle forze
economiche. Quindi da questo punto di vista il nascente stato italiano si riconnette alle
grandi forse europee.

Al momento della sua formazione la statualità italiana presenta delle peculiarità: la continuità
con una singola esperienza statuale precedente (regno di sardegna), l’imposizione della
modernizzazione ma presenta anche aspetti che la riconnettono al processo dello sviluppo
della statualità nell’ambito europeo​.

Quali sono gli elementi di continuità e discontinuità tra lo stato liberale e quello
fascista
Come si innesta lo stato fascista? quali sono i caratteri di novità e come si innestano in quelli
preesistente dello stato liberale?
Mentre il tratto principale dell’ stato liberale era la conquista regia nel caso del fascismo va
richiamata una duplice azione dal punto di vista istituzionale: da una parte il fascismo fa leva
sulle potenzialità autoritarie presenti nel sistema liberale, deformando l'elasticità dello statuto
e le potenzialità di natura autoritaria già presenti della legislazione liberale oppure inserendo
e colmando i vuoti normativi del sistema liberale, oppure creando nuovi istituti che spesso
andavano a sovrapporsi e a duplicare delle materie già regolate in precedenza.
La combinazione di questi due fattori (di continuità con sviluppo rispetto al sistema liberale, e
l’introduzione di effettive novità) si riflette in tutte le materie che sono oggetto della statualità,
che vanno a formare la figura storico complessiva dello stato.
Sistema di polizia associazionismo dei sindacati e dei partiti Libertà di opinione e
propaganda e la stampa
Sistema politico amministrativo
Qual è cioè l’ordinamento di governo, il rapporto tra politica e amministrazione tipico del
fascismo e che rapporto ha con lo stato liberale?
Secondo Alfredo Rocco (giurista e ministro di grazia e giustizia, nel momento
dell’edificazione della strutturazione dello stato autoritario e autore delle principali leggi che
hanno definito lo stato fascista) “il regime vuole essere di natura autoritaria dotato di larghi
poteri ma fondato sulle masse”, questa è la locuzione del fascismo della mente di chi l’ha
architettato. Venne definito invece da Togliatti (massimo dirigente del partito comunista
italiano negli anni 30 dopo la morte di Gramsci) “regime reazionario di massa” ma la
locuzione di Rocco è più inerente in quanto il fascismo presenta fortissimi tratti di
autoritarismo, di regime quasi ottocentesco nella struttura repressiva nei confronti della
società, però di masse, un regime cioè che non vuole ritenersi oligarchico, non vuole
considerarsi su un piano superiore rispetto alla società e ai gruppi sociali che la
compongono ma vuole invece raggiungerla, integrarla ed organizzarla. Masse al plurale
perché nella mente di Rocco la massa non è un’unità indistinta, la società per lui era quindi
composta da gruppi differenti che corrispondevano alle diverse funzioni economiche che
questi gruppi esercitavano nella società (Mussolini poteva avere soprattutto nella parte finale
del suo regime di una massa indifferenziata). Questo è l’obiettivo politico e quindi ha un
disegno costituzionale. “Il fascismo unifica il popolo attraverso la moltitudine delle sue
organizzazioni e crea degli istituti che rispondono ai suoi bisogni (es. istituti di assistenza e
previdenza); il fascismo inoltre sarebbe educatore in quanto lo guida verso i fini suoi
superiori, verso l’elevazione spirituale ma anche verso il miglioramento economico (ecco
giustificata la numerosa creazione di enti economici) Vi è nelle intenzioni una forte
discontinuità rispetto al regime liberali, ristretto e oligarchico. Discontinuità che attiene
principalmente al raggiungimento e all’integrazione delle masse nel regime. Le masse non
regime liberale non trovavano un loro riconoscimento rispetto allo stato, vi era una discrasia,
una sfasatura tra le istituzioni e la società liberali. Abbiamo osservato la ristrettezza nella
concessione dei diritti politici. Il suffragio era ristretto al 2% e lo esercitava solo 1%.

Questa sfasatura tra le classi dirigenti nel loro insieme e la società va davvero sottolineata in
quanto vistosissima. La maggiorparte della popolazione, che non aveva diritti politici, era lo
straniero interno, era un estraneo che spesso non parlava nemmeno la stessa lingua dei
governanti, era quello su cui si esercitava spesso una forma di razzismo sociale, indirizzato
alla diversa collocazione sociale. Per illustrare la profondità di questa discrasia tra paese
legale e paese reale, oltre alla ristrettezza del diritto di voto è la sua lente estensione.
Va ricordata la prevalenza del collegio uninominale con lo scrutinio di lista con voto limitato.
Questo era ed è il sistema britannico. significa che le circoscrizioni territoriali potevano
esprimere un solo deputato. Solo il deputato che aveva maggioranza relativa dei voti poteva
vincere la rappresentanza di quel collegio e c’era un collegio per ogni deputato
(→ uninominale) Questo impediva la rappresentanza delle minoranze perché non potevano
avere voce perché non avevano il proprio rappresentante, ma dall’altra favoriva un legame
organico e diretto tra il deputato e il proprio collegio. Questo avveniva nell’Italia liberale salvo
che in quel collegio solo pochi avevano il diritto di voto, quindi vi era una forte omogeneità
tra chi votava ehe lasciava fuori tutto il resto del paese perciò il fatto che vi fosse nel periodo
liberale un forte legame tra il deputato e il suo collegio non significava realmente un forte
legame tra il parlamento e il resto della società. Nel 1919 però contemporaneamente viene
approvato il suffragio universale maschile e lo scrutinio di lista proporzionale questa
innovazione è deflagrante rispetto al sistema precedente perché il sistema proporzionale
sommato allo scrutinio di lista fa si che in parlamento si vadano a riflettere le stesse
identiche proporzioni nell’orientamento politico della popolazione senza nessun filtro (es. se
il 10 dei maschi e di orientamento liberale in parlamento il 10 dei deputati sarà liberale) e in
questo modo le minoranze saranno tutelate quindi rappresentati, tuttavia va a ribaltarsi quel
rapporto tra parlamento e paese perché l’orientamento politico che fino a quel momento
aveva guidato il paese si è trovato improvvisamente in minoranza rispetto ai partiti di massa
(socialista e comunista). La serie di governi che si sono succeduti tra il 19 e il 21, prima
dell’avvento del potere fascista, erano sostanzialmente governi di minoranza che riuscivano
a raccogliere delle maggioranze parlamentari in maniera estremamente fragile e mutevole
che non riuscivano a svolgere un’azione di governo e che hanno preparato la deflagrazione
che dal punto di vista parlamentare si è realizzato con il fascismo. Il fascismo è dunque figlio
del sistema proporzionale e della rappresentanza di tutto il paese all’interno del parlamento.
Il fascismo comincia subito a manometterla perché nel 1924 adotta subito una legge
maggioritaria (legge acerbo) che consente quindi alla lista che avesse ottenuto il 25% dei
suffragi di avere il 65% dei seggi parlamentari. Questo ci dice che il fascismo confidava di
poter avere almeno il 25% dei suffragi, confidava di essere stato in grado di minare,
attraverso l’esercizio della violenza politica, il consenso agli altri due partiti di massa (il
socialista e il cattolico) e confidava di poter conquistare una maggioranza parlamentare. è
chiaro però che questa era una situazione di transizione perché era ancora fondata
sull’espressione della sovranità popolare attraverso il suffragio. La sovranità popolare ha
come base l’aspetto territoriale della rappresentanza, è il territorio che costituisce lo stato e
che definisce i confine della sovranità.
Nel 1939 si arriva al fatto che si può accedere alla rappresentanza parlamentare non in
base all'appartenenza territoriale ma sulla base dell’esercizio di una particolare funzione
economica e amministrativa. Nel mezzo ci sta la legge del 1928 che assegna alle
organizzazioni economiche di formare una lista di deputati, sottoposta al gran consiglio del
fascismo, che la sottopone ai cittadini, i quali possono solo dire si o no. Questa è una
grandissima discontinuità rispetto a un regime liberal- democratico, ed è una grandissima
discontinuità rispetto anche al momento successivo perchè naturalmente questa forma non
consente l’esercizio di alcuna volontà politica perché consente solo il sì e il no. Il no poi
diventerà quasi un attentato alla sicurezza dello stato e quindi si diventa oppositori politici, si
diventa nemici dello stato e si rischia il carcere fino al sequestro dei beni.
Quindi questa è la maggiore discontinuità dallo stato liberale ovvero l’ommissione delle
masse perché anche se viene mantenuto il suffragio universale la loro disattivazione politica
è la perdita di ogni sovranità e di potere politico.
Dal punto di vista dell’ordinamento del governo non vi sono grandissime trasformazioni ma
vi è una graduale accentuazione del potere esecutivo. L'ordinamento del governo dell’italia
liberale era collegiale, era un governo di gabinetto, il presidente del consiglio aveva tuttavia
poteri che erano ampi e in genere li cumulava con il ministero dell’interno che era il vero
luogi di governo e amministrazione dello stato e comunque il presidente del consiglio aveva
un rapporto speciale con la corona e il compito di conservare il governo. Tuttavia il centro
del governo era il parlamento perché il governo doveva disporre di maggioranze
parlamentari e le leggi diventavano operativa dal momento dell’approvazione del
parlamento. “La legge ordinaria è l’elemento primario” cit. Fioravanti
L’azione di governo si realizza grazie alla presenza di maggioranze parlamentari, ed è per
questo che i grandi presidenti del consiglio erano abili costruttori di maggioranze
parlamentari (es. Depretis, Giolitti) attraverso quelle che verrà definito “trasformismo” ma
che di fatto rifletteva la centralità del parlamento.

Con il fascismo la centralità del parlamento viene via via vulnerata attraverso una serie di
misure che ampliano la forza dell’esecutivo.
Si comincia con la legge del 1925, che introduce la figura del “capo del governo” (e non
“presidente del consiglio”- è una questione di parole), del “primo ministro” e del “capo dei
ministri” (Mussolini).
Nel 1926 viene data facoltà al potere esecutivo di emanare norme giuridiche, ovvero che il
governo può direttamente approvare delle leggi. In questo caso però c’è un elemento di
continuità dello stato liberale perché vi era la pratica dei decreti legge, attraverso il quale il
governo direttamente emanava delle norme con effetto di legge, di cui si è sempre fatto
ampio uso nella storia d’italia (soprattutto in momenti critici) ma che costituiscono un tratto
fortemente autoritario. Quindi la facoltà del potere esecutivo di emanare norme giuridiche è
un’estensione di questa funzione ed è un tratto controverso perché è ancora utilizzato. Il
governo però, potendosi sovrapporre al parlamento, diventa, nell’intenzione del legislatore, il
custode dello stato. Qui nasce la sovrapposizione tra il governo che si mangia il parlamento
e considerato quasi intercambiabile allo stato (nell’uso comune si dice stato invece si
dovrebbe dire governo).
Un altro aspetto aggiunto dal fascismo che è un legame molto stretto tra la politica e la
burocrazia (ricordiamo che l’amministrazione è il braccio dello stato e lo stato non esiste
senza amministrazione). Il governo fascista cerca di sottomettere la burocrazia e tutto il
pubblico impiego. Per esempio nel 1923 Giovanni Gentile approva la riforma della scuola,
una riforma che per molti decenni ha costituito l’architrave del sistema scolastico italiano.
Se da una parte la riforma gentile era fondata sul principio della libertà d’insegnamento
dall’altra era costruzione di un’architettura estremamente stringente e gerarchica di poteri
che sottometteva gli insegnanti nella loro funzione di dipendente pubblico. Gli insegnanti
infatti erano fortemente subordinati e dovevano obbedienza (pena una serie di misure che
comportavano la dispensa dal servizio, la sospensione del servizio fino al licenziamento e
questi elementi di dipendenza gerarchica dei dipendenti pubblici rispetto agli ordinamenti
erano elementi di continuità che però il fascismo ha fortemente accentuato perchè ha
aggiunto l’elemento della fedeltà al regime. Il dipendente pubblico doveva giurare fedeltà al
regime e dovevano possedere la tessera del partito. Ecco qui un’altra sovrapposizione tra
politica e istituzioni. Nel passaggio allo stato repubblicano viene abolita ma lascia
un’impronta. Ci riferiamo ai maestri, i quali da una parte hanno riconoscimento sociale dal
regime fascista perché sono diventati dei funzionari pubblici, ma erano fortemente ingabbiati
in questa struttura gerarchica estremamente pressate ed erano oggetto di una propaganda
politica che andava ad indirizzare la loro nazione. Nel 1945 il regime era finito ma avevano
ricevuto un imprinting talmente forte e avevano accordato al regime il loro consenso in
maniera talmente vasta che in una nuova condizione hanno in realtà in parte spesso
mantenuto la medesima mentalità gerarchica e autoritaria, con una didattica di forte
imposizione nei bambini (anche fino agli anni 60) questo avveniva perché i tempi delle
scansioni politiche e dei mutamenti sociali non corrispondono agli stessi tempi delle
trasformazione delle istituzioni, le quali vanno a generazioni (si devono esaurire con le
generazioni).

Sistema di polizia
L’apparato di polizia sono molto chiari gli elementi di continuità del fascismo con lo stato
liberale. In questo campo gli elementi di novità sono in linea e ampliano i tratti autoritari della
fase liberale e rappresentano un tratto caratteristico del fascismo. Il raddoppio delle funzioni
e l’affidamento al capo del governo il compito di bilanciamento tra i diversi corpi, spesso in
modo concorrenziale e previo punitivo. ovvero…
Nell’italia liberale le leggi di pubblica sicurezza sono state codificate con Crispi nel 1899 e
saranno sostanzialmente rispettate nella struttura del testo unico di pubblica sicurezza nel
1926 e poi del 1932.
Fondamentale era l’obbligo nel 1899 di informazione preventiva alle autorità e al prefetto per
qualsiasi attività pubblica i cittadini volessere svolgere (è per questo che lo studio dei
movimenti politici in età liberale viene condotto dal punto di vista delle fonti sulle carte del
ministero dell'interno, perché era al ministero dell’interno, alla polizia, alla questura e alla
prefettura che venivano segnalate tutte le attività).
Le misure di polizia per chi contravveniva alle disposizioni legislative erano molto estese nei
confronti dei rei (domicilio coatto, vigilanza speciale) spesso per azioni di natura politica.
Con misure di polizia si intendono misure che non dovevano essere approvate da un
giudice, erano cioè combinate ed eseguite immediatamente.
Nel primo periodo il fascismo può tranquillamente continuare ad usare questi strumenti
senza bisogno di ampliare. Nel primo periodo per esempio gli oppositori venivano detenuti
senza processo e poi rilasciati perché la legislazione precedente lo consentiva.
Un altro aspetto del periodo liberale che sarà mantenuto era l’importanza delle leggi
eccezionali per periodi limitati o per zone limitate. Tipica è la legge Pica del 1863 che
vedeva la giurisdizione militare, la fucilazione, i lavori forzati nelle zone dove si legislativa
attività di brigantaggio, ossia azioni di conflittualità sociale nei confronti del nuovo stato.
Queste leggi sono state ripetute in varia forma. Per esempio nel 1894 le leggi contro
l’anarchismo; più volte è stato dichiarato lo stato d’assedio. è evidente che con questa
impostazione i problemi sociali sono problemi di ordine pubblico. Nel 1898 il generale Bava
Beccaris spara sulla folla che era scesa in piazza (per chiedere un prezzo più basso del
pane) perchè la folla è un nemico dello stato, i problemi sociali sono problemi di ordine
pubblico, e problemi di mantenimento dell’ordine sono problemi che riguardano l’autorità
dello stato. Nel 1904 la polizia zarista sparava nella domenica di sangue sul corteo che
andava a chiedere un miglioramento delle condizioni.
Il fascismo fa due cose: crea quindi nuove istituzioni e si inserisce nelle magie, in questo
caso già molto rigide, dello stato liberale. Nel 1923 crea la milizia volontaria per la sicurezza
nazionale, ovvero la legalizzazione dello squadrismo. Le squadre d’assalto, quelle che
avevano animato la guerra civile, la guerra antisocialista, la guerra contro i sindacati, …
vengono riconosciute come un corpo volontario con funzioni di polizia con una loro divisa e
uno stipendio. Questo squadrismo si affianca alla polizia e poi viene integrato nell’esercito e
qui vediamo un raddoppio delle funzioni ma questa sovrapposizione di funzioni è tipica del
fascismo perché attribuisce al capo del governo l’ulteriore potere di dirimere questa
conflittualità, competizione e favorire prima l’uno e poi l’altro. Nel 1926 la novità solo le leggi
per la difesa dello stato. Viene creato il tribunale speciale, vi è quindi un nuovo organo
giudiziario che serve a difendere la massima considerata come autorità suprema. Può
comminare la pena di morte, fa largo uso del confino di polizia che è l’estensione del
domicilio coatto dell’italia liberale. Il confino è l’allontanamento del reo e della sua famiglia in
località sperdute (spesso isole o paesi in montagna). Questo serviva per la repressione del
dissenso politico, chi fuggiva dalla giurisdizione del tribunale era un fuoriuscito ma per i quali
era disposto il sequestro dei beni. Nel 1926 è stato disposto anche il testo unico di pubblica
sicurezza e qui invece vediamo gli elementi di continuità del movimento liberale dove
vengono ampliati gli ordinamenti preesistenti. Alla polizia vengono dati maggiori poteri, viene
esteso l’elenco dei comportamento sospetti che devono essere posti sotto controllo. Per
esempio non si poteva fare gruppo di più di 3 persone a parlare e non era più sufficiente
informare le autorità per le attività pubbliche ma bisogna avere anche il consenso preventivo
per questioni di pubblica sicurezza. Questo riguardava anche le attività di intrattenimento, i
giornali, volantini, manifesti, libertà di stampa. E questo configura uno stato prettamente
autoritario dove la repressione era possibile in ogni momento senza tutela del potere
giudiziario ma solo attraverso l’autorità amministrativa della polizia che agisce senza filtri. Lo
stesso confino di polizia era una misura che poteva essere comminata da una commissione
composta da autorità di pubblica sicurezza.
Tutto questo insieme di autorità e misure repressive vanno ad inserirsi nel solco e vanno a
costituire un incremento autoritario preesistente aggiungendosi però ai nuovi istituti che
vanno a definire il nuovo stato e libertà di stampa e libertà individuale di opinione seguono
questa logica.

LEZIONE 20 MARZO 2020


Il fascismo e le sue peculiarità
C'è un aspetto diacronico ma anche di confronto simultanea dell’esperienza storica del
fascismo con i suoi contemporanei.
Caratteri fondamentali del fascismo:
• Monismo e pluralismo/particolarismo sociale
Nodo tra unicità e pluralità, nodo tra stato giurisdizionale con la pluralità dei suoi corpi e
passaggio con lo stato moderno, che deve trovare il modo di raggiungere una società
trasformata dalla grande industrializzazione.
Quindi risponde a queste esigenze storiche e in un momento di particolare stress dopo la
Prima guerra mondiale.
Dal punto di vista della storia nazionale il fascismo si colloca all’interno delle maglie
elastiche dello statuto albertino ma che avevano nel loro contenuto delle potenzialità
autoritarie su cu​i il fascismo ha fatto leva, in più spesso vi aggiungeva dei nuovi istituti
spesso concorrenziali con quelli preesistenti.
• Associazionismo in generale = possibilità dei cittadini di unirsi
Per il fascismo l’associazione tra cittadini mette a rischio la sicurezza dello stato che è il
bene supremo​. Per garantire questa sicurezza il fascismo opera come ha operato in altri
campi.
Si inserisce nel vuoto di potere dello stato albertino e crea nuovi istituti.
Infatti, dal punto di vista della libera associazione lo statuto albertino non diceva nulla,​ la
libertà di associazione non era menzionata, né consentita, né vietata.
Era quindi consentita, ma era fragile, perché era solo implicitamente libera, non
esplicitamente riconosciuta.
Il vuoto normativo quindi permetteva che in condizioni ‘’normali’’ di tipo liberale come con
Giolitti fosse consentita un’ampia praticabilità della libertà d’associazione, ma in momenti
invece eccezionali dove l’ordine pubblico veniva considerato come messo a repentaglio con
condizioni di conflittualità sociale la libertà di associazione veniva sospese con la
legislazione ordinaria – decreti del 1899, la cosiddetta crisi di fine secolo; incarcerati gli
oppositori, molte associazioni anche cattoliche... messe fuori legge per due anni.
Il fascismo ripete questo meccanismo con le ​leggi fascistissime, nel 1924/25/26 che
restringono di molto i poteri delle associazioni, come quelle mantenute dai contributi dei
lavoratori (sindacati, casse mutue...); azioni squadriste e sottop​osta alla vigilanza della
polizia, emanando provvedimenti che potevano non passare per il tribunale, anche solo per
il sospetto.
Legge anche sulle associazioni segrete (Massoneria) - 1925= sorta di imprinting per poi
annullare la libertà politica.
Perché contro alla massoneria? Aveva affiancato e in alcuni casi fornito anche delle strutture
per la carboneria, era una rete che si affiancava o sovrapponeva al movimento segreto
risorgimentale.
Aveva avuto una grande attività in chiave patriottica, e aveva anche appoggiato in larga
parte l’ascesa del fascismo, ma come questo ha sempre fatto nel momento in cui un
organismo si è rivelato funzionale alla sua ascesa, una volta giunto al potere il fascismo
sentiva la necessità di ridurne il potere di cui si era giovato.
Tutte le società di natura non economica, ma anche di opinione e quindi di natura politica
messe fuori legge.
poi in prospettiva tutti i partiti politici devono comunicare lo statuto, l’elenco dei soci etc. =
sottoposti al testo unico di pubblica sicurezza.
Diventa una materia di polizia.
In questo modo si arriva al regime di partito unico, prima sanzionando con i mezzi avuti
forzando lo statuto albertino e poi creando qualcosa di nuovo.

• Novità =​ Partito nazionale fascista, il partito unico​ (pilastro insieme al sindacato


unico)
Il vocabolario usato per definire le attività considerate contrarie allo stato: termine ricorrente
‘’appartenere ad associazioni sovversive’’, ‘’antinazionale’’.
(Termine già usato nell'Italia liberale)
Significa rovesciare, l’oggetto dell’azione sovversiva è l’ordine politico nel suo insieme che
diventa l’oggetto da tutelare.
Non è quindi la soggettività, l’azione politica individuale o del gruppo che viene tutelata, ma
l’effetto che questo azione laddove vada a colpire il bene superiore che non può essere
sovvertito.
Quindi la prospettiva politica è quella di mantenere il peso dell’organizzazione statuale al di
sopra degli individui e delle loro forme di rappresentazione.
La sovversione è un reato.
Statualità si estende a tutti gli ambiti della vita politica.
Sovversivo/antinazionale= mostra come l’azione dello stato viene fatta coincidere con il
perimetro della nazione creando l’aspirazione totalitaria e l’unicità che caratterizza il regime.
Lo stato coincide con la nazione e la nazione coincide con l’insieme della popolazione.
Per mettere in opera questa macchina occorre trovare un modo non solo repressivo per
arrivare a governare la società.
Il fascismo è uno stato di polizia ampiamente funzionante.
Quindi l’azione repressiva funziona ma si vuole creare qualcosa di nuovo: Alfredo Rocco =
‘’Lo stato fascista ha intrapreso una lotta contro le forze di disorganizzazione che si erano
annidate in seno allo stato’’.
Forze di disorganizzazione= tutte i corpi intermedi che la società si era data e che il fascismo
al potere ha visto come una minaccia.
Questi elementi sono forze di disorganizzazione se vengono lasciate libere, ma se vengono
sottoposte e inserite nello stato allora diventano la possibilità di fare uno stato nuovo che
risponde ai tempi nuovi che hanno dato spazio alle masse organizzate e che sono l’impronta
della modernità del 900​.
Quindi il fascismo risponde, ma avendo paura.
Ecco perché il partito unico, il canale di comunicazione con la società, non rifiuta i partiti ma
li mette fuori legge, ne lascia solo uno.
La volontà politica della società deve essere solo una, ovvero il partito, al quale vengono via
via attribuite funzioni sempre più ampie.
Ma il partito non è sempre stato cosi, assume questi tratti soprattutto negli anni 30.
Ci sono stati dei momenti con Augusto Turati alla fine degli anni 20, in cui si sono chiuse le
porte del partito e si è fatta un’epurazione interna.
In una prima fase era una sorta di milizia politica militare, costituita da elementi selezionati,
figure motivate dall’idea di una sorta di religione politica.
È diventato con il tempo un grande apparato democratico.
Il partito unico diventa tale con le leggi fascistissime e poi per statuto.
La convinzione politica era chiamata fede.
La popolazione viene organizzata per fasce d’età (Figli della lupa, Balilla etc.)
Quindi da una parte il fascismo (degli anni 30) organizza le masse per inserirle nello stato,
ma dall’altra le depoliticizza.
La provincia era l’articolazione territoriale più importante, con a capo il federale.
Dal punto di vista dell’eredità (lo riprenderemo): è chiaro che la costituzione repubblicana
ripristina il pluralismo politico ma nel nuovo stato democratico viene individuato il partito
come il canale di comunicazione più importante.
Tratto che avvicina l’esperienza italiana alla statualità europea.

• Leggi sindacali, s​indacato unico
Anche nel caso del sindacato si arriva, con tappe leggermente sfasate, al sindacato unico,
perché ci sono dei momenti in cui vengono ristrette le libertà, ad esempio con il Patto di
Palazzo Vidoni del 1925 in cui le organizzazioni dei datori del lavoro e le organizzazioni
fasciste dei lavoratori si riconoscono reciprocamente come esclusivi interlocutori=>
esclusione di tutti gli altri sindacati.
Prima resi inutili i sindacati liberi, infatti nei primi tempi del partito ​solo il sindacato fascista
poteva firmare i contratti collettivi, successivamente viene riconosciuta la legittimità al
sindacato fascista come unico sindacato, al quale diventa obbligatorio iscriversi.
Il sindacato unico quindi non rifiutava le organizzazioni dei lavoratori, ma queste se lasciate
fuori dello stato diventavano forze disorganizzate.
Vengono quindi incluse all’interno dello stato, ma come?
Alfredo Rocco (autore) ​ leggi sindacali e corporative del 1929.
Per integrare completamente la società bisogna farlo anche dal punto di vista economico,
quindi si crea una nuova articolazione amministrativa dello stato: Ministero delle corporazioni
che regola il contatto tra lavoratori e datori, ma solo all’interno delle corporazioni.
=> eliminato anche il pluralismo economico.
Negli anni 30 lo stato corporativo sembrava la soluzione data dal fascismo del problema
delle ricorrenti crisi del capitalismo, ​perché le forze economiche risolvevano i conflitti tra loro
all’interno dello stato.
=> è stato una sorta di istituto originale ripreso da altri paesi (Argentina, Brasile, Portogallo,
Spagna…)

=> Quali sono state le strategie istituzionali?


- azione repressiva e autoritaria
- azione positiva di nuovi istituti

• La stampa
Il fascismo ha aumentato i controlli già esistenti, non solo la r​ichiesta preventiva, bisognava
chiedere anche il permesso di stampare,​ si colpivano gli interessi della stampa, il direttore
era responsabile penalmente di quello che veniva pubblicato.
Infatti, a causa dei continui sequestri e della colonizzazione fascista, la maggior parte di
questi giornali antifascisti erano già fuori, già prima di essere messi fuori legge nel 25.
Tutti i grandi giornali colonizzati da direttori imposti dal fascismo.
Gli altri direttamente sciolti.
Creato l’ordine dei giornalisti: albo al quale bisogna iscriversi
Da una parte riconosce vantaggi, riconoscimenti economici, sociali, garanzie su pensioni, la
mutua molto altra etc.

Per quali aspetti quindi si caratterizza lo stato fascista?


Modificazione del sistema rappresentativo= sistema proporzionale maggioritario, plebiscito
(si o no alla lista di deputati presentata dal Gran Consiglio).
• Con legge del 1939 ​viene creata la Camera dei fasci e delle corporazioni che va a
sostituire il parlamento.
Camera dei fasci e delle corporazioni
Di fatto toglie l’ultimo residuo di richiamo al sistema elettorale rappresentativo, si è membri
non a seguito di un’elezione, ma in virtù della figura che si ricopre all’interno del partito o dei
sindacati e delle corporazioni.
es. Il federale di Venezia poteva farne parte di diritto
• Introduzione del partito nello stato= fusione obbligatoria
Contradditorio nel momento in cui la libertà politica è disattivata, nello stesso tempo con il
dilagare delle competenze del partito tutta la vita è politicizzata.
Es. Magistrati; tutto il pubblico impiego doveva dare fedeltà al regime, ma anche rispetto alla
magistratura.
I poteri esecutivo, legislativo, giudiziario, devono essere indipendenti.
Il fascismo ha subordinato il potere legislativo, subordinandolo al potere esecutivo prima e
poi eliminando il parlamento e ha cercato di sottomettere il sistema giudiziario attraverso
l’azione sui singoli magistrati.
Ad un certo punto per essere magistrato bisognava essere iscritti al partito.
=>magistrato politicizzato imposto dallo stato
Va a incidere sul passaggio tra fascismo e repubblica perché i magistrati non vengono
epurati (come altri corpi).
I giovani magistrati erano cresciuti in u ambiente in cui l’adesione fascista era un’adesione
convinta.
La politica nel 1945 mette una cesura, ma i magistrati rimangono quelli.
• Il paradosso dello stato fascista= ​voler essere uno stato forte ma è riuscito ad esserlo
dal punto di vista repressivo, perché la solidità del regime, del consenso era ottenuta in
maniera coatta.
Tutto si sintetizzava alla figura del duce.
La figura di Mussolini era l’unica in grado di bilanciare le forze che si erano formate ( è
diventato mussolinismo). Il principio della leadership ha portato unità ma ha anche indebolito
le radici.
Lo stato da una parte ha negato l’autonomia della società ma ha messo in campo tutto per
organizzarla.
Struttura complessa ma fragile.
• Un altro paradosso: ​monismo/pluralismo
Lo stato era monistico (un partito, un sindacato, una sola struttura), ma, nel mentre, si
pluralizza suo malgrado, perché riproduce all’interno delle proprie strutture e ambiti la
conflittualità sociale.
es. Organismi provinciali, fascismo provinciale pieno di litigi, perché diversi interessi sociali,
forza della nobiltà nell’Italia agraria e nuove attività commerciale.
Riproducono conflittualità dei diversi interessi sociali.
Bottai ‘’il regime che non volle essere rappresentativo si fermò alla rappresentazione, fu
sempre meno un regime per divenire sempre più una regia’’.
Pluralizzazione del potere deve essere considerata come un meccanismo che si riproduce a
tutti i livelli, anche a livello sociale.
Perfino il sindacato fascista interpretava interessi ed esigenze di alcuni gruppi sociali, perché
solo lì potevano rappresentarsi, quindi di nuovo unicità e pluralizzazione.
• Mentre lo stato vuole unificare,​ nello stesso tempo sdoppia alcune funzioni.
Es. milizia volontaria​, si legalizza lo squadrismo, ma li si mette in competizione con la
polizia, i carabinieri e l’esercito. (=> di nuovo mussolinismo)
• Creazione di amministrazioni parallele ed enti, ovvero il parastato.
Il ‘’quasi stato’’​. Amministrazioni che vanno a gestire per conto dello stato le nuove funzioni.
Previdenza (Istituto Nazionale Fascista per la Previdenza INFPS)

LEZIONE 7-27 MARZO 2020 (Cassese e Fioravanti)

Formazione dello stato sociale

Caratteri fondamentali dello stato fascista nell’ambito della nascita dello stato sociale
occidentale
Cassese individua sette ​CONTRADDIZIONI​ fondamentali:
1. Lo stato fascista si proclama rivoluzionario con la creazione di un nuovo regime
ma in realtà si inserisce nella natura dello statuto albertino e dello stato liberale
precedente.
2. Vuole essere in opposizione ad altri regimi ma viene a patti con le istituzioni
liberali: la monarchia e quindi il Senato, la chiesa e instaura una relazione di
condivisione delle leve delle decisioni politiche ed economiche con il capitalismo e
la borghesia.
o​ ​continuità, integrazione, convivenza
3. Riconoscimento dal punto di vista istituzionale della società di massa attraverso
il concetto di totalitarismo.
4. Vuole ricomprendere l’interezza della società all’interno dello stato.
Ma rifiuta il pluralismo sociale anche se connesso intrinsecamente alla natura stessa
della società che non è monolitica, ma lo stato fascista vuole esserlo.
5. Corrispettiva esaltazione della figura del capo di governi perché lo stato
totalitario non può funzionare se non è guidato dalla figura del capo di governo.
Principio del duce e della guida che entra in contraddizione con la società.
6. Volontà autoritaria/ stato di polizia integrati da nuovi strumenti di controllo delle
masse attraverso i nuovi istituti.
Natura dello stato fascista è la sua intenzione monistica, ovvero concentrare il potere
nell'esecutivo del capo di governo
Ma pluralistico e particolaristico perché all'interno delle intenzioni dello stato si riversa
filtrata dal partito e dalle azioni repressive la conflittualità sociali e politiche.
Il dinamismo della società si riversa all'interno della struttura dello stato.
7. Conservatore nella volontà di riaffermazione di una gerarchia sociale esistente
è in realtà modernizzatore nelle misure che adotta soprattutto negli anni 30.

CARATTERI GENERALI:
1. Persistenza delle istituzioni liberali
2. Capacità dello stato fascista di concentrare in alcuni settori specifici che
permettono di trasformare la società come la stampa e l'associazionismo
sindacale e il sistema elettorale etc.…
3. Concentrazione autoritaria del potere
4. Pluralizzazione del potere allo stesso tempo nei nuovi istituti che vengono
creati attraverso il meccanismo dello sdoppiamento delle funzioni es. Milizia
volontaria che sdoppiava le funzioni
Quindi lo stato fascista è monolitico e pluralizzato al tempo stesso
5. Principio della leadership, il capo di governo che è l'unico che può portare
equilibrio tra le diverse componenti
6. Componente razionalizzatrice e modernizzatrice che avvicina l'Italia a quello
che avviene negli altri paesi
7. Lunga durata delle istituzioni del fascismo, si fondano sullo stato liberale ma
lasciano tracce anche nella Repubblica

La componente ​razionalizzatrice è quella che ci permette di entrare nella costruzione dello


stato sociale dello stato fascista.
La creazione da parte del fascismo di alcune leggi risponde alla crisi che investe il mondo
occidentale negli anni 30.
Lo ​stato sociale consiste nell'applicazione di nuove leggi e di nuovi istituti che prevedono
prestazioni attive da parte dello stato per garantire diritti sociali ai cittadini.
o​ ​Qual è il ​contesto storico​?
Inter-guerra, in particolare a seguito della ​crisi del ‘29.
Anni 30 sono centrali, è il momento della rivelazione dell'insufficienza delle istituzioni
economiche.
La grande guerra è quella che porta alla crisi delle istituzioni liberali.
Lo stato liberale di diritto non è sufficiente a contenere ed essere il principio del nuovo
assetto politico e sociale introdotto dalla grande guerra.
Le risposte di questa crisi arrivano da un punto di vista transnazionali perché nel primo
dopoguerra vi sono diversi tentativi generalizzati di riassestare le istituzioni degli stati per
renderle adeguati alle nuove masse.
Fase delle nuove costituzioni​: la più rilevante è quella di Weimar nel 1919 che adotta al
proprio interno il principio della socialità.
Dal punto di vista politico e istituzionale la risposta arriva subito ma non è sufficiente perché
tutti i tentativi si scontrano con la crisi.
Dal punto di vista economico invece tutti gli stati europei di diverso anche orientamento,
tranne l'unione sovietica che aveva fatto una rivoluzione proprio per uscire dall'economia
capitalistica, tentano di ripristinare la situazione precedente, cercando di considerare la
grande guerra solo come una parentesi che poteva essere chiusa.
L'assetto precedente era quello centrato sull'egemonia britannica che governava attraverso
la sterlina un'economia di mercato aperto costituito da soggetti statuali che interagivano tra
loro attraverso il libero scambio e delle valute, il cui cambio era regolato dal Gold standard.
Tutte le valute hanno un certo tasso di cambio con la sterlina.
Questa situazione è fondata sull'egemonia di un paese che in realtà aveva già perso il suo
ruolo.
Francia e Gran Bretagna dopo la guerra avevano acquisito un ruolo e altre colonie, erano
apparentemente più forte ma avevano in realtà i piedi d'argilla.
Erano ancora il punto di riferimento.
Le energie del mercato libero avrebbero portato ad una crescita generalizzata, il mercato
risolveva gli squilibri.
Questa era l'illusione seguita da tutti i governi nel dopoguerra.
Si ritorna al Gold standard che era stato sospeso durante la guerra per consentire a ciascun
paese di fare circolare maggiore moneta per poter attuare le spese militari, quindi tutti i paesi
si sono trovati in una situazione di inflazione, con più denaro delle merci.
L'illusione di poter tornare indietro è stata tenuta viva dal traino economico degli Stati Uniti
che negli anni 20 realizzano una crescita economica rapidissima con la società dei consumi
di massa.
Quindi non si vede la debolezza di GB e Francia.
La crisi del 29 è una crisi di sovrapproduzione.
Quindi crolla la borsa di Wall street e poi il resto del mondo tranne l'unione sovietica e la
Cina che stava combattendo la sua guerra civile.
Si dimostra l'impossibilità di affidare al mercato la garanzia del benessere delle economie e
delle società occidentali.
La disoccupazione di massa in primo luogo colpisce Usa e Germania (legata ai prestiti
americani).

SETTEMBRE 1931​: svalutazione della sterlina, ​fine del Gold standard


Non c'è più una valuta a cui fare riferimento per gli scambi internazionali che valgono il 60
percento e se crollano così la produzione a sua volta crolla e non riparte.
La grande crisi non aveva un termine stabilito.
Era la ​natura del sistema economico che non funzionava più​, lo ha detto anche
Mussolini nel 33 "questa non è una crisi nel sistema, è una crisi del sistema".

Quindi non se ne esce se non inventando ​nuovi strumenti​, adottati dai diversi stati
occidentali, sono esperimenti che vanno nella direzione del nuovo stato sociale, perché
questi esperimenti hanno un elemento in comune.
Gli ​elementi in comune tra i vari stati sono ​l'abbandono all'ortodossia economica​, della
fiducia nel mercato.
L'altro soggetto abbastanza forte che può sostenere le capacità produttiva e diminuire
l'insicurezza economica è lo ​stato​.
In questo momento la statualità si estende a settori che in precedenza non erano considerati
oggetto dell'intervento dello stato.
Attuata dai fascismi e dai regimi democratici, social democratici e liberali.

· ​Con il ​fascismo italiano​, dal punto di vista economico e finanziario, i principali


elementi di ​razionalizzazione​ economica sono ​nuovi istituti nella struttura esistente​.
o ​Istituto immobiliare italiano (INI): serve a riordinare il sistema bancario
italiano sotto la guida e attraverso l'investimento dello stato.
o ​Istituto per la Ricostruzione Industriale (Iri): serve a dare ordine sugli
investimenti delle banche nelle industrie, quindi per sostenere le industrie.
I tecnici del New deal vengono a studiare le soluzioni italiane e viceversa.
ð ​Lo stato diventa imprenditore, non è che aiuta e fa le commesse industriali, ma lo stato
assume anche una funzione finanziaria.
Questo è l'ampliamento dello stato razionalizzatore.

Poi anche nelle ​politiche sociali del fascismo che fanno sì che le diverse categorie di
lavoratori abbiano delle misure di protezione relative ai diversi campi della sicurezza sociali,
come le assicurazioni contro gli infortuni, la vecchiaia, la disoccupazione, etc. (​assistenza
sanitaria​).
Queste misure sono collegate alle categorie, ogni categoria in funzione del tipo di contratto
collettivo siglato, e quindi anche in funzione degli oneri fiscali che va a sostenere, in
sostanza in funzione alle diverse tasse che paga, ha delle diverse prestazioni e queste
prestazioni venivano erogate attraverso le casse mutue.
Ogni categoria aveva la sua cassa mutua e ogni diversa esigenza aveva la sua cassa mutua
(per la sanità o per le vacanze dei bambini dei giornalisti ad esempio) = estremamente
particolaristico​.
Questa è l'origine del welfare state.

·​ ​Qual è ​l'impronta politica​ di questo welfare state? Importante.


>​ ​NEI FASCISMI
Italia:
Ha due aspetti:
1. ​Concessione alle categorie
Essendo legato alle categorie tende a dare categorie al regime politico.
Provvede attraverso nuove misure provvedo a te non perché tu ne hai diritto ma perché il
regime è buono.
La politica sociale del regime era molto enfatizzata e si riferiva alla provvidenza del duce.
Quindi non erano prestazioni dovute ad un insieme di diritti connessi all'individualità del
cittadino, ma attraverso all'appartenenza di un determinato settore sociale.
2. ​Orientamento alla potenza nazionale
L'obiettivo è il miglioramento dell'economia nazionale.
Il fascismo si limita a voler un'Italia forte e competitiva.
Quindi l'obiettivo è la potenza della nazione
La finalità non è la libertà dell'individuo.

Germania:
Questo secondo punto nel caso del nazismo si aggiunge alla ​finalità della politica di riarmo e
di guerra​.
La Germania invece dopo che Hitler diventa cancelliere, subito affida ad un tecnico le redini
della sua economia (​Schacht​, presidente della banca centrale tedesca).
Lui intende razionalizzare l'economia tedesca guardando al modello dell'economia di guerra
della Prima guerra mondiale e intende produrre lo stesso tipo di relazioni tra lo stato e le
forze di produzione che c'erano durante la Prima Guerra Mondiale.
Quindi lo stato al centro e gli imprenditori e le forze sindacali che vengono tutte riconosciute
e tutte collaborano, saltano completamente il parlamento, infatti questo viene reso non
influente.
Tutto guidato dallo stato, in pochissimi anni la macchina industriale tedesca ha ripreso il
ritmo, la disoccupazione è stata completamente assorbita.
Si aggiungono le ​prestazioni sanitarie​, ma all'interno di un sistema che non è solo
corporativo ma è completamente indirizzato all'economia di guerra.
La forza della nazione non era militare per il fascismo, mentre per il nazismo sì.
Questa economia integrata alla funzione di potenza nazionale ma che provvede anche alla
sicurezza dei cittadini è quella che ha funzionato di più.
Gli autoritarismi europei hanno guardato a questo modello.

>​ ​MODELLI SOCIAL-DEMOCRATICI/LIBERALE/DEMOCRATICO

Usa-New Deal​:
Primo modello di sicurezza sociale liberale e democratico.
Primo New deal​: misure razionalizzatrici molto simile a quella attuate dal fascismo italiano.
Anche Roosevelt ha fatto un salvataggio delle banche, un programma di opere pubbliche,
ripresa industriale…
Leggi per riordinare.
Secondo New deal​: programma di sicurezza sociale.
Il cittadino in quanto tale aveva diritto alla protezione sociale, aveva diritto a ridere da parte
dello stato una serie di prestazioni.
Guidato dal pensiero economico di ​Keynes con le sue teorie al sostegno del mercato da
parte dello stato.
In questo caso va però precisato che:
1. Storicamente la ripresa dell'assorbimento dei problemi economici causati dalla
crisi avviene sì, attraverso le misure economiche dello stato sociale, ma
soprattutto dopo l'ingresso in guerra degli Usa, perché questo comporta la ripresa
dell'industria.
2. In secondo luogo, smantellamento di misure sociali dopo la 2gm.
Questo avviene anche nel 1861 con la liberazione degli schiavi, approvata da Lincoln,
scoppia la guerra civile e gli stati del sud disattendono le indicazioni e bisogna
aspettare gli anni Sessanta del 900 per vedere il riconoscimento dei diritti civili per i
neri americani.
Ora infatti il sistema sanitario pubblico non c'è.

Paesi Scandinavi (Danimarca, Svezia e Finlandia):


Alternativo al modello fascista.
Modello che forma ​l'imprinting di quello che sarà chiamato il ​compromesso social
democratico​.
È fondato su: vasto programma di riforme sociali, sussidi di disoccupazione, svalutazione
monetaria, protezionismo (necessario per il welfare state perché lo stato deve poter
controllare dove vanno a finire gli investimenti che vengono dati), redistribuzione della
ricchezza, interventi pubblici di sostegno al lavoro e sostegno alla domanda interna con
finalità di equità sociale.
=> Alte tasse per tutti perché i vantaggi dei servizi finanziati da queste alte tasse vanno a
vantaggio di certe categorie che con il loro reddito non potrebbero permettersi ad esempio le
cure.
Questo modello ​si afferma solo nel secondo dopo guerra perché verrà reinterpretato in
chiave universalistica dalla Gran Bretagna.
Universalistico​ significa rivolto a tutti.

·​ ​Cittadinanza sociale​, connessa all' universalismo delle prestazioni dello stato sociale.
Prestazioni universalistiche vuol che anche se io sono indigente, un disoccupato che quindi
non paga le tasse, se ho bisogno del sistema sanitario posso accedervi comunque in
funzione del fatto che sono cittadino ed ho quindi diritti sociali.
=> ​Indivisibilità dei diritti fondamentali​.
Ovvero i diritti civili (ho il diritto al rispetto della mia persona), diritti politici e diritti sociali.
Il contratto sociale tra individuo e stato= lo stato si fa carico perché io cittadino ne ho il diritto.
L'autore che ha sistematizzato questo concetto di cittadinanza sociale è Alfred Marshall.
Si crea un nuovo legame tra cittadini e stato che prevede da parte dello stato un'azione
positiva, lo stato non deve solo difendere i cittadini dall'aggressione di una potenza politica.
Deve difendere i cittadini anche dai rischi normali dell'esistenza.
I cittadini pretendono che i diritti sociali vengano riconosciuti.
L'intento è quello di:
1. Garantire la libera estrinsecazione della personalità di ognuno.
Libertà di ciascun individuo di realizzare sé stesso.
2. I diritti sociali hanno una natura redistributiva perché la redistribuzione va a
favore delle categorie che quelle prestazioni non possono permettersele.
Le prestazioni dello stato vengono però finanziate con la ​fiscalità generale​.
Quindi c'è una porzione di prelievo fiscale nei redditi di ciascuno che servono a finanziare
queste prestazioni, indipendentemente dal fatto che il cittadino se ne serva o meno.
Questo prelievo è regolato dalla legge.
Quindi è prevista una ​reciprocità tra cittadini e stato.
È un ​nuovo contratto sociale​.
Es​. Servizio sanitario nazionale
Io posso riceve le cure contro il tumore anche se sono disoccupata, ma posso anche pagare
tutta la vita la mia porzione di contributo a sostegno del sistema sanitario e non mettere mai
piede in ospedale.
Questa è la redistribuzione.

· ​Istruzione, diritto alla salute (affermato lentamente e non ovunque nello stesso
momento) sono temi del diritto sociale.
I ​diritti sociali sono storici perché si affermano in un certo momento, ma anche perché nei
diversi momenti e nei diversi luoghi la loro estensione varia.
Es​. Diritto alla casa non è fondamentale nel mondo occidentale, anche se in un certo
momento lo stato ha investito in un progetto per questo, con l'istituzione delle case popolari
(soprattutto fra anni 60 e 70), ma poi c'è stato un disinvestimento.
Quindi i diritti sociali non sono ancora affermati una volta per tutte.
Ad esempio, prendendo l'istruzione il diritto si è affermato nel tempo e lentamente, con la
legge casati inizia l'obbligo all'istruzione, e lo stato deve fornire le strutture per l'istruzione
generalizzata.
Certo, nel tempo, si è modificata e frastagliata, per esempio le scuole chiedono dei contributi
che aiutino ad erogare la prestazione richiesta, ma in teoria ancora sarebbero consentite a
tutti.
Negli anni Trenta vi è questa congiuntura particolarmente densa perché nasce dalle
condizioni economiche, la crisi del capitalismo e dell'ortodossia delle misure economiche
adottate dagli Stati, a una pressione corrispondono delle trasformazioni generalizzate sul
terreno delle istituzioni.

LEZIONE 9-3 APRILE 2020


Stato sociale in Europa-Welfare State
Testo di riferimento:
• Chiara Giorgi; Le istituzioni del welfare
• Ugo Asproli
Cosa si intende per stato sociale? Come si sovrappone o può essere considerato
equivalente all’espressione welfare state?
Il termine welfare state è stato usato per la prima volta nel ‘900 dall’economista liberale Jhon
Hobson = insieme di interventi pubblici varati tra il 1945 e il 1951 dai governi laboristi
britannici Piano Beveridge 1942, formulato la prima volta, ma operato dal 44 nel dopo
guerra
Il termine è stato poi utilizzato ai piani elaborati in Svezia e poi negli altri paesi scandinavi
sempre nei decenni post-bellici.
Da questo punto di vista l’espressione welfare state corrisponde a quella di ‘’stato sociale’’,
ma ad una particolare fase dello stato sociale, mentre con l’espressione stato sociale
intendiamo tutto il processo di estensione dell’intervento pubblico in termini di assistenza e
previdenza alla popolazione, intervento iniziato negli ultimi decenni dell’800.
Quindi i due termini sono sovrapponibili, ma solo per questo periodo.
Non possiamo parlare di welfare state per i decenni precedenti alla Prima guerra mondiale,
come nel periodo interbellico vengono poste le premesse, ma non si tratta ancora di welfare
state in senso compiuto.
possiamo considerare => welfare state come una serie di interventi pubblici.
Politologo Ferrera (approfondimento)=insieme di interventi pubblici connessi al processo di
modernizzazione i quali forniscono protezione sottoforma di assistenza, assicurazione e
sicurezza sociale, introducendo inoltre specifici diritti sociali nel caso di eventi prestabiliti
(Es. maternità: si ha il diritto di maternità che si deve svolgere in condizioni di sicurezza),
nonché specifici doveri di contribuzione finanziaria, cioè le tasse, cruciale nel caso del
welfare state, finanziati dalla fiscalità. Occuparsi
Il concetto di politiche sociali:
Accezione più restrittiva che storicamente si è affermata per prima, in germana, che
limita le politiche alla previdenza e all’assistenza
Accezione più estensiva, affermata storicamente i GB, che comprende anche la
sanità, l’istruzione e le politiche abitative
Previdenza= si riferisce ai principali schemi assicurativi obbligatori riferiti ai principali eventi
che riguardano tutte le esistenze sociali individuali es. vecchiaia, invalidità, infortuni sul
lavoro, malattie professionali, disoccupazione, maternità, assegni familiari
=> Erogazione di prestazioni standardizzate in forma automatica
Assistenza sociale= si distingue perché è un intervento pubblico ma selettivo, fornito per
surrogare l’inefficienza dei mezzi privati di specifici casi di cittadini non in grado di
provvedere alle esigenze della loro quotidianità
=> Non in maniera automatica, ma con degli accertamenti con l’ISEE (es. esenzione della
mensa)
Tutte queste azioni rientrano nel raggio d’azione dello stato sociale.
Lo stato sociale ha avuto il massimo sviluppo tra anni 40 ad anni 70, con la svolta
neoliberista che ha messo in discussione proprio lo stato sociale, Margaret Thatcher ha
detto che la società non esiste, ma esistono gli individui.

Periodizzazione:
1. Fase di emersione dello stato sociale, dagli ultimi decenni dell’800 fino alla Prima
guerra mondiale.
Emerge lo stato sociale come un qualcosa di cui lo stato deve occuparsi, emerge la
necessità di politiche sociali.
La nascita dello stato sociale è connessa allo sviluppo del processo di secolarizzazione.
Lo stato va oltre alle azioni solite dello stato giurisdizionale della prima fase dello stato di
diritto.
Con l’assorbimento all’interno del raggio dello stato di azioni rivolte al benessere materiale
dei cittadini, all’amministrazione della giustizia e alla garanzia della pace interna.
Si ampliano quindi in questo modo gli strumenti del potere, per provvedere a maggiori
necessità comportano anche il benessere materiale dei cittadini, quindi lo stato deve
ampliare la sua burocrazia.
Processo di secolarizzazione in origine e poi tra 800 e 900 diventa un processo di
pubblicizzazione= trasformazione in politica pubblica di attività prima svolte da privati.
Il contesto in cui emerge la prima fase delle politiche sociali è quello della prima
industrializzazione con i cambiamenti sociali che questa comporta.
Lo stato deve ampliare la burocrazia, acquisisce istituti che prima erano di privati=>
pubblicizzazione
contesto è quello della prima industrializzazione con i cambiamenti sociali che questa
comporta.
cambia il concetto di povertà= condizione prodotta dal processo di modernizzazione dell’800
non più una colpa sociale, non più colpa individuale, essendo lavoratori salariati si può
essere poveri,
è il prodotto stesso della modernità.
È la condizione della prima industrializzazione.
Questo concetto nuovo di povertà introdotto dall’economia di mercato ad un certo punto ha
dovuto essere preso in carico dai governi.

Nel 1601, sotto Elisabetta I, le Poor Laws avevano un significato contemporaneamente


assistenziale perché erogavano dei sussidi ai poveri, ma erano anche repressive, perché il
povero andava punito per il fatto di non lavorare=> la sua esistenza sociale andava
regolamentata attraverso l’internamento in strutture dedicate, era una sorta di ricovero
forzato 1. negli ospizi se si era inabili al lavoro 2. nelle work house se si era invece in grado
di lavorare=> lavori forzati
Si rimuovono dal corpo sociale i soggetti che ne alterano l’equilibrio e l’ordine pubblico.
la povertà era quindi una colpa da rimuovere e disciplinare.
fino a che la povertà non è diventata un prodotto della modernizzazione.
Non poteva essere più internata
Possibilmente gli operai venivano allontanati dai centri cittadini, vi era un criterio di
compartimentazione delle aree residenziali in modo da non interferire troppo, tuttavia con la
rivoluzione francese e poi con la liberalizzazione del mercato del lavoro a seguito della quale
cambiano le classi del lavoro e private del corporativismo, e quindi esposte alla compra
vendita della propria forza lavoro senza protezione, la povertà diventa intrinseca al
lavoratore salariato industriale e poi anche di quello agricolo.
Il momento di passaggio è il mercato del lavoro.
Momento in cui il cambiamento del concetto di povertà= 1834 con l’abolizione delle poor
Laws reform act che abolisce le work house, MA allo stesso tempo, a seguito della
liberalizzazione del mercato del lavoro lo stato si ritira dall’assistenza e dalla tutela dei
poveri.
Fase in cui il potere pubblico non attua più alcuna misura, il povero di antico regime rimane
gestito soprattutto da privati, ma per i poveri salariali lo stato si ritira, non vi è più nulla.
La povertà non è più una colpa.
=> nei decenni centrali dell’800 vi è una serie di risposte al problema sociale del lavoro
salariato in condizioni di indigenza, proposte delle tradizionali classi dirigenti nelle città con
ceto dirigente nobiliare che conserva una propria preminenza nella gerarchia sociale (es.
Venezia, Firenze, Roma…)
i ceti dirigenti provvedono con la beneficienza privata con un carattere sistematico, non
occasionale, è semi-pubblico in un certo senso, perché permanente.
poi ci sono le società di mutuo soccorso che invece cercano di rispondere dal basso, a
partire dalle categorie di lavoratori o dai quartieri, quindi auto-organizzazione delle classi
sociali
=>Diverse risposte di carattere privato, o paternalistico o mutualistico.

Il processo di pubblicizzazione è l’assunzione in proprio da parte dello stato delle azioni


prima svolte dalla beneficienza privata o dall’azione mutualistica; questo avviene nell’ultima
parte dell’800.
Non vi è una sostituzione meccanica vi è un periodo di compresenza e integrazione e poi via
via prevale il soccorso pubblico, ma non è una fase netta.

Bismark = matrice di modello di politiche sociali definite occupazionali, basate sulle esigenze
di specifiche categorie, nel tempo accantonano una parte del loro stipendio per confluire in
un fondo dello stato.
Atto di nascita delle politiche sociali del 900.
In Italia nel 1898 si adotta una misura simile, assicurazione obbligatoria per determinate
categorie di lavoratori.
Il modello bismarckiano si avvia a poco a poco.

Poi ci sono altri esempi ispirati ad una modalità diversa.


Svezia 1913=pensioni di invalidità e vecchiaia secondo un principio universalistico,
finanziate dalla fiscalità generale => non dipende da quanto ho versato.
Es. Sono anziano => diritto alla pensione.
Anche in Danimarca e Nuova Zelanda.

Le pensioni di vecchiaia sono state previste anche in GB;


1909 People’s Budget (Ministro=Lloyd George; primo ministro= Asquith)
Grande importanza simbolica più che economica.
Era in corso la corsa agli armamenti=> la GB competeva con la Germania per la costruzione
di navi da guerra => doveva alzare le tasse per provvedere le spese militari, ma questo
governo liberale d’ispirazione labourista ha deciso che non voleva mettere in opposizione le
spese militari con quelle sociali.
Legge per le pensioni e hanno voluto approvarla non al posto delle spese militari, ma
insieme.
Burro o cannoni? No, burro e cannoni => servono più soldi ed elevare le tasse, quindi fanno
pagare più tasse a chi ha più soldi.
Le maggiori risorse le avevano i grandi aristocratici, colpiti da una durissima legge che
interessava la grande proprietà fondiaria rappresentata dalla camera dei Lord.
Camera dei Lord osteggia questa legge perché avrebbero dovuto pagare il grosso di questo
programma, il governo ha quindi ridotto il potere di approvazione dei bilanci stati di questa
camera.
Momento di passaggio = evidente il risvolto politico e sociale nelle politiche sociali e la loro
natura redistributiva, ovvero che queste politiche costituiscono dei redditi indiretti per le
classi inferiori.
=> grandissima macchina di redistribuzione sempre se la fiscalità è progressiva.
Si sono determinate già al termine della fase i due tipi di stato sociale; occupazionale e
universalistico.

La responsabilità dello stato nelle politiche sociali è il frutto di un vastissimo dibattito tra le
classi dirigenti europee, grosso dibattito transnazionale.
Germania= maggiori protagonisti, i Socialisti della Cattedra che dal 1872 (Shmoller,
Brentano, Wagner) affermano che sia lo stato a dover adottare le politiche sociali.
Cattolicesimo sociale= Brentano era un cattolico, Kettler maggiore esponente del
cattolicesimo sociale (anche Toniolo in Italia) influenzano il rerum novarum del papa
Socialisti= Bernstein=> anche il socialismo riformista
Pensiero corporativista.

=>tutti si occupano di questo tema


Caso italiano:
- Crispi negli anni ’80, con le riforme crispine, trasforma le opere pie private in istituzioni
pubbliche di assistenza.
- Nel 1898 è la prima legge per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni che si
accompagnava ad un programma pubblico di pensioni di vecchiaia e invalidità (queste però
facoltative)
=>adotta il modello tedesco
Programma italiano esclude i lavoratori agricoli (la maggioranza)
- Periodo giolittiano= grande dibattito (anche a livello europeo)
Vi è un nuovo istituto, il Consiglio Del Lavoro, ma è un organo pubblico che consiglia i
progetti al governo, ma in realtà le leggi sociali non vengono attuate.
Vi è una certa accelerazione di politiche sociali con l’introduzione delle assicurazioni
obbligatorie dopo la Prima guerra mondiale.

Quindi in generale nella prima fase:


Vi è un nesso strutturale con la modernizzazione industriale.
Due strade: modello occupazionale e modello universalistico.
Emersione del risvolto politico; Bismark era un conservatore, Crispi era democratico
ma voleva attuare una politica stabilizzatrice una volta al governo.
Il fatto che sia stato Bismark ad attuare per primo il programma di assicurazioni obbligatorie
ci dice che l’intenzione politica era quella di prevenire l’iniziativa dei partiti operai e socialisti
=> azione preventiva nei confronti del successo del socialismo
Quindi il vecchio concetto di paternalismo sommato all’intenzione antisocialista produce quel
meccanismo dall’alto che è il tratto del conservatorismo tedesco, ma anche il tratto esteso
agli altri paesi europei.
Laddove le politiche sociali sono iniziativa dei partiti operai e popolari allora hanno un
significato di parziale emancipazione.
Quindi oltre alla differenza organizzativa, c’è anche differenza politica.

2. Prima affermazione di sistemi di stato sociale nel periodo interbellico


(lezione scorsa)
Prima formazione degli stati sociali che si sarebbero sviluppati in sistemi di welfare nel
secondo dopoguerra.
Negli anni 30 soprattutto il rilancio di politiche pubbliche sono una risposta alla crisi dello
stato del primo dopoguerra attraverso le nuove costituzioni che riconoscono i diritti sociali
(Weimar)
Poi anche risposte alla crisi del ‘29.
Grande suddivisione tra politiche sociali di regimi autoritari che come obiettivo hanno la
difesa dell’integrità (razziale) del popolo => Finalità NAZIONALE
VS
politiche liberali a sostegno del singolo, alla tutela sociale individuale per permettere
l’emancipazione del singolo. => Finalità INDIVIDUALE
Mezzi non completamente diversi.
ES. Fascismo=modello occupazionale ma sulla base dei decenni prebellici.
Nuovi organismi e strumenti per governare l’economia dopo la crisi del ’29.

3. Massimo sviluppo della generalizzazione, tutti i paesi occidentali dopo la seconda


guerra hanno massimizzato la portata del welfare
4. Fase di un parziale e selettivo smantellamento dei paesi di welfare dei paesi
occidentali, dopo le politiche neoliberiste

LEZIONE 9-10 APRILE

Cassese solo primo capitolo


Ascoli e Ferrera leggi
Giorgi studia

Esame:
1. A partire dai testi dei Moodle
2. Argomento delle lezioni
3. Domanda più specifica e approfondita

STATO SOCIALE IN EUROPA


Fasi di affermazione dello stato sociale:
1. Fase larga e disuguale nei diversi paesi di preparazione che arriva fino alla guerra
mondiale.
2. Periodo interbellico in cui vengono poste le premesse vere e proprie sia nei regimi
autoritari che democratici e liberal-democratici.
3. Massimo sviluppo della generalizzazione, tutti i paesi occidentali dopo la seconda
guerra hanno massimizzato la portata del welfare
Momento di generalizzazione e di massima diffusione e incremento delle politiche sociali e
della costruzione di veri e propri stati sociali.
Momento in cui le azioni di intervento dello stato a sostegno dei diritti sociali della
popolazione, indivisibili, raggiunge la massima estensione.
Va ​dalla seconda metà degli anni 40, dopo la Seconda guerra mondiale, fino alla metà degli
anni 70.
Si diffonde il modello universalistico ​che ha la sua origine con il caso svedese nel periodo
interbellico, nel quale la tassazione, la fiscalità generale finanziava in primo luogo le pensioni
di anzianità e sganciava le prestazioni sociali dalla contribuzione fiscale dei cittadini, ma​ i
cittadini in quanto tali, nel modello universalistico hanno titolo ad essere fruitori di politiche di
protezione.
Si è avviato in Svezia e poi nei Paesi Scandinavi, ma ha ​acquisito il suo imprinting storico
con il Piano Beveridge pubblicato nel 1942.
L'importanza della Gran Bretagna deriva dal fatto che l'adozione del modello universalistico
con il Piano Beveridge ​è avviata come una scelta politica, non semplicemente come una
tecnica della previdenza sociale.
È una scelta politica vera e propria che avviene in tempo di guerra, il coinvolgimento della
totalità della popolazione in GB nel resistere all'attacco nazista si connette all'universalismo
delle politiche sociali.
Quindi come una sorta di risarcimento per la partecipazione allo sforzo bellico,​ il progetto di
welfare britannico è stato altrettanto universalistico.
In questo senso, reca un segno più forte dal punto di vista politico e del suo impatto
ideologico anche al di fuori dei confini; ha maggiore forza espansiva di quello Scandinavo.
(Non tenere conto dell'opposizione welfare nel testo di Giorgi)
Nel dopoguerra quindi i due macro-modelli di stato sociale sono il modello universalistico e il
modello occupazionale a differenza del periodo interbellico in cui i due grandi modelli erano
le politiche sociali dei paesi totalitari e dei paesi democratici.
Questa bipartizione nel secondo dopoguerra si trasforma in modello universalistico (GB,
Paesi Scandinavi e paesi del Commonwealth, ovvero Nuova Zelanda, Australia, Canada e
Sudafrica) e modello occupazionale. (Testo di Ferrera)

• Modello universalistico= Beveridge


Comporta fiscalità generale ed erogazione a tutti i cittadini delle prestazioni di protezione
sociale indipendentemente dal reddito.

• Modello occupazionale= Bismarck


Prime assicurazioni sociali negli ultimi decenni dell'Ottocento.
Lega le prestazioni alla professione svolta dai cittadini, quindi al tipo di contribuzione sociale​,
e all'estensione delle prestazioni sociali a cui la professione da origine.
Questo è anche il modello che si è costruito e perfezionato in Italia nei primi decenni del
900, nel periodo fascista e anche dopo la sua caduta, nei primi decenni dell'Italia
repubblicana.
Quindi nel caso italiano vi è una dissimmetria tra il riconoscimento di tipo universale della
cittadinanza sociale che troviamo dichiarata nella costituzione repubblicana del 1948 e la
concreta struttura delle prestazioni sociali che non viene riformulata ex novo con l'istituzione
della Repubblica ma che invece si costruisce sulla base delle premesse poste nei decenni
precedenti.
Segno molto incisivo di quanto è stato costruito nel periodo liberale e di quello fascista che
distingueva le categorie e sulla base del contratto collettivo aveva le proprie diverse
previdenze sociali.
Ad esempio, i giornalisti avevano un'ampia copertura, i loro figli avevano le colonie estive,
pensioni ricche e copertura sanitaria ampia, mentre i ferrovieri avevano una copertura molto
ridotta.
Ogni categoria aveva la sua cassa mutua.
Italia, Germania, Francia, Belgio avevano queste premesse.

Tuttavia, ​questi due modelli in periodo interbellico condividono alcune condizioni storiche
generali che sorreggono l'espansione di entrambi i modelli​.
"Compromesso social-democratico":
Non interessa solo i paesi con partiti social-democratici al potere.
Si chiama così perché dà vita ad un fondamentale scambio che avviene in questi termini: è
uno scambio tra lo stato che attraverso il governo riconosce legittimità, dà molto spazio nella
definizione delle attività politiche e della linea di politica sociale ed economico​.
Lo stato attraverso il governo dà spazio ai grandi sindacati, soprattutto del lavoro
dipendente, relativamente a politiche sociali ed economiche.
Es. Lo stato prima di adottare una misura che va a interessare i redditi delle famiglie come
ad esempio l'aumento del prezzo della benzina, consulta i sindacati.
I sindacati dicono che non è sostenibile, i governi però ne hanno bisogno per forza per
finanziare le scuole.
Alla fine, ci si accorda magari per un aumento più limitato sulla benzina e si aumenta il
prezzo delle sigarette.
Questo è un esempio di contrattazione tra governo e parti sociali per la politica economica.
I sindacati sono forti, tutti i lavoratori tendono ad iscriversi ai sindacati.
Il compromesso social democratico fa sì che la difesa dei redditi del lavoro dipendente entri
in maniera sistematica, attraverso questa contrattazione, all'interno delle preoccupazioni del
governo.
Quindi il lavoro dipendente ha costantemente una sua rappresentanza all'interno dei
governi, ​a loro volta però i governi possono chiedere ai sindacati che le scelte politiche
vengano accettate e riconosciute dalle grandi masse di lavoratori.
Questa è il meccanismo che in modi diversi ha caratterizzato la grande crescita economica
occidentale che va dalla metà degli anni 40 alla metà degli anni 70 = enorme produzione di
ricchezza, crescita del PIL, età dell'oro, ma attraverso il compromesso questa grande
crescita si è trasformata anche in una redistribuzione della ricchezza stessa.
Tutta la popolazione ha accresciuto la propria disponibilità economica e in proporzione le
classi subalterne sono cresciute di più di quelle superiori.
Caso rarissimo nella storia.
Il lavoro dipendente è stato particolarmente difeso ma particolarmente gravato dalle imposte,
mentre il lavoro autonomo è stato meno difeso e meno gravato dalle imposte.
Questa macchina funziona solo se finanziata.

Effettiva misura di giustizia sociale accorciando le distanze di reddito.


Questo avviene sia nel modello occupazionale che in quello universalistico (dove è più
forte).
I due modelli nel corso dei trent'anni tendono a convergere, nel senso che​ i modelli
universalistici iniziano a adottare delle misure delle misure integrative su base
occupazionale, aggiungendo ad esempio delle prestazioni ulteriori.
I modelli occupazionali nel tempo adottano per particolari comparti delle misure di tipo
universalistico.
Quindi attorno la metà degli anni 70 le due linee si sono sovrapposte e integrate tranne negli
Usa che al contrario che tra i primi hanno dato la spinta con il New deal ma che nel secondo
dopoguerra hanno mantenuto il modello occupazionale, o meglio residuale, ovvero che lo
stato interviene solo nel caso in cui l'individuo non riesce con le sue assicurazioni private a
garantirsi le misure di sicurezza (e nemmeno sempre).
Obama ha provato ad approvare un piano sanitario ma senza successo.
Le premesse di questo compromesso vengono poste nel periodo interbellico per alcuni
paesi (no Germania e no Italia, perché sciopero vietato e quindi i sindacati non avevano una
sorta di potere di ricatto).
Le classi sociali manifestano le loro aspirazioni contro i governi in carica che si confrontano
con la società organizzata e trovano momenti di compromesso.
Nel secondo dopoguerra questo si generalizza.

Nel caso italiano, con modello occupazionale ereditato dal fascismo, si innestano via via
delle misure di tipo universalistico.
Le politiche scolastiche e abitative sono le più universalistiche; con la riforma della scuola
media obbligatoria si innesta una forma che tende in maniera universalistica a riconoscere il
diritto all'istruzione come gratuito e generalizzato.
Nel caso italiano, come in altri, si sono inseriti modelli universalistico e nel caso italiano la
tempistica è stata peculiare perché la gran parte delle riforme universalistiche sono state
approvate dopo il ciclo di conflittualità degli anni 60/70, dopo il cosiddetto autunno caldo che
ha rafforzato i partiti socialisti e comunisti, di sinistra di massa.
I partiti di sinistra insieme alla Democrazia Cristiana rimasta fino agli anni 90 hanno
approvato una serie di riforme negli anni 70.
Alla fine di questo ciclo di riforme, nel 1979 è stato creato il sistema sanitario nazionale
(ULSS e poi ASL) grazie al ministro della salute, Tina Anselmi.

• Fiscalità generale
• Compromesso socialdemocratico
• Redistribuzione dei redditi sostenuta dalla conflittualità libera che c'era
• + fordismo

Negli anni 70 questo meccanismo si blocca.


• Crisi del dollaro nel 1971 (stabilità convertibilità con Bretton Woods nel 1944).
• Crisi petrolifera nel 1973.
• Crisi fiscale degli stati occidentali.
Le tasse si sono alzate sì, ma ad un certo punto si sono dovuti indebitare con paesi esteri e
con i cittadini con l'emissione dei buoni del tesoro, ovvero i cittadini prestano soldi e vengono
loro restituiti con gli interessi.
In Italia l'indebitamento è molto alto.
Nel momento in cui si innesca la crisi, quando i redditi non sono più così elevati, gli acquisti
calano e i prezzi salgono ma il movimento di merci non compensa => inflazione e
stagflazione (stagflazione).
=> Deindustrializzazione e delocalizzazione
Le industrie si spostano all'estero dove le tasse sono più basse.
Tutto il compromesso social democratico viene messo in discussione​, i sindacati sono stati i
primi colpiti e messi in discussione dalle politiche neoliberali stabilitesi.
Il mondo occidentale ha dovuto riconoscere i limiti delle risorse naturali, ma anche della
protezione sociale.
I diritti sociali sembrano qualcosa di non revocabile, ma dopo questa crisi questi potrebbero
esserlo stati.

4. Fase di un parziale e selettivo smantellamento dei paesi di welfare dei paesi


occidentali, dopo le politiche neoliberiste
Politiche neoliberali.
Fase della deindustrializzazione e crisi del fordismo.
Margaret Thatcher in GB diventa primo ministro e avvia questa nuova fase in cui il
presupposto è il ritorno dalla società agli individui con diritti individuali, civili e politici ma non
sociale.
Ronald Reagan invece negli Usa.
Tutta l'Europa si indirizza sulla politica neoliberali, con lo smantellamento selettivo dei diritti e
delle politiche sociale e una ridefinizione dell'imposizione fiscale che andava in direzione
contraria alla redistribuzione del reddito.
Non a caso la disuguaglianza di reddito ha cominciato ad aumentare.

Si è ampliata l'area del riconoscimento dei diritti civili.

Neoliberismo= Hayek, economista austriaco (agli antipodi di Keynes, con la sua politica di
politica sociale nel New Deal e in GB).
Hayek insegnava a Cambridge nel periodo tra le due guerre non era considerato perché si
stava affermando il mainstream di Keynes.
Secondo Hayek il mercato possiede senza dubbio le potenzialità per garantire la continua
produzione di ricchezza nonostante le crisi.
Non c'è bisogno di politiche sociali perché il mercato può rialzarsi ad una condizione, ovvero
che lo stato non sia agnostico, ma che lo stato adotti delle politiche che facilitano non la
redistribuzione dei redditi ma la circolazione finanziaria e monetaria.
Lo stato deve essere in funzione dei bisogni dei grandi gruppi capitalistici finanziari.
Il neoliberismo non prevede solo lo smantellamento delle politiche sociali, ma anche
funzionalità alle esigenze dei grandi gruppi finanziari.
A partire dagli anni 80 e 90 diviene il mainstream.
Elogio della concorrenza e della aziendalizzazione anche applicato alle politiche sociali.
Tutto ciò che fa parte della sfera pubblica è perdente.
"La via della servitù" è il suo volume contro le politiche di welfare.
Massacro sociale in molti casi.
Questa crisi attuale potrebbe far dubitare su questo pensiero.
Questa fase tuttavia non ha completamente eliminato le acquisizioni precedenti.

Quest'ultima parte della lezione dovrebbe aver messo in evidenza un passaggio


fondamentale.
È la grande crisi degli anni 70 che ha innescato il ripensamento del ruolo dello stato
nell'economia.
Il tema della statualità contemporanea si sviluppa e si trasforma con uno stretto intreccio al
contesto economico e sociale in cui prende forma.
La sinergia tra queste due dimensioni è costante.
Il rapporto non è meccanico, non è che cambia l'economia e cambia lo stato, il punto
fondamentale è che la comprensione della statualità contemporanea dal punto di vista
storico non può prescindere dalla sua collocazione nel contesto più ampio della condizione
economica e sociale in cui prende forma.
Statualità e mercato.
La grande crisi del 29 ha innescato le politiche keynesiane a sostegno dei redditi pensando
che il mercato non poteva essere sufficiente da solo per superare la crisi.
Questo ha innescato un cambiamento nella forma e nell'intervento dello stato nella società.
La crisi degli anni 70 ha ridefinito gli ambiti e soprattutto i modi di intervento dello stato nella
società.
Più in generale è l'affermazione dell'economia di mercato nell'800 basata sulla libertà di
commercio e di circolazione, della società corporata che fa emergere la questione sociale e
le prime azioni di intervento dello stato con le assicurazioni obbligatorie di tipo Bismarckiano.
Vi è quindi un nesso originario tra stato e mercato concepito all'interno degli stati stessi, ma
che riguarda anche l'espansione all'esterno degli stati.
La statualità occidentale westfaliana che si associa alla dimensione di nazione, non solo si
afferma in Europa ma si espande insieme all'espansione commerciale e militare.
Statualità europea e colonie: quali forme la statualità occidentale ha assunto in relazione alla
sua espansione commerciale e coloniale tra 800 e 900.
La controprova di questo nesso richiamata da Romanelli si trova nel fatto che il processo di
decolonizzazione dopo la 2 GM, ognuno di questi paesi nel momento in cui deve darsi una
configurazione statuale si ispira all'esperienza statuale europea.
Quindi la controprova di questo nesso tra stato, mercato e colonie si trova in questo esito
finale.

LEZIONE 10-17 APRILE


QUESTIONE SOCIALE E COLONIALISMO
LA LEZIONE RITORNA SUL NESSO CHE NELLO STATO MODERNO, NELLA
COSTRUZIONE DELLA STATUALITÀ CONTEMPORANEA, CHE TROVA LA SUA
COMPIUTEZZA NEL PERIODO TRA LA METÀ DELL’800 E LE GUERRE MONDIALI
(LEVIATANO 2.0).
L’ARCO COMPLESSIVO DEL WELFARE STATE PRENDE LE MOSSE DALLA NASCITA
DELLA QUESTIONE SOCIALE.
INSIEME ALLA QUESTIONE SOCIALE VI È LA QUESTIONE COLONIALE.

L’affermazione globale, storicamente, della forma statuale dell’800 è strettamente connessa,


ne è una premessa ma anche una conseguenza, degli scambi mercantili.
Stato e mercato si intrecciano, quindi l’estensione globale dello stato è connessa
all’estensione degli scambi mercantili in regimi capitalistico e poi industriale.
Quindi parliamo dello​ sviluppo dell’economia di mercato (600/700/800) nella tarda età
moderna e nella prima età contemporanea, e poi industriale (700 e soprattutto 800​).
Si produce anche la subordinazione dell’intera società nazionale al mercato.

Nel passaggio dallo stato giurisdizionale allo stato liberale di diritto abbiamo anche il
passaggio da status a contractus​, passaggio fondamentale nei rapporti sociali.
Una società basata sullo status è una società basata sui ceti, tipicamente di antico regime,
in cui le gerarchie sociali sono prodotte dallo status, cioè dalla collocazione in cui il soggetto
si trova all’interno della società; è quindi una caratteristica del pluralismo sociale tipico dello
stato giurisdizionale. ​Quel mio stato dà luogo ad una serie di diritti della mia vita sociale,
politica e civile.
Ad esempio, con la servitù della gleba, lo status definisce la vita del contadino, legato
addirittura alla terra.
Il passaggio dallo status al contractus configura il passaggio all’economia di mercato perché
il contractus è un patto che si stipula tra individui che possono disporre sul mercato della
propria persona, il rapporto di lavoro di tipo capitalistico e non servile è di tipo contrattuale.
È il grande processo che accompagna la nascita della società di mercato.
Tuttavia, la ricerca storiografica in questo momento dopo aver a lungo sottolineato la cesura
in senso progressivo tra status e contractus, dopo aver creduto nel fatto che il contractus
una volta affermato è un fenomeno irreversibile, ora in realtà sta riflettendo sulle persistenze
e sui mescolamenti della condizione di status anche in una società contrattuale.
Es. dipendenza servile nella post-modernità che in varie forme si riafferma, alle nuove
schiavitù.

Il nodo storico:
La statualità contemporanea (dall’Ottocento ai giorni nostri) si è consolidata tra 800 e 900
assumendo le funzioni primarie degli stati in modo generalizzato, non limitato quindi solo a
poche esperienze storiche che avevano con anticipo sperimentato le caratteristiche dello
stato moderno (es. Francia), ma ha visto queste caratteristiche generalizzarsi, quindi la
garanzia di sicurezza ed ordine, la difesa dei diritti di proprietà, l’organizzazione del territorio
e dei trasporti, la presenza di uno stato civile, le modalità di esazione fiscale etc. => si
consolidano​ attraverso la creazione di un’amministrazione​ (quindi si parla anche di uno stato
amministrativo) e si consolidano ​nel momento di massima forza dell’Europa rispetto al resto
del mondo.
Forza espansiva economica ma anche coloniale, periodo che va dal 1870 al 1915, l’età
dell’imperialismo e anche età in cui gli stati amministrativi si formano.

Dal punto vista dell’esperienza storica questi due fattori devono essere osservati anche nel
momento del loro intreccio e non possono essere guardati l’uno senza l’altro.

Una prova contraria a questa interdipendenza del fatto che la statualità contemporanea si è
definita nel momento di espansione coloniale e integrandosi con essa è che ​anche dopo la
fine dell’espansione l’obiettivo della statualità diventa l’obiettivo dei paesi post-coloniali.
Questi paesi guardano allo stesso modello per costruire la propria soggettività.
Questo è un aspetto che riguarda i grandi processi storici, vi è quindi una co-implicazione di
dimensioni che comportano al loro interno sempre aspetti contradditori, la statualità europea
reca il segno della sua espansione coloniale e dell’estensione del rapporto di dominio anche
nel momento in cui elabora la più raffinata garanzia dei diritti civili e politici e le premesse
dell’estensione della democrazia e della nascita dello stato costituzionale.

Lo stato amministrativo, premessa dello stato costituzionale, si è costruito durante il


colonialismo, ​perciò il rapporto con le minorità dei colonizzati e con lo ‘’straniero interno ’’ è
un paradigma duraturo della storia occidentale.
È il paradigma ad esempio della dissimetria tra metropoli e colonie, questo paradigma
dell’esclusione interna è tipica del colonialismo che viene portato alla conferenza di Berlino.
Dall’altra parte la finalità che giustifica questa esclusione è​ l’obiettivo della civilizzazione dei
popoli che si considerano subordinati.
I popoli africani dovevano essere colonizzati perché erano privi di quell’attributo
fondamentale della civiltà che è lo stato.
Mancava uno stato=> quella terra era conquistabile, ma doveva essere civilizzata.
Questa dissimetria prevede l’attribuzione alle popolazioni coloniali di minorità, ha un
presupposto di razzismo ​perché attribuisce alle diverse civiltà fotografate in un momento
preciso della loro storia, differenti caratteri essenziali nei confronti delle civiltà più avanzate.
È chiaro che alle popolazioni vengono attribuiti caratteri di minorità che o viene superata nel
tempo attraverso un processo di educazione culturale, politica, economica oppure talmente
inerente ai caratteri razziali della popolazione e quindi una minorità permanente.
Ci sono dei caratteri di minorità che non vengono considerati superabili, ad esempio, i nativi
americani sono come dei bambini che devono essere recintati con alcune libertà ma senza
possibilità di assimilazione.
I nativi sono considerati ‘’Domestic dependet nation’’ nella costituzione americana, la
cittadinanza gli è stata riconosciuta solo nel 1924​.
Dissimetria evidente anche nella non inclusione dei territori e delle popolazioni nelle carte
costituzionali.
Con la Francia, i domini coloniali avevano uno status differente, erano una sorta di
possedimenti personali di antico regime (non in GB dove c’erano i dominions, colonie
bianche di popolamento), ​le colonie sono estranee agli ordinamenti costituzionali,​ si
presentano come una sorta di stato patrimoniale, come una frazione di antico regime
destinata ad evolversi nella modernità rimanendo però premoderna; ​il tratto distintivo della
premodernità è il fatto che i governatori amministravano sia il territorio e insieme
amministravano la giustizia, un tratto tipicamente di antico regime.
Es. Congo belga:
Con la conferenza di Berlino dell’1884, che ha dato il via libera alla spartizione dell’Africa tra
le potenze europee​, l’area del Congo viene acquisita dal Belgio e una parte è possedimento
di Leopoldo, re del Belgio, una sorta di suo feudo personale, all’interno del quale sono state
messe in atto i metodi più aberranti di messa in schiavitù della popolazione per la
produzione e l’estrazione della gomma​, in un momento di industrializzazione che chiede
materie prime, la brutalità dei metodi è stata incredibile.
Infatti, nel 1908, le stese potenze europee hanno costretto il Belgio a trasferire la proprietà
della colonia del re allo stato del Belgio, ritenendo in questo modo che la sua
statualizzazione potesse attenuare quella brutalità.

Va rivelato come fenomeni di grande portata come questo producano sempre un effetto di
retroazione in patria dell’esperienza coloniale, ciò che avviene nelle colonie in qualche modo
torna anche in madrepatria in forme e modi diversi.
Es. GB
Educazione imperiale che prevedeva che le generazioni che si formavano dovessero
guardare anche all’esterno della loro patria perché la contingenza di quel momento era
quella di star costruendo un impero, quindi bisognava essere pronti ad andare fuori e
costruire per fare affari.
Questo faceva parte dell’educazione degli Empire Builders.
Come mai gli empire builders provenivano specialmente dalle regioni più povere del Regno
Unito? erano regioni povere che non offrivano sufficienti risorse alla popolazione soprattutto
per chi voleva migliorare la propria posizione sociale.
Non per caso nella larga parte della manodopera provenivano dalle regioni del Regno Unito
meno ricche come la Scozia, molti di loro sono stati empire builders, sono andati in Canada,
in Australia e Nuova Zelanda; gli irlandesi fornivano molti dei quadri dell’amministrazione
dell’esercito.
L’impero per quanto riguarda il Regno Unito è stato un grosso fattore di coesione sociale e
interna.
Ma l’impero anche nel momento in cui alcune tecniche di sottomissione e violenza
sperimentate nelle colonie vengono ritrasferite in patria.
Es. La mitragliatrice sperimentata per la prima volta nella guerra anglo-boera.
Con la mitragliatrice c’era una guerra non cavalleresca, era un modo di uccidere meccanico,
dall’altra parte non c’era un nemico singolo che guardavi negli occhi.
Anche nelle tecniche di guerra il razzismo è presente, nella guerra anglo-boera sono stati
applicati anche i campi di concentramento.
La mitragliatrice è tornata in Europa nella Prima guerra mondiale​, i fanti erano quelli che
potevano essere uccisi dalla mitragliatrice, perché c’è un razzismo coloniale, ma c’è un
razzismo anche sociale​, lo stesso disprezzo riservato alle popolazioni all’esterno della
civilizzazione europea viene applicato anche al suo interno​; i fanti potevano essere dalle
mitragliatrici.
Quindi=la forza espansiva della statualità intrecciata da una parte dall’espansione del
mercato e dall’altro dall’espansione coloniale.
Vi è un nesso inscindibile tra lo stato di diritto e i diritti civili e politici forgiati dallo stato di
diritto e alla statualità contemporanea, insieme all’espansione coloniale e del mercato, ma
anche alla violenza che questo comporta.
Maier parla di esposizioni universali, in particolare quella di Parigi del 1878 dove venivano
esposti tutte le ultime e le più grandi acquisizioni della modernità del tempo e insieme
venivano esposti anche gli zoo umani per stupire​, interi villaggi provenienti spesso dall’africa
venivano importati ed esposti come fenomeni da baraccone, per divertire ma anche per
segregare.
Lo straniero, il selvaggio è all’esterno inferiore ma è anche lo straniero interno, lo sono
anche le classi popolari.
Razzismo etnico e razzismo sociale (classi popolare chiamate pericolose anche dalla
giurisprudenza), anche il razzismo sociale tendeva a tradurre la superiorità sociale in
superiorità fisionomica.
Es. misurazione dei crani nel caso di Cesare Lombroso con finalità riformiste, individuava i
probabili criminali
Filippini duramente colpiti dagli stati uniti dal dominio spagnolo a quello statunitense.
Massacro della comune di Parigi nel 1871 che hanno convinto i pensatori dell’epoca che le
classi popolari fossero il problema => Bismark attua riforme sociali; discipline dello studio
della sociologia; legge Pica del 1863 per il brigantaggio (guerra interna ai contadini).
=> la pacificazione e i massacri erano il corrispettivo delle trionfali esposizioni universali, che
esprimevano inoltre sempre più fiducia nello stato.
Tante esposizioni tra Parigi, Londra e gli Stati Uniti; sono state studiate molto per le
ideologie delle società.

Alla base di questa civiltà autocelebrata nelle esposizioni universali c’erano le classi
pericolose o i popoli da colonizzare e redimere da sé stessi, ma al vertice c’era lo stato che
era la più alta produzione della civiltà occidentale dalla cultura occidentale stessa.
Tutto lo sviluppo della scienza giuridica e della filosofia ottocentesca ci dicono questo,
pensiamo ad Hegel e al suo concetto di stato, in cui lo stato è il momento di sintesi superiore
dell’opinione pubblica, della società.
È la più alta acquisizione della civiltà​, nasce il diritto pubblico​, il diritto dello stato, lo studio
della scienza giuridica e delle esposizioni universali ci dicono cosa le società
rappresentavano, cosa proponevano i giuristi, come lo stato veniva pensato, ovvero la
massima costruzione.
È vero che tanto più lo stato era la massima costruzione, tanto più laddove mancava vi era
anche assenza di civiltà.
Lo stato ha una sua moralità, è etico in sé stesso,​ ha delle finalità positive in sé stesso, è
una combinazione di ideali, di etica e di diritto.
Negli ultimi decenni dell’800 si sviluppano dottrine dello stato che ne postulano la superiorità
rispetto a qualsiasi altra costruzione sociale.
Vittorio Emanuele Orlando, uomo politico (presidente del consiglio dei ministri dell’Italia dopo
la vittoria nella prima guerra mondiale, ha rappresentato l’Italia insieme a Sonnino alla
conferenza di Parigi dove non ha avuto una buona riuscita) era un giurista di aspirazione
tedesca che ha elaborato la dottrina dello stato persona che postula il fatto che lo stato sia
l’unica fonte del diritto in quanto esiste; l’esistenza stessa dello stato, l’esistenza positiva, fa
sì che l’unica fonte del diritto sia lo stato e non possono essercene altre.
In un certo senso tutti questi pensatori che postulano la superiorità dello stato curano anche
il suo differenziarsi dalla nazione, cioè lo stato-nazione; ​non si identifica con la nazione
stessa, la nazione è un insieme di fattori etnici, culturali, storici, linguistici etc., lo stato invece
è un’astrazione che deve in qualche modo essere superiore alla nazione.
Allo stesso modo lo stato deve essere superiore anche alla società.

Diciamo che tuttavia, all’inizio del secolo a queste teorie cominciano ad avanzare teorie che
considerano invece lo stato interdipendente dalla società:
Leon (francese) = tratta il realismo giuridico, una riconnessione dello stato nella realtà
sociale
In Germania= Von Gneist = studioso dell’autogoverno britannico e quindi ha osservato una
società forte che si autogovernava e l’ha proposta come possibilità di compenetrazione nello
stato che doveva esserne un po’ la sintesi
Von Gierke = studiava le corporazioni medievali tedesche come forma di autogoverno e di
connessione tra lo stato e la società
Santi Romano= allievo di vittorio Emanuele orlando, ha annunciato la pluralità delle fonti del
diritto, la società si organizzava in gruppi era in grado di produrre delle norme che potevano
diventare anche norme giuridiche che lo stato doveva assorbire e non contrastare.

La scienza giuridica risponde in modo complesso a degli interrogativi della società.


C’erano anche correnti politiche che specularmente, contestavano questa autorità dello
stato.
Es. l’anarchismo
Nei manuali di solito viene liquidato così:
C’erano gli anarchici, con Bakunin, erano rappresentati nella Prima Internazionale con i primi
socialisti con Marx.
Marx più forte, Bakunin sconfitto e l’anarchismo è scomparso.
Marx più efficace sicuramente, tuttavia l’anarchismo ha una sua storia e una sua autonomia.
Nasce in risposta all’affermazione della statualità, la nega.
Ci sono diversi tipi di anarchismo:
• c’è quello più conflittuale e politico legato alla tradizione repubblicana manifestato
nella comune di Parigi perché era una organizzazione popolare su base locale, una specie
di soviet, gli anarchici vi hanno partecipato perché non era un’organizzazione statuale, ma
era autonoma e collettivistica;
• poi c’era una forma di anarchismo comunitario, che lavorava molto dentro alle
comunità di villaggio spagnolo, strettamente intrecciato con le componenti socialiste e
sindacaliste, è arrivato fino alla guerra civile spagnola (1936)
• C’è anche l’anarco-sindacalismo francese che si sviluppa nelle città che vede il
momento dello sciopero capace di produrre una realtà politica alternativa.
Ha molto peso.
• Un altro anarchismo è quello dei populisti russi; era collettivista, era formato da una
frazione di classi superiori, alcune donne rinunciavano alla dote e la versavano al
movimento, il presupposto di questo populismo che in parte si ispirava a Bakunin era quello
che il popolo russo con tradizione comunitarie (comunità di villaggio, giustizia di villaggio,
persistenza della servitù della gleba), era una sorta di sottostato.
I populisti immaginavano che il popolo russo potessero fare a meno dello stato che era solo
una forma di oppressione sia dal punto di vista dell’esercizio della giustizia e della fiscalità.
Il popolo avrebbe avuto le risorse per governarsi e governare meglio una volta senza lo
stato.
Per questo è stato scelto il terrorismo e il regicidio, infatti lo zar Alessandro III è stato
assassinato da un gruppo di populisti che ritenevano che con la rimozione della fonte ultima
creare una società nuova.
La società è buona per l’anarchismo collettivista, l’anarchismo rivoluzionario invece sfocia
spesso in violenze e poi in fascismo.

Il fenomeno storico complessivo è che la crescita dello stato e la sua affermazione comporta
l’affermazione di strumenti disciplinari che ne assicurano la realizzazione.
Il complesso di scienze sociali che nascono è funzione delle ragioni di dominio dello stato
sulla società scienza giuridica, economia, sociologia per disciplinare
Quindi l’estensione dei diritti, la nascita dello stato liberale di diritto è parallela alla crescita
del controllo sociale all’interno e dell’estensione del dominio all’esterno.
Cresce l’imposizione fiscale per attuare questo controllo sociale.

Nel lungo periodo lo stato giurisdizionale si occupava soprattutto della sovranità, ad esempio
Machiavelli si interroga sugli attributi della sovranità, chi è sovrano e cosa può fare; lo stato
giurisdizionale creava gli strumenti per l’applicazione delle leggi, per l’esecuzione delle
sentenze, quindi i tribunali, mentre la salute era lasciata alla chiesa.
Con il processo di secolarizzazione, parallelo alla nascita dello stato di diritto (XVIII secolo)
lo stato si occupa anche di salute e di prosperità del popolo e quindi si sviluppano tutte le
scienze come l’economia, la sociologia etc.

24/04/2020
Società ed istituzioni del colonialismo europeo

Il concetto fondamentale è che il colonialismo cambia le società, i territori e le popolazioni


che ne sono oggetto, ma cambia anche le società da cui prende impulso​. le società che
possiedono delle colonie sviluppano aspetti che sono ad esse correlate e cambiano in
relazione a questo fenomeno.
Proviamo a pensare nel concreto, per costruire lo stato coloniale occorrono dei funzionari
coloniali che siano formati per il governo delle colonie; questo quando la storia coloniale ha
superato la 1 fase della conquista militare, la fase che nel corso della storia europea
potrebbe identificarsi con le scoperte geografiche ma quando i possedimenti hanno
cominciato a diventare un tratto accessorio ma fondamentale delle istituzioni statuali c’è
stato bisogno di funzionari coloniali e quindi per la formazione dei funzionari nascono le
università e sviluppano discipline connesse con la colonizzazione. Il modello universitario
europeo viene esportato in tutto il mondo come forma più alta della formazione culturale
funzionale al governo degli stati e delle società.​ Quindi occorre una formazione specifica
anche per i territori coloniali. Ma poi c’è un “ethos”, cioè una formazione morale e del
carattere che si attaglia alle società coloniali, c'è un educazione all’obbedienza,
all’esecuzione delle consegne; il buon funzionario dev’essere capace di attuare e porre in
essere ed implementare le indicazioni che nascono nel contesto della madre patria (quindi
un contesto ben diverso) e devono renderle attive in un altro ambito difforme.
C’è inoltre il culto della virilità che viene sottolineato ed è un fatto molto importante perché
da questo punto di vista la colonizzazione è maschile, è un fatto per uomini e per giovani
uomini (distillata l’​esperienza per la formazione del carattere attraverso i boy scout​s)
(Fine ottocento il modello educativo delle “public school” è stato osservato da altri paesi
europei, la Francia in primis.) “Da cosa dipende la superiorità degli anglosassoni?” Dipende
dal sistema educativo, un sistema che forma un carattere indipendente, coraggioso, virile,
capace di collaborare con i suoi pari → insomma l’immagine del colonizzatore.
E se il segreto sta nell’educazione significa che può essere imitato e quindi proponeva il
modello delle “boarding schools” come modello per tutti gli europei che volessero avere lo
stesso successo britannico.
C’è una sorta di anglofilia tra gli europei di matrice imperialista ( chi vuole avere un impero
che funzioni deve guardare alla Gran Bretagna).
Un altro aspetto sulla​ formazione dell’ethos del colonizzatore è la nascita dell’assistenza
ospedaliera e della figura dell’infermiera.​ Florence Nightingale, giovane inglese della classe
medio alta dell'aristocrazia, fu colpita dai racconti che i giornali riportavano sui massacri
durante la guerra di Crimea e si reca in Crimea per assistere i soldati. Florence modella la
disciplina a cui sono sottoposte le infermiere, la modella esattamente sulla disciplina militare.
Le infermiere agiscono per turni con un a rigidissima gerarchia interna, devono osservare
rapidissimamente le norme di igiene adottate per la prima volta e costituiscono il
corrispettivo femminile nell’assistenza ai soldati maschi modellato sul medesimo format che
si andava affermando per gli eserciti di massa.
Per cui il concetto da sottolineare è la reciproca influenza, la reciproca trasformazione di
colonizzato e colonizzatore.
Leviatano 2.0 sostiene che non esiste l’imperialista distratto.​ Questa è la tesi di Sili, il
maggiore pensatore politico che ha scritto di “Expansion of England” nel 1883. Sosteneva
infatti che l’impero britannico fosse stato fondato in un momento di distrazione. Mayer lo
pone diversamente ma il concetto di Sili è che l’impero britannico è nato a seguito non di un
disegno ma distrattamente con una serie di azioni che arrivano in realtà al consolidamento
della propria presenza commerciale nel mondo, consolidando questa posizione si è trovata
poi un impero. Questa rappresentazione ha fatto si che si depositava una sosta di visione di
un impero che è sgorgava naturalmente dalla superiorità economica e commerciale della
Gran Bretagna. Era infatti talmente superiore rispetto ad altri paesi europei che si è trovata
ad avere questo impero coloniale.
Secondo Mayer non esiste nessun imperialista distratto ​perché l’impero è da sempre un
attributo fondamentale di tutti gli stat​i. Tuttavia l’immagine di Sili ha funzionato molto bene
come ulteriore conferma sulla superiorità della Gran Bretagna rispetto agli altri paesi
europei, sta di fatto che nel corso dell’800 l’ampliamento dei possedimenti coloniali conosce
un’accelerazione: non bisogna dimenticare l’espansione dell’impero russo che continuava a
conseguire il proprio territorio nei territori dell’asia centrale che anche se erano contigui
territorialmente erano comunque considerati delle colonie. La Russia si arricchisce sui
territori dell'Asia centrale.
Guerra dei 7 anni → anni 60 del 18 secolo prima della rivoluzione francese, è grazie a
questa guerra che comincia a configurarsi l’impero coloniale europeo perché la francia perde
nei confronti della Gran Bretagna una serie di possedimenti e quindi la GB fa un passo
decisivo nel suo consolidamento dominiale. A seguito della sconfitta la Francia si dirige
verso l’Indocina. La Thailandia è uno dei pochissimi stati che riesce a mantenere
l’indipendenza e funge da stato cuscinetto tra l’Indocina francese e la grande rai britannico.
Quindi da una parte Indocina e dall’altra tutto il subcontinente indiano.
Non dimentichiamo i possedimenti olandesi perduti soltanto nella 2 guerra mondiale.
Il Giappone dopo gli anni 70 dell’800 aveva puntato la Manciuria.
Il mondo si stava saturando e l’elemento centrale di questa saturazione è la conferenza di
Berlino, che è stata tenuta e gestita da Bismarck in cui le potenze europee si accordano tra
loro e quindi costituiscono una sorta di potenza imperiale collettiva, una sorta di blocco
imperialista collettivo che si presenta in quanto tale e ricade sul resto del mondo che diventa
oggetto dei suoi disegni di appropriazione.
La conferenza di Berlino stabilisce che la spartizione dei territori africano venga operata
anche in assenza di una esatta conoscenza dei territori medesimi, per questo troviamo
ancora adesso nei confini tracciati tra i diversi paesi delle linee rette, tracciate ancora prima
di conoscere quei territori.
Sottolineiamo il fatto che i contemporanei si fossero posti il problema comunque di dare una
spiegazione alle cause di questo fenomeno di cui erano testimoni. In secondo luogo le teorie
dell’imperialismo hanno depositato una chiave di lettura del fenomeno dell’imperialismo che
si è mantenuta nel tempo al di là della riflessione che avesse come oggetto i paesi
occupanti.​ La chiave di lettura elaborata da Marx e poi ripresa da Rosa Luxemburg, il fatto
cioè che la spinta alla conquista di colonie fosse un effetto della caduta del saggio di profitto,
cioè del fatto che l’espansione industriale, il capitalismo industriale tendeva nel tempo a non
mantenere in crescita i propri profitti ma nel tempo li vedesse prima stabilizzarsi e poi
tendenzialmente scendere faceva sì che le classi dirigenti capitalistiche cercassero ogni
volta di rilanciare con nuovi acquisti e nuove soluzioni e quindi le colonie erano funzionali al
sostegno dell andamento ondulatorio del saggio di profitto capitalistico​. Questa è stata
un’impronta di lettura che ha fortemente impregnato le interpretazioni dell’imperialismo che
avessero una matrice anche genericamente marxista, guardavano cioè principalmente agli
interessi delle classi dirigenti capitalistico/finanziarie dei paesi di partenza. Come tutte le
spiegazioni monocausali non è in grado di piegare tutto, perchè per esempio non potrebbe
mai spiegare l’imperialismo italiano. Può funzionare in altri casi e funziona per esempio​ nel
momento in cui viene combinata ad altre considerazioni. ​Hobson per esempio, che era un
economista inglese, ​parte dalla considerazione della caduta del saggio di profitto ma la
mescola con diverse altre considerazioni di natura sociale e culturale più complessiva​ e
infatti è la lettura che legge meglio i segni del tempo.
C’è poi la lettura fatta da​ Kautsky​ che generalizza l’immagine di sé che hanno dato le
potenze europee alla conferenza di Berlino, Kautsky cioè imposta lo schema interpretativo
del superimperialismo. ​Dice che le potenze europee rispetto al resto del mondo sono
solidali, possono anche essere in competizione tra loro ma questa competizione è inferiore
all’interesse comune che le potenze hanno alla conquista del mondo​. Vi è quindi una sorta di
grande bipartizione: potenze coloniali e potenze colonizzate. Questo schema di lettura
funzionava perchè da una parte era una concettualizzazione di quello che era ...dall’84 in poi
e funzionava anche perché era estremamente semplificatorio. Da sottolineare è che
interpretare le dinamiche sociali ed istituzionali del colonialismo in termini esclusivamente di
nazioni non consente di leggere le dinamiche che sono invece a doppio ingresso, ovvero
binarie tra il paese colonizzatore e il paese colonizzato e soprattutto non consente di vedere
che il meccanismo di dominio coloniale prevede la collaborazione delle classi dirigenti del
paese colonizzato.
Quindi considerare il paese colonizzato come un'unità indifferenziata e ugualmente sfruttata
dal paese colonizzatore è un errore storico, perché esiste sempre una collaborazione dei
capi locali, altrimenti non si da dominio coloniale perché la potenza coloniale non è in grado
militarmente, amministrativamente ed economicamente di sostenere il peso del dominio del
territorio. Quindi bisogna ragionare sempre in termini di rapporti di gerarchie sociali interne
alla colonia e al paese colonizzatore.
Inoltre viene spesso sottolineato come la presenza di un impero significhi un vantaggio non
solo per le classi superiori del paese colonizzatore ma anche per le classi popolari.​ Questo
concetto si è fatto strada soprattutto alla fine dell’800 (quindi sempre nella fase di maggiore
espansione del colonialismo ed imperialismo europeo). ​Gingoismo ​vuol dire che un operaio
britannico vive meglio di un operaio italiano perché la GB ha le colonie e l’Italia no. Il
possedimento di colonie ha ricadute di ricchezza che vanno ad avvantaggiare anche le
classi popolari e questa è una delle ragioni per il grande appoggio popolare che
l’imperialismo e le colonie ha avuto nell’Europa tra 800 e 900 e anche nel periodo tra le due
guerre; si era depositata la convinzione, che in alcuni casi era abbastanza corrispondente
alla realtà ​(GB). In Italia Corradini Enrico, fondatore del nazionalismo italiano, sosteneva
proprio questo, ovvero che le classi popolari dei paesi imperialisti fossero avvantaggiate
rispetto alle altre e quindi che fosse interesse di tutta la nazione italiana, comprese le classi
operaie e popolari, appoggiare l’espansione imperialista italiana. Corradini sbagliava perché
noi siamo arrivati molto tardi e nel nostro caso le conquiste coloniali hanno portato un grosso
dispendio dal punto di vista militare e un piccolo ritorno dal punto di vista dei vantaggi
economici. Però questo concetto è passato.
Un esponente importante in GB era Joseph Chamberlain, un uomo che aveva un origine
liberale poi collocato nell’area dell’imperialismo più aggressivo. La sua linea politica su cui
ha costruito il suo successo era sostenere che il rafforzamento della presenza coloniale
andasse a vantaggio non tanto della corona, non tanto delle compagnie commerciali, non
tanto della borsa ma andasse a vantaggio delle classi popolari che potevano acquistare beni
ad un prezzo migliore e quindi operai e sindacati dovevano essere a fianco del governo nel
momento in cui il governo adottava politiche imperialiste o anche di rafforzamento degli
armamenti militari. Il gingoismo è quindi un imperialismo sociale, che è visto andare a
beneficio di tutta la società nella madre patria, mai nei paesi colonizzati.
Le diverse teorie dell’imperialismo non hanno una immediata traduzione pratica, sono teorie
che si elaborano a partire dai fenomeni che avvenivano sotto gli occhi dei contemporanei,
fenomeni ai quali i contemporanei davano una spiegazione e in interpretazione ma non vi è
una corrispondenza diretta tra tutte queste teorie e la realtà. Sono tutte letture della realtà
che ne colgono alcuni tratti, alcune sono più realisticamente aderenti a quanto avvenuti, altre
(come la teoria marxista) colgono parte di quello che avviene, cosi come anche il gingoismo
coglie una parte di quello che avviene nel senso che per alcuni paesi è chiaro che il
possesso di un vasto impero consentiva alla popolazione della madre patria di disporre di
una varietà di beni a buon mercato e per la società britannica nel suo insieme il possesso
dell’impero ha rappresentato a più livelli un vantaggio. Gingoismo contraddice la teoria
marxista perché per Marx le classi operaie hanno degli interessi che sono transnazionali
quindi l’operaio britannico ha interessi che sono analoghi a quello italiano. Il marxismo è
intrinsecamente internazionalista perché gli interessi del proletariato attraversano i confini
nazionali mente il gingoismo perimetra all’interno dei confini nazionali i vantaggi delle classi
popolari, il gingoismo è una delle forme del nazionalismo 900esco, caratterizzato per
indirizzarsi verso le classi popolari e convincerle che l’appoggio a politiche di espansione del
proprio paese sia un vantaggio per le classi popolari stesse.
Storicamente possiamo osservare questo fenomeno sul fatto che i vantaggi per le potenze
coloniali sono differenti a seconda delle diverse potenze coloniali e quindi non vi è un
vantaggio uguale per tutti. Per esempio il possesso di un impero per il Portogallo ha
significato una sorta di irrigidimento delle sue istituzioni arretrate e ha consentito di rimanere
imbalsamato per secoli. Nel caso dell’Italia è veramente difficile affermare che il possesso di
un impero abbia costituito un vantaggio, altrettanto per la Germania. Per alcuni paesi come il
Belgio, attuando veri crimini contro l’umanità, ha attuato un vero arricchimento.

Anche gli stati colonizzati non formano un unico modello: (testo di Isabella Rosoni)
Rosoni distingue 3 fasi della colonizzazione:
La 1a fase (dal 15 al 18 secolo) che è quella delle conquiste e delle scoperte geografiche. Il
punto di arrivo è la guerra dei 7 anni;
La 2a fase (da fine 700 alla conferenza di Berlino, 1884)
La 3a fase (dalla conferenza di Berlino alla prima guerra mondiale) imperialismo vero e
proprio;
Alla 3a fase segue il periodo dei mandati, cioè tra le due guerre dove Francia GB si sono
ulteriormente espanse grazie al controllo di molti territorio ex tedeschi e dall’altra parte però
si pongono le premesse per la decolonizzazione.
Per parlare di colonialismo quindi dobbiamo parlare non solo di acquisizione di un territorio
distinto dalla madre patria ma anche di sviluppo commerciale. Nella prima fase anche di
evangelizzazione, civilizzazione mentre per parlare di imperialismo c’è bisogno di
colonizzazione + rivoluzione industriale + capitale finanziario.
Dopo la prima guerra mondiale l'argomento imperialista si indebolisce perché i massacri
della prima guerra mondiale avevano messo a nudo la barbaria stessa della civiltà. La
saldatura inter imperialista tra le nazioni europee si era fratturata e dopo la prima guerra
mondiale emergono le due grandi potenze: stati uniti e unione sovietica. Sono due super
potenze imperiali ma sono anti coloniali.
Per essere colonia quindi occorre occupazione territoriale + opera colonizzatrice +
sfruttamento territoriale e di manodopera + interventi di civilizzazione. In linea generale la
colonia è un possedimento dello stato colonizzatore, il suo territorio viene occupato perché
dal punto di vista internazionale viene considerato ‘cosa vuota’ → che non significa terra
disabitata ma bensì priva di istituzioni statuali di tipo europeo. Quindi non può essere la Cina
mentre le praterie abitate da nativi americani sono ‘res nullius’.
I presupposti quindi non sono soltanto un’assunzione culturale di inferiorità ma il
presupposto è anche la creazione di un diritto internazionale creato ad hoc, rosoni cita una
definizione di un giurista fascista pg 151 “La colonia è un territorio con popolazione di civiltà
inferiore, distinto geograficamente e subordinato politicamente ad un'altra parte dello stato,
cioè alla metropoli che sola partecipa della sovranità”.
Colonie sono di vari tipi: lo sono anche i siti utilizzati come porti di appoggio (es. Baia di
Assab), ma lo sono anche le colonie di popolamento britanniche (Australia, Nuova zelanda,
Canada) e queste sarebbero state quelle che l’Italia avrebbe voluto, ovvero avere dei territori
dove indirizzare in sovrappiù di manodopera agricola, che in realtà era una manodopera
oppressa da rapporti di produzione agricoli vessatori.
Le colonie di popolamento che sono state celebrate dal volume di Charles Dilki, “Una più
grande Bretagna”.
Le colonie di popolamento di solito si situano in territori adatti all’insediamento, assicurano
alla madre patria un importante sbocco di uomini e merci, e tuttavia prevedono per la loro
stessa istituzione l’allontanamento, o in alcuni casi, lo sterminio delle popolazioni locali. I
dominions sono un’esperienza esclusiva dell'impero britannico, nessun altro impero ha avuto
questo tipo di colonie, e sono colonie bianche orientate all’autonomia e poi all’indipendenza
che nel 1 sono andati a costituire il commonwealth.
Altri due tipi di colonie sono: il protettorato e la zona di influenza.
Giuridicamente il protettorato è un trattato tra due stati indipendenti oppure tra due autorità
comunque indipendenti e in grado di esercitare autorità sul territorio. Il protetto rinuncia alla
propria sovranità nei rapporti con gli stati terzi perché qui viene protetto, il protettore quindi si
sostituisce nei rapporti internazionali il protetto.
La zona di influenza (o chiamato colonia iniziale) nata come prima presa di possesso da
parte di una potenza coloniale di un territorio dove poi è stata stabilita una presenza più
stringente a seguito di accordi internazionali tra potenze coloniali che permettono loro una
sorta di diritto di occupazione su un territorio. Es. Conferenza di berlino, in base alla quale le
potenze europee nel loro insieme si erano accordate sulla spartizione delle zone di
influenza, poi evolute in possedimenti coloniali. Es. Accordo di Saix Picot
Jus publicum europaeum è quello che Carl schmitt sostiene essere la creazione di un diritto
internazionale cristiano europeo che riconosce alla comunità dei popoli cristiani europei, un
diritto di opporsi conquistando al resto del mondo

Quali sono i modelli di amministrazione coloniale?


Vi è la regola del patto coloniale, le colonie sono create dalle metropoli in funzione delle
metropoli. Ci sono vari modelli di sfruttamento coloniale tuttavia bisogna sempre distinguere
all’interno del paese colonizzato tra le élite locali, partent efficiente e attivo per garantire alla
minoranza europea dei colonizzatori la conquista e il mantenimento del potere politico,
costituendosi in aristocrazia coloniale che cerca di assimilarsi ai colonizzatori che
certamente gode di enormi vantaggi economici ai quali i colonizzatori lasciano che le élite
collaborazioniste partecipino. Per la sottomissione delle popolazioni locali le élite quindi sono
indispensabili. Dal punto di vista della sovranità la colonia non è mai autonoma, non
raggiunge mai la sovranità perché dai tre requisite della sovranità (popolo, territorio,
ordinamento giuridico) la colonia non ha un ordinamento giuridico che sia espressione della
propria autodeterminazione.
Ci sono 3 modalità che convenzionalmente vengono identificate come formule della
dominazione coloniale e sono formule identificate da un francese alla fine dell’800.
Sono 3 esperienze storiche e sono quella dell’assoggettamento, dell’autonomia e
dell’assimilazione.
Possono essere lette in questa chiave:
Assoggettamento ​→ prima fase dell'esperienza coloniale dalle scoperte geografiche alla
guerra dei 7 anni. Si tratta della presa di possesso di un territorio e della sue spoliazione.
Viene storicamente messo in discussione dallo stesso discorso intellettuale europeo:
dall’illuminismo che critica la schiavitù e la disuguaglianza dei diritti umani e dal
giusnaturalismo. Tuttavia questo modello non è mai completamente scomparso perché
storicamente accompagna il momento dell’appropriazione di un territorio, è il momento
successivo alla conquista militare, il momento nel quale viene imposto un governatore che
accentra diversi livelli di potere i quali sono sommati e sommano il potere esecutivo, civile e
militare. Le fasi successive sono di due tipi: l’autonomia (modello britannico) e
l’assimilazione (francese)
L’obiettivo dell’​autonomia​ è un ritorno economico delle colonie, il concetto è la avocazione a
sé della sovranità e della struttura di poteri soprattutto internazionali all’interno dei quali
collocare la colonia. L'attribuzione al governatore di vasti poteri. La madre patria possiede il
governo ma lascia ampia autonomia dal punto di vista delle modalità di governo interno al
governatore. Si prevede che il governatore governi attraverso la cooptazione delle
preesistenti gerarchie sociali.
L’autonomia è un arma a doppio taglio perche lascia margini di rispetto si costumi, lingue e
tradizioni locali ma dall’altro c’è un forte approfondimento del distacco tra governanti e
governati, tra elite e popolazioni. Non a caso i territori lasciati dalla GB nel momento della
decolonizzazione sono queli che hanno …
Assimilazione → modello contrario, che ha una matrice giacobina. Il concetto è quello di
abbattere con la violenza anche, il muro tra i colonizzatori ed i colonizzati, assimilando alla
superiore civiltà dei colonizzatori, il territorio colonizzato. Interessante è il fatto di
differenziare il controllo delle colonie, alcune dipendevano dal ministero dell'interno mentre
altre dipendevano dal ministero delle colonie, poi ci sono i protettorati. Da una parte c'è
un'idea di emancipazione, che può avvenire soltanto attraverso l’assimilazione alla lingua,
alle amministrazione, alle istituzioni, quindi una fede profonda nella virtù civilizzatrice in
particolare di origine napoleonica, dall’altro lato una grande violenza nel mantenimento del
controllo dell’ordine pubblico. Infatti durante la decolonizzazione tutte hanno dovuto lottare.
Esistono poi combinazioni tra questi due modelli.

LA SOCIETÀ DELLE NAZIONI

A quali esigenze vuole dare la società delle nazioni? E come interagisce la sua nascita con
la profonda ridefinizione nell’assetto delle potenze che è conseguenza della scomparsa dei
grandi imperi sovranazionali? Questo nuovo organismo pensato per scopi di gestione
dell’ambito sovranazionale e come interagisce con il collasso di alcuni pilastri che avevano
sostenuto l’ordine interazionale (imperi multinazionali? questi ultimi: l’impero ottomano esce
dal conflitto nella primavera del 1918 con la pace di Brest-Litovsk e questo collasso
parallelamente come interagisce la creazione di questo nuovo soggetto (la SdN) con il
rafforzamento degli stati europei (Gran Bretagna e Francia)? E come interagisce con gli stati
uniti a seguito del loro intervento nella Seconda Guerra Mondiale (nessuno prima era
intervenuto dall’esterno nella politica europea)?

C’entra la nascita delle nazioni con la vicenda degli imperi? SI! Perché il ​sistema dei mandati
nasce proprio per dare una risposta nuova alla gestione di nuovi territori, per riempire il
vuoto di potere che si è generato a seguito della distruzione degli imperi multinazionale,
particolarmente dopo il crollo di quello ottomano.

Il ​sistema dei mandati​ è nato a seguito del riassestamento successivo alle IGM ed è stato
una soluzione nuova per dare una risposta alla gestione di nuovi territori ai quali doveva
essere data una forma.​ Questi territori non erano considerati sufficientemente civili e
civilizzati per poter avere l’indipendenza, ma territori ai quali non si voleva imporre il
passaggio dall’essere il possedimento di un impero arretrato, come quello ottomano, a
diventare l’impero di un altro. Si cera di escogitare questa soluzione che ha la caratteristica
di essere propedeutico all’imposizione di un’autonomia, ​ma di fatto il sistema dei mandati fa
entrare i territori ex ottomani nella sfera di influenza parte della Gran Bretagna e delle
Francia. Quindi c’entra molto, sostanzialmente il riassestamento internazionale​, che è il
risultato della Guerra Mondiale, nasce e matura il progetto e la soluzione della ​Società delle
Nazioni​, c’è da dire che la Società delle Nazioni cerca di guarire una situazione che si è
manifestata nel primo dopoguerra, ma la particolarità è che il contesto in cui nasce non ha
precedenti nella storia. ​La Società nasce per risolvere pacificamente i conflitti ma
normalmente nei libri di storia viene considerata come non funzionante​; ci fu un secondo
tentativo ovvero la nascita dell’ONU ma a differenza della Società delle Nazioni, viene
considerato come funzionante. Queste due ‘soluzioni’ hanno il difetto di non essere
considerate in tutto e per tutto nel loro contesto storico, per cui, in questo modo vengono
oscurate le novità che porta la SdN e perciò vengono oscurate anche le esigenze delle
nazioni che formano questo organismo che è nato per necessità delle nazioni vincenti della I
GM (tra gli organismi della SdN c’è anche la Corte costituzionale di Giustizia dell’Aja).

La situazione è senza precedenti, ci sono pero degli antecedenti storici alla nascita di
creazioni sovranazionali, i manuali citano le due conferenze dell’Aja​ (1899 e 1907) per il
fatto di prefigurare una soluzione non armata dei conflitti tra stati, viene citata la​ croce rossa​,
nel1864 in occasione delle Guerra di Crimea​: Florence Nightingale forma attraverso
un’associazione tipicamente britannica secondo il quale nasce il modello infermieristico
moderno, nello stesso anno nasce la Croce Rossa con lo scopo di fornire assistenza
garantita dal rispetto delle parti in conflitto ai soldati feriti durante la guerra, quindi
l’organizzazione di Nightingale e la Croce Rossa vanno di pari passo, solo che quello di
Nightingale è tipicamente britannica ed è un fatto governativo e la Croce Rossa è
internazionale e segna l’avvio di un lungo percorso diplomatico attorno al diritto umanitario di
guerra e sulla possibilità di portare supporto alle popolazioni in guerra durante lo
svolgimento dei conflitti.

D’altra parte, nel corso dell’800 la creazione di organismi internazionali aveva una sua forza
propulsiva notevole anche al di là della questione dei conflitti e del soccorso,
l’​internazionalismo​ era un’ideologia estremamente vitale, nel 1864 nasce anche
l’Internazionale Operaia​ con Marx (stesso anno Croce Rossa) e anche questo è un
organismo sovranazionale politico di sindacati e partiti operaie ma a differenza della Croce
Rossa e Corte dell’Aja che sono associazioni governative (Internazionale Operaia:
organismo politica sovranazionale; Croce Rossa: organismo istituzionale sovranazionale).
Storicamente va citata l’esperienza di collaborazione interalleata che si è svolta durante gli
anni della IGM attraverso le congiunte di commissioni interalleate che controllavano le
materie prime e l’approvvigionamento, il commercio ed erano organismi intergovernativi che
hanno dimostrato, nonostante fossero in guerra, di poter stabilire delle regole che sono
valide non soltanto all’interno di uno stato, ma che devono essere seguite da tutti gli stati
che aderiscono a questa formazione. Sulla base di questo si è potuto allargare il campo e
non limitarsi all’aiuto in periodo bellico perciò si è stabilito di poter continuare a collaborare
per formare dei nuovi organismi con dei nuovi obiettivi, è un precedente creato in questo
momento di emergenza che si è prolungato anche quando lo stato di emergenza è
terminato. ​Altro precedente dal punto di vista politico-ideologico è il modo del fallimento della
diplomazia prebellica ottocentesca che con la pratica tradizionale degli accordi segreti
bilaterali è stata accusata di alimentare la competizione internazionale e sostanzialmente
per il fatto di non rendere pubblici gli scopi di guerra​; l’esempio lampante nella storia d’Italia
è il Patto di Londra, cioè l’accordo tra le potenze dell’Intesa, venne fatto segretamente e fu
firmato dai diplomatici ma non fu reso pubblico, infatti la popolazione italiana non sapeva
cosa c’è scritto e nel Patto c’era scritto che gli scopi di guerra dell’Italia e quello che l’Italia
avrebbe potuto ottenere in caso di vittoria non prevedeva la città di Fiume ma la popolazione
italiana non lo sapeva e perciò nel 1919 quando Orlando e Sonnino hanno dovuto firmare la
risoluzione che faceva sì che Fiume non avrebbe fatto parte delle acquisizioni, è scoppiata
la rivolta di parte anche dell’esercito e porta al mito della vittoria mutilata. Questo fu il
cardine della proposta di​ Wilson di abolire la diplomazia segreta e rendere trasparente i
negoziati internazionale e per fare ciò c’era bisogno di un’arena dove rendere trasparente il
tutto, è per questo motivo che Wilson è considerato il più grande sostenitore della Società
delle Nazioni.

Il legame stretto tra IGM e la Società delle Nazioni è evidente anche nell’inclusione de ​Patto
fondativo della fondazione della società delle nazioni chiamato ​Covenant​ ovvero il patto
fondativo è la inclusione delle clausole del covenant nel ​trattato di Versailles​.

L’idea della creazione di una nuova organizzazione era stata studiata già nel grande
conflitto, infatti i ​14 punti di Wilson​ sono stati annunciati al mondo già nel gennaio del 1918;
ma ci sono altre idee da parte di altri stati:

·​ ​in​
Francia​ nel 1917 che era stata istituita una commissione governativa dove a capo
c’era Leon Bourgeois che si era incaricato di fare una proposta che va incontro ad una
organizzazione molto più vincolante di quella successivamente approvata perché i
francesi avrebbero voluto ​l’obbligo di adesione da parte di tutti gli stati alleati, l’impegno
di tutti gli stati di eseguire automaticamente le decisioni prese dalla società e decisioni da
far rispettare ricorrendo a misure di tipo economico e anche di tipo militare​, soprattutto​ la
Francia concepiva la futura società come uno strumento di difesa reciproca tra stati
attraverso la creazione di una forza militare comune agli stati membri​, dotata di una sorta
di stato maggiore simile al consiglio al supremo di guerra che era in forze durante il
conflitto, ovviamente quello della forza militare e il fatto che non è mai stata creata è un
punto cruciale ed è stato visto come una delle debolezze, i paesi alleati ​temevano che la
Francia vedesse la forza militare in funzione anti tedesca​ e quindi non hanno mai
appoggiato questa richiesta. Specularmente è interessante notare che la Francia che
voleva una forza militare della Società delle Nazioni, parallelamente si è sempre opposta
alla creazione di una forza militare europea perché voleva avere mano libera con il suo
proprio esercito, con la sua potenza nucleare, sulle colonie ed essere libera di poter
essere in competizione con gli Stati Uniti.

·​ ​Anche la​ Gran Bretagna aveva fatto altri studi e aveva istituito la ​Commissione

Phillimore​ e aveva fissato dei punti che sarebbero stati il terreno su cui la nuova società
si sarebbe istituita, la Commissione aveva stabilito che le future controversie dovevano
risolversi attraverso l’arbitrato ​e non escludeva la forza economica che non avessero
rispettato le risoluzioni, e la commissione Phillimore avrebbe messo a fuoco l’obbiettivo
di arrivare alla risoluzione dei conflitti attraverso la conciliazione e non attraverso lo
scontro armato, conciliazione che prevedeva l’arbitrato; secondo la Commissione la
società avrebbe dovuto ​promuovere incontri internazionali regolari,​ doveva essere dotata
di un segretariato permanente, i membri vincitori avrebbero dovuto essere le potenze
vincitrici ma anche gli stati neutrali, quindi doveva essere aperta e non esclusiva e
questo organismo doveva essere garante degli accordi di pace. ​La convinzione dei
britannici era che le questioni più generali, di natura di principio come la libertà dei mari,
la libertà di commercio non dovessero essere oggetto di attività del nuovo organismo
perché potenzialmente divisivi, soprattutto per la Gran Bretagna stessa che non voleva
essere vincolata nelle sue decisioni economiche; ​altre proposte erano quelle di creare,
oltre al ​segretariato, una commissione permanente​, una sorta di organismo di governo
che convocasse conferenze periodiche su gli argomenti che via a via venivano messi a
fuoco. Un argomento interessante è stato messo a fuoco durante queste discussioni, i
britannici ad esempio, ritenevano che gli accordi presi all’interno della Commissione non
dovessero essere permanenti però per quanto riguarda gli accordi di pace siglati dai
trattati dovevano avere un resoconto permanente, con la definizione le frontiere per
esempio, e non potevano essere violati dagli stati sovrani, tutti gli altri accordi dovevano
invece avere un carattere temporaneo perché in caso contrario avrebbero accordi troppo
a lungo termine e nella visione britannica non erano compatibili con il principio della
sovranità nazionale. Ed ecco che quindi viene messo a fuoco il punto di interesse del
discorso, cioè il nesso tra la sovranità nazionale degli stati e l’ambito di competenza degli
organismi sovranazionali. ​La Società delle Nazioni è un organismo sovranazionale
formato e siglato da stati nazionali che mantengono intera la loro sovranità, la sovranità
non è messa in discussione da questo nuovo organismo,​ perché si pensa che la Società
non sia stata abbastanza sovranazionale, ma era l’espressione di un momento in cui la
sovranità nazionale degli stati era ancora intatta ma si cominciava a discutere senza
davvero vulnerare la sovranità nazionali dei singoli stati, tant’è che gli accordi, non quelli
di pace, dovevano rimanere limitati nel tempo. Le discussione britanniche hanno visto
diversi protagonisti oltre alla commissione Phillimore​, che sono stati efficaci perché
proprio dal punto di vista dell’impero britannico, impero molto vitale ancora nel momento
in cui le discussioni erano in corso e un impero che aveva vitale l’esperienza dei rapporti
con i propri dominions, l’interesse per un riassestamento dei territori appartenenti agli
imperi sconfitti era molto viva ed è stato da parte britannica che si è voluto escogitare
questa formula dei mandati che riproponeva in forma attenuata l’idea dei dominions, cioè
l’idea di territori posti sotto la tutela della madre patria ma che sono orientati alla
autonomia. Sempre in Gran Bretagna nacque la proposta del Consiglio che doveva
essere il nucleo permanente della nuova società e che sarebbe stato composto da seggi
permanenti ovvero quelli delle potenze vincitrici e seggi a rotazione poi assegnati alle
potenze minori e il terzo elemento avrebbe dovuto essere l’assemblea generale che
occupava il gradino più basso del nuovo organismo.

·​ ​Da parte degli ​Stati Uniti Wilson​, colui che spingeva di più per la Società, ​non aveva una
soluzione ben precisa, voleva però che la costituzione del nuovo organismo fosse
connessa al primo punto della Conferenza di pace​ prima dell’avvio dei negoziati, e così è
stato: la prima bozza della Società delle Nazioni è stata denominata ​‘Hurst Miller’​, questa
prima bozza è stata elaborata dai consulenti anglo-americani sulla base delle discussioni
e le proposte avanzate fino a quel momento ed è la​ basa del Covenant​, esso è stato
incluso nel trattato di pace con la Germania, Austria, Bulgaria e Ungheria, è quindi parte
dei trattati, ovvero ​nel firmare i trattati di pace queste quattro potenze devono anche
firmare l’accettazione di questo nuovo organismo che è il garante degli accordi di pace;
questa è una grande novità, ​quindi la Società delle Nazioni non si poteva liquidare​, è un
mix tra vecchio e nuovo perché dal punto di vista teorico il fatto che per diventare
esecutivo il nuovo organismo sia stato incluso nei trattati vuol dire che c’è bisogno della
diplomazia tradizionale (trattati di pace, firme, documenti che rientrano in questa
tradizione) per rendere esecutivo questo nuovo soggetto. Gli articoli del Covenant sono
26: gli articoli ​8 e 9 riguardano il controllo degli armament​i cioè tengono sotto controllo il
riarmo internazionale, per esempio la Germania non poteva ricostruire il proprio esercito,
e questo è stato incluso negli accordi presi; poi c’è l’​articolo 10 ​che è quello che è
diventato più controverso,​ impegna i paesi firmatari al rispetto reciproco per l’integrità e
l’indipendenza politica dei paesi membri e l’alleanza difensiva in caso di aggressioni
esterne, cioè tutti sono impegnati a difendere l’integrità territoriale e l’indipendenza dei
paesi membri, sarà proprio questo articolo quello su cui si va a infrangere l’adesione
degli Stati Uniti alla Società;​ l’articolo 11 regola del diritto dei membri di appellarsi al
consiglio per dirigere le controversie; gli articoli 12 e 13 indicano i modi per risolvere le
controversie, ad esempio attraverso delle sanzioni economiche; ​l’articolo 16 è importante
perché obbliga i membri ad agire prontamente contro ogni altro stato membro che
entrasse in guerra violando il patto e conferiva al consiglio di espellere gli stati
trasgressori,​ per esempio, l’Etiopia faceva parte delle Società delle Nazioni per cui
l’aggressione all’Etiopia da parte dell’Italia è stata una trasgressione consapevole perché
il governo mussoliniano sapeva che sarebbe stato sanzionato in forza dell’articolo 16,
quindi è stata una scelta politica precisa e deliberata; l’articolo 23 e 25 sono interessanti
perché dichiaravano l’aspirazione della Società delle Nazioni a migliorare la
cooperazione internazionale sulle questioni di interesse comune attraverso la creazione
di ​organizzazioni collaterali​.

La prima parte dei negoziati si era conclusa con la ratifica dei trattati di Versailles che
avevano incluso il Covenant nei trattati per i paesi sconfitti,​ i repubblicani al senato, avevano
la maggioranza di due voti ed erano quindi in grado di bloccare il governo in tutte quella
materie in cui fosse necessaria la maggioranza al senato per poter prendere una decisione,
ovviamente tutte le questioni di carattere internazionale, per cui il senato poteva bloccare il
governo sull’adesione ai trattati internazionali. il presidente della commissione degli esteri
del senato, che si chiamava Cabot Lodge, in particolare era fortemente contrario
all’adesione al Covenant perché lo considerava in contrasto con la dottrina Monroe che era
vista invece come espressione dei bisogni fondamentali degli Stati Uniti, quindi qui la
Società delle Nazioni si scontra non tanto con il concetto della sovranità nazionale ma con la
sovranità imperiale americana, perché la dottrina Monroe implica non solo l’integrità delle
frontiere americane ma vieta l’ingerenza di tutti i non americani nelle questioni che
riguardano il continente americano ​(centro e latino America), una questione degli affari
mondiali che impegni reciprocamente tutti i paesi a rispettare l’indipendenza di tutti è vista
come una fondamentale limitazione della libertà di manovra negli Stati Uniti e quindi in
contrasto con la dottrina Monroe, viene posto quindi un limite insuperabile. In realtà Wilson
aveva cercato di chiedere modifiche alla bozza Hust Miller per andare incontro alle
opposizioni di Cabot Lodge, ad esempio facendo escludere dal Covenant questioni che
erano ritenute dagli Stati Uniti come questioni di pertinenza di politica interna, come
l’immigrazione e le politiche doganali, ​e non a caso gli Stati Uniti si stavano orientando verso
la chiusura delle frontiere, che poi sono state definitivamente chiuse all’immigrazione di
europei e sono state alzate barriere doganali dopo il 1919. Quindi Wilson cerca di andare
incontro alle richieste di Cabot Lodge e lancia una campagna di propaganda a sostegno
della Società delle Nazioni, ma nel settembre del 1919 viene colpito da infarto e Cabot
Lodge si rifiuta di cedere sull’articolo 10. Per cui due mesi dopo, nel novembre 1919 il
senato respinge il trattato di pace con la Germania la Bulgaria, l’Austria e l’Ungheria,
respinge di conseguenza il Covenant (il trattato di pace con la Germania sarà firmato due
anni dopo nel 1921 dal successore di Wilson che era Harding) e non ci sarà l’adesione degli
Stati Uniti alla Società.​ Lo scontro sull’articolo 10 mostra le diverse aspettative sul ruolo della
Società: la Francia sperava nella capacità coercitiva fino alla forza militare che non ci
sarebbe stata, la Gran Bretagna con i suoi dominions aveva un’idea più minimalista perché
la considerava come un luogo di negoziazione volto a facilitare il dibattito diplomatico
internazionale e gli Stati Uniti la vedevano come una limitazione della propria libertà
imperiale.

La struttura della Società sarebbe andata a strutturarsi sulle linee che sono state finora
indicate: avrebbe previsto un’organizzazione su 3 elementi fondamentali cioè il segretariato,
il consiglio e l’assemblea aperta ai paesi che ne volessero far parte. Il consiglio era
composto da 9 membri, inizialmente 5 e gli altri 4 a rotazione,​ i 5 membri permanenti erano i
paesi vincitori della IGM, la Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone e il quinto seggio è
rimasto vacante per via delle indecisioni degli Stati Uniti, nel 1926 dopo la pace di Locarno,
la Germania entra come membro permanente nella Società, però nel 1933 esce già ed è da
sottolineare che esce subito dopo l’ascesa di Hitler al potere, egli dichiara subito i suoi scopi
di ridefinizione violenta dell’assetto internazionale, perché l’uscita dalla Società ha un
significato esplicito. Ricordiamoci che l’Italia esce dalla Società a seguito della guerra
italo-etiopica​ ma non immediatamente (1935) ma a fine 1937 dopo una serie di trattative.
L’Unione Sovietica, che non era prevista, viene ammessa nel 1934 e dura fino al 1939 fino
al patto di non aggressione con la Germania.

Le innovazioni della Società delle Nazioni ​(intese come novità storiche, nuove esperienze
introdotte)

×​ ​ ​L’assemblea era innovativa​, è considerata una pietra miliare nello sviluppo delle
relazioni internazionali perché​ raccoglie sullo stesso piano membri da tutto il mondo che
si riuniscono per discutere argomenti di interesse per tutto il mondo, per cui è
estremamente innovativa.

×​ ​ mentre il consiglio viene considerato più un retaggio del vecchio concerto delle nazioni,

sono i paesi vincitori della guerra, sono le potenzi più forti​ e le potenze imperiali che
hanno già di fatto la supremazia internazionale e che si procurano questo ulteriore
palcoscenico per prendere le decisioni che avrebbero preso comunque, a conferma di
questa espressione di continuità sta il fatto che la prassi era quella di inviare i ministri
degli esteri a far parte del consiglio.

×​ ​Le altre innovazioni sono gli ​organismi collaterali​: abbiamo visto la commissione
permanente dei mandati, era un’innovazione perché prima non esisteva un organismo
sovranazionale che fosse mirato alla supervisione della gestione di territori da parte delle
potenze coloniali, però questa non è possibile considerarla come un’innovazione che ha
funzionato perché controllati e controllori erano gli stessi, Francia e Gran Bretagna erano
i mandatari, controllavano i territori dell’ex impero ottomano, avevano fortemente
ampliato le loro sfere di influenza e non consentivano alla commissione di effettivamente
ingerirsi nella loro gestione, c’erano diversi mandati, quelli di categoria a cioè quelli che
sembravano più avanzati sul punto di potersi rendere autonomi, poi c’erano i mandati di
tipo b, che erano soprattutto le ex colonie tedesche nel pacifico che invece sono
considerati bisognosi di maggiore tutela e poi quelli di tipo c che sono quelli super
arretrati nella quale sostanzialmente c’era solo un dominio.

×​ ​Un’altra innovazione è la ​commissione per la cooperazione intellettuale​ è all’origine


della cooperazione intellettuale tra i paesi, ci erano personalità tipo Einstein o Marie
Curie che ne facevano parte, quindi era una commissione che doveva favorire gli scambi
intellettuali tra i paesi.

×​ ​poi c’era la​ commissione consultiva, cioè una commissione di studio per il traffico
dell’oppio e di altre droghe considerate pericolose​. È nata poi l​’organizzazione per i
rifugiati, che doveva occuparsi delle popolazioni che erano state oggetto di ridifinizione
territoriale, soprattutto nel Caucaso ​(ex impero ottomano, austro-ungarico, russo) ai quali
sono stati conferiti dei documenti per poter conferir loro una sorta di esistenza civile o di
identità nel momento in cui l’organismo statuale a cui apparteneva non esisteva più.

×​ ​La​ corte internazionale di giustizia dell’Aja​ o corte mondiale, che è nata nel dicembre
del 1922 e fu universalmente considerata come l’antecedente delle corti di giustizia
internazionali e gli Stati Uniti non ne faranno mai parte; il concetto fondamentale della
corte di giustizia è che​ davanti ad essa comparissero non gli individui ma gli stati, aveva
competenza sull’interpretazione dei trattati, sulle questioni di diritto internazionale, su
qualunque infrazione degli impegni internazionali che dovevano essere risolti per via
giurisdizionale per cui fu molto importante.

×​ ​Poi c’è l​’organizzazione internazionale del lavoro,​ OIL, è oggetto di grandissimo


interesse, è stato concepita come una controversia per i grandi sacrifici richiesti dai
lavoratori durante la guerra per coinvolgere nella costruzione dell’ordine post-bellico
perché questa in organizzazione si erano attivate delle conflittualità politiche perché
venivano calamitati dell’esempio rivoluzionario dell’Unione Sovietica, di fatto nasce in
funzione anti-bolscevica, per rappresentare un’organizzazione politica dei lavoratori che
nel 1919 si è presentata come Terza Internazionale dei Lavoratori con sede a Mosca e i
partiti europei sentivano il richiamo. La Società ha cercato di dare un’alternativa alla
Terza. Era concepita dai suoi fautori come una sorta di parlamento dei lavoratori che
doveva legiferare sulla materia di competenza del lavoro; la realizzazione è un
compromesso al ribasso nel senso che recepisce le preoccupazioni dei governi e
soprattutto delle organizzazioni degli industriali e dei datori di lavoro che non consentono
mai di governare il lavoro al loro posto, quindi questa organizzazione serve per lo studio
in cui i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro e i rappresentanti dei governi
(organizzazione tripartita o corporatista) li riunisce in ​conferenze annuali che mettono
allo studio le materie di interesse del lavoro e raccomandano ai governi delle soluzioni
che vadano a vantaggio degli interessi dei lavoratori che vengono rappresentati.​ Il
direttore è Albert Thomas. Dal punto di vista della storia italiana è molto interessante
perché il fascismo ne faceva parte nonostante il cambio di governo del 1922 (da
democrazia a fascismo).
08/05/2020
Novità delle costituzioni del 900 - dalla statualità internazionale a quella della
costituzionalizzazione del 900

La condizione storica è quello degli ultimi decenni dell'800 e quindi della massima
espansione delle potenze europee. In questo momento Schmitt ha visto l’apice della
giustificazione da parte della potenze europee del proprio diritto alla conquista coloniali
costruendo accordi di spartizione sulla base del presupposto della legittimità da parte delle
potenze europee alla conquista di terre che non possiedono nella stessa misura dell’europa
una struttura di tipo statuale. L’apice è visto da Schmitt come la giustificazione alla conquista
come un diritto internazionale cristiano europeo che presuppone il diritto della comunità dei
popoli cristiani, intesi come famiglia delle nazioni, che si oppone nel suo insieme al resto del
mondo verso il quale detiene un diritto di conquista. I popoli colonizzati sono quindi oggetto
di diritto e mentre la superiorità culturale fornisce il diritto alla conquista. → dal punto di vista
del contesto.
Dal punto di vista di Schmitt, giurista tedesco, lo jus publicum europaeum ha sfumature
molto più complesse. Il punto di collegamento è la critica alla costituzione di weimar agli
accordi internazionali operata da Schmitt stesso negli anni 20.
Mette nel mirino gli argomenti della scorsa lezione .
Concetto di jus publicum europaeum​ → Formulato in un volume del 1950 da Schmitt.
Secondo lui il diritto in generale è un’unità di ordinamento, è il modo in cui l’ordinamento si
rapporta allo spazio terrestre.​ Quindi un gesto ordinatore. Un processo strutturante
fondamentale di suddivisione dello spazio. Questo gesto nasce dalla conquista di un
territorio e dalla sua suddivisione.
Nel medioevo secondo S. la cristianità costituiva il primo fattore di legittimazione della
conquista, ma era anche terrestre, ovvero territorio ordinato.
Vede nella conquista dell’America, 1492, la rivoluzione spaziale moderna perché entrano i
mari, gli oceani a fare parte integrante della suddivisione strutturante del mondo. In sostanza
diventa una suddivisione di terre globali.
Lo JPE costituisce la piena età moderna, cioè la fase della pace di westfalia fino alla fine
dell'800​. In questo intervallo (lo stesso di leviatano 1 e dello stato moderno) si è proceduto
alla suddivisione a seguito di conquista delle terre globali sulla base del reciproco
riconoscimento di stati sovrani, quindi la Francia, la GB, la Prussia, l’Olanda,… ​competono
per la spartizione delle terre globali ma tra loro c’è riconoscimento di legittimità. In quanto le
uniche a detenere il diritto cristiano europeo alla spartizione del mondo.​ Questo per S. non
c’è niente di male e non solo non è moralmente criticabile ma è anche l’unico momento della
storia in cui è stato possibile costruire un ordine stabile.​ Insomma l’esistenza di stati in
Europa struttura e da ordine allo spazio mondiale, dove ci sono stati in europa c’è una
guerra limitata perché limitata da trattative e reciproca limitazione alle conquiste.
L’ordine mondiale quindi per S. è fondato sulla dissimmetria europa/resto del mondo,
arricchito da una sorta di equilibrio interno europa continentale (costruita intorno all’impero
tedesco) ed europa marittima (imperniata dall’impero britannico).

Quindi da una parte JPE, europa contro il resto del mondo → dissimetria che stabilizza
​ quilibrio binario interno​ terra (impero tedesco) / mare (impero britannico).
dall’altra e
Ricordiamo che questo era anche il progetto di nuovo ordine mondiale pensato da Hitler.
Per Hitler era fondamentale fare infatti un accordo con la GB

Pertanto in questa prospettiva la pretesa avanzata da Wilson e dai movimenti democratici


dopo la prima guerra mondiale, di fondare l’ordine internazionale su principi universalistici
(che sono validi per tutti → tutti i territori del mondo hanno il diritto di diventare uno stato)
Il concetto dei protettorati e dei mandati, dopo la prima guerra mondiale, è quello di
continuare a governare quei paesi che ancora non sono in grado di farlo da soli.​ Con questa
idea paternalista di accompagnamento dei popoli verso la propria indipendenza ma il
presupposto è universalistico e simmetrico​.​ Per S. questo è eversivo perché spezza, ribalta
e sconvolge l’ordine mondiale garantito dallo JPE.​ E per questo S. era fermamente contrario
alla Società delle Nazioni, che vedeva semplicemente come un rivestimento umanitario da
parte dei popoli vincitori della prima guerra mondiale, per incrementare i propri margini di
controllo sul piano internazionale ma a prezzo di ribaltare l’ordine precedente.
e come S. fu contrario a questo lo fu anche per l’istituzione dell’ONU nel 1945.
Possiamo dire che S. guardava a ritroso e ricostruiva questo svolgimento in cui vi è stata la
successione tra ordine, durato fino alla prima guerra mondiale, e un disordine, successivo
allo scardinamento dello JPE e delle “ipocrite” organizzazioni internazionali. infatti le azioni
delle organizzazioni internazionali fatte contro gli stati che violavano gli accordi
internazionali, S. li vedeva come atti di polizia internazionale, e quindi non legittimi.
Ricordiamo anche che la prima cosa che ha fatto la germania nazistaè stata uscirsene
subito dalla Società delle Nazioni.
S. era un pensatore conservatore, militava nella destra reazionaria del suo paese, era un
cattolico e è ostile non solo alla Società delle Nazioni ma anche alla Repubblica di Weimar e
alla sua costituzione.
S. era ostile a Weimar perché….
Le critiche dei conservatori, essendo impietose e spietate, spesso colgono nel segno.​ è vero
che l’ispirazione teorica del wilsonismo è di certo universalistica ma è anche vero che
copriva, come denunciava S., un progetto di riassestamento internazionale sulla base di una
riaffermazione del controllo dei due grandi imperi europei. Lo stesso per la costituzione di
Weimar. ​S. distingueva una prima parte di ispirazione liberale, riguardante i poteri dello
stato, e una seconda parte democratica, riguardante i diritti e i doveri del popolo tedesco e
questo aspetto composito effettivamente corrisponde alla sua genesi. Dal punto di vista
politico S. ritiene che avesse una motivazione e una finalità antibolscevica, e anche questo
non è del tutto scorretto. S. è stato testimone della paralisi politica nella quale la Germania si
è trovata incagliata alla fine degli anni 20, che ha precipitato la Germania per la 2 volta nella
crisi economica. Weimar veniva definito una sorta di stato totale per debolezza ma fino alla
vigilia della salita al potere di Hitler, S. proponeva di cercare ancora di salvare la repubblica,
e infatti nel suo libro “il custode della costituzione” propone di instaurare una dittatura
temporanea sulla base dell’art. 48 della costituzione di Weimar che consentiva al presidente
della repubblica di dichiarare lo stato di emergenza e di conseguenza i pieni poteri. Vale a
dire il potere di emanare decreti legge con valore esecutivo scavalcando il parlamento per
eliminare il pericolo interno. Questo pericolo secondo S. era rappresentato dalla grande
forza elettorale che stavano guadagnando due partiti estremi: il partito comunista di
ispirazione bolscevica e il partito nazionalsocialista. Quest’ultimo cresciuto dal 29 al 33
tumultuosamente diventando poi il partito di maggioranza relativa. Ma finché ad Hitler non è
stato assegnato l’incarico di cancelliere nel 1933, S. lo considerava ancora un pericolo per la
costituzione. Nel momento in cui Hitler ha preso il poter S. si è iscritto al partito nazista ed è
diventato quindi il giurista del regime e ha scritto subito dopo l’opera che è la teorizzazione
del nazismo al potere “stato, movimento e popolo” dove da forma all’idea dello stato nazista,
costituita dallo stato, il popolo e il movimento. Questa è la sua teorizzazione della legittimità
al potere del nazismo.
Enunciando il cuore della sua teoria del politico nel libro del 1921 “la dittatura”.

Quindi
Secondo S. l’ordine politico è essenzialmente un gesto creatore che fa nascere l’ordine dal
disordine, l’ordine dal nulla. Il suo presupposto si richiama a Thomas Hobbes. Il mondo è
irrazionale, il mondo è caos e la dimensione politica è mettere ordine a quel caos ma dando
una forma razionale. La decisione politica però non è necessariamente razionale bensì è un
atto di volontà, di decisione. Per questo la teoria di S. viene chiamata anche “decisionismo”,
perché vi sia politico occorre questa volontà di stabilire ordine nel caos. Quando vi è questo
gesto siamo di fronte alla presenza della dimensione politica e questo ordine consiste nella
separazione di colui che è amico da colui che è nemico.
Quindi sovrano è colui che decide dello stato in cui si determina la suddivisione tra colui che
è amico e colui che è nemico e politico consiste in questo riconoscimento e distinzione.
Ovviamente secondo S. la costituzione di Weimar non aveva questa capacità decisionistica.

Gesto creativo → L'azione del decisore politico di creare ordine dal nulla e quindi di fondare
una dimensione politica laddove prima non c’era attraverso l’imposizione dello stato di
eccezione che consente di separare l’amico dal nemico.

Weimar come esperienza storica


I principali caratteri di novità storica della costituzione di Weimar del 1919, si trovano nella
parte che S. considerava democratica e in questa parte vi è il riconoscimento costituzionale
del ruolo rivestito dall’organizzazione del lavoro, dall’organizzazione degli interessi e dai
sindacati.
La novità nella costituzione di Weimar non è soltanto il riconoscimento della libertà di
coalizione, il quale era un principio liberale via via concesso nel corso dell'800, ma il
riconoscimento del carattere giuridicamente vincolante delle norme prodotte dalle parti
sociali attraverso la contrattazione collettiva. Questo vuol dire che la società europea è una
società industriale, è ​una società in cui il lavoro è organizzato,​ una società in cui la
maggioranza della popolazione è costituita da lavoratori dipendenti e il modo in cui questi
lavoratori si organizzano e agiscono nella società per la tutela e la difesa dei propri interessi,
non solo è legittimo ma è anche il fondamento su cui poggia la vita dello stato stesso.
All'organizzazione sociale ed economica è riconosciuta una rilevanza istituzionale, questa è
la novità assoluta di Weimar perché è la prima volta che succede. Come dice S. succede in
funzione antibolscevica proprio per dare una risposta che, ​rispetto alla rivoluzione, è una
risposta di compromesso, moderata​. Un compromesso che però esclude le ali estreme (cioè
il partito comunista con obiettivo rivoluzionario) ma il partito socialdemocratico si sente
rappresentato da questa nuova soluzione e anzi vede lo stato per la prima volta non come
un nemico di classe ma lo vede come una sorta di strumento neutrale che può essere
utilizzato per favorire il cambiamento quindi come qualcosa di progressivo che messo nelle
mani giuste può avere una funzione positiva e quindi va difeso. Ma non riescono a
difenderlo.

Qual è quindi il progetto giuridico Weimariano?


Alla base di questo progetto uno dei suoi protagonisti, insieme a Weber, è il giurista e
politico socialdemocratico Hugo Sinzheimer. è sua l’idea di autodeterminazione sociale del
diritto.
Bisogna tornare al contesto genetico dell’elaborazione della costituzione di Weimar.
L’elemento di novità che animava i tentativi rivoluzionari in europa era l’idea consiliarista,
l’idea cioè che nella società potessero formarsi spontaneamente dei consigli di lavoratori e
cittadini che fossero in grado di autodeterminare la propria esistenza politica e giuridica​ (in
sostanza l’idea dei soviet) e​ quindi non i partiti, non i sindacati ma consigli che sono cellule
della nuova società. ​La costituzione di Weimar in qualche modo ingloba attraverso un
compromesso, depurando questa idea dalla sua spinta rivoluzionaria ma assorbendo questa
idea dell’autodeterminazione sociale del diritto. Cioè che il diritto possa nascere dalla
autonoma azione dei corpi che si formano nel seno della società. è un’idea estrema della
democrazia, ​una democrazia non rappresentativa che non vuole passare attraverso il
parlamento ma attraverso l’auto espressione e l’auto organizzazione della società.

Qual è il meccanismo che viene attuato da Weimar?


è quello di integrare questa nuova dimensione all’interno del più ampio contesto degli
ordinamenti liberali e democratici e creare una terza gamba sociale alla costituzione.

In che modo?
Con una formazione di ​compromesso.
Per esempio con l’art. 153 la libertà è garantita dalla costituzione, quindi non andiamo verso
il comunismo sovietico, ma rimaniamo nel solco della democrazia liberale. Ma comporta
obblighi al servizio del bene comune, cioè la proprietà è garantita ma il suo godimento
dev’essere finalizzato.​ Il lavoro non solo è riconosciuto ma è posto sotto la protezione dello
stato ​che è impegnato a rendere unitario il diritto del lavoro, quindi a tutelarne l’esecuzione e
rendere esecutivo il diritto al lavoro. ​La libertà di coalizione​ è appunto garantita a tutti ma
soprattutto con l’art. 165 era previsto un complesso sistema di consigli che andavano a
formare una sorta di costituzione economica sociale a cui era dato spazio a integrazione di
quella politica. Quindi il concetto chiave è l’integrazione di una nell’altra. Ed è un germe di
novità che ​reimette tutto quello che con l’istituzione dello stato di diritto era rimasto fuori.
Dopo la rivoluzione francese infatti con l'istituzione della proclamazione dei diritti dell’uomo e
del cittadino con la sinergia tra l’abolizione dell’antico regime, il riconoscimento della
sovranità nazionale fa sì che vi sia una situazione bidimensionale: da una parte lo stato
dall’altra i cittadini singoli. La configurazione della società e dei poteri all’interno della società
viene annullata ma con la costituzione di Weimar la statualità ritorna tridimensionale perché
entra la società con le sue forme che sono configurazioni collettive. Sono stati i sindacati che
durante i 10 anni di vita della repubblica di Weimar hanno rivestito questo potere, sono stati
loro che hanno interpretato questo ruolo di essere esponenti di questa costituzione
economica e sociale.
Quindi compromesso weimariano prendeva forma nella società con il reciproco
riconoscimento su un piede di parità delle organizzazione degli imprenditori e delle
organizzazioni dei lavoratori.

Qual è lo strumento giuridico su cui si regge questo compromesso sociale?


Il contratto collettivo.​ Nel terzo decennio del 21 secolo dire contratto collettivo significa fare
riferimento ad una pratica che non è più il rapporto di lavoro prevalente perché la società si è
complessificata e soprattutto non è più integralmente industriale.
Ma nella società che usciva dalla prima guerra mondiale, e che quindi si trovava di colpo
dominata dai rapporti tipici della società industriale, il contratto collettivo era la forma
caratteristica del rapporto di lavoro. Era quindi il riconoscimento del contratto collettivo che
faceva fare il passo dallo stato liberale di diritto in cui le transazioni erano solo tra singoli
individui, allo stato costituzionale 900esco dove la dimensione dei rapporti sociali e dei
rapporti economici di produzione acquista una dimensione giuridica.
Anche in italia sarà questo il periodo in cui viene riconosciuto il contratto collettivo, solo che
in italia in questo periodo c’è il fascismo e quindi il contratto collettivo viene riconosciuto dal
fascismo nel quadro del sistema autoritario e corporativo​ costruito appositamente dal
fascismo per trovare una sua soluzione costituzionale a queste nuove questioni.
Weimar invece è la più democratica delle soluzioni​ che sono state trovate al problema del
superamento dello stato liberale di diritto per dare alla statualità europea novecentesca una
nuova dimensione. Weimar è un compromesso e una tragedia perché la sua fragilità di
fronte alla crescita delle forze estreme, soprattutto del partito nazista, ha causato una
tragedia per la Germania prima e per l’Europa tutta poi. Però la creazione di una sfera di
diritto sociale che con Weimar per la prima volta si attua, che costituisce una correzione in
senso pluralistico tra stato e società. Protagonisti in questa pluralità di forze che animano il
diritto costituzionale sociale erano le organizzazioni dei datori di lavoro e dei sindacati che
non a caso avevano avuto un ruolo nella guerra nella mobilitazione industriale e Weimar
cerca di riconfigurare in senso democratico queste trasformazioni che si erano per la prima
volta realizzate nel tempo di guerra.

Le ragioni del fallimento


L’autodeterminazione sociale del diritto che è frutto non della legislazione statuale, non solo
delle leggi che vengono votate in parlamento (fonte primaria del diritto) ma vi è anche una
sorta di democrazia economica, di autodeterminazione sociale del diritto che può essere
prodotto da queste relazioni tra le organizzazioni del lavoro che nella costruzione dei loro
rapporti economici producono anche un ​nuovo diritto che per S è il diritto di lavoro, la
frontiera ultima della modernità​. E così è anche nel periodo interbellico in Europa, per
esempio il fascismo si occupa tantissimo di diritto del lavoro. Il fascismo si riconosceva in
un'idea gerarchica e non democratica come quella di Weimar. Bottai aveva inoltre un idea
corporativa però anche lui ha fondato una rivista che si chiamava “il diritto del lavoro”,
perché era il riconoscimento costituzionale del lavoro la modernità nell’assetto dello stato.
Weymar quindi lascia in eredità questa elaborazione che verrà ripresa e ripensata dopo la
seconda guerra mondiale, in Francia e in Italia (art. 1 “fondata sul lavoro”). Si vuole tornare a
proporre una soluzione al problema di riconfigurazione di una statualità che esprima
complessivamente la socialità della dimensione statuale e lo riannoda a modo suo secondo
un'esperienza politico giuridica (che verrà esaminata nella prossima lezione).
Il fallimento di Weimar è dovuto ad una molteplicità di fattori, come avviena sempre per i
grandi epocali fenomeni storici, intanto dal punti di vista delle forze in campo le istituzioni
erano stati ereditati dal vecchio assetto guglielmino (la burocrazia non era cambiata) e gli
stessi protagonisti e la stessa estrazione di classe della grande nobiltà prussiana era ancora
quella, la magistratura aveva un estrazione che rappresentava gli interessi e soprattutti
incarnata dagli elementi della nobiltà e del vecchio ordine ancora prussiano; tutte le
articolazioni istituzionali hanno svolto una funzione di freno rispetto a questa innovazione.
Ad aggiungersi c’erano le condizioni finanziarie imposte dalla pace di Versaille che rendeva
impossibile la stessa produzione di ricchezza e la condizione finanziaria e monetaria
internazionale che era altrettanto instabile.

14/05/2020
COSTITUZIONALISMO
COSTITUZIONE DI WEIMAR (1919) = MATRICE DELLE COSTITUZIONI
NOVECENTESCHE PER IL FATTO DI AVERE RICONOSCIUTO LA DIMENSIONE
SOCIALE, ECONOMICA, ORGANIZZATA E AVER INSERITO QUESTA DIMENSIONE
ALL’INTERNO DELLA SFERA COSTITUZIONALE
QUESTO TRATTO CI PORTA AL NODO ORIGINARIO DELLA STATUALITÀ
CONTEMPORANEA.
HA A SUO MODO, RICONOSCIUTO L’ORGANIZZAZIONE SOCIALE, ABBIAMO
COMPIUTO UN CERCHIO, TORNIAMO QUINDI ALLA COSTITUZIONE DELLO STATO
MODERNO DESIGNATA DA FIORAVANTI.

In sostanza, per Fioravanti,​ il costituzionalismo è, come fenomeno generale e storico, la


faccia complementare del processo di costituzione dello stato moderno in Europa che inizia
nel XIV secolo; è una lettura che ha una doppia faccia:
a. Lato più visibile, l’affermazione del potere di imperium​, cioè la concentrazione del
potere sul territorio, l’assunzione della facoltà di esigere tributi e l’esercizio del potere di
chiamare alle armi e di celebrare la giustizia.
Queste sono poi le caratteristiche della statualità legate alla territorialità, legate al monopolio
della violenza e all’amministrazione del potere di governo che weber aveva identificato come
i tratti fondamentali costitutivi dello stato.
Questo processo di concentrazione dei poteri, affermazione del potere di imperium e della
sovranità che inizia già nel XIV secolo in Europa con la formazione dei principati.
b. * Dall’altro lato c’è​ l’aspetto del costituzionalismo​, che è la tendenza da parte delle
forze sociali ad arginare quella stessa affermazione del potere di imperium.
C’è un po’ la società che resiste, la società costituita in forze/gruppi sociali cerca di
circoscrivere quei poteri affinché vengano mantenuti degli spazi di privilegi origine della
Magna Carta = in Inghilterra era un documento dei baroni che cercavano di limitare il potere
del sovrano.
Questo fenomeno è l’altra faccia dello stato moderno e con il tempo oltre che chiedere
garanzie, tende anche a introdurre l’elemento della partecipazione e del coinvolgimento, la
cooperazione del potere con la progressiva affermazione delle assemblee rappresentative.
La storia dell’affermazione della statualità europea si caratterizza per questa doppia
dimensione che è intrecciata nel tempo in modo inscindibile.

• NEL XIV SECOLO


Vede l’affermazione di un potere sovrano sempre più ampio e forte, infatti arriviamo
all’assolutismo del XVII secolo il potere sovrano si vuole vedere sciolto da ogni vincolo
costituzionale.
=>Processo sempre più forte, ma sempre più forte anche la resistenza delle forze particolari
di limiti di garanzia, di partecipazione che culmina nella convocazione degli stati generali =
antiche assemblee rappresentative che nel momento di riunirsi si sono trasformate da
assemblee di ceti in assemblea nazionale/ rappresentativa.
=>Le forze particolari legate al mondo dei ceti, delle città, delle professioni, dei territori
speciali che lottano per mantenere il proprio spazio, riconoscono anch’esse la dimensione
statuale come la dimensione nella quale ricercare quelle garanzie.
Questa doppia faccia precede la Rivoluzione francese, arriva alla sua soglia.

• ALLE SOGLIE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE però trova spazio e prende forma
il combinato disposto delle teorie giusnaturalistiche e del contratto sociale, saldati insieme
nel movimento politico dell’Illuminismo.
Giusnaturalismo= affermazione dei diritti naturali attinenti all’essere umano in quanto tale nel
momento in cui viene al mondo nel suo stato di natura.
Si pone l’accento sul carattere individuale di questi diritti e sul carattere inalienabile =
uguaglianza
Contratto sociale= prevede che la sovranità sia l’esito di un accordo tra i detentori di essa
che sono i singoli.
Questo produce il nuovo principio della sovranità nazionale che si è affermata con la
Rivoluzione francese.
Questo doppio movimento si traduce nel nuovo linguaggio politico individualistico e
nazionale, quindi i diritti pertengono non ai gruppi sociali, ai corpi, alle città, alla
configurazione sociale nel suo complesso, ma pertengono all’individuo in quanto tale MA
come esito della Rivoluzione francese e di uno stato rappresentativo, si chiede al nuovo
potere politico di garantirli.
Dichiarazioni dei diritti dell’uomo e del cittadino costituzioni fondate su queste
dichiarazioni.
Questo è il passaggio che porta allo stato liberale di diritto.
Avviene una positivizzazione dei diritti attraverso lo stato.
Lo stato è lo strumento attraverso il i diritti possono avere esistenza, al di fuori del diritto di
natura.
Quindi da una parte i poteri individuali prescindono dal potere politico ma allo stesso tempo
vengono garantiti attraverso il potere politico.
Questo caratterizza lo stato liberale di diritto ottocentesco (Leviatano 2.0).
Se si guarda sotto al profilo dell’uguaglianza gli individui sono uguali rispetto alle
disuguaglianze dell’antico regime ma allo stesso tempo si è uguali perché si è tutti sottoposti
alla medesima autorità politica che riconosce questi uguali diritti; ad esempio un cittadino
francese si sente uguale e libero solo in Francia, in un altro paese non percepirebbe gli
stessi diritti.
Lo stato si configura come garante di quella libertà.
Vi è quindi una doppia dimensione del costituzionalismo (quella che si afferma nello stato
liberale):
1. Universalistica= i diritti sono naturali e uguali per tutti
2. Di integrazione nello stato che garantisce la positività di questi diritti

• OTTOCENTO POST-RIVOLUZIONARIO= STATO LIBERALE DI DIRITTO


Estrema polarizzazione tra stato e individuo che dura per buona parte dell’Ottocento.
Lo stato non solo cancella i corpi intermedi ma soprattutto non riconosce altra fonte di diritto
che non sia lo stato stesso, lo stato nazionale sovrano, o lo stato persona secondo il
giuspositivismo di Jellinek e Orlando.
Quindi questo doppio movimento del costituzionalismo che accompagna il momento
rivoluzionario vede indebolirsi il lato dei diritti; vede rafforzarsi quello della statualità mentre i
diritti si affievoliscono e non rappresentano più un dato originario opponibile allo stato
sovrano.
Anche le carte costituzionali che si affermano nel corso dell’Ottocento designano un assetto
di poteri interamente all’interno dello stato; individuano gli organi, disegnano le forme di
governo e ne tracciano anche dei limiti all’azione dello stato.
Avviene un’auto-organizzazione dello stato che arriva fino alla sua auto-limitazione= lo stato
persona che è inizio e fine dei poteri.
È la stagione ottocentesca del diritto pubblico statuale, del positivismo giuridico,
dell’affermazione in senso monistico del principio di statualità; concentra nella persona dello
stato l’origine, l’organizzazione del potere e la fonte del diritto.
Questa è una storia europea che avviene con diverse articolazioni:
o GB= si continua ad accentuare la sovranità del parlamento
o Germania= stato e istituzioni
o Francia= istituzioni repubblicane
Tuttavia, è dallo stato che dipende il riconoscimento dei diritti dei cittadini; nella misura in cui
lo stato riconosce la sovranità della legge, i diritti conoscono una certa garanzia che tuttavia
dipende dall’auto-limitazione dello stato.

• IL NOVECENTO ci mostra che in alcune esperienze storiche lo stato diventa


totalitario e travolge i confini dell’eguaglianza delle persone.
Lo stato persona nel Novecento ha causato la più grande tragedia della storia.
Le costituzioni del secondo dopoguerra che sono una riaffermazione di quanto era stato
annunciato a Weimar la prima volta, rovesciano l’assetto che si era determinato con lo
statualismo ottocentesco.
I diritti fondamentali vengono prima e sono garantiti dalle nuove carte costituzionali, non
dallo stato, è lo stato che deve modellare i suoi poteri e integrarsi nel paesaggio di diritti
disegnato dalle carte costituzionali.
La nostra carta costituzionali stabilisce i diritti fondamentali individuali e di natura sociale e
poi struttura lo stato in osservanza a questi principi.
Nel Novecento si arriva alla compiuta fase della storia del costituzionalismo che era un ‘’lato
b’’* eclissato nel corso dell’Ottocento e che dopo il periodo bellico ritorna a garantire la storia
della statualità europea contemporanea.
Lo stato quindi nel secondo dopoguerra è un’entità derivata, che esiste in quanto la
costituzione prevede i poteri di cui si compone, dispone le sue competenze.
Inoltre, questi sono testi aperti, le fonti del diritto ora possono essere in evoluzione. Prima
era lo stato persona l’unica fonte.
I diritti sono sanciti ma possono ampliarsi.
Nell’immediato dopoguerra, nel momento in cui è stata scritta la costituzione, i diritti
fondamentali erano sociali e collettivi, negli ultimi decenni sono tornati ad occupare il primo
piano soprattutto i diritti civili e della persona, come ad esempio quelli attinenti
all’auto-determinazione del genere e della sessualità.

IN QUESTO PERCORSO MANCA IL PASSAGGIO FONDAMENTALE:


IN QUESTO STATO-PERSONA COSI IRRIGIDITO NEL SUO OPPORSI AD UNA SOCIETÀ
FATTA DI INDIVIDUI SINGOLI E DEBOLI RISPETTO ALLO STATO, COME SI È
DETERMINATA QUESTA CRISI DELLO STATO LIBERALE CHE HA PORTATO ALLE
CONVULSIONI DEL PERIODO INTERBELLICO E AD APRIRE LE PAGINE DELLE CARTE
COSTITUZIONALI E DEMOCRATICHE DEL SECONDO DOPOGUERRA?
Crisi dello stato liberale= ancora molto studiata; la cultura giuridica e politica era
consapevole di questa crisi e quindi si sono prodotti degli interrogativi nel periodo
interbellico.
Santi Romano:
Ha pronunciato un discorso, ‘’la crisi dello stato moderno’’, pronunciato all’inizio dei corsi
universitari, a Pisa nel 1909-1910.
Secondo Romano nel primo decennio del secolo ci si trova di fronte ad una sorta di eclissi
dello stato che si era talmente irrigidito che era diventato incapace di ordinare una realtà
politico sociale sempre più complessa.
Periodo storico a cui facciamo riferimento= Età dell’imperialismo, dell’industrializzazione,
dell’estensione delle masse operaie, della modernizzazione urbana; periodo in cui si
affermano tutti i caratteri tipici della modernità novecentesca.
Lo stato monistico e chiuso in sé stesso, costruito nel corso dell’Ottocento si è irrigidito in
uno scenario con due protagonisti; un macro-protagonista= lo stato e dei micro-protagonisti=
individui singoli.
La società era una massa di individui formalmente uguale ma che facevano valere la loro
soggettività sul terreno sociale, costruendo nuove realtà associative (i partiti, i sindacati, le
organizzazioni economiche, i cartelli, i trust etc.)

Lo stato quindi perdeva autorevolezza perché’ stava perdendo nei fatti il proprio monopolio,
o meglio lo manteneva nella teoria ma non riusciva ad esercitarlo nei fatti perché non era in
grado di dominare il movimento sociale, la società diciamo si prendeva la sua rivincita auto
organizzandosi.
Santi Romano è folgorante nella sua capacità di diagnosticare le difficoltà, di diagnosticare
la crisi. Sarà meno efficace nel proporre un superamento a questa crisi perché da una parte
formula il principio della pluralità delle fonti del diritto, cioè non soltanto lo stato ha il diritto di
affermare norme che abbiano la forza di legge e quindi anche la società può essere
conosciuta con una sua soggettività giuridica. Afferma poi insieme ad altri giuristi del suo
tempo il principio dello stato amministrativo, riaffermiamo l'autorità dello stato riconoscendo
che lo stato è l'insieme di tutte le sue articolazioni amministrative.
Nella lettura delle effettive novità nella capacità di dare un'interpretazione alla novità del
momento rimangono un po, secondo la critica dei giuristi, al di qua del problema perchè
tendono a riaffermare l’autorità del vecchio stato 800esco, un po più elastica per aderire
meglio alla società ma senza cambiare l’asse della sovranità.
Santi Romano descrive quello che doveva essere l’essenza dello stato moderno,
l’affermazione dell’imperium.
Il principio cioè che “lo stato rispetto agli individui che lo compongono e alle comunità che vi
si comprendono è un ente a sé che riduce a unità gli svariati elementi a cui consta ma non si
confonde con nessuno di essi, di fronte ai quali si erge con una personalità propria dotato di
un potere che non deriva se non dalla sua stessa natura e dalla sua forza, che è la forza del
diritto”. → definizione dello stato liberale di diritto ma di uno stato di diritto che tende dalla
parte dei poteri dello stato.
Definizione dello stato persona → “L’impersonalità del potere pubblico, o meglio la
personificazione del potere per mezzo dello stato concepito esso stesso come persona.
Ecco il principio fondamentale del diritto pubblico moderno.
Un’entità non fittizia ma che pur non avendo corpo riesce per mezzo di delicati congegni
giuridici, manifestare ed imporre la propria volontà.

Identificazione della crisi


Santi Romani teme per la crisi dello stato e ritiene che le ragioni di questa eclissi dello stato
siano risalenti a qualcosa che nasce nella società, il movimento a cui allude è probabilmente
costituito da molteplici e svariate energie.

Definizione vera e propria della diagnosi della crisi


Sono i contrasti sociali → da uno speciale atteggiamento da essi assunto che riceve la sua
maggior forza il movimento che determina una specie di crisi dello stato moderno. in seno
ad esso e contro di esso si moltiplicano e fioriscono una serie di organizzazioni e
associazioni (partiti, sindacati, società di mutuo soccorso, associazioni economiche,...) che
tendono ad unirsi e collegarsi tra loro. Esse si propongono per gli scopi sociali più disparati
ma tutti hanno un carattere comune: quello di raggruppare gli individui in ragione del loro
interesse economico.
Quello che Santi Romani vede essere il principio dissolutore di quella stupenda creazione
del diritto, è questo movimento che sale dalla società e che vivono al di fuori dello stato e
non riconosciute dallo stato stesso. Ecco che la costituzione di Weimar fa proprio questo,
ovvero riconoscere all’interno dello stato tutta questa configurazione dandone legittimità e
riconoscendone la sostanziale necessità al fine di riconfigurare l’assetto dello stato che deve
poggiare quindi sul riconoscimento dell’organizzazione sociale.
In un’altra dimensione, quella autoritaria, ha fatto così anche il corporativismo fascista.
Si è dato infatti riconoscimento alla organizzazione su base professionale integrandola come
pilastro su cui fondare l’organizzazione dello stato. Essendo però, in questo caso, uno stato
autoritario, queste organizzazioni traevano riconoscimento da parte dello stato.
I diversi welfare state, che nascono come risposta alla grande crisi del 29 e che poi trovano
maggiore forza nel secondo dopoguerra in Europa, sono il riconoscimento di diritti sociali
che vengono saldati ai compiti dello stato allargando ancora le maglie di questa
configurazione dei rapporti tra stato e società.
In Italia il giurista, che poi sarà uno dei protagonisti della costituzione repubblicana, che
meglio interpreta la risoluzione al problema della crisi dello stato (e quindi il problema di un
nuovo assetto da dare ai nuovi poteri dello stato che non è più liberale) è Costantino Mortati.
Nel 1931 scrive “l’ordinamento del governo nel nuovo diritto pubblico italiano” ed è qui che
vengono poste le premesse per il superamento di quella crisi che Santi Romani aveva tanto
bene diagnosticato.
Fioravanti fa il punto su questa riflessione di Mortati nata durante un fascismo trionfante.
Mortati riflette sulla statualità superando sia i giuristi della tradizione, sia le formule dei
giuristi di regime che vedevano nella costituzionalizzazione del ruolo del partito il supporto al
nuovo stato nato dalla rivoluzione. Mortati quindi propone una sua soluzione che contiene le
premesse del suo grande impegno per la nuova carta costituzionale.
In sostanza l’idea di Mortati è quella di ravvisare la necessità di una unità di indirizzo. Il
nuovo stato deve quindi avere uno scopo, un’unità di indirizzo politico, deve avere una
teologia e questo non viene dato dal partito ma dalla maggioranza parlamentare che
sostiene il governo. è quindi proprio nella sua sede deputata che si forma l’indirizzo politico
che viene raccolto dal governo e che il governo deve attuare per dare forma all’azione dello
stato. In sostanza quello che fa Mortati è riconoscere il ruolo del partito di massa ma
mettendo l’accento sul governo e il parlamento per non cadere nella trappola di quello che
era il fascismo.Parlamento e governo devono quindi farsi interpreti della volontà politica che
il paese esprime attraverso il partito di massa.
Nel 1940 precisa con “la costituzione in senso materiale” l’essenza storica di un paese che
deposita un insieme di norme fondamentali che costituiscono il suo fondamento normativo e
giuridico di base, che fornisce in terreno su cui costruire l’indirizzo politico dello stato. Quindi
la legge costituzionale darà l’indirizzo a cui lo stato si conformerà sulla base di esperienze
storiche. Quindi quello che il popolo italiano ha appreso, lo traduce in una volontà politica
che stabilisce dei principi (anche politici) imprescindibili non negoziabili.
Quindi la costituzione in questa prospettiva non è come nelle carte costituzionali 800esche,
un documento che organizza l’assetto interno dello stato, ma è una potestà suprema che
detta l’unità di indirizzo dell’azione di governo. In questo modo si traduce quello che Mortati
aveva delineato nel testo del 1931.
La corte costituzionale ha via via sempre più incanalato l’azione legislativa dei governi
perché il controllo di costituzionalità è diventato sempre più importante rispetto all’azione
autonoma dei governi.

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