Questa statualità moderna che si è imposta e che viene considerata essere il prodotto
è nel 1648 con la pace di westfalia che prende forma storicamente visibile questo tipo di
stato con potere accentrato e che permette le relazioni internazionali (ordine westfaliano)
perchè ne determina i soggetti.
con la faccia di weber ci ricordiamo che la statualità è un processo storico che per sua
natura è sempre stato accompagnato da una concettualizzazione, ossia quella del suo
tempo, quindi la cultura giuridica e politica europe ha sempre accompagnato questo
processo di formazione con delle sistemazioni concettuali. è quindi stata sempre via via
concettualmente definita dal pensiero politico, giuridico, sociologico che accompagna questo
percorso. Questo nesso è tipico della storia europea e la concettualizzazione
è frutto lui stesso dei processi storici.
Leviatano 2.0
Mayer intende trattare il periodo che va da metà 800 fino a circa gli anni 70 del 900
considerando questa fase come il momento culminante delle proprietà fondamentali della
statualità contemporanea.
- Perchè leviatano? Il Leviatano di Thomas Hobbes, pensatore inglese che scrive nel
periodo della guerra civile, nel periodo in cui il parlamento combatteva contro il
tentativo della dinastia Stuart di affermare un potere assoluto in Inghilterra. Il suo
contrattualismo è frutto di un momento in cui l’europa è divisa dalle guerre di
religione. Lui ha testimoniato il disordine e lo squilibrio che nasce dalla mancanza di
controllo centrale su un territorio. Perciò la sua teoria è una risposta ai problemi del
suo tempo → (approccio filosofico) ossia che la società è formata da individui che
singolarmente non riescono a garantire un equilibrato governo della società perché
tendono alla conflittualità reciproca. Quello che serve perché la società diventi una
società politica cioè governata serve un contratto tra i singoli membri della società
che affidano il loro potere ad una autorità superiore designata, la quale esercita in
loro vece la forza ed è in grado quindi di mantenere l’ordine all’interno ed in caso a
scontrarsi all’esterno → contratto sociale
Il Leviatano è quindi questa autorità benefica che si erge al di sopra degli individui e
governa per loro con il loro assenso ma per Hobbs questo assenso non può essere
ritirato, quindi una volta che c’è un sovrano legittimo non si possono fare rivoluzioni.
Questo aspetto distingue questo Leviatano da quello di John Locke, secondo il cui si
può ritirare il Leviatano nel caso in cui questo potere centrale legittimo sia dispotico
per esempio.
Leviatano è la teorizzazione di tutto questo filone che a partire dal 600 pone il
contratto sociale alla base del potere politico, diventando il concetto simbolo della
statualità europea
- Secondo Mayer 2.0 lo diventa quando questa stessa statualità, che non cambia nella
sua natura, ossia è sempre un potere centrale che esercita la forza legittima con tutte
le sue caratteristiche originali, inizia però ad acquisire una maggiore concentrazione
di poteri, diventa più esteso, fa più cose, i fattori sono più concentrati, la aspirazioni
più ambiziose,.. Quindi non vi è una cesura del Leviatano originale ma solo un livello
ulteriore di intensità, così come i leviatani successivi sono una diversa configurazione
ma non una natura diversa della statualità.
Quindi il monopolio della forza legittima dentro un territorio determinato, nesso tra statualità
e territorialità, condizione di esistenza dello stato e l’esercizio della sovranità di un'autorità
suprema sulla virtualmente assoluta.
Virtualmente assoluta perché in pratica storicamente difficilmente è davvero assoluta la
sovranità perché è sempre in lotta con altri elementi, ha sempre bisogno di combattere per
affermarsi su poteri preesistenti (la chiesa) o i nuovi poteri che emergono. Ripetiamo che è
un processo sempre in atto, non esiste l’assoluto in natura. Lo stato sovrano è laico perché
distinto dal potere religioso, frutto del processo di secolarizzazione. Punto di passaggio sono
i trattati di westfalia che fanno si che lo stato sia riconosciuto come autorità suprema sia
all’interno di un territorio sia all’esterno e con westfalia diventa appunto superiore all’autorità
religiosa e quindi espressione di un legittimo potere supremo entro i confini del territorio
nazionale e di pieni diritti nei confronti di altri stati.
14/02/2020
● Assemblea rappresentativa: Non è più solo il consiglio privato del re, ossia
un’assemblea che presta consiglio e aiuto, ma condivide con il signore il governo del
territorio dove vengono rappresentate le diverse componenti del territorio e non
soltanto quelle feudali.
Hanno una duplice funzione: da una parte pongono limiti al sovrano, quindi una sorta
di competizione tra i due elementi ma dall’altra condividono il governo perché
condividono le decisioni, per esempio approvano i tributi. (es. La guerra civile in
inghilterra è generata dal rifiuto da parte del parlamento di ratificare una imposta
decisa dal re per poter rafforzare la sua flotta.)
Non c’è una cesura netta sulla nascita dello stato europeo ma è un processo. Questo
avviene attraverso conflitti, non è pacifica. La finalità di questo stato è consociare,
compenetrare le forze esistenti sul territorio sia pure con l’affermazione di un potere di
imperium che è unitario ma non unico, monopolistico (non vi è monopolio dell’esercizio del
potere, ne sovranità..) quindi questo primo stato è pluralistico e particolaristico perchè ci
sono comuni, autorità ecclesiastiche,.. → tutti i poteri precedenti permangono in questa fase.
Un esempio di particolarismo e pluralismo di questo primo stato sono le università, che
erano dei corpi ossia vi era la concezione di comunità che aveva le sue proprie norme e un
suo potere di imperium nel suo ambito (assimilabili ai monasteri), ora invece sono una parte
del ministero, quindi una fetta dell’amministrazione centrale. Pensiamo anche alle comunità
montane, non potevano essere alterate senza averne riconosciuto queste prerogative e aver
trattato in base a queste, altrimenti avrebbero potuto muovere guerra. Questo è l’esistenza
quindi di soggetti diversi all’interno di un determinato territorio, ciascuno dei quali con una
propria fisionomia politica.
Vista dal lato della popolazione questa situazione comporta obblighi molteplici, obbligazioni
ad una pluralità di potere perché la stessa popolazione può dovere tributi a poteri diversi che
insistono sullo stesso territorio (la chiesa è un caso tipico) ma anche i comuni presentano
una pluralità di obbligazioni con diversi livelli di poteri.
Questa forma di stato viene definita come s tato giurisdizionale che inizia nel tardo
medioevo e secondo fioravanti arriva fino alla rivoluzione francese (il punto d’arrivo)
ed è la compartecipazione elastica e anche conflittuale tra i due poli, quello del signore che
tende a concentrare ed istituzionalizzare i poteri di imperium sul territorio, e quello della
pluralità di poteri preesistenti.
Esprime quindi una realtà complessa ed ha l’intento di mantenere l’equilibrio all’interno di
questa complessità senza riuscirci sempre, anzi passando attraverso continui conflitti.
Si chiama cosi perche governa attraverso l’esercizio della giurisdizione e non
dell’amministrazione → il sovrano esercita il suo imperium attraverso i tribunali (guidati dagli
emissari del re), non attraverso gli uffici, la sua prerogativa è quella di amministrare la
giustizia. Il sovrano non applica la legge, se nascono controversie tra le consuetudini (leggi
scritte) vengono risolte attraverso la giurisdizione, cioè giudicando. Una traccia di questo
potere giurisdizionale la troviamo nel presidente della repubblica che può concedere la
grazia. Questo perché è un residuo storico del lontano potere giurisdizionale detenuto dal
sovrano.
Secondo Fioravanti questa lunga fase comprende anche il periodo dell'assolutismo europeo
(ultima fase dello stato giurisdizionale) (1600-1700) che rappresenta una trasformazione,
indica una tendenza a concentrare nelle mani del monarca il potere di imperium, di
concentrare l’esercizio della giurisdizione, del potere di imporre tributi creando anche a
questo scopo una burocrazia professionale e non feudale, quindi creando un
amministrazione. Quindi è tendenzialmente monocratico perché, secondo Fioravanti, i poteri
pre-esistenti non sono però abrogati: i ceti, i poteri feudali rimangono, quindi l’assolutismo va
nella direzione ma non la realizza ancora perché manca un passaggio per un diverso tipo di
stato, cioè lo stato di diritto.
Precisiamo che questa chiave di lettura di Fioravanti, benché ponga in evidenza un
processo storico innegabile, ossia il fatto che l’antico regime è si l’affermazione di un potere
centrale ma mantiene ancora in vita i poteri preesistenti, tuttavia nel ridimensionare il ruolo
dell’assolutismo, Fioravanti si stacca da una linea interpretativa che invece è molto
importante nella storia Europea. Basti pensare a Tocqueville che nella sua opera ha visto
tutte le caratteristiche dello stato rivoluzionario essere già preparate nell’ultima fase
dell’antico regime: l’accentramento, la burocrazia, la limitazione dei poteri feudali,.. ci è
quindi tutta una chiave di interpretazione che vede la rivoluzione come il colpo di grazia di
una storia che si era già svolta, facendo quindi iniziare un nuovo tipo di stato con
l’assolutismo e non con la rivoluzione. L’assolutismo viene visto da alcuni interpreti di
Tocqueville come un nuovo tipo di stato, Fioravanti invece lo vede come una trasformazione
di una forma precedente (questo per dire come queste chiavi di lettura sono orientative e
mai esaustive).
Lo stato giurisdizionale corrisponde l’assetto cetuale della società. Questo perché fino alla
rivoluzione francese in Europa vi è questa lunga coesistenza di un potere centrale e di una
diversa e plurale quantità di soggetti disseminati nel territorio. Questi soggetti sono soggetti
collettivi (non individuali) e per questo vengono chiamati corpi o ceti, i quali hanno una loro
fisionomia politica, le loro prerogative, libertà e diritti. Senza comprendere la loro esistenza
non può essere compresa la storia dello stato moderno.
I ceti hanno avuto un duplice ruolo :
- Difesa dei loro privilegi e consuetudini
- Partecipazione e condivisione del governo attraverso le loro assemblee.
(Vale a dire che l’elemento dell’assemblea prevede i ceti nel governo del territorio)
Il popolo dello stato giurisdizionale, su cui si base la costituzione cettuale, è quindi un popolo
che non è costituito da individui ma da entità collettive, sociali e plurali. Il singolo non ha
prerogative sulle quali farsi forza ma ha prerogative che gli spettano a seconda del contesto
cetuale del corpo all’interno del quale la sua nascita lo colloca (status). La singola persona
giuridica si eguagliava alle altre che componevano quel corpo e si differenzia da tutte le altre
che componevano altri corpi.
Il popolo riconosce l’imperium del signore e il signore a sua volta deve riconoscere i privilegi
e le caratteristiche dei gruppi componenti il popolo → incontro/scontro di due dimensioni →
costituzione cetuale.
La costituzione cetuale e lo stato giurisdizionale è caratterizzato sempre da complessità, è
quindi una costituzione mista dove si trovano vari livelli di giurisdizione. Per esempio il re
dopo una guerra civile non può governare da solo ma solo in presenza del parlamento,
quindi con la presenza dei rappresentanti della nobiltà e con l’insieme dei rappresentanti dei
ceti che non compongono le aristocrazie. Solo nella discussione con essi il re può governare
(→ nella fase assolutistica l’elemento della sovranità è stato accentuato).Un pensiero politico
che esprime questa tendenza è quello di Bodin. Egli nei sei libri della repubblica mostra
come il sovrano possa e voglia esigere al di sopra dei poteri plurali l’obbedienza in forza di
una pre esistenza del potere centrale perché di diritto divino, che tende a sfuggire dalla
condivisione dei poteri e a far pendere l’ago della bilancia dalla parte del sovrano.
Ma quello che da origine ad una nuova forma di stato non è l’assolutismo ma è la rivoluzione
francese, quello che definitivamente fa fare il salto, perché l’affermazione del principio di
sovranità (avviato dall’assolutismo) si somma con il giusnaturalismo moderno cioè con il
principio dei diritti individuali naturali.
La scintilla che fa scattare la rivoluzione francese sono le lagnanze che vengono raccolte nel
corso dei mesi che preparano la convocazione degli stati generali, in cui il popolo (formato
da corpi) manifesta la propria insoddisfazione e chiede al re di porre fine alle ingiustizie che
sono ancora il retaggio delle vecchie prerogative dei seggi ma che cominciano ad essere
percepiti come privilegi, abusi, disuguaglianze. Questo fa capo al concetto dei diritti
individuali che ogni individuo porta con sé dalla nascita. Nel frattempo si afferma nella
cultura europea e avrà come effetto ultimo l’illuminismo.
L’antico regime sopravvive all’affermazione della sovranità ma non all’affermazione della
sovranità insieme al principio di eguaglianza → rivoluzione → nuova forma di stato.
art. 3 “Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione. Nessun corpo o
individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da essa.” → Secondo
Fioravanti è questo il vero passaggio storico. Vengono aboliti tutti i poteri preesistenti e
rimane la sovranità popolare, ovvero esiste un solo corpo e un solo popolo che è la nazione.
Ora il popolo è un insieme di individui e la sovranità è unitaria, è l’espressione di una
comunità di uguali cioè la nazione. All'interno di un territorio tutti i cittadini hanno un’identica
porzione indivisa della sovranità.
Nuova configurazione dello stato è di sovranità nazionale e popolare e di sua unicità in
quanto la sovranità è l’espressione di un solo popolo. Il territorio quindi, sempre
indispensabile, che prima era abitato da una pluralità di soggetti ora diventa neutro e può
essere quindi suddiviso e governato con gli strumenti dell’amministrazione.
La nuova caratteristica del nuovo stato è il ridimensionamento del potere giurisdizionale, in
quanto il potere politico appartiene al popolo che la esercita attraverso i propri
rappresentanti riuniti in assemblea e (art. 6 “dichiarazione dei diritti dell’uomo e del
cittadino”) la legge è espressione della volontà generale.
Quindi la sovranità nazionale prende forma nella volontà generale che si esprime attraverso
la legge quindi il potere supremo nello stato post rivoluzionario è il potere legislativo e non
quello di giudicare che viene ricondotto a applicazione della legge, Non a caso la divisione
dei poteri viene teorizzata alla fine dello stato assolutistico (nel quale i poteri erano
sommati).
Il potere legislativo in questo tipo di stato ha la preminenza perché è la legge che esprime la
volontà generale.
21/02/2020
Il passaggio dalla prima fase dello stato giurisdizionale allo stato di diritto, passaggio che
avviene attraverso la cesura rappresentata dalla rivoluzione francese, passaggio che viene
preparato nel periodo assolutistico, è quello che viene riassunto dal passaggio dal concetto
della pluralità a quello della unicità. Lo stesso imperium, la capacità di coazione esercitata
dallo stato sugli individui è possibile solo a condizione di essere unica, di non dover
competere con i poteri preesistenti sul territorio.
Tutti questi soggetti che animavano il territorio sono stati sopravanzati da un imperium che
sola può pretendere di governare il territorio. Il territorio ora diventa bidimensionale, piatto e
può essere riorganizzato dal potere centrale secondo una logica che obbedisca ad una
razionalità amministrativa, pensata per non lasciare vuoti di potere. Questo territorio
bidimensionale diventa la nazione abitata da individui singoli e non più poteri preesistenti.
La rivendicazione dell’indipendenza nazionale ha attraversato, a varie ondate anche
rivoluzionarie, tutta l’europa. Non sono quindi concetti che rimangono sulla carta ma sono
concetti che muovono l’azione dei popoli.
Quali sono le forme, i limiti del potere sovrano? (che è unico perché i corpi sono stati aboliti)
Questa sovranità se non incontrasse limiti avremo il dispotismo assoluto
Lo s
tato di diritto incontra i seguenti limiti:
1. Diritti dell’individuo
Lo stato di diritto incontra il limite della sovranità proprio nell’esistenza dei diritti
individuali, le singole unità che si trovano di fronte a questa seconda fase dello stato
sono dotate di diritto, di fronte ai quali lo stato incontra il suo limite. Quindi lo stato
nato dalla rivoluzione francese non può essere assoluto infatti l’art.1 della
dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, su cui nasce questa fase dello stato,
enuncia proprio questo → non dice la forma di stato che deve costruirsi (*) ma dice
che gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Quindi questa fase
raccoglie l’eredità del giusnaturalismo (ossia la corrente di pensiero che ha affermato
che i diritti individuali sono corredo dell'individuo dalla nascita) e lo pone alla base
della nuova forma di stato. Uno stato che nasce da queste fondamenta non può
impedire la libertà al cittadino, a meno che questo non sia previsto dalla legge.
2. Divisione dei poteri → (forma che lo stato di diritto assume) la funzione
giurisdizionale, quella su cui si basava la fase precedente dello stato, si separa nello
stato di diritto. Chi fa le leggi non deve anche applicarle e nemmeno essere quello
che giudica. In precedenza erano sommati e poi si sono divisi separando il potere
giudiziario da quello esecutivo: il sovrano giudicava, anzi forse era la più evidente
forma di sovranità, ora non lo può più fare. Ora è compito dei giudici applicare le
leggi e non possono essere chiamati a rispondere della razionalità o irrazionalità di
un provvedimento legislativo non essendo loro a farle. In un certo senso il potere
giudiziario viene ridotto di importanza in un certo senso perché applica ma non
contribuisce a crearla, anche il potere esecutivo idem. Secondo Fioravanti ciò che ha
la preminenza in questo meccanismo è il potere legislativo, che si raccoglie nei
parlamenti (o nelle assemblee nazionali), è il cuore in questo modello di stato perchè
ha un ruolo primario in quanto è l’espressione della volontà generale cioè della
nazione (diverso dalla volontà di maggioranza, ma che si forma dopo un dibattito)
L’art.6 “La legge è l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto di
concorrere personalmente o mediante i loro rappresentanti alla sua formazione”
* In questo articolo inoltre viene previsto che la forma di governo non debba essere
per forza la democrazia diretta (democrazia ateniese) ma può anche essere quella
rappresentativa (ovvero i cittadini si riuniscono per eleggerne uno)
La volontà generale è quella che rappresenta e vincola tutti allo stesso modo. Implica
una procedura di dibattito democratico al termine del quale di forma una volontà
unica.
Passaggio da status a contratto.
Cittadinanza
Esercizio dei diritti della sovranità politica di cui un cittadino è dotato. E quindi una
sorta di frazione indivisa della sovranità popolare nazionale.
In questa matrice originaria la cittadinanza occupa, secondo Fioravanti, anche un
posto superiore alla costituzione in quanto possono essere revocabili perché quando
la volontà generale cambia anche la costituzione cambia. La legge è quindi quella
che ha la preminenza nello stato di diritto (dalla rivoluzione industriale alla prima
guerra mondiale)
3. Nascita dell’amministrazione
Indispensabile affinché la volontà generale ottenuta dalle leggi venga posta in
essere, diventi concreta. è tutto il complesso di strutture che fanno vivere la legge nel
contesto sociale dei territori e per questo che per esempio lo stato napoleonico pone
così tanta importanza nella riorganizzazione amministrativa nei territori che vanno a
formarsi e a sua volta l’impronta napoleonica, nell’amministrazione non viene
revocata neanche nel periodo della restaurazione.
L’amministrazione è un tassello fondamentale per capire lo stato di diritto. Ha
caratteristiche di unitarietà perché fa capo ad un centro e di uniformità, le norme
devono essere applicate in maniera uguale in tutti i territori a prescindere dalla
condizioni pre esistenti. Il punto di sutura tra uguaglianza e amministrazione è il
codice legislativo, non a caso il lascito napoleonico è il codice e tutti gli stati europei
dell’epoca cercano di adotterne uno. Il codice è un insieme riordinato di leggi che si
applicano a varie specificazioni.
L’amministrazione veniva usata dagli stati multinazionali per far fronte agli stati
nazionali, visti più avanzati (es. Impero ottomano).
Uguaglianza →
Si concretizza in alcune provvidenze che vengono poste affinché la libertà degli
individui non venga vulnerata (art. 5 → “La legge ha il diritto di vietare solo le azioni
nocive alla società. Tutto ciò che non è vietato dalla legge non può essere impedito
o costretto a fare ciò che essa non ordina” → tratto caratteristico delle costituzioni
liberali). (art. 4 → “La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non è nocivo per
altri”) → caratteri essenziali della natura liberale di questi diritti. Sono infatti i diritti
degli altri cittadini a costituire il limite della libertà di ciascun cittadino)
Natura della costituzione →Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata,
ne la separazione dei poteri determinata, non ha costituzione. Nella fase dello stato
di diritto liberale la costituzione non è necessariamente una carta costituzionale ma è
un insieme di norme e garanzie che assicurano il rispetto dei diritti e la separazione
dei poteri (es. Gran Bretagna ha una costituzione ma non ha una carta
costituzionale)
In sostanza quindi lo stato di diritto post rivoluzionario è quella forma di stato che è dotato di
una costituzione di tipo liberale, ovvero che muove dalla presunzione di libertà, che riserva
alla legge l’individuazione di limiti da presupporre e che stabilisce forme di governo non
assolutistiche perchè incontra, nei diritti degli individui, i limiti all’esercizio del potere
sovrano. Questo stato riconosce quindi la centralità della legge come manifestazione di
sovranità e garanzia dei diritti individuali e fa ricorso a carte costituzionali nel caso in cui la
costituzione non sia il frutto di una esperienza storica precedente.
Questo assetto dello stato di diritto basato sull’esistenza di diritti individuali presenta nel
corso dell’800 una serie di insufficienze perché questo stato liberale di diritto è fondato su
una polarizzazione dello stato da una parte e l’individuo dall’altra perché nato dall’abolizione
dell’antico regime (chiamato così da ora), di tutto quell’assetto plurale. Il gesto tipico è la
legge sull’abolizione delle corporazioni (parte dei diritti feudali) contestualmente vietava
qualsiasi associazione di mestiere proprio perché ogni forma collettiva poteva riecheggiare
l’esistenza di corpi e poteva quindi essere una forma di riproduzione di soggetti di antico
regime e quindi solo l’individuo era portatore di diritti. Cancellando antiche forme collettive si
lasciava solo l’individuo di fronte ad una società in velocissima trasformazione, i lavoratori ai
quali era vietato associarsi quale forza potevano avere di fronte al grande industriale che
pretendeva 14 ore di lavoro continue?
Si presentano nella concretezza dell’evoluzione storica altri problemi a cui questo assetto
dualistico non è in grado di elaborare, anzi costituisce il principale ostacolo ad una soluzione
a questi problemi. Per affermarsi c’è bisogno di lunghe lotte combattute contro un nuovo
assetto che avrebbe dovuto mostrare la modernità, perché l’organizzazione dei lavoratori
era fuori legge in moltissimi stati. l'esistenza di questo vuoto era ben presente anche ai
pensatori politici più avvertiti per esempio Tocqueville, nobile francese liberale, che era
preoccupato del rischio di dispotismo che le società a democrazia liberale a cui andavano
incontro perché essendo lo stato sempre più forte e avendo solo l’individuo, si temeva che il
solo limite dei loro diritti non sarebbe bastato a fermare il dispotismo. Tocqueville lo pensava
dal dispotismo napoleonico e anche a quando napoleone 3 applica nuovamente un
dispotismo ancor più maggiore. T vede un antidoto in America perchè lo spazio vuoto,
intermedio era occupato da associazioni di individui. Quindi l’esistenza di associazioni libere
è, secondo Tocqueville un antidoto al dispotismo e al rischio di polarizzazione tra individui e
stato, che è il vero limite dello stato di diritto così come si è formato storicamente.
Più in generale possiamo dire che la polarizzazione tra stato e individuo, caratteristica alla
base dello stato di diritto, concepisce le esigenze di natura democratica come una minaccia
perché fa riemergere interessi particolari di parte rispetto alla volontà generale unitaria che
in alcuni casi si pensa possa essere rappresentata ad una piccola parte della società. Non è
un caso che si privilegiasse far votare le persone più illuminate e con i mezzi economici più
indipendenti della società potesse anche comprenderne i bisogni. Le esigenze della
democrazia (parti-ti) sono visti potenzialmente come una minaccia nel corso dell’800.
L’elemento di crisi dell’Italia liberale fu proprio perché lo stato non era attrezzato contro la
democrazia di massa, non sapeva integrare le spinte diverse che ne provenivano.
Questo tipo di stato quindi non regge alle trasformazioni sociali.
Caratteri generali della storia dello stato italiano (secondo Cassese aspetti di
inadeguatezza):
1. Debolezza delle carte costituzionali.
• Statuto Albertino 1848 (esteso poi a tutto il territorio italiano)
Era debole e con caratteri di scarsa incidenza storica perché è stato uno statuto concesso
dal Re Carlo Alberto; lui ha concesso lo statuto per prevenire il fatto che la carta
costituzionale venisse approvata da un’assemblea popolare.
Eravamo nel momento delle rivoluzioni, delle assemblee popolari che si stavano
organizzando in tutta Europa, in Francia in primo luogo (Seconda Repubblica con una nuova
carta costituzionale approvata dal popolo, non della sovranità monarchica); stava
succedendo anche in Italia con ad esempio la Repubblica Romana, con le repubbliche
rivoluzionarie che si sono formate in quei giorni.
Storicamente quindi si stavano determinando momenti in cui le assemblee popolari
approvavano una costituzione che fosse effetto della sovranità popolare. Carlo Alberto per
prevenire decide di concedere uno statuto che mettesse a riparo la monarchia dell'irruzione
di richiesta di sovranità e rappresentanza dal basso.
Lo statuto albertino tradizionalmente è definito come elastico, le cui norme sono agili, esili
quindi la struttura non è eccessivamente pesante, rigida e articolata
=> in realtà ha potuto sopravvivere a cambi di regime, in primo luogo all’affermazione del
fascismo, mai modificato nemmeno nei decenni dell’Italia liberale, quindi a quando il nostro
paese veniva trasformato da paese a rappresentanza limitata a paese con una sorta di
democrazia liberale, prima dell’avvento del fascismo.
è stato mantenuto ma non aveva la forza di determinare l’assetto istituzionale della società,
era piuttosto uno strumento agile e flessibile.
Il giudizio di Cassese è negativo in termini di carattere comparativo, nel senso che rispetto
alla costituzione degli Usa in cui vi è un forte accento di forza popolare, o in confronto a
quella della GB che determina con forza e precisione la funzione dei diversi poteri di cui si
compone lo stato (corona, comuni…).
Nello Statuto Albertino manca questa forza dello stato sulla società.
Giudizio condiviso dalla maggior parte degli storici.
Da altri punti di vista però questa agilità ha consentito durante il periodo fascista che un
substrato di legalità costituzionale fosse pur sempre mantenuto.
4. Giuridicità debole
A fronte della scelta dell’uniformità legislativa adottata, quindi di un coordinamento uguale di
tutti i territori dello stato italiano, uniformità che doveva raggiungere un territorio composto
da regioni con diverse storie e quindi con forti dislivelli interni.
A fronte di questa scelta esigenza di provvedere con delle leggi speciali in deroga che
derogassero alla norma generale ed andassero a prendere provvedimenti specifici per
regioni specifiche.
L’azione del governo ha quindi previsto fin dai primi anni dello stato liberale questa
combinazione tipica dell’Italia tra norma generale e norma eccezionale.
Es. Legge speciale per Napoli-1885
Dopo l’unità, condizioni gravi anche dal punto di vista sanitario, ma questo avvia una
differenziazione delle norme a seconda del territorio => c’è per forza un indebolimento della
norma generale, poiché nel momento in cui avviene che laddove esiste sufficiente forza
politica per richiedere una norma particolare, per contrattare, per far sentire la propria voce
che richiede un provvedimento specifico, inevitabilmente le norme generali diventano
passibili di deroga, di eccezione.
Riproposta anche nel 1904 ed è la prima di una lunga serie di leggi speciali; nel caso di
Napoli si consentivano anche delle azioni di tipo urbanistico, ristrutturazione per la
modernizzazione della città.
Proprio su questo modello, molte città nella fine dell’800 hanno chiesto di poter anch’esse di
aver titolo ad una specialità nella normativa, per poter attuare quelle stesse azioni di
infrastrutturazione e modernizzazione.
Rete fognaria, servizi idrici, illuminazione elettrica, trasporti interni…=> costruzione delle
città industriali
La legislazione ordinaria non bastava e necessitava di continue deroghe e legislazioni
speciali.
Es. Legge speciale per Venezia-1973, a seguito della grande alluvione del 1966
Serie di facilitazioni per il risanamento interno della città.
Proposta più volte, ma alla fine sorta di ragnatela che ingabbia anche gli enti locali.
=> Questo comporta una proliferazione di norme, la difficoltà per la politica e anche per il
potere giudiziario per metterle in ordine e capire la gerarchia di queste e soprattutto induce
alla negoziazione da parte dei poteri che chiedono alla politica di avere sempre un
trattamento speciale.
Sovrabbondanza di norme e discrezionalità => rafforzano rapporti clientelari, influenzano
negativamente secondo Cassese l’esperienza repubblicana.
Era una società sentita quasi estranea alla quale doveva essere imposto uno stimolo perché
diventasse qualcosa di diverso da se stessa cercando quindi di raggiungere la modernità,
diventando quindi simile al regno di sardegna. Quindi questa è stata una sorta di gabbia che
però imponeva al paese di muoversi ma dentro ad una struttura fortemente delimitata da
una scelta unificante.
Per ciò si è subito passati a cercare di conoscere la nuova realtà: uno dei primi atti fu il
censimento della popolazione (attraverso il quale si rileva che l’80% della stessa era
analfabeta), ovunque vennero istituiti i registri della popolazione, gli uffici comunali e
provinciali, gli uffici di statistica comunale, la condizione sanitaria della popolazione, …
Ci sono nel tempo dei provvedimenti come l’estensione dell’istruzione obbligatoria, la riforma
sanitaria, .. che cercano di rispondere a questi elementi di conoscenza del nuovo stato.
Cassese rileva con forza che le uniche scelte più importanti fatte dalla classe politica liberale
subito dopo l’unificazione, oltre ai provvedimenti che attuavano questa continuità e che
imponevano questa libertà uniforme, andavano verso l’unificazione economica. In sostanza
Cassese sottolinea l’importanza della classe dirigente unitaria l’importanza della formazione
di un mercato interno, va ad enumerare infatti l’intensità del lavoro legislativo su questi temi
e ci ricorda che furono prese misure sull’unificazione di pesi e misure, dei sistemi monetari,
dei bilanci e per l’incremento dei diversi tesori dei diversi stati, l’unificazione del demanio,
delle dogane (va ricordato che la maggior parte delle entrate derivava da dazi doganali e
quindi tutte queste misure erano importanti per un riordinamento delle imposte e delle tasse)
Tutte queste misure di carattere economico hanno occupato la gran parte dell’attività
legislativa del primo periodo liberale. Questo state building particolare non rispondeva a
esigenze militari di difesa, .. ma rispondeva ad un’esigenza di natura mercantilistica, creare
uno spazio economico all’interno del quale permettere alla nuove forze economiche di avere
uno spazio di azione. Questa Importanza del mercato e delle forze economiche e dei flussi
di mercato economici internazionali sono quelli che in realtà collocano il nostro paese in
linea con la storia della statualità europea del periodo perché la grande trasformazione e il
grande processo di modernizzazione, e il processo di affermazione dell’europa nel mondo
dalla seconda metà dell’800 fino alla prima guerra mondiale segue la dinamica delle forze
economiche. Quindi da questo punto di vista il nascente stato italiano si riconnette alle
grandi forse europee.
Al momento della sua formazione la statualità italiana presenta delle peculiarità: la continuità
con una singola esperienza statuale precedente (regno di sardegna), l’imposizione della
modernizzazione ma presenta anche aspetti che la riconnettono al processo dello sviluppo
della statualità nell’ambito europeo.
Quali sono gli elementi di continuità e discontinuità tra lo stato liberale e quello
fascista
Come si innesta lo stato fascista? quali sono i caratteri di novità e come si innestano in quelli
preesistente dello stato liberale?
Mentre il tratto principale dell’ stato liberale era la conquista regia nel caso del fascismo va
richiamata una duplice azione dal punto di vista istituzionale: da una parte il fascismo fa leva
sulle potenzialità autoritarie presenti nel sistema liberale, deformando l'elasticità dello statuto
e le potenzialità di natura autoritaria già presenti della legislazione liberale oppure inserendo
e colmando i vuoti normativi del sistema liberale, oppure creando nuovi istituti che spesso
andavano a sovrapporsi e a duplicare delle materie già regolate in precedenza.
La combinazione di questi due fattori (di continuità con sviluppo rispetto al sistema liberale, e
l’introduzione di effettive novità) si riflette in tutte le materie che sono oggetto della statualità,
che vanno a formare la figura storico complessiva dello stato.
Sistema di polizia associazionismo dei sindacati e dei partiti Libertà di opinione e
propaganda e la stampa
Sistema politico amministrativo
Qual è cioè l’ordinamento di governo, il rapporto tra politica e amministrazione tipico del
fascismo e che rapporto ha con lo stato liberale?
Secondo Alfredo Rocco (giurista e ministro di grazia e giustizia, nel momento
dell’edificazione della strutturazione dello stato autoritario e autore delle principali leggi che
hanno definito lo stato fascista) “il regime vuole essere di natura autoritaria dotato di larghi
poteri ma fondato sulle masse”, questa è la locuzione del fascismo della mente di chi l’ha
architettato. Venne definito invece da Togliatti (massimo dirigente del partito comunista
italiano negli anni 30 dopo la morte di Gramsci) “regime reazionario di massa” ma la
locuzione di Rocco è più inerente in quanto il fascismo presenta fortissimi tratti di
autoritarismo, di regime quasi ottocentesco nella struttura repressiva nei confronti della
società, però di masse, un regime cioè che non vuole ritenersi oligarchico, non vuole
considerarsi su un piano superiore rispetto alla società e ai gruppi sociali che la
compongono ma vuole invece raggiungerla, integrarla ed organizzarla. Masse al plurale
perché nella mente di Rocco la massa non è un’unità indistinta, la società per lui era quindi
composta da gruppi differenti che corrispondevano alle diverse funzioni economiche che
questi gruppi esercitavano nella società (Mussolini poteva avere soprattutto nella parte finale
del suo regime di una massa indifferenziata). Questo è l’obiettivo politico e quindi ha un
disegno costituzionale. “Il fascismo unifica il popolo attraverso la moltitudine delle sue
organizzazioni e crea degli istituti che rispondono ai suoi bisogni (es. istituti di assistenza e
previdenza); il fascismo inoltre sarebbe educatore in quanto lo guida verso i fini suoi
superiori, verso l’elevazione spirituale ma anche verso il miglioramento economico (ecco
giustificata la numerosa creazione di enti economici) Vi è nelle intenzioni una forte
discontinuità rispetto al regime liberali, ristretto e oligarchico. Discontinuità che attiene
principalmente al raggiungimento e all’integrazione delle masse nel regime. Le masse non
regime liberale non trovavano un loro riconoscimento rispetto allo stato, vi era una discrasia,
una sfasatura tra le istituzioni e la società liberali. Abbiamo osservato la ristrettezza nella
concessione dei diritti politici. Il suffragio era ristretto al 2% e lo esercitava solo 1%.
Questa sfasatura tra le classi dirigenti nel loro insieme e la società va davvero sottolineata in
quanto vistosissima. La maggiorparte della popolazione, che non aveva diritti politici, era lo
straniero interno, era un estraneo che spesso non parlava nemmeno la stessa lingua dei
governanti, era quello su cui si esercitava spesso una forma di razzismo sociale, indirizzato
alla diversa collocazione sociale. Per illustrare la profondità di questa discrasia tra paese
legale e paese reale, oltre alla ristrettezza del diritto di voto è la sua lente estensione.
Va ricordata la prevalenza del collegio uninominale con lo scrutinio di lista con voto limitato.
Questo era ed è il sistema britannico. significa che le circoscrizioni territoriali potevano
esprimere un solo deputato. Solo il deputato che aveva maggioranza relativa dei voti poteva
vincere la rappresentanza di quel collegio e c’era un collegio per ogni deputato
(→ uninominale) Questo impediva la rappresentanza delle minoranze perché non potevano
avere voce perché non avevano il proprio rappresentante, ma dall’altra favoriva un legame
organico e diretto tra il deputato e il proprio collegio. Questo avveniva nell’Italia liberale salvo
che in quel collegio solo pochi avevano il diritto di voto, quindi vi era una forte omogeneità
tra chi votava ehe lasciava fuori tutto il resto del paese perciò il fatto che vi fosse nel periodo
liberale un forte legame tra il deputato e il suo collegio non significava realmente un forte
legame tra il parlamento e il resto della società. Nel 1919 però contemporaneamente viene
approvato il suffragio universale maschile e lo scrutinio di lista proporzionale questa
innovazione è deflagrante rispetto al sistema precedente perché il sistema proporzionale
sommato allo scrutinio di lista fa si che in parlamento si vadano a riflettere le stesse
identiche proporzioni nell’orientamento politico della popolazione senza nessun filtro (es. se
il 10 dei maschi e di orientamento liberale in parlamento il 10 dei deputati sarà liberale) e in
questo modo le minoranze saranno tutelate quindi rappresentati, tuttavia va a ribaltarsi quel
rapporto tra parlamento e paese perché l’orientamento politico che fino a quel momento
aveva guidato il paese si è trovato improvvisamente in minoranza rispetto ai partiti di massa
(socialista e comunista). La serie di governi che si sono succeduti tra il 19 e il 21, prima
dell’avvento del potere fascista, erano sostanzialmente governi di minoranza che riuscivano
a raccogliere delle maggioranze parlamentari in maniera estremamente fragile e mutevole
che non riuscivano a svolgere un’azione di governo e che hanno preparato la deflagrazione
che dal punto di vista parlamentare si è realizzato con il fascismo. Il fascismo è dunque figlio
del sistema proporzionale e della rappresentanza di tutto il paese all’interno del parlamento.
Il fascismo comincia subito a manometterla perché nel 1924 adotta subito una legge
maggioritaria (legge acerbo) che consente quindi alla lista che avesse ottenuto il 25% dei
suffragi di avere il 65% dei seggi parlamentari. Questo ci dice che il fascismo confidava di
poter avere almeno il 25% dei suffragi, confidava di essere stato in grado di minare,
attraverso l’esercizio della violenza politica, il consenso agli altri due partiti di massa (il
socialista e il cattolico) e confidava di poter conquistare una maggioranza parlamentare. è
chiaro però che questa era una situazione di transizione perché era ancora fondata
sull’espressione della sovranità popolare attraverso il suffragio. La sovranità popolare ha
come base l’aspetto territoriale della rappresentanza, è il territorio che costituisce lo stato e
che definisce i confine della sovranità.
Nel 1939 si arriva al fatto che si può accedere alla rappresentanza parlamentare non in
base all'appartenenza territoriale ma sulla base dell’esercizio di una particolare funzione
economica e amministrativa. Nel mezzo ci sta la legge del 1928 che assegna alle
organizzazioni economiche di formare una lista di deputati, sottoposta al gran consiglio del
fascismo, che la sottopone ai cittadini, i quali possono solo dire si o no. Questa è una
grandissima discontinuità rispetto a un regime liberal- democratico, ed è una grandissima
discontinuità rispetto anche al momento successivo perchè naturalmente questa forma non
consente l’esercizio di alcuna volontà politica perché consente solo il sì e il no. Il no poi
diventerà quasi un attentato alla sicurezza dello stato e quindi si diventa oppositori politici, si
diventa nemici dello stato e si rischia il carcere fino al sequestro dei beni.
Quindi questa è la maggiore discontinuità dallo stato liberale ovvero l’ommissione delle
masse perché anche se viene mantenuto il suffragio universale la loro disattivazione politica
è la perdita di ogni sovranità e di potere politico.
Dal punto di vista dell’ordinamento del governo non vi sono grandissime trasformazioni ma
vi è una graduale accentuazione del potere esecutivo. L'ordinamento del governo dell’italia
liberale era collegiale, era un governo di gabinetto, il presidente del consiglio aveva tuttavia
poteri che erano ampi e in genere li cumulava con il ministero dell’interno che era il vero
luogi di governo e amministrazione dello stato e comunque il presidente del consiglio aveva
un rapporto speciale con la corona e il compito di conservare il governo. Tuttavia il centro
del governo era il parlamento perché il governo doveva disporre di maggioranze
parlamentari e le leggi diventavano operativa dal momento dell’approvazione del
parlamento. “La legge ordinaria è l’elemento primario” cit. Fioravanti
L’azione di governo si realizza grazie alla presenza di maggioranze parlamentari, ed è per
questo che i grandi presidenti del consiglio erano abili costruttori di maggioranze
parlamentari (es. Depretis, Giolitti) attraverso quelle che verrà definito “trasformismo” ma
che di fatto rifletteva la centralità del parlamento.
Con il fascismo la centralità del parlamento viene via via vulnerata attraverso una serie di
misure che ampliano la forza dell’esecutivo.
Si comincia con la legge del 1925, che introduce la figura del “capo del governo” (e non
“presidente del consiglio”- è una questione di parole), del “primo ministro” e del “capo dei
ministri” (Mussolini).
Nel 1926 viene data facoltà al potere esecutivo di emanare norme giuridiche, ovvero che il
governo può direttamente approvare delle leggi. In questo caso però c’è un elemento di
continuità dello stato liberale perché vi era la pratica dei decreti legge, attraverso il quale il
governo direttamente emanava delle norme con effetto di legge, di cui si è sempre fatto
ampio uso nella storia d’italia (soprattutto in momenti critici) ma che costituiscono un tratto
fortemente autoritario. Quindi la facoltà del potere esecutivo di emanare norme giuridiche è
un’estensione di questa funzione ed è un tratto controverso perché è ancora utilizzato. Il
governo però, potendosi sovrapporre al parlamento, diventa, nell’intenzione del legislatore, il
custode dello stato. Qui nasce la sovrapposizione tra il governo che si mangia il parlamento
e considerato quasi intercambiabile allo stato (nell’uso comune si dice stato invece si
dovrebbe dire governo).
Un altro aspetto aggiunto dal fascismo che è un legame molto stretto tra la politica e la
burocrazia (ricordiamo che l’amministrazione è il braccio dello stato e lo stato non esiste
senza amministrazione). Il governo fascista cerca di sottomettere la burocrazia e tutto il
pubblico impiego. Per esempio nel 1923 Giovanni Gentile approva la riforma della scuola,
una riforma che per molti decenni ha costituito l’architrave del sistema scolastico italiano.
Se da una parte la riforma gentile era fondata sul principio della libertà d’insegnamento
dall’altra era costruzione di un’architettura estremamente stringente e gerarchica di poteri
che sottometteva gli insegnanti nella loro funzione di dipendente pubblico. Gli insegnanti
infatti erano fortemente subordinati e dovevano obbedienza (pena una serie di misure che
comportavano la dispensa dal servizio, la sospensione del servizio fino al licenziamento e
questi elementi di dipendenza gerarchica dei dipendenti pubblici rispetto agli ordinamenti
erano elementi di continuità che però il fascismo ha fortemente accentuato perchè ha
aggiunto l’elemento della fedeltà al regime. Il dipendente pubblico doveva giurare fedeltà al
regime e dovevano possedere la tessera del partito. Ecco qui un’altra sovrapposizione tra
politica e istituzioni. Nel passaggio allo stato repubblicano viene abolita ma lascia
un’impronta. Ci riferiamo ai maestri, i quali da una parte hanno riconoscimento sociale dal
regime fascista perché sono diventati dei funzionari pubblici, ma erano fortemente ingabbiati
in questa struttura gerarchica estremamente pressate ed erano oggetto di una propaganda
politica che andava ad indirizzare la loro nazione. Nel 1945 il regime era finito ma avevano
ricevuto un imprinting talmente forte e avevano accordato al regime il loro consenso in
maniera talmente vasta che in una nuova condizione hanno in realtà in parte spesso
mantenuto la medesima mentalità gerarchica e autoritaria, con una didattica di forte
imposizione nei bambini (anche fino agli anni 60) questo avveniva perché i tempi delle
scansioni politiche e dei mutamenti sociali non corrispondono agli stessi tempi delle
trasformazione delle istituzioni, le quali vanno a generazioni (si devono esaurire con le
generazioni).
Sistema di polizia
L’apparato di polizia sono molto chiari gli elementi di continuità del fascismo con lo stato
liberale. In questo campo gli elementi di novità sono in linea e ampliano i tratti autoritari della
fase liberale e rappresentano un tratto caratteristico del fascismo. Il raddoppio delle funzioni
e l’affidamento al capo del governo il compito di bilanciamento tra i diversi corpi, spesso in
modo concorrenziale e previo punitivo. ovvero…
Nell’italia liberale le leggi di pubblica sicurezza sono state codificate con Crispi nel 1899 e
saranno sostanzialmente rispettate nella struttura del testo unico di pubblica sicurezza nel
1926 e poi del 1932.
Fondamentale era l’obbligo nel 1899 di informazione preventiva alle autorità e al prefetto per
qualsiasi attività pubblica i cittadini volessere svolgere (è per questo che lo studio dei
movimenti politici in età liberale viene condotto dal punto di vista delle fonti sulle carte del
ministero dell'interno, perché era al ministero dell’interno, alla polizia, alla questura e alla
prefettura che venivano segnalate tutte le attività).
Le misure di polizia per chi contravveniva alle disposizioni legislative erano molto estese nei
confronti dei rei (domicilio coatto, vigilanza speciale) spesso per azioni di natura politica.
Con misure di polizia si intendono misure che non dovevano essere approvate da un
giudice, erano cioè combinate ed eseguite immediatamente.
Nel primo periodo il fascismo può tranquillamente continuare ad usare questi strumenti
senza bisogno di ampliare. Nel primo periodo per esempio gli oppositori venivano detenuti
senza processo e poi rilasciati perché la legislazione precedente lo consentiva.
Un altro aspetto del periodo liberale che sarà mantenuto era l’importanza delle leggi
eccezionali per periodi limitati o per zone limitate. Tipica è la legge Pica del 1863 che
vedeva la giurisdizione militare, la fucilazione, i lavori forzati nelle zone dove si legislativa
attività di brigantaggio, ossia azioni di conflittualità sociale nei confronti del nuovo stato.
Queste leggi sono state ripetute in varia forma. Per esempio nel 1894 le leggi contro
l’anarchismo; più volte è stato dichiarato lo stato d’assedio. è evidente che con questa
impostazione i problemi sociali sono problemi di ordine pubblico. Nel 1898 il generale Bava
Beccaris spara sulla folla che era scesa in piazza (per chiedere un prezzo più basso del
pane) perchè la folla è un nemico dello stato, i problemi sociali sono problemi di ordine
pubblico, e problemi di mantenimento dell’ordine sono problemi che riguardano l’autorità
dello stato. Nel 1904 la polizia zarista sparava nella domenica di sangue sul corteo che
andava a chiedere un miglioramento delle condizioni.
Il fascismo fa due cose: crea quindi nuove istituzioni e si inserisce nelle magie, in questo
caso già molto rigide, dello stato liberale. Nel 1923 crea la milizia volontaria per la sicurezza
nazionale, ovvero la legalizzazione dello squadrismo. Le squadre d’assalto, quelle che
avevano animato la guerra civile, la guerra antisocialista, la guerra contro i sindacati, …
vengono riconosciute come un corpo volontario con funzioni di polizia con una loro divisa e
uno stipendio. Questo squadrismo si affianca alla polizia e poi viene integrato nell’esercito e
qui vediamo un raddoppio delle funzioni ma questa sovrapposizione di funzioni è tipica del
fascismo perché attribuisce al capo del governo l’ulteriore potere di dirimere questa
conflittualità, competizione e favorire prima l’uno e poi l’altro. Nel 1926 la novità solo le leggi
per la difesa dello stato. Viene creato il tribunale speciale, vi è quindi un nuovo organo
giudiziario che serve a difendere la massima considerata come autorità suprema. Può
comminare la pena di morte, fa largo uso del confino di polizia che è l’estensione del
domicilio coatto dell’italia liberale. Il confino è l’allontanamento del reo e della sua famiglia in
località sperdute (spesso isole o paesi in montagna). Questo serviva per la repressione del
dissenso politico, chi fuggiva dalla giurisdizione del tribunale era un fuoriuscito ma per i quali
era disposto il sequestro dei beni. Nel 1926 è stato disposto anche il testo unico di pubblica
sicurezza e qui invece vediamo gli elementi di continuità del movimento liberale dove
vengono ampliati gli ordinamenti preesistenti. Alla polizia vengono dati maggiori poteri, viene
esteso l’elenco dei comportamento sospetti che devono essere posti sotto controllo. Per
esempio non si poteva fare gruppo di più di 3 persone a parlare e non era più sufficiente
informare le autorità per le attività pubbliche ma bisogna avere anche il consenso preventivo
per questioni di pubblica sicurezza. Questo riguardava anche le attività di intrattenimento, i
giornali, volantini, manifesti, libertà di stampa. E questo configura uno stato prettamente
autoritario dove la repressione era possibile in ogni momento senza tutela del potere
giudiziario ma solo attraverso l’autorità amministrativa della polizia che agisce senza filtri. Lo
stesso confino di polizia era una misura che poteva essere comminata da una commissione
composta da autorità di pubblica sicurezza.
Tutto questo insieme di autorità e misure repressive vanno ad inserirsi nel solco e vanno a
costituire un incremento autoritario preesistente aggiungendosi però ai nuovi istituti che
vanno a definire il nuovo stato e libertà di stampa e libertà individuale di opinione seguono
questa logica.
• La stampa
Il fascismo ha aumentato i controlli già esistenti, non solo la richiesta preventiva, bisognava
chiedere anche il permesso di stampare, si colpivano gli interessi della stampa, il direttore
era responsabile penalmente di quello che veniva pubblicato.
Infatti, a causa dei continui sequestri e della colonizzazione fascista, la maggior parte di
questi giornali antifascisti erano già fuori, già prima di essere messi fuori legge nel 25.
Tutti i grandi giornali colonizzati da direttori imposti dal fascismo.
Gli altri direttamente sciolti.
Creato l’ordine dei giornalisti: albo al quale bisogna iscriversi
Da una parte riconosce vantaggi, riconoscimenti economici, sociali, garanzie su pensioni, la
mutua molto altra etc.
Caratteri fondamentali dello stato fascista nell’ambito della nascita dello stato sociale
occidentale
Cassese individua sette CONTRADDIZIONI fondamentali:
1. Lo stato fascista si proclama rivoluzionario con la creazione di un nuovo regime
ma in realtà si inserisce nella natura dello statuto albertino e dello stato liberale
precedente.
2. Vuole essere in opposizione ad altri regimi ma viene a patti con le istituzioni
liberali: la monarchia e quindi il Senato, la chiesa e instaura una relazione di
condivisione delle leve delle decisioni politiche ed economiche con il capitalismo e
la borghesia.
o continuità, integrazione, convivenza
3. Riconoscimento dal punto di vista istituzionale della società di massa attraverso
il concetto di totalitarismo.
4. Vuole ricomprendere l’interezza della società all’interno dello stato.
Ma rifiuta il pluralismo sociale anche se connesso intrinsecamente alla natura stessa
della società che non è monolitica, ma lo stato fascista vuole esserlo.
5. Corrispettiva esaltazione della figura del capo di governi perché lo stato
totalitario non può funzionare se non è guidato dalla figura del capo di governo.
Principio del duce e della guida che entra in contraddizione con la società.
6. Volontà autoritaria/ stato di polizia integrati da nuovi strumenti di controllo delle
masse attraverso i nuovi istituti.
Natura dello stato fascista è la sua intenzione monistica, ovvero concentrare il potere
nell'esecutivo del capo di governo
Ma pluralistico e particolaristico perché all'interno delle intenzioni dello stato si riversa
filtrata dal partito e dalle azioni repressive la conflittualità sociali e politiche.
Il dinamismo della società si riversa all'interno della struttura dello stato.
7. Conservatore nella volontà di riaffermazione di una gerarchia sociale esistente
è in realtà modernizzatore nelle misure che adotta soprattutto negli anni 30.
CARATTERI GENERALI:
1. Persistenza delle istituzioni liberali
2. Capacità dello stato fascista di concentrare in alcuni settori specifici che
permettono di trasformare la società come la stampa e l'associazionismo
sindacale e il sistema elettorale etc.…
3. Concentrazione autoritaria del potere
4. Pluralizzazione del potere allo stesso tempo nei nuovi istituti che vengono
creati attraverso il meccanismo dello sdoppiamento delle funzioni es. Milizia
volontaria che sdoppiava le funzioni
Quindi lo stato fascista è monolitico e pluralizzato al tempo stesso
5. Principio della leadership, il capo di governo che è l'unico che può portare
equilibrio tra le diverse componenti
6. Componente razionalizzatrice e modernizzatrice che avvicina l'Italia a quello
che avviene negli altri paesi
7. Lunga durata delle istituzioni del fascismo, si fondano sullo stato liberale ma
lasciano tracce anche nella Repubblica
Quindi non se ne esce se non inventando nuovi strumenti, adottati dai diversi stati
occidentali, sono esperimenti che vanno nella direzione del nuovo stato sociale, perché
questi esperimenti hanno un elemento in comune.
Gli elementi in comune tra i vari stati sono l'abbandono all'ortodossia economica, della
fiducia nel mercato.
L'altro soggetto abbastanza forte che può sostenere le capacità produttiva e diminuire
l'insicurezza economica è lo stato.
In questo momento la statualità si estende a settori che in precedenza non erano considerati
oggetto dell'intervento dello stato.
Attuata dai fascismi e dai regimi democratici, social democratici e liberali.
Poi anche nelle politiche sociali del fascismo che fanno sì che le diverse categorie di
lavoratori abbiano delle misure di protezione relative ai diversi campi della sicurezza sociali,
come le assicurazioni contro gli infortuni, la vecchiaia, la disoccupazione, etc. (assistenza
sanitaria).
Queste misure sono collegate alle categorie, ogni categoria in funzione del tipo di contratto
collettivo siglato, e quindi anche in funzione degli oneri fiscali che va a sostenere, in
sostanza in funzione alle diverse tasse che paga, ha delle diverse prestazioni e queste
prestazioni venivano erogate attraverso le casse mutue.
Ogni categoria aveva la sua cassa mutua e ogni diversa esigenza aveva la sua cassa mutua
(per la sanità o per le vacanze dei bambini dei giornalisti ad esempio) = estremamente
particolaristico.
Questa è l'origine del welfare state.
Germania:
Questo secondo punto nel caso del nazismo si aggiunge alla finalità della politica di riarmo e
di guerra.
La Germania invece dopo che Hitler diventa cancelliere, subito affida ad un tecnico le redini
della sua economia (Schacht, presidente della banca centrale tedesca).
Lui intende razionalizzare l'economia tedesca guardando al modello dell'economia di guerra
della Prima guerra mondiale e intende produrre lo stesso tipo di relazioni tra lo stato e le
forze di produzione che c'erano durante la Prima Guerra Mondiale.
Quindi lo stato al centro e gli imprenditori e le forze sindacali che vengono tutte riconosciute
e tutte collaborano, saltano completamente il parlamento, infatti questo viene reso non
influente.
Tutto guidato dallo stato, in pochissimi anni la macchina industriale tedesca ha ripreso il
ritmo, la disoccupazione è stata completamente assorbita.
Si aggiungono le prestazioni sanitarie, ma all'interno di un sistema che non è solo
corporativo ma è completamente indirizzato all'economia di guerra.
La forza della nazione non era militare per il fascismo, mentre per il nazismo sì.
Questa economia integrata alla funzione di potenza nazionale ma che provvede anche alla
sicurezza dei cittadini è quella che ha funzionato di più.
Gli autoritarismi europei hanno guardato a questo modello.
Usa-New Deal:
Primo modello di sicurezza sociale liberale e democratico.
Primo New deal: misure razionalizzatrici molto simile a quella attuate dal fascismo italiano.
Anche Roosevelt ha fatto un salvataggio delle banche, un programma di opere pubbliche,
ripresa industriale…
Leggi per riordinare.
Secondo New deal: programma di sicurezza sociale.
Il cittadino in quanto tale aveva diritto alla protezione sociale, aveva diritto a ridere da parte
dello stato una serie di prestazioni.
Guidato dal pensiero economico di Keynes con le sue teorie al sostegno del mercato da
parte dello stato.
In questo caso va però precisato che:
1. Storicamente la ripresa dell'assorbimento dei problemi economici causati dalla
crisi avviene sì, attraverso le misure economiche dello stato sociale, ma
soprattutto dopo l'ingresso in guerra degli Usa, perché questo comporta la ripresa
dell'industria.
2. In secondo luogo, smantellamento di misure sociali dopo la 2gm.
Questo avviene anche nel 1861 con la liberazione degli schiavi, approvata da Lincoln,
scoppia la guerra civile e gli stati del sud disattendono le indicazioni e bisogna
aspettare gli anni Sessanta del 900 per vedere il riconoscimento dei diritti civili per i
neri americani.
Ora infatti il sistema sanitario pubblico non c'è.
· Cittadinanza sociale, connessa all' universalismo delle prestazioni dello stato sociale.
Prestazioni universalistiche vuol che anche se io sono indigente, un disoccupato che quindi
non paga le tasse, se ho bisogno del sistema sanitario posso accedervi comunque in
funzione del fatto che sono cittadino ed ho quindi diritti sociali.
=> Indivisibilità dei diritti fondamentali.
Ovvero i diritti civili (ho il diritto al rispetto della mia persona), diritti politici e diritti sociali.
Il contratto sociale tra individuo e stato= lo stato si fa carico perché io cittadino ne ho il diritto.
L'autore che ha sistematizzato questo concetto di cittadinanza sociale è Alfred Marshall.
Si crea un nuovo legame tra cittadini e stato che prevede da parte dello stato un'azione
positiva, lo stato non deve solo difendere i cittadini dall'aggressione di una potenza politica.
Deve difendere i cittadini anche dai rischi normali dell'esistenza.
I cittadini pretendono che i diritti sociali vengano riconosciuti.
L'intento è quello di:
1. Garantire la libera estrinsecazione della personalità di ognuno.
Libertà di ciascun individuo di realizzare sé stesso.
2. I diritti sociali hanno una natura redistributiva perché la redistribuzione va a
favore delle categorie che quelle prestazioni non possono permettersele.
Le prestazioni dello stato vengono però finanziate con la fiscalità generale.
Quindi c'è una porzione di prelievo fiscale nei redditi di ciascuno che servono a finanziare
queste prestazioni, indipendentemente dal fatto che il cittadino se ne serva o meno.
Questo prelievo è regolato dalla legge.
Quindi è prevista una reciprocità tra cittadini e stato.
È un nuovo contratto sociale.
Es. Servizio sanitario nazionale
Io posso riceve le cure contro il tumore anche se sono disoccupata, ma posso anche pagare
tutta la vita la mia porzione di contributo a sostegno del sistema sanitario e non mettere mai
piede in ospedale.
Questa è la redistribuzione.
· Istruzione, diritto alla salute (affermato lentamente e non ovunque nello stesso
momento) sono temi del diritto sociale.
I diritti sociali sono storici perché si affermano in un certo momento, ma anche perché nei
diversi momenti e nei diversi luoghi la loro estensione varia.
Es. Diritto alla casa non è fondamentale nel mondo occidentale, anche se in un certo
momento lo stato ha investito in un progetto per questo, con l'istituzione delle case popolari
(soprattutto fra anni 60 e 70), ma poi c'è stato un disinvestimento.
Quindi i diritti sociali non sono ancora affermati una volta per tutte.
Ad esempio, prendendo l'istruzione il diritto si è affermato nel tempo e lentamente, con la
legge casati inizia l'obbligo all'istruzione, e lo stato deve fornire le strutture per l'istruzione
generalizzata.
Certo, nel tempo, si è modificata e frastagliata, per esempio le scuole chiedono dei contributi
che aiutino ad erogare la prestazione richiesta, ma in teoria ancora sarebbero consentite a
tutti.
Negli anni Trenta vi è questa congiuntura particolarmente densa perché nasce dalle
condizioni economiche, la crisi del capitalismo e dell'ortodossia delle misure economiche
adottate dagli Stati, a una pressione corrispondono delle trasformazioni generalizzate sul
terreno delle istituzioni.
Periodizzazione:
1. Fase di emersione dello stato sociale, dagli ultimi decenni dell’800 fino alla Prima
guerra mondiale.
Emerge lo stato sociale come un qualcosa di cui lo stato deve occuparsi, emerge la
necessità di politiche sociali.
La nascita dello stato sociale è connessa allo sviluppo del processo di secolarizzazione.
Lo stato va oltre alle azioni solite dello stato giurisdizionale della prima fase dello stato di
diritto.
Con l’assorbimento all’interno del raggio dello stato di azioni rivolte al benessere materiale
dei cittadini, all’amministrazione della giustizia e alla garanzia della pace interna.
Si ampliano quindi in questo modo gli strumenti del potere, per provvedere a maggiori
necessità comportano anche il benessere materiale dei cittadini, quindi lo stato deve
ampliare la sua burocrazia.
Processo di secolarizzazione in origine e poi tra 800 e 900 diventa un processo di
pubblicizzazione= trasformazione in politica pubblica di attività prima svolte da privati.
Il contesto in cui emerge la prima fase delle politiche sociali è quello della prima
industrializzazione con i cambiamenti sociali che questa comporta.
Lo stato deve ampliare la burocrazia, acquisisce istituti che prima erano di privati=>
pubblicizzazione
contesto è quello della prima industrializzazione con i cambiamenti sociali che questa
comporta.
cambia il concetto di povertà= condizione prodotta dal processo di modernizzazione dell’800
non più una colpa sociale, non più colpa individuale, essendo lavoratori salariati si può
essere poveri,
è il prodotto stesso della modernità.
È la condizione della prima industrializzazione.
Questo concetto nuovo di povertà introdotto dall’economia di mercato ad un certo punto ha
dovuto essere preso in carico dai governi.
Bismark = matrice di modello di politiche sociali definite occupazionali, basate sulle esigenze
di specifiche categorie, nel tempo accantonano una parte del loro stipendio per confluire in
un fondo dello stato.
Atto di nascita delle politiche sociali del 900.
In Italia nel 1898 si adotta una misura simile, assicurazione obbligatoria per determinate
categorie di lavoratori.
Il modello bismarckiano si avvia a poco a poco.
La responsabilità dello stato nelle politiche sociali è il frutto di un vastissimo dibattito tra le
classi dirigenti europee, grosso dibattito transnazionale.
Germania= maggiori protagonisti, i Socialisti della Cattedra che dal 1872 (Shmoller,
Brentano, Wagner) affermano che sia lo stato a dover adottare le politiche sociali.
Cattolicesimo sociale= Brentano era un cattolico, Kettler maggiore esponente del
cattolicesimo sociale (anche Toniolo in Italia) influenzano il rerum novarum del papa
Socialisti= Bernstein=> anche il socialismo riformista
Pensiero corporativista.
Caso italiano:
- Crispi negli anni ’80, con le riforme crispine, trasforma le opere pie private in istituzioni
pubbliche di assistenza.
- Nel 1898 è la prima legge per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni che si
accompagnava ad un programma pubblico di pensioni di vecchiaia e invalidità (queste però
facoltative)
=>adotta il modello tedesco
Programma italiano esclude i lavoratori agricoli (la maggioranza)
- Periodo giolittiano= grande dibattito (anche a livello europeo)
Vi è un nuovo istituto, il Consiglio Del Lavoro, ma è un organo pubblico che consiglia i
progetti al governo, ma in realtà le leggi sociali non vengono attuate.
Vi è una certa accelerazione di politiche sociali con l’introduzione delle assicurazioni
obbligatorie dopo la Prima guerra mondiale.
Esame:
1. A partire dai testi dei Moodle
2. Argomento delle lezioni
3. Domanda più specifica e approfondita
Tuttavia, questi due modelli in periodo interbellico condividono alcune condizioni storiche
generali che sorreggono l'espansione di entrambi i modelli.
"Compromesso social-democratico":
Non interessa solo i paesi con partiti social-democratici al potere.
Si chiama così perché dà vita ad un fondamentale scambio che avviene in questi termini: è
uno scambio tra lo stato che attraverso il governo riconosce legittimità, dà molto spazio nella
definizione delle attività politiche e della linea di politica sociale ed economico.
Lo stato attraverso il governo dà spazio ai grandi sindacati, soprattutto del lavoro
dipendente, relativamente a politiche sociali ed economiche.
Es. Lo stato prima di adottare una misura che va a interessare i redditi delle famiglie come
ad esempio l'aumento del prezzo della benzina, consulta i sindacati.
I sindacati dicono che non è sostenibile, i governi però ne hanno bisogno per forza per
finanziare le scuole.
Alla fine, ci si accorda magari per un aumento più limitato sulla benzina e si aumenta il
prezzo delle sigarette.
Questo è un esempio di contrattazione tra governo e parti sociali per la politica economica.
I sindacati sono forti, tutti i lavoratori tendono ad iscriversi ai sindacati.
Il compromesso social democratico fa sì che la difesa dei redditi del lavoro dipendente entri
in maniera sistematica, attraverso questa contrattazione, all'interno delle preoccupazioni del
governo.
Quindi il lavoro dipendente ha costantemente una sua rappresentanza all'interno dei
governi, a loro volta però i governi possono chiedere ai sindacati che le scelte politiche
vengano accettate e riconosciute dalle grandi masse di lavoratori.
Questa è il meccanismo che in modi diversi ha caratterizzato la grande crescita economica
occidentale che va dalla metà degli anni 40 alla metà degli anni 70 = enorme produzione di
ricchezza, crescita del PIL, età dell'oro, ma attraverso il compromesso questa grande
crescita si è trasformata anche in una redistribuzione della ricchezza stessa.
Tutta la popolazione ha accresciuto la propria disponibilità economica e in proporzione le
classi subalterne sono cresciute di più di quelle superiori.
Caso rarissimo nella storia.
Il lavoro dipendente è stato particolarmente difeso ma particolarmente gravato dalle imposte,
mentre il lavoro autonomo è stato meno difeso e meno gravato dalle imposte.
Questa macchina funziona solo se finanziata.
Nel caso italiano, con modello occupazionale ereditato dal fascismo, si innestano via via
delle misure di tipo universalistico.
Le politiche scolastiche e abitative sono le più universalistiche; con la riforma della scuola
media obbligatoria si innesta una forma che tende in maniera universalistica a riconoscere il
diritto all'istruzione come gratuito e generalizzato.
Nel caso italiano, come in altri, si sono inseriti modelli universalistico e nel caso italiano la
tempistica è stata peculiare perché la gran parte delle riforme universalistiche sono state
approvate dopo il ciclo di conflittualità degli anni 60/70, dopo il cosiddetto autunno caldo che
ha rafforzato i partiti socialisti e comunisti, di sinistra di massa.
I partiti di sinistra insieme alla Democrazia Cristiana rimasta fino agli anni 90 hanno
approvato una serie di riforme negli anni 70.
Alla fine di questo ciclo di riforme, nel 1979 è stato creato il sistema sanitario nazionale
(ULSS e poi ASL) grazie al ministro della salute, Tina Anselmi.
• Fiscalità generale
• Compromesso socialdemocratico
• Redistribuzione dei redditi sostenuta dalla conflittualità libera che c'era
• + fordismo
Neoliberismo= Hayek, economista austriaco (agli antipodi di Keynes, con la sua politica di
politica sociale nel New Deal e in GB).
Hayek insegnava a Cambridge nel periodo tra le due guerre non era considerato perché si
stava affermando il mainstream di Keynes.
Secondo Hayek il mercato possiede senza dubbio le potenzialità per garantire la continua
produzione di ricchezza nonostante le crisi.
Non c'è bisogno di politiche sociali perché il mercato può rialzarsi ad una condizione, ovvero
che lo stato non sia agnostico, ma che lo stato adotti delle politiche che facilitano non la
redistribuzione dei redditi ma la circolazione finanziaria e monetaria.
Lo stato deve essere in funzione dei bisogni dei grandi gruppi capitalistici finanziari.
Il neoliberismo non prevede solo lo smantellamento delle politiche sociali, ma anche
funzionalità alle esigenze dei grandi gruppi finanziari.
A partire dagli anni 80 e 90 diviene il mainstream.
Elogio della concorrenza e della aziendalizzazione anche applicato alle politiche sociali.
Tutto ciò che fa parte della sfera pubblica è perdente.
"La via della servitù" è il suo volume contro le politiche di welfare.
Massacro sociale in molti casi.
Questa crisi attuale potrebbe far dubitare su questo pensiero.
Questa fase tuttavia non ha completamente eliminato le acquisizioni precedenti.
Nel passaggio dallo stato giurisdizionale allo stato liberale di diritto abbiamo anche il
passaggio da status a contractus, passaggio fondamentale nei rapporti sociali.
Una società basata sullo status è una società basata sui ceti, tipicamente di antico regime,
in cui le gerarchie sociali sono prodotte dallo status, cioè dalla collocazione in cui il soggetto
si trova all’interno della società; è quindi una caratteristica del pluralismo sociale tipico dello
stato giurisdizionale. Quel mio stato dà luogo ad una serie di diritti della mia vita sociale,
politica e civile.
Ad esempio, con la servitù della gleba, lo status definisce la vita del contadino, legato
addirittura alla terra.
Il passaggio dallo status al contractus configura il passaggio all’economia di mercato perché
il contractus è un patto che si stipula tra individui che possono disporre sul mercato della
propria persona, il rapporto di lavoro di tipo capitalistico e non servile è di tipo contrattuale.
È il grande processo che accompagna la nascita della società di mercato.
Tuttavia, la ricerca storiografica in questo momento dopo aver a lungo sottolineato la cesura
in senso progressivo tra status e contractus, dopo aver creduto nel fatto che il contractus
una volta affermato è un fenomeno irreversibile, ora in realtà sta riflettendo sulle persistenze
e sui mescolamenti della condizione di status anche in una società contrattuale.
Es. dipendenza servile nella post-modernità che in varie forme si riafferma, alle nuove
schiavitù.
Il nodo storico:
La statualità contemporanea (dall’Ottocento ai giorni nostri) si è consolidata tra 800 e 900
assumendo le funzioni primarie degli stati in modo generalizzato, non limitato quindi solo a
poche esperienze storiche che avevano con anticipo sperimentato le caratteristiche dello
stato moderno (es. Francia), ma ha visto queste caratteristiche generalizzarsi, quindi la
garanzia di sicurezza ed ordine, la difesa dei diritti di proprietà, l’organizzazione del territorio
e dei trasporti, la presenza di uno stato civile, le modalità di esazione fiscale etc. => si
consolidano attraverso la creazione di un’amministrazione (quindi si parla anche di uno stato
amministrativo) e si consolidano nel momento di massima forza dell’Europa rispetto al resto
del mondo.
Forza espansiva economica ma anche coloniale, periodo che va dal 1870 al 1915, l’età
dell’imperialismo e anche età in cui gli stati amministrativi si formano.
Dal punto vista dell’esperienza storica questi due fattori devono essere osservati anche nel
momento del loro intreccio e non possono essere guardati l’uno senza l’altro.
Una prova contraria a questa interdipendenza del fatto che la statualità contemporanea si è
definita nel momento di espansione coloniale e integrandosi con essa è che anche dopo la
fine dell’espansione l’obiettivo della statualità diventa l’obiettivo dei paesi post-coloniali.
Questi paesi guardano allo stesso modello per costruire la propria soggettività.
Questo è un aspetto che riguarda i grandi processi storici, vi è quindi una co-implicazione di
dimensioni che comportano al loro interno sempre aspetti contradditori, la statualità europea
reca il segno della sua espansione coloniale e dell’estensione del rapporto di dominio anche
nel momento in cui elabora la più raffinata garanzia dei diritti civili e politici e le premesse
dell’estensione della democrazia e della nascita dello stato costituzionale.
Va rivelato come fenomeni di grande portata come questo producano sempre un effetto di
retroazione in patria dell’esperienza coloniale, ciò che avviene nelle colonie in qualche modo
torna anche in madrepatria in forme e modi diversi.
Es. GB
Educazione imperiale che prevedeva che le generazioni che si formavano dovessero
guardare anche all’esterno della loro patria perché la contingenza di quel momento era
quella di star costruendo un impero, quindi bisognava essere pronti ad andare fuori e
costruire per fare affari.
Questo faceva parte dell’educazione degli Empire Builders.
Come mai gli empire builders provenivano specialmente dalle regioni più povere del Regno
Unito? erano regioni povere che non offrivano sufficienti risorse alla popolazione soprattutto
per chi voleva migliorare la propria posizione sociale.
Non per caso nella larga parte della manodopera provenivano dalle regioni del Regno Unito
meno ricche come la Scozia, molti di loro sono stati empire builders, sono andati in Canada,
in Australia e Nuova Zelanda; gli irlandesi fornivano molti dei quadri dell’amministrazione
dell’esercito.
L’impero per quanto riguarda il Regno Unito è stato un grosso fattore di coesione sociale e
interna.
Ma l’impero anche nel momento in cui alcune tecniche di sottomissione e violenza
sperimentate nelle colonie vengono ritrasferite in patria.
Es. La mitragliatrice sperimentata per la prima volta nella guerra anglo-boera.
Con la mitragliatrice c’era una guerra non cavalleresca, era un modo di uccidere meccanico,
dall’altra parte non c’era un nemico singolo che guardavi negli occhi.
Anche nelle tecniche di guerra il razzismo è presente, nella guerra anglo-boera sono stati
applicati anche i campi di concentramento.
La mitragliatrice è tornata in Europa nella Prima guerra mondiale, i fanti erano quelli che
potevano essere uccisi dalla mitragliatrice, perché c’è un razzismo coloniale, ma c’è un
razzismo anche sociale, lo stesso disprezzo riservato alle popolazioni all’esterno della
civilizzazione europea viene applicato anche al suo interno; i fanti potevano essere dalle
mitragliatrici.
Quindi=la forza espansiva della statualità intrecciata da una parte dall’espansione del
mercato e dall’altro dall’espansione coloniale.
Vi è un nesso inscindibile tra lo stato di diritto e i diritti civili e politici forgiati dallo stato di
diritto e alla statualità contemporanea, insieme all’espansione coloniale e del mercato, ma
anche alla violenza che questo comporta.
Maier parla di esposizioni universali, in particolare quella di Parigi del 1878 dove venivano
esposti tutte le ultime e le più grandi acquisizioni della modernità del tempo e insieme
venivano esposti anche gli zoo umani per stupire, interi villaggi provenienti spesso dall’africa
venivano importati ed esposti come fenomeni da baraccone, per divertire ma anche per
segregare.
Lo straniero, il selvaggio è all’esterno inferiore ma è anche lo straniero interno, lo sono
anche le classi popolari.
Razzismo etnico e razzismo sociale (classi popolare chiamate pericolose anche dalla
giurisprudenza), anche il razzismo sociale tendeva a tradurre la superiorità sociale in
superiorità fisionomica.
Es. misurazione dei crani nel caso di Cesare Lombroso con finalità riformiste, individuava i
probabili criminali
Filippini duramente colpiti dagli stati uniti dal dominio spagnolo a quello statunitense.
Massacro della comune di Parigi nel 1871 che hanno convinto i pensatori dell’epoca che le
classi popolari fossero il problema => Bismark attua riforme sociali; discipline dello studio
della sociologia; legge Pica del 1863 per il brigantaggio (guerra interna ai contadini).
=> la pacificazione e i massacri erano il corrispettivo delle trionfali esposizioni universali, che
esprimevano inoltre sempre più fiducia nello stato.
Tante esposizioni tra Parigi, Londra e gli Stati Uniti; sono state studiate molto per le
ideologie delle società.
Alla base di questa civiltà autocelebrata nelle esposizioni universali c’erano le classi
pericolose o i popoli da colonizzare e redimere da sé stessi, ma al vertice c’era lo stato che
era la più alta produzione della civiltà occidentale dalla cultura occidentale stessa.
Tutto lo sviluppo della scienza giuridica e della filosofia ottocentesca ci dicono questo,
pensiamo ad Hegel e al suo concetto di stato, in cui lo stato è il momento di sintesi superiore
dell’opinione pubblica, della società.
È la più alta acquisizione della civiltà, nasce il diritto pubblico, il diritto dello stato, lo studio
della scienza giuridica e delle esposizioni universali ci dicono cosa le società
rappresentavano, cosa proponevano i giuristi, come lo stato veniva pensato, ovvero la
massima costruzione.
È vero che tanto più lo stato era la massima costruzione, tanto più laddove mancava vi era
anche assenza di civiltà.
Lo stato ha una sua moralità, è etico in sé stesso, ha delle finalità positive in sé stesso, è
una combinazione di ideali, di etica e di diritto.
Negli ultimi decenni dell’800 si sviluppano dottrine dello stato che ne postulano la superiorità
rispetto a qualsiasi altra costruzione sociale.
Vittorio Emanuele Orlando, uomo politico (presidente del consiglio dei ministri dell’Italia dopo
la vittoria nella prima guerra mondiale, ha rappresentato l’Italia insieme a Sonnino alla
conferenza di Parigi dove non ha avuto una buona riuscita) era un giurista di aspirazione
tedesca che ha elaborato la dottrina dello stato persona che postula il fatto che lo stato sia
l’unica fonte del diritto in quanto esiste; l’esistenza stessa dello stato, l’esistenza positiva, fa
sì che l’unica fonte del diritto sia lo stato e non possono essercene altre.
In un certo senso tutti questi pensatori che postulano la superiorità dello stato curano anche
il suo differenziarsi dalla nazione, cioè lo stato-nazione; non si identifica con la nazione
stessa, la nazione è un insieme di fattori etnici, culturali, storici, linguistici etc., lo stato invece
è un’astrazione che deve in qualche modo essere superiore alla nazione.
Allo stesso modo lo stato deve essere superiore anche alla società.
Diciamo che tuttavia, all’inizio del secolo a queste teorie cominciano ad avanzare teorie che
considerano invece lo stato interdipendente dalla società:
Leon (francese) = tratta il realismo giuridico, una riconnessione dello stato nella realtà
sociale
In Germania= Von Gneist = studioso dell’autogoverno britannico e quindi ha osservato una
società forte che si autogovernava e l’ha proposta come possibilità di compenetrazione nello
stato che doveva esserne un po’ la sintesi
Von Gierke = studiava le corporazioni medievali tedesche come forma di autogoverno e di
connessione tra lo stato e la società
Santi Romano= allievo di vittorio Emanuele orlando, ha annunciato la pluralità delle fonti del
diritto, la società si organizzava in gruppi era in grado di produrre delle norme che potevano
diventare anche norme giuridiche che lo stato doveva assorbire e non contrastare.
Il fenomeno storico complessivo è che la crescita dello stato e la sua affermazione comporta
l’affermazione di strumenti disciplinari che ne assicurano la realizzazione.
Il complesso di scienze sociali che nascono è funzione delle ragioni di dominio dello stato
sulla società scienza giuridica, economia, sociologia per disciplinare
Quindi l’estensione dei diritti, la nascita dello stato liberale di diritto è parallela alla crescita
del controllo sociale all’interno e dell’estensione del dominio all’esterno.
Cresce l’imposizione fiscale per attuare questo controllo sociale.
Nel lungo periodo lo stato giurisdizionale si occupava soprattutto della sovranità, ad esempio
Machiavelli si interroga sugli attributi della sovranità, chi è sovrano e cosa può fare; lo stato
giurisdizionale creava gli strumenti per l’applicazione delle leggi, per l’esecuzione delle
sentenze, quindi i tribunali, mentre la salute era lasciata alla chiesa.
Con il processo di secolarizzazione, parallelo alla nascita dello stato di diritto (XVIII secolo)
lo stato si occupa anche di salute e di prosperità del popolo e quindi si sviluppano tutte le
scienze come l’economia, la sociologia etc.
24/04/2020
Società ed istituzioni del colonialismo europeo
Anche gli stati colonizzati non formano un unico modello: (testo di Isabella Rosoni)
Rosoni distingue 3 fasi della colonizzazione:
La 1a fase (dal 15 al 18 secolo) che è quella delle conquiste e delle scoperte geografiche. Il
punto di arrivo è la guerra dei 7 anni;
La 2a fase (da fine 700 alla conferenza di Berlino, 1884)
La 3a fase (dalla conferenza di Berlino alla prima guerra mondiale) imperialismo vero e
proprio;
Alla 3a fase segue il periodo dei mandati, cioè tra le due guerre dove Francia GB si sono
ulteriormente espanse grazie al controllo di molti territorio ex tedeschi e dall’altra parte però
si pongono le premesse per la decolonizzazione.
Per parlare di colonialismo quindi dobbiamo parlare non solo di acquisizione di un territorio
distinto dalla madre patria ma anche di sviluppo commerciale. Nella prima fase anche di
evangelizzazione, civilizzazione mentre per parlare di imperialismo c’è bisogno di
colonizzazione + rivoluzione industriale + capitale finanziario.
Dopo la prima guerra mondiale l'argomento imperialista si indebolisce perché i massacri
della prima guerra mondiale avevano messo a nudo la barbaria stessa della civiltà. La
saldatura inter imperialista tra le nazioni europee si era fratturata e dopo la prima guerra
mondiale emergono le due grandi potenze: stati uniti e unione sovietica. Sono due super
potenze imperiali ma sono anti coloniali.
Per essere colonia quindi occorre occupazione territoriale + opera colonizzatrice +
sfruttamento territoriale e di manodopera + interventi di civilizzazione. In linea generale la
colonia è un possedimento dello stato colonizzatore, il suo territorio viene occupato perché
dal punto di vista internazionale viene considerato ‘cosa vuota’ → che non significa terra
disabitata ma bensì priva di istituzioni statuali di tipo europeo. Quindi non può essere la Cina
mentre le praterie abitate da nativi americani sono ‘res nullius’.
I presupposti quindi non sono soltanto un’assunzione culturale di inferiorità ma il
presupposto è anche la creazione di un diritto internazionale creato ad hoc, rosoni cita una
definizione di un giurista fascista pg 151 “La colonia è un territorio con popolazione di civiltà
inferiore, distinto geograficamente e subordinato politicamente ad un'altra parte dello stato,
cioè alla metropoli che sola partecipa della sovranità”.
Colonie sono di vari tipi: lo sono anche i siti utilizzati come porti di appoggio (es. Baia di
Assab), ma lo sono anche le colonie di popolamento britanniche (Australia, Nuova zelanda,
Canada) e queste sarebbero state quelle che l’Italia avrebbe voluto, ovvero avere dei territori
dove indirizzare in sovrappiù di manodopera agricola, che in realtà era una manodopera
oppressa da rapporti di produzione agricoli vessatori.
Le colonie di popolamento che sono state celebrate dal volume di Charles Dilki, “Una più
grande Bretagna”.
Le colonie di popolamento di solito si situano in territori adatti all’insediamento, assicurano
alla madre patria un importante sbocco di uomini e merci, e tuttavia prevedono per la loro
stessa istituzione l’allontanamento, o in alcuni casi, lo sterminio delle popolazioni locali. I
dominions sono un’esperienza esclusiva dell'impero britannico, nessun altro impero ha avuto
questo tipo di colonie, e sono colonie bianche orientate all’autonomia e poi all’indipendenza
che nel 1 sono andati a costituire il commonwealth.
Altri due tipi di colonie sono: il protettorato e la zona di influenza.
Giuridicamente il protettorato è un trattato tra due stati indipendenti oppure tra due autorità
comunque indipendenti e in grado di esercitare autorità sul territorio. Il protetto rinuncia alla
propria sovranità nei rapporti con gli stati terzi perché qui viene protetto, il protettore quindi si
sostituisce nei rapporti internazionali il protetto.
La zona di influenza (o chiamato colonia iniziale) nata come prima presa di possesso da
parte di una potenza coloniale di un territorio dove poi è stata stabilita una presenza più
stringente a seguito di accordi internazionali tra potenze coloniali che permettono loro una
sorta di diritto di occupazione su un territorio. Es. Conferenza di berlino, in base alla quale le
potenze europee nel loro insieme si erano accordate sulla spartizione delle zone di
influenza, poi evolute in possedimenti coloniali. Es. Accordo di Saix Picot
Jus publicum europaeum è quello che Carl schmitt sostiene essere la creazione di un diritto
internazionale cristiano europeo che riconosce alla comunità dei popoli cristiani europei, un
diritto di opporsi conquistando al resto del mondo
A quali esigenze vuole dare la società delle nazioni? E come interagisce la sua nascita con
la profonda ridefinizione nell’assetto delle potenze che è conseguenza della scomparsa dei
grandi imperi sovranazionali? Questo nuovo organismo pensato per scopi di gestione
dell’ambito sovranazionale e come interagisce con il collasso di alcuni pilastri che avevano
sostenuto l’ordine interazionale (imperi multinazionali? questi ultimi: l’impero ottomano esce
dal conflitto nella primavera del 1918 con la pace di Brest-Litovsk e questo collasso
parallelamente come interagisce la creazione di questo nuovo soggetto (la SdN) con il
rafforzamento degli stati europei (Gran Bretagna e Francia)? E come interagisce con gli stati
uniti a seguito del loro intervento nella Seconda Guerra Mondiale (nessuno prima era
intervenuto dall’esterno nella politica europea)?
C’entra la nascita delle nazioni con la vicenda degli imperi? SI! Perché il sistema dei mandati
nasce proprio per dare una risposta nuova alla gestione di nuovi territori, per riempire il
vuoto di potere che si è generato a seguito della distruzione degli imperi multinazionale,
particolarmente dopo il crollo di quello ottomano.
Il sistema dei mandati è nato a seguito del riassestamento successivo alle IGM ed è stato
una soluzione nuova per dare una risposta alla gestione di nuovi territori ai quali doveva
essere data una forma. Questi territori non erano considerati sufficientemente civili e
civilizzati per poter avere l’indipendenza, ma territori ai quali non si voleva imporre il
passaggio dall’essere il possedimento di un impero arretrato, come quello ottomano, a
diventare l’impero di un altro. Si cera di escogitare questa soluzione che ha la caratteristica
di essere propedeutico all’imposizione di un’autonomia, ma di fatto il sistema dei mandati fa
entrare i territori ex ottomani nella sfera di influenza parte della Gran Bretagna e delle
Francia. Quindi c’entra molto, sostanzialmente il riassestamento internazionale, che è il
risultato della Guerra Mondiale, nasce e matura il progetto e la soluzione della Società delle
Nazioni, c’è da dire che la Società delle Nazioni cerca di guarire una situazione che si è
manifestata nel primo dopoguerra, ma la particolarità è che il contesto in cui nasce non ha
precedenti nella storia. La Società nasce per risolvere pacificamente i conflitti ma
normalmente nei libri di storia viene considerata come non funzionante; ci fu un secondo
tentativo ovvero la nascita dell’ONU ma a differenza della Società delle Nazioni, viene
considerato come funzionante. Queste due ‘soluzioni’ hanno il difetto di non essere
considerate in tutto e per tutto nel loro contesto storico, per cui, in questo modo vengono
oscurate le novità che porta la SdN e perciò vengono oscurate anche le esigenze delle
nazioni che formano questo organismo che è nato per necessità delle nazioni vincenti della I
GM (tra gli organismi della SdN c’è anche la Corte costituzionale di Giustizia dell’Aja).
La situazione è senza precedenti, ci sono pero degli antecedenti storici alla nascita di
creazioni sovranazionali, i manuali citano le due conferenze dell’Aja (1899 e 1907) per il
fatto di prefigurare una soluzione non armata dei conflitti tra stati, viene citata la croce rossa,
nel1864 in occasione delle Guerra di Crimea: Florence Nightingale forma attraverso
un’associazione tipicamente britannica secondo il quale nasce il modello infermieristico
moderno, nello stesso anno nasce la Croce Rossa con lo scopo di fornire assistenza
garantita dal rispetto delle parti in conflitto ai soldati feriti durante la guerra, quindi
l’organizzazione di Nightingale e la Croce Rossa vanno di pari passo, solo che quello di
Nightingale è tipicamente britannica ed è un fatto governativo e la Croce Rossa è
internazionale e segna l’avvio di un lungo percorso diplomatico attorno al diritto umanitario di
guerra e sulla possibilità di portare supporto alle popolazioni in guerra durante lo
svolgimento dei conflitti.
D’altra parte, nel corso dell’800 la creazione di organismi internazionali aveva una sua forza
propulsiva notevole anche al di là della questione dei conflitti e del soccorso,
l’internazionalismo era un’ideologia estremamente vitale, nel 1864 nasce anche
l’Internazionale Operaia con Marx (stesso anno Croce Rossa) e anche questo è un
organismo sovranazionale politico di sindacati e partiti operaie ma a differenza della Croce
Rossa e Corte dell’Aja che sono associazioni governative (Internazionale Operaia:
organismo politica sovranazionale; Croce Rossa: organismo istituzionale sovranazionale).
Storicamente va citata l’esperienza di collaborazione interalleata che si è svolta durante gli
anni della IGM attraverso le congiunte di commissioni interalleate che controllavano le
materie prime e l’approvvigionamento, il commercio ed erano organismi intergovernativi che
hanno dimostrato, nonostante fossero in guerra, di poter stabilire delle regole che sono
valide non soltanto all’interno di uno stato, ma che devono essere seguite da tutti gli stati
che aderiscono a questa formazione. Sulla base di questo si è potuto allargare il campo e
non limitarsi all’aiuto in periodo bellico perciò si è stabilito di poter continuare a collaborare
per formare dei nuovi organismi con dei nuovi obiettivi, è un precedente creato in questo
momento di emergenza che si è prolungato anche quando lo stato di emergenza è
terminato. Altro precedente dal punto di vista politico-ideologico è il modo del fallimento della
diplomazia prebellica ottocentesca che con la pratica tradizionale degli accordi segreti
bilaterali è stata accusata di alimentare la competizione internazionale e sostanzialmente
per il fatto di non rendere pubblici gli scopi di guerra; l’esempio lampante nella storia d’Italia
è il Patto di Londra, cioè l’accordo tra le potenze dell’Intesa, venne fatto segretamente e fu
firmato dai diplomatici ma non fu reso pubblico, infatti la popolazione italiana non sapeva
cosa c’è scritto e nel Patto c’era scritto che gli scopi di guerra dell’Italia e quello che l’Italia
avrebbe potuto ottenere in caso di vittoria non prevedeva la città di Fiume ma la popolazione
italiana non lo sapeva e perciò nel 1919 quando Orlando e Sonnino hanno dovuto firmare la
risoluzione che faceva sì che Fiume non avrebbe fatto parte delle acquisizioni, è scoppiata
la rivolta di parte anche dell’esercito e porta al mito della vittoria mutilata. Questo fu il
cardine della proposta di Wilson di abolire la diplomazia segreta e rendere trasparente i
negoziati internazionale e per fare ciò c’era bisogno di un’arena dove rendere trasparente il
tutto, è per questo motivo che Wilson è considerato il più grande sostenitore della Società
delle Nazioni.
Il legame stretto tra IGM e la Società delle Nazioni è evidente anche nell’inclusione de Patto
fondativo della fondazione della società delle nazioni chiamato Covenant ovvero il patto
fondativo è la inclusione delle clausole del covenant nel trattato di Versailles.
L’idea della creazione di una nuova organizzazione era stata studiata già nel grande
conflitto, infatti i 14 punti di Wilson sono stati annunciati al mondo già nel gennaio del 1918;
ma ci sono altre idee da parte di altri stati:
· in
Francia nel 1917 che era stata istituita una commissione governativa dove a capo
c’era Leon Bourgeois che si era incaricato di fare una proposta che va incontro ad una
organizzazione molto più vincolante di quella successivamente approvata perché i
francesi avrebbero voluto l’obbligo di adesione da parte di tutti gli stati alleati, l’impegno
di tutti gli stati di eseguire automaticamente le decisioni prese dalla società e decisioni da
far rispettare ricorrendo a misure di tipo economico e anche di tipo militare, soprattutto la
Francia concepiva la futura società come uno strumento di difesa reciproca tra stati
attraverso la creazione di una forza militare comune agli stati membri, dotata di una sorta
di stato maggiore simile al consiglio al supremo di guerra che era in forze durante il
conflitto, ovviamente quello della forza militare e il fatto che non è mai stata creata è un
punto cruciale ed è stato visto come una delle debolezze, i paesi alleati temevano che la
Francia vedesse la forza militare in funzione anti tedesca e quindi non hanno mai
appoggiato questa richiesta. Specularmente è interessante notare che la Francia che
voleva una forza militare della Società delle Nazioni, parallelamente si è sempre opposta
alla creazione di una forza militare europea perché voleva avere mano libera con il suo
proprio esercito, con la sua potenza nucleare, sulle colonie ed essere libera di poter
essere in competizione con gli Stati Uniti.
· Anche la Gran Bretagna aveva fatto altri studi e aveva istituito la Commissione
Phillimore e aveva fissato dei punti che sarebbero stati il terreno su cui la nuova società
si sarebbe istituita, la Commissione aveva stabilito che le future controversie dovevano
risolversi attraverso l’arbitrato e non escludeva la forza economica che non avessero
rispettato le risoluzioni, e la commissione Phillimore avrebbe messo a fuoco l’obbiettivo
di arrivare alla risoluzione dei conflitti attraverso la conciliazione e non attraverso lo
scontro armato, conciliazione che prevedeva l’arbitrato; secondo la Commissione la
società avrebbe dovuto promuovere incontri internazionali regolari, doveva essere dotata
di un segretariato permanente, i membri vincitori avrebbero dovuto essere le potenze
vincitrici ma anche gli stati neutrali, quindi doveva essere aperta e non esclusiva e
questo organismo doveva essere garante degli accordi di pace. La convinzione dei
britannici era che le questioni più generali, di natura di principio come la libertà dei mari,
la libertà di commercio non dovessero essere oggetto di attività del nuovo organismo
perché potenzialmente divisivi, soprattutto per la Gran Bretagna stessa che non voleva
essere vincolata nelle sue decisioni economiche; altre proposte erano quelle di creare,
oltre al segretariato, una commissione permanente, una sorta di organismo di governo
che convocasse conferenze periodiche su gli argomenti che via a via venivano messi a
fuoco. Un argomento interessante è stato messo a fuoco durante queste discussioni, i
britannici ad esempio, ritenevano che gli accordi presi all’interno della Commissione non
dovessero essere permanenti però per quanto riguarda gli accordi di pace siglati dai
trattati dovevano avere un resoconto permanente, con la definizione le frontiere per
esempio, e non potevano essere violati dagli stati sovrani, tutti gli altri accordi dovevano
invece avere un carattere temporaneo perché in caso contrario avrebbero accordi troppo
a lungo termine e nella visione britannica non erano compatibili con il principio della
sovranità nazionale. Ed ecco che quindi viene messo a fuoco il punto di interesse del
discorso, cioè il nesso tra la sovranità nazionale degli stati e l’ambito di competenza degli
organismi sovranazionali. La Società delle Nazioni è un organismo sovranazionale
formato e siglato da stati nazionali che mantengono intera la loro sovranità, la sovranità
non è messa in discussione da questo nuovo organismo, perché si pensa che la Società
non sia stata abbastanza sovranazionale, ma era l’espressione di un momento in cui la
sovranità nazionale degli stati era ancora intatta ma si cominciava a discutere senza
davvero vulnerare la sovranità nazionali dei singoli stati, tant’è che gli accordi, non quelli
di pace, dovevano rimanere limitati nel tempo. Le discussione britanniche hanno visto
diversi protagonisti oltre alla commissione Phillimore, che sono stati efficaci perché
proprio dal punto di vista dell’impero britannico, impero molto vitale ancora nel momento
in cui le discussioni erano in corso e un impero che aveva vitale l’esperienza dei rapporti
con i propri dominions, l’interesse per un riassestamento dei territori appartenenti agli
imperi sconfitti era molto viva ed è stato da parte britannica che si è voluto escogitare
questa formula dei mandati che riproponeva in forma attenuata l’idea dei dominions, cioè
l’idea di territori posti sotto la tutela della madre patria ma che sono orientati alla
autonomia. Sempre in Gran Bretagna nacque la proposta del Consiglio che doveva
essere il nucleo permanente della nuova società e che sarebbe stato composto da seggi
permanenti ovvero quelli delle potenze vincitrici e seggi a rotazione poi assegnati alle
potenze minori e il terzo elemento avrebbe dovuto essere l’assemblea generale che
occupava il gradino più basso del nuovo organismo.
· Da parte degli Stati Uniti Wilson, colui che spingeva di più per la Società, non aveva una
soluzione ben precisa, voleva però che la costituzione del nuovo organismo fosse
connessa al primo punto della Conferenza di pace prima dell’avvio dei negoziati, e così è
stato: la prima bozza della Società delle Nazioni è stata denominata ‘Hurst Miller’, questa
prima bozza è stata elaborata dai consulenti anglo-americani sulla base delle discussioni
e le proposte avanzate fino a quel momento ed è la basa del Covenant, esso è stato
incluso nel trattato di pace con la Germania, Austria, Bulgaria e Ungheria, è quindi parte
dei trattati, ovvero nel firmare i trattati di pace queste quattro potenze devono anche
firmare l’accettazione di questo nuovo organismo che è il garante degli accordi di pace;
questa è una grande novità, quindi la Società delle Nazioni non si poteva liquidare, è un
mix tra vecchio e nuovo perché dal punto di vista teorico il fatto che per diventare
esecutivo il nuovo organismo sia stato incluso nei trattati vuol dire che c’è bisogno della
diplomazia tradizionale (trattati di pace, firme, documenti che rientrano in questa
tradizione) per rendere esecutivo questo nuovo soggetto. Gli articoli del Covenant sono
26: gli articoli 8 e 9 riguardano il controllo degli armamenti cioè tengono sotto controllo il
riarmo internazionale, per esempio la Germania non poteva ricostruire il proprio esercito,
e questo è stato incluso negli accordi presi; poi c’è l’articolo 10 che è quello che è
diventato più controverso, impegna i paesi firmatari al rispetto reciproco per l’integrità e
l’indipendenza politica dei paesi membri e l’alleanza difensiva in caso di aggressioni
esterne, cioè tutti sono impegnati a difendere l’integrità territoriale e l’indipendenza dei
paesi membri, sarà proprio questo articolo quello su cui si va a infrangere l’adesione
degli Stati Uniti alla Società; l’articolo 11 regola del diritto dei membri di appellarsi al
consiglio per dirigere le controversie; gli articoli 12 e 13 indicano i modi per risolvere le
controversie, ad esempio attraverso delle sanzioni economiche; l’articolo 16 è importante
perché obbliga i membri ad agire prontamente contro ogni altro stato membro che
entrasse in guerra violando il patto e conferiva al consiglio di espellere gli stati
trasgressori, per esempio, l’Etiopia faceva parte delle Società delle Nazioni per cui
l’aggressione all’Etiopia da parte dell’Italia è stata una trasgressione consapevole perché
il governo mussoliniano sapeva che sarebbe stato sanzionato in forza dell’articolo 16,
quindi è stata una scelta politica precisa e deliberata; l’articolo 23 e 25 sono interessanti
perché dichiaravano l’aspirazione della Società delle Nazioni a migliorare la
cooperazione internazionale sulle questioni di interesse comune attraverso la creazione
di organizzazioni collaterali.
La prima parte dei negoziati si era conclusa con la ratifica dei trattati di Versailles che
avevano incluso il Covenant nei trattati per i paesi sconfitti, i repubblicani al senato, avevano
la maggioranza di due voti ed erano quindi in grado di bloccare il governo in tutte quella
materie in cui fosse necessaria la maggioranza al senato per poter prendere una decisione,
ovviamente tutte le questioni di carattere internazionale, per cui il senato poteva bloccare il
governo sull’adesione ai trattati internazionali. il presidente della commissione degli esteri
del senato, che si chiamava Cabot Lodge, in particolare era fortemente contrario
all’adesione al Covenant perché lo considerava in contrasto con la dottrina Monroe che era
vista invece come espressione dei bisogni fondamentali degli Stati Uniti, quindi qui la
Società delle Nazioni si scontra non tanto con il concetto della sovranità nazionale ma con la
sovranità imperiale americana, perché la dottrina Monroe implica non solo l’integrità delle
frontiere americane ma vieta l’ingerenza di tutti i non americani nelle questioni che
riguardano il continente americano (centro e latino America), una questione degli affari
mondiali che impegni reciprocamente tutti i paesi a rispettare l’indipendenza di tutti è vista
come una fondamentale limitazione della libertà di manovra negli Stati Uniti e quindi in
contrasto con la dottrina Monroe, viene posto quindi un limite insuperabile. In realtà Wilson
aveva cercato di chiedere modifiche alla bozza Hust Miller per andare incontro alle
opposizioni di Cabot Lodge, ad esempio facendo escludere dal Covenant questioni che
erano ritenute dagli Stati Uniti come questioni di pertinenza di politica interna, come
l’immigrazione e le politiche doganali, e non a caso gli Stati Uniti si stavano orientando verso
la chiusura delle frontiere, che poi sono state definitivamente chiuse all’immigrazione di
europei e sono state alzate barriere doganali dopo il 1919. Quindi Wilson cerca di andare
incontro alle richieste di Cabot Lodge e lancia una campagna di propaganda a sostegno
della Società delle Nazioni, ma nel settembre del 1919 viene colpito da infarto e Cabot
Lodge si rifiuta di cedere sull’articolo 10. Per cui due mesi dopo, nel novembre 1919 il
senato respinge il trattato di pace con la Germania la Bulgaria, l’Austria e l’Ungheria,
respinge di conseguenza il Covenant (il trattato di pace con la Germania sarà firmato due
anni dopo nel 1921 dal successore di Wilson che era Harding) e non ci sarà l’adesione degli
Stati Uniti alla Società. Lo scontro sull’articolo 10 mostra le diverse aspettative sul ruolo della
Società: la Francia sperava nella capacità coercitiva fino alla forza militare che non ci
sarebbe stata, la Gran Bretagna con i suoi dominions aveva un’idea più minimalista perché
la considerava come un luogo di negoziazione volto a facilitare il dibattito diplomatico
internazionale e gli Stati Uniti la vedevano come una limitazione della propria libertà
imperiale.
La struttura della Società sarebbe andata a strutturarsi sulle linee che sono state finora
indicate: avrebbe previsto un’organizzazione su 3 elementi fondamentali cioè il segretariato,
il consiglio e l’assemblea aperta ai paesi che ne volessero far parte. Il consiglio era
composto da 9 membri, inizialmente 5 e gli altri 4 a rotazione, i 5 membri permanenti erano i
paesi vincitori della IGM, la Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone e il quinto seggio è
rimasto vacante per via delle indecisioni degli Stati Uniti, nel 1926 dopo la pace di Locarno,
la Germania entra come membro permanente nella Società, però nel 1933 esce già ed è da
sottolineare che esce subito dopo l’ascesa di Hitler al potere, egli dichiara subito i suoi scopi
di ridefinizione violenta dell’assetto internazionale, perché l’uscita dalla Società ha un
significato esplicito. Ricordiamoci che l’Italia esce dalla Società a seguito della guerra
italo-etiopica ma non immediatamente (1935) ma a fine 1937 dopo una serie di trattative.
L’Unione Sovietica, che non era prevista, viene ammessa nel 1934 e dura fino al 1939 fino
al patto di non aggressione con la Germania.
Le innovazioni della Società delle Nazioni (intese come novità storiche, nuove esperienze
introdotte)
× L’assemblea era innovativa, è considerata una pietra miliare nello sviluppo delle
relazioni internazionali perché raccoglie sullo stesso piano membri da tutto il mondo che
si riuniscono per discutere argomenti di interesse per tutto il mondo, per cui è
estremamente innovativa.
× mentre il consiglio viene considerato più un retaggio del vecchio concerto delle nazioni,
sono i paesi vincitori della guerra, sono le potenzi più forti e le potenze imperiali che
hanno già di fatto la supremazia internazionale e che si procurano questo ulteriore
palcoscenico per prendere le decisioni che avrebbero preso comunque, a conferma di
questa espressione di continuità sta il fatto che la prassi era quella di inviare i ministri
degli esteri a far parte del consiglio.
× Le altre innovazioni sono gli organismi collaterali: abbiamo visto la commissione
permanente dei mandati, era un’innovazione perché prima non esisteva un organismo
sovranazionale che fosse mirato alla supervisione della gestione di territori da parte delle
potenze coloniali, però questa non è possibile considerarla come un’innovazione che ha
funzionato perché controllati e controllori erano gli stessi, Francia e Gran Bretagna erano
i mandatari, controllavano i territori dell’ex impero ottomano, avevano fortemente
ampliato le loro sfere di influenza e non consentivano alla commissione di effettivamente
ingerirsi nella loro gestione, c’erano diversi mandati, quelli di categoria a cioè quelli che
sembravano più avanzati sul punto di potersi rendere autonomi, poi c’erano i mandati di
tipo b, che erano soprattutto le ex colonie tedesche nel pacifico che invece sono
considerati bisognosi di maggiore tutela e poi quelli di tipo c che sono quelli super
arretrati nella quale sostanzialmente c’era solo un dominio.
× poi c’era la commissione consultiva, cioè una commissione di studio per il traffico
dell’oppio e di altre droghe considerate pericolose. È nata poi l’organizzazione per i
rifugiati, che doveva occuparsi delle popolazioni che erano state oggetto di ridifinizione
territoriale, soprattutto nel Caucaso (ex impero ottomano, austro-ungarico, russo) ai quali
sono stati conferiti dei documenti per poter conferir loro una sorta di esistenza civile o di
identità nel momento in cui l’organismo statuale a cui apparteneva non esisteva più.
× La corte internazionale di giustizia dell’Aja o corte mondiale, che è nata nel dicembre
del 1922 e fu universalmente considerata come l’antecedente delle corti di giustizia
internazionali e gli Stati Uniti non ne faranno mai parte; il concetto fondamentale della
corte di giustizia è che davanti ad essa comparissero non gli individui ma gli stati, aveva
competenza sull’interpretazione dei trattati, sulle questioni di diritto internazionale, su
qualunque infrazione degli impegni internazionali che dovevano essere risolti per via
giurisdizionale per cui fu molto importante.
La condizione storica è quello degli ultimi decenni dell'800 e quindi della massima
espansione delle potenze europee. In questo momento Schmitt ha visto l’apice della
giustificazione da parte della potenze europee del proprio diritto alla conquista coloniali
costruendo accordi di spartizione sulla base del presupposto della legittimità da parte delle
potenze europee alla conquista di terre che non possiedono nella stessa misura dell’europa
una struttura di tipo statuale. L’apice è visto da Schmitt come la giustificazione alla conquista
come un diritto internazionale cristiano europeo che presuppone il diritto della comunità dei
popoli cristiani, intesi come famiglia delle nazioni, che si oppone nel suo insieme al resto del
mondo verso il quale detiene un diritto di conquista. I popoli colonizzati sono quindi oggetto
di diritto e mentre la superiorità culturale fornisce il diritto alla conquista. → dal punto di vista
del contesto.
Dal punto di vista di Schmitt, giurista tedesco, lo jus publicum europaeum ha sfumature
molto più complesse. Il punto di collegamento è la critica alla costituzione di weimar agli
accordi internazionali operata da Schmitt stesso negli anni 20.
Mette nel mirino gli argomenti della scorsa lezione .
Concetto di jus publicum europaeum → Formulato in un volume del 1950 da Schmitt.
Secondo lui il diritto in generale è un’unità di ordinamento, è il modo in cui l’ordinamento si
rapporta allo spazio terrestre. Quindi un gesto ordinatore. Un processo strutturante
fondamentale di suddivisione dello spazio. Questo gesto nasce dalla conquista di un
territorio e dalla sua suddivisione.
Nel medioevo secondo S. la cristianità costituiva il primo fattore di legittimazione della
conquista, ma era anche terrestre, ovvero territorio ordinato.
Vede nella conquista dell’America, 1492, la rivoluzione spaziale moderna perché entrano i
mari, gli oceani a fare parte integrante della suddivisione strutturante del mondo. In sostanza
diventa una suddivisione di terre globali.
Lo JPE costituisce la piena età moderna, cioè la fase della pace di westfalia fino alla fine
dell'800. In questo intervallo (lo stesso di leviatano 1 e dello stato moderno) si è proceduto
alla suddivisione a seguito di conquista delle terre globali sulla base del reciproco
riconoscimento di stati sovrani, quindi la Francia, la GB, la Prussia, l’Olanda,… competono
per la spartizione delle terre globali ma tra loro c’è riconoscimento di legittimità. In quanto le
uniche a detenere il diritto cristiano europeo alla spartizione del mondo. Questo per S. non
c’è niente di male e non solo non è moralmente criticabile ma è anche l’unico momento della
storia in cui è stato possibile costruire un ordine stabile. Insomma l’esistenza di stati in
Europa struttura e da ordine allo spazio mondiale, dove ci sono stati in europa c’è una
guerra limitata perché limitata da trattative e reciproca limitazione alle conquiste.
L’ordine mondiale quindi per S. è fondato sulla dissimmetria europa/resto del mondo,
arricchito da una sorta di equilibrio interno europa continentale (costruita intorno all’impero
tedesco) ed europa marittima (imperniata dall’impero britannico).
Quindi da una parte JPE, europa contro il resto del mondo → dissimetria che stabilizza
quilibrio binario interno terra (impero tedesco) / mare (impero britannico).
dall’altra e
Ricordiamo che questo era anche il progetto di nuovo ordine mondiale pensato da Hitler.
Per Hitler era fondamentale fare infatti un accordo con la GB
Quindi
Secondo S. l’ordine politico è essenzialmente un gesto creatore che fa nascere l’ordine dal
disordine, l’ordine dal nulla. Il suo presupposto si richiama a Thomas Hobbes. Il mondo è
irrazionale, il mondo è caos e la dimensione politica è mettere ordine a quel caos ma dando
una forma razionale. La decisione politica però non è necessariamente razionale bensì è un
atto di volontà, di decisione. Per questo la teoria di S. viene chiamata anche “decisionismo”,
perché vi sia politico occorre questa volontà di stabilire ordine nel caos. Quando vi è questo
gesto siamo di fronte alla presenza della dimensione politica e questo ordine consiste nella
separazione di colui che è amico da colui che è nemico.
Quindi sovrano è colui che decide dello stato in cui si determina la suddivisione tra colui che
è amico e colui che è nemico e politico consiste in questo riconoscimento e distinzione.
Ovviamente secondo S. la costituzione di Weimar non aveva questa capacità decisionistica.
Gesto creativo → L'azione del decisore politico di creare ordine dal nulla e quindi di fondare
una dimensione politica laddove prima non c’era attraverso l’imposizione dello stato di
eccezione che consente di separare l’amico dal nemico.
In che modo?
Con una formazione di compromesso.
Per esempio con l’art. 153 la libertà è garantita dalla costituzione, quindi non andiamo verso
il comunismo sovietico, ma rimaniamo nel solco della democrazia liberale. Ma comporta
obblighi al servizio del bene comune, cioè la proprietà è garantita ma il suo godimento
dev’essere finalizzato. Il lavoro non solo è riconosciuto ma è posto sotto la protezione dello
stato che è impegnato a rendere unitario il diritto del lavoro, quindi a tutelarne l’esecuzione e
rendere esecutivo il diritto al lavoro. La libertà di coalizione è appunto garantita a tutti ma
soprattutto con l’art. 165 era previsto un complesso sistema di consigli che andavano a
formare una sorta di costituzione economica sociale a cui era dato spazio a integrazione di
quella politica. Quindi il concetto chiave è l’integrazione di una nell’altra. Ed è un germe di
novità che reimette tutto quello che con l’istituzione dello stato di diritto era rimasto fuori.
Dopo la rivoluzione francese infatti con l'istituzione della proclamazione dei diritti dell’uomo e
del cittadino con la sinergia tra l’abolizione dell’antico regime, il riconoscimento della
sovranità nazionale fa sì che vi sia una situazione bidimensionale: da una parte lo stato
dall’altra i cittadini singoli. La configurazione della società e dei poteri all’interno della società
viene annullata ma con la costituzione di Weimar la statualità ritorna tridimensionale perché
entra la società con le sue forme che sono configurazioni collettive. Sono stati i sindacati che
durante i 10 anni di vita della repubblica di Weimar hanno rivestito questo potere, sono stati
loro che hanno interpretato questo ruolo di essere esponenti di questa costituzione
economica e sociale.
Quindi compromesso weimariano prendeva forma nella società con il reciproco
riconoscimento su un piede di parità delle organizzazione degli imprenditori e delle
organizzazioni dei lavoratori.
14/05/2020
COSTITUZIONALISMO
COSTITUZIONE DI WEIMAR (1919) = MATRICE DELLE COSTITUZIONI
NOVECENTESCHE PER IL FATTO DI AVERE RICONOSCIUTO LA DIMENSIONE
SOCIALE, ECONOMICA, ORGANIZZATA E AVER INSERITO QUESTA DIMENSIONE
ALL’INTERNO DELLA SFERA COSTITUZIONALE
QUESTO TRATTO CI PORTA AL NODO ORIGINARIO DELLA STATUALITÀ
CONTEMPORANEA.
HA A SUO MODO, RICONOSCIUTO L’ORGANIZZAZIONE SOCIALE, ABBIAMO
COMPIUTO UN CERCHIO, TORNIAMO QUINDI ALLA COSTITUZIONE DELLO STATO
MODERNO DESIGNATA DA FIORAVANTI.
• ALLE SOGLIE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE però trova spazio e prende forma
il combinato disposto delle teorie giusnaturalistiche e del contratto sociale, saldati insieme
nel movimento politico dell’Illuminismo.
Giusnaturalismo= affermazione dei diritti naturali attinenti all’essere umano in quanto tale nel
momento in cui viene al mondo nel suo stato di natura.
Si pone l’accento sul carattere individuale di questi diritti e sul carattere inalienabile =
uguaglianza
Contratto sociale= prevede che la sovranità sia l’esito di un accordo tra i detentori di essa
che sono i singoli.
Questo produce il nuovo principio della sovranità nazionale che si è affermata con la
Rivoluzione francese.
Questo doppio movimento si traduce nel nuovo linguaggio politico individualistico e
nazionale, quindi i diritti pertengono non ai gruppi sociali, ai corpi, alle città, alla
configurazione sociale nel suo complesso, ma pertengono all’individuo in quanto tale MA
come esito della Rivoluzione francese e di uno stato rappresentativo, si chiede al nuovo
potere politico di garantirli.
Dichiarazioni dei diritti dell’uomo e del cittadino costituzioni fondate su queste
dichiarazioni.
Questo è il passaggio che porta allo stato liberale di diritto.
Avviene una positivizzazione dei diritti attraverso lo stato.
Lo stato è lo strumento attraverso il i diritti possono avere esistenza, al di fuori del diritto di
natura.
Quindi da una parte i poteri individuali prescindono dal potere politico ma allo stesso tempo
vengono garantiti attraverso il potere politico.
Questo caratterizza lo stato liberale di diritto ottocentesco (Leviatano 2.0).
Se si guarda sotto al profilo dell’uguaglianza gli individui sono uguali rispetto alle
disuguaglianze dell’antico regime ma allo stesso tempo si è uguali perché si è tutti sottoposti
alla medesima autorità politica che riconosce questi uguali diritti; ad esempio un cittadino
francese si sente uguale e libero solo in Francia, in un altro paese non percepirebbe gli
stessi diritti.
Lo stato si configura come garante di quella libertà.
Vi è quindi una doppia dimensione del costituzionalismo (quella che si afferma nello stato
liberale):
1. Universalistica= i diritti sono naturali e uguali per tutti
2. Di integrazione nello stato che garantisce la positività di questi diritti
Lo stato quindi perdeva autorevolezza perché’ stava perdendo nei fatti il proprio monopolio,
o meglio lo manteneva nella teoria ma non riusciva ad esercitarlo nei fatti perché non era in
grado di dominare il movimento sociale, la società diciamo si prendeva la sua rivincita auto
organizzandosi.
Santi Romano è folgorante nella sua capacità di diagnosticare le difficoltà, di diagnosticare
la crisi. Sarà meno efficace nel proporre un superamento a questa crisi perché da una parte
formula il principio della pluralità delle fonti del diritto, cioè non soltanto lo stato ha il diritto di
affermare norme che abbiano la forza di legge e quindi anche la società può essere
conosciuta con una sua soggettività giuridica. Afferma poi insieme ad altri giuristi del suo
tempo il principio dello stato amministrativo, riaffermiamo l'autorità dello stato riconoscendo
che lo stato è l'insieme di tutte le sue articolazioni amministrative.
Nella lettura delle effettive novità nella capacità di dare un'interpretazione alla novità del
momento rimangono un po, secondo la critica dei giuristi, al di qua del problema perchè
tendono a riaffermare l’autorità del vecchio stato 800esco, un po più elastica per aderire
meglio alla società ma senza cambiare l’asse della sovranità.
Santi Romano descrive quello che doveva essere l’essenza dello stato moderno,
l’affermazione dell’imperium.
Il principio cioè che “lo stato rispetto agli individui che lo compongono e alle comunità che vi
si comprendono è un ente a sé che riduce a unità gli svariati elementi a cui consta ma non si
confonde con nessuno di essi, di fronte ai quali si erge con una personalità propria dotato di
un potere che non deriva se non dalla sua stessa natura e dalla sua forza, che è la forza del
diritto”. → definizione dello stato liberale di diritto ma di uno stato di diritto che tende dalla
parte dei poteri dello stato.
Definizione dello stato persona → “L’impersonalità del potere pubblico, o meglio la
personificazione del potere per mezzo dello stato concepito esso stesso come persona.
Ecco il principio fondamentale del diritto pubblico moderno.
Un’entità non fittizia ma che pur non avendo corpo riesce per mezzo di delicati congegni
giuridici, manifestare ed imporre la propria volontà.