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Percorso I generi

2. La poesia: Illuminismo, Neoclassicismo, Preromanticismo


testi
3
Il sonetto• CLXXIII fu composto il 26 agosto 1786, durante il secondo soggiorno di Alfieri in
3 Alsazia, dove viveva insieme a Luisa d’Albany. Al centro del componimento il fiero isolamento
dell’io lirico•, che si sente estraneo al proprio tempo.
Vittorio Alfieri Gli endecasillabi• rimano secondo lo schema incrociato nelle quartine (ABBA ABBA) e
Rime alternato nelle terzine (CDC DCD).

Tacito orror
di solitaria
selva
T acito orror di solitaria selva
di sì dolce tristezza il cor mi bea,
in Vita, Rime e Satire che in essa al par di me non si ricrea
di Vittorio Alfieri, tra’ figli suoi nessuna orrida belva.
a cura di G.G. Ferrero e M. Rettori,
Utet, Torino, 1965
5 E quanto addentro più il mio piè s’inselva,
tanto più calma e gioia in me si crea;
onde membrando com’io là godea,
spesso mia mente poscia si rinselva.

Non ch’io gli uomini abborra, e che in me stesso


mente in quei luoghi solitari (si
10 mende non vegga, e più che in altri assai; rinselva).
né ch’io mi creda al buon sentier più appresso: 9-14
Non che io disprezzi (abborra)
gli uomini e che non veda in me
ma non mi piacque il vil mio secol mai, stesso difetti (mende), anche più
e dal pesante regal giogo oppresso, numerosi che in altri uomini, né
che io creda di essere più vicino
sol nei deserti tacciono i miei guai. di loro alla retta strada della
virtù (buon sentier): ma non mi
1-4 5-8 è mai piaciuta l’epoca vile in cui
Il silenzioso (tacito) orrore di E quanto più il mio piede s’i- vivo e, oppresso dalla pesante ti-
un bosco (selva) solitario mi noltra all’interno del bosco rannia (giogo) del potere regale,
consola (bea) il cuore con strug- (s’inselva), tanto più serenità solo nei luoghi deserti si placano
gente dolcezza (dolce tristezza), e gioia nascono in me; per cui le mie sofferenze (guai).
al punto che in esso (essa: la ricordando (membrando) il be- 10. mende: latinismo.
selva) nessuna delle belve feroci nessere goduto (godea), spesso 13. giogo: letteralmente, attrezzo
che lo abitano (figli suoi) vi si dopo (poscia) la mia mente con di legno applicato al collo dei bo-
ristora quanto me (al par di me). il pensiero si immerge nuova- vini, per sottometterli al lavoro.

ANALISI Una natura interiorizzata


E COMMENTO Solo i luoghi selvaggi e deserti riescono a consolare il poeta e a riempire il suo cuore
di malinconica dolcezza (perché in sintonia con la sua personalità), e quanto più egli
si inoltra nella selva, per assaporare una solitudine ancora più intensa, tanto più i
suoi tormenti si placano, così che persino nel ricordo quelle emozioni producono il
medesimo effetto.
L’io solitario che trova conforto solo nella natura, il senso di paura che incutono
il silenzio e il buio della selva, avvertito però come congeniale al proprio animo op-
presso, preannunciano la poetica del Romanticismo, con la ricerca della fusione tra
uomo e natura.

Il tema del conflitto con la realtà


Il desiderio di solitudine del poeta non è provocato dall’aver in odio gli uomini, né

2. La poesia: Illuminismo, Neoclassicismo, Preromanticismo


Vittorio Alfieri
Copyright © 2012 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6201der] 1
Questo file è un’estensione online del corso B. Panebianco, M. Gineprini, S. Seminara, LETTERAUTORI - edizione verde © Zanichelli 2012
dal ritenersi egli esente da difetti o più virtuoso degli altri, ma dalla difficoltà a com-
prendere e amare il proprio tempo, perché vile e rassegnato, privo di ideali e di eroi-
che virtù. Solo il poeta sembra sentire il peso della tirannide (regal giogo, v. 13) e per
questo soltanto nei luoghi deserti, lontano dagli uomini, i suoi tormenti si placano.
Il verso ma non mi piacque il vil mio secol mai (v. 12) è tra quelli che meglio esprimo-
no la posizione di Alfieri rispetto al proprio tempo. Non potendo e non riuscendo ad
adattarsi a esso, gli preferisce la solitudine nella natura. Un sentimento di solitudine
e di diversità che era cresciuto con lui, legato anche all’ambiente chiuso e soffocante
in cui si era trovato a vivere e al quale cercò poi di sottrarsi con tutte le sue forze.
Come scrive Momigliano: «L’Alfieri era cresciuto con la sensibilità eccessiva propria
di certe fanciullezze di poeti, e già nella puerizia s’era sentito intorno, per effetto
della sua indole, quell’ostile solitudine morale che doveva poi gravare su tutte le sue
tragedie. Perciò, fatto uomo, amava restar solo, non per reazione alla vita mondana
troppo goduta, ma per salvatichezza nativa; e nell’isolamento non accarezzava le pia-
ghe dell’anima. La sua poesia – lirica o tragica – non è sentimentale contemplazione
di se stesso, ma rivelazione, scoppio, impeto di furore» (Momigliano, 1960).
La struttura e lo stile
La lirica passa dal tono psicologico-emotivo delle quartine a quello ideologico e ar-
gomentativo delle terzine. Il lessico aulico, la prevalenza dell’ipotassi•, l’anastrofe•
che inverte il corretto ordine delle parole nella proposizione (di sì dolce tristezza il cor
mi bea, v. 2), gli enjambement• che spezzano il ritmo• (vv. 3-4, 9-10), le rime• aspre
(selva… belva, vv. 1-4; s’inselva… si rinselva, vv. 5-8) sottolineano una tensione stilistica
distante dall’armonia e dall’equilibrio della tradizione petrarchesca.

LAVORIAMO 1. La selva. Individua nel primo verso i tratti del paesaggio preromantico.
SUL TESTO 2. La selva e l’animo. Qual è l’effetto della selva sull’animo del poeta?
3. I nuclei tematici. Completa la tabella, inserendo per ciascun motivo tematico della
lirica i versi corrispondenti.

Lo sdegnoso isolamento

La condanna del presente

La malinconia

La tensione al titanismo eroico

4. Il soggettivismo alfieriano. Individua aggettivi e pronomi alla prima persona sin-


golare, che enfatizzano la personalità e il fiero isolamento dell’io lirico.
5. Le sofferenze. In quale situazione il poeta si dice capace di dimenticare le sue
sofferenze?
6. La società contemporanea. Quali accuse Alfieri muove alla società contemporanea?
Rispondi con opportune citazioni dal testo.

Il Settecento e l’età napoleonica


I generi: Trattistica, poesia, narrativa, teatro
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