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CARDIOVASCOLARE I
FUNZIONI:
trasportare il sangue in entrambe le direzioni fra cuore e
tessuti.
DOVE SI TROVA:
il sangue circola in un sistema chiuso di conduttore, i vasi
sanguigni, ed è mosso da un meccanismo di pompa fornito dal
cuore, situato all’interno della gabbia toracica
Il sistema cardiovascolare è fondamentalmente costituito dal cuore, dai vasi sanguigni e dal sangue. Ha la funzione di
trasportare il sangue ai tessuti, il sangue trasporta così ai tessuti le sostanze di cui le cellule hanno bisogno per le loro
attività e trasporta anche sostanze di scarto.
CUORE: è l’elemento centrale del sistema cardiovascolare ed è in grado di spingere il sangue verso i tessuti e ad
ossigenarsi. Ha dunque una funzione di pompa all’interno del sistema cardiovascolare. Il cuore è formato da fibre
muscolari ed è in grado di distribuire il sangue ai vasi.
VASI SANGUIGNI: sono una serie di condotti di distribuzione e raccolta (valgono le leggi idrauliche).
SANGUE: è il fluido che circola all’interno dei vasi per il corpo e che porta sostanze alle cellule e ne allontana altre.
CUORE: ANATOMIA
Il cuore è un organo cavo, formato da fibre muscolari.
E` formato da 4 camere:
2 camere superiori (con pareti molto sottili)
ATRI:
‐ ATRIO DESTRO
‐ ATRIO SINISTRO
2 camere inferiori (con pareti molto spesse)
VENTRICOLI:
‐ VENTRICOLO DESTRO
‐ VENTRICOLO SINISTRO
Essendo il cuore al centro del sistema cardiovascolare ad esso arrivano e da esso partono dei grossi vasi. Cuore destro
e cuore sinistro sono separati da una struttura anatomica chiamato SETTO (INTERATRIALE/ INTRAVENTRICOLARE),
non c’è comunicazione tra le camere destra e sinistra.
L’atrio è la camera di raccolta invece il ventricolo è la camera che spinge il sangue. Quindi abbiamo dei vasi che
arrivano agli atri e dei vasi che partono dai ventricoli.
Il cuore può essere diviso in:
CUORE DESTRO: circolo polmonare
CUORE SINISTRO: circolo sistemico
Cuore destro:
‐ atrio destro: arrivano le vene cave superiore ed inferiore
‐ ventricolo destro: parte l’arteria polmonare
Cuore sinistro:
‐ atrio sinistro: arrivano le vene polmonari
‐ ventricolo sinistro: parte l’aorta
Cuore destro e cuore sinistro non sono mai in comunicazione
mentre atrio e ventricolo sono in comunicazione attraverso la
VALVOLA ATRIO‐VENTRICOLARE (controlla il flusso di sangue
tra atrio e ventricolo):
VALVOLA ATRIO‐VENTRICOLARE DI DESTRA, detta anche
TRICUSPIDE
VALVOLA ATRIO‐VENTRICOLARE DI SINISTRA, detta
anche BICUSPIDE o MITRALICA
Ci sono altre due valvole molto importanti che regolano il flusso di sangue tra i ventricoli ed i vasi che partono dai
ventricoli:
VALVOLA AORTICA: tra ventricolo sinistro e aorta
VALVOLA POLMONARE: tra ventricolo destro ed arteria polmonare
Tra i vasi di raccolta invece non esistono strutture valvolari: il sistema di raccolta di sangue dal circolo venoso avviene
in modo costante.
Il cuore si trova nella cavità toracica protetto dalla gabbia toracica, formata da sterno, colonna vertebrale e costole
(che protegge anche i polmoni). È circondato da un tessuto connettivo di sostegno detto PERICARDIO. La cavità
toracica è una struttura osteo‐muscolare, cioè formata da strutture ossee (sterno, colonna vertebrale e costole) e da
muscoli (muscoli intercostali, muscoli paravertebrali…) che vanno a chiudere la struttura di protezione. La cavità
toracica è definita dall’alto dalle clavicole, dal basso dal diaframma (muscolo a cupola che separa la cavità toracica da
quella addominale).
la parete del cuore è formata prevalentemente da una parte
spessa detta MIOCARDIO, che è tessuto muscolare cardiaco. Poi
ci sono dei tessuti di sostegno:
ENDOCARDIO: parte interna
EPICARDIO: parte esterna verso il pericardio
A cosa servono le valvole che abbiamo visto? Servono a fare in modo che il flusso di sangue all’interno delle camere
cardiache e dalle camere cardiache ai vasi sia sempre un flusso regolato.
Le valvole atrio‐ventricolari si aprono solo se la pressione all’interno dell’atrio supera la pressione all’interno del
ventricolo. la pressione delle camere e nei grossi vasi determina la direzione del flusso di sangue (segue un gradiente
di pressione). La direzionalità del flusso è mantenuta attraverso le valvole. La direzione del sangue è unidirezionale,
non deve tornare indietro (se ho un’insufficienza mitralica il sangue torna indietro). Le valvole semilunari (aortica e
polmonare) si aprono solo quando la pressione ventricolare è superiore alla pressione dei vasi arteriosi a valle (dei vasi
che partono dai ventricoli, cioè quando la pressione del ventricolo sinistro è superiore a quella dell’aorta e quando la
pressione del ventricolo destro è superiore a quella dell’arteria polmonare). Si dice “nella direzionalità del flusso”
quando la pressione della camera a monte è superiore a quella della camera a valle. Tra atrio e ventricolo la camera a
monte è l’atrio, la camera a monte è il ventricolo; tra ventricolo e grosso vaso la camera a monte è il ventricolo e la
camera a valle è il grosso vaso.
SISTEMA CIRCOLATORIO
SISTEMA CIRCOLATORIO O VASCOLARE = è l’insieme ordinato dei vasi destinato a portare il sangue dal cuor ai vari
organi e tessuti ed a riportarlo poi al cuore
Lo scopo del cuore è quello di far circolare il sangue all’interno del sistema vascolare. Il sistema vascolare è formato da
vari tipi di vasi:
VASI DI DISTRIBUZIONE ARTERIE = sono quei vasi che portano il sangue in allontanamento dal cuore
VASI DI SCAMBIO CAPILLARI = sono i vasi dove avviene lo scambio a livello dei tessuti; i tessuti prendono da
essi le sostanze nutritive del sangue e vi scaricano le sostanze di scarto)
VASI DI RACCOLTA VENE = sono quei vasi che riportano il sangue al cuore
Da un punto di vista funzionale possiamo dividere il cuore in due parti che lavorano parallelamente ma che forniscono
due sistemi vascolari del tutto differenti:
CUORE DESTRO: circolo polmonare
CUORE SINISTRO: circolo sistemico
Le due circolazioni hanno una funzione diversa:
CIRCOLAZIONE SISTEMICA: attraverso l’aorta (e le arterie) che
parte dal ventricolo sinistro, trasporta a tutti i tessuti del
corpo il SANGUE ARTERIOSO che è un sangue ricco di
ossigeno O che va a nutrire i tessuti: l’ossigeno è quel gas
che serve ai tessuti per eseguire le loro azioni metaboliche.
I tessuti prendono l’ossigeno dal sangue a livello dei
capillari e vi scaricano le sostanze di scarto che derivano
dalle reazioni in cui l’ossigeno viene utilizzato, cioè
l’anidride carbonica CO . Il sangue a livello dei capillari
sistemici, da arterioso diventa venoso, da sangue rosso
diventa sangue blu. Il sangue venoso torna verso
il cuore attraverso i vasi di raccolta cioè le vene (attraverso
i vasi venosi e le due vene cave), ed arriva al cuore destro.
La vena cava superiore raccoglie tutto il sangue refluo dalla
metà superiore del corpo, la vena cava inferiore tutto il
sangue refluo dalla metà inferiore del corpo. Le due vene
cave fanno arrivare il sangue venoso all’atrio destro, passa
al ventricolo e viene spinto attraverso l’arteria polmonare
a livello dei capillari che corrono nei polmoni nel circolo che
lavora parallelamente al circolo sistemico che è il circolo polmonare.
CIRCOLAZIONE POLMONARE: a livello dei polmoni, attraverso un meccanismo di scambio di gas, il sangue torna
ad essere ossigenato: l’ossigeno passa dal tessuto polmonare ai capillari e l’anidride carbonica viene eliminata con
l’espirazione. Il sangue torna ad essere arterioso ed attraverso le vene polmonari torna all’atrio sinistro e poi il
ciclo ricomincia.
Ventricolo sinistro aorta arterie capillari vene vena cava superiore e inferiore atrio destro
ventricolo destro tronco polmonare arterie polmonari circolo polmonare vene polmonari atrio sinistro
ventricolo sinistro
NB:
Le arterie polmonari sono l’unico vaso arterioso del nostro corpo che trasporta sangue venoso
Le vene polmonari sono l’unico vaso venoso del nostro corpo che trasporta sangue arterioso
Lo scopo del sistema vascolare è fare in modo che i tessuti siano sempre riforniti di sangue ricco di ossigeno. Il cuore
destro ha lo scopo di spingere il sangue venoso al circolo polmonare per fare in modo che il sangue sia di nuovo ricco
di ossigeno e si liberi dall’anidride carbonica. Quello che è importante è la direzione del sangue.
Il sistema circolatorio è organizzato in distretti circolatori che sono tra di loro posti in
parallelo ognuno dei quali irrora organi o tessuti. Cosa vuol dire? Quando dal ventricolo
sinistro esce l’aorta, essa poi si dividerà in tanti vasi arteriosi come per esempio
l’arteria renale, che porta sangue al rene, l’arteria epatica, che porta sangue al fegato
ecc…, quindi si divide in tanti distretti che portano il sangue ai diversi distretti del
nostro corpo.
Circolo sistemico e polmonare sono posti in serie.
L’organizzazione in parallelo offre dei vantaggi:
Ogni organo è nutrito da un’arteria separata e quindi riceve sangue completamente ossigenato e non
depauperato di ossigeno dal passaggio attraverso un altro organo.
Il flusso di ciascun organo viene aggiustato a seconda delle esigenze dell’organo: quando un organo ha bisogno di
più sangue il vaso si espande e fa passare più sangue, se un organo ne ha meno bisogno ne fa passare di meno;
funziona come un rubinetto.
Escono da questa organizzazione in parallelo i TESSUTI NOBILI: cervello e cuore. Questo perché consumano molto.
Sono i tessuti che maggiormente soffrono la carenza di ossigeno (ischemia).
ATTIVITA` ELETTRICA DEL CUORE
Il cuore è un muscolo e quindi per svolgere la sua attività le fibre muscolari devono essere in grado di contrarsi. Le
fibre muscolari si contraggono se vi è un PA che viaggia lungo la membrana della fibra muscolare. il cuore deve
contrarsi. Perché il cuore pompi adeguatamente il sangue nel sistema circolatorio il muscolo cardiaco deve contrarsi in
maniera sincrona. Per fare ciò c’è un elaborato sistema di conduzione che trasporta il segnale elettrico a tutte le
cellule muscolari. A differenza delle fibre muscolari scheletriche che richiedono un segnale dal sistema nervoso
centrale per potersi contrarre, le fibre muscolari cardiache non ne hanno bisogno non siamo noi che
volontariamente facciamo contrarre le fibre muscolari cardiache. Le contrazioni del muscolo cardiaco sono indotte da
segnali che originano all’interno del muscolo stesso. Per questo motivo l’attività contrattile del muscolo viene definita
MIOGENA = origina all’interno del muscolo stesso. Invece l’attività contrattile del muscolo striato è definito
NEUROGENA perché è sotto il controllo del sistema nervoso.
ANATOMIA CELLULARE FUNZIONALE DEL CUORE
I MIOCITI, che sono le cellule che compongono il miocardio e quindi sono le fibre muscolari cardiache, teoricamente
hanno 4 caratteristiche funzionali:
1. ECCITABILITA` = capacità di dare origine ad un PA, cioè un fenomeno elettrico propagato, in maniera
spontanea. Il segnale elettrico origina spontaneamente in cellule specializzate (che vedremo) che si trovano
all’interno del cuore.
2. AUTOMATISMO = capacità di dare origine ad un’eccitazione ritmica, indipendente dall’innervazione
estrinseca (scarica ritmica di PA battito cardiaco).
3. CONDUCIBILITA`= capacità di propagare il fenomeno elettrico all’intera massa del miocardio.
4. CONTRATTILITA`= capacità di accoppiare il fenomeno elettrico al fenomeno meccanico le cellule che
hanno questa caratteristica sono dette MIOCITI COMUNI.
In realtà non tutti i miociti hanno tutte e 4 le caratteristiche. Nel miocardio si riconoscono due tipi di cellule:
CELLULE DEL SISTEMA DI CONDUZIONE: danno origine al fenomeno elettrico e lo propagano all’intera massa
cardiaca:
o CELLULE NODALI O PACEMAKER: danno origine al fenomeno elettrico in maniera ritmica (specializzate
nell’automatismo ed eccitabilità).
o CELLULE DEL PURKINJE: specializzate nella conducibilità
CELLULE DEL MIOCARDIO COMUNE: accoppiano il fenomeno elettrico a quello meccanico (specializzate nella
contrattilità)
L’ATTIVITA` ELETTRICA DEL CUORE: LE CELLULE PACEMAKER
Le cellule pacemaker danno origine al fenomeno elettrico in maniera spontanea ed automatica. Fissano il ritmo del
battito cardiaco attraverso la scarica regolare del PA. Sono concentrate in due regioni specifiche del miocardio
(entrambe nell’atrio destro):
NODO SENOATRIALE: localizzato nella parete superiore dell’atrio destro, in vicinanza dello sbocco della vena cava
superiore
NODO ATRIOVENTRICOLARE: posto vicino alla valvola tricuspide in prossimità del setto interatriale.
FIBRE DI PURKINJE (FIBRE DI CONDUZIONE)
Le cellule del Purkinjie sono specializzate nel condurre i PA generati dalle cellule pacemaker rapidamente all’intera
massa cardiaca. Hanno un diametro maggiore rispetto al miocita comune per condurre il PA più rapidamente.
DIFFUSIONE ECCITAZIONE
Inoltre tra di loro le cellule del cuore (comunicazione cellule pacemaker‐cellule di conduzione, cellule di conduzione‐
miocita comune) sono connesse da sinapsi elettriche. Abbiamo così una trasmissione rapida dei PA dalle cellule
pacemaker alle fibre di conduzione alle cellule contrattili. Le cellule sono collegate da giunzioni comunicanti che
consentono alla corrente elettrica di fluire da una cellula all’altra attraverso le membrane citoplasmatiche. Il cuore
diventa un sincizio funzionale: le cellule sono tutte unite una all’altra, si depolarizzano in maniera rapida tutte insieme
in modo da potersi contrarre in modo efficace. Laddove entrano in comunicazione la struttura si chiama DISCO
INTERCALARE = giunzione comunicante * desmosi
La velocità di conduzione del PA nelle varie parti del cuore dipende dal diametro delle fibre e dall’intensità delle
correnti depolarizzanti, a loro volta dipendenti dalle caratteristiche del PA (ampiezza e velocità di salita).
TESSUTO DI CONDUZIONE
L’ONDA DI ECCITAMENTO che origina dalle cellule pacemaker segue poi un’ordinata diffusione nella massa cardiaca
attraverso il sistema di conduzione che serve dunque a condurre il PA da dove origina (cellule pacemaker) a tutta la
massa cardiaca. Il segnale origina dal nodo senoatriale, che si depolarizza, e viaggia attraverso la via internodale al
nodo atrioventricolare e intanto diffonde alla massa dell’atrio destro ed attraverso la via interatriale viaggia al lato di
sinistra. Dopodiché quando il segnale elettrico arriva al nodo atrioventricolare viene un pochino rallentato, c’è un
ritardo di conduzione di circa 100 ms (che come scopo funzionale la disincronia tra atrio e ventricolo, permettendo il
riempimento di quest’ultimo. Gli atri vengono totalmente investiti dal segnale elettrico e possono accoppiare il
fenomeno elettrico con quello meccanico permette che gli atri vengano depolarizzati prima dei ventricoli) e viene
diffuso attraverso il tessuto di conduzione ai ventricoli. Dal nodo atrioventricolare attraverso il fascio di His il segnale
viaggia lungo il setto interventricolare, dalla base all’apice del cuore. Il fascio di His si divide in branca destra e branca
sinistra e il segnale arriva a tutte le pareti ventricolari in senso dal basso verso l’alto.
Quindi il segnale elettrico origina dalle cellule pacemaker, viene trasportato dalle cellule del Purkinjie che formano il
tessuto di conduzione e viene trasportato ai miociti comuni che formano quella parte di tessuto cardiaco muscolare
che accoppia il fenomeno elettrico col fenomeno meccanico. Il tessuto di conduzione così organizzato fa in modo che
il PA, prima vada ad investire gli atri (attraverso la via internodale nel lato destro e la via interatriale nel lato sinistro),
poi vada ad investire i ventricoli. Il senso dell’onda di eccitamento nei ventricoli segue il tessuto di conduzione ma ha
uno scopo funzionale: il primo a depolarizzarsi è il setto del ventricolare verso l’apice e poi le pareti perché in questo
modo il setto contraendosi stabilizza il ventricolo e poi il ventricolo si contrae dal basso verso l’alto perché i grossi vasi
partono dall’alto del ventricolo.
CONTROLLO DELLE CELLULE PACEMAKER SUL BATTITO CARDIACO
Il battito cardiaco è quasi sempre attivato dagli impulsi che originano dal nodo senoatriale, perché le cellule del nodo
senoatriale si depolarizzano in una maniera spontanea ad una velocità maggiore rispetto alle cellule del nodo
atrioventricolare. Le cellule del nodo senoatriale (ritmo sinusale = quando parte dal nodo senoatriale) danno origine a
circa 70 impulsi in un minuto, mentre le cellule del nodo atrioventricolare hanno la funzione di dare origine anch’esse
al potenziale d’azione ma ad una velocità minore, circa 50 impulsi al minuto. Significa che quando il segnale parte dal
nodo senoatriale ed investe il nodo atrioventricolare c’è un piccolo rallentamento ma il nodo atrioventricolare si
depolarizza, entra nel PERIODO REFRATTARIO, durante il quale avrebbe scaricato in maniera spontanea a non scarica.
Se il nodo senoatriale non funzionasse più non muoio, ma il mio cuore continua a depolarizzarsi e contrarsi, non più a
70 volte al minuto ma a 50 volte al minuto, cioè a segnare il passo arriva la riserva cioè il nodo atrioventricolare.
Questi sono tutti sistemi di salvataggio. Un ultimo sistema di emergenza sono alcune cellule di Purkinjie (30/40 impulsi
al minuto). In conclusione il PA si origina nel nodo senoatriale e non in quello atrioventricolare perché il nodo
senoatriale si depolarizza ad una frequenza maggiore rispetto al nodo atrioventricolare.
PERMEABILITA`
Caratteristiche dei PA (sono più di uno) nelle cellule del miocardio. Le cellule eccitabili (cellule nervose, fibre
muscolari) sono quelle cellule in cui vengono a generarsi dei segnali elettrici (il principale è il PA) e tali segnali si
generano per modificazioni della permeabilità membrana plasmatica a determinati ioni, causate dall’apertura e dalla
chiusura di specifici canali ionici. Quindi viene a modificarsi la distribuzione delle cariche elettriche a cavallo della
membrana plasmatica. Quando la permeabilità della membrana ad un particolare ione aumenta rispetto a quella degli
altri ioni, il potenziale di membrana si muove verso il potenziale di equilibrio di quello ione. La maggior parte degli ioni
coinvolti sono il sodio, il potassio ed il calcio. Ogni volta che cambia la permeabilità ad uno di questi ioni lo ione tende
a spostarsi dallo spazio intracellulare a quello extracellulare seguendo un gradiente elettrochimico per raggiungere un
potenziale di equilibrio. Lo ione sodio e calcio hanno un potenziale di equilibrio positivo. Se cambia la permeabilità
questi due ioni tendono ad entrare nella cellula, a modificare la differenza di potenziale che c’è tra l’interno e
l’esterno, con più cariche positive all’interno rispetto all’esterno questo fenomeno viene definito
DEPOLARIZZAZIONE, perché in genere il potenziale di membrana è negativo (interno più negativo dell’esterno). Lo
ione potassio invece è più concentrato all’interno della cellula piuttosto che all’esterno. Se la permeabilità cambia
tende ad uscire e la differenza di potenziale diventa ancora più negativa e si parla di IPERPOLARIZZAZIONE. Il liquido
intracellulare è ricco di potassio, il liquido extracellulare è ricco di sodio.
POTENZIALE D’AZIONE NELLE CELLULE PACEMAKER
Le cellule pacemaker sono cellule eccitabili, hanno un potenziale di membrana a riposo intorno ai ‐60 mV. La
depolarizzazione lenta e spontanea ed il successivo PA sono dovuti alla modificazione di permeabilità ai tre ioni. Le
cellule pacemaker riescono a dare origine ad un PA in maniera spontanea e ritmica perché non sono in grado di tenere
un potenziale di membrana a riposo stabile. Quando il potenziale di membrana della cellula è al valore di ‐60 mV si
aprono dei canali che sono voltaggio dipendenti per il potenziale di riposo normalmente il potenziale a riposo è
mantenuto da dei canali passivi ma non ci sono canali voltaggio dipendenti che si aprono per il potenziale i riposo,
infatti questi canali voltaggio dipendenti sono stati chiamati CANALI FUNNY. Questi canali funny sono dei canali
cationici, fanno passare sia il sodio che il potassio, ma la forza che spinge il sodio dentro la cellula è maggiore della
forza che spinge il sodio fuori dalla cellula, quindi il risultato è una lenta depolarizzazione (sono di più le cariche
positive che entrano rispetto alle cariche positive che escono). I canali funny si aprono quando il potenziale di
membrana della cellula raggiunge il valore di riposo (‐60 mV) (e c’è la chiusura dei canali potassio). La fase di
depolarizzazione legata all’apertura dei canali funny viene chiamato PREPOTENZIALE o POTENZIALE PACEMAKER,
perché è una cosa che si trova solo nelle cellule pacemaker.
Quando la lenta depolarizzazione arriva intorno ai 55 mV i canali funny si chiudono e si aprono dei canali voltaggio
dipendenti per il calcio ed il calcio entra all’interno della cellula provocando una depolarizzazione più rapida. In genere
la fase di depolarizzazione e di overshot è legata all’ingresso di sodio, invece nella cellula pacemaker è dovuto al
calcio. Il picco che è il potenziale d’azione è detto POTENZIALE D’AZIONE AL CALCIO.
Una volta che la cellula si è depolarizzata si chiudono i canali voltaggio dipendenti per il calcio e si aprono dei canali
per il potassio voltaggio dipendenti che provocano la ripolarizzazione della cellula fino al valore di riposo e ricomincia il
ciclo perché il potenziale di membrana non è stabile.
Nel neurone e nella fibra muscolare scheletrica il PA dura pochi ms mentre nel cuore i PA sono più lunghi e durano
centinaia di ms. il grosso di durata è la fase di prepotenziale.
Riassumendo:
PA NODO SENOATRIALE: è un potenziale d’azione al calcio, non c’è potenziale di riposo perché c’è il prepotenziale, la
depolarizzazione è calcio‐dipendente e più lenta di quella che avviene nel neurone o nella fibra muscolare scheletrica
PA NOTO ATRIOVENTRICOLARE: la differenza sta nel fatto che il nodo atrioventricolare si depolarizza ad una
frequenza spontanea minore rispetto al nodo senoatriale
Anche se la cellula pacemaker di per sé è capace da sola di dare origina al PA in maniera ritmica, la frequenza con cui
la cellula si depolarizza spontaneamente può essere controllata dal sistema nervoso. I neuroni del sistema nervoso
autonomo (involontario) esercitano un controllo sul ritmo di depolarizzazione spontanea delle cellule pacemaker.
POTENZIALE D’AZIONE NEL MIOCITA COMUNE
È un PA diverso da quello che si osserva nelle fibre muscolari striate scheletriche.
Ha un potenziale di riposo a ‐90 mV, più negativo rispetto a quello della fibra muscolare striata scheletrica e del
neurone.
FASE 0: La prima fase di depolarizzazione è molto simile a quella che è presente nel PA tipico: la cellula muscolare è
investita da un eccitamento, ci sono canali del sodio voltaggio dipendenti che si aprono, entra massivamente sodio, in
maniera autorigenerativa (cioè man mano che aumenta il numero di canali che si aprono) e la cellula si depolarizza in
maniera rapida.
FASE 1: i canali per il sodio si inattivano, si aprono i CANALI TRANSIENTI AL POTASSIO e si ha una breve ripolarizzazione
FASE 2: la ripolarizzazione viene subito contrastata dall’apertura di una famiglia di canali per il calcio voltaggio
dipendenti. Ci saranno quindi ioni potassio che escono dalla cellula, ioni calcio che entrano nella cellula ed il risultato è
la FASE DI PLATEAU, cioè un potenziale di membrana che rimane lì perché cariche positive escono, cariche positive
escono e quindi il potenziale di membrana rimane ad un valore stabile, il PA si allunga nel tempo.
FASE 3: si chiudono i canali per il calcio, si aprono i CANALI PER IL POTASSIO TARDIVI VOLTAGGIO DIPENDENTI
(iniziano ad aprirsi in fase 1 e 2 ma provocano azione in fase 3 aumenta la permeabilità al potassio fuoriuscita di
potassio)e la cellula si ripolarizza.
FASE 4: la cellula arriva ad un potenziale di membrana a riposo molto vicino al potenziale di membrana del potassio
perché si apre un gran numero di canali per il potassio.
Quindi il PA per un miocita comune:
La grossa differenza tra la cellula del miocardio comune e la cellula muscolare striata scheletrica è il plateau. Poi
vedremo perché la prima ha il plateau e la seconda no.
Questi PA hanno una forma un po’ diversa nel muscolo atriale e nel muscolo ventricolare. Le fasi sono sempre uguale
ma il PA della cellula del muscolo atriale è un pochino più breve rispetto al PA della cellula del muscolo ventricolare.
Cambia la durata del plateau.
PA DEL MUSCOLO ATRIALE:
PA DEL MUSCOLO VENTRICOLARE:
Grazie al plateau il PA dura centinaia si ms e non pochi ms come nel neurone o nella fibra muscolare striata
scheletrica.
PERCHE` IL PLATEAU?
il lunghissimo plateau del PA dei miociti ventricolari è funzionalmente importante per due buone ragioni:
1) Il calcio nella cellula muscolare è fondamentale per legarsi alla troponina e fare in modo che possa avvenire la
contrazione muscolare. Nella fibra muscolare striata scheletrica il calcio proviene soltanto dal reticolo
sarcoplasmatico, il cuore invece ha due fonti di calcio:
il reticolo sarcoplasmatico
lo spazio extracellulare
Quindi il calcio che serve per la contrazione non proviene solo dal reticolo ma anche dalla fase di plateau.
2) Mantenendo depolarizzata la membrana, il plateau, rende la cellula muscolare cardiaca ineccitabile per tutta la
durata del PA perché i canali del sodio rimangono inattivati. Quindi fa in modo di prolungare nel tempo il periodo
di refrattarietà della cellula, periodo nel quale la cellula è ineccitabile ad un nuovo stimolo elettrico. In altre
parole: durante il plateau, il cuore si trova in uno stato di REFRATTARIETA` ASSOLUTA, quindi per tutta la durata
della contrazione (detta SISTOLE) non può essere nuovamente eccitato. Il periodo di refrattarietà dura per tutto il
periodo di genesi della forza.
Questa è una fibra muscolare scheletrica dove
analizza il grafico del PA e della forza contrattile
(fenomeno meccanico). Prendo una fibra muscolare,
un elettrodo eccitante ed un registratore di forza, poi
faccio passare corrente, registro un PA e misuro
l’andamento temporale della forza che viene
prodotta in risposta a quel PA. I due fenomeni non
hanno lo stesso andamento temporale: nella fibra
muscolare scheletrica non è importante che il
fenomeno elettrico e quello meccanico abbiamo la
stessa durata (poi vedremo perché), anzi questo
permette di fare in modo teoricamente che se la
fibra dà origine a diversi PA nell’unità di tempo, la
tensione che viene sviluppata aumenta ad ogni
contrazione perché rimane il calcio della volta
precedente e questo è un meccanismo con cui noi
graduiamo anche la forza che produciamo dei muscoli scheletrici. Ad ogni potenziale successivo la tensione che la fibra
muscolare sviluppa cresce perché non c’è il tempo di eliminare tutto il calcio quindi si può arrivare ad uno stato di
contrazione che dura nel tempo e che dà contrazione molto efficace anche chiamata CONTRAZIONE TETANICA. Ciò è
sfruttato dalla fibra muscolare scheletrica per aumentare la forza di contrazione. Nel muscolo scheletrico la
refrattarietà assoluta termina ancor prima che inizi la contrazione.
Nel cuore è impensabile che avvenga un maccanismo del
genere perché il cuore deve, in maniera rapida ed
efficace, contrarsi e rilasciarsi per tot volte in un minuto.
Quindi è impensabile che si possa avere una
sommazione dei fenomeni elettrici e di conseguenza di
quelli meccanici. Nel cuore è impensabile che avvenga la
contrazione tetanica perché il cuore non deve dare
origine ad una contrazione più elevata e che dura nel
tempo, deve dare origine solo a fenomeni di contrazione
e rilasciamento. Il plateau allungando il fenomeno
elettrico tanto quanto il fenomeno meccanico fa in modo
che ogni contrazione sia sempre uguale a se stessa e che
non ci sia una sommazione delle contrazioni come invece
avviene nella fibra muscolare scheletrica.
Muscolo scheletrico:
Se ho una scarica di PA e vado a registrare a cosa succede alla forza prodotta, osservo che la prima depolarizzazione
dà origine ad una prima forza …. Posso avere un fenomeno che aumenta la forza di contrazione scossa dopo scossa e
lo fa perdurare nel tempo. Il fatto che il fenomeno elettrico abbia un andamento temporale diverso dal fenomeno
meccanico viene sfruttato dal sistema nervoso.
Il tetano nel cuore è impensabile.
La ragione 2) è la più importante
CANALI DEL SODIO CARDIACI
Sono quasi identici ai canali del sodio dei neuroni (strutturalmente e funzionalmente):
Apertura molto rapida (come nei neuroni)
Inattivano (come nei neuroni)
Espressi solo nel tessuto non nodale (non ci sono nelle cellule pacemaker)
Responsabili dell’innesco e della propagazione del PA in cellule nodali
CANALI DEL CALCIO CARDIACI
Ne esistono due tipi:
TIPO T: nelle cellule nodali (senoatriali e atrioventricolari) innesco e propagazione dei PA (lento), sono
responsabili del plateau.
TIPO L: nelle cellule non nodali:
Controllano la durata del PA
Contrazione
ACCOPPIAMENTO ECCITAZIONE‐CONTRAZIONE
È molto simile a quello che avviene nella fibra muscolare scheletrica con l’unica differenza che il calcio all’interno dell
cellula non proviene solo dal reticolo sarcoplasmatico ma anche dall’esterno della cellula grazie ai canali del calcio
attivi durante la fase di plateau. Lo stimolo che scatena un PA è la corrente che passa attraverso le giunzioni
comunicanti. Il potenziale si propaga lungo i tubuli T e provoca l’apertura dei canali per il calcio voltaggio dipendenti
posti sul reticolo sarcoplasmatico e la liberazione di calcio nel citoplasma. Il PA povoca l’apertura anche di canali per il
calcio voltaggio dipendenti presenti sulla membrana plasmatica permettendo al calcio di entrare nella cellula. il
reticolo sarcoplasmatico rilascia più calcio ad ogni potenziale d’azione liberazione di calcio calcio indotta. Il calcio
scatena la contrazione del musclo cardiaco legandosi alla troponina. Gli stessi elementi contrattili che abbiamo visto
per la fibra muscolare scheletrica sono presenti nella fibra muscolare striata cardiaca.
Perché il muscolo cardiaco si rilasci è necessaria la rimozione del calcio dal citoplasma.
1. Calcio ATPasi localizzata sulla membrana del reticolo sarcoplasmatico trasporta attivamente il calcio all’interno
2. Calcio ATPasi sulla membrana trasporta attivamente il calcio nel liquido interstiziale
3. Il muscolo cardiaco è dotato di uno cambiatore sodio‐calcio che trasporta il calcio fuori grazie ad un contro
trasporto del sodio
SOMIGLIANZE TRA L’ACCOPPIAMENTO ECCITAZIONE‐CONTRAZIONE NEL MUSCOLO SCHELETRICO E NEL
CUORE
Se osserviamo la fibra muscolare striata cardiaca e la fibra muscolare striata scheletrica osserviamo che:
entrambi i muscoli sono striati
entrambi hanno i tubuli T
entrambi presentano il reticolo sarcoplasmatico che contiene calcio
per entrambi il PA forniscono lo stimolo eccitatorio che serve per far rilasciare calcio dal reticolo sarcoplasmatico
l’aumento risultante del calcio intracellulare attiva il meccanismo della contrazione
nella cellula cardiaca il calcio è presente anche all’esterno. La differenza fondamentale è la diversa durata del PA.
DIFFERENZE TRA I MUSCOLI SCHELETRICO E CARDIACO
Scheletrico Cardiaco
Le cellule muscolari cardiache sono più piccole delle cellule muscolari scheletriche, hanno un solo nucleo e sono
più ricche di mitocondri
Il cuore contiene tessuto eccitatorio specializzato (ad esempio il nodo senoatriale) e fibre di conduzione (le fibre
del Purkinjie)
Le cellule cardiache adiacenti si connettono tra di loro elettricamente mediante gap junctions
Il PA ventricolare è 100 volte più lungo (250 ms circa) di quello del muscolo scheletrico
Il meccanismo di accoppiamento eccitazione‐contrazione comporta un ingresso d calcio extracellulare
L’ELETTROCARDIOGRAMMA
L’elettrocardiogramma (ECG) è una metodica attraverso la quale noi registriamo ponendo degli elettrodi sulla
superficie del corpo, l’attività elettrica del cuore (diverso dall’ecocardiogramma che invece va a valutare le
caratteristiche meccaniche del cuore). Riusciamo a registrare in maniera abbastanza semplice l’attività elettrica del
cuore attraverso degli elettrodi perché il nostro corpo è un conduttore, formato da una grande quantità di acqua e
questo permette, ponendo degli elettrodi, di registrare l’attività elettrica delle cellule eccitabili. Ovviamente occorre
una macchina che sia in grado di amplificare il segnale, poiché il segnale che si registra alla superficie del corpo è pari a
circa 1 mV. Si basa sul fatto che la propagazione dell’eccitamento nella massa cardiaca causa una separazione di
cariche in quanto le regioni eccitate hanno un eccesso di cariche negative all’esterno delle membrane cellulari mentre
il contrario avviene nelle regioni non eccitate. Si formano così dei flussi di corrente elettrica tra le membrane cellulari
delle regioni cardiache eccitate e quelle delle regioni a riposo, che io vado a registrare con gli elettrodi sulla superficie.
La morfologia dei segnali registrati dipende da:
tipo di elettrodi 2 tipi:
ELETTRODI BIPOLARI: ambedue gli elettrodi risentono della fluttuazione del potenziale
ELETTRODI UNIPOLARI: un elettrodo risente delle fluttuazioni del potenziale mentre l’altro è mantenuto circa
a potenziale 0.
Posizionamento degli elettrodi:
Sugli arti
Sulla parete toracica
Un elettrocardiogramma standard presenta 12 derivazioni:
6 derivazioni unipolari alla parete toracica: DERIVAZIONI DI
WILSON V1, V2, V3, V4, V5, V6.
6 derivazioni unipolari o bipolari agli arti:
‐ DERIVAZIONI DI GOLDBERGER aVR, aVL, aVF.
‐ DERIVAZIONI DI EINTHOVEN DI, DII, DIII
Le derivazioni di Einthoven furono le prime ad essere usate.
Ciascuna derivazione misura la differenza di potenziale tra
L’elettrodo positivo e quello negativo:
o DI: misura la differenza di potenziale tra braccio
sinistro e braccio destro.
o DII: misura la differenza di potenziale tra gamba
sinistra e braccio destro.
o DIII: misura la differenza di potenziale tra gamba
sinistra e braccio sinistro.
L’elettrocardiogramma (ECG) è la registrazione alla superficie del corpo degli eventi elettrici che accompagnano il
propagarsi dell’onda di eccitamento nella massa cardiaca. L’ECG fornisce informazioni sui seguenti aspetti:
Eventuali alterazioni nell’insorgenza e propagazione dell’onda di eccitamento nella massa cardiaca
Orientamento anatomico del cuore rispetto ai principali assi del corpo.
Ampiezza relativa delle camere cardiache e dello spessore delle loro pareti.
Esistenza di un danno ischemico al miocardio, localizzazione ed estensione di questo.
Presenza di alterazioni nella concentrazione di elettroliti (in particolare K ) nel LI.
Effetti di farmaci che agiscono sul cronotropismo e sull’inotropismo cardiaco.
Alterazioni nel bilancio tra le due componenti del SNA (power spectral analysis)
Per la corretta interpretazione dell’ECG occorre illustrare alcuni concetti fondamentali di fisica e avere presente
l’andamento temporale della propagazione dell’onda di eccitamento nella massa cardiaca. I concetti
Sull’elettrocardiogramma andiamo a vedere se l’onda di eccitamento segue lo schema visto precedentemente. Noi
sull’ECG registriamo una successione di eventi temporali che sono lo spostamento della depolarizzazione e
ripolarizzazione lungo la massa cardiaca. Noi studiamo dei grafici che rappresentano la diffusione dell’onda di
eccitamento nel tempo. Registriamo una serie di onde una dietro l’altra nel tempo che rappresentano l’andamento
temporale dell’attività elettrica del cuore. In ordine troviamo le seguenti onde:
1) ONDA P: è una piccola deflessione ed è legata alla depolarizzazione
degli atri. Se il ritmo è sinusale, cioè se a dare il ritmo è il nodo
senoatriale ci sarà sempre un’onda P perché gli atri si
depolarizzeranno prima dei ventricoli. Se invece il nodo senoatriale
non funziona allora l’onda P non sarà più presente a livello dell’ECG.
L’onda P è isoelettrica.
2) COMPLESSO QRS: onda molto grande perché riguarda la
depolarizzazione dei ventricoli che sono un’area molto vasta.
3) ONDA T: corrisponde alla ripolarizzazione dei Ventricoli. L’onda T è
isoelettrica.
ECCITAMENTO CARDIACO CORRELATO ALL’ELETTROCARDIOGRAMMA
Il nodo senoatriale genera
Impulso ritardato al nodo
un impulso: incomincia atrioventricolare onda P
l’eccitamento atriale onda P. finisce
L’impulso passa all’apice del L’eccitamento ventricolare è
cuore: incomincia completo complesso QRS
l’eccitamento ventricolare
L’onda T, che fa seguito
all’onda S, corrisponde alla
ripolarizzazione ventricolare
ONDA Q: depolarizzazione del setto
ONDA R: depolarizzazione delle pareti
ONDA S: depolarizzazione della base
Perché non vediamo la ripolarizzazione degli atri ma vediamo solo la ripolarizzazione dei ventricoli? Perché
temporalmente avviene durante la depolarizzazione dei ventricoli. Dal momento che registriamo un fenomeno di
massa e nei ventricoli ci sono molte più cellule che negli atri, noi vediamo solo la ripolarizzazione dei ventricoli ma non
quella degli atri.
Nelle derivazioni bipolari è l’elettrodo positivo a fare da padrone, mentre nelle derivazioni unipolari è l’elettrodo
registrante. Ogni volta che l’onda di eccitamento è vicina all’elettrodo positivo nelle derivazioni bipolari, a quello
registrante nelle derivazioni unipolari noi abbiamo un’onda che va verso l’alto, se invece si allontana l’onda andrà
verso il basso
Vediamo la differenza tra derivazione bipolare
arti e derivazione unipolare agli arti. Una vede
l’onda R (cioè l’onda di eccitamento della
parete dei ventricoli) avvicinarsi e l’altra
allontanarsi: V2 lo vede avvicinarsi, aVR lo vede
allontanarsi. Il verso l’alto o verso il basso
dipende dalla direzione del fronte di
eccitamento.
Nell’ECG vengono valutate le diverse onde. Si valuta la distanza R‐R, cioè la distanza tra un’onda e quella successiva
perché grazie ad essa si misura la frequenza cardiaca, cioè quanti PA vengono sviluppati in 1 minuto.
Onda P: deflessione verso l’alto, che è il risultato della depolarizzazione atriale.
Complesso QRS: serie di deflessioni ripide verso l’altro e verso il basso, che sono espressione della
depolarizzazione ventricolare.
Onda T: deflessione verso l’alto dovuta alla ripolarizzazione ventricolare.
Intervallo PQ e PR: stima del tempo di conduzione attraverso il nodo atrioventricolare.
Intervallo QT: stima della contrazione ventricolare
Segmento TQ: stima del rilasciamento del ventricolo
Intervallo RR: periodo cardiaco
Battito cardiaco
INTERVALLI DELL’ECG NORMALI
o L’intervallo PR è normalmente 0.12‐0.20 secondi, gran parte di questo tempo è il ritardo con cui l’eccitamento
arriva al nodo atrioventricolare.
o Il complesso QRS dura normalmente meno di 0.10 secondi. Un aumento nella durata del complesso è una
caratteristica di difetti a livello delle ramificazioni del fascio o delle fibre del Purkinjie.
o L’intervallo QT varia in maniera inversamente proporzionale alla velocità cardiaca (durata depolarizzazione e
ripolarizzazione)
Le caratteristiche del battito cardiaco si definiscono in termini di:
FREQUENZA = numero di battiti al minuto, dove il battito è una depolarizzazione spontanea del nodo senoatriale.
RITMO = cadenza dei battiti stessi.
FREQUENZA può essere:
BRADICARDIA la frequenza cardiaca è bassa
TACHICARDIA la frequenza cardiaca è alta
Il tracciato ECG viene compilato su carta millimetrata, la stessa carta scorre nell’elettrocardiografo ad una velocità di
25 mm al secondo, quindi cinque quadrati da 5 mm rappresentano 1 secondo (1 quadrato = 0.2 s). E` quindi facile
immaginare come si può immediatamente ricavare la frequenza cardiaca, valutando quanto tempo passa tra un ciclo e
l’altro (si misura il tempo intercorso tra due complessi QRS)
RITMO può essere:
REGOLAREritmo sinusale (origina dal nodo senoatriale)
IRREGOLAREaritmia
BLOCCO ATRIOVENTRICOLARE DI PRIMO GRADO:
In condizioni di frequenza normale il tempo che intercorre tra l’onda P e l’inizio del complesso QRS è di circa 0.16
secondi. Se in condizioni normali, questo intervallo supera gli 0.2 secondi, allora si parla di BLOCCO
ATRIOVENTRICOLARE DI PRIMO GRADO. Si tratta di un problema che riguarda il trasferimento degli impulsi dagli atri
ai ventricoli. È di primo grado perché il ritardo è aumentato ma è tale che ogni onda P segue QRS, il segnale riesce a
superare il nodo atrioventricolare e ad investire i ventricoli
BLOCCO ATRIOVENTRICOLARE DI SECONDO GRADO
Se l’intervallo PR raggiunge una durata di 0.25‐0.45 secondi i PA che investono il nodo atrioventricolare non sempre
riescono ad oltrepassarlo, in questa condizione accade che gli atri “saltino” qualche battito rispetto ai ventricoli. È il
caso del BLOCCO TRIOVENTRICOLARE DI SECONDO GRADO. Non tutte le onde P sono seguite da QRS.
BLOCCO COMPLETO
La condizione più grave si verifica quando la conduzione degli impulsi nel nodo atrioventricolare è completamente
impedita e si verifica un blocco completo tra atri e ventricoli. Nel tracciato elettrocardiografico questa condizione si
evidenzia dal fatto che le onde P risultano completamente dissociate dai complessi QRS‐T. gli atri e i ventricoli hanno
un ritmo indipendente. Gli atri si contraggono alla frequenza di scarica del nodo senoatriale mentre i ventricoli si
contraggono alla frequenza di scarica delle cellule del Purkinjie.
EXTRASISTOLE
L’extrasistole è un battito irregolare inserito tra due battiti regolari. Essa origina non dal nodo senoatriale (da dove
origina normalmente il battito cardiaco), ma da un qualunque altro punto della muscolatura cardiaca e/o dei fasci di
conduzione. L’extrasistole può essere:
SOPRAVENTRICOLARE: se origina nella parte superiore del cuore (atriale)
VENTRICOLARE: se origina nella parte inferiore del cuore (ventricolare)
Quando è sopraventricolare consente, di solito, il riempimento e quindi lo svuotamento regolare del cuore.
Quando è ventricolare il cuore non ha la possibilità di riempirsi come dovrebbe. Quindi lo svuotamento è ridotto e
la funzione di pompa diminuita.
FIBRILLAZIONE ATRIALE: le varie fibre del muscolo
atriale si depolarizzano in maniera indipendente le une
dalle altre, contrazione atriale inefficiente (no onda P).
non è letale perché la contrazione atriale contribuisce
in minima parte al riempimento ventricolare.
FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE: i segnali non sono
originati da nessuna parte, né dal nodo senoatriale, né
dal nodo atrioventricolare. Abbiamo una serie di
ondine tutte vicine piccole. Non c’è depolarizzazione
sincrona. Ogni cellula magari si depolarizza per conto
suo ed abbiamo una sommazione. L’unica soluzione è
usare il defibrillatore e cercare di far ripartire le cellule
pacemaker. La fibrillazione ventricolare è letale, le
cellule del ventricolo si depolarizzano in maniera
disorganizzata.