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dal Convivio
Il significato del Convivio
Il primo «trattato», diviso in tredici paragrafi, è concepito come
un’ampia introduzione, in cui Dante spiega le ragioni e gli scopi del­
l’opera, a partire dal significato del titolo; si sofferma poi, a lungo,
sulla difesa della scelta del volgare come strumento espressivo e di comu­
nicazione. Per questo suo carattere introduttivo e preliminare, la prosa
è autonoma, non è cioè concepita come commento di una poesia.
1,1
Sì come dice lo Filosofo1nel principio de la P rim a F ilosofia2, tu tti li uomini n atu ralm en te deside­
rano di sapere. L a ragione di che3 puote essere ed è che ciascuna cosa, da providenza di prim a n a tu ra
im pinta, è inclinabile a la sua p ropria perfezione; onde, acciò che la scienza è ultim a perfezione de
la n o stra anim a, ne la quale s ta la n o stra ultim a felicitade, tu tti n atu ralm en te al suo desiderio semo
subietti4. V eram en te5da questa nobilissima perfezione molti sono privati per diverse cagioni, che den­
tro a l’uomo e di fuori da esso lui rim ovono da l’abito di scienza6. D entro da l’uomo possono essere
due difetti e impedi[men]ti: l’uno da la p a rte del corpo, l’altro da la p a rte de l’anim a. Da la p a rte del
corpo è quando le p a rti sono indebitam ente d isp o ste7, sì che nulla ric e v ere 8 può, sì come sono sordi
e m uti e loro simili. Da la p a rte de l’anim a è quando la m alizia9vince in essa, sì che si fa seguitatrice
di viziose delettazioni10, ne le quali riceve tan to inganno che p er quelle ogni cosa tiene a vile. Di fuori
da l’uomo possono essere sim ilem ente due cagioni intese, l’u n a de le quali è in d u ttrice di necessitade,
l’a ltra di pig rizia11. L a prim a è la cura fam iliare e civile12, la quale convenevolem ente13 a sé tiene de
li uom ini lo m aggior num ero, sì che in ozio di speculazione esser non possono14. L ’a ltra è lo difetto
del luogo dove la p ersona è n a ta e n u trita , che tal ora sa rà da ogni studio non solam ente privato, ma
da g en te studiosa lo n ta n o 15.
Le due di queste cagioni, cioè la prim a da la p a rte [di dentro e la prim a da la parte] di fuori, non
sono da v itu p e ra re 16, m a da escusare e di perdono degne; le due altre, avvegna c h e 17 l’una più, sono
degne di biasimo e d’abominazione. M anifestam ente adunque può vedere chi bene considera, che pochi
rim angono quelli che a l’abito da tu tti d e sid e ra to 18 possano pervenire, e innum erabili quasi sono li
’m pediti che di questo cibo sem pre vivono affam ati. Oh beati quelli pochi che seggiono a quella m ensa
dove lo pane de li angeli si m anuca!19 e m iseri quelli che con le pecore hanno comune cibo! Ma però
che ciascuno uomo a ciascuno uomo n atu ralm en te è amico, e ciascuno amico si duole del difetto di
colui ch’elli ama, coloro che a così alta m ensa sono cibati20 non sanza m isericordia sono inver di quelli

1. lo Filosofo: il filosofo greco Aristotele. 6. cagioni ... scienza: cause intrinseche 15. L’altra ... lontano: l’altra ragione è
2. Prima Filosofia: nella Metafisica, parte ed estrinseche all’uomo lo allontanano dal­ costituita dalle carenze del luogo nel quale
della filosofia che tratta i principi primi del­ l’esercizio, per lui abituale, della cono­ si nasce e si cresce, talvolta non solo privo
l’essere e che per Aristotele è la più ele­ scenza. di un centro di studi (studio) e di scambi
vata delle scienze, il filosofo afferma che 7. indebitamente disposte: conformate in culturali, ma anche di una comunità di
«tutti gli uomini sono protesi per natura modo non regolare. studiosi.
alla conoscenza». 8. ricevere: apprendere. 16. vituperare: rimproverare.
3. di che: di ciò. 9. la malizia: la disposizione al male. 17. avvegna che: sebbene.
4. ciascuna ... subietti: «ogni creatura 10. seguitatrice ... delettazioni: l’anima 18. l’abito ... desiderato: e Yhabitus della
(cosa) sospinta dalla predisposizione della persegue piaceri illeciti. filosofia scolastica, disposizione al sapere
propria natura voluta dalla Provvidenza, 11. l’una ... pigrizia: l’una di esse induce acquistata attraverso l’abitudine.
è incline alla propria perfezione; per que­ l’anima a preoccuparsi delle esigenze mate­ 19. Oh beati ... si manuca: beati i pochi
sto motivo, dal momento che il desiderio riali, l’altra induce alla pigrizia. ammessi alla mensa dove si mangia il pane
di sapere rappresenta il più elevato grado 12. cura familiare e civile: preoccupazioni degli angeli, ossia la scienza filosofica e teo­
di perfezione della natura umana ed in essa familiari e pubbliche. logica.
sta la nostra massima felicità, tutti noi 13. convehevolemente: necessariamente. 20. coloro ... cibati: i pochi che hanno
uomini, per natura, siamo soggetti al desi­ 14. in ozio ... possono: non possono avere avuto il privilegio di essersi cibati all’alta
derio di sapere». il tranquillo raccoglimento (ozio) per dedi­ mensa della scienza.
5. Veramente: tuttavia. carsi alla speculazione filosofica.

Convivio i
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che in bestiale p a stu ra veggiono erb a e ghiande sen gire m angiando21. E acciò ch e22 m isericordia è
m adre di beneficio23, sem pre liberalm ente coloro che sanno porgono de la loro buona ricchezza a li
veri p o veri24, e sono quasi fonte vivo25, de la cui acqua si re frig e ra 26 la n atu rale sete che di sopra è
nom inata. E io adunque, che non seggio a la beatai m ensa, ma, fuggito de la p a stu ra del vulgo27, a ’
piedi di coloro che seggiono ricolgo di quello che da loro cad e28, e conosco la m isera vita di quelli che
dietro m ’ho lasciati, p e r la dolcezza ch’io sento in quello che a poco a poco ricolgo, misericordievol-
m ente m osso29, non me dim enticando, p e r li m iseri alcuna cosa ho riserv ata, la quale a li occhi loro,
già è più tem po, ho dim ostrata; e in ciò li ho fa tti m aggiorm ente vogliosi30. P e r che ora volendo loro
app arecch iare31, intendo fare un generale convivio di ciò ch’i’ ho loro m ostrato, e di quello pane ch’è
m estiere a così fa tta vivanda32, sanza lo quale da loro non potrebbe esser m angiata. E questo [è
quello] convivio, di quello pane degno, con tale vivanda qual io intendo indarno [non] essere m in istra­
t a 33. E però ad esso non s’a sse tti alcuno male d e ’ suoi organi disposto, però che né denti né lingua
ha né palato; né alcuno a s se tta to re di vizii, perché lo stom aco suo è pieno d ’omori venenosi contrarii,
sì che mai vivanda non terreb b e 34. Ma vegna qua qualunque è [per cura] fam iliare o civile ne la um ana
fam e rim aso 35, e ad u n a m ensa con li a ltri simili im pediti s’a s s e tti36; e a li loro piedi si pongano tu tti
quelli che p er pigrizia si sono s ta ti37, che non sono degni di più alto se d e re 38: e quelli e questi p ren ­
dano la m ia vivanda col pane, che la fa rà loro e g u sta re e p a tire 39. L a vivanda di questo convivio sarà
di quattordici m aniere o rd in a ta 40, cioè quattordici canzoni sì d ’am or come di v e rtù m a te ria te 41, le
quali sanza lo p rese n te pane aveano d ’alcuna oscuritade om bra, sì che a m olti loro bellezza più che
loro bontade e ra in g ra d o 42. Ma questo pane, cioè la p resen te disposizione43, sarà la luce la quale ogni
colore di loro sentenza fa rà p a rv e n te 44.
E se ne la p rese n te opera, la quale è Convivio nom inata e vo’ che sia, più virilm ente si tra tta s s e
che ne la V ita N uova45, non intendo però a quella in p a rte alcuna d e ro g a re 46, m a m aggiorm ente gio­
v are p er q uesta quella; veggendo sì come ragionevolm ente quella fervida e passionata, questa tem p e­
ra ta e virile e sse r conviene. Ché altro si conviene e dire e operare ad una etade che ad altra; perché
certi costum i sono idonei e laudabili ad una etad e che sono sconci e biasimevoli ad a ltra, sì come di
sotto, nel q uarto tra tta to di questo libro, sa rà p ropria rag io n e 47 m o strata. E io in quella dinanzi, a
l’e n tra ta de la mia gioventute parlai, e in questa dipoi, quella già tra p a s sa ta 48. E con ciò sia cosa che49
la v e ra intenzione m ia fosse a ltra c h e 50 quella che di fuori m ostrano le canzoni p red e tte , p er allego­
rica esposizione quelle intendo m ostrare, appresso la litterale istoria ra g io n a ta 51; sì che l’una ragione

21. quelli ... mangiando: quelli che ve­ alcune composizioni che avevo rese note 38. di più ... sedere: di sedere più in alto,
dono vagare (sen gire) cibandosi di erba già da tempo e con questo ho accresciuto ossia direttamente alla mensa.
e ghiande, cibo (pastura) da animali. il loro desiderio di conoscere». Allude alle 39. patire: digerire la vivanda.
Ghiande ed erba rappresentano i bassi canzoni che intende commentare. 40. quattordici... ordinata: composta di
piaceri. 31. apparecchiare: preparare la mensa. quattordici portate.
22. E ... che: e poiché. 32. quello pane .. vivanda: quel pane (i 41. d’amor ... materiate: che hanno come
23. misericordia ... beneficio: la solida­ trattati in prosa) che occorre (ch’è me­ materia l’amore e la virtù.
rietà è all’origine della volontà di fare del stiere) per una tale vivanda. 42. le quali ... in grado: «le quali, senza
bene. 33. E questo ... ministrata: «e questo è il pane dei trattati, non apparivano chiare,
24. li veri poveri: solo coloro a cui manca il banchetto, servito con quel pane (il com­ per qualche difficoltà in esse contenute così
la vera ricchezza, quella spirituale. mento) senza il quale la vivanda (le canzoni) che molti gradivano più la loro bellezza che
25. fonte vivo: fonte di vita, espressione non potrebbe essere mangiata (capita dagli la qualità dei contenuti (bontade)».
biblica. incolti)». 43. disposizione: esposizione commentata.
26. si refrigera: si placa. 34. E però ... non terrebbe: «E perciò si 44. luce ... parvente: la luce che renderà
27. fuggito ... vulgo: essendo riuscito ad astenga da questo convito chi non abbia chiara ogni parte del loro contenuto.
abbandonare i piaceri volgari, che costitui­ organi di assimilazione adatti, come coloro 45. più virilmente ... Vita Nuova: in modi
scono il cibo della maggioranza. che non hanno né denti, né lingua, né più maturi di quanto non sia avvenuto per
28. non seggio ... cade: «non sono uno stu­ palato o chi sia seguace (assettatore) di la Vita nuova.
dioso di professione, ma mi sono distaccato vizi, il cui stomaco è pieno d’omori vene­ 46. derogare: rinnegare, confutare.
dall’ignoranza del volgo e, semplice scolaro nosi contrarii alla digestione». 47. propria ragione: il vero motivo.
dei dotti, raccolgo le briciole della loro 35. qualunque ... rimaso: al contrario, è 48. E io ... trapassata: «Composi la Vite
sapienza». invitato al banchetto chiunque, impedito nuova mentre entravo nella giovinezza
29. misericordievolmente mosso: mosso da doveri familiari o civili, non abbia potuto mentre scrivo la presente opera quando 1i
a misericordia. dedicarsi adeguatamente allo studio: que­ giovinezza è già trascorsa».
30. non me dimenticando ... vogliosi: sto è il pubblico di Dante. 49. con ... che: poiché.
«senza dimenticare la mia precedente con­ 36. s’assetti: si sieda. 50. altra che: diversa da.
dizione ho tenuto da parte per i miseri 37. si sono stati: se ne sono astenuti. 51. per allegorica ... ragionata: «intende

Dante
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e l’a ltra d a rà sapore a coloro che a q uesta cena sono convitati. Li quali priego tu tti che se lo convivio
non fosse ta n to splendido quanto conviene a la sua g rid a 52, che non al mio volere m a a la mia
facultade53im putino ogni difetto; però che la m ia voglia di com pita e cara liberalitate è qui seguace54.

commentare il senso allegorico di quei testi 52. grida: invito. «la mia volontà segue fedelmente il biso­
dopo aver chiarito il loro significato let­ 53. facultade: capacità. gno di essere liberale e generoso».
terale». 54. è qui seguace: va unito a mia voglia:

ANALISI DEL TESTO


L’importanza di questa pagina è notevole, per varie ragioni, sia per la sua organizza­
zione formale, sia per i temi trattati.
Ci troviamo di fronte, innanzitutto, ad un esempio di prosa filosofica in volgare, che pre­
Il principio senta una struttura argomentativa e raziocinante tipica della cultura medievale. L’inizio
di autorità si richiama all’autorità di Aristotele (definito il «Filosofo» per antonomasia). Vi è implicita
la concezione del sapere che è propria del Medio Evo: la conoscenza non è ricerca e conqui­
sta critica (come lo è per noi moderni), ma rivelazione di una verità data una volta per tutte
da parte di un ’auctoritas, le cui affermazioni non si possono mettere in discussione. L’af­
fermazione «Tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere» è infatti data come verità
incontestabile: lo testimonia il verbo al presente indicativo, che vale a disegnare un dato
di fatto oggettivo, universale; l’espressione è resa poi assoluta dal soggetto «tutti», e raf­
forzata dall’avverbio «naturalmente», che indica una legge di natura valida per ognuno, in
ogni tempo e in ogni luogo.
Il ragionamento Segue poi una dimostrazione che presenta il tipico procedimento sillogistico, dominante
sillogistico nel pensiero della Scolastica e derivante da Aristotele: prima una premessa generale, evi­
dente senza bisogno di dimostrazione («ciascuna cosa [...] è inclinabile a la sua propria per­
fezione»); poi una premessa minore, di estensione più particolare («la scienza è ultima per­
fezione de la nostra anima»); di qui scaturisce la conclusione («tutti naturalmente al suo
desiderio semo subietti»), che è appunto l’asserzione da cui il discorso è partito. È un ragio­
nare di tipo deduttivo, che dal generale, assunto senza dimostrazione, discende al partico­
lare. Il ragionare proprio della mentalità moderna è invece soprattutto induttivo, parte dal­
l’osservazione di una serie di dati particolari, e da essi si innalza a conclusioni generali.
Distinzioni Seguono poi sottili distinzioni, organizzate secondo uno schema binario, anch’esso tipico
binarie del ragionare scolastico medievale:
Due cagioni rimovono da l’abito di scienza:
____________________ I____________________
I --------- 1
dentro l’uomo fuori da esso
1___________
da la parte del da la parte cure familiari difetto del luogo
corpo de l’anima e civili
(necessitade) (pigrizia)
Le distinzioni sono combinate simmetricamente fra di loro («Le due di queste cagioni...»;
«Le due altre...») con lo scopo di ricavare una valutazione morale. Da tutte queste distin­
zioni emerge la fiducia in un sicuro possesso della verità, che nasce da un giusto criterio
e da una retta misura del pensare.
La struttura Le sottili distinzioni del ragionamento si esprimono attraverso una struttura eminente­
retorica mente retorica del discorso. Di qui deriva anche l’insistita metafora con cui Dante spiega
il titolo e la finalità dell’opera: il «convivio» è l’ideale banchetto in cui si somministra il «cibo»
della scienza, diviso in «vivanda» (le canzoni) e «pane» (il commento in prosa). Ma Dante
non siede «a quella beata mensa dove lo pane de li angeli si manuca», non appartiene cioè
a quell’alta cultura che elabora i problemi generali della filosofia e della teologia: il suo ruolo
è piuttosto quello della divulgazione. Emerge allora un problema importante, quello del pub-

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