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Storia Romana
INTRODUZIONE
LA RIVOLUZIONE COSTITUZIONALE DEL 37
Il 16 marzo del 37 d.C. muore l’imperatore TIBERIO e ciò determina un vuoto al vertice della
RESPUBLICA,ovvero dell’Impero Romano. Tiberio era infatti un magistrato responsabile degli
eserciti romani e di tutte le province del territorio dell’Impero Romano. Poteva dunque presentare
proposte di legge, convocare i cittadini, era sacerdote a vita in tutti i collegi religiosi e presiedeva il
collegio dei pontefici in quanto Pontifex Maximus. Godeva della massima autorità nei confronti dei
senatori e degli altri cittadini e poteva prendere decisioni incontrastabili. Aveva una numerosa
servitù composta da schiavi e liberti (schiavo affrancato, semi-libero). Egli delegava a senatori e
cavalieri compiti da svolgere a Roma o in Italia, come ad esempio a Ravenna. Il principe non era
che il primo dei suoi pari, infatti non aveva il compito di stabilire le leggi o di scegliere i magistrati,
in quanto era un compito che spettava al popolo e/o al senato. Tiberio ottenne il suo titolo e tale
prestigio dopo la morte di Augusto nel 14 d.C. Il senato gli aveva conferito i poteri di Augusto,
riconoscendolo come il più capace, poiché IL SENATO AVEVA UN POSTO IMPORTANTE
NELLO STATO ed è questa una caratteristica distintiva della costituzione romana. Il reclutamento
del senato era perciò indipendente dalla volontà del principe, anche se Augusto e Tiberio lo tennero
sotto controllo. Inoltre il ruolo del senato nell’Impero Romano è importante anche perché è fonte di
legge e può ergersi a tribunale contro i crimini che riguardano la sicurezza dello Stato. Dopo la
morte di Tiberio, dunque, il senato conferì tutti i poteri ad un giovane di 25 anni GAIO GIULIO
CESARE, detto CALIGOLA, cioè piccola scarpa o piccolo stivaletto: la caliga era infatti la
calzatura tipica dei soldati. Caligola era un giovane di nobile famiglia, non risiedeva a Roma e non
aveva ricevuto alcun comando militare. Sembra quindi strano come questa successione sia
avvenuta: Caligola non prese il potere, ma il senato e il popolo romano glielo consegnarono con
entusiasmo.
PARTE 1:
UN PRINCIPE NATO DALLA PORPORA:
Caligola è stato il terzo imperatore romano appartenente alla dinastia giulio-claudia. Nasce ad
Anzio nel 12 d.C. come GAIO GIULIO CESARE GERMANICO: era il terzo figlio di
AGRIPPINA MAGGIORE E DI GERMANICO GIULIO CESARE, generale molto amato dal
popolo romano.La madre AGRIPPINA MAGGIORE era la figlia di MARCO VIPSANIO
AGRIPPA e GIULIA I, figlia del primo matrimonio di Augusto. Dopo la morte di Agrippa, Giulia I
sposò TIBERIO che divenne co- imperatore. Ma questo sistema familiare crollò a causa dei
continui tradimenti di Giulia. A causa delle probabili tendenze ninfomani, Giulia fu bandita da
Roma nel 2 d.C. in quanto la sua cattiva condotta minacciava l’autorità paterna: era infatti solita
mostrarsi con amanti noti al popolo romano. Suo padre Augusto aveva limitato le libertà sessuali e
rinformato l’istituto del matrimonio soprattutto all’interno della classe senatoria.
Dopo il suo esilio i suoi figli: Gaio morì in Licia mentre ritornava in Italia; Lucio moriva di malattia
a Marsiglia; Agrippa Postumo fu adottato dal nonno Augusto ma era incapace di gestire gli onori a
cui era destinato. Restavano Giulia II che sposò un gran signore, e AGRIPPINA MAGGIORE che
era libera e sposò GERMANICO (figlio di Druso I) che era uno dei congiunti di Augusto.
Oltre Germanico alla sua morte Druso I aveva lasciato un altro figlio Claudio, futuro imperatore.
Dopo le nozze tra Germanico e Agrippina, Germanico diventa figlio maggiore di Tiberio.Nel giro di
pochi anni la vita familiare e politica di Augusto si organizza attorno alla famiglia di Germanico.
Quest’ultimo, padre di Caligola, aveva ricevuto un’eccellente educazione bilingue, greca e latina. Il
nome Germanico fu ereditato dal padre che aveva condotto numerose vittorie in Germania.
Caligola, il cui vero nome era GAIO, era stato preceduto da un altro Gaio, suo fratello che era
morto nel 12 d.C. Alla sua morte, fu celebrato soprattutto dalla sua bisnonna Livia e da Augusto che
fecero ergere una statua che lo raffigurava come un piccolo Cupido, nel tempio di Venere, sul
Campidoglio.Caligola soffrì nel prendere il posto di un fratello tanto amato. La sua bisnonna Livia,
così come la nonna Antonia e la madre Agrippina erano delle matrone che dovevano amministrare
delle grandi case, per questo Caligola fu affidato ad una schiava nutrice ed a un pedagogo.
Nell’estate del 14 Caligola lasciò Roma per raggiunge la Renania dove suo padre presiedeva dei
grossi progetti.L’Aquitania in rivolta fu isolata attraverso i Pirenei dalla Spagna: una volta
sottomessa venne il turno di quest’ultima e Augusto diresse personalmente le operazioni contro i
Cantabri e gli Asturi (popolazioni che stanziavano in Spagna).
A Tiberio toccò la missione di conquistare la Pannonia (zona dell’attuale Ungheria). Dopo la
conquista, la Pannonia si ribellò nel 6 d.C. e occorsero tre anni per portare a termine la missione di
pacificazione di tale regione. Questo indebolimento dei romani non passò inosservato ai Germani.
Un principe Germanico, Arminio, che aveva ricevuto la cittadinanza romana, organizzò un
complotto che sfociò in un’insurrezione: tre legioni romane, la 17, 18 e 19, furono annientate. Si
temeva anche un’insurrezione nelle Gallie. Tiberio fu allora invitato in Germania per raddrizzare la
situazione.
Augusto richiamò Tiberio a Roma, vista la sua età e la sua salute delicata, e lo fece sostituire da
Germanico contro l’esercito della Germania.In un certo senso, Germanico ne aveva il diritto visto il
suo cognome e le campagne vittoriose condotte dal padre Druso I più di venti anni prima. Nel 13
Germanico si era fatto notare a Roma per aver preso parte al dibattito del senato sulla istituzione di
nuove imposte. Poco dopo Germanico, ad appena 21 anni era a capo di otto legioni romane ed era il
primo capo dell’esercito militare.
Germanico andò in Germania tra il 13 e il 14, seppur era vietato il matrimonio ai legionari, venne
raggiunto dalla moglie Agrippina poco dopo. Caligola fece qui le sue prime esperienze negli
accampamenti e sviluppò così il suo futuro legame agli eserciti e l’interesse per la Gallia e per
l’esercito di Germania che durò per tutta la sua vita. Il 19 agosto del 14 Germanico ricevette la
notizia della morte di Augusto.
Alla morte di Augusto il nuovo governatore della Siria fu PISONE PONTEFICE, che era il terzo
personaggio dello stato dopo Tiberio. Politicamente era uno stupido privo di qualsiasi gloria
militare. Onorandolo Tiberio intendeva onorare la grande nobiltà ed il senato. Pisone credeva di
essere stato inviato in Siria per controllare e frenare Germanico. Portò con sé sua moglie e quando
erano in Germania sembrava volessero rivaleggiare con Germanico e Agrippina per conquistarsi le
simpatie delle legioni: soppresse le corvées (prestazioni da parte degli schiavi) o lasciò che i soldati
circolassero fuori dai campi.
In Siria Germanico si ammalò e non si seppe diagnosticare con chiarezza il suo male; ovviamente il
sospetto puntava su Pisone, che gli ordinò di lasciare la Siria. Morì il 10 ottobre del 19. Tutti
credevano si trattasse di un omicidio per magia e ciò contribuì a creare un’atmosfera drammatica.
Agrippina, portando con sé l’urna contenente le ceneri di Germanico, si imbarcò con Caligola e sua
sorella, diretti verso Roma.
Caligola nella sua famiglia trovò una condizione molto diversa da quella che aveva conosciuto sino
ad allora. La sua residenza principale era a Roma: si trattava di ampi spazi che affacciavano su
cortili contornati di colonne, erano ambienti confortevoli, di lusso, in un’ambiente sovrappopolato
come Roma. Si disponeva anche di una seconda casa, dotati di giardino, perciò presente nei
sobborghi. La terza residenza doveva trovarsi in collina o in campagna, in posizione elevata rispetto
a Roma per sfuggire al caldo e per vivere in modo rilassato.
Caligola probabilmente abitò con sua madre Agrippina, i suoi fratelli e le sue sorelle, fino al 28,
cioè fino ai 16 anni. Non si sa con esattezza quando ha vissuto con la bisnonna Livia; con la nonna
Antonia sarà nel 28 e 29, fino ai 19 anni, fino a quando non decise di andare a vivere con Tiberio.
Caligola era il terzo figlio e Agrippina era molto legata al primo, NERONE. Fino al 25 regna una
buona intesa familiare: Agrippina era considerata una madre eccellente, feconda e molto casta.
Una caratterista molto forte del suo comportamento era la sensualità, che non stupisce se si
considera che era figlia di Giulia I e sorella di Giulia II, due donne note per la loro impudicizia.Sul
letto di morte Germanico aveva raccomandato sua moglie di contenere tale sensualità nell’interesse
dei loro bambini. La seconda gran signora con cui Caligola si forma è Livia, l’ava allora 85enne.
Livia per nascita apparteneva a due famiglie importanti la Claudia e la Livia, in quanto suo padre
che era un Claudio, era stato adottato da un Livio. Livia sposò giovanissima suo cugino TIBERIO
CLAUDIO NERONE, da cui ebbe TIBERIO e poi DRUSO I. Dopo essere stata ripudiata dal primo
marito, LIVIA sposò AUGUSTO: celebre era la sua castità e la sua riservatezza, ma non diede al
secondo marito nessun figlio. Livia era molto legata ai suoi figli tant’è che Caligola la
soprannominava “Ulisse in gonnella”. Non andava d’accordo con Agrippina moglie di suo nipote,
ma per tutta la vita fece il possibile per proteggerla.
Per quanto riguarda la nonna Antonia, di lei non sappiamo quasi nulla. Era stata educata da una
madre severa, Ottavia. Agli inizi del 30 Caligola lasciò Roma per raggiungere suo nonno a Capri.
IL TRIONFO DI SEIANO
Dopo la morte di Livia, il principe non andò a trovarla: i suoi funerali furono modesti e Caligola,
allora 17enne fu incaricato di occuparsi dell’elogio funebre. Dopo i funerali si mise in moto un
meccanismo di eliminazione di Agrippina e Nerone. Tiberio scrisse una lettera al senato nel quale
formulava varie accuse contro suo nipote e sua nuora: al primo rimproverava il suo amore per i
giovinetti, alla seconda lo spirito ribelle. Questa prima sollecitazione non venne accolta dal senato,
ma Tiberio mandava nuove missive anche indirizzate al popolo per poterlo persuadere. Agrippina e
Nerone furono condannati e dichiarati nemici pubblici: Nerone fu deportato sull’isola di Ponza e
Agrippina nell’attuale Ventotene. Furono sottoposti a torture ed umiliazioni, Agrippina perse un
occhio. Intanto Druso III fu condannato alla prigione. Nessuno poteva prendere le loro difese, senza
poi essere accusato a sua volta. Seiano doveva ora temere solo due ragazzi: Caligola che risiedeva
con il nonno Tiberio in Campania, e Tiberio Gemello figlio di Druso II ancora molto lontano dalla
toga virile.
Seiano nel 31 fu scelto da Tiberio come suo collega al consolato: si apprestava perciò ad entrare
direttamente nella famiglia imperiale. Apparentemente Seiano aveva numerosi poteri: in realtà gli
mancava una nascita più elevata, un cursus honorum più regolare, per apparire come legittimo
successore.Iniziarono a crescere i libelli anonimi contro Seiano, le invettive si moltiplicarono:
durante l’estate del 31 Seiano non era più console e durante le assemblee iniziò a sentirsi a disagio,
perché era circondato da nobili con una dignità certamente superiore rispetto la sua.
MORTE DI SEIANO
La principale accusa che contro Seiano era quella di complotto: dopo la morte di Druso II e di tutta
la casa di Germanico, Seiano poteva sperare di esercitare la reggenza in caso di morte di Tiberio.
Sarà una lettera di Antonia, cognata di Tiberio che indusse l’imperatore a sbarazzarsi del suo
prefetto. Ruolo importante ebbe il cavaliere MACRONE che entrò nel gioco di “doppia faccia” di
Tiberio: Macrone fece credere a Seiano che durante la successiva assemblea del senato, Tiberio gli
avrebbe conferito l’autorità tribunizia. Per questo Seiano entrò nel tempio tranquillizzato: venne
però letta una lettera scritta dallo stesso Tiberio e a poco a poco tutte le persone che gli sedevano
accanto si allontanarono. Tiberio, annunciava in particolare il timore di essere assassinato e
chiedeva l’arresto di Seiano. Il senato accolse tale richiesta e Seiano fu portato nella prigione
sotterranea del Foro, il Tullianum.
Scoppiò una sommossa in città e si distrussero le statue di Seiano che venne poi condannato a
morte. La sua morte fu un caso esclusivamente locale, a Roma avvelenò l’atmosfera politica per
mesi. Nei mesi successivi il senato punì tutta la famiglia di Seiano, condannandola a morte. Il
principe si isolò per timore di essere nuovamente tradito, iniziando a dubitare anche dei suoi più
fedeli come Memmio Regolo.
I VIZI DI TIBERIO
Si ritiene che Caligola, familiare di Tiberio, ebbe una buona scuola di apprendimento di crudeltà e
nel campo della lussuria. A Roma i processi destinati a screditare qualcuno ruotavano attorno a tre
accuse: l’origine sociale, l’abuso di potere e l’elenco dei vizi e dei difetti (come l’avarizia o la
crudeltà).La crudeltà di Tiberio era attendibile, fino ad essere qualificato da alcuni come Marco
Aurelio, come un uomo feroce. Aveva la fama di essere un vecchio libidinoso, dedito a giochi
erotici con entrambi i sessi: era un voyeur (osservava gli altri fare sesso), prediligeva la fellatio
(stimolazione orale dell’organo maschile) e praticava il cunnilingus (sesso orale praticato alle
donne). Collezionava quadri, libri e statue erotiche. Svetonio si dimostra incomprensivo di ciò che
caratterizzò tutte l’epoca di Tiberio: in modo particolare accusava la presenza dei giovani ragazzi
durante i sacrifici, rappresentava un vero crimine contro la legge. Ciò che ripugnava Svetonio era
che un vecchio si abbandonasse a simili pratiche.
Caligola iniziò a fare le sue prime scappatelle a Capri, con il pieno consenso di Tiberio. Ma
nemmeno Caligola fu al riparo dai pettegolezzi: a Roma alcuni senatori lo descrivevano come un
giovane effeminato. L’ambiguità di Tiberio riguarda dunque i suoi vizi.
PARTE 2:
LA FINE DI UN LUNGO INVERNO
Due giorni dopo la morte di Tiberio, la notizia giunse a Roma con la gioia del popolo romano che
urlava Tiberius in Tiberim (Tiberio in Tevere). Il senato cancellò la clausola del testamento di
Tiberio che designava Gemello coerede di Caligola. Il senato per Caligola evitò le restrizioni
donandogli massimo potere a danno del cugino Gemello. Rifiutò il titolo di Padre della Patria, in
quanto si sentiva troppo giovane per meritarlo. Era alto 1.80cm aveva gambe magre ma nervose.
Tendeva alla calvizie, la sua carnagione era chiara. La legittimità di Caligola nel 37 non si limitava
al voto unanime del senato e del popolo, ma soprattutto grazie al sistema di trasmissione del potere
deciso nel 4 d.C. con l’adozione di Tiberio da parte di Augusto.
CALIGOLA E IL SENATO
Dopo il principato di Tiberio, il senato ne uscì profondamente cambiato e Caligola ereditava una
politica di ordine morale che aveva l’adesione di tutti i freschi senatori. A Roma i cittadini
dovevano essere disponibili per gli impegni pubblici, partecipare ai consigli, alle assemblee e alle
magistrature. Questa disponibilità alla cosa pubblica era definita otium che era una necessità
politica. Esisteva una numerosa servitù soprattutto nel caso di personale di servizio, cuochi
massaggiatori, danzatori, ecc. A ciò si aggiungeva una grande raffinatezza gastronomica e
nell’organizzazione di banchetti e spettacoli.
Il mestiere dell’imperatore non era cosa da poco: vi erano numerosi riti politici, religiosi, giudiziari.
Bisognava sacrificare, bruciare incenso, pronunciare formule di preghiera e bisognava sempre
chiedere consiglio al senato o anche agli dei. Il principe doveva sorvegliare le finanze dello stato e
quelle personali, intrattenere corrispondenza con i governatori delle province, con i capi militari
ecc.
Tutta la vita pubblica era continuamente sottoposta a critiche e consensi di centinaia di testimoni.
POLITICA POPOLARE
Nei confronti del popolo la politica imperiale è una politica di beneficienza pubblica. Fu presa la
decisone di trasferire dal senato al popolo la scelta delle magistrature inferiori. I candidati dovevano
appartenere all’ordine senatorio e possedere un milione di sesterzi. Alla distribuzione di denaro nel
37 si era aggiunta un’imposta indiretta: Caligola soppresse la tassa imposta da Tiberio dell’1% ad
valorem sulle transizioni. Per sottolineare che si trattava di una misura in favore del popolo il
simbolo scelto fu il pileus (un copricapo simbolo del cittadino e della libertà). Il principe fu scaltro
perché il prodotto di questa imposta fu versato per la fabbricazione di nuove monete. Nel 38
cominciarono i lavori per l’ottavo acquedotto di Roma, L’AQUA CLAUDIA e furono ultimati solo
nel 52. Fu il successore di Caligola a portarli a termine, suo zio Claudio. L’aspetto più conosciuto
della politica popolare è il gusto per l’organizzazione degli spettacoli, presentato come una
passione. Caligola amava il divertimento, l’arte oratoria, le riunioni private. Partecipava a molte
rappresentazioni teatrali che ripresero in pieno sotto il suo principato. Praticava l’arte della corsa a
cavallo che aveva ereditato da suo padre Germanico. Ebbe un rilancio anche il mestiere del
gladiatore, che aveva subito una crisi con Tiberio. Tutte le manifestazioni pubbliche che vennero
riprese da Caligola non rappresentavano nulla di nuovo, vennero solo ulteriormente enfatizzate.
LO SVOLGIMENTO AMMINISTRATIVO
I dodici mesi successivi alla divinizzazione di Drusilla corrispondono secondo la storiografia
posteriore ad un’autorità dispotica, che si sarebbe evoluta verso la tirannia. Quest’anno sarà
caratterizzato da una grande stabilità sia nelle province di lingua greca che in quelle latine.
L’apparato amministrativo continuava a funzionare come sotto Tiberio. Fino all’agosto del 39 la
vita polita di Roma si svolge normalmente, senza drammi. A differenza del suo predecessore,
Caligola non delegherà mai le sue responsabilità ad un prefetto del pretorio. Fece il suo mestiere di
imperatore, incutendo timore a tutti senza essere manipolato da nessuno. Non stravolse la
disposizione del senato e favorì famiglie fino ad allora non considerate.
LE IMPRUDENZE DI UN ISTRIONE
Il principale scandalo che Caligola provocò fu l’organizzazione di un culto dedicato alla sua
persona. Nell’impero ognuno era libero di credere alla divinità dell’imperatore e di trattarlo come
dio. L’imperatore restava un uomo, veniva onorato solo il suo genius; Augusto e Tiberio avevano
resistito alle proposte di istituire un culto in loro onore. La prima tappa del culto dinastico fu
costituita nell’agosto del 37 dalla dedica del tempio del divo Augusto che coincise quasi con il
compleanno di Caligola; poi l’anno successivo ci fu la divinizzazione di Drusilla e l’anno
successivo ci sarebbe stata la divinizzazione di sé stesso ancora in vita. Era un culto ufficiale
organizzato. Caligola era uno sfrontato, schernitore, insolente che amava le aggressioni verbali, in
cui i suoi interlocutori non potevano rispondere in quanto non possedevano tale potere. Dimostrò
una grande impietà verso i suoi avi: non considerava Agrippa suo nonno, Livia dopotutto era solo la
figlia di un notabile di Fondi. Nel 39 Caligola decise di abolire la commemorazione della vittoria di
Azio riportata da Augusto su Antonio. Nello stesso anno fece costruire una sorta di porto sul golfo
di Napoli e non a Roma; i suoi progetti urbanistici furono presentanti in modo tendenzioso. Il suo
comportamento più che tendenzioso era da ricollegare alla sua passione repressa per il teatro:
adottava travestimenti stravaganti, ora una clava, ora la pelle di un leone, ora vestito come un
guidatore di quadriglia. Voleva apparire come un superuomo lontano dalla seriosità romana.
I PRIMI DUBBI
Dal 39 numerose critiche si indirizzavano alla condotta di Caligola che aveva un atteggiamento
molto lontano da quello di un principe. Nel primo anno si era mostrato energico e benefico verso la
riabilitazione politica, la liberazione di prigionieri, le distribuzioni del denaro ecc. Il secondo anno
la bontà del principe era diminuita e nel terzo anno il denaro sembrava essere diminuito e Caligola
sembrava intenzionato a condurre una politica di spettacoli. Le prime resistenze giunsero dai
senatori che si accordarono per limitare le spese delle elezioni. Da queste critiche ne emergeva un
principe dedito al vino, alle leccornie, ai bagni caldi, alle perle.
Nella primavera del 39 Caligola era alla continua ricerca di una moglie e gli incesti con la sorella
Agrippina e Giulia non costituiscono nulla di nuovo. Svetonio rivela che la maggiore
preoccupazione di Caligola era quella di trovare una donna piacevole ma soprattutto feconda. Scelse
come donna MILENA CESONIA, appartenente ad una famiglia senatoria; sua madre era celebre
per la sua fecondità. Si affezionò molto alla donna che mantenne presso di sé esibendola anche tutta
nuda, presentandola vestita i suoi soldati, anche a cavallo.
Caligola non era un intellettuale, ma piuttosto un uomo di azione e di decisione, non aveva scrupoli
e agiva per convenienza. In pubblico correva senza posa, scherniva, non ascoltava pareri e
disorientava. Si pensi che ordinò a dei soldati di andare a gettare del fango sulla toga del futuro
imperatore Vespasiano, allora magistrato, solo perché le strade erano appunto sporche di fango.
IL COMPLOTTO GETULICO
Prima del complotto di Getulico ci furono alcuni affari a far scalpore: il senatore CORBULO
intuendo l’interesse di Caligola per l’amministrazione delle strade, lanciò una serie di accuse per i
suoi colleghi che avevano operato sotto il regno di Tiberio e fu incoraggiato proprio dal principe
che chiese ed ottenne il rimborso di tutte le somme percepite dai senatori. Nello stesso periodo
avvenne il caso VITELLIO: Caligola aveva richiamato questo imperatore di Siria che giunto
dinanzi a lui si prostrò ai suoi piedi, ma venne sostituito dallo stesso Caligola. Altro caso
interessante è quello del consolato DOMIZIO che dovette giustificare la sua condotta durante il
principato di Tiberio.
Caligola diede poi ordine di arrestare il generale supremo GETULICO accusandolo di un
complotto. Questa congiura riguardava le due sorelle di Caligola e il cognato Lepido. Il problema
principale riguardava l’eredità di Caligola, che non aveva figli e che era stato gravemente malato
fino a qualche tempo prima. I suoi eredi designati erano stati Gemello, che si era suicidato, e
Drusilla che era scomparsa prematuramente. Restavano le altre due sorelle. Una di loro Agrippina
strinse un’intesa con suo cognato Lepido che era il suo amante e che aveva acquisito il comando di
quattro diverse legioni.
I dettagli del complotto mancano, ma pare che Caligola avesse fatto riferimento ad alcune prove,
come lettere e pugnali. Caligola destituì Getuli e lo sostituì con un altro consolare. Caligola
chiedeva la morte di Lepido e Getulico che vennero decapitati sulle rive del Reno. Le sorelle,
Agrippina e Giulia furono bandite.
ABOZZO POLITICO
Caligola portò a termine il suo viaggio di ispezione in Gallia e fece grosse scelte strategiche. La
prima mossa consistette nel ristabilimento dell’ordine nell’esercito del Reno. Dopo l’uccisione di
Getulico, il comando fu affidato a Galba che si era messo in luce per aver celebrato i giochi di
Flora. Il suo primo ordine fu di vietare gli applausi perché contrari al regolamento. Il soggiorno
imperiale in Gallia è ricordato soprattutto perché Caligola proseguì la sua politica di spettacoli di
vario genere, corse di carri, gladiatori, rappresentazioni teatrali come a Roma. Caligola necessitava
di acquisire una gloria militare, in quanto non aveva prestato nessun servizio militare. Progettò
allora una doppia conquista a Lione: a nord, quella dell’isola di Britannia e a sud nell’Africa del
Nord ponendo fine all’esistenza del reame di Mauritania.
PREPARATIVI PER LE DUE CONQUISTE
I motivi dell’annessione della Mauritania da parte di Caligola non sono chiari. A Lione fece
processare a morte suo cugino, perché implicato nel complotto con Getulico. La Mauritania era
proprietà del popolo romano dai tempi di Augusto, forse già da Cesare e si era molto civilizzata nel
corso dei secoli e i centri più importanti volevano la diretta amministrazione di Roma. La decisione
di Caligola trovò la resistenza del liberto di Tolomeo che proclamò il desiderio di vendicare il suo
padrone e organizzò un’insurrezione armata che scoppiò nel 40. Non si sa se le truppe romane
incaricate della repressione agirono partendo dalla penisola.
NUOVA FISCALITÁ
La politica di Caligola fu definita dispendiosa e la causa dell’esaurimento delle ricchezze lasciate da
Tiberio. viene considerata in modi differenti la rapidità del suo esaurimento. Si accusa Gaio di aver
estorto tutto il denaro possibile ai Galli, ma ciò non bastò, e le ricchezze dei suoi fratelli e sorelle
furono certamente ben accette. Lo si accusa anche di aver cercato di annullare i testamenti in cui
non era menzionato come erede. Avrebbe poi invitato da lui un parente di nome Pompeo, che lo
aveva designato come erede, e lo avrebbe poi fatto morire di fame. Seneca afferma che Caligola
spese ingenti somme per organizzare banchetti e faceva irrorare di profumo le sue vasche da bagno.
Rifiutava di comportarsi in modo giusto nelle situazioni pubbliche, non si controllava, e
scandalizzava sempre tutti.
PROBLEMI ORIENTALI
Le sommosse contro i giudei di Alessandria durante l’estate del 38 erano state seguite da un periodo
di calma e la sostituzione del prefetto permise ai giudei di riorganizzarsi. L’opposizione con i greci
era però totale: i giudei volevano essere considerati cittadini e i greci gli negavano tale possibilità.
L’ambasceria dei Giudei reclamava la libertà di culto, con preghiere per l’imperatore e anche
l’organizzazione della città con spettacoli e competizioni sportive. Questa ambasceria era
capeggiata da FILONE celebre per la sua scienza e per la sua curiosità intellettuale. Filone mal
sopportava l’irriverenza da parte di un principe. Il malcontento di Caligola verso i giudei fu causato
soprattutto dall’affare del 40, nella città di Jamnia quando i giudei vi accorsero e distrussero l’altare
rifacendosi ai loro costumi. Caligola di tutta risposta fece costruire una statua dell’imperatore nel
tempio di Gerusalemme. Un altro problema che preoccupava Caligola era la relazione tra Romani e
Parti. Nel 35 il re ARTBANO era stato cacciato a seguito di una crisi dinastica e gli succedette il
governatore si Siria CTESIFONTE. Tale decisione non fu ben accolta dagli stessi Parti e costrinsero
il nuovo governatore a fuggire in Siria mentre Arbano riprendeva il potere. Nel 40 il re Artbano fu
assassinato ed era necessaria un’azione in Oriente. Caligola annuncia così la sua intenzione di
recarsi ad Alessandria. Ottenendo l’obbedienza dei giudei, Caligola si proteggeva le spalle e quello
sembrava essere il momento migliore perché i Parti non sapevano a quale re votarsi.
REPRESSIONE CRUDELE
Non sappiamo in che modo Caligola apprese l’esistenza di una congiura, ma sappiamo che fece
arrestare CERIALE e PAPINIO e li mandò alla tortura. Appartenevano a buone famiglie e
sembravano essere vicini al partito di Caligola. Dopo questo primo abuso di potere, Caligola decise
di farli giustiziare in piena notte, alla fine di un banchetto senza curarsi di riunire il consiglio per
giudicarli. Si svolse un atroce spettacolo tra grida di dolore e torture. Gaio diffidava anche dal
senatore Seneca, ma si limitò a criticare il suo talento di oratore dicendo che si trattava di sabbia
senza calce. In realtà sembra che, di tutte le condanne a morte che si realizzarono tra il 39 e il 40,
Caligola abbia fatto giustiziare per proprio volere solo Papinio, Basso e forse un terzo senatore.
Tutte le altre vittime ebbero regolari processi, anche se si seguiva la volontà del principe. Le vittime
di Caligola non erano personaggi illustri, quanto piuttosto giovani e qualche cavaliere.
Verso i senatori ebbe un atteggiamento ambiguo: perdonò il consolare SECONDO accusato, intanto
teneva dei discorsi pieni di collera ai senatori
SACRIFICIO RITUALE
Negli ani 40 e 41 gran parte dei senatori detestava Caligola e lo temevano, ma non sembra avessero
progettato alcuna soluzione. Addirittura si stabilì che l’imperatore sedesse a tra di loro su una
pedana sollevata per metterlo al riparo da pugnalate e per sottolineare la sua posizione superiore.
L’omicidio contro l’imperatore poteva essere compiuto solo dalle guardie e poteva essere compiuto
nelle province dove Caligola era molto più sicuro e meglio obbedito.
l 24 gennaio del 41 un gruppo di pretoriani, guidati dai due tribuni Cassio CHEREA e Cornelio
SABINO, misero in atto il loro piano per assassinare il principe. Cherea sferrò un colpo vicino il
collo di Caligola che si accasciò a terra e venne pugnalato da Sabino: ricevette una trentina di ferite
al basso ventre.
Cherea aveva ordinato di uccidere anche la moglie e la figlia di Caligola. Aveva regnato tre anni
dieci mesi e 28 giorni.
EPILOGO
La morte di Caligola non segna la fine della sua storia ma rappresenta il punto di partenza di nuovi
capitoli. Dopo l’accaduto attorno al cadavere ci fu una gran folla e grande agitazione, l’omicidio era
avvenuto senza testimoni e la notizia incontrò incredulità tra gli stessi senatori. Nella famiglia di
Caligola non c’era alcun erede politico che avrebbe potuto reclamare il potere. Venne avanzata
l’ipotesi di proclamare CLAUDIO suo successore, fantoccio facile da manovrare secondo lo stesso
senato. Caligola non ebbe molti difensori all’infuori dei soldati della sua famiglia. La principale
difesa stava nell’appartenenza alla famiglia imperiale. Per questo le sorelle, richiamate dall’esilio da
Claudio, fecero riesumare il cadavere per dargli dei funerali dignitosi. Claudio si rilevò un
eccellente continuatore, portò a termine la costruzione dell’acquedotto e ne costruì uno nuovo ad
Ostia, sarà avido di giochi di gladiatori.
La figura mitica di Caligola fu approfondita e segnata da pochi autori: SENECA dotato di un buon
gusto per l’intrigo e nutriva un profondo odio verso l’imperatore; TACITO che giustifica le azioni
di Caligola come un male minore rispetto a quello fatto dalla famiglia Giulio-Claudia; SVETONIO
cavaliere e alto funzionario che era un ottimista, secondo cui Caligola è un cattivo perfetto che sarà
giustamente punito.