LUCE 296 5/2011

Scenari contemporanei
Luce sulla terza dimensione 04
di Marcello Zagaria
Luce Interni
Nuova luce a Palazzo Farnese 10
di C. Bertolaja, M. Bonomo, A. Gigli
Quale illuminazione 14
per un museo di ambientazione?
di Chiara Aghemo, Cristina Boiano
Il museo del Risorgimento al Vittoriano, Roma 22
di Oscar Santilli
Saggi
La ricerca continua della qualità 28
di Roberto Corradini
Contaminazioni elettroluminescenti 34
di Domenico Nicolamarino

Intervista
Viaggio nel mondo dei giovani lighting designer 38
di Chiara Carucci
Innovazione
Il gigante dal buio 48
di C. Balocco, E. Marmonti, C. Vallario
L’impatto ambientale 52
di Mario Bonomo
Il design del Solid State Lighting 58
di D. Casciani, D. Paleari, M. Rossi
Panorama
Terzo Global Lighting Design Convention 66
di Roberto Corradini
Master in lighting design a Roma 72
di Floriana Cannatelli
Libri
Illuminazione LED 76
di Mauro Bozzola

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INTERVISTA
VIAGGIO NEL MONDO
DEI GIOVANI
LIGHTING DESIGNER
CON QUESTO NUMERO SI CONCLUDE IL CICLO DI INTERVISTE AI GIOVANI LIGHTING
DESIGNER ITALIANI. INIZIATO SUL N. 2/2011. RINGRAZIAMO QUESTI GIOVANI PER LE
EMOZIONI CHE CI HANNO TRASMESSO E LUCE CHE CONTINUERÀ A DAR LORO SPAZIO.
NEL PROSSIMO NUMERO CONTINUEREMO A PARLARE DI QUESTI TEMI CON MARIO
BONOMO, PIERO CASTIGLIONI E MAURIZIO ROSSI.
A cura di Chiara Carucci
Maria Lia Ferraro espone la sua visione
della condizione delle giovani donne che
lavorano con la luce, per il teatro o per
l'architettura.
Roberta D'Onofrio, diplomata al master
di cui ora è tutor, ci illustra i possibili
percorsi formativi per i futuri progettisti.
Helena Gentili, brasiliana di origini italiane
e Stefano Rosset - cresciuto professional-
mente nell’ex Aem, ora A2A - raccontano
secondo la loro esperienza, come si può
affrontare un progetto di urban lighting.
Romano Baratta, light artist e lighting
designer apre le porte ad altre forme
di progettazione.
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INCONTRO CON GIOVANI LIGHTING DESIGNERS #4
Maria Lia Ferraro
32 anni, Milano
Come hai cominciato ad interessarti al
lighting design?
Mi sono avvicinata al mondo dell’illuminazione
grazie al teatro, quando ancora ero all’università.
Sul palcoscenico mi ha colpito il valore espressivo
della luce, la capacità che ha questo mezzo di
sottolineare o amplificare stati d’animo.
Cosa hai studiato?
La mia formazione universitaria è di tipo
umanistico, parallelamente ho frequentato
diversi corsi di formazione per il teatro. Ho
lavorato per un anno presso una compagnia di
danza contemporanea a Budapest; in seguito,
avendo continui rapporti con teatri all'estero,
ho avuto occasione di conoscere differenti
modi di rapportarsi alla luce. Dopo cinque anni info@ferrarorossi.it
di lavoro per importanti enti lirici, ho deciso di
rimettermi in gioco e ricominciare a studiare,
frequentando il Master in lighting design del un’amministrazione decisamente illuminati. Per
Politecnico di Milano. quanto riguarda il lighting design penso che la
situazione sia diametralmente opposta, ci sono
Che feedback hai ricevuto appena entrata nel moltissime professioniste capaci e affermate. Ho
mondo del lavoro? avuto il piacere di conoscere figure femminili
A 24 anni sono stata assunta dal Teatro particolarmente importanti nel nostro settore, il
comunale di Modena come tecnico, mi sono loro successo professionale e come donne è un
inserita in una squadra di professionisti che segnale che in questo ambiente non si guarda al
amano il loro lavoro ed erano felici di genere ma alla competenza. Più in generale il
trasmettermi il loro sapere. Le maggiori nostro Paese è noto per la disparità di carriere
difficoltà sono emerse solo quando ho deciso di tra uomini e donne, è una caratteristica
frequentare il master e in seguito lavorando in trasversale a tutti i campi produttivi. Mancano
alcuni studi professionali di illuminazione. Le delle vere politiche che permettano di conciliare
persone che hanno valutato la mia formazione impegni familiari e lavoro: mi riferisco ad aiuti
precedente come ricchezza e non come difetto alle famiglie, asili nido, orari flessibili e, ancora,
sono state una piacevole minoranza. reali permessi di paternità in modo che la cura
dei figli non ricada solamente sulla figura
Ci sono difficoltà legate all'essere donna nel femminile. Un welfare migliore e accentuato su
nostro ambito lavorativo o nella libera tali obbiettivi renderebbe possibile una duplice
professione in genere? realizzazione come madre e come professionista.
Il mondo del teatro e dello spettacolo dal vivo, in
Italia, è molto maschilista: di solito le donne Credi ci sia bisogno di una tutela per la nostra
sono ammesse solo in sartoria; io ho avuto la professione, ad esempio un albo?
fortuna di avere dei colleghi e Devo dire che non credo assolutamente negli
 INTERVISTA
Dovremmo cercare di migliorare la qualità dell’illuminazione,
permettendo alle persone di vivere bene secondo le proprie necessità
e mostrare lo spazio secondo diverse sensibilità espressive.
info@lightinglab.it
Light#13.
The sense of colours (for Gilda).
l'illuminazione interna è stata
realizzata modificando i corpi
illuminanti esistenti. Si sono così
ottenuti i desiderati contrasti
cromatici con la luce posta all’esterno.
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INCONTRO CON GIOVANI LIGHTING DESIGNERS #4
Romano Baratta
32 anni, Gallarate (VA)
Cosa ti attrae della luce?
La sua capacità di trasformare e migliorare
con poco un ambiente, di renderlo incantato e
straordinario semplicemente con un click
dell’interruttore. All’Accademia di Belle Arti di
Brera lo studio della scenografia mi ha
avvicinato alla luce, ma non riuscivo ancora a
comprenderla del tutto: ho sempre desiderato
ammaestrare” la luce. Il Master in lighting
design, che ho frequentato in seguito nella
stessa accademia, mi ha permesso di farlo.
Come hai formato la tua competenza?
Seguo workshop, partecipo regolarmente a
convegni e dibattiti. Ho fatto molta gavetta e
illuminato di tutto, con un’attenzione
particolare alle esigenze del committente e
alle sue possibilità economiche. Ho lavorato
anche in altre nazioni europee, soprattutto in
Germania e Svizzera, mi sembra che all’estero
vi sia maggiore consapevolezza e attenzione
verso la nostra specializzazione.
Il tuo background influisce sul modo
in cui lavori?
Mi hanno sempre affascinato l’archeologia e
l’architettura delle chiese romaniche, così
come l'aspetto underground della cultura
meridionale fatta di cantine, musica e del
vivere all’aperto. Io sono di Foggia, conservo
nei miei ricordi la bellezza della distesa del
tavoliere della Puglia dove l’orizzonte è a
perdita d’occhio e la mente è libera di
immergersi nel mare del Gargano. L’amore per
la contemporaneità mi ha portato a Milano
dove posso perdermi nel caos di design, arte e
luce. Tutto questo influisce sul mio lavoro,
specialmente nel rispetto e nella passione che
ho per l’illuminazione delle chiese, dove pongo
attenzione ad architettura e liturgia; in
generale il legame con l’arte contemporanea
rende i miei lavori sui generis.
Come hai cominciato a lavorare?
Durante uno stage presso la RAI di Milano ho
potuto imparare sul campo l’uso della luce per
la tv, comprendere come influisce sui materiali
e sui volti. In seguito ho iniziato a lavorare
come progettista illuminotecnico per un
distributore di materiale elettrico; mi sono
reso conto che lì non era possibile impostare
la progettazione come ritenevo opportuno, mi
stava stretto questo limite. Il sostegno della
mia compagna e la soddisfazione dei clienti,
mi hanno spinto aprire il mio studio, mentre la
passione per luce a costruire il portale
Lighting Now e a fare ricerca.
In Italia c’è una linea di demarcazione
tra chi si occupa di luce per l’architettura
e per lo spettacolo?
C’è, purtroppo, ed è anche evidente. Sono due
modi differenti d’ intendere la luce,
soprattutto per la durata. È difficile anche
trovare un linguaggio comune per i
professionisti dei due ambiti lavorativi. Con
alcune associazioni di categoria lavoriamo al
 LUCE 296 5/2011

Dovremmo anche evitare di perdere la spontaneità

e quella che chiamo “luce romantica”, per non cedere il passo a
un’illuminazione standardizzata.

fine di avvicinare questi mondi, per cooperare veicolata attraverso un messaggio di

nel migliorare il ruolo e soprattutto per il
riconoscimento della nostra professione. Se lo
Stato rendesse obbligatoria la nostra
consulenza nei vari ambiti di progetto
avremmo più lavoro e una maggiore
consapevolezza da parte degli utenti finali.
Tutti dovremmo divulgare al meglio il nostro
lavoro e la cultura della luce.
Qual è il ruolo della nostra professione
secondo te?
Dovremmo cercare di migliorare la qualità
dell’illuminazione, permettendo alle persone
di vivere bene secondo le proprie necessità e
mostrare lo spazio secondo diverse sensibilità
espressive.
Dovremmo anche evitare di perdere la
spontaneità e quella che chiamo “luce
romantica”, per non cedere il passo a
un’illuminazione standardizzata.
contemporaneità e ricerca. Un buon esempio
di light marketing che il presidente e il
tesoriere dell’ordine vogliono realizzare in
modo permanente. I miei interventi vogliono
far “cambiare pelle” e fare assumere
un’identità nuova alle architetture.
Come immagini la tua vita professionale e la
nostra professione tra 10 anni?
Spero vi sia maggiore considerazione della
professione del lighting design, maggiore
consapevolezza da parte di noi professionisti e che
il nostro lavoro si evolva non solo verso la
tecnologia, ma anche verso la cultura e la ricerca.
Light#13.
la parte esterna mostra la capacità
di modulazione della luce ottenendo
giuste campiture con l’utilizzo
di semplici modelli di corpi illuminanti.

Puoi illustrarmi un tuo progetto?

Light#13. The sense of colours (for Gilda) è
un’opera di light art ma anche una soluzione
di luce architetturale per la sede dell'Ordine
degli Architetti di Varese. Sono riuscito a dare
valore a un’architettura piuttosto anonima
attraverso l’uso di campiture di luce colorata
accostate tra loro. Superfici e volumi sono
esaltati dal valore prospettico dei contrasti
cromatici e delle luminanze. È presente un
dialogo tra luce esterna ed interna, che
permette di avvolgere in un'atmosfera
incantata l’edificio. La comunicazione della
presenza in città della sede e dell’Ordine si è

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