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Indice:
- l'assegno bancario quale titolo di credito esecutivo
- gli elementi necessari di un assegno
- il protesto
- l'assegno circolare
- il termine di presentazione dell'assegno bancario quale presupposto per sollevare il
protesto. L'azione di regresso e l'azione causale
- l'assegno senza provvista e l'assegno senza autorizzazione. La disciplina sanzionatoria
- il preavviso di revoca
- profili di responsabilità della Banca
- la comunicazione al Prefetto
- la CAI - Centrale Allarmi interbancaria
- i dati inseriti nell'archivio CAI
- le conseguenze dell'iscrizione nell'archivio CAI
- l'Ente gestore dell'archivio CAI e la richiesta di informazioni
L'ASSEGNO BANCARIO QUALE TITOLO DI CREDITO ESECUTIVO
L'assegno bancario è un titolo di credito esecutivo, che contiene un ordine di pagamento del
traente al trattario per pagare una somma di denaro determinata ad un beneficiario o ad un
portatore nel caso in cui l'assegno sia libero e sia stato girato ad altri.
Chi emette un assegno viene definito "traente".
Il "trattario" è la banca presso la quale il traente ha il conto corrente sul quale viene emesso
l'assegno.
Il "beneficiario" o "prenditore" è colui al quale deve essere pagato l'assegno, una volta
identificato dalla banca.
Per come anticipato, l'assegno, si dice titolo di credito esecutivo, perché chi è in possesso di
un assegno non pagato può direttamente inviare al debitore atto di precetto e quindi iniziare
la procedura esecutiva, senza necessariamente passare dalla fase dell'ingiunzione più lunga e
costosa.
Quando viene emesso un assegno, i fondi devono essere disponibili prima di averlo firmato,
quando non viene pagato per mancanza di fondi, oltre ad essere elevato il protesto, che viene
trascritto nel Bollettino Informatico dei Protesti, se non si dà prova autentica del pagamento
dello stesso entro 60 giorni si viene iscritti nella Centrale d'Allarme Interbancaria, per un
periodo di 120 giorni.
L'assegno può essere sbarrato, questo vuol significare che non può essere incassato
direttamente presso la banca emittente, ma può essere girato tutte le volte che si vuole.
Allo scopo di limitare i danni derivanti dallo smarrimento o dalla sottrazione di assegni, la
legge ha previsto alcune clausole che possono limitarne la circolazione.
La più comune è la clausola "non trasferibile" che consente solo al beneficiario di incassare
l'importo dell'assegno.
La clausola "non trasferibile" è obbligatoria per i trasferimenti superiori a 12.500,00 Euro per
come disposto dalla legge n.197 del 1991.
IL PROTESTO
L'ASSEGNO CIRCOLARE
L'assegno circolare viene emesso dalla banca per somme che sono già disponibili presso la
banca stessa al momento dell'emissione. É pagabile "a vista" e non può essere emesso senza
il nome del beneficiario.
Deve contenere:
- la denominazione di assegno circolare;
- la promessa da parte della banca di pagare al momento della presentazione di una somma
determinata;
- il nome del beneficiario (non può essere emesso "al portatore");
- la data e il luogo di emissione;
- la sottoscrizione della banca emittente.
Per richiedere un assegno circolare non è necessario che il richiedente abbia un rapporto di
conto corrente con la banca emittente.
La banca esegue il pagamento al beneficiario che deve presentare l'assegno all'incasso entro
30 giorni dalla data di emissione.
L'assegno bancario è pagabile a vista e deve essere presentato alla banca trattaria per il
pagamento entro termini assai brevi e cioè 8 giorni (se è pagabile nello stesso Comune; cd.
"assegno su piazza"), 15 giorni (se pagabile in un Comune diverso; cd. "assegno fuori piazza"),
20 giorni (se è pagabile in un Paese diverso ma nello stesso continente di emissione), 60 giorni
(se Paese di altro continente).
Tuttavia, l'art. 35 Legge Assegno (Legge 1736/33) attribuisce al traente (colui che ha emesso
l'assegno) di disporre la revoca dell'ordine di pagamento dopo la scadenza del termine di
presentazione; prima della scadenza, invece, la banca è libera di pagare o meno, restando
esonerata da qualsiasi responsabilità nei confronti sia del traente che del portatore del titolo.
Va, poi, evidenziato che la presentazione tempestiva del titolo senza aver ottenuto il
pagamento è condizione di procedibilità dell'azione di regresso verso i giranti e i loro avallanti
(art. 45, primo comma, L.A.), consentendo così al debitore escusso di agire cartolarmente
verso i precedenti obbligati.
L'azione di regresso verso il traente può essere esercitata anche se l'assegno "non sia stato
presentato tempestivamente o non sia stato fatto il protesto o la constatazione equivalente"
(art. 45, co. 2, L.A.), non avendo il traente - a sua volta - azione di regresso verso alcuno.
Così, testualmente, l'art.45 L.A. "Il portatore può esercitare il regresso contro i giranti, il traente
e gli altri obbligati se l'assegno bancario, presentato in tempo utile, non è pagato, purché il
rifiuto del pagamento sia constatato: 1) con atto autentico (protesto) , oppure: 2) con
dichiarazione del trattario scritta sull'assegno bancario con l'indicazione del luogo e del giorno
della presentazione, oppure: 3) con dichiarazione di una stanza di compensazione datata e
attestante che l'assegno bancario le è stato trasmesso in tempo utile e non è stato pagato. Il
portatore mantiene i suoi diritti contro il traente, sebbene l'assegno bancario non sia stato
presentato tempestivamente o non sia stato fatto il protesto o la constatazione equivalente. Se,
dopo decorso il termine di presentazione, la disponibilità della somma sia venuta a mancare per
fatto del trattario, il portatore perde tali diritti in tutto o limitatamente alla parte della somma
che sia venuta a mancare" (va, in proposito, precisato che il protesto è un atto formale,
effettuato da un pubblico ufficiale (notaio, ufficiale giudiziario o segretario comunale), con cui
si dichiara la mancanza del pagamento. Questo atto serve per ottenere il pagamento
dell'assegno dai giranti. Nei casi di assegni senza girate il protesto non è necessario).
Il regresso del portatore contro i giranti, il traente e gli altri obbligati si prescrive in sei mesi
dallo spirare del termine di presentazione. Le azioni di regresso tra i diversi obbligati al
pagamento dell'assegno bancario gli uni contro gli altri si prescrivono in sei mesi a decorrere
dal giorno in cui l'obbligato ha pagato l'assegno bancario o dal giorno in cui l'azione di
regresso è stata promossa contro di lui (art.75 L.A.).
Trascorso tale termine è sempre possibile l'azione causale, che è l'azione derivante dal
rapporto fondamentale che ha dato causa all'emissione dell'assegno, soggetta ai termini di
prescrizione propri del rapporto obbligatorio sottostante.
L'ASSEGNO SENZA PROVVISTA E L'ASSEGNO SENZA AUTORIZZAZIONE.
LA DISCIPLINA SANZIONATORIA
Il decreto legislativo 30 dicembre 1999, n. 507 ha radicalmente cambiato la legge in materia
di assegni, che aveva già subito una riforma alcuni anni prima (legge 15 dicembre 1990, n.
386).
Al titolo V è stata introdotta la "Riforma della disciplina sanzionatoria relativa agli assegni
bancari e postali".
Per quanto attiene all'emissione di assegni senza autorizzazione va rilevato che le sanzioni
sono sostanzialmente le stesse con un inasprimento del 100% della sanzione amministrativa
che può arrivare quindi fino a 12.395,00 euro.
Per completezza si ricorda che ricorre l'ipotesi di assegno privo di autorizzazione in caso di
emissione di titolo quando: a) il conto è stato chiuso precedentemente all'emissione; b) il
conto è stato acceso in assenza di convenzione di assegni; c) il titolo è stato revocato prima
dell'emissione; d) vi è stata una revoca aziendale all'emissione; e) è stato ricevuto un
preavviso di revoca per assegno emesso precedentemente a quello in esame; f) assegno
emesso su conto intestato ad altro soggetto o altre motivazioni che non giustifichino
l'emissione di un assegno.
Si rammenta, in proposito, che sono appunto due le fattispecie che possono generare
l'iniziativa da parte del sistema bancario per la registrazione negli archivi CAI:
1) emissione di assegno senza autorizzazione;
La presentazione al pagamento presso la banca trattaria fuori dai termini degli 8 e 15 giorni,
non consente di ravvisare gli estremi di emissione senza provvista, e quindi non fa sorgere in
capo alla banca trattaria gli obblighi della disciplina sanzionatoria.
Va sottolineato che il pagamento, entro il termine dei 60 giorni, può essere effettuato:
• nelle mani del portatore
• del titolo;
• presso il pubblico ufficiale che ha levato il protesto;
• presso la Banca trattaria.
IL PREAVVISO DI REVOCA
Per come anticipato, il preavviso di revoca è previsto per la sola ipotesi di emissione di
assegno senza provvista. Tale comunicazione è volta a rendere edotto il traente delle
conseguenze derivanti dalla sua eventuale iscrizione in archivio (revoca di sistema e sanzioni
amministrative) nonché della possibilità di evitarle attraverso il cosiddetto pagamento
tardivo.
In altri termini, il trattario è tenuto a comunicare al traente che, alla scadenza del termine di
60 giorni previsto per il pagamento tardivo, ed in mancanza di prova idonea a confortare il
sopravvenuto adempimento, il suo nominativo verrà iscritto nell'archivio informatizzato CAI
e che, a partire dalla stessa data, gli sarà altresì revocata ogni autorizzazione ad emettere
assegni.
Nel preavviso di revoca il trattario sarà tenuto, inoltre, ad indicare la data dell'eventuale
iscrizione in archivio (articolo 4, comma 5, reg. Banca d'Italia) invitando il traente a restituire
"tutti i moduli di assegno in suo possesso alle banche e agli uffici postali che li hanno
rilasciati".
Di fatto, il "preavviso di revoca" viene inviato sia nel caso di assegno consegnato per il
protesto, sia nel caso di assegni non protestabili.
Quanto alla forma, tale comunicazione deve avvenire mediante lettera raccomandata con
avviso di ricevimento.
Il preavviso di revoca dovrà essere inviato presso il cosiddetto "Domicilio eletto", ossia
l'indirizzo stabilito dal traente, indicato all'atto della conclusione della convenzione di
assegno, entro 10 giorni dalla presentazione, anche in via telematica, dell'assegno al
pagamento.
Qualora venga constatata l'impossibilità di eseguire la menzionata comunicazione presso il
domicilio del traente, la normativa precisa che essa deve considerarsi come avvenuta.
Come può agevolmente evincersi, l'obbligazione solidale del trattario ricorre in presenza di
due tipologie di condotta:
• una di carattere omissivo, ossia l'omessa o ritardata iscrizione nell'archivio;
• l'altra di natura commissiva, ossia l'autorizzazione al rilascio di moduli di assegni
oppure conferimento di una nuova autorizzazione a favore di un soggetto revocato.
Conseguentemente, il portatore del titolo, sulla base dei principi generali che disciplinano le
obbligazioni solidali passive, potrà rivalersi indifferentemente nei confronti del traente o del
trattario.
LA COMUNICAZIONE AL PREFETTO
Nell'ipotesi di assegni senza autorizzazione o senza provvista il pubblico ufficiale che abbia
levato il protesto, oppure la banca trattaria nel caso in cui non sia stato levato protesto, sono
tenuti a trasmettere al Prefetto territorialmente competente una apposita comunicazione per
l'applicazione delle sanzioni amministrative.
Più precisamente, il nuovo articolo 8-bis della legge n. 386/1990, introdotto dall'articolo 33
del D.lgs. n. 507/1999, stabilisce che, nei casi di emissione di assegni senza autorizzazione, si
procede a far levare il protesto o ad effettuare la constatazione equivalente, e pertanto, spetta
al pubblico ufficiale inviare il rapporto di accertamento della violazione al Prefetto.
Tuttavia, nei casi in cui non sia stato levato il protesto o non sia stata effettuata la
constatazione equivalente in quanto, ad esempio, l'assegno è pervenuto fuori dei termini per
il protesto, le banche, nel caso in cui l'assegno sia comunque sanzionabile, sono tenute ad
informare direttamente il Prefetto.
Tuttavia, nel caso in cui non venga levato il protesto - ad esempio perché sul titolo è stata
apposta la clausola "senza spese" o "senza protesto", o non sia stata effettuata la constatazione
equivalente - incombe sulla banca il dovere di informare il Prefetto, decorso inutilmente il
termine di 60 giorni entro i quali è consentito effettuare il pagamento tardivo.
Attese le difficoltà riscontrate nella prima fase di applicazione della normativa recata dal
D.lgs. n. 507/1999 in relazione alla disomogeneità dei dati che la comunicazione in parola
doveva riportare, il Ministero dell'interno, con circolare M/6326/58 del 20 novembre 2001,
ha divulgato un modello standard per rendere uniforme il contenuto dell'informativa e la
relativa comunicazione da trasmettere al Prefetto.
La CAI, realizzata sulla base dell'analogo archivio già da tempo esistente in Francia, nasce per
elevare il grado di sicurezza e l'efficienza del sistema di circolazione dell'assegno.
Non sempre infatti gli assegni vengono accettati volentieri come strumenti di pagamento,
proprio per il timore che non vengano pagati. L'esistenza di una banca dati, unica a livello
nazionale e consultabile da tutte le banche, consente ora di disporre di un efficace "filtro" per
escludere dal sistema dei pagamenti i soggetti e i titoli a rischio.
Più specificamente, il d.lgs. 30 dicembre 1999 n. 507 in materia di depenalizzazione dei reati
minori e riforma del sistema sanzionatorio, ha previsto l'istituzione di un archivio
informatizzato (Centrale Allarme Interbancaria) presso la Banca d'Italia, degli assegni bancari
e postali e delle carte di pagamento irregolari.
A quest'ultima categoria sono riconducibili diverse ipotesi tra le quali quella relativa ad
assegno emesso in data posteriore a quella di iscrizione in archivio effettuata dal trattario, ad
assegno emesso dal correntista in data posteriore a quella di recesso della banca, o del
correntista medesimo, dalla convenzione d'assegno, o ancora ad assegno recante una firma di
traenza per rappresentanza di soggetto non autorizzato dal correntista, o, ancora, ad assegno
emesso da soggetto che sia stato dichiarato fallito.
La responsabilità del trattario è, poi, prevista anche nell'ipotesi in cui questi ometta o ritardi
l'iscrizione nell'archivio, ovvero autorizzi il rilascio di moduli di assegni in favore di persona
il cui nominativo risulti soggetto ad iscrizione.
In detta ipotesi, il trattario è obbligato in solido con il traente a pagare gli assegni emessi dallo
stesso traente nel periodo in cui avrebbe dovuto operare la revoca, anche se manca o è
insufficiente la provvista.
Alla luce di tutte le considerazioni svolte, ne discende che all'atto della richiesta del libretto
di assegni deve sempre essere obbligatoriamente effettuata una apposita ricerca nell'archivio
CAI per verificare se il soggetto richiedente sia stato segnalato e come tale impedito
all'emissione degli assegni.
L'art. 125 del R.D. 21 dicembre 1933 n. 1736 dispone poi che il dipendente responsabile che
consegna moduli di assegno bancario o postale a persona interdetta, in base ai dati
dell'archivio, dall'emissione di assegni o soggetta a revoca delle autorizzazioni, è punito, salvo
che il fatto costituisca più grave reato, con la reclusione fino ad un anno.
Per contro, l'art. 124 del citato regio decreto stabilisce che il richiedente all'atto del rilascio di
moduli di assegno bancario o postale, deve dichiarare al trattario di non essere in alcun modo
interdetto dall'emissione di assegni. Nel caso in cui dichiari il falso è punito, qualora vengano
rilasciati uno o più moduli di assegno, con la reclusione da sei mesi a due anni.
I dati relativi all'iscrizione sono trasmessi alla sezione centrale dell'archivio dalle banche,
dagli uffici postali, dagli intermediari finanziari, dai prefetti e dall'autorità giudiziaria (sezioni
remote). Tali soggetti sono tenuti ad assicurare l'esattezza e la completezza dei dati trasmessi
all'archivio e a provvedere tempestivamente alle cancellazioni e alle rettifiche dei dati errati.
L'ente al quale è affidata la gestione dell'archivio verifica la completezza dei dati trasmessi e
qualora risultino incompleti li rinvia, respingendo la segnalazione, al soggetto che li ha
trasmessi, il quale, effettuati i necessari controlli, li ritrasmette con le rettifiche e le
integrazioni, richiedendo quindi una nuova segnalazione.
Successivamente alla trasmissione dei dati all'ente responsabile ed alla verifica della loro
esattezza, avviene l'iscrizione nell'archivio centrale.
L'ente che cura la gestione dell'archivio trasmette giornalmente, per via telematica, i dati
ricevuti alle banche, agli uffici postali, agli intermediari finanziari vigilati emittenti carte di
pagamento e alle prefetture, in modo che questi siano sempre informati sulle segnalazioni
realizzate.
Il soggetto interessato - anche tramite persona delegata - ha diritto ad accedere all'archivio
per ottenere notizia dell'esistenza del contenuto di informazioni che lo riguardano nonché
per richiedere la loro eventuale rettifica, nell'ipotesi in cui siano venuti a mancare i
presupposti della segnalazione.
Ai sensi del disposto di cui all'art.10 bis legge n. 386/90 anche alle banche, agli intermediari
finanziari ed agli uffici postali è consentito l'accesso alle informazioni contenute nell'archivio
per le finalità previste dalla legge e per quelle connesse alla verifica della corretta
utilizzazione degli assegni e delle carte di pagamento.
L'autorità giudiziaria inoltre ha accesso diretto alle informazioni contenute nell'archivio, per
lo svolgimento delle proprie funzioni.
L'accesso alle informazioni può avvenire tramite il Sistema Bancario, le Poste Italiane, o l'Ente
Titolare.
La Banca d'Italia, o comunque l'ente responsabile, dispone la cancellazione e la rettifica dei
dati dell'archivio solo su iniziativa dell'ente che ha originato la relativa segnalazione, ovvero
in attuazione di provvedimenti dell'autorità giudiziaria o del Garante per la protezione dei
dati personali. Pertanto il soggetto segnalato potrà chiedere la rettifica della segnalazione,
pur sempre qualora difettino i presupposti che ne giustifichino la persistenza, all'ente
segnalante, il quale comunicherà alla Banca d'Italia la necessità di provvedere alla rettifica.