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L'ASSEGNO BANCARIO

Indice:
- l'assegno bancario quale titolo di credito esecutivo
- gli elementi necessari di un assegno
- il protesto
- l'assegno circolare
- il termine di presentazione dell'assegno bancario quale presupposto per sollevare il
protesto. L'azione di regresso e l'azione causale
- l'assegno senza provvista e l'assegno senza autorizzazione. La disciplina sanzionatoria
- il preavviso di revoca
- profili di responsabilità della Banca
- la comunicazione al Prefetto
- la CAI - Centrale Allarmi interbancaria
- i dati inseriti nell'archivio CAI
- le conseguenze dell'iscrizione nell'archivio CAI
- l'Ente gestore dell'archivio CAI e la richiesta di informazioni
L'ASSEGNO BANCARIO QUALE TITOLO DI CREDITO ESECUTIVO
L'assegno bancario è un titolo di credito esecutivo, che contiene un ordine di pagamento del
traente al trattario per pagare una somma di denaro determinata ad un beneficiario o ad un
portatore nel caso in cui l'assegno sia libero e sia stato girato ad altri.
Chi emette un assegno viene definito "traente".
Il "trattario" è la banca presso la quale il traente ha il conto corrente sul quale viene emesso
l'assegno.
Il "beneficiario" o "prenditore" è colui al quale deve essere pagato l'assegno, una volta
identificato dalla banca.

Un assegno può essere intestato a un beneficiario determinato (assegno "all'ordine") oppure


lo spazio dedicato al beneficiario può non essere riempito (assegno "in bianco").
Di fatto, è consigliabile intestare sempre un assegno per evitare che, in caso di smarrimento
o furto, possa essere incassato da persone diverse. La banca è comunque tenuta ad
identificare il portatore dell'assegno
.
Il beneficiario può anche essere lo stesso traente, scrivendo ad esempio il proprio nome e
cognome, oppure "a me stesso", o "a me medesimo", o "m.m." e firmando sul retro l'assegno
per girata.

Per come anticipato, l'assegno, si dice titolo di credito esecutivo, perché chi è in possesso di
un assegno non pagato può direttamente inviare al debitore atto di precetto e quindi iniziare
la procedura esecutiva, senza necessariamente passare dalla fase dell'ingiunzione più lunga e
costosa.
Quando viene emesso un assegno, i fondi devono essere disponibili prima di averlo firmato,
quando non viene pagato per mancanza di fondi, oltre ad essere elevato il protesto, che viene
trascritto nel Bollettino Informatico dei Protesti, se non si dà prova autentica del pagamento
dello stesso entro 60 giorni si viene iscritti nella Centrale d'Allarme Interbancaria, per un
periodo di 120 giorni.
L'assegno può essere sbarrato, questo vuol significare che non può essere incassato
direttamente presso la banca emittente, ma può essere girato tutte le volte che si vuole.
Allo scopo di limitare i danni derivanti dallo smarrimento o dalla sottrazione di assegni, la
legge ha previsto alcune clausole che possono limitarne la circolazione.
La più comune è la clausola "non trasferibile" che consente solo al beneficiario di incassare
l'importo dell'assegno.

La clausola "non trasferibile" è obbligatoria per i trasferimenti superiori a 12.500,00 Euro per
come disposto dalla legge n.197 del 1991.

GLI ELEMENTI NECESSARI DI UN ASSEGNO

La data di emissione di un assegno é un requisito obbligatorio: la mancanza della data o la


sua incompletezza rendono l'assegno non valido.
La data deve essere quella di emissione effettiva, salvo i casi ammessi dalla legge (art. 121
R.D. 21 dicembre 1933 n. 1736).
Il luogo di emissione va indicato accanto alla data.
Proprio con riguardo al luogo di emissione, un assegno si dice "su piazza" quando è pagato
nello stesso comune in cui è stato emesso, "fuori piazza" se in un comune diverso da quello
di emissione.
La firma è un elemento essenziale e deve corrispondere a quella depositata in banca.
Per essere valido l'assegno deve essere integro. Se un assegno ha lo spigolo superiore
sinistro tagliato non può circolare e non deve essere accettato in pagamento perché
potrebbe essere stato rubato: le banche, infatti, quando accettano un assegno sono tenute a
tagliarne lo spigolo superiore sinistro.
Quando si riceve un assegno bancario in pagamento spesso si ritiene di poter prelevare
immediatamente tale somma: in realtà occorre versarlo sul conto corrente, ma non si può
disporre della somma per 15 giorni lavorativi, dopo tale termine si potrà utilizzare il denaro
(cd."disponibilità" della somma dell'assegno).
La valuta dell'assegno è la data a partire dalla quale una somma diventa fruttifera,
normalmente è un giorno non festivo a partire dal quale inizia o cessa il decorso degli
interessi, non è la data in cui diventa disponibile la somma dell'assegno.

IL PROTESTO

Il protesto è un atto formale, effettuato da un pubblico ufficiale (notaio, ufficiale giudiziario


o segretario comunale), con cui si dichiara la mancanza del pagamento.
Questo atto serve per ottenere il pagamento dell'assegno dai giranti.
Nei casi di assegni senza girate il protesto non è necessario.
In passato, nei casi in cui il pagamento dell'assegno non fosse avvenuto a causa di mancanza
(totale o parziale) di provvista sul conto corrente ovvero di mancata autorizzazione a
emettere assegni era prevista la sanzione come fattispecie di reato. La recente normativa
sull'assegno (d.lgs.507 del 1999) ha trasformato questi reati in illeciti amministrativi.
La sanzione penale è rimasta solo per i casi molto gravi.
Per i soggetti responsabili di questi due illeciti, oltre all'applicazione delle sanzioni
amministrative, la legge prevede per 6 mesi la "revoca di sistema", con due conseguenze: (a)
il divieto di emettere assegni presso qualunque banca o ufficio postale; (b) l'iscrizione nella
Centrale d'Allarme Interbancaria (CAI), un nuovo archivio informatizzato attivo dal 4 giugno
2002 presso la Banca d'Italia.
Se un soggetto è iscritto nella CAI, nessuna banca né ufficio postale può stipulare nuove
convenzioni di assegno, né pagare assegni da lui emessi, né rilasciargli nuovi libretti.
Ebbene, nel caso in cui l'assegno dovesse risultare privo di fondi nel momento in cui viene
presentato alla banca per il pagamento, la banca scriverà al cliente inviandogli un "preavviso
di revoca" avvertendolo che, se non paga entro 60 giorni dalla scadenza del termine di
presentazione dell'assegno, dovrà iscriverlo nella CAI. Scaduti i 60 giorni il cliente sarà
tenuto a restituire subito tutti i libretti di assegni che gli ha rilasciato la banca
Vi è un ulteriore previsione di iscrizione alla CAI. Quest'ultimo è previsto per l'ipotesi in cui
una persona non autorizzata emette un assegno. L'iscrizione nella CAI viene effettuata entro
20 giorni dalla presentazione dell'assegno al pagamento.
Da ultimo, nel caso in cui si avesse protestato un assegno, per ottenerne la cancellazione dal
Bollettino Informatico dei protesti si sarà tenuti a pagare il titolo e tutte le spese accessorie
e dopo un anno dall'elevazione del protesto si potrà chiedere la riabilitazione al Tribunale
competente e successivamente ottenere la cancellazione tombale.

L'ASSEGNO CIRCOLARE
L'assegno circolare viene emesso dalla banca per somme che sono già disponibili presso la
banca stessa al momento dell'emissione. É pagabile "a vista" e non può essere emesso senza
il nome del beneficiario.

Deve contenere:
- la denominazione di assegno circolare;
- la promessa da parte della banca di pagare al momento della presentazione di una somma
determinata;
- il nome del beneficiario (non può essere emesso "al portatore");
- la data e il luogo di emissione;
- la sottoscrizione della banca emittente.

Per richiedere un assegno circolare non è necessario che il richiedente abbia un rapporto di
conto corrente con la banca emittente.

La banca esegue il pagamento al beneficiario che deve presentare l'assegno all'incasso entro
30 giorni dalla data di emissione.

IL TERMINE DI PRESENTAZIONE DELL'ASSEGNO BANCARIO QUALE


PRESUPPOSTO INDEFETTIBILE PER SOLLEVARE IL PROTESTO.
L'AZIONE DI REGRESSO E L'AZIONE CAUSALE

L'assegno bancario è pagabile a vista e deve essere presentato alla banca trattaria per il
pagamento entro termini assai brevi e cioè 8 giorni (se è pagabile nello stesso Comune; cd.
"assegno su piazza"), 15 giorni (se pagabile in un Comune diverso; cd. "assegno fuori piazza"),
20 giorni (se è pagabile in un Paese diverso ma nello stesso continente di emissione), 60 giorni
(se Paese di altro continente).

La scadenza del termine non impedisce la presentazione dell'assegno al pagamento.

Tuttavia, l'art. 35 Legge Assegno (Legge 1736/33) attribuisce al traente (colui che ha emesso
l'assegno) di disporre la revoca dell'ordine di pagamento dopo la scadenza del termine di
presentazione; prima della scadenza, invece, la banca è libera di pagare o meno, restando
esonerata da qualsiasi responsabilità nei confronti sia del traente che del portatore del titolo.

Tale facoltà di disporre la revoca dell'ordine di pagamento (con la quale la banca è


liberata/impedita dall'effettuare il pagamento e neppure si potrà procedere al protesto
dell'assegno in quanto oltrepassati i termini di presentazione all'incasso) discende dalla
esigenza di permettere al traente - superato un certo lasso di tempo - di poter liberamente
disporre della provvista sul conto.

Si anticipa, in particolare, che l'emissione di un assegno senza provvista è illecito


amministrativo ed i detti termini servono a delimitare (in favore del traente) il periodo in cui
la provvista medesima deve rimanere necessariamente integra.
La revoca dall'ordine di pagamento dovrà essere ovviamente manifestata alla banca in modo
che non sia contestabile e pertanto in forma scritta.

Va, poi, evidenziato che la presentazione tempestiva del titolo senza aver ottenuto il
pagamento è condizione di procedibilità dell'azione di regresso verso i giranti e i loro avallanti
(art. 45, primo comma, L.A.), consentendo così al debitore escusso di agire cartolarmente
verso i precedenti obbligati.

L'azione di regresso verso il traente può essere esercitata anche se l'assegno "non sia stato
presentato tempestivamente o non sia stato fatto il protesto o la constatazione equivalente"
(art. 45, co. 2, L.A.), non avendo il traente - a sua volta - azione di regresso verso alcuno.

Così, testualmente, l'art.45 L.A. "Il portatore può esercitare il regresso contro i giranti, il traente
e gli altri obbligati se l'assegno bancario, presentato in tempo utile, non è pagato, purché il
rifiuto del pagamento sia constatato: 1) con atto autentico (protesto) , oppure: 2) con
dichiarazione del trattario scritta sull'assegno bancario con l'indicazione del luogo e del giorno
della presentazione, oppure: 3) con dichiarazione di una stanza di compensazione datata e
attestante che l'assegno bancario le è stato trasmesso in tempo utile e non è stato pagato. Il
portatore mantiene i suoi diritti contro il traente, sebbene l'assegno bancario non sia stato
presentato tempestivamente o non sia stato fatto il protesto o la constatazione equivalente. Se,
dopo decorso il termine di presentazione, la disponibilità della somma sia venuta a mancare per
fatto del trattario, il portatore perde tali diritti in tutto o limitatamente alla parte della somma
che sia venuta a mancare" (va, in proposito, precisato che il protesto è un atto formale,
effettuato da un pubblico ufficiale (notaio, ufficiale giudiziario o segretario comunale), con cui
si dichiara la mancanza del pagamento. Questo atto serve per ottenere il pagamento
dell'assegno dai giranti. Nei casi di assegni senza girate il protesto non è necessario).

Il portatore può chiedere in via di regresso: 1) l'ammontare dell'assegno bancario non


pagato; 2) gli interessi al tasso legale dal giorno della presentazione; 3) le spese per il
protesto o la constatazione equivalente, quelle per gli avvisi dati e le altre spese.

Il regresso del portatore contro i giranti, il traente e gli altri obbligati si prescrive in sei mesi
dallo spirare del termine di presentazione. Le azioni di regresso tra i diversi obbligati al
pagamento dell'assegno bancario gli uni contro gli altri si prescrivono in sei mesi a decorrere
dal giorno in cui l'obbligato ha pagato l'assegno bancario o dal giorno in cui l'azione di
regresso è stata promossa contro di lui (art.75 L.A.).
Trascorso tale termine è sempre possibile l'azione causale, che è l'azione derivante dal
rapporto fondamentale che ha dato causa all'emissione dell'assegno, soggetta ai termini di
prescrizione propri del rapporto obbligatorio sottostante.
L'ASSEGNO SENZA PROVVISTA E L'ASSEGNO SENZA AUTORIZZAZIONE.
LA DISCIPLINA SANZIONATORIA
Il decreto legislativo 30 dicembre 1999, n. 507 ha radicalmente cambiato la legge in materia
di assegni, che aveva già subito una riforma alcuni anni prima (legge 15 dicembre 1990, n.
386).

Al titolo V è stata introdotta la "Riforma della disciplina sanzionatoria relativa agli assegni
bancari e postali".

Con riguardo all'emissione di assegni senza provvista, si applica la sanzione amministrativa


consistente nel pagamento di una somma cha va da 516,45 a 6197,48 euro a seconda che
l'assegno emesso sia inferiore o superiore a 10.329,00 euro; la sanzione amministrativa
accessoria consistente nell'interdizione dall'esercizio di attività professionale o
imprenditoriale, nell'interdizione dall'esercizio degli uffici direttivi delle persone giuridiche
e delle imprese e infine la revoca delle autorizzazioni che si traduce nel divieto, della durata
di sei mesi, di stipulare convenzioni di assegno con il traente e di pagare gli assegni tratti dal
medesimo dopo l'iscrizione nell'archivio, anche se emessi nei limiti della provvista.

Per quanto attiene all'emissione di assegni senza autorizzazione va rilevato che le sanzioni
sono sostanzialmente le stesse con un inasprimento del 100% della sanzione amministrativa
che può arrivare quindi fino a 12.395,00 euro.

Per completezza si ricorda che ricorre l'ipotesi di assegno privo di autorizzazione in caso di
emissione di titolo quando: a) il conto è stato chiuso precedentemente all'emissione; b) il
conto è stato acceso in assenza di convenzione di assegni; c) il titolo è stato revocato prima
dell'emissione; d) vi è stata una revoca aziendale all'emissione; e) è stato ricevuto un
preavviso di revoca per assegno emesso precedentemente a quello in esame; f) assegno
emesso su conto intestato ad altro soggetto o altre motivazioni che non giustifichino
l'emissione di un assegno.

In entrambi i casi il soggetto traente viene diffidato alla CAI.

Si rammenta, in proposito, che sono appunto due le fattispecie che possono generare
l'iniziativa da parte del sistema bancario per la registrazione negli archivi CAI:
1) emissione di assegno senza autorizzazione;

2) emissione di assegno senza provvista:


• nel caso di assegno emesso senza autorizzazione, l'iscrizione avviene entro il termine di
20 giorni dal momento di presentazione dell'assegno per il pagamento;
• nel caso di emissione di assegno senza provvista, una volta presentato infruttuosamente
il titolo nei tempi previsti dalla Legge sull'Assegno (si ripete, 8 giorni per gli assegni
pagati sullo stesso Comune di emissione, 15 giorni per gli altri), indipendentemente dal
fatto che si consegni il titolo o meno per il protesto o azione equivalente, la banca
provvederà ad inviare il preavviso di revoca.
Nel caso in cui, inviato il preavviso di revoca, l'assegno non venga pagato nel termine di 60
giorni dalla data di scadenza di presentazione del titolo (concretamente: 60+8 = 68 giorni
dalla data di emissione per gli assegni su piazza, 60+15 = 75 giorni dalla data di emissione per
gli assegni fuori piazza), la banca iscriverà il nominativo alla CAI.

La presentazione al pagamento presso la banca trattaria fuori dai termini degli 8 e 15 giorni,
non consente di ravvisare gli estremi di emissione senza provvista, e quindi non fa sorgere in
capo alla banca trattaria gli obblighi della disciplina sanzionatoria.

Va sottolineato che il pagamento, entro il termine dei 60 giorni, può essere effettuato:
• nelle mani del portatore
• del titolo;
• presso il pubblico ufficiale che ha levato il protesto;
• presso la Banca trattaria.

IL PREAVVISO DI REVOCA
Per come anticipato, il preavviso di revoca è previsto per la sola ipotesi di emissione di
assegno senza provvista. Tale comunicazione è volta a rendere edotto il traente delle
conseguenze derivanti dalla sua eventuale iscrizione in archivio (revoca di sistema e sanzioni
amministrative) nonché della possibilità di evitarle attraverso il cosiddetto pagamento
tardivo.

In altri termini, il trattario è tenuto a comunicare al traente che, alla scadenza del termine di
60 giorni previsto per il pagamento tardivo, ed in mancanza di prova idonea a confortare il
sopravvenuto adempimento, il suo nominativo verrà iscritto nell'archivio informatizzato CAI
e che, a partire dalla stessa data, gli sarà altresì revocata ogni autorizzazione ad emettere
assegni.

Nel preavviso di revoca il trattario sarà tenuto, inoltre, ad indicare la data dell'eventuale
iscrizione in archivio (articolo 4, comma 5, reg. Banca d'Italia) invitando il traente a restituire
"tutti i moduli di assegno in suo possesso alle banche e agli uffici postali che li hanno
rilasciati".

Di fatto, il "preavviso di revoca" viene inviato sia nel caso di assegno consegnato per il
protesto, sia nel caso di assegni non protestabili.

Quanto alla forma, tale comunicazione deve avvenire mediante lettera raccomandata con
avviso di ricevimento.

Il preavviso di revoca dovrà essere inviato presso il cosiddetto "Domicilio eletto", ossia
l'indirizzo stabilito dal traente, indicato all'atto della conclusione della convenzione di
assegno, entro 10 giorni dalla presentazione, anche in via telematica, dell'assegno al
pagamento.
Qualora venga constatata l'impossibilità di eseguire la menzionata comunicazione presso il
domicilio del traente, la normativa precisa che essa deve considerarsi come avvenuta.

I PROFILI DI RESPONSABILITA' DELLA BANCA


L'articolo 35 del D.lgs. n. 507/1999, nel riformulare l'articolo 10 della legge n. 386/1990,
prevede che il trattario sia obbligato in solido con il traente a pagare gli assegni emessi da
quest'ultimo quando:
• ometta o ritardi l'iscrizione nell'archivio ai sensi dell'articolo 10-bis della legge citata;
• autorizzi il rilascio di moduli di assegni in favore di un soggetto il cui nominativo risulti
iscritto nell'archivio, ovvero provveda al conferimento di una nuova autorizzazione
prima della scadenza del termine semestrale dall'iscrizione del nominativo in archivio.
La previsione in commento limita la responsabilità della banca ad un importo pari a 20 milioni
di lire (oggi euro 10329,14) per ogni titolo.

Come può agevolmente evincersi, l'obbligazione solidale del trattario ricorre in presenza di
due tipologie di condotta:
• una di carattere omissivo, ossia l'omessa o ritardata iscrizione nell'archivio;
• l'altra di natura commissiva, ossia l'autorizzazione al rilascio di moduli di assegni
oppure conferimento di una nuova autorizzazione a favore di un soggetto revocato.
Conseguentemente, il portatore del titolo, sulla base dei principi generali che disciplinano le
obbligazioni solidali passive, potrà rivalersi indifferentemente nei confronti del traente o del
trattario.

LA COMUNICAZIONE AL PREFETTO
Nell'ipotesi di assegni senza autorizzazione o senza provvista il pubblico ufficiale che abbia
levato il protesto, oppure la banca trattaria nel caso in cui non sia stato levato protesto, sono
tenuti a trasmettere al Prefetto territorialmente competente una apposita comunicazione per
l'applicazione delle sanzioni amministrative.

Più precisamente, il nuovo articolo 8-bis della legge n. 386/1990, introdotto dall'articolo 33
del D.lgs. n. 507/1999, stabilisce che, nei casi di emissione di assegni senza autorizzazione, si
procede a far levare il protesto o ad effettuare la constatazione equivalente, e pertanto, spetta
al pubblico ufficiale inviare il rapporto di accertamento della violazione al Prefetto.

Tuttavia, nei casi in cui non sia stato levato il protesto o non sia stata effettuata la
constatazione equivalente in quanto, ad esempio, l'assegno è pervenuto fuori dei termini per
il protesto, le banche, nel caso in cui l'assegno sia comunque sanzionabile, sono tenute ad
informare direttamente il Prefetto.

La segnalazione, in questa fattispecie, deve essere effettuata immediatamente.


Nell'ipotesi in cui siano stati emessi assegni senza provvista, la banca provvede a comunicare
il mancato pagamento al pubblico ufficiale perché questo levi il protesto oppure effettui la
constatazione equivalente. Di conseguenza, compete al pubblico ufficiale, decorso
infruttuosamente il termine di 60 giorni dalla data di scadenza del termine di presentazione
del titolo, trasmettere il rapporto di accertamento della violazione al Prefetto del luogo di
pagamento dell'assegno.

Tuttavia, nel caso in cui non venga levato il protesto - ad esempio perché sul titolo è stata
apposta la clausola "senza spese" o "senza protesto", o non sia stata effettuata la constatazione
equivalente - incombe sulla banca il dovere di informare il Prefetto, decorso inutilmente il
termine di 60 giorni entro i quali è consentito effettuare il pagamento tardivo.

Attese le difficoltà riscontrate nella prima fase di applicazione della normativa recata dal
D.lgs. n. 507/1999 in relazione alla disomogeneità dei dati che la comunicazione in parola
doveva riportare, il Ministero dell'interno, con circolare M/6326/58 del 20 novembre 2001,
ha divulgato un modello standard per rendere uniforme il contenuto dell'informativa e la
relativa comunicazione da trasmettere al Prefetto.

LA CAI - CENTRALE ALLARMI INTERBANCARIA


A partire dal 4 giugno 2002 la circolazione dell'assegno bancario è diventata più sicura, grazie
alla entrata in funzione della Centrale d'Allarme Interbancaria, un archivio informatizzato in
cui vengono registrati i nominativi di tutti coloro che hanno emesso assegni senza
autorizzazione o senza provvista.

La CAI, realizzata sulla base dell'analogo archivio già da tempo esistente in Francia, nasce per
elevare il grado di sicurezza e l'efficienza del sistema di circolazione dell'assegno.
Non sempre infatti gli assegni vengono accettati volentieri come strumenti di pagamento,
proprio per il timore che non vengano pagati. L'esistenza di una banca dati, unica a livello
nazionale e consultabile da tutte le banche, consente ora di disporre di un efficace "filtro" per
escludere dal sistema dei pagamenti i soggetti e i titoli a rischio.
Più specificamente, il d.lgs. 30 dicembre 1999 n. 507 in materia di depenalizzazione dei reati
minori e riforma del sistema sanzionatorio, ha previsto l'istituzione di un archivio
informatizzato (Centrale Allarme Interbancaria) presso la Banca d'Italia, degli assegni bancari
e postali e delle carte di pagamento irregolari.

L'obiettivo è, essenzialmente, quello di elevare il grado di affidabilità degli strumenti di


pagamento mediante la rilevazione delle informazioni relative alle revoche
dell'autorizzazione ad emettere assegni, che in passato venivano gestite unicamente dalle
banche trattarie, nonché relative alle carte di pagamento ed agli assegni sottratti e/o smarriti.

I DATI INSERITI NELL'ARCHIVIO CAI


Nell'archivio CAI vengono inseriti i seguenti dati: le generalità dei traenti degli assegni
bancari o postali emessi senza autorizzazione o senza provvista dopo il 4 giugno 2002, nonché
gli assegni non restituiti alle banche e agli uffici postali dopo la revoca dell'autorizzazione; le
sanzioni amministrative pecuniarie e accessorie applicate per l'emissione di assegni bancari
e postali senza autorizzazione o senza provvista, nonché le sanzioni penali e connessi divieti
applicati per l'inosservanza degli obblighi imposti a titolo di sanzione amministrativa
accessoria; le generalità del soggetto al quale è stata revocata l'autorizzazione all'utilizzo di
carte di pagamento; le carte di pagamento per le quali sia stata revocata l'autorizzazione
all'utilizzo; gli assegni bancari e postali e le carte di pagamento di cui sia stato denunciato il
furto o lo smarrimento.

Con riguardo ai soggetti che devono obbligatoriamente essere segnalati nell'archivio


informatico, questi si dividono in tre differenti categorie: (a) coloro che hanno emesso assegni
in assenza di fondi necessari; (b) coloro ai quali sia stata revocata l'autorizzazione all'utilizzo
di carte di pagamento; (c) coloro che abbiano emesso assegni senza la necessaria
autorizzazione della banca trattaria.

A quest'ultima categoria sono riconducibili diverse ipotesi tra le quali quella relativa ad
assegno emesso in data posteriore a quella di iscrizione in archivio effettuata dal trattario, ad
assegno emesso dal correntista in data posteriore a quella di recesso della banca, o del
correntista medesimo, dalla convenzione d'assegno, o ancora ad assegno recante una firma di
traenza per rappresentanza di soggetto non autorizzato dal correntista, o, ancora, ad assegno
emesso da soggetto che sia stato dichiarato fallito.

L'emissione di assegni in assenza di autorizzazione ovvero in assenza di fondi, è punita con


sanzione amministrativa che prevede il pagamento di una somma di denaro ai sensi degli
articoli 1 e 2 legge n.386/1990.

Nel caso di assegno senza autorizzazione, l'iscrizione nell'archivio informatizzato è effettuata


entro il ventesimo giorno dalla presentazione al pagamento del titolo, mentre nella diversa
ipotesi di assegno in difetto di provvista (totale o parziale) l'iscrizione è eseguita dopo che
siano trascorsi sessanta giorni dalla scadenza del termine di presentazione del titolo ed il
medesimo non sia stato pagato.

LE CONSEGUENZE DELL'ISCRIZIONE NELL'ARCHIVIO CAI


L'iscrizione nell'archivio CAI determina la revoca di ogni autorizzazione ad emettere assegni
per un periodo di sei mesi dalla segnalazione del nominativo. Durante tale lasso di tempo è
vietato a qualunque banca o ufficio postale di stipulare nuove convenzioni di assegno con il
traente e di pagare i titoli tratti dal medesimo dopo l'iscrizione in archivio, anche se emessi
nei limiti di provvista.

La segnalazione per mancato pagamento di assegno senza provvista deve necessariamente


essere preceduta da un preavviso di revoca del trattario, il quale comunica che alla scadenza
di sessanta giorni dal termine di presentazione del titolo senza che questo sia stato pagato, il
nominativo del traente sarà iscritto nell'archivio con contestuale revoca di ogni
autorizzazione ad emettere assegni. Alla scadenza del medesimo termine di sessanta giorni
ed in assenza di pagamento, il traente dovrà inoltre restituire tutti i moduli di assegno in suo
possesso alle banche ed agli uffici postali che li abbiano rilasciati.
La comunicazione - che generalmente deve avvenire mediante telegramma o lettera
raccomandata - è effettuata entro il decimo giorno dalla presentazione al pagamento del
titolo.
L'iscrizione del nominativo del traente nell'archivio informatico può avere luogo solo dopo
che siano decorsi almeno dieci giorni dalla data di ricevimento della comunicazione.
L'eventuale omissione del preavviso di revoca rende responsabile il trattario, il quale è
obbligato a pagare gli assegni emessi dal traente dopo che sia decorso il termine entro il quale
deve essere effettuata la comunicazione e fino al giorno successivo alla medesima, anche se
manca o è insufficiente la provvista.

La responsabilità del trattario è, poi, prevista anche nell'ipotesi in cui questi ometta o ritardi
l'iscrizione nell'archivio, ovvero autorizzi il rilascio di moduli di assegni in favore di persona
il cui nominativo risulti soggetto ad iscrizione.

In detta ipotesi, il trattario è obbligato in solido con il traente a pagare gli assegni emessi dallo
stesso traente nel periodo in cui avrebbe dovuto operare la revoca, anche se manca o è
insufficiente la provvista.

Alla luce di tutte le considerazioni svolte, ne discende che all'atto della richiesta del libretto
di assegni deve sempre essere obbligatoriamente effettuata una apposita ricerca nell'archivio
CAI per verificare se il soggetto richiedente sia stato segnalato e come tale impedito
all'emissione degli assegni.

L'art. 125 del R.D. 21 dicembre 1933 n. 1736 dispone poi che il dipendente responsabile che
consegna moduli di assegno bancario o postale a persona interdetta, in base ai dati
dell'archivio, dall'emissione di assegni o soggetta a revoca delle autorizzazioni, è punito, salvo
che il fatto costituisca più grave reato, con la reclusione fino ad un anno.
Per contro, l'art. 124 del citato regio decreto stabilisce che il richiedente all'atto del rilascio di
moduli di assegno bancario o postale, deve dichiarare al trattario di non essere in alcun modo
interdetto dall'emissione di assegni. Nel caso in cui dichiari il falso è punito, qualora vengano
rilasciati uno o più moduli di assegno, con la reclusione da sei mesi a due anni.

L'ENTE GESTORE DELL'ARCHIVIO CAI E LA RICHIESTA DI INFORMAZIONI


Ai sensi dell'art.10 bis della legge n. 386/90 (introdotto dal d.lgs. n. 507/99) la Banca d'Italia,
quale titolare del trattamento dei dati, può avvalersi di un ente esterno per la gestione
dell'archivio, la quale è difatti stata concessa in esclusiva, con provvedimento Banca d'Italia
15 marzo 2002, alla Società Interbancaria per l'Automazione (S.I.A.) - CedBorsa SpA, che è
tenuta a presentare annualmente una relazione sull'attività svolta.
L'archivio è costituito dalla sezione centrale presso la Banca d'Italia e dalle sezioni remote
presso le banche, gli uffici postali, gli intermediari finanziari emittenti carte di pagamento e
le prefetture.

I dati relativi all'iscrizione sono trasmessi alla sezione centrale dell'archivio dalle banche,
dagli uffici postali, dagli intermediari finanziari, dai prefetti e dall'autorità giudiziaria (sezioni
remote). Tali soggetti sono tenuti ad assicurare l'esattezza e la completezza dei dati trasmessi
all'archivio e a provvedere tempestivamente alle cancellazioni e alle rettifiche dei dati errati.
L'ente al quale è affidata la gestione dell'archivio verifica la completezza dei dati trasmessi e
qualora risultino incompleti li rinvia, respingendo la segnalazione, al soggetto che li ha
trasmessi, il quale, effettuati i necessari controlli, li ritrasmette con le rettifiche e le
integrazioni, richiedendo quindi una nuova segnalazione.

Successivamente alla trasmissione dei dati all'ente responsabile ed alla verifica della loro
esattezza, avviene l'iscrizione nell'archivio centrale.

L'ente che cura la gestione dell'archivio trasmette giornalmente, per via telematica, i dati
ricevuti alle banche, agli uffici postali, agli intermediari finanziari vigilati emittenti carte di
pagamento e alle prefetture, in modo che questi siano sempre informati sulle segnalazioni
realizzate.
Il soggetto interessato - anche tramite persona delegata - ha diritto ad accedere all'archivio
per ottenere notizia dell'esistenza del contenuto di informazioni che lo riguardano nonché
per richiedere la loro eventuale rettifica, nell'ipotesi in cui siano venuti a mancare i
presupposti della segnalazione.

Ai sensi del disposto di cui all'art.10 bis legge n. 386/90 anche alle banche, agli intermediari
finanziari ed agli uffici postali è consentito l'accesso alle informazioni contenute nell'archivio
per le finalità previste dalla legge e per quelle connesse alla verifica della corretta
utilizzazione degli assegni e delle carte di pagamento.

L'autorità giudiziaria inoltre ha accesso diretto alle informazioni contenute nell'archivio, per
lo svolgimento delle proprie funzioni.
L'accesso alle informazioni può avvenire tramite il Sistema Bancario, le Poste Italiane, o l'Ente
Titolare.
La Banca d'Italia, o comunque l'ente responsabile, dispone la cancellazione e la rettifica dei
dati dell'archivio solo su iniziativa dell'ente che ha originato la relativa segnalazione, ovvero
in attuazione di provvedimenti dell'autorità giudiziaria o del Garante per la protezione dei
dati personali. Pertanto il soggetto segnalato potrà chiedere la rettifica della segnalazione,
pur sempre qualora difettino i presupposti che ne giustifichino la persistenza, all'ente
segnalante, il quale comunicherà alla Banca d'Italia la necessità di provvedere alla rettifica.

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