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VITA

Dante nasce a Firenze nel 1265, da una famiglia guelfa di piccola nobiltà,
da Alighiero degli alighieri e Bella degli Abati. Rimase orfano della madre a
sei anni, da giovane studiò grammatica , filosofia presso le scuole degli
ordini mendicanti. Perde anche il papà all’età di 17 anni e rimane orfano,
intorno ai 18 anni inizia la sua vocazione letteraria, scrive versi amorosi
per una donna di nome beatrice, identificabile con Bice di folco portinari.
In questo periodo Dante aderisce al movimento stilnovista insieme a
Cavalcanti e Lapo gianni. A 20 anni sposa Gemma Donati con cui avrà 3
figli: Pietro, jacopo e Antonia. Nel 1289 prende parte alla battaglia di
Campaldino contro i ghibellini di Arezzo, fra il 1295 e il 1304 si impegna
attivamente nella realtà politica di Firenze, qui però nel 1293 con gli
ordinamenti di giustizia di Giano della bella si era stabilito che i nobili non
potessero assumere cariche pubbliche. Nel 1295 gli ordinamenti vengono
annullati , a patto che i nobili si iscrivano alle arti cittadine, Dante si iscrive
alla corporazione dei medici e degli speziali. Per Firenze questi sono anni
di rivalità tra due fazioni: guelfi bianchi e guelfi neri, sostenute dalla
famiglia dei Cerchi e dei Donati, i bianchi non volevano che il papa
allargasse il suo potere mentre i neri erano favorevoli a ciò. Dante viene
eletto tra i priori, per 2 mesi, così poco per contrastare il potere di
un’unica persona. Nel 1301 Dante viene inviato a Roma da papa Bonifacio
VIII, che intanto manda Carlo di Valois verso Firenze con il compito
originario di mettere pace al conflitto, in realtà favorirà i guelfi neri. I
guelfi bianchi, tra cui anche Dante, sono esiliati e condannati. Dante inizia
così a girovagare per l’Italia, d Forlì, Verona, Arezzo. Nel 1310 la discesa in
italia di Arrigo VII di Lussemburgo riaccende in Dante la speranza di
tornare a Firenze , la giovane scomparse del re interrompe però i suoi
sogni. Scrive una lettere per Cangrande della scala durante la sua
permanenza a Verona e infine si reca a Ravenna, dove morirà nel 1321.
CONVIVIO
La composizione dell’opera, dopo l’esilio, è collocata dal 1303 al
1308 e consiste in un prosimetro, proprio come l’opera “Vita Nuova”.
La poesia è un composto di prosa e 3 canzoni, poiché Dante riteneva
che la canzone fosse uno dei generi più elevati. Il componimento è
un’opera filosofica, scritta in volgare e il cui titolo corrisponde al
termine “banchetto”. Lo scrittore, con questo componimento, vuole
divulgare, nella maniera più ampia possibile, lo scibile umano ed
quindi anche la filosofia. Il titolo indica un “banchetto di sapienza”,
poiché egli era convinto che la felicità terrena si poteva raggiungere,
sviluppando le capacità e le potenzialità umane, dove alla base vi era
l’amore per il sapere e il buon uso della ragione. Dante, quindi, volle
scrivere l’opera per divulgare le sue conoscenze ad una grande
quantità di persone e questo fu anche il motivo della scelta
del volgare, mentre il latino era conosciuto soltanto da una ristretta
elite. L’opera, in vuol’essere una divulgazione del sapere filosofico
e scientifico, come una sorta di enciclopedia. Il componimento
sarebbe dovuto essere molto vasto, infatti Dante credeva di poter
scrivere 15 trattati ma si interrompe al quarto trattato, molto
probabilmente per la maturazione dell’idea della Divina Commedia.
I TRATTATO: In questo primo trattato quindi si comunica il proposito
di far accedere al sapere tutti coloro che non hanno avuto la
possibilità di studiare, per motivi economici e familiari. II
TRATTATO:Un altro elemento importante consiste nella descrizione
della cosmologia, cioè le schiere angeliche, i cieli che ruotano
intorno alla Terra, che poi sarà finalizzata alla scrittura della cantica
del Paradiso. La canzone che rientra, con il relativo commento, in
questo secondo trattato è “Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete”.
III TRATTATO: Parla della sapienza, trascrive l’importanza della
filosofia e lascia intendere che nel suo percorso ha compiuto un
passo avanti, passando dalla “vita nuova”, dove parlava
esclusivamente dell’amore, alla filosofia, rappresentata
allegoricamente da una donna. Entra a far parte di questo trattato la
canzone “Amor che ne la mente mi ragiona”, 
IV TRATTATO: La canzone che compare in questo trattato è intitolata
“Le dolce rime d’amor ch’i solia”. Dante parla della “verace nobilità”,
affrontando una questione soprattutto morale e affermando che in
ognuno di noi ci può essere la vera nobiltà. L’autore si rifà alla scorta
del Guinizzelli, dicendo che la vera nobiltà non si eredita, non deriva
da vincoli di sangue, ma può albergare sono nel cuore nobile ed è
quella d’animo. Questa nobiltà d’animo è una dura conquista, dovuta
alla qualità d’animo e che si ottiene attraverso l’esercizio delle virtù.
Opera basata sul sillogismo: date 2 premesse, una maggiore e una
conseguenza , si arriva ad una conclusione.

DE VULGARI ELOQUENTIA
Il “De Vulgari Eloquentia” doveva essere in 4 libri, ma rimase
incompiuto. Il primo libro è suddiviso il 19 capitoli e dimostra la nobiltà
del volgare che è superiore al latino, perché esso è considerato
da Dante una lingua artificiale. Infatti il volgare è una lingua naturale
che si apprende dalla nascita senza bisogno di studiare. Per
sostenere la sua tesi, Dante ci fa una storia universale delle lingue.
Dio ha fatto nascere negli uomini una lingua sacra che parlavano tutti
gli uomini del tempo; dopo la costruzione della Torre di Babele (che
era il monumento della superbia umana, perché, attraverso quella
torre l’uomo voleva arrivare fino a Dio), Dio per punire gli uomini la
distrusse e confuse le lingue. Da quel momento gli uomini non si
capirono più perché parlavano lingue diverse, e qualcosa della lingua
sacra rimase solo nell’ebraico. I popoli che parlavano i 3 linguaggi
fondamentali si sparpagliarono in zone geografiche diverse e diedero
vita ad altre lingue ancora. Nell’area greca, attraverso la koinè (la
lingua comune), si creò la lingua artificiale del greco; nell’area latina si
creò la lingua artificiale del latino. Nell’Europa Meridionale si
stabilirono, poi, popoli parlanti 3 lingue diverse ma imparentate fra di
loro. La lingua d’oil e la lingua d’oc, parlate in Francia e la lingua del
si, parlata in Italia. Proprio per queste diversità si erano create le
lingue artificiali (la cui lingua principale era il latino). A questo punto
Dante comincia a definire le caratteristiche di questi 3 volgari a cui
corrispondono altrettante letterature. Un’analisi particolareggiata è
rivolta al volgare italiano. In Italia si parlavano una miriade di dialetti
locali, scartati i meno qualificati, Dante analizza 14 volgari italiani,
facendo una classificaretorica, dove vengono illustrati gli usi possibili del volgare. Solamente i
poeti di cultura e di ingegno elevati sono degni di fare uso del volgare illustre e solo nella trattazione di temi
elevati (politici, amorosi o morali). La forma più degna del volgare è quella di maggiore nobiltà, cioè la
canzone e il verso più adatto è l’endecasillabo a volta alternato ad un settenario. Poi ci fa la teoria degli stili:
comico, medio, aulico. In teoria Dante non creò il volgare illustre, ma ci dice che ogni volgare se depurato
dai suoi limiti provinciali può essere illustre; infatti i migliori poeti italiani lo hanno fatto, e cita siciliani,
toscani, bolognesi.

DE MONARCHIA
Rappresenta un trattato di politica, scritto in latino e diviso in tre libri,
all'interno dei quali Dante affronta tre quesiti, dedicando ad ognuno di
loro un libro: -se la monarchia universale (impero) è necessaria al
benessere dell'umanità; -se i Romani abbiano attuato nel passato un
giusto esempio di monarchia; -se il potere dell'Impero derivi
dal Papa o direttamente da Dio. Nel primo libro, particolare, Dante
afferma la necessità della monarchia universale per realizzare un
mondo ordinato e pacifico. Sicuramente questa situazione di
benessere si può realizzare solo grazie alla figura di una monarca
che, disponendo di tutto il potere, non abbia ambizioni personali di
seguire e amministri il suo popolo ispirandosi alla giustizia.
Qualora ciò non avvenga si viene a creare uno stato di discordia. Il
miglior esempio di Stato nella storia proviene dall'antica Roma al
tempo di Augusto. All'interno del secondo libro Dante dimostra come i
romani abbiano costituito il loro impero basandolo sulla giustizia e sul
diritto, e non sulla sopraffezione. Per Dante i romani riuscirono ad
unificare il mondo intero sotto un unico impero, grazie al valore
militare e alle virtù civili. L'Impero romano simboleggiò la vittoria della
civiltà sulla Barbarie; come se il popolo di Roma fosse un popolo
eletto, ovvero scelto da Dio per realizzare il suo progetto
provvidenziale. Successivamente nel terzo libro, Dante analizza il
rapporto tra l'imperatore e il Papa. Sollevando questa questione,
Dante affronta un problema già affrontato in passato che aveva creato
contrasti tra i sostenitori della superiorità del Papa sull'imperatore e
viceversa. Dante ritiene che il popolo e l'impero siamo entrambi
necessari per lo Stato; egli li considera come due soli splendenti sul
mondo, entrambi necessari al benessere della civiltà. E' necessario
però che questi due soli s'illuminino a vicenda e creino tra di loro una
situazione di concordia. Tuttavia questo discorso politico di Dante è
stato accusato di utopismo, poiché fu difficile realizzare sempre
questa collaborazione tra Chiesa e Impero alla luce delle ambizioni
personali di popoli e imperatori.

RIME

Le rime contengono le poesie composte tra il 1283 e il 1307, scritte


da Dante ma non incluse nella vita nuova ne nel convivio. La raccolta non fu
organizzata da Dante, ma da alcuni curatori che ne scelsero il titolo e
inclusero oltre ai 54 componimenti scritti da Dante , altri 26 di attribuzione
incerta e 26 liriche di poeti corrispondenti che attraverso i componimenti
erano in dialogo con Dante, ad esempio Angiolieri, Cavalcanti e Donati.

Le Rime racchiudono componimenti riconducili a diverse fasi della vita del


poeta, aventi perciò stili e argomenti differenti.

I componimenti sono raggruppati in cinque categorie:


- Rime stilnovistiche: risalgono al periodo della vita nuova. Il tema centrale è
l’amore perla donna amata, secondo la tradizione stilnovistica. Lo stile è
elevato e sono presenti riferimenti culturali che sono spiegabili con il uovo
pubblico di è lite al quale dante si rivolge.
- Tenzone con Foreste Donati: comprende in totale sei sonetti, tre scritti da
dante e tre da Foreste Donati, intorno al 1290-1296. La tenzone ovvero la
disputa poetica si articolava in linguaggi comici, insulti e volgarità.
- Rime allegoriche e dottrinali: Risalgono agli ultimi dieci anni del 1200. Tema
dominante è l’impegno morale, come trattato anche nel Convivio. La scelta di
un tema impegnato richiede uno stile ed un linguaggio elevato e ricercato.
- Rime petrose. Scritte tra dicembre del 1296 e il 1298. Tema centrale è
l’amore per una donna indifferente. La parola chiave è Petra- pietra, ciò
allude anche alla “crudeltà dell’amata” ma anche al suo nome, Petra.
All’atteggiamento aspro della donna corrisponde uno stile di scrittura
realistico e brutale.
- Rime dell’esilio: furono scritte fra il 1302 e il 1307, i temi dominanti sono di
carattere civile ed etico, nonché una critica alla civiltà comunale. Mentre
rispetto alla propria condizione Dante si pone a volte con atteggiamento
malinconico, altre fiero o risentito

DIVINA COMMEDIA
La Divina Commedia scritta da uno dei più
grandi letterati della lingua italiana "Dante Alighieri".
L'opera nasce nei primi anni del 300 e accompagna Dante fino
alla sua morte con l'ultimo volume Il paradiso.
L'opera completa è di 3 volumi: L'inferno ,Purgatorio e Paradiso.
In tutto sono 33 cantiche per volume tranne per l'inferno 33+1
(l'introduzione). Ogni cantica si sviluppa in terzine endecasillabe.
Le rime sono incatenate (ABA BCB CDC..........)
E' da notare la presenza del numero 3 e dei suoi multipli.
Il numero 3 come numero perfetto (la santissima Trinità).
L'opera descrive un viaggio immaginario di Dante dal inferno
fino al paradiso dove sarà accompagnato da Virgilio, Beatrice e a
finire San Bernardo.
Opera scritta in volgare fiorentino .
I personaggi che Dante incontra in questo viaggio sono quelli del
suo tempo (Guelfi bianchi contro i Neri, Papati corrotti, nobili
sanguinari.....ecc...). Nell'inferno (immaginato come un cono
rovesciato a gironi) troviamo i peccatori che si sono macchiati di
peccati gravi durante la vita terrena.Fini ad arrivare alla punta del
cono dove troviamo "Lucifero" . Il punto più lontano da Dio.
Nel purgatorio, (immaginato come al centro della terra cilindrico)
ci sono le anime che devono sanarsi da peccati minori.
Per ultimo il Paradiso dove accompagnato prima da Beatrice
(figura divina ) e poi da San Bernardo le anime buone che si
illuminano della grazia di Dio. DIVINA COMMEDIA: INFERNO 
 
Il racconto di Dante inizia quando il poeta si smarrisce in una salva che viene immaginata
nelle vicinanze di Gerusalemme; lo salva l’anima di Virgilio che accompagna Dante nel
lungo viaggio tra i regni dell’inferno e del purgatorio.
Virgilio non riesce ad andare in Paradiso, dove c’è Beatrice come guida, perché è morto
senza conoscere la fede cristiana.

L’inferno si presenta come una grande voragine a forma di cono il cui vertice si trova al
centro della terra,formatosi quando Dio fece precipitare il capo degli angeli ribelli,Lucifero.
L’ingresso dell’inferno è segnato dal fiume Acheronte, sulle rive del quale si trovano le
anime di coloro che sono morti nel peccato e qui, in base alla gravità del peccato
commesso, si decide la pena che dovrà subire l’anima per l’eternità. Lungo le pareti del
cono ci sono dei vasti cerchi sui quali si trovano posto le anime dei dannati.
Il male, cioè il peccato secondo la chiesa cristiana, nasce da tre atteggiamenti:

 l’incontinenza (l’abbandonarsi agli istinti naturali senza utilizzare la ragione)


 la violenza (contro Dio,contro se stesso e contro il prossimo)
 la froda (compiere del male usando l’inganno).
L’inferno risulta diviso in 3 grandi aree suddivise a loro volta da nove cerchi.

Lucifero è piantato nel fondo del baratro infernale e con le sue tre bocche maciulla in
eterno Giuda (traditore di Gesù e della chiesa), Bruto e Cassio (traditori di Cesare e quindi
dell’impero). Le pene inventate da Dante sono regolate dalla legge del contrappasso
DIVINA COMMEDIA: PURGATORIO 
 
Dal centro della Terra Dante e Virgilio si arrampicano per uno stretto passaggio fino ad
arrivare alla superficie di Gerusalemme dove si trova la montagna del Purgatorio, in cui
vengono purificate le anime che hanno commesso peccati di poca importanza prima di
raggiungere la perfezione necessaria per accedere al Paradiso.
Per l’ordinamento morale Dante immagina sette gironi in ciascuno delle quali si purifica
uno dei sette vizi capitali e dove l’anima deve soggiornare per un tempo proporzionale alla
gravità del vizio. Anche il purgatorio ha un ordinamento tripartito: infatti, fissata un’ampia
zona al di fuori del purgatorio vero e proprio, l’Antipurgatorio, nella quale sono costretti a
soggiornare coloro che si sono pentiti in ritardo, e per questo sono stati “negligenti”, i sette
gironi sono suddivisi in tre zone.
Il parametro fondamentale che viene assunto è quello dell’amore verso Dio, e gli spiriti
penitenti sono collocati a seconda del vizio che ha reso imperfetto il loro amore. In cima al
monte del purgatorio è collocato il Paradiso: lì Dante viene lasciato da Virgilio e incontra
Beatrice.  

DIVINA COMMEDIA: PARADISO 


 
Beatrice condurrà Dante attraverso i 9 cieli che circondano la Terra. Alla base del Paradiso
c’è una grande invenzione di Dante: le anime dei beati si trovavano nello stesso posto
(nell’Empireo) e non sono divisi come nell’Inferno e nel Purgatorio.
Dante immagina quindi che le anime scendano a incontrare il poeta nel cielo che per sua
virtù meglio rappresenta il carattere della loro vita terrena. Cosi Dante riesce a stabilire
ancora una volta una tripartizione dei cieli e delle anime, in base alla distribuzione tra
coloro che si sono guadagnati il Paradiso grazie alle virtù proprie della vita mondana, della
vita attiva e della vita contemplativa.

Questa struttura ricalca la concezione astronomica dei tempi di Dante, secondo la quale la


Terra si trova immobile al centro dell’universo. Attorno a essa si estende l’atmosfera
terrestre limitata dalla sfera del fuoco, che segna il confine tra la parte “corruttibile”
dell’universo, nella quale esiste la morte, le perturbazioni atmosferiche, ecc. Al di sopra
della sfera del fuoco tutto è eterno,immutabile,non soggetto a perturbazioni; si tratta delle
nove sfere celesti che ruotando producono un suono armonioso.
Al di sopra delle sfere celesti si trova l’Empireo, il cielo in cui si presentano i beati in forma
di un vastissimo fiore con al centro le tre persone divine, Padre, Figlio e Spirito Santo,
circondate da cori angelici.

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